Quaresima di Carità, quest anno la raccolta servirà a sostenere la nascente «Casa Agar» per donne senzatetto

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1 Quaresima di Carità, quest anno la raccolta servirà a sostenere la nascente «Casa Agar» per donne senzatetto Agar è la schiava egizia che, ripudiata da Abramo e rimasta sola, viene salvata dalla bontà di Dio. A questo riferimento biblico si deve il nome del nuovo progetto della Caritas diocesana di Prato, un asilo notturno pensato per le donne senza fissa dimora bisognose di un alloggio temporaneo. Si chiamerà «Casa Agar» e sarà aperta a Tobbiana grazie alla generosità della parrocchia guidata da don Alessandro Magherini che ha messo a disposizione la struttura. Per realizzarla ci vogliono più di 100mila euro, una cifra consistente ma necessaria per ristrutturare e trasformare un vecchio immobile in una casa che possa accogliere fino a sette donne, anche con bambini. La Diocesi si sta mobilitando per raggiungere la cifra: questo fine settimana, sabato 19 e domenica 20 marzo, in tutte le chiese pratesi, le offerte raccolte nel corso delle messe saranno devolute al progetto. È la tradizionale «Quaresima di Carità», l appuntamento annuale dedicato al sostegno di progetti solidali. Anche l ultima raccolta del periodo d Avvento, che ha fruttato 25mila euro, è stata devoluta per «Casa Agar». Come è nata l idea. «Durante una riunione con i sacerdoti la direttrice della Caritas, Idalia Venco, chiese se, per questo tipo di servizio, qualche parrocchia avrebbe potuto mettere a disposizione un immobile, anche da ristrutturare; racconta don Alessandro Magherini io mi proposi subito». A Tobbiana nel settembre del 1946 nacque una struttura chiamata «Casa nostra» in via per Casale. Fu fatta costruire da otto

2 tobbianesi appartenenti alla sezione locale della Democrazia Cristiana, per offrire al popolo un luogo di aggregazione. «Come c era la Casa del Popolo per i comunisti, i democristiani decisero di dar vita a un proprio circolo», racconta Mario Tofani, memoria storia del paese e ultimo segretario della Dc di Tobbiana. Poi con la fine della «Balena Bianca» l immobile fu dato in affitto a un dentista e poi, dopo il trasferimento di quest ultimo, rimase chiuso per oltre dieci anni. Da poco meno di un anno la proprietà è della parrocchia, perché gli eredi dei fondatori di «Casa nostra» hanno deciso di donarla alla Chiesa restituendola alla vocazione originaria: un ambiente aperto ai bisogni delle persone. «Abbiamo quindi pensato che potesse essere adatta a questo nuovo scopo», sottolinea don Alessandro. Il fenomeno delle donne senza dimora, purtroppo, sta aumentando in città, dove invece esiste, ormai da molti anni, un dormitorio maschile aperto e gestito dall associazione Giorgio La Pira, in via del Carmine. «Una struttura analoga non c era, aggiunge Idalia Venco anche perché fino a poco tempo fa non ce ne era bisogno, le donne che ci chiedevano un aiuto venivano inviate a Firenze dalle suore di Madre Teresa oppure alla parrocchia di Maliseti, dove don Santino Brunetti ha messo a disposizione una stanza per l accoglienza». Ma, come detto, le richieste sono aumentate e così è nata una nuova emergenza. Chi sono le donne che chiedono un tetto dove dormire? «Ci sono tante situazioni, spiega la Direttrice Caritas ci sono le badanti che si ritrovano senza un lavoro

3 e non hanno un posto dove andare in attesa di ritrovare un nuovo anziano di cui prendersi cura, ci sono le donne sole sfrattate, oppure quelle che devono abbandonare la propria casa per problemi di relazione. E poi ci sono anche le senzatetto che passano dalla città e che altrimenti dormirebbero in posti non sicuri come la stazione». Per loro nascerà a settembre «Casa Agar». Come sarà la struttura. Ci saranno sette letti, una cucina e dei bagni. Aprirà alle 18 e chiuderà alle 9 della mattina dopo. Il suo scopo dunque è quello di essere un rifugio notturno, un luogo dove mangiare, lavare i panni, fare una doccia e dormire in sicurezza e tranquillità. Si potrà usufruire del servizio per un mese, poi si dovrà lasciare spazio ad altre persone. Le segnalazioni potranno essere fatte alla Caritas diocesana e alla parrocchia di Tobbiana da parte dei centri di ascolto diffusi sul territorio, dai servizi sociali del Comune e da associazioni solidali e di carità. I primi tempi la gestione sarà in mano alla Caritas, ma l intento è quello di affidare gradualmente la cura della struttura alla parrocchia di Tobbiana.

4 Più di mille fedeli al Giubileo delle parrocchie celebrato in Duomo Anche se la pioggia ha annullato le quattro processioni in programma, che avrebbero dovuto convergere in piazza Duomo da altrettante chiese del centro storico, in cattedrale c erano oltre un migliaio di persone. Si è celebrato nel pomeriggio di oggi, domenica 6 marzo, il Giubileo delle parrocchie pratesi, pensato per vivere a livello diocesano l Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco. In duomo si è tenuta una messa solenne presieduta dal vescovo Franco Agostinelli e concelebrata da una sessantina di parroci accompagnati da tantissimi chierichetti. In chiesa era presente una nutrita rappresentanza delle parrocchie della diocesi di Prato. «Facciamo delle nostre parrocchie delle oasi di Misericordia ha affermato monsignor Agostinelli rivolgendosi ai presenti nel corso dell omelia sia per lo stile dell accoglienza, sia per il linguaggio e i gesti che trasmettono la sollecitudine di Dio verso tutti coloro che bussano, o che incontriamo per una necessità materiale e spirituale». Il tema dell accoglienza è stato al centro della riflessione del Vescovo, che ha ricordato l importanza delle opere di misericordia, intese come «apertura al dono di sé», e considerate via necessaria alla «piena realizzazione umana e cristiana». Ma la prima apertura, il primo segno di

5 misericordia, per monsignor Agostinelli deve partire dall interno, dai fedeli e tra i fedeli, in tutta la comunità ecclesiale. «Non rassegniamoci alle lontananze, alle divisioni, alle gelosie, agli individualismi ha sottolineato e, senza giudicarci gli uni gli altri, con la misericordia che tutto vince, che riempie il cuore pieno di amore e che consola con il perdono facciamo festa di fraternità, di vita condivisa, di cammino comune, di famiglia di Dio che incessantemente viene ricostituita dal Padre». Secondo monsignor Agostinelli per una parrocchia, essere «oasi di misericordia», significa compiere opere di carità, «questo è il modo che abbiamo per sintonizzarci con il magistero di Papa Francesco». L attenzione dei cristiani impegnati deve essere rivolta verso le persone, che «innanzitutto devono sentirsi accolte e considerate in quanto persone, senza alcuna distinzione di sorta». E poi occorre avere «attenzione alle istituzioni, cercando di essere per stimolo perché rispondano ai veri bisogni della comunità, al bene comune, alle attese degli scartati e degli impoveriti della società». Questo aiuto deve valere nei confronti di tutti, anche dei lontani, «anche di chi, pur non facendo scelte apparentemente dirompenti, in realtà sta in casa ma non ha il cuore libero. La divina compassione ci dice che l accoglienza conosce solo gesti e parole di festa, di tenerezza, di verità che non offende, che convince ed attende. Non avvenga mai ha concluso il Vescovo che la presunzione di una maggiore dirittura morale ci faccia giudici gli uni degli altri per giungere perfino alla non accettazione del fratello».

6 Giubileo delle parrocchie, quattro processioni verso la cattedrale Quattro processioni che convergeranno verso piazza Duomo, qui i fedeli attraverseranno la Porta Santa della cattedrale e inizierà la celebrazione della messa. È il «Giubileo delle parrocchie», l iniziativa promossa dalla Diocesi per questa domenica, 6 marzo, in occasione dell anno della Misericordia. Un evento corale al quale tutti, parrocchiani, membri delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti cattolici, sono chiamati a partecipare. «Sarà il segno tangibile di come il Giubileo possa arrivare a tutti, senza distinzioni afferma il vicario generale monsignor Nedo Mannucci per questo vorremmo che ci fosse la più ampia partecipazione». Ecco le indicazioni. Il ritrovo è alle ore 15 nelle chiese indicate come punto di partenza delle quattro processioni. Le parrocchie che afferiscono ai vicariati centro e sud-est, si troveranno nella basilica di Santa Maria delle Carceri; i fedeli delle zone sud e ovest in San Domenico, il vicariato est in piazza Mercatale, nella chiesa di San Bartolomeo e infine i vicariati nord e Val di Bisenzio si incontreranno in Sant Agostino. A tutti i presenti sarà distribuito un sussidio contenente le varie fasi della celebrazione. Il primo momento di raccoglimento e preghiera sarà vissuto all interno della chiesa di ritrovo, poi alle 15,30 si formeranno le processioni, aperte con la croce astile, verso il duomo. Durante il tragitto ci saranno le litanie dei santi, la recita dei salmi e di una preghiera. L arrivo in cattedrale è previsto alla 16, il vescovo Franco attenderà i fedeli sul sagrato insieme ai canonici del Capitolo e poi, con il canto del Giubileo, tutti i presenti attraverseranno la Porta Santa e la messa avrà inizio.

7 Naturalmente sarà possibile ottenere l indulgenza plenaria, ovvero la remissione delle pene per i peccati commessi, alle solite condizioni: in primis, ci si deve accostare al sacramento della confessione, si deve compiere un pellegrinaggio in una chiesa giubilare e partecipare alla messa. Occorre inoltre pregare secondo le intenzioni del Papa e impegnarsi in opere di carità e penitenza che esprimano la conversione del cuore. Dalle parole del Papa all azione pastorale, prossimi obiettivi della Chiesa pratese «Al Convegno Ecclesiale ho visto una Chiesa bella e diversa da quella che conoscevo. Forse è quella che sognavo da ragazzo». Don Luciano Pelagatti ripensa ancora alla carica, all energia positiva che ha vissuto come delegato pratese lo scorso novembre a Firenze, al grande raduno convocato dai Vescovi italiani per tracciare nuove strade di cammino per la comunità ecclesiale. Più o meno nello stesso momento, il 10 novembre, Papa Francesco prima di raggiungere i convegnisti riuniti nel capoluogo toscano, è passato da Prato. Da noi c è stato circa un ora e mezzo, parlando dal pulpito per non più di 10 minuti, ma le sue parole sono arrivate dritte dritte al cuore della città e della nostra Chiesa. Da questi due eventi, ma soprattutto dalle esortazioni di Francesco, intende ripartire la nostra Diocesi, impegnata nella riscrittura del piano pastorale triennale. Lunedì scorso, 22 febbraio, si è riunito il Consiglio pastorale

8 diocesano con l intento di mettere sul piatto idee, proposte o anche solo suggestioni scaturite da frasi come: «Non c è fede senza rischio», dall invito a «piantare tende di speranza» e a «suggellare patti di prossimità». L esperienza di Firenze non ha portato solo suggerimenti e nuova linfa, ma anche, in particolare, un metodo di lavoro nel segno della sinodalità. E allora anche i prossimi incontri programmati per individuare obiettivi e scegliere conseguenti e adeguati strumenti pastorali, saranno improntati secondo lo stile della divisione in piccoli gruppi di discussione, divisi per argomenti e formati da sacerdoti, religiosi e laici. «Abbiamo bisogno delle vostre osservazioni ha sottolineato più volte il Vescovo e non importa essere presenti o facenti parte del Consiglio per esprimersi. Aspetto da tutti i laici impegnati e desiderosi di dare il proprio contributo, suggerimenti e idee». Nel mese di gennaio monsignor Agostinelli ha inviato una lettera a tutte le realtà ecclesiali, chiedendo di poter ascoltare la voce di chi intende partecipare al cambiamento e all adeguamento della nostra Chiesa alle sfide di oggi. «C è tempo fino al 30 aprile ha ricordato il Vescovo -, coraggio, fatevi avanti». Uscire per andare incontro alle persone, ai lontani che hanno bisogno di noi, ma anche valorizzare quanto di buono facciamo nelle nostre comunità. Saper ascoltare gli altri, testimoniare gioia e speranza di chi crede nel cambiamento positivo. Formazione del clero e dei laici per riuscire a percorrere strade nuove. Avere il coraggio di superare forme e strumenti pastorali forse non più adeguati alla società di oggi. Osare per rinnovare il nostro stile missionario. Sono alcune tra le tante riflessioni emerse nei quattro gruppi di lavoro formati lunedì scorso durante il Consiglio pastorale. Il prossimo appuntamento è per il 30 maggio, per un incontro

9 strutturato e prolungato, dal tardo pomeriggio fino alla sera dopo cena. Ma un ultima indicazione è quanto mai importante per monsignor Agostinelli: «La Chiesa non è del vescovo e dei preti, ma è formata da tutti». G.C. Da Toscana Oggi La Voce di Prato di domenica 28 febbraio 2016 «Ci battezziamo per rinascere nella fede». Storia di tre catecumeni È la stessa saggezza popolare a dirci che non importa come si arriva, ma dove si arriva. Questa massima, applicata all esperienza dei tre adulti che la notte di Pasqua riceveranno il Sacramento del Battesimo, lascia intravedere il fascino di ogni percorso umano. Storie di vita che hanno preso avvio in altri Paesi, strade a «zig zag», difficoltà, hanno impedito a tre persone di ricevere il Sacramento da bambini, così come attesta l esperienza della maggior parte degli italiani. Laora Shehaj, Anilla Salaj e Robert Ilafidun sono i catecumeni che nel 2014, sotto la guida di don Paolo Baldanzi, responsabile del servizio diocesano al catecumenato, hanno intrapreso il percorso biennale costituito da incontri settimanali di catechesi in parrocchia (per tutti e tre quella dell Ascensione al Pino, anche se le Laora e Anilla abitano a Mezzana) e scandito da alcune tappe importanti, come

10 l ingresso ufficiale nel catecumenato la prima domenica di Avvento e il rito di elezione la prima domenica di Quaresima. Anilla e Laora vengono dall Albania e sono rispettivamente madre e figlia, ma distinte sono state le strade che le hanno portate a fare questa scelta: Laora, 18 anni, ha frequentato scuole cattoliche, perciò, come dice lei, «decidere di diventare cattolica è stato molto naturale, come ufficializzare gesti che, quando li compievo a scuola, li sentivo già come miei pur non essendo cattolica sulla carta». Il cammino di Anilla, 45 anni, è stato un po più tormentato rispetto a quello della figlia: venuta in Italia nel 1999 per curare meglio una malattia depressiva, assistita dal padre e dal fratello che erano già qui, è entrata in contatto sul luogo di lavoro «con persone che mi hanno aiutata ad uscire da quell incubo e che sono diventate la mia seconda famiglia; racconta Anilla sono stata profondamente colpita da quel loro offrire amore senza avere legami di sangue; erano cattolici e io ho voluto seguire quella loro scelta». Sono le stesse Laora e Anilla a precisare come le strade che le hanno portate al catecumenato siano state sostanzialmente autonome l una dall altra, anche se, alla fine, si sono fatte vicendevolmente forza per arrivare fino a qui. Il terzo a ricevere il Battesimo la sera della veglia pasquale sarà Robert, 31 anni. È giunto dalla Nigeria in Italia nel 2011, dopo un viaggio della speranza per mare, dalla Libia, analogo a tanti di quelli che la cronaca continua a riportare. «Siamo due fratelli e tre sorelle, racconta Robert la maggior parte di noi è battezzato, io no perché una malattia da bambino mi ha impedito per molto tempo di uscire di casa, non ho fatto molte cose e il Battesimo è tra quelle». Alla domanda sul perché decidere di battezzarsi proprio ora, in questo momento particolare della sua vita, senza lavoro, in un

11 Paese completamente diverso dal suo, Robert continua a ripetere nel suo misto di italiano e inglese «Dieci comandamenti, you must know them! Li devi conoscere!». Fa poi capire che l orrore e la guerra da cui è fuggito nel suo Paese, Robert ha deciso di combatterli con il forte messaggio morale appreso e ricavato dai Dieci comandamenti: «Dal rispetto può nascere l amore tra tutti gli uomini», aggiunge. «Da sedici anni sono responsabile del servizio al catecumenato riferisce don Paolo Baldanzi e quel che ho potuto vedere è che gli adulti sono davvero molto motivati. Oltretutto, il cammino catecumenale richiede costanza nel partecipare alle catechesi e per un adulto, con i suoi impegni lavorativi e familiari, può non essere semplice. Evidentemente però la scoperta della fede ed il desiderio di aderirvi costituiscono una spinta molto forte per coloro che, dopo una vita lontano da Cristo, ne incontrano il volto e ne ascoltano la Parola». Da Toscana Oggi La Voce di Prato del 21 febbraio 2016 La Diocesi in cammino verso il Piano pastorale: Sinodalità, un elemento imprescindibile Una parola d ordine: sinodalità. Non c è dubbio, se c è una indicazione che emerge con forza dal Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze è proprio il tema della sinodalità, il «cammino insieme», come suggerisce l origine greca del termine che nasce dalla combinazione di syn (con, insieme) e odòs

12 (strada, cammino). A dirlo, anzi meglio, a raccontare la propria esperienza sono stati i delegati pratesi all assemblea convocata dalla Chiesa italiana lo scorso novembre nel capoluogo toscano. Il vescovo Agostinelli ha chiesto loro di fare una sintesi del Convegno e di condividerla con la Diocesi nel corso di un incontro che si è tenuto lunedì 8 febbraio alle 18 in Palazzo vescovile. Secondo le intenzioni di monsignor Agostinelli non si è trattato di un semplice, pur necessario, appuntamento di verifica sui lavori fiorentini, ma di una delle tappe, la seconda dopo il Consiglio presbiterale, che porteranno alla redazione del nuovo Piano pastorale diocesano. L idea del Vescovo è di riunire tutte le anime della comunità ecclesiale a giugno, «in due pomeriggi», per scrivere insieme secondo le stesse modalità che hanno contraddistinto il Convegno fiorentino, le rotte che la Chiesa pratese dovrà percorrere nei prossimi tre anni. «Sono in attesa di suggerimenti, di indicazioni da voi», ha detto monsignor Agostinelli, ricordando l invito fatto lo scorso 26 dicembre in cattedrale, quando ha chiesto a tutti, dai sacerdoti ai laici impegnati, di inviare idee concrete per un necessario cambiamento pastorale a livello diocesano e parrocchiale. Proviamo a sintetizzare al massimo le parole dei nostri delegati al Convegno che hanno partecipato ai tavoli di discussione suddivisi nei cinque ambiti scelti dai Vescovi per la riflessione (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare). Uscire. Eleonora Fracasso, giovane direttrice del Centro missionario diocesano, ha preso parte alle discussioni su questo tema. «Uscire deve essere lo stile di vita del cristiano ha detto ma prima di farlo occorre capire in quale direzione, occorre capire chi siamo». E allora si rende necessaria la formazione di una nuova generazione di cristiani. Non solo, l urgenza di una crescita, nella fede e nella pastorale, riguarda tutti, dai laici ai sacerdoti, ma anche le famiglie in quanto tali. Annunciare. Su questa tematica è intervenuto il vescovo

13 Franco<+tondob>, il quale ha ribadito «l esigenza dell ascolto e della testimonianza», perché «un annuncio è credibile solo se accompagnato da gesti che hanno il gusto della carità». Alcune attenzioni: no all autoreferenzialità, no al clericalismo. E poi, «esprimere sempre la gioia dell appartenenza». Abitare. Un ambito presentato da Idalia Venco, direttrice della Caritas diocesana. «Occorre abitare, non i luoghi, ma le relazioni», ha osservato la delegata. «Mettersi in relazione vuol dire ascoltare e forse mancano degli spazi per questo tipo di incontro». Tra le indicazioni emerse c è quella dell accoglienza: «atteggiamento a cui tutti siamo chiamati, in particolare verso i più fragili. Non limitiamoci però al gesto, ha detto Venco cerchiamo sempre di dare dignità alle persone, che devono sentirsi utili». Tra le proposte, a Firenze c è chi ha suggerito una «pastorale di condominio». Educare. Tra i nostri delegati c era anche una coppia, Enrico e Antonella Guasti, membri dell equipe di pastorale familiare. «Quella educativa è una sfida avvertita come centrale, hanno detto ma occorre lavorare sulla credibilità degli educatori, testimoni e non maestri. A loro viene richiesto un esercizio di umiltà, disinteresse e gratitudine. Chi educa non deve disporre delle persone, ma trasmettere la fede per attrazione». E poi una attenzione: alla famiglia, che ha bisogno di guide spirituali in grado di orientare il cammino. Trasfigurare. Il verbo dal significato più difficile, tra i cinque ambiti del Convegno. Su questo punto è intervenuto don Luciano Pelagatti, parroco della Pietà e responsabile dell ufficio liturgico diocesano. «Per far emergere la bellezza della fede e dell esser cristiano ha osservato il sacerdote si vivono alcune fatiche: si pecca di eccessivo attivismo e c è una frammentarietà della proposta pastorale. Occorre una liturgia che sia capace di introdurre al mistero. Stiamo attenti alle celebrazioni trionfali che spesso sono vuote. Eppure ha sottolineato anche da parte

14 dei giovani c è una forte domanda di spiritualità. Dobbiamo intercettarla». Un suggerimento: «centralità della domenica, sobrietà dei riti, la liturgia deve tornare ad essere gustata dai fedeli». Il 10 novembre, secondo giorno del Convegno ecclesiale di Firenze, per Prato è stato un momento speciale: la visita di Papa Francesco in città. È ancora forte l emozione per quell incontro ma ora, è tempo di riprendere a mente fredda le parole del Santo Padre, che meritano di essere meditate e approfondite. Nell incontro di lunedì 8 febbraio in palazzo vescovile, il vicario mons. Nedo Mannucci le ha ricordate sottolineando due di quello storico giorno: la preparazione corale dell evento, che ha messo insieme in modo fruttuoso le istituzioni cittadine, la bellezza del discorso di Francesco, pieno di speranza. «Il Papa ha scoperto Prato e ci ha indicato una strada», ha osservato il Vicario. E sulla visita di Francesco si è espresso anche Michele Del Campo, direttore di pastorale sociale, coordinatore nelle settimane precedenti il 10 novembre, della stesura di una lettera che il mondo del lavoro pratese ha indirizzato al Papa. «Abbiamo lanciato un idea che il Santo Padre ha fatto propria: quella dei patti di prossimità, una espressione usata dallo stesso Francesco», ha affermato Del Campo. «Non ce ne siamo dimenticati, è lo sforzo che faremo da adesso e nei prossimi mesi, torneremo a riunire le categorie produttive e sindacali per creare una filiera che produce valori prima ancora che risultati economici», ha concluso Del Campo. Giacomo Cocchi Da Toscana Oggi La Voce di Prato di domenica 14 febbraio 2016

15 Il Premio Santo Santo Stefano consegnato a tre eccellenze del distretto «Siamo spietati nella critica a noi stessi, e lo facciamo da sempre, ma allo stesso tempo noi pratesi siamo capaci di rimboccarci le maniche insieme per andare avanti». Lo ha sottolineato il Sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli intervenendo questa mattina, sabato 6 febbraio, alla cerimonia di consegna del Premio Santo Stefano L onorevole Giacomelli era l ospite d onore della sesta edizione del riconoscimento che la città di Prato dedica alle aziende che sanno eccellere nel rispetto delle regole e della concorrenza. «Il Governo che io qui rappresento ha detto il Sottosegretario è presente per portare l incoraggiamento del Premier e del Consiglio dei Ministri. A Roma non ci siamo dimenticati gli impegni espressi dal tavolo per Prato nel contrasto all illegalità che rilanciamo insieme alla riduzione degli oneri dell energia per internazionalizzare ancora di più le nostre aziende». Giacomelli ha voluto rassicurare la platea, davvero numerosa, dell auditorium della Camera di Commercio composta da tutte le autorità civili e militari della città, dai rappresentanti delle categorie economiche e sindacali, e naturalmente dai tre vincitori dello «Stefanino»: Filati Be.Mi.Va., Fratelli Bacciottini e Tenuta di Capezzana. Le Aziende premiate

16 Tanta emozione per i titolari e i dipendenti delle aziende che si sono aggiudicate il Premio, un opera in bronzo, sasso, plexiglass e oro realizzata dall artista pratese Gabriella Furlani. Sorpresa per questo riconoscimento la ditta tessile Be.Mi.Va., il cui nome è composto dai cognomi dei soci: Benesperi, Miliotti e Vannini, con quest ultimo, il fondatore dell impresa, il novantunenne Sergio presente alla cerimonia. «Siamo orgogliosi per questo Premio e ci spinge ad andare avanti, oggi che siamo giunti alla terza generazione», ha detto Marco Benesperi, e poi ha sottolineato: «siamo legati al nostro territorio, mai ci siamo fatti attirare dalle sirene della delocalizzazione». Sul palco per ritirare lo Stefanino sono saliti i fratelli Silvano e Aldemaro Bacciottini insieme ai propri figli. «Per noi, dopo 43 anni di attività e di duro lavoro, è un onore essere additati come esempio di imprenditori che hanno voglia di rischiare continuamente. Se siamo arrivati a questo risultato dobbiamo ringraziare dipendenti e collaboratori». Emozionato Vittorio Contini Bonacossi, figlio del Conte Ugo e

17 titolare insieme ai fratelli della Tenuta di Capezzana, la prima azienda del settore vincolo-oleario a ricevere il Premio Santo Stefano. «Spesso ha detto Vittorio siamo stati lodati per il vino e l olio ma è la prima volta che veniamo premiati per la nostra idea di lavoro, per il nostro team. Sono cose ti colpiscono al cuore. Ringraziamo i nostri genitori, scomparsi non molto tempo fa, per il segreto che ci hanno trasmesso: la nostra tradizione deve essere in continua evoluzione». Inoltre lo Stefanino arriva sul Montealbano Capezzana si trova a Seano in un periodo particolare: i 300 anni del riconoscimento della denominazione di origine del vino di Carmignano, voluta dai Medici nel Le parole del Comitato promotore I membri del Comitato promotore del Premio, intervenuti ad inizio cerimonia, hanno ricordato quanto sia importante ricordarsi di Prato, della città e del suo distretto, anche per le eccellenze, che vanno indicate ad esempio per tutti. «I veri protagonisti siete voi ha detto il presidente della Camera di Commercio Luca Giusti, che ha parlato per primo come padrone di casa, voi dimostrate il volto vero di Prato, che non è soltanto il piccolo spaccato che distorce la nostra immagine e non rappresenta l insieme». «Non ci nascondiamo di fronte ai problemi, mai lo abbiamo fatto e mai lo faremo ha detto il sindaco e presidente della Provincia Matteo Biffoni li vogliamo superare, ma oggi siamo qui per dimostrare che la città è soprattutto questo ha affermato indicando le aziende presenti imprese che

18 continuano a investire e innovare, generazioni che si susseguono portando il nome di Prato, e la sua qualità, nel mondo. Il lavoro ha concluso il Sindaco è lo scheletro sul quale Prato ha saputo e saprà cercare il proprio percorso virtuoso». Il vescovo Franco Agostinelli ha ricordato le parole del Papa in occasione della sua visita in città lo scorso 10 novembre: «Quello che viene premiato è il lavoro degno che ci portava ad esempio Francesco dal pulpito di Donatello, fondato sul rispetto e sull accoglienza dell altro. Non ci dimentichiamo mai che il lavoro è determinante per la vita delle persone, ne va della loro serenità. Io sto compiendo la visita pastorale e questo mi permette di incontrare molte aziende pratesi: non posso che plaudire alla grande capacità di intraprendenza e alla determinazione del vostro agire». La presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Fabia Romagnoli ha osservato come «Il Premio Santo Stefano sia diventato ormai un appuntamento importate per tutta la città, ci dà occasione di ritrovarci per riflettere sulla realtà del nostro territorio. Quello che stiamo vivendo ha aggiunto è un cambiamento di epoca, ce lo ricorda Papa Francesco, noi non dimentichiamoci di portare sempre avanti, nonostante tutto, i valori che fondano la nostra società civile. Lo Stefanino, ogni anno, ce lo ricorda». L intervento del Sottosegretario Antonello Giacomelli «Per me è una forte emozione, da pratese, essere qui con voi da membro del Governo ha detto l onorevole Antonello

19 Giacomelli questa mattina stiamo premiando l idea del lavoro e dello sviluppo contenute nella nostra Carta costituzionale. Quando in essa ci si riferisce alla funzione sociale dell impresa, parliamo di questo. L idea di non dimenticare il rapporto con il territorio e con la propria comunità è fondamentale, è il contrario del concetto di economia che uccide, come denuncia Papa Francesco». Poi un nuovo accenno alla crisi e alla delicata situazione che ha portato Prato agli onori della cronaca nazionale nel campo della criminalità. «Prato può uscire dalle difficoltà se non dimentica il suo significato profondo. Per quanto riguarda il Governo, lo dico io che sono pratese ma potrebbero confermarlo tutti i miei colleghi, vi assicuro che non lasceremo mai sole le nostre città nella gestione dei flussi migratori che tanto ne hanno stravolto il volto. Sono qui per attestare il primato che il territorio pratese ha nell affrontare difficoltà e crisi. Altre città afferma il Sottosegretario hanno gli stessi vostri problemi, se non di più, ma ci sono diversi modi per affrontarli. Qui c è una Chiesa che non ha mai fatto mancare la sua voce nelle questioni sociali, e non è una ingerenza. L Amministrazione comunale da par suo non si è mai tirata indietro, nemmeno su temi che non sono di sua stretta competenza. Questo dimostra volontà di collaborazione. Insieme alle forze dell ordine, sul versante illegalità, come Governo siamo pronti a intervenire. Se voi ci siete ha concluso Giacomelli guardando i presenti Prato costruirà una nuova stagione di sviluppo e progresso». Premio Santo Stefano, sabato

20 6 febbraio la cerimonia di premiazione Sesta edizione per lo «Stefanino d oro», il premio che la città di Prato riconosce alle sue aziende più virtuose. Dopo la proclamazione dei tre vincitori Fratelli Bacciottini, Filati Be.Mi.Va. e Tenuta di Capezzana è arrivato il giorno della premiazione. Anche quest anno la cerimonia avrà come cornice il salone della Camera di Commercio in via del Romito, l appuntamento è per questo sabato, 6 febbraio, alle ore 10,30. La cerimonia, aperta a tutti gli interessati, sarà condotta dalla giornalista Giulia Ghizzani. La mattinata di festa sarà visibile anche in diretta streaming sul sito tvprato.it. Questa mattina, giovedì 4 febbraio, il Comitato promotore del Premio, formato da Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, ha presentato alla stampa la cerimonia di premiazione. «Il Premio Santo Stefano conferma come Prato riesca ad eccellere in vari settori e non soltanto nel tessile ha detto il presidente della Camera di Commercio Luca Giusti, e questo avviene sia per la qualità del prodotto che per il modo con cui viene realizzato. È un bene che in un momento come questo, nel quale la città trasmette immagini che non la rappresentano, si riesca a far conoscere il nome di imprenditori pratesi che riescono a operare e ad eccellere in modo onesto».

21 Per la Diocesi era presente il vicario generale monsignor Nedo Mannucci: «lo Stefanino per noi è quanto mai importante perché ci aiuta a non distorcere l immagine della città. Le aziende che andremo a premiare sabato rappresentano il tessuto reale di Prato. Siamo a tre mesi dalla visita in città di Papa Francesco ha osservato il Vicario e proprio il Santo Padre dal pulpito ci ha richiamato al lavoro degno. Ecco, oggi possiamo ridestare la speranza mostrando e premiando coloro che si impegnano a rispettare l uomo con il lavoro». L assessore comunale allo sviluppo economico Daniela Toccafondi ha sottolineato come «una delle finalità del premio sia quella di porre l attenzione sugli elementi positivi del distretto. E ce ne sono eccome! Anche quest anno al Comitato sono arrivate 21 segnalazioni, tutte aziende meritevoli dello Stefanino, senza dimenticare gli altri nominativi segnalati nelle edizioni passate. Il nostro distretto ha concluso l Assessore non ha mai anteposto le regole del profitto alla valorizzazione della persona umana. Possiamo dirlo: a Prato c è il primato dell uomo sull economia». Per la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato era presente Paolo Sanesi: «Pur nelle difficoltà che sta incontrando in questo ultimo periodo, la Fondazione continua a sostenere il Premio e le sue finalità. Tra i nostri scopi c è proprio quello di mantenere il territorio a livelli alti e lo Stefanino va proprio in questa direzione». Presente Paola Tassi in rappresentanza della Provincia,

22 «quest anno sono premiate aziende del comprensorio pratese ha detto la Consigliera e ci fa piacere sottolineare come Prato intenda il suo distretto e il suo territorio in modo ampio, solo così potremo spaziare e avere occasioni di affermazione in vari settori, dal tessile all agricoltura». Alla conferenza stampa ha partecipato anche Vittorio Contini Bonacossi, titolare insieme ai suoi familiari della Tenuta di Capezzana, una delle tre aziende vincitrici del Premio. «Non appena saputa la notizia dello Stefanino abbiamo avuto una grande emozione ha commentato Contini Bonacossi nella storia della nostra attività abbiamo ricevuto molte attestazioni di merito, ma riguardavano tutte la qualità del nostro vino o dell olio, per la prima volta, e ci fa molto piacere, ci viene riconosciuta la serietà e l impegno nel lavoro. Ne siamo molto fieri». Le aziende vincitrici Ricordiamo le tre aziende che si sono aggiudicate il «Premio Santo Stefano» per la tenuta e il rilancio del lavoro a Prato. Si tratta di Fratelli Bacciottini, con sede a Montemurlo, azienda che ha competenze nella finitura post stampa ed è specializzata nella realizzazione di cabine sterili per la produzione di farmaci; la Filati Be.Mi.Va., che si trova a Capalle nel Comune di Campi Bisenzio, ma da oltre 50 anni è una delle protagoniste dell evoluzione del distretto tessile pratese e la Tenuta di Capezzana a Seano, nel Comune di Carmignano, una delle aziende vinicole più antiche della Toscana, la prima del settore ad essere insignita del Premio. I riconoscimenti saranno consegnati da monsignor Franco Agostinelli, dal sindaco Matteo Biffoni, dal presidente della Camera di Commercio Luca Giusti e dalla presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato Fabia Romagnoli.

23 Gli Stefanini Gli Stefanini di questa sesta edizione sono stati realizzati dall artista pratese Gabriella Furlani, già autrice dei premi in altre tre occasioni. Si tratta di opere esclusive, nelle quali sono raffigurati Santo Stefano, la palma e il sasso, simbolo del suo martirio ela Cintola della Madonna che avvolge il tutto come a proteggere lo sbocciare e la crescita del fiordaliso, fiore dello stemma della città di Prato e del suo territorio, con i suoi petali che ne fanno da base. L unione di materiali diversi, antichi e moderni, simboleggiano inoltre la necessità, per la crescita del lavoro nel nostro territorio, dell unione dei valori della «Coscienza, della Conoscenza e dell Innovazione», evidenziati anche nelle scritte presenti sui petali. Le quattro sculture, pezzi unici, sono stati realizzati dall artista con la tecnica della cera persa e fusi in bronzo nella Fonderia Salvadori di Pistoia, con l aggiunta di sasso di fiume Bisenzio e plexiglas. La foglia d oro a 22 carati, impreziosisce ed illumina le forme del Premio, chiamato anche per questo «Stefanino d oro». Le tre opere saranno consegnate ai vincitori ed una conservata dal Comitato promotore. Il Premio Santo Stefano Il Premio Santo Stefano è il riconoscimento istituito per valorizzare le aziende che si sono contraddistinte per la tenuta e il rilancio del lavoro a Prato. L iniziativa è

24 promossa da Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che hanno inteso sottolineare come la cultura e l operosità del distretto pratese è ancora capace di fare impresa in modo etico e rispettoso dei valori del lavoro e della concorrenza. L idea, lanciata nel 2010 da Giovanni Masi, il noto «cenciaiolo di Vergaio», venne raccolta subito dall allora vescovo Gastone Simoni che decise di estenderla alle istituzioni cittadine. Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato si sono fatti promotori del premio, chiamato amichevolmente «Stefanino d oro», alla stregua del famoso «Ambrogino» milanese. In sei edizioni il Premio è andato a 26 aziende del distretto produttivo di Prato. Di queste 17 sono del comparto tessile, mentre le altre sono impegnate in diversi settori: alimentare, edile, elettronica e hi-tech, cosmetico e meccanico. Il monastero delle monache di San Vincenzo ricorda Caterina de Ricci Subito dopo la sua morte, era già chiamata «la Santa di Prato». Caterina De Ricci, suora del Monastero di San Vincenzo, mistica domenicana vissuta tra il 1522 e il 1590, ha legato indissolubilmente il suo nome alla città in cui ha vissuto gran parte della vita. Tanto che dopo la sua canonizzazione, avvenuta nel 1746, il Comune di Prato la proclamò compratrona della città. Caterina morì il 2 febbraio del La Chiesa la ricorda ogni anno nei giorni seguenti e la festa liturgica è stata fissata per il giorno 4 (il 2

25 infatti è la festa della Presentazione al tempio di Gesù, nota come «Candelora»). Nel monastero e nella basilica di San Vincenzo il programma delle celebrazioni sta per entrare nel vivo. Sarà il vescovo, monsignor Franco Agostinelli, a presiedere la solenne concelebrazione eucaristica di giovedì 4 febbraio alle 17,30. Lo stesso giorno i membri del Serra club di Prato, come da tradizione, offriranno l olio per la lampada che arde ogni giorno davanti all urna che conserva il corpo incorrotto della Santa. I serrani, con questo gesto, vogliono invocare Caterina, perché interceda per il bene di tutti e in particolare per la città di Prato, con una speciale intenzione per le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. Quest anno inoltre la ricorrenza riveste un particolare significato perché coincide con la conclusione dell anno della vita consacrata indetto da Papa Francesco e con gli 800 anni di approvazione dell Ordine domenicano da parte di Papa Onorio III. Il Santo Padre ha concesso l indulgenza plenaria ai fedeli che parteciperanno alle celebrazioni giubilari in una chiesa o in una cappella della Famiglia domenicana, come la basilica di San Vincenzo Ferreri e Santa Caterina de Ricci. Tutti i giorni fino al 4 febbraio alle 7,30 si recitano le lodi e alle 17 sono in programma i vespri. Mentre alle 8, alle 10,30 e alle 17,30 viene celebrata la messa, presieduta a

26 turno da un sacerdote diocesano. La liturgia sarà animata dalle monache. Il Rettore del monastero e la comunità ringraziano, sin da ora, tutti coloro che vorranno condividere la gioia di questa festa partecipando alle celebrazioni. A Prato il Giubileo dei giornalisti in occasione del patrono San Francesco di Sales «Nel vostro lavoro ricercare la verità non è facile, ma è una decisione vitale, che deve segnare profondamente l esistenza di ciascuno e anche della società, perché sia più giusta, perché sia più onesta». È l invito che il vescovo Franco Agostinelli ha rivolto questa mattina, sabato 23 gennaio, ai giornalisti pratesi in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione. Nel suo messaggio mons. Agostinelli ha ripreso un passaggio del discorso pronunciato da Papa Francesco a Prato, in occasione della visita del pontefice in città lo scorso 10 novembre. «Le parole del Santo Padre erano rivolte a tutti ha detto il Vescovo durante la messa ma certamente possono riguardare da vicino il mestiere del giornalista, che quotidianamente ha il compito di raccontare il presente. Il mio augurio è che possiate sempre coniugare la verità con la bontà e la bellezza. Solo così una comunicazione può essere completa». Quest anno la ricorrenza, promossa dall Ufficio diocesano per

27 le Comunicazioni sociali, ha coinciso con l Anno Santo della Misericordia e così è stato lo stesso monsignor Agostinelli a definire il tradizionale appuntamento con la stampa come il «Giubileo dei giornalisti». La mattinata di festa è iniziata con una messa celebrata nella Cattedrale di Prato ed è proseguita con il pranzo al Seminario vescovile. Nella sua omelia il Vescovo ha voluto ringraziare i giornalisti per il grande lavoro svolto durante la visita del Papa in città: «Se le parole di Francesco hanno avuto risonanza nazionale e internazionale è stato grazie anche alla vostra opera, siete stati eco del suo bellissimo messaggio di incoraggiamento e di speranza. Un discorso che Prato deve ancora assimilare e che sarà al centro delle nostre riflessioni nei tempi a venire».

28 Infine monsignor Agostinelli ha voluto sottolineare un aspetto riguardante la comunicazione degli eventi ecclesiali da parte dei media. «Raccontare i fatti della Chiesa non è certamente più complicato che scrivere di politica o di cronaca ha osservato il Vescovo però i primi hanno un aspetto particolare che non dovreste mai dimenticare: quello della fede. Ricordatevi che la Chiesa, pur se una istituzione umana, ha una natura spirituale e il suo vissuto concreto, al di là delle gioie e degli errori che può commettere, va letto ponendosi sempre in quest ottica». A tutti i giornalisti presenti è stata regalata una copia dell enciclica «Laudato Sì» di Papa Francesco.

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