QUADERNI. del. Consiglio Superiore della Magistratura. I primi 50 anni delle donne in magistratura: quali prospettive per il futuro

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1 C.S.M. QUADERNI del Consiglio Superiore della Magistratura Anno Numero 162 I primi 50 anni delle donne in magistratura: quali prospettive per il futuro La violenza di genere nella società attuale Consiglio Superiore della Magistratura Sala delle Conferenze Roma, 4 luglio

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4 QUADERNI del Consiglio Superiore della Magistratura I primi 50 anni delle donne in magistratura: quali prospettive per il futuro La violenza di genere nella società attuale Consiglio Superiore della Magistratura Sala delle Conferenze Roma, 4 luglio 2013

5 QUADERNI DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA Anno 2014, Numero 162 Pubblicazione per l Ordine giudiziario a cura del Consiglio Superiore della Magistratura

6 PRESENTAZIONE

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8 Il presente volume dei Quaderni del Consiglio Superiore della Magistratura raccoglie gli atti del Convegno tenutosi a Roma, presso la sede consiliare, il 4 luglio 2013: una giornata di studio, arricchita dai contributi di insigni personalità ed articolata in una sessione mattutina, dal titolo I primi 50 anni delle donne in magistratura: quali prospettive per il futuro, ed in una sessione pomeridiana dedicata al tema La violenza di genere nella società attuale. Il Consiglio ha fortemente voluto promuovere questa occasione di confronto culturale, innanzitutto quale momento di celebrazione del cinquantenario delle donne in magistratura. Nel maggio 1963 fu, infatti, bandito il primo concorso aperto alla partecipazione femminile ed otto partecipanti risultarono vincitrici. La rievocazione di questo significativo momento storico ha offerto l occasione per approfondire il tema della discriminazione di genere, in una prospettiva di rinnovata consapevolezza sul ruolo delle donne e sui persistenti limiti che caratterizzano la dimensione femminile nell attuale contesto culturale, istituzionale e professionale. Gli illuminanti percorsi professionali individuali, illustrati in queste pagine, hanno consentito di acquisire nuove idealità e stimoli in ordine alla strada ancora da seguire in tema di differenze di genere, anche alla luce delle evidenti criticità del presente, quali le persistenti disparità di fatto, la presenza di modelli di riferimento declinati essenzialmente al maschile, la difficile individuazione di strumenti regolativi realmente calibrati in funzione della parità di genere. All interno di un analisi responsabile sulla questione di genere il Consiglio non ha inteso poi ignorare la terribile piaga della violenza sulle donne, quel drammatico fil rouge che sempre più accomuna gli episodi delittuosi di cronaca, tanto numerosi quanto efferati. Il dibattito svoltosi nella cornice consiliare ha costituito un prezioso stimolo per prendere atto che lo sfondo sub-culturale, che fa da humus per tali crimini, è l atavica convinzione, ancora radicata nel subconscio della società italiana, della sostanziale disparità fra i sessi e la conseguente affievolita percezione del disvalore insito in qualsiasi violazione dell integrità fisica e morale delle donne. Per altro verso, la progressiva emancipazione dell universo femminile e la sua giusta VII

9 rivendicazione di pari opportunità di affermazione e gratificazione personale, oggi disciplinata anche dal dato costituzionale, possono talora comportare, come inconcepibile effetto collaterale, una reazione, purtroppo molto spesso anche violenta, da parte di chi sente messo in discussione il proprio ingiustificato desiderio di potenza. La questione si palesa ancor più complessa nella odierna società multiculturale, con la quale occorre confrontarsi in conseguenza del progressivo mutamento del dato demografico, per la massiccia immigrazione da paesi in via di sviluppo. A tutto ciò non può rimanere indifferente il Consiglio Superiore, che da sempre interpreta il proprio ruolo ed assolve ai propri compiti istituzionali con sensibilità rivolta ai mutamenti socio-culturali e con attenzione costante alle tensioni, ai valori ed ai bisogni emergenti nel vissuto reale. In questo contesto, la scelta di pubblicare i risultati di questo importante evento, realizzato anche grazie all indispensabile contributo del Comitato Pari Opportunità in Magistratura e della Rete dei Comitati per le Pari Opportunità delle professioni legali, vuole offrire un apporto fattivo a sostegno del tema di genere, nella convinzione che l equilibrio delle identità costituisca un passaggio ineludibile, sia all interno che all esterno della Magistratura, verso il progresso e la crescita sociale del Paese. Giuseppina CASELLA Presidente della Rete dei Comitati per le Pari Opportunità delle professioni legali Paolo AURIEMMA Presidente p.t. del Comitato per le Pari Opportunità in magistratura VIII

10 INDICE GENERALE PARTE I I primi 50 anni delle donne in Magistratura: quali prospettive per il futuro INTRODUZIONE Giuseppina CASELLA Componente del Consiglio Superiore della Magistratura.... Pag. 5 INDIRIZZI DI SALUTO Annamaria CANCELLIERI Ministro della Giustizia Pag. 9 Michele VIETTI Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.. Pag. 15 Giorgio SANTACROCE Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione Pag. 19 Gianfranco CIANI Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione Pag. 23 IX

11 RELAZIONI Il contributo delle donne al governo autonomo della Magistratura Giuseppina CASELLA Pag. 29 Componente del Consiglio Superiore della Magistratura Il contributo delle donne al governo autonomo della Magistratura Giovanna DI ROSA Pag. 39 Componente del Consiglio Superiore della Magistratura L esperienza della prima donna Ministro della Giustizia Paola SEVERINO Pag. 45 Prorettore Vicario della LUISS Guido Carli Il principio di pari opportunità nella giurisprudenza costituzionale Marta CARTABIA Pag. 53 Giudice della Corte Costituzionale La giurisprudenza di legittimità in tema di discriminazione di genere e pari opportunità Giovanni AMOROSO Pag. 63 Consigliere della Corte Suprema di Cassazione Il vissuto di una donna magistrato nella cultura islamica Maria BASHIR Pag. 85 Procuratrice Generale di Herat Afghanistan PARTE II La violenza di genere nella società attuale INDIRIZZI DI SALUTO Laura BOLDRINI Presidente della Camera dei Deputati Pag. 93 X

12 Emma BONINO Ministro degli Affari Esteri Pag. 95 Paolo AURIEMMA Presidente pro tempore del Comitato per le pari opportunità in Magistratura Pag. 99 Introduzione TAVOLA ROTONDA Giuseppina CASELLA Componente del Consiglio Superiore della Magistratura.... Pag. 103 Giovanna DI ROSA Componente del Consiglio Superiore della Magistratura.... Pag. 107 Contributi Mara CARFAGNA Componente della Camera dei Deputati Pag. 111 Giulia BONGIORNO Avvocato Pag. 115 Maria MONTELEONE Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Roma Pag. 121 Carole Beebe TARANTELLI Psicoanalista Pag. 131 INTERVENTI TEMATICI La lunga strada della parità fra fatti, norme e principi giurisprudenziali Marilisa D AMICO Pag. 137 Professore ordinario di Diritto Costituzionale dell Università di Milano XI

13 Il contrasto penalistico alla violenza sulle donne Bartolomeo ROMANO Pag. 159 Componente del Consiglio Superiore della Magistratura Allegati: 1) Legge 9 febbraio 1963, n Pag ) Sentenza della Corte Costituzionale n. 33 del Pag ) Elaborazioni statistiche a cura di Giuseppina Casella, Maria Casola, Giovanna Di Rosa Pag. 179 Tabella A Situazione ruolo organico magistratura (aggiornata al 1 luglio 2013) Pag. 181 Tabella B Situazione analitica ruolo organico magistratura (aggiornata al 1 luglio 2013). Pag. 182 Tabella C Variazione percentuale presenza uomini/donne in magistratura Pag. 184 Tabella D Rapporto percentuale vincitori concorso in magistratura Pag. 185 Tabella E Variazione percentuale rapporto Tabella F uomini/donne: funzioni direttive Pag. 186 Variazione percentuale rapporto uomini/donne: funzioni semidirettive..... Pag. 187 Tabella G Rapporto percentuale nei Consigli Giudiziari Pag. 188 Tabella H Rapporto uomini/donne nella composizione delle Consiliature Pag. 189 Tabella I Tabella L Relatori agli incontri di studio: rapporto percentuale dal 1993 al Pag. 190 Incarichi internazionali: rapporto uomini/donne dal 1993 al Pag. 191 Tabella M Procedimenti disciplinari: rapporto uomini/donne dal 1993 al Pag. 192 XII

14 APPENDICE Materiale di studio e documentazione in formato elettronico a cura della dott.ssa Maria Casola Materiale di fonte consiliare Introduzione delle quote di risultato negli organismi rappresentativi (Risoluzione del 2 aprile 2014) Verifica sull attuazione delle direttive consiliari in materia di violenza intra-familiare negli uffici di procura e di tribunale (Risoluzione del 12 marzo 2014) Modifica al paragrafo III Sedi a copertura urgente della circolare n dell 8 giugno 2009 (Delibera del 20 febbraio 2014) Pubblicazione straordinaria dei posti vacanti di magistrati distrettuali (Delibera del 20 febbraio 2014) Quesito in ordine all applicazione della circolare sulla maternità (Risposta a quesito del 19 febbraio 2014) Protocollo d intesa a tutela della maternità e della paternità nell organizzazione delle attività giudiziarie e dei servizi amministrativi in relazione all esercizio della professione forense (Delibera del 23 ottobre 2013) Parere reso ai sensi dell art. 10 della legge n. 195 del 1958, sulle disposizioni del decreto-legge n. 93 del 2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 191 del 16 agosto 2013, avente ad oggetto Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province (Delibera del 10 ottobre 2013) Il part-time in magistratura (Risposta a quesito del 3 luglio 2013) Funzionalità dell attuale normativa primaria e secondaria relativa ai magistrati distrettuali (Delibera del 12 giugno 2013) XIII

15 Modalità di fruizione del congedo parentale (Delibera del 17 aprile 2013) Istituzione di parcheggi asserviti alla sosta di autovetture condotte da gestanti e da neomamme (Delibera del 6 febbraio 2013) Esclusione dalla designazione d ufficio all incarico di componenti delle commissioni per l esame di avvocato dei magistrati con prole di età inferiore ai tre anni di età (Risposta a quesito del 19 dicembre 2012) Costituzione di un tavolo tecnico per la soluzione delle questioni amministrative ed organizzative connesse alla realizzazione degli asili nido ovvero dei servizi integrativi all interno degli uffici giudiziari (Delibera del 12 dicembre 2012) Applicabilità della normativa in materia di aspettativa obbligatoria in caso di maternità dei giudici di pace (Delibera del 6 luglio 2011) Monitoraggio sullo stato di applicazione delle circolari sulla flessibilità della prestazione lavorativa nei primi tre anni di vita della prole (Delibera del 23 febbraio 2011) Criteri di utilizzo dei magistrati distrettuali. Coordinamento con l istituto delle tabelle infradistrettuali (Delibera del 30 luglio 2010) Costituzione di un Osservatorio permanente sui provvedimenti più significativi dei Comitati per le pari opportunità decentrati (Delibera del 27 luglio 2010) Riflessione sulle modalità organizzative del governo autonomo in ordine alla presenza delle donne negli organi di autogoverno e sulla conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze di cure (Risoluzione del 26 luglio 2010) Progetto di istituzione di asili nido aziendali presso gli Uffici giudiziari (Risoluzione del 26 luglio 2010) Facoltà per le donne magistrato con prole di età inferiore a tre anni di essere nominate componenti della Commissione per gli esami di avvocato (Risposta a quesito del 1 luglio 2010) XIV

16 Deposito della motivazione delle sentenze da parte del giudice onorario durante il periodo di congedo per maternità (Risposta a quesito del 3 giugno 2010) Criteri prioritari da seguire nell assegnazione del magistrato distrettuale in sostituzione di magistrati assenti per maternità (Risposta a quesito del 13 maggio 2010) Non designabilità di donne magistrato con prole inferiore ai tre anni quali componenti della Commissione per gli esami di Avvocato (Risposta a quesito del 4 febbraio 2010) Realizzazione di un protocollo da inviare ai vari Uffici giudiziari per adibire strutture immobiliari ad asili nido ovvero concludere convenzioni con enti che prestino un eguale servizio (Delibera del 28 luglio 2009) Delibera concernente la disciplina del magistrato distrettuale (Delibera del 23 luglio 2009) Iniziative per migliorare la risposta di giustizia nell ambito della violenza familiare (Delibera dell 8 luglio 2009) Istituzione del Comitato Pari Opportunità presso il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione (Delibera dell 11 febbraio 2009) Ammissibilità della rinunzia al posto all esito dell espletamento di concorso interno e possibilità di destinare un magistrato con prole inferiore a tre anni ad una sezione distaccata distante circa 100 Km. dal suo domicilio (Risposta a quesito dell 8 ottobre 2008) Riconoscimento dei punteggi aggiuntivi previsti dal par. X della circolare n /93 e succ.mod. Salvaguardia dell unità del nucleo familiare (Risposta a quesiti del 29 luglio 2008) Istituzione dei Comitati Pari Opportunità decentrati presso i Consigli giudiziari (Delibera del 9 aprile 2008) Osservazioni in merito ai criteri adottati per l assegnazione del lavoro (Delibera di Consiglio del 9 aprile 2008) XV

17 Osservazioni in merito ai criteri adottati per l assegnazione del lavoro (Risposta a quesito - Approvato dal C.p.o.m. nella seduta del 12 marzo 2008) Quesito in data 2 febbraio 2008 inerente all applicazione della Circolare sulla tutela della maternità negli Uffici di Procura (Delibera di Consiglio del 9 aprile 2008) Quesito inerente all applicazione della Circolare sulla tutela della maternità negli Uffici di Procura (Approvato dal Cpom, nella seduta del 12 marzo 2008) Partecipazione attiva e propositiva del Comitato per le Pari Opportunità in magistratura agli eventi relativi al anno europeo delle pari opportunità per tutti - Convegno a Roma il 22 maggio 2007 (Delibera del 18 luglio 2007) Valutazioni sulla disciplina del ricongiungimento ed avvicinamento familiare alla luce della Circolare sui trasferimenti (n del ) (Approvato dal C.P.O.M in data 19 luglio 2006) Quesito in ordine alle modalità di applicazione della circolare n. 160/1996 del e successive modifiche ai magistrati distrettuali (Delibera approvata nella seduta del 13 luglio 2006) Delimitazione delle competenze del Comitato per le Pari Opportunità in magistratura e del suo ufficio di presidenza, nonché definizione dei suoi poteri di proposta nei confronti della Sesta Commissione referente, anche mediante l introduzione di apposite norme nel Regolamento interno del Consiglio superiore della magistratura (Delibera del 15 dicembre 2005) Programma dell Unione europea in materia di parità tra donne e uomini: progetto presentato dal Comitato per le Pari Opportunità in magistratura sul tema Partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini al processo decisionale (Circolare n. P /2004 dell 11 giugno 2004 Deliberazione del 9 giugno 2004) Precisazioni in ordine alle modalità di fruizione frazionata dei congedi parentali (Delibera del 17 luglio 2003) XVI

18 Fruizione dei congedi parentali in caso di parto gemellare (Risposta a quesiti del 17 luglio 2003) Ricostituzione del Comitato per le Pari Opportunità in seno alla Sesta Commissione (Delibera del Consiglio superiore della magistratura del 6 novembre 2002) Questioni interpretative della normativa in materia di congedo parentale e congedo ordinario (Risposta a quesito del 17 luglio 2002) Assenze per maternità: modifiche conseguenti alla legge n. 53/2000 (Circolare n. P-24568/2000 del 4 dicembre Delibera 22 novembre 2000) Modalità di applicazione della normativa sui congedi parentali ex L. 8 marzo 2000, n. 53 e incidenza sul lavoro d ufficio (Risposta a quesito dell 8 novembre 2000) Assenza per maternità ed applicabilità dell art. 203 O.G. Esclusione della possibilità di porre fuori ruolo il magistrato interessato (Risposta a quesito del 22 aprile 1999) Magistrati in gravidanza o maternità - Problema dei magistrati in situazione di difficoltà per motivi familiari e di salute: ricadute sull organizzazione interna degli uffici giudiziari (Circolare n. 160/96 del 10 aprile 1996 modificata con circolare n P del 6 marzo 1998) Azioni positive per la realizzazione del principio di uguaglianza tra i sessi. Istituzione di un Comitato di studio (Delibera del Consiglio superiore della magistratura del 22 ottobre 1992) XVII

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20 PARTE I I primi 50 anni delle donne in magistratura: quali prospettive per il futuro

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22 INTRODUZIONE

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24 Giuseppina CASELLA Componente del Consiglio Superiore della Magistratura Rivolgo innanzitutto un caloroso benvenuto ed un cordiale saluto alle Autorità presenti, che sono veramente tante, e a tutti i partecipanti. Come componente del CSM e, soprattutto, come donna sono particolarmente contenta di aprire i lavori di questo convegno che il CPOM ha organizzato per celebrare i primi 50 anni delle donne in magistratura e per esaminare il delicato tema della violenza di genere nella società attuale. L Ordinamento Giudiziario del 1941 richiedeva, per essere magistrato, l appartenenza al sesso maschile; fu la legge n. 66 del 1963, approvata a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 33 del 1960, a stabilire l accesso delle donne a tutte le cariche ed impieghi pubblici, ivi compresa la magistratura. Cinquant anni fa iniziava, così, una storia paradigmatica, ancora in pieno svolgimento, e della quale tutti dobbiamo sentirci protagonisti. La storia della donna in Magistratura è, in verità, la storia della donna comune dell ultimo cinquantennio, che si caratterizza, inizialmente, per il superamento del retrogrado pregiudizio dell inferiorità morale, culturale e giuridica del genere femminile (pregiudizio che, ad esempio, giustificava all epoca il delitto d onore e rendeva punibile con la reclusione il solo adulterio della donna) e, successivamente, per l affermazione dell eguaglianza formale tra l uomo e la donna. Oggi, però, si tratta di dare effettività al principio di parità mediante la realizzazione di una vera e propria eguaglianza sostanziale, sempre più ineludibile anche alla luce del nuovo testo dell art. 51 Cost. Gli illuminanti percorsi professionali individuali che saranno illustrati, tra gli altri, da Paola Severino e da Maria Bashir offriranno l opportunità per acquisire nuove idealità e stimoli in ordine alla strada ancora da seguire in tema di differenze di genere, anche alla luce delle evidenti criticità del presente, quali le persistenti disparità di fatto, la presenza di modelli di riferimento declinati essenzialmente al maschile, la difficile individuazione di strumenti regolativi realmente calibrati in funzione della parità di genere. 5

25 Ma un qualsiasi ragionamento responsabile sulla differenza di genere non può prescindere, oggi, dal drammatico tema della violenza sulle donne: questione che è restituita a cruciale attualità, se non addirittura all emergenza, dai frequentissimi episodi di cronaca. La cornice consiliare sarà, dunque, oggi una sede privilegiata per riflettere criticamente su come le donne, protagoniste nell attuale vita istituzionale del Paese, stiano interpretando il loro impegno pubblico e per aprire uno spazio di ragionamento sulle cause più profonde della disfunzione del sistema e sulle necessarie risposte al dramma della violenza di genere. 6

26 INDIRIZZI DI SALUTO

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28 Annamaria CANCELLIERI Ministro della Giustizia Signor Vice Presidente, Signori Consiglieri, Autorità, Signore e Signori Magistrati, ringrazio il Consiglio Superiore, in particolare la Sesta Commissione, e il Comitato delle Pari Opportunità, per aver organizzato questa giornata di approfondimento del ruolo delle donne magistrato oggi in Italia. Una storia cominciata più di mezzo secolo fa da una donna che voleva fare il prefetto. E, permettetemi questo piccolo accenno personale, trovo singolare e piacevole la coincidenza che io, donna e prefetto, sia chiamata a celebrare questa ricorrenza così importante. Fu, infatti, una giovane aspirante prefetto, Rosa Oliva, esclusa dal concorso proprio perché donna, a sollecitare la nota sentenza della Corte Costituzionale (la n. 33 del 1960) che aprì la strada alle donne nelle carriere pubbliche. Oggi, 50 anni dopo la modifica legislativa che fu fatta a seguito di quella sentenza, sono orgogliosa di poter celebrare il primo mezzo secolo di magistratura al femminile. Proprio la mia presenza in veste di Ministro della Giustizia, forse, dà la misura di quanta strada sia stata fatta in questo mezzo secolo. La donna «è fatua, è leggera, è superficiale, emotiva, passionale, impulsiva, testardetta anzichenò, approssimativa sempre, negata quasi sempre alla logica e quindi inadatta a valutare obiettivamente, serenamente, saggiamente, nella loro giusta portata i delitti e i delinquenti», diceva Eutimio Ranelletti, esimio presidente onorario della Corte di Cassazione, in un suo pamphlet del 1957, dal titolo esplicativo: La donna giudice ovverosia la Grazia contro la Giustizia. E del resto in quegli anni un tale modo di pensare doveva essere piuttosto comune. Basta guardare le opinioni espresse dai nostri padri costituenti sulla questione per averne piena contezza. Per alcuni era la «prevalenza che nelle donne ha il sentimento sul raziocinio, mentre nella risoluzione delle controversie deve prevalere il raziocinio sul sentimento». Per altri era una questione di resistenza fisica, mentre per altri ancora era un problema riguardante il «complesso anatomo-fisiologico della donna» che la rendeva inadatta a giudicare. 9

29 Neppure menti di spicco, giuristi raffinati furono esentati dal pregiudizio. Il grande penalista Giuseppe Bettiol, pur così avanzato nel suo pensiero ad esempio in materia di colpevolezza, argomentò contro le donne magistrato sulla base di una sottile quanto effimera distinzione tra emotività profonda degli uomini e commozione superficiale delle donne. Ed infine, per chiudere, così si esprimeva uno degli uomini politici più importanti della storia repubblicana, grande avvocato ed insigne giurista, Giovanni Leone: «negli alti gradi della magistratura, dove bisogna arrivare alla rarefazione del tecnicismo, è da ritenere che solo gli uomini possano mantenere quell equilibrio di preparazione che più corrisponde per tradizione a queste funzioni». Tanto che la nostra Costituzione, pur essendo tra le più avanzate al mondo, non si pronunciò espressamente sul tema dell ingresso delle donne in magistratura, delegando la questione al legislatore ordinario. Del resto, essa fu emanata in un momento storico difficile, in cui un nuovo ordine si affacciava, dovendosi però ancora scontrare con antichi pregiudizi, difficili da sradicare. Non si riuscì a pervenire ad un pieno superamento di quei pregiudizi, ma fu gettato il seme per quel percorso di emancipazione femminile che oggi ci ha portato fin qui. Come non ricordare, infatti, che proprio l Assemblea Costituente fu il primo organo democratico al quale le donne poterono partecipare attivamente. Ma già leggendo tutte le discussioni che furono fatte in seno a quell Assemblea, ad esempio nelle posizioni di Calamandrei o di Salerno, di Gullo o di Mancini, ci si può rendere conto che il mutamento di vedute e dunque l ingresso delle donne anche nelle carriere dalle quali la legge del 1919 le escludeva, sarebbe avvenuto di lì a poco. In fin dei conti, segnale di ciò fu proprio il non liquet che infine fu espresso nella formula ambigua dell articolo 51 («Tutti i cittadini dell uno e dell altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge»), che non pronunciandosi né esplicitamente a favore, ma neppure espressamente contro, consentì alla Corte Costituzionale nel 1960 di applicare pienamente il principio di uguaglianza sancito nell articolo 3, ancora una volta a riprova della apertura al futuro del nostro testo costituzionale. Certo, è vero che ci vollero ben 15 anni, la pronuncia della Corte Costituzionale e l appassionata difesa di un grande costituzionalista come Costantino Mortati, che dinanzi alla Corte rappresentò Rosa Oliva, affinché questo potesse accadere e questo la dice lunga su quan- 10

30 to fosse radicato il pregiudizio di genere nella cultura sociale e giuridica dell epoca. Oggi la percentuale di ragazze che si laurea brillantemente in giurisprudenza e che supera brillantemente il concorso per divenire magistrato, che oramai da alcuni anni ha oltrepassato la soglia del 50%, dimostra quanto si sbagliasse Giovanni Leone nel ritenere che le donne fossero inadatte al tecnicismo giuridico. Proprio la formula del concorso pubblico, anonimo ed imparziale, dimostra che quando a contare è il merito, l intelligenza, l impegno, la dedizione, il valore delle donne emerge in tutta la sua portata. Ed ancora i molti giudici donna, che ogni giorno affrontano i casi più spinosi e delicati, dimostrano quanto fossero in errore anche tutti coloro che ritenevano, per le ragioni più assurde, che esse non potessero svolgere la funzione giudicante. Ma non è solo una questione di numeri, non è solo il fatto che le donne ci sono e diventeranno maggioranza nel giro di pochi anni. È soprattutto il fatto che dobbiamo oramai riconoscere che il loro ingresso nella magistratura ha contribuito alla sua evoluzione. Per avere di nuovo un idea di quanto le cose siano cambiate, basta rileggere le parole di Villabruna, altro padre costituente: «non credo che vi sia alcuna Carta costituzionale che possa compiere un tale miracolo, se pure si trattasse di un miracolo: che riesca a portare sullo stesso piano la mentalità degli uomini e quella delle donne. Le donne e non credo con questo di recare offesa al sesso gentile [...] hanno un modo di sentire, un modo di vedere, un modo di ragionare, un modo di giudicare che molto spesso non si concilia con quello degli uomini. E allora, il giorno in cui avrete affidato l amministrazione della giustizia ad un corpo giudiziario misto, che cosa avrete ottenuto? Avrete portato nel sacro tempio della giustizia un elemento di più di confusione, di dissonanza, di contrasto». Ebbene, Fernanda Contri, la prima donna a ricoprire il ruolo di giudice costituzionale, nel 2001 fu relatrice di una pronuncia della Consulta in materia di composizione dei collegi del Tribunale dei minorenni, nella quale si riconobbe esplicitamente che la presenza di giudici di sessi diversi all interno dei collegi è in grado di apportare un «peculiare contributo di esperienza e di sensibilità proprie del sesso di appartenenza» e quindi di «assicurare che le decisioni [ ] siano adottate con apporti di carattere scientifico e, al tempo stesso, con una completa proposizione di prospettive e di analisi». Dunque, quel che sembrava confusione, dissonanza, contrasto, è divenuto peculiarità, pluralismo di vedute ed esaltazione della diversità. 11

31 Come a dire che in qualche modo come è caduto il dogma illuministico del giudice mera bocca della legge, allo stesso modo sta cadendo il dogma contemporaneo del giudice neutro, figura asettica, confinata nelle tecnicaglie dei meccanismi normativi. Il giudice è invece una persona chiamata ad interpretare la realtà secondo l ottica del diritto ed in questo senso è terzo ed imparziale. In quest ottica, l essere donna, come già da prima l essere uomo, diventa parte integrante dell essere giudice, elemento avente piena cittadinanza nel sistema. Questo, però, non vuol dire che quegli antichi pregiudizi siano stati sradicati del tutto. Esistono ancora dei soffitti di cristallo, come afferma la Commissione Europea per l Efficienza della Giustizia (CEPEJ) nell ultimo rapporto sullo stato dei sistemi giudiziari nei Paesi europei del Barriere che in Italia ancora dividono uomini e donne che affrontano la carriera giudiziaria. I dati pubblicati nel rapporto del resto lo confermano. L Italia, con il 48%, è nella media europea per la percentuale di magistrati donna sul totale. Ma la posizione del nostro sistema giudiziario precipita al trentaquattresimo posto, quando si rileva il numero di donne chiamate a ricoprire incarichi direttivi: a fronte di una media europea del 32%, il nostro Paese non supera il 13%. Questo forse deve portarci a riflettere sul fatto che esista ancora un comune sentire che in qualche misura impedisce alle donne di raggiungere incarichi di vertice. Come spesso accade quando si tratta di questioni di genere, sono indotta a pensare che sia un problema innanzitutto culturale. E forse a riflettersi anche nella magistratura è quello stesso ritardo culturale che ancora si ostina a non vedere le donne partecipi attive della società civile, per lo meno non quanto gli uomini. Senz altro un qualche ruolo è giocato dal fatto che a volte la donna, più dell uomo, vive l amministrazione della giustizia come servizio reso [piuttosto che come esercizio di potere] e questo rende meno essenziale il raggiungimento di posti più in alto nella carriera. Ma probabilmente è anche l idea, radicata, che espresse Romano in seno all Assemblea Costituente: «la donna deve rimanere regina della casa, più la si allontana dalla famiglia, più questa si sgretola». Si tratta di un modo di vedere la figura femminile, una visione di sé che spesso appartiene alle stesse donne, che le porta a rinunciare esse stesse a più alte ambizioni. Le donne, allora, devono ancor più dimostrare che l una cosa non esclude l altra. È evidente che questo comporta uno sforzo organizza- 12

32 tivo, di sacrificio maggiore rispetto a quello di un uomo. Ma ne vale la pena, ne è arricchita la società tutta. È un bene che questo sia oramai divenuto un problema avvertito, posto all attenzione delle istituzioni nazionali ed internazionali. Ma forse è ancora più un bene che per le nuove generazioni di donne che affrontano la carriera di magistrato, di prefetto, di avvocato, quello dell essere donna non sia affatto un problema, ma una caratteristica, naturale, da vivere con serenità. Forse, mantenendo intatta questa loro fiducia nelle proprie capacità, finalmente verranno rotte quelle barriere trasparenti che impediscono di arrivare fino in cima. Con il loro ed il nostro impegno sono convinta che si tratti di un obiettivo raggiungibile non in un tempo lontano ma nel futuro prossimo. I lavori di questo convegno, ne sono certa, potranno aiutarci a compiere un altro passo importante nella giusta direzione. 13

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34 Michele VIETTI Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Sono molto contento di portare il saluto del Consiglio superiore a questo bel convegno, organizzato dal Comitato per le pari opportunità e dalle nostre due consigliere Giuseppina Casella e Giovanna Di Rosa, che hanno profuso un grande impegno e una grande passione ottenendo un ottimo risultato. Questa sala offre un bellissimo colpo d occhio credo che sia la prima volta in cui è a larghissima presenza femminile ed è una grande soddisfazione potervi salutare, in particolare le illustri relatrici sia della sessione del mattino che del pomeriggio, la cui presenza già di per sé rappresenta una sorta di tableau vivant rappresentativo: la vita di queste donne che interverranno, il loro impegno nelle istituzioni, il servizio reso con grande capacità testimoniano l indispensabilità della componente rosa nelle realtà professionali, sociali ed istituzionali, e ne offrono una prova storica diretta, qui ed ora. Il tema di genere rappresenta a tutt oggi, in magistratura così come nel resto dell ordinamento, evidenti criticità. Questo momento di bilancio che il convegno offre, sollecitato dalla celebrazione del cinquantenario dell ingresso delle donne in magistratura, sarà certamente uno stimolo per una rinnovata consapevolezza sul tema e per riflettere sugli strumenti migliorativi da adottare. Il filo rosso della questione femminile è sempre stato il controverso ed instabile equilibrio tra eguaglianza e diseguaglianza, tra regole uniformi e diritto diseguale, il tutto come conseguenza della mutevolezza e della complessità dell identità di genere. Tra le tappe fondamentali di questa risalente dinamica dualistica va annoverata la già ricordata e ormai cinquantenne legge n. 66 del 9 febbraio 1963, scaturita dalla spinta giurisprudenziale, che ha consentito come il Ministro ha appena ricordato accesso delle donne a tutte le cariche pubbliche. Questo oggi sembra un approdo scontato, doveroso. Ma ancora tra i nostri Padri costituenti vi era chi opinava in senso contrario. Non voglio aggiungere altre citazioni alle molte che ha fatto il Ministro perché non vorrei contribuire ad un rinfocolarsi del pregiudizio. Mi limito ad attribuire la paternità di una delle frasi che il Ministro ha richiamato, quello che riguardava il complesso anatomo-fisiologico, per cui la donna non può giudicare : la frase è dell on. Codacci. 15

35 Poi, per oltre un ventennio, la questione di genere in qualche modo rimane silente, questo sia perché la componente numerica delle toghe rosa era modesta, sia perché, culturalmente, le donne si sono forse impegnate più ad omologarsi all unico modello professionale sostenibile invece che ad affermare un autonoma soggettività di genere. Solo nel momento in cui si è venuta esprimendo, culturalmente e socialmente, un identità sessuale di genere, è nata l autonoma categoria del lavoro femminile. Il primo approccio della legislazione al femminile ha tuttavia considerato la componente rosa come una sorta di posta negativa del sistema. La prima attività normativa infatti si è tradotta in un diritto diseguale di tipo compensativo, ritenuto lo strumento indispensabile per rimuovere le disparità tra lavoratori e lavoratrici. Diversa, rispetto a questa impostazione, è la legge n. 125 del 1991, che per la prima volta detta le azioni positive per la realizzazione della parità sul lavoro attraverso la realizzazione di un modello bidirezionale, allo stesso tempo paritario e uni-protettivo. Il Consiglio Superiore, in epoca non sospetta, ha recepito questa novità attivando una politica giudiziaria improntata alla cultura di genere. Dagli anni 90 è iniziata una nuova stagione regolativa, quella delle azioni positive, contrassegnata dall apporto fornito dal Comitato Pari Opportunità in Magistratura, promotore di tante meritorie forme di intervento. Oggi la tutela della donna magistrato appartiene strutturalmente al regime tabellare e risulta ormai metabolizzata nell organizzazione degli uffici e nell applicazione degli strumenti di tutela del personale della magistratura. Nell ultima consiliatura si è lavorato per migliorare il sistema di flessibilizzazione del lavoro del magistrato madre; è stata affinata l attività sostitutiva garantita dai magistrati distrettuali; si sono velocizzati percorsi regolativi su temi di quotidiano rilievo, come gli asili nido aziendali. La criticità che rimane da affrontare oggi è certamente quella della scarsa presenza della componente femminile nei centri decisionali e nelle posizioni di vertice. Per un verso ci si rende conto che le donne, quanto più si sentono preparate, motivate ed impegnate nella vita professionale, tanto più avvertono un istintiva repulsione per sistemi normativi di garanzia del risultato, quella sorta di prêt à porter che sono le quote che, troppo 16

36 spesso, sviliscono le professionalità perché hanno, per chi dovrebbe giovarsene, il sapore del privilegio. Per altro verso, l ordinamento non può permettersi di perdere risorse preziose e, ben al di là di battaglie ideologiche o di settore, questo va visto nella focale prospettiva del buon andamento dell Amministrazione e dell imparzialità, cioè di quei valori che sono costituzionalmente garantiti. Su questa falsariga, tutte le istituzioni debbono aggiornare i propri meccanismi di selezione, adattandoli ai peculiari soggetti in concorrenza. Mi auguro che siano presto maturi i tempi per soluzioni di normale competitività, dove il parametro valutativo sia tarato su un modello più ricco e completo di magistrato, che assommi in sé il meglio dei contributi dei due generi che lo compongono. La reale praticabilità di un disegno così moderno impone, però, un metodo condiviso. Non di rado, invece, il dibattito sulle pari opportunità vede quasi esclusivamente partecipi le donne l occasione odierna, per la verità, rappresenta una felice ed apprezzata smentita di questo approccio quasi che si tratti di un problema che le donne devono risolversi da sole, perché solo le riguarda. Il che, chiaramente, non è. Consentitemi un accenno soltanto all altro tema del dibattito odierno: la violenza sulle donne. I dati di cronaca sono evidenti e drammatici; rimane da tentare un interpretazione del fenomeno. La già rilevata storica diseguaglianza tra i sessi credo che non sia sufficiente a spiegare una cifra criminale così cospicua. Tanto meno si possono evocare preconcetti o arretratezze culturali tenendo conto che il prototipo del femminicida è, di solito, un uomo collocato su un gradino medio della scala sociale. In realtà, questa ondata di orrore di genere credo scaturisca proprio dalla crisi culturale e morale dei giorni nostri, in una società caratterizzata da ruoli sempre più instabili e da dinamiche fortemente destabilizzanti. Quella stessa crescita di identità del genere femminile, proiettando nell immaginario collettivo l idea di una donna autonoma e forte, rischia in qualche caso di mettere in crisi la soggettività maschile. È la inconsistente, ma pur serpeggiante paura di cui fu antesignano Catone il censore, quando ammoniva appena le donne avranno cominciato ad essere vostre eguali, esse saranno vostre superiori. 17

37 Nuove forme di insicurezza e fragilità finiscono spesso per infettare sentimenti e relazioni, inducendo impulsi di ritorsione e di rabbia. Tutto questo si inserisce, ovviamente, in una cornice più ampia di crisi dei valori e di frantumazione del modello di famiglia tradizionale, senza contare l insufficienza dei servizi di supporto alla persona ed alla famiglia e l evanescenza della rete protettiva, che dovrebbe essere propria di un sistema efficiente di solidarietà sociale. La magistratura, dal canto suo, si è mostrata da tempo sensibile a questa allarmante realtà, tanto da intraprendere varie iniziative per migliorare la risposta di giustizia nell ambito della violenza familiare e favorire anche un confronto sempre più approfondito al suo interno su questo tema. Diversi uffici di Procura hanno predisposto modelli d intesa con soggetti istituzionali e privati. Alcuni uffici hanno pubblicato lineeguida di consultazione semplice per accedere alle possibilità offerte dal sistema giudiziario per chi soffra atti di violenza abituale. Occorre però che tutte le Istituzioni, non solo la magistratura, si facciano interpreti di un diverso modello sociale, fondato su politiche di conciliazione ben integrate, mirate alla creazione di famiglie più stabili ed aggreganti e di contesti lavorativi più equilibrati. La magistratura farà, come sempre, la sua parte rendendosi interprete di un sistema culturale veramente rinnovato dall interno. Oggi gli approfondimenti di questo incontro saranno certamente un utile viatico per una riflessione che affondi le proprie radici nella nostra cultura e nel nostro comune sentire, prima ancora che nel diritto. È con questa fiducia, con questa certezza che auguro a tutti voi una proficua e costruttiva giornata di lavoro. 18

38 Giorgio SANTACROCE Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione Lo scorso mese di ottobre ho presentato nell Aula Occorsio del Tribunale di Roma, con Gabriella Luccioli e Ernesto Lupo, il libro-confessione di una donna magistrato, Paola Di Nicola, intitolato La giudice. Una donna in magistratura. Il libro scandisce l autobiografia di una collega, lungo un arco di tempo che prende avvio dal momento in cui entrando in un mondo maschile ha scelto di fare il magistrato cercando di diventare un uomo con il corpo di una donna, sentendosi piccola piccola, quasi fuori posto, irritata e in parte intimidita dal clima di diffidenza e di malcelata ostilità che la circondava, sopratutto da parte del Capo dell ufficio dove prestava servizio, che non si faceva scrupolo di interrogarla espressamente sui suoi progetti di maternità, imprecando contro le assegnazioni disposte dal CSM; da quando era stata costretta a cambiare (come racconta) persino la voce per renderla maschile e dura per poi ritrovare la propria voce, diversa e femminile da quando cioè, per dirla tutta, la collega cercava di nascondersi per poi mostrarsi e infine imporsi al momento in cui la toga che non conosce e non riconosce la differenza tra uomo e donna e nasconde o almeno prova a nascondere questa differenza la spinse ad esibire l appartenenza di genere e a rivendicare con orgoglio un identità di cui era stata costretta a mutilarsi. Paola Di Nicola narra, insomma, con accenti accorati e sinceri ma decisi, il passaggio dal momento in cui è stata costretta ad ingaggiare una prova di forza con una mentalità maschile distorta a quello in cui il graduale e massiccio ingresso delle donne in magistratura ha reso possibile il delinearsi di nuovi e più idonei modelli organizzativi, o, se si vuole, l affermarsi di un identità diversa e specifica, quella di un magistrato al femminile proiettato verso la sperimentazione di un modello paritario. Anche se connotato da una leggera enfasi, il racconto di Paola Di Nicola è una sorta di diario di bordo che non si limita a descrivere il cammino di maturazione di una donna-magistrato, cercando di cogliere il flusso di sofferenze e disagi, contraddizioni e inadeguatezze, pregiudizi e silenzi, illusioni e disillusioni, soddisfazioni e amarezze che contraddistinguono i pezzi della vita quotidiana di una donna che deve dividersi tra i diversi ruoli di moglie madre e magistrato, ma scava più in profondità, sforzandosi di calare l analisi nei meandri più 19

39 nascosti della storia delle donne-magistrato in genere. Per giungere ad affermare che la specificità femminile propone quotidianamente e inconsciamente un modello di magistrato diverso da quello tradizionale, non assimilabile né assolutamente omologabile al modello maschile. Né migliore né peggiore: solo diverso. Leggendo il libro di Paola Di Nicola ho finito per scoprire (o meglio: per ripercorrere con la memoria) le tappe del lungo iter che per lungo tempo ha portato a configurare la magistratura come una casta chiusa senza sesso, sbarrando alle donne la via dell esercizio della giurisdizione, per arrivare, finalmente, attraverso una sorta di rivoluzione silenziosa, al traguardo del primo concorso in magistratura aperto alle donne 50 anni fa, e all attuale, corposa presenza delle donne nelle aule di giustizia. Dal 1963 ad oggi la crescita è stata costante e ormai sembra quasi inarrestabile: esattamente un anno fa hanno preso servizio 325 magistrati, di cui 210 donne, pari al 65%, ed eguale percentuale caratterizza il recentissimo concorso a 370 posti. Se continua questo trend nel giro di pochi anni la giustizia sarà completamente femminilizzata, come la scuola, la sanità e la Polizia di Stato, e l amministrazione della giustizia che oggi ruota attorno all uomo, finirà per voltare pagina e ruoterà inevitabilmente attorno alla donna. Ammetto di aver sempre intrattenuto un rapporto privilegiato con le colleghe con cui ho avuto la ventura di lavorare, perché lo stare insieme, spesso fianco a fianco in un collegio o in un Consiglio giudiziario, mi ha portato a capire e apprezzare la differenza di genere e la risorsa di una differente sensibilità che le donne portano nella cultura della giurisdizione. L attitudine naturale della donna alla mitezza, alla tolleranza, alla solidarietà, alla libertà di pensiero, alla capacità di dialogo, alla flessibilità mi ha convinto che le donne sono a volte destinate a riuscire là dove la presunzione, l arroganza, l istinto di prevaricazione, tipici dell uomo, non riescono ad arrivare. Raccogliendo a tratti le confidenze di esperienza giudiziaria di tante colleghe, mi sono accorto che esse rinunciano a volte a carriere brillanti perché intuiscono che per avanzare ulteriormente devono affrontare una competizione troppo impegnativa e logorante. Per un centimetro di strada in più, devono investire troppo di sé o rinunciare a troppo del loro mondo privato, soprattutto a figli e nipoti (ed è risaputo che quando arrivano i nipotini, la donna scopre una seconda maternità), per cui se giudicano che il rapporto costi/benefici non sia vincente, abbandonano con sano realismo quel centimetro in più e fanno un passo indietro. In questo contesto un equilibrata cultura delle pari opportunità può fare ancora dei passi per valorizzare lo specifico modo di fare giu- 20

40 stizia delle donne, la loro presenza di qualità nella giurisdizione, la loro straordinaria capacità di conciliare le funzioni strettamente giudiziarie con la cura della famiglia. Umberto Veronesi scrive di aver imparato dalla frequentazione delle donne che ha curato come medico e di quelle di cui si è circondato nel lavoro in ospedale, in laboratorio e nelle attività sociali e culturali che il futuro è donna e che i tempi sono maturi per un deciso cambiamento. La presenza delle donne in magistratura ha aperto sicuramente una nuova stagione sul modo di fare il giudice e su come vanno intesi l esercizio della giurisdizione e il funzionamento di un istituzione come la magistratura. Se l obiettivo è più donne oggi si può dire che il risultato è stato ampiamente raggiunto, e che in 50 anni si sono scavalcati fossati che operavano sul piano dell esclusione o dell autoesclusione. Ma c è di più. Negli ultimi tempi è arrivata a pieno sviluppo un onda lunga di riconoscimenti alla sapienza femminile, con l ingresso di molte donne ai livelli più alti della gestione del potere. Alcune di queste donne sono oggi qui tra noi, e sono o sono state affidatarie di portafogli importanti, come quello della Giustizia e dell Interno. Francamente non so se il futuro è donna, come pensa Veronesi. So però che c è bisogno delle donne, del loro lavoro e del loro talento. E che non c è vero cambiamento senza le donne. 21

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42 Gianfranco CIANI Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione Mi compiaccio per l iniziativa delle colleghe Giuseppina Casella e Giovanna Di Rosa di celebrare in questa sede del CSM il cinquantesimo anniversario della Legge 9 febbraio 1963, n. 66, originata dalla pronuncia della Corte costituzionale n. 33 del 1960, che ammise la possibilità per i cittadini italiani di sesso femminile di accedere a tutti gli uffici pubblici e, quindi, anche di partecipare al concorso per uditore giudiziario e divenire magistrati. Erano trascorsi poco più di quindici anni dall acceso dibattito svoltosi nell Assemblea costituente sulla proposta di inserire in Costituzione l espressa previsione della possibilità anche per le donne di accedere alla professione di magistrato. Proposta respinta sulla base di una sorta di diversità antropologica della donna che la renderebbe inidonea a svolgere funzioni giurisdizionali. Mi piace, però, ricordare quanto ebbe a dire in proposito, nel corso dei lavori in commissione, Piero Calamandrei: le donne hanno dato ottima prova in tanti altri uffici in cui occorrono doti di raziocinio, di equilibrio e di spirito logico pari a quelle che occorrono nella giurisdizione. Il mio concorso D.M. 5 aprile 1965 è stato il primo al quale furono ammesse le donne. Sono stato testimone diretto delle aspettative e delle ansie legate alla discussione in Parlamento della legge n. 66; ero già allora amico di Gabriella Luccioli, una delle otto donne vincitrici di quel concorso, l unica tuttora in servizio, attuale Presidente titolare della I sezione civile della Corte di cassazione, prima donna cui sono state conferite le funzioni di Presidente di sezione della Corte. È ancora vivo in me il disagio che provavo nel corso delle chiacchierate sul nostro futuro di fronte alla sua incertezza di poter partecipare a quel concorso; incertezza legata esclusivamente ad una differenza di genere! Finalmente quella ingiusta preclusione venne meno ed il bilancio di questi cinquant anni è assolutamente positivo; non solo per le qualità che alla donna derivano dalla sua sensibilità e dalla sua femminilità, come disse in Assemblea costituente l on.le Leone, che si dichiarò favorevole all ingresso delle donne in magistratura, seppure con 23

43 molte limitazioni, ma per la elevata professionalità, l equilibrio, il senso del dovere e l impegno pur di fronte a tante difficoltà e diffidenze, soprattutto iniziali che le colleghe hanno sempre evidenziato. Ho parlato di diffidenze iniziali; molte e assai consistenti si annidavano nella stessa magistratura, soprattutto negli alti gradi. Fui testimone diretto di tale diffidenza: gli uditori che avevano scelto Roma come sede del tirocinio fra loro vi erano la collega Luccioli e chi vi parla qualche giorno dopo il giuramento furono ricevuti nel suo studio dall allora Procuratore generale presso la Corte di appello. Questi dopo i saluti e gli auguri di prammatica si avvicinò alla scrivania, prese un libro che ci disse essere stato scritto dal famoso giurista e filosofo del diritto Francesco Filomusi Guelfi e ne lesse un passo in cui,in sostanza, si diceva che le donne dovevano restare a casa a fare la maglia. È facile immaginare le colorazioni che assunse il volto di Gabriella Luccioli nello sconcerto di tutti noi. In questi quasi cinquant anni le donne hanno dimostrato di essere, per la magistratura italiana, una ricchezza, una risorsa, un valore aggiunto che devono essere sempre più ampiamente apprezzati. Eppure, ancora oggi non manca chi mostra diffidenza verso collegi giudicanti tutti al femminile! Mi piace in questa occasione ricordare, in relazione ad una specifica competenza dell ufficio che ho l onore di dirigere, che le magistrate sotto il profilo disciplinare si dimostrano più virtuose degli uomini. Nel 2012 il numero dei magistrati sottoposti a procedimento disciplinare è stato di 154 unità, composto per il 31% da donne e per il 69% da uomini (rapporto sostanzialmente analogo a quello riscontrato l anno precedente). Tale rapporto è ben lontano da quello che caratterizza la popolazione dei magistrati in servizio, che si compone per il 48% di donne e per il 52% di uomini. È ricorrente la polemica sulla scarsa presenza di donne in posti direttivi. Certo, sono ormai lontani i tempi in cui, come pose in rilievo la collega Casella in un convegno svoltosi a Torino nel 2003, vi era un assenza totale di presenza femminile nei posti direttivi della Cassazione e della Procura generale, nonché tra i dirigenti delle Corti di appello, sia nel settore giudicante che in quello requirente; ma pur tenendo conto del fattore temporale e della limitata presenza di donne tra i vincitori dei primi concorsi, mentre nei tempi più recenti supera abbondantemente il 50%, negli uffici direttivi il genere femminile è sottorappresentato. Ne è plastica rappresentazione la stessa composizione del CSM nel quale siedono due donne su ventiquattro componenti eletti (18,33%). 24

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