NVMISMATICA E SCIENZE AFFINI

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1 RIVISTA ITALIANA DI NVMISMATICA E SCIENZE AFFINI FONDATA DA SOLONE AMBROSOLI NEL 1888 EDITA DALLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA ONLUS - MILANO VOL. CXIV 2013 Estratto

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3 INDICE MATERIALI C. PERASSI, Numismatica insulare. Le monete delle zecche di Melita e di Gaulos della Collezione Nazionale Maltese...» 15 G. FUSCONI, Gli antiquiores romani della collezione Palagi conservati al Museo Civico Archeologico di Bologna...» 53 A. SACCOCCI, A. CONVENTI, Un denaro inedito di Verona a nome di Adalberto re d Italia ( )...» 81 S. SANTANGELO, Due ripostigli di tarì arabo-normanni dalla provincia di Ragusa: Spaccaforno e Modica » 97 SAGGI CRITICI P. VISONÀ, Out of Africa. The Movement of Coins of Massinissa and his Successors across the Mediterranean. Part one...» 119 M. CARDONE, Studio sulla frequenza delle emissioni provinciali augustee della penisola iberica sulle aste pubbliche on line...» 151 S. MARSURA, Monnayage et images féminines dans l Aquitaine romaine...» 167 L. DEL BASSO, L. ZAMBONI, Problematiche inerenti l introduzione del tipo della Fecunditas nella monetazione romana: il caso di Faustina Maggiore e il significato della maternità nella dinastia antonina...» 211 E. BULTRINI, Monetazione ed araldica nell ostentazione dell aristocrazia romana medievale (secoli XIII-XIV)...» 221

4 10 Indice L. GIANAZZA, R. GENOVESI, Falsari a Capiago nel 1493: un errore giudiziario contro alchimisti tedeschi?...» 239 S. PERFETTO, L officio di mastro di banca e un discorso intorno alli carichi et oblichi che teneno li regii officiali in la regia zecca dela moneta di questa città di Napoli (10 di iennaro 1584)...» 255 A. BERNARDELLI, Gettare monete nella Fontana di Trevi. Una tradizione straniera nata a Roma...» 275 A. MOSCA, Il grosso aquilino di Treviso e il suo stemmino: una nuova proposta di attribuzione...» 295 STORIOGRAFIA NUMISMATICA G. GIROLA, Francesco Vaccaro, un italiano di Asmara e le monete di Aksum...» 309 NOTE A. SAVIO, F. ROSSINI, I piombi di Tarso...» 325 V. CASAROTTO, Una rara bolla veneziana: note per la zecca di Venezia in età moderna...» 329 RECENSIONI A. CAVAGNA: Th. Faucher, M.-Ch. Marcellesi, O. Picard (éd. par), Nomisma. La circulation monétaire dans le monde grec antique...» 339 A. SAVIO: M. Asolati, Nummi Aenei Cyrenaici. Struttura e cronologia della monetazione bronzea cirenaica di età greca e romana (325 a.c.-180 d.c.)...» 352 G. GIROLA: La monetazione pugliese dall età classica al Medio Evo» 354 G. GORINI: S. Krmnicek, Münze und Geld im frührömischen Ostalpenraum. Studien zum Münzumlauf und zur Funktion von Münzgeld anhand der Funde und Befunde von Magdalensberg» 358 T. LUCCHELLI: D. Calomino, Nicopolis d Epiro. Nuovi studi sulla zecca e sulla produzione monetale...» 362 A. CAVAGNA: P. Josifovski, The Kuzmanović Collection. Stobi. Volume I...» 366

5 Indice 11 M. PÎSLARU: A. Cavagna, PROVINCIA DACIA. I conî...» 371 A. CRISÀ: S. Moorhead, A. Booth, R. Bland, The Frome Hoard» 375 V. DE PASCA: M. Asolati, Praestantia Nummorum. Temi e note di numismatica tardo antica e alto medievale...» 377 A. SAVIO: M. Chimienti, Guido Antonio Zanetti. Un numismatico all epoca dell Illuminismo...» 381 SEGNALAZIONI A. SAVIO: R. Pera (a cura di), Il significato delle immagini: numismatica, arte, filologia, storia...» 389 G. GIROLA: L. Villaronga, J. Benages, Ancient Coinage of the Iberian Peninsula...» 389 C. PERASSI: F. Schmidt-Dick, Typenatlas der römischen Reichsprägung von Augustus bis Aemilianus...» 390 G. GIROLA: A. Montagano, Monete italiane regionali. Firenze.» 394 T. LUCCHELLI: R.H. Ünal, M. Alram, S. Pfeiffer-Tas,, F. Krinzinger (a cura di), Der Münzschatz von Beçin...» 394 G. GIROLA: A. Modesti, M. Traina, Le medaglie e le monete che hanno fatto l Italia ( )...» 396 A. SACCOCCI: T. Kleisner, J. Boublík, Coins and Medals of the Emperor Francis Stephen of Lorraine...» 397 A. SACCOCCI: G. Esposito, Note sui luigini di Massa di Lunigiana. Tentativo di elenco delle monete da 8 bolognini di Alberico II Cybo Malaspina...» 398 NECROLOGIO C. CRI., Roberto Russo...» 403 ELENCO COLLABORATORI...» 405 ELENCO SOCI...» 407

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7 RIN 114 (2013) pp ALBERTO MOSCA IL GROSSO AQUILINO DI TREVISO E IL SUO STEMMINO: UNA NUOVA PROPOSTA DI ATTRIBUZIONE ( * ) Lo studio, dopo aver ripercorso brevemente il fenomeno dell imitazione padana del grosso aquilino di Merano, propone, sulla base di una nuova lettura delle fonti e di un confronto iconografico, di attribuire a Dusio Buzzaccarini lo stemma che appare sul grosso aquilino coniato nella zecca di Treviso sotto il vicario imperiale Enrico II di Gorizia. Lo studio propone quindi di datare alla fine del 1319, primi mesi del 1320, il tempo di coniazione del grosso aquilino. This paper sketches out the history of the imitations of the grosso aquilino of Merano coined in northern Italy. On the basis of a new interpretation of the available evidence and of an iconographic comparison, it is suggested that the author of the crest which appears on the grosso aquilino minted in Treviso under the imperial vicar Enrico II of Gorizia is Dusio Buzzaccarini. It is therefore argued that the grosso aquilino was minted at the end of 1319 or En ayant parcouru brièvement les étapes du phénomène de l imitation padane du grosso aquilino de Merano, cette étude propose, sur la base d une nouvelle lecture des sources et d une comparaison iconographique, d attribuer à Dusio Buzzaccarini le blason qui apparaît sur le grosso aquilino frappé dans l atelier de Trévise, sous le vicaire impérial Enrico II de Gorizia. Suite à cette analyse, nous proposons donc de dater la frappe du grosso aquilino à la fin du 1319 ou aux premiers mois du (*) Desidero porgere un sentito ringraziamento a Lorenzo Passera per la sua lettura critica di questo studio e per alcune utili indicazioni; ringrazio il prof. Andrea Saccocci per alcuni suggerimenti e per aver accettato la pubblicazione di questo studio; ringrazio inoltre Annalisa Andreolli, Gianmario Baldi, Luciano Borrelli, Carlo Alberto Faes, Gilberto Giacomoni, Elisa Podetti, Franco Rossi, Romina Zanon.

8 296 Alberto Mosca Tra il 1259 e il 1271 la zecca di Merano, con Mainardo e Alberto del Tirolo e di Gorizia, coniò una moneta grossa destinata ad essere protagonista sui mercati dell area trentino-tirolese e dell Italia settentrionale per oltre un cinquantennio. Sul diritto presentava la croce, al rovescio l aquila sveva; per questo la nuova emissione monetale prese il nome di aquilino ( 1 ). Essa faceva parte del sistema monetario veronese e aveva un valore di 20 denari ( 2 ). Il nuovo nominale conobbe una grande fortuna, dando corso ad una delle monete più importanti e diffuse del Medioevo europeo ( 3 ), invadendo e rivoluzionando i mercati dell area veneta: dagli anni settanta del XIII secolo, i ritrovamenti testimoniano la larga diffusione delle monete meranesi ( 4 ). Il successo commerciale dei grossi aquilini meranesi rappresenta una delle premesse per il verificarsi del fenomeno della sua imitazione da parte di alcune città padane che, come vedremo, avrà luogo nel corso della prima metà del Trecento, il particolarissimo fenomeno dell imitazione dell aquilino di Merano ( 5 ). Il contesto è quello del tentativo imperiale di ristabilire la propria autorità sulle città padane divise tra le fazioni guelfa e ghibellina: da qui si arrivò ad una sorta di adesione al ghibellinismo di molte città padane, che utilizzarono gli aquilini come simbolo di potere imperiale ( 6 ), ben rappresentata dalla presenza dell aquila sveva, che gli stessi conti del Tirolo avevano adottato per ribadire la loro vicinanza alla famiglia imperiale, con la quale erano imparentati. A questa spiegazione politica tuttavia, Andrea Saccocci ne affianca un altra, assai condivisibile, più tecnica e specifica: i grossi aquilini coniati da Treviso, Padova, Vicenza fungevano da mezzo di pagamento delle truppe tedesche che al seguito dei propri capitani in quel periodo operavano numerosissime per conto delle città venete di pianura ( 7 ). Una funzione che queste monete assolsero pienamente: sia per una popolarità e una fiducia affidate al loro aspetto legato, come detto, alle emissioni meranesi di un settantennio prima, sia per il loro appartenere al sistema monetario veronese. Partendo da questo contesto storico e numismatico, andiamo ora a esaminare più da vicino l emissione di Treviso (Tav. I, fig. 1) e in particolare il (1) In generale, si veda RIZZOLLI (2) Sul valore del grosso aquilino di Merano si veda RIZZOLLI 1991 e RIZZOLLI 1984; ma anche SACCOCCI 2004, pp (3) SACCOCCI 2004, p Sul tema si veda anche GRIERSON 1991, pp (4) SACCOCCI 2004, p. 84. (5) SACCOCCI 2004, p (6) SACCOCCI 2004, p. 114, che cita MURARI (7) SACCOCCI 2004, p. 114 e pp Una prova a conforto di questa tesi viene dall analisi dei ripostigli, che testimoniano come gli aquilini di imitazione circolassero soprattutto, insieme ai meranesi, nei territori dai quali le truppe provenivano, ovvero il Tirolo, la Stiria e la Carinzia.

9 Il grosso aquilino di Treviso e il suo stemmino: una nuova proposta di attribuzione 297 problema dell attribuzione dello stemma che contrassegna questo grosso aquilino, coniato sotto il vicariato di Enrico di Gorizia. Una questione da tempo dibattuta dagli studiosi. Il primo ad occuparsi del problema fu Quintilio Perini nel 1904, per il quale l aquilino di Treviso doveva portare lo stemma col leone rampante dei conti di Gorizia. Tuttavia, proseguiva Perini, dai numerosi aquilini che ebbi a mia disposizione per esaminarli, non mi fu però possibile rilevare l impronta dello scudetto ( 8 ). Oltre mezzo secolo dopo, è Ottorino Murari a tornare diffusamente sull argomento, dedicandovi nel 1972 ( 9 ) una monografia, parzialmente ripresa nel 1980 ( 10 ). Nel lavoro del 1972 Murari collocava l imitazione del grosso aquilino meranese fatta a Treviso con Enrico II conte di Gorizia tra il 1319 e il 1323, come la prima di una serie proseguita poi nel decennio [...] a Padova, a Vicenza ed a Mantova e successivamente a Verona dal 1329 e a Parma nel ( 11 ). Murari precisava inoltre che per Treviso si trattò di imitazione solo fino a un certo punto, potendosi considerare piuttosto la ripresa della coniazione da parte dei conti di Gorizia e del Tirolo di un loro tipo di moneta, quello che avevano coniato a Merano [...]. Per questo Murari parlava di [...] adattamento e di aggiornamento del conio alla nuova situazione venutasi a creare con il passaggio del comune di Treviso sotto il vicariato e sotto la signoria del conte di Gorizia ( 12 ). Si trattava perciò, come detto, di un tipo monetale conosciuto e gradito nel commercio e alla stessa soldatesca tedesca, caratterizzato dalla presenza dell aquila sveva, tale da essere poi imitato, seguendo Treviso, dalle città che coniarono il proprio grosso aquilino. Passando alla trattazione dello stemma che appare sull aquilino, Murari rilevava che tutto lascia supporre, come indicano anche i vari autori, che quello stemma dovrebbe essere quello del conte di Gorizia che era ad un tempo vicario ed anche signore, pur ammettendo trattarsi di una supposizione non confortata da elementi certi ( 13 ). Dopo aver segnalato come precedenti autori avessero descritto in modo incerto o contraddittorio quello stemmino, Murari pre- (8) PERINI 1981 [1904], p. 34. Qui Perini cita un decreto del 1 maggio 1322 dal quale si evince che il grosso di Treviso era già in circolazione. Inoltre, PERINI 1981 [1904], pp. 34 e 68. (9) MURARI 1972, pp (10) MURARI 1980, pp (11) MURARI 1972, p. 12. (12) MURARI 1972, p. 12. Questa tesi è stata ripresa da Saccocci che addirittura definisce il grosso aquilino di Treviso quasi una moneta di restituzione, probabilmente riadottata da Enrico perché ben si adattava al sistema monetario veronese, in vigore a Treviso (SACCOCCI 2004, pp , nota 38). (13) MURARI 1972, p. 14.

10 298 Alberto Mosca sentava le opinioni di Azzoni e di Lopez, che lo credevano austriaco, e quella di Perini citata in precedenza, notando inoltre come Schweitzer e il Corpus Nummorum Italicorum ricordassero lo stemma, ma senza descriverlo ( 14 ). È a questo punto che lo studioso veronese, dopo aver descritto lo stemma come partito, nel primo reticolato e nel secondo liscio, propone alcune ipotesi, inquadrando la questione tra una appartenenza a Enrico II di Gorizia o a qualche suo rappresentante in Treviso. Gli scudetti sugli aquilini delle altre città hanno stemmi che non sempre corrispondono a quelli del signore o del vicario. Così è infatti nei casi di Padova, Vicenza e Parma, mentre fanno eccezione Mantova e Verona, dove però i signori (rispettivamente Bonacolsi o Gonzaga, della Scala) erano effettivamente presenti in città. Per questo Murari concludeva che lo stemma raffigurato sull aquilino di Treviso poteva essere perciò anziché quello di Enrico II, quello di un suo rappresentante locale, come il podestà od il comandante delle truppe o altri ( 15 ). E proprio ad un podestà, titolare cioè di una magistratura cittadina, farò riferimento più avanti nel proporre un nome cui attribuire lo stemma. Murari non escludeva tuttavia potesse trattarsi di Beatrice, seconda moglie e dal 1323 vedova di Enrico e tutrice del piccolo erede Giovanni Enrico, succeduto al padre nella signoria su Treviso. In definitiva, Murari considerava il problema ancora aperto, proponendo ipotesi legate comunque all evoluzione dello stemma dei da Gorizia, ma ricordando pure un altro personaggio di grande influenza nella Treviso del tempo, Ugo di Duino, rappresentante in città di Enrico e governatore poi per conto della vedova e del giovane erede; Murari riconosceva tuttavia la netta diversità del suo stemma rispetto a quello dell aquilino ( 16 ). Da allora altri autori hanno affrontato, anche se nel contesto di altri studi, il problema di questa attribuzione; come Helmut Rizzolli, che nel 1991, all interno di un monumentale lavoro dedicato alla monetazione medievale tirolese, ha proposto alcune possibili soluzioni, senza raggiungere peraltro esiti risolutivi ( 17 ). Sono tre le piste battute da Rizzolli: una prima vede lo stemma come quello dei da Gorizia, ma rappresentato in una forma semplificata, con le sole bande rosso-argento che dovevano rappresentare i feudi friulani, die der Görzer von Treviso aus regierte ( 18 ); una seconda fa riferimento all antico stemma di Treviso, assegnando alla parte di smalto contras- (14) MURARI 1972, pp (15) MURARI 1972, p. 15. (16) MURARI 1972, pp (17) RIZZOLLI 1991, pp e in particolare pp (18) RIZZOLLI 1991, p. 228.

11 Il grosso aquilino di Treviso e il suo stemmino: una nuova proposta di attribuzione 299 segnata da una griglia fitta il corrispondente colore araldico nero o rosso; la terza lo lega alla signoria dei Collalto. Ripercorrendo una per una le tre ipotesi, nel primo caso è possibile notare che, come vedremo più avanti, la critica successiva (Passera, Saccocci) ha escluso che si possa trattare dello stemma dei da Gorizia; nel secondo caso, ci troveremmo di fronte ad un unicum poco probabile, dato che in tutte le emissioni di grossi aquilini riconducibili alla presenza di vicari o podestà imperiali, mai si trova lo stemma della città, il cui nome ricorre chiaramente nella legenda; nel terzo caso, lo scudo quadripartito dei Collalto rende improbabile la necessità di una tale semplificazione, al pari di una ipotizzata fusione tra gli stemmi dei Collalto e dei da Gorizia a seguito di matrimonio, dato che des Görzers erste Frau und die Gemahlin Rambaldos stammten beide aus dem in Treviso angesehenen Geschlecht der Camino ( 19 ). È da notare invece che, nel lasso di tempo che possiamo considerare essere quello di coniazione dell aquilino di Treviso, i Collalto, conti di Treviso, e in particolare Rambaldo, pur membro influente del Maggior Consiglio, non rivestono magistrature cittadine. Arriviamo così al 2004, quando Andrea Saccocci riprende e aggiorna un proprio lavoro del 1987 dedicato ad un altro grosso aquilino, quello allora inedito coniato a Padova sotto il vicario Ulrico di Pfannberg: a parte gli emblemi sugli aquilini di Padova scrive Saccocci sono stati identificati gli stemmi dei seguenti personaggi: Bailardino di Nogarola, podestà tra il 1320 e il 1329, a Vicenza; gli Scaligeri a Verona; i Gonzaga e probabilmente i Bonacolsi a Mantova; i da Correggio a Parma. L unico dubbio conclude Saccocci riguarda lo stemma di Treviso, che non è stato attribuito con certezza ( 20 ). In particolare è da sottolineare che Saccocci, riprendendo altri recenti studi centrati sulle emissioni monetali dei conti di Gorizia, arriva a concludere che quello rappresentato sull aquilino di Treviso non può essere lo stemma di Enrico II di Gorizia. Una attribuzione sostenuta dallo stesso Saccocci nel 1987 sulla base di confronti con le sue emissioni monetali per la Contea di Gorizia, tuttavia abbandonata proprio nel 2004 alla luce dello studio sulla monetazione goriziana pubblicato da Lorenzo Passera: la rivoluzione che [...] ha subìto la cronologia della monetazione goriziana ad opera del Passera riferisce Saccocci non ci consente più di sostenere tale ipotesi ( 21 ). Del problema non si accenna invece nella recente pubblicazione dedicata alle zecche italiane fino all Unità ( 22 ). (19) RIZZOLLI 1991, p (20) SACCOCCI 2004, p. 120, nota 6, ma anche SACCOCCI 1987, pp (21) SACCOCCI 2004, p. 120, nota 6; naturalmente si veda anche PASSERA 2004, pp (22) BAZZINI 2011, pp

12 300 Alberto Mosca Se come detto, appare chiaro che lo stemma non è quello dei da Gorizia, pur dando come assodato che la coniazione del grosso aquilino di Treviso avvenne sotto il vicariato di Enrico II di Gorizia ( 23 ), rimane insoluto il problema della sua assegnazione. Il ragionamento che lo vuole probabilmente attribuibile ad un casato che in qualche modo rappresentava l autorità di Enrico di Gorizia sulla città di Treviso è senz altro condivisibile, sull onda di quanto analogamente si è riscontrato per le emissioni di grossi aquilini a Padova, con gli stemmi dei vicari Ulrico di Walsee, di Engelmaro di Villanders e di Ulrico di Pfannberg; a Vicenza con quello del podestà Bailardino di Nogarola, rappresentante in città di Cangrande della Scala; a Mantova con la dibattuta attribuzione ai Gonzaga anziché ai Bonacolsi; a Verona con lo stemma di Alberto e Mastino della Scala e a Parma con quello dei da Correggio, anche in questo caso rappresentanti dell autorità degli Scaligeri. Lo spunto per la redazione di questo contributo viene dall analisi di due elementi nuovi, finora non evidenziati dalla storiografia, che combinati possono, a mio avviso, rappresentare una soluzione più che plausibile alla questione. Di notevole interesse è infatti una citazione che si trova all interno della monumentale opera che Guido Antonio Zanetti, storico e numismatico nato a Bassano del Grappa nel 1741 e morto a Venezia nel 1791, realizzò tra il 1775 e il 1789, raccogliendo scritti propri e di altri autori nei cinque volumi della Nuova raccolta delle monete e zecche d Italia. Più specificamente, è in uno degli scritti raccolti da Zanetti, quello di Rambaldo degli Azzoni Avogaro intitolato Trattato della zecca e delle monete ch ebbero corso in Trivigi fin tutto il secolo XIV, che troviamo resoconto dell elezione del podestà di Treviso avvenuta l 8 dicembre 1319, per cui [...] de consilio et consensu del vicario imperiale il conte Enrico, unanimiter et concorditer elegerunt nobilem et potentem virum dominum Duxium de Buzacarinis de Padua Potest. Civit. Tarvisii et Districtus etc. ( 24 ). Ecco un nome che mai appare nei lavori di Murari, che pure elenca alcuni detentori di cariche pubbliche nella Treviso di quegli anni, tanto da indicarli come possibili proprietari dello stemma che appare sul grosso aquilino, pur tuttavia senza escludere che alla fine esso fosse comunque attribuibile allo stesso Enrico di Gorizia. (23) Il vicariato di Enrico principiò nel giugno 1319 e terminò con la sua morte improvvisa, forse provocata proprio da Cangrande, avvenuta il 23 aprile (24) DEGLI AZZONI AVOGARO 1786, p Nella stessa opera (p.137) Azzoni descrive il grosso aquilino cercando di individuarne peso e valore, oltre a cercare di attribuire lo stemmino, senza successo dato il grado di conservazione insufficiente dell esemplare esaminato. La ricerca del documento di nomina del Buzzaccarini non ha dato finora buon esito.

13 Il grosso aquilino di Treviso e il suo stemmino: una nuova proposta di attribuzione 301 Il nome di Dusio (o Dugio) Buzzaccarini (anche Buzzacarini, Buzacarini, Buzzacarino), esponente di una tra le più eminenti famiglie padovane, è riferibile, dopo una breve ricerca araldica basata anche su testimonianze materiali coeve, ad uno stemma che ben si avvicina a quello che appare sull aquilino ( 25 ) (Tav. I, fig. 2). Si tratta appunto della versione più antica dello stemma Buzzaccarini, uno scudo partito d argento e di verde, con la bordura partita dell uno nell altro. Stemma che, in una forma semplificata come probabilmente era richiesta dalle piccole dimensioni del tondello, può essere quello che fa al caso nostro. Sempre in forza della necessità di semplificare uno stemma dalla tipologia senz altro elaborata, è possibile ricondurre il problema dell attribuzione dei colori: un verde assai scuro tendente al nero che potrebbe essere stato reso sulla moneta grazie ad una sorta di irregolare griglia fitta. Sotto questo profilo, è naturale e illuminante il confronto con lo stemma Buzzaccarini che appare nel polittico del Battistero di Padova ( 26 ) (Tav. II, figg. 3 e 4). L indicazione che viene da Azzoni è a mio avviso determinante: ad essa affianco quanto scrive un altro storico trevigiano, Giovanni Bonifacci, che nella sua storia di Treviso riferisce che il giugno 1320, nel contesto della lotta della città veneta contro le mire espansionistiche di Cangrande della Scala, [...] sopraggiunse in Trivigi il conte di Salemburgh con 800 cavalli, mandato da Ulrico signore di Valse, e ricevuto dal Conte di Gorizia, la seguente notte con le sue genti andò in Padova, accompagnato da Dugio Buzzaccarino, che essendo allora stato Podestà in Trivigi a casa se ne ritornava, al quale Manno de Beccatelli ( 27 ) Bolognese successe [...]. Si tratta di una nota che, prendendo per buona l ipotesi che Buzzaccarini sia il nostro uomo, ci permette di restringere e precisare il lasso temporale di coniazione del grosso aquilino di Treviso, collocandolo tra il dicembre 1319 e il giugno 1320: ciò contribuirebbe a spiegare la rarità che caratterizza queste emissioni. In generale, Dusio Buzzaccarini, esponente di una delle famiglie nobili (25) Sullo stemma Buzzaccarini si vedano RICOTTI BERTAGNONI 1948; SPRETI , p. 1279; MANNO , p Lo stemma si trova anche sul sito web (26) Sul polittico con la Madonna con Bambino in trono, storie della vita di san Giovanni Battista, storie della vita di Cristo, dottori della Chiesa e santi, in cui compaiono gli stemmi Buzzaccarini e da Carrara, si veda la recente tesi di laurea di Desiderà, Il polittico e poi Giusto de Menabuoi (DESIDERÀ ). (27) Si tratta della nobile e antica famiglia conosciuta anche con il nome di Beccadelli, protagonista della storia di Bologna. Un ramo si trasferì all inizio del Trecento in Sicilia. Lo stemma dei Beccadelli che ho potuto trovare è totalmente differente da quello che appare sull aquilino di Treviso.

14 302 Alberto Mosca più influenti di Padova, rappresenta senza dubbio un buon candidato per risolvere il problema dell attribuzione dello stemma. Fu podestà di Rovigo nel 1310 e di Bassano nel 1319 ( 28 ): della sua opera a Bassano ci dà ricordo Bonifacci quando ricorda la diligenza di Dugio Buzzaccarino podestà di quel luogo nell opporsi all invadenza di Cangrande ( 29 ). Del valore di Buzzaccarini riferiscono anche due autori seicenteschi: nel 1642 Giovan Pietro de Crescenzi Romani ricorda che Dugio Buzzaccarini governò la terra di Bassano e la città di Trivigi ( 30 ); Giacomo Salomoni nel 1696 rievoca i fatti del 1319, quando Cane non potendo ottenere Trivigi, rotta la pace coi Padovani [...] tentò con molti potenti Gibellini (che Guelfi erano dalla città cacciati) di prender Bassano; ma non riuscendoli per la deligenza di Dugio Buzzaccarini, che lo custodiva, si partì di nuovo all assedio di Padova ( 31 ). Sempre nel 1319 Buzzaccarini fa parte, insieme a Orlando Piazzola, di una delegazione di ambasciatori padovani che si reca a Treviso per chiedere aiuto contro Cangrande che assediava la città ( 32 ). Alla fine dello stesso anno, come detto in precedenza, sarebbe diventato podestà di Treviso, in un periodo convulso, segnato dalla lotta contro l espansionismo dei della Scala: si noti come la sua elezione avvenne de consilio et consensu del conte di Gorizia, su sua indicazione e con il suo consenso, segno di una perfetta intesa tra le autorità comunali e il vicario sul nome di Buzzaccarini. A Treviso, nel gennaio 1320 esortò i comandanti delle truppe tedesche presenti in città a marciare in soccorso di Padova minacciata dagli Scaligeri ( 33 ). Lo storico Pietro Zani nel 1823 riporta che Dugio Buzzacarino, padovano, era podestà in Trivigi nel 1320, e podestà di Bassano nel 1330 ( 34 ). Il 7 ottobre 1336 è infine ricordato come podestà di Verona per Alberto e Mastino della Scala. I Buzzaccarini vantavano un origine leggendaria dalla gens Vetulia e furono tra le famiglie che strenuamente difesero Padova dalla conquista veneziana dei primi anni del Quattrocento. Altra figura di spicco della famiglia fu Fina Buzzaccarini, nata nel 1324 e sposa di Francesco I da Carrara ( ), signore di Padova dal 1350 al 1388; fu Fina, nel 1375, che col marito commissionò a Giusto (28) VERCI , p Lo stesso autore lo dà eletto Sindico e Procuratore da Padovani per far la dedizione della Città al Conte di Gorizia (VERCI , p. 188). (29) BONIFACCI 1744, p Ho qui consultato l edizione del 1744, non la prima del (30) DE CRESCENZI ROMANI 1642, p (31) SALOMONI 1696, p. 9. (32) BONIFACCI 1744, p (33) HYDE 1966, p (34) ZANI 1823, p. 473.

15 Il grosso aquilino di Treviso e il suo stemmino: una nuova proposta di attribuzione 303 de Menabuoi gli splendidi affreschi del battistero di Padova. La nobildonna morì il 4 ottobre Quello di Dusio Buzzaccarini è un nome dunque che, alla luce di quanto esposto, stante la contestuale presenza di cariche pubbliche rivestite e le testimonianze araldiche qui esaminate, merita di essere quantomeno accostato agli altri già proposti nella annosa questione dello stemmino che appare sul grosso aquilino di Treviso, se non rappresentarne la soluzione più probabile; una soluzione che permette peraltro di restringere ai primi tempi del vicariato di Enrico II da Gorizia, (fine metà 1320) il periodo di coniazione del grosso aquilino trevigiano. Avremmo inoltre, per riprendere le parole di Murari, il primo esempio della sostituzione dello stemma del signore o del vicario sugli aquilini, con quello di altri personaggi di minore rilievo ( 35 ). Il Buzzaccarini infatti avrebbe a Treviso anticipato l esperienza di un altro podestà, Bailardino di Nogarola a Vicenza; inoltre, l emissione trevisana potrebbe essere considerata praticamente contemporanea a quella padovana del vicario imperiale Ulrico di Walsee, il quale mantenne il proprio ufficio, seguendo Saccocci, tra il gennaio 1320 e il novembre 1321, pur continuando la coniazione a suo nome fino al luglio 1324 ( 36 ). Ancora, anche in questo caso sarebbe stata la presenza stabile in città e l assunzione di magistrature cittadine la premessa giuridica che permetteva al rappresentante imperiale, nel caso di Treviso al vicario Enrico II di Gorizia, di battere i grossi aquilini ( 37 ). Infine, nel caso del grosso aquilino di Treviso, è possibile pensare che l accostamento dello stemma di un titolare di una carica comunale al nome del signore chiamato a proteggere la città in rappresentanza dell imperatore, potrebbe in fondo sottolineare con ancora più forza la coesistenza dei due poteri nel pieno rispetto delle prerogative di ognuno. (35) MURARI 1972, p. 18. (36) SACCOCCI 2004, pp (37) SACCOCCI 2004, pp Sul tema dei rapporti tra comune e vicari, si noti la diversa posizione di Matzke, che riconduce all esempio di Galeazzo Visconti, quale signore e vicario imperiale a Piacenza, una coniazione a proprio nome con l uso dell aquila: Altri signori scrive Matzke seguirono l esempio del potente signore milanese, anche se in forme diverse: gli Scaligeri di Verona, i Bonacolsi e i Gonzaga di Mantova, i vicari imperiali a Padova e i loro capitani [...], nonché Enrico II di Gorizia a Treviso che fecero battere grossi veronesi e aquilini con i loro segni e scudetti come allusione alla loro Signoria. Lo studioso riduce la valenza degli scudetti che caratterizzano queste emissioni: Questi segni e scudetti però somigliavano ancora molto ai segni degli ufficiali di zecca, e non mettevano abbastanza in evidenza la loro Signoria o il diritto alla monetazione (MATZKE 2011, p. 246).

16 304 Alberto Mosca BIBLIOGRAFIA BAZZINI M. 2011, La zecca di Treviso, inl.travaini (a cura di), Le zecche italiane fino all Unità, Roma, pp BONIFACCI G. 1744, Istoria di Trivigi, Venezia [si tratta della nuova edizione dell opera edita nel 1591] DE CRESCENZI ROMANI G.P. 1642, Corona della Nobiltà d Italia, ovvero compendio delle istorie delle famiglie illustri, Bologna DEGLI AZZONI AVOGARO R. 1786, Trattato della zecca e delle monete ch ebbero corso in Trivigi fin tutto il secolo XIV, ing.a. ZANETTI, Nuova raccolta delle monete e zecche d Italia, vol. 4, Bologna, pp DESIDERÀ G , Il polittico di Giusto de Menabuoi nel Battistero del duomo di Padova, tesi di laurea specialistica biennale, Università di Padova, facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea in Storia dell arte, rel. prof. Giovanna Valenzano, a.a. 2007/ 2008 GRIERSON PH. 1991, The coins of medieval Europe, London HYDE J.K. 1966, Padua in the age of Dante, Manchester MANNO A , Il patriziato subalpino, Torino MATZKE M. 2011, Il diritto monetario, in L. TRAVAINI (a cura di), Le zecche italiane fino all Unità, Roma, p. 246 MURARI O. 1972, Il grosso aquilino di Treviso ed il suo stemmino, Bollettino numismatico 9/ 1, pp MURARI O. 1980, Gli aquilini di tipo meranese delle zecche italiane, Quaderni ticinesi di numismatica e antichità classiche 9, pp PASSERA L. 2004, Le emissioni dei Conti di Gorizia: una nuova proposta cronologica, Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini 105, pp PERINI Q [1904], Le monete di Treviso, Rovereto [ed. or. 1904] RICOTTI BERTAGNONI A. (a cura di) 1948, Stemmi delle famiglie di Padova del secolo XVIII, Bassano del Grappa RIZZOLLI H. 1984, Das mittelalterliche Münzwesen im alttirolischen Raum, inh. MOSER, H. RIZZOLLI, H. TURSKY, Tiroler Münzbuch, Innsbruck, pp RIZZOLLI H. 1991, Münzgeschichte des alttirolischen Raumes im Mittelalter und corpus nummorum tirolensium mediaevalium 1. Die Münzstätten Brixen/Innsbruck, Trient, Lienz und Meran vor 1363, Bolzano SACCOCCI A. 1987, Un aquilino inedito della zecca di Padova, Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini 89, pp SACCOCCI A. 2004, Contributi di storia monetaria delle regioni adriatiche settentrionali. Secoli X- XV, Padova SALOMONI G. 1696, Agri Patavini Inscriptiones sacrae et prophanae, Padova SPIAZZI A.M. (a cura di) 1989, Giusto de Menabuoi nel battistero di Padova, Trieste SPRETI V , Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano VERCI G , Storia della marca trivigiana e veronese, Venezia ZANI P. 1823, Enciclopedia metodica critico-ragionata delle belle arti, vol. XIII, Parma.

17 Il grosso aquilino di Treviso e il suo stemmino: una nuova proposta di attribuzione 305 TAV. I FIG. 1 - Il grosso aquilino di Treviso. FIG. 2 - Il particolare dello stemma presente sul grosso aquilino di Treviso.

18 306 Alberto Mosca TAV. II FIG. 3 - Madonna con Bambino in trono, storie della vita di san Giovanni Battista, storie della vita di Cristo, dottori della Chiesa e santi. Padova, Battistero. Nel polittico compaiono gli stemmi Buzzaccarini e da Carrara. FIG. 4 - Il particolare dello stemma Buzzaccarini.

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