MITTEL UND WEGE ZUR BEDEUTUNG VON MATERIAL UND TECHNIK IN DER ARCHAOLOGIE. herausgegeben von Astrid Dostert und Franziska Lang. 1Il~11 BIBLIOPOLIS '"\

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2 Gedruckt mit U nterstutzung des Vereins der Freunde der Antike auf der Museumsinsel Ber/in e. V Impressum Gesamtherstellung: becker druck, 5921 Arnsberg Umschlaggestaltung: Karin Scholz <çjbibliopolis, M6hnesee 2006 Alle Rechte vorbehalten ISBN

3 ARCHEOLOGIA DELLA PRODUZIONE E DEL COMMERCIO: L'APPROCCIO ARCHEOMETRICO ALLO STUDIO DELLE CERAMICHE1 Gloria Olcese L'archeologia della produzione e del commercio: i dati delle ceramiche Negli ultimi decenni alcuni ambiti della ricerca archeologica connessi alla produzione e alla circolazione dei manufatti hanno avuto un notevole incremento, tanto da meritare definizioni specifiche. L'archeologiadella produ::jonecomprende gli studi relativi all'insieme delle operazioni necessarie a trasformare un bene in un altro, in connessione con il processo storico. 2 Temi di indagine di questa branca della ricerca archeologica sono, tra gli altri, le aree e le strutture legate alla produzione, l'approvvigionamento e l'impiego delle materie prime, gli indicatori della produzione, i residui di lavorazione. Connessi a questi studi sono anche altri argomenti, quali l'impatto di una attività produttiva sulla popolazione di una zona e sull'ambiente circostante. L'archeologiadel commercio,strettamente legata a quella della produzione, si propone di ricostruire la circolazione di merci e derrate nell'antichità, studiando soprattutto i prodotti che hanno circolato insieme alle derrate alimentari, quali ad esempio i reperti ceramici. La ceramica, grazie alla sua durevolezza, a differenza di altri materiali, resiste nel tempo ed è uno dei reperti più documentati negli scavi archeologici; in tal modo gioca un ruolo determinante nella ricostruzione dell'economia antica (PEACOCK192). Se opportunamente studiata, ha la funzione di indicatore economico e socio-culturale, potendo dare informazioni sui modi di produzione e sui flussi commerciali del mondo antico. L'approccio morfo-tipologico è quello maggiormente utilizzato nello studio della ceramica, soprattutto nella prima fase della ricerca. Se viene utilizzato da solo, però, non sempre consente di arrivare a determinare con certezza l'area di origine del contenitore. Mancano invece dati sugli impasti e aneor di più scarseggiano studi di laboratorio tesi ad accertare e a caratterizzare l'esistenza di produzioni locali, nonostante sia ormai chiaro che è quasi impossibile affrontare il tema della pro- Questo breve lavoro raccoglie alcune riflessioni relative all'utilizzo del metodi di laboratorio a sostegno della ricerca archeologica, con particolare riferimemo agli studi sulla ceramica. Tali riflessioni sono riferite principalmeme alla situazione italiana, anche se possono essere estese, almeno in parte, ad altri paesi europei. Di questi argomenti ho discusso spesso e proficuamente nel corso degli anni anche con W.- p. Heilmeyer, a cui queste poche pagine sono dedicate con riconoscenza e amicizia. ' Per alcune notizie sull'archeologia della produzione e del commercio si vedano le voci corrispondenti del Dizionario di Archeologia.

4 264 GLORIA OLCESE duzione e della circolazione delle ceramiche senza tenere conto anche di queste informazioni. Le analisi di laboratorio su ceramiche archeologiche possono contribuire notevolmente a migliorare la conoscenza di alcuni ambiti importanti dell'archeologia della produzione e del commercio. Tra essi c'è lo studio dei centri di produzione che indaga le motivazioni di carattere geografico, geologico e storico che stanno alla base della scelta di una area per impiantare un'officina (fig. 1). Contempla inoltre le ricerche sulle modalità di approvvigionamento della materia prima e sulle strutture della produzione. Ricerche sui centri di Ricerche sulla tecnologia Indagini sulla produzione ceramica produzione / circolazione dei recipienti Modalità di impianto/ Differenze tra ceramiche Caratterizzazione spo.rtamento delle I!fficine da fuoco e non da chimico fisica delle Situazione geografica / fuoco ceramiche geologica Sviluppo conoscenze Compatibilità con area Collegamento tra scientifiche sulle argille geologica di presenza di officine e natura e caratteri.rtiche rinvenimento realtà geologica Ricostruzione proprietà meccaniche Materie prime utilizzate comportamento alla cottura circolazione recipienti e approvvigionamento caratteristiche fisiche dei Implicazioni sulla Strutture della situazione economica prodotti cotti produzione Tecnologie ceramiche e Implicazioni sulla fattori economici e situazione economica e sociali sociale Fig. 1 Archeologia della produzione e del commercio della ceramica: l'approccio archeometrico Un altro ambito di indagine importante è quello relativo allo studio sulle tecnologie ceramiche,con una particolare attenzione alla distinzione tra le ceramiche da fuoco e quelle non da fuoco. Tale distinzione era già rispettata dagli artigiani del mondo antico; le ceramiche destinate all'esposizione al fuoco devono resistere agli chocs termici e sono realizzate o con argille di qualità (con basso coefficiente di dilatazione) che sono piuttosto rare. Quando non si hanno a disposizione argille di qualità, vengono messi in atto degli accorgimenti, come abbondare nel degrassante e cuocere le ceramiche a bassa temperatura, che determinano però ceramiche fragili. Tutti questi procedimenti, ricostruibili in laboratorio, ci danno informazioni sul livello tecnologico di una società antica.

5 CERAMICA E ARCHEOMETRIA 265 Un ruolo importante occupa anche lo studio delle materieprime, cioè delle argille e delle loro prerogative. Dagli studi effettuati (PICON 2002) è emerso che spesso i ceramisti che operano in più siti di una regione utilizzano per uno stessa classe ceramica delle argille le cui composizioni sono simili. Quando hanno sperimentato un'argilla e le sue qualità, la vanno a cercare in diverse zone di una regione e, là dove l'hanno individuata o nelle immediate vicinanze, impiantano le officine. Un ulteriore ambito di indagine, favorito dalle analisi di laboratorio, concerne la ricostruzione della circolaiionea corto,medioe lungoraggiodei recipienti prodotti in un sito o in un'area. Dopo aver individuato le aree di produzione delle ceramiche, è possibile ricostruire correttamente traffici commerciali, studiare modalità e percorsi di distribuzione. Questo campo viene definito in archeometria delle determinaiionidi origine(picon/olcese1995; OLCESE 2000) ed è strettamente collegato allo studio dei centri di produzione. Non esistono molte ricerche di questo genere relative ai centri produttori di ceramica e anfore nel Mediterraneo e la situazione produttiva di molte aree geografiche e di più periodi storici resta quasi completamente da indagare. Un approfondimento in queste direzioni potrebbe invece apportare un notevole contributo alla conoscenza della storia economica e sociale del mondo antico. L'approccio archeometrico allo studio delle ceramiche Lo studio in laboratorio dei materiali archeologici comprende principalmente tre ambiti di ricerca: Identificazione/caratterizzazione, con l'individuazione delle proprietà fisiche degli oggetti. determinazioni di origine, cioè tutte le procedure che consentono di determinare il luogo di fabbricazione degli oggetti o l'origine della materia prima impiegata, oppure consentono di arrivare a classificazioni sulla base della composizione degli oggetti.. tecnologia di fabbricazione. Particolarmente interessante è l'ambito delle determinazioni di origine. Per poter affrontare la ricostruzione di traffici commerciali e dei percorsi di distribuzione di manufatti è necessario sapere quale è la loro area di origine. Lo studio tipologico fornisce i dati fondamentali per collocare nel tempo e nello spazio una ceramica, anche se non sempre consente di risalire all'area di origine di un manufatto. I dati relativi alla composizione chimica e/o mineralogica di una ceramica, invece, aiutano a caratterizzare la materia prima utilizzata e le sue possibili aree di origine. Non si tratta di procedure automatiche, bensì di ricerche molto lunghe e complesse, i cui risultati sono strettamente legati alle modalità di impostazione della ricerca archeologica e in cui giocano un ruolo importante alcune discipline tra cui, ad esempio, la geologia, la matematica, l'informatica (picon 1993).

6 266 GLORlA OLCESE Una volta riconosciuti i centri di produzione e caratterizzati in laboratorio i manufatti che in tali centri sono stati fabbricati, più agevole è il compito di seguire e ricostruire la circolazione delle ceramiche. Gli studi sulla circolazione dei manufatti ceramici hanno avuto molta fortuna negli ultimi anni, anche se la carenza di dati sicuri sui centri di produzione li rende meno incisivi e riduce le loro potenzialità. I metodi di analisi Per lo studio della tecnologia di fabbricazione e per determinare l'origine delle ceramiche vengono utilizzati fondamentalmente due gruppi di metodi: quelli chimici e quelli mineralogici. Studiare in laboratorio le ceramiche tramite metodigeochimicisignifica caratterizzarne le composizioni chimiche. Tra le tecniche di analisi maggiormente utilizzate per le determinazioni di origine ricordiamo l'attivazione neutronica, la fluorescenza a raggi X, la spettrometria a emissione di plasma con accoppiamento induttivo. A prescindere dalla tecnica impiegata, è necessario che essa possieda una buona riproducibilità. La procedura di determinazione di origine delle ceramiche archeologiche basata su metodi chimici comporta il confronto delle composizioni di ceramiche di origine conosciuta (gruppidi riferimento,prcon 194; PrCON 1993) con quelle delle ceramiche di cui si cerca di stabilire l'origine. I gruppi di riferimento sono fondamentali per le determinazioni di origine; quanto più numerosi essi sono, tanto più alte sono le probabilità di arrivare ad una individuazione precisa della zona di origine. Le ceramiche di cui si vuole determinare l'origine vengono messe a confronto con i gruppi di riferimento, per stabilire un'eventuale somiglianza di composizione. In definitiva tutte le procedure di determinazione di origine ruotano intorno al concetto di somiglianza/ diversità tra le caratteristiche di composizione dei manufatti (PrCON 194). Un laboratorio che possiede un numero ridotto di analisi di confronto e di gruppi di riferimento, sarà indotto ad attribuire le ceramiche di origine sconosciuta ad uno di tali gruppi di riferimento, senza contare che potrebbero esistere altri gruppi dalla composizione molto più simile (prcon/olcese 1995). Per questo motivo è importante che un laboratorio abbia disposizione il maggior numero possibile di dati di riferimento. Attualmente, però, non esistono molti gruppi di riferimento - ad esempio per le ceramiche di età classica nel Mediterraneo - fatto che rende difficoltoso e talora impossibile determinare l'origine delle ceramiche basandosi sui soli metodi chimici (OLCESE/PrCON 2002). Possediamo infatti molti più dati relativi alle ceramiche rinvenute nei centri di consumo e quindi anche di origine potenzialmente diversa da quella locale, definitigruppidi composiiione, che possono essere di grande utilità,ma che richie-

7 CERAMICA E ARCHEOMETRIA 267 dono un lavoro critico e di interpretazione molto maggiore rispetto a quello effettuato sui gruppi di riferimento. I metodi mineralogicicomprendono principalmente l'esame al microscopio (binoculare o polarizzatore) e l'analisi diffrattometrica. Tali metodi danno informazioni che non è possibile ottenere con quelli geochimici, soprattutto quando le inclusioni di un impasto ceramico sono caratterizzanti dell'area di origine della ceramica. Nell'ambito delle determinazioni di origine, i metodi chimici si prestano maggiormente alla creazione e al confronto delle composizioni di gruppi di ceramiche, soprattutto quelle fini. I dati dell'analisi chimica, grazie alloro carattere quantitativo, sono indicati per essere rielaborati con procedimenti di carattere statistico. Sono quindi consigliabili quando si tratta di creare gruppi di ceramiche con composizioni simili, oppure per mettere a confonto gruppi di materiali o per provare o meno l'appartenenza di un recipiente ad un gruppo già costituito. I metodi mineralogici vengono utilizzati preferibilmente per studiare le ceramiche grezze (anche se non è escluso un utilizzo anche per le fini). Sono particolarmente indicati per mettere in collegamento gruppi o singoli recipienti con le possibili aree geologiche di origine della materia prima. I metodi mineralogici comprendono lo studio della massa di fondo della ceramica e del degrassante (inclusi non plastici), naturale o aggiunto dal ceramista e si basano sul principio che alcuni minerali si trovano in certe zone e non in altre. Conoscendo la composizione mineralogica di una ceramica, di conseguenza, è possibile di solito stabilire se essa sia compatibile o meno con le formazioni geolitologiche dell'area di rinvenimento. Le ricerche condotte negli ultimi anni hanno dimostrato che l'utilizzo congiunto di metodi chimici e mineralogici consente di ottenere più informazioni e di avere maggiori garanzie di riuscita nell'ambito degli studi di determinazioni di origine. ceramica in Italia centro- Alcuni temi di ricerca futuri relativi alla produzione meridionale Molti sono gli argomenti relativi alle ceramiche prodotte in Italia durante l'epoca romana che restano da indagare e che potrebbero trarre giovamento da uno studio interdisciplinare. Un tema importante riguarda il cambiamentotecnologicoche ha coinvolto la fabbricazione della ceramica nel I secolo a.c. e in particolare il passaggio tecnologico dalla produzione delle ceramiche a vernice nera alla terra sigillata. A questo proposito sarebbe utile approfondire le conoscenze dei centri produttori di terra sigillata in Italia centrale, tra cui Arezzo e Vasanello,3 quest'ultimo attivo Per alcuni dati recenti relative alle ceramiche di questi due centri, si veda OLCESE 2003.

8 26 GLORlA OLCESE nell'area di arte in età augustea, meno conosciuto di Arezzo, ma di grande interesse.4 Anche Arezzo stessa meriterebbe studi nuovi, in considerazione della sua importanza come centro produttore di ceramica esportata su scala»internazionale«. Un altro argomento di grande interesse concerne la ceramicada cucinache è stata prodotta in epoca ellenistica e romana in area centro-sud italica e che, grazie alle sue caratteristiche tecnologiche, è stata esportata in molti siti del Mediterraneo.5 Nel campo delle determinazioni di origine, si vorrebbe approfondire la ricerca nei centri di produifone, in particolare nell'area compresa tra l'etruria meridionale e la Campania, soprattutto in epoca ellenistica e in età imperiale. Ciò consentirebbe di conoscere meglio la situazione economica e ricostruire i commerci tra l'italia centro-meridionale e il Mediterraneo. Per il Lazio i dati archeologici e archeometrici ottenuti nel corso di lavori recenti sulla produzione ceramica nell'area di Roma tra l'epoca tardorepubblicana e la prima età imperiale, costituiscono la base per ulteriori ricerche già programmate nell'area di Ostia e dell'aeroporto di Fiumicino.6 Per la Campania esistono già molti dati archeologici e archeometrici, ricavati dallo studio delle fornaci e delle ceramiche prodotte a Ischia e a Napoli tra l'epoca della colonizzazione e l'età romana.? Sulla base dei risultati ottenuti a Ischia si è recentemente costituito un gruppo di ricerca, formato da studiosi attivi in aree diverse del Mediterraneo, con lo scopo di ricostruire la circolazione nel Mediterraneo occidentale di manufatti e derrate provenienti dall'italia centro-meridionale tra il IV e il I secolo a. C. Un ulteriore obiettivo delle ricerche è quello di creare in Italia un centrodi ricercheinterdisciplinari, in cui le ceramiche possano essere studiate anche con i metodi di laboratorio e che ospiti una banca dati delle ceramiche prodotte in Italia nei diversi periodi. Questa banca dati, in parte già realizzata, sarà orientata per problemi e strettamente legata ai quesiti posti dalla ricerca archeologica (OLCESE/PICON 2002). Il modello di un centro di archeometria organizzato come laboratorio specializzato non ha fino ad ora funzionato in Italia e il collegamento con l'archeologia dovrà essere in futuro rafforzato. SFORZINI 1990; per analisi di laboratorio di alcune ceramiche di Vasanello (terra sigillata e ceramica comune), OLCESE OLCESE 2003, 24-33, con bibliografia precedente. OLCESE, PICON 199; OLCESE Le ricerche nella zona di Fiumicino sono effettuate per conto della Soprintendenza Archeologica di Ostia (A. Gallina Zevi, C. Morelli). I dati sono il risultato di un progetto di ricerca condotto con W.-D. Heilmeyer e la Soprintendenza Archeologica di Napoli (OLCESE et al. 1996).

9 CERAMICA E ARCHEOMETRIA 269 Situazione della ricerca e prospettive I metodi archeometrici hanno avuto un incremento notevole negli anni '60 grazie alla New Archaeology. Come è noto, grazie a tale corrente di pensiero i metodi scientifici hanno assunto una posizione importante nella ricerca archeologica, anche se alcuni paesi, tra cui l'italia, sono stati toccati solo molto marginalmente da questo movimento. Si è diffusa in modo generico l'idea che si trattasse di studi utili soprattutto per alcuni ambiti della ricerca archeologica, ma raramente tale convinzione è stata accompagnata da progetti costruttivi, quali ad esempio la costruzione di un percorso formativo per le nuove generazioni di studenti o da ricerche interdisciplinari ampie ed esaurienti. Nel frattempo, la fase della New Archaeology è passata, sostituita dalle diverse correnti dell'archeologia post-processuale e il peso dei metodi scientifici negli studi archeologici è stato ridimensionato. Le conquiste metodologiche e le tecniche introdotte dalla New Archaeology non vengono rinnegate, ma si considera ingenua e riduttiva l'idea di voler risolvere domande poste dall'archeologia utilizzando metodi scientifici, che spesso vengono considerati come procedure fine a se stesse. In seguito ai nuovi indirizzi intrapresi dall'archeologia, ci si attende una fase di regressione in alcuni ambiti della ricerca archeometrica, fase che in parte è già cominciata. In Italia, ad esempio, si nota una diminuzione di interesse in alcuni campi di ricerca: è il caso dello studio della cultura materiale e dei reperti ceramici, un settore che veniva invece considerato negli ultimi decenni del '900 con molta attenzione e con un interesse tale da favorire e incrementare lo sviluppo di metodi scientifici applicati ai materiali archeologici. Attualmente la ricerca archeometrica in Italia, ma anche in altri paesi europei, si concentra soprattutto su studi di conservazione e restauro, fatto che è comprensibile, se si considera l'entità del patrimonio storico-artistico e archeologico italiano. Altri ambiti di ricerca riguardano lo sviluppo di metodiche analitiche, senza considerare temi specifici di ricerca. Gli altri ambiti dell'archeometria, invece, quelli che potrebbero apportare un aiuto notevole alla archeologia, come gli studi di determinazione di origine, quelli di datazione o sulle tecnologie antiche, sono coperti solo in parte e sono pochi gli studiosi che vi si dedicano in modo continuativo. L'ambito degli studi di determinazione di origine della ceramica, in particolare, è quello in cui si nota di più la carenza di applicazioni, dal momento che, se affrontati correttamente, sono quelli con il miglior potenziale per ottenere importanti risultati e una ricaduta significativa in campo storico-archeologico. Per questo motivo desta preoccupazione il fatto che M. Picon, uno degli archeometristi che hanno ottenuto risultati migliori in tale campo di ricerca, abbia deciso di non lavorare più o solo marginalmente nel campo delle determi- Si vedano le voci: New Archaeology ( ) e Post-processuale Archeologia ( ), in: DIZIONARIO DI ARCHEOLOGIA, con bibliografia precedente.

10 270 GLORIA OLCESE nazioni di ongme delle ceramiche. Tale decisione, influenzata senza dubbio anche da motivazioni personali, è originata da riflessioni critiche nei confronti delle modalità di condurre le ricerca in archeologia e archeometria (con particolare riferimento alle analisi chimiche) e dalla situazione attuale di alcuni centri di ricerca.9 Sulla scorta di tali riflessioni, che condivido in gran parte, mi pongo di seguito alcune domande concernenti l'orientamento delle ricerche archeometriche e le banche dati. Nonostante l'importanza che gli studi di determinazione di origine potrebbero avere sulla storia economica dell'italia antica in diverse epoche, non sono ancora molti i casi in cui le conoscenze in questo campo dell'archeologia siano state fino ad ora profondamente modificate dall'archeometria, o meglio le grosse problematiche nel campo della produzione, della circolazione, non sono state fino ad ora affrontate e risolte. La responsabilità è in buona parte degli archeologi che in molti casi non hanno orientato le ricerche nella giusta direzione, ma è anche degli archeometristi che non sempre hanno saputo avere sufficiente influenza sulla comunità scientifica. L'ammirazione per il lavoro pionieristico di alcuni archeometristi è grande ma non impedisce di vedere alcuni problemi che bloccano uno sviluppo corretto della disciplina: a tutt'oggi non possiamo contare su di una sintesi teorica in molti campi dell'archeometria, che sarebbe invece di grande utilità. Inoltre, la situazione che si è venuta a creare in molti centri di ricerca non sempre è ideale. Interessanti esperienze personali si avviano a conclusione senza lasciare una scuola che continui il lavoro avviato e gli studenti di questa disciplina hanno pochissime prospettive di trovare un lavoro nel campo delle scienze in archeologia.. L'esperienza in ambito archeometrico spesso è di tipo individuale, talora individualistica, frutto di percorsi scientifici personali e irripetibili. Anche questo è uno dei motivi per cui l'archeometria in molti paesi stenta ad affermarsi compiutamente. Poca è l'influenza sul mondo scientifico e anche i mezzi economici per effettuare le ricerche sono scars1. In considerazione di tutto ciò, viene spontaneo chiedersi se fino ad ora sia stata percorsa la via giusta - sia scientificamente che in campo organizzativo - e se sia necessario eventualmente cambiare la rotta degli studi. Indubbiamente esiste ancora una grande disparità nell'ambito degli studi archeometrici concernenti le ceramiche. Accanto a studi di ampio respiro, correttamente collegati alla ricerca storico archeologica, ne esistono molti finalizzati allo studio di pochi cocci, senza una finalità storico-archeologica evidente e in alcuni casi condotti più per»moda«che per effettiva convinzione. Ci si augura che tali lavori tendano con il tempo a scomparire. Ma anche nell'ambito della migliore ricerca archeometrica, esistono alcuni problemi. Generalmente, i contributi più importanti - ad esempio nel campo della ceramica di epoca romana - sono incentrati su classi ceramiche come la Parte eli tali riflessioni sono contenute in PrcON 2000.

11 CERAMICA E ARCHEOMETRIA 271 terra sigillata o la ceramica a vernice nera, cioè sulle classi ceramiche fini più conosciute, mentre molte altre classi, altrettanto importanti per conoscere la situazione economica di aree geografiche di primo piano - in Italia centro meridionale, ad esempio - in periodi storici fondamentali, non sono state mai prese in considerazione. Poco sappiamo, ad esempio, dei centri di produzione e dell'organizzazione produttiva delle anfore destinate a contenere i vini italici ampiamente esportati nel Mediterraneo in epoca tardo repubblicana e nella prima età imperiale, ma ancora meno sappiamo di questi temi per 1'epoca precedente e soprattutto per il IV e il III secolo. Anche le ceramiche comuni - in modo particolare quelle da cucina - importanti per conoscere le tecnologie produttive antiche e per ricostruire contatti commerciali a corto e medio raggio, sono ancora poco studiate. Gli studi archeometrici, inoltre, non sempre sono sufficientemente collegati al contesto economico, storico e tecnologico della società che ha prodotto le diverse classe ceramiche. Questo modo di condurre studi archeometrici di qualità senza tenere in conto il contesto storico-archeologico genera diffidenza in molti archeologi che - a ragione - non accettano di considerare la ceramica avulsa dal contesto produttivo e scollegata da altri importanti aspetti della società che ha prodotto quella forma di artigianato. Una critica che spesso è stata mossa è quella di considerare la ceramica come una sorta di»universo«indipendente, che viva quasi di vita propria. Per il futuro si impone quindi una riformulazione degli obiettivi, oltre che una scelta oculata e meglio organizzata dei temi di ricerca. Ulteriori spunti di riflessione riguardano l'archiviazione dei dati archeometrici ottenuti in laboratorio (chimici e mineralogici) e le banche dati. Le banche dati sono fondamentali per la buona conduzione delle ricerche concernenti la determinazione di origine dei reperti, ambito di ricerca di cui si è parlato precedentemente. Solo possedendo dati di riferimento, infatti, è possibile confrontare le composizioni di una ceramica di origine sconosciuta con altre la cui origine è nota. Il problema maggiore della ricerca archeometrica in questo ambito è proprio quello di una carenza di banche dati che siano ben costruite, senza le quali la possibilità di condurre studi efficaci è del tutto illusoria. Le poche che esistono, inoltre, sono state messe in piedi nel corso degli anni passati, con criteri individuali, nell'ambito di esperienze pionieristiche e spesso con pochi legami con i dati archeologici. Come sarà possibile per gli archeologi del futuro e in parte già per quelli di oggi poter utilizzare dati»estranei«e poter approfittare di essi? Potranno veramente essere di aiuto alla ricerca archeologica? In realtà, sappiamo ormai che le banche dati, per poter offrire un aiuto reale, non dovrebbero essere costituite solo da liste di analisi accompagnate da una descrizione archeologica. Le banche dati dovrebbero piuttosto essere costituire da un insieme strutturato di dati, non solo archeologici, chimici e mineralogici, ma anche geologici, etnologici e relativi alla tecnologia (PICON 2000).

12 272 GLORIA OLCESE La creazione di banche dati, inoltre, pone gli studiosi e le istituzioni interessate difronte a tutta una serie di problemi concernenti l'archiviazione, la custodia ma anche la proprietà dei dati stessi e i diritti di pubblicazione. A chi appartengono realmente le centinaia di dati che derivano, per fare un esempio, dall'analisi di ceramiche prodotte in siti diversi del Mediterraneo, i cui dati vengono spesso conservati nei laboratori di diversi paesi europei in cui le analisi sono state effettuate? Chi e in che modo può avere accesso a tali dati? A quali condizioni? Questo ambito necessita di attenzione e di regole prestabilite di comune accordo, onde evitare prevedibili conflitti. Attualmente esistono molti problemi aperti e poche soluzioni definitive; proprio per questo è importante aver chiara la situazione di partenza per poter intervenire in futuro nel modo più appropriato. Appare fin da ora evidente che il miglioramento della situazione degli studi archeometrici è legato ad un modo nuovo di intendere questo tipo di ricerca, che dovrebbe essere innanzitutto condotta nell'ambito di équipes costituite da specialisti di più discipline. Tali studiosi dovrebbero basarsi su un'idea più ampia ed aperta sia dell'archeologia che delle scienze e si dovrebbero porre delle finalità di ricerca ben precise, connesse ai molti temi importanti che ancora restano da indagare. Come già avvenuto in altri ambiti della ricerca archeologica, sarebbe infine opportuno stimolare un dibattito per discutere il futuro della disciplina, mostrando apertura e sensibilità nei confronti dei problemi collegati allo sviluppo della disciplina stessa, quali l'inquadramento istituzionale della ricerca, le priorità scientifiche, l'insegnamento e tutte quelle nuove problematiche - anche giuridiche - che sono collegate allo studio, alla circolazione e alla archiviazione di dati ricavati dall'analisi di reperti archeologici. BIBLIOGRAFIA DIZIONARIODI ARCHEOLOGIA R. Francovich, D. Manacorda (Hrsg.), Dizionario di archeologia. Temi, concetti e metodi, Roma, Bari, G. Laterza & Figli 2000 OLCESE2000 G. Olcese, Determinazioni di origine, in: DIZIONARIODIARCHEOLOGIA, OLCESE2003 G. Olcese, Ceramiche comuni a Roma e in area romana: produzione, circolazione e tecnologia (tarda età repubblicana - prima età imperiale), Mantova OLCESEet. al G. Olcese, M. Picon, G. Thierrin Michael, Il quartiere ceramico sotto la chiesa di Santa Restituta a Lacco Ameno d'ischia e la produzione di anfore e di ceramica in età ellenistica, in: Bollettino di Archeologia 39-40, 1996, 7-29

13 CERAMICA E ARCHEOMETRIA 273 OLCESE/PICON 199 G. Olcese, M. Picon, Ceramiche a vernice nera in Italia e analisi di laboratorio: fondamenti teorici e problemi aperti, in: Atti del Seminario internazionale di Studio»Indagini archeometriche relative all ceramica a vernice nera: nuovi dati sulla provenienza e la diffusione«, Milano, novembre 1996, Corno 199, OLCESE/PICON 2002 G. Olcese, M. Picon, Towards the setting up of an archaeometric data bank of the pottery produced in Italy, in: Archaeology and Cultural Heritage. Atti I congresso nazionale di archeometria, Verona, 2-4 dicembre Periodico di mineralogia 71, special issue, Roma. 2002, PEACOCK192 D. P. S. Peacock., Pottery in the Roman world, an ethnoarchaeological approach, London and New York, Longman 192 PICON 194 M. Picon, Problèmes de determination de l'origine des céramiques in: PACT, revue du Groupe d'études pour les techniques physiques, chimiques, mathematiques et biologiques appliquées à l'archéologie, 10, 194, PICON 1993 M. Picon, L'analyse chirnique des céramiques. bilan et perspectives, in: Archeometria della ceramica. Problemi di metodo. Atti dell'ottavo simposio internazionale della ceramica, Rimini, novembre 1992, Bologna 1993, 3-26 PICON 2000 M. Picon, Observations sur l'avenir des méthodes chimiques d'étude des céramiques. A propos de l'origine des Amphores Dr. 12 découvertes à Lyon, in: SFECAG, Actes du Congrès de Libourne, 2000, PICON 2002 M. Picon, Les modes de cuisson, les pates et les vernis de La Graufesenque: une mise au point, in: M. Genin, A. Vernhet (Hrsg.), Céramiques de La Graufesenque et autres productions d'époque romaine. Nouvelles recherches. Hommages à Bettina Hoffmann, Montagnac. Mergoil2002, PICON/OLCESE 1995 M. Picon, G. Olcese, Ceramica in archeologia e in archeometria: qualche riflessione metodologica sulle determinazioni di origine, in: Archeologia Medievale, 22, 1995, SFORZINI1990 C. Sforzini, Vasai»Aretini«in area falisca: L'officina di Vasanello, in: La civiltà dei Falisci, Atti del XV Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Civita Castellana, Forte Sangallo, 2-31 maggio 197, Firenze 1990,

C U R R I C U L U M V I T A E

C U R R I C U L U M V I T A E C U R R I C U L U M V I T A E INFORMAZIONI PERSONALI Nome Pisani Simona Indirizzo Telefono E-mail Nazionalità Data di nascita ISTRUZIONE Date (da a) Conseguito in data 23/10/2013 Nome e tipo di istituto

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