Impianti e dispositivi antincendio

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1 Gestione ambientale Impianti e dispositivi antincendio 1/2 Concetti base sugli incendi classificazione e cinetica degli incendi carico d incendio e REI Politecnico Torino 1

2 2/2 Interventi preventivi e protettivi provvedimenti preventivi aspetti organizzativi simboli grafici e segnaletica di sicurezza interventi di protezione sistemi di rivelazione impianti di spegnimento dispositivi antincendio portatili dispositivi antincendio fissi regole base di progettazione per impianti a idranti Certificazioni e permessi 3 Obiettivi Conoscenza dei provvedimenti di tipo preventivo e provvedimenti rivolti a spegnere o circoscrivere l incendio Individuazione dei criteri per la scelta di un sistema di protezione in relazione alla classificazione degli incendi Conoscenza della simbologia grafica di base da adottare negli elaborati tecnici e della segnaletica di sicurezza Politecnico Torino 2

3 Obiettivi Conoscenza degli elementi base costituenti un impianto antincendio Individuazione dei criteri per la scelta di un sistema di protezione antincendio Conoscenza delle formule base per il calcolo idraulico di una rete antincendio 5 Concetti base sugli incendi IMPIANTI DI SERVIZIO 2005 Politecnico Torino 3

4 Concetti base sugli incendi Classificazione e cinetica degli incendi IMPIANTI DI SERVIZIO Definizioni Incendio: processo di ossidazione violenta, in cui le fiamme rappresentano l aspetto più appariscente L incendio è una reazione chimica di combustione che avviene quando sono presenti tre elementi: il combustibile (es. legno, carta, ecc) il comburente (es. ossigeno, aria, ecc) la sorgente di calore Politecnico Torino 4

5 Triangolo del fuoco 9 Temperature caratteristiche Temperatura di ignizione di una sostanza combustibile: è la minima temperatura alla quale una sostanza deve essere riscaldata, affinchè venga innescata da una fonte di energia esterna, una reazione di ossidazione esotermica in grado di autosostenersi Politecnico Torino 5

6 Temperature caratteristiche Temperatura di autoaccensione di una sostanza combustibile: è la temperatura alla quale una sostanza combustibile inizia spontaneamente la combustione (se c è compresenza di comburente), anche se manca una forma di innesco esterna 11 Temperature caratteristiche Temperatura di autoaccensione di una sostanza combustibile: è la temperatura alla quale una sostanza combustibile inizia spontaneamente la combustione (se c è compresenza di comburente), anche se manca una forma di innesco esterna Es.: per materiali come carta, cotone e lana, la temperatura di autoaccensione è compresa tra 200 C e 260 C Politecnico Torino 6

7 Tipi di danni Danni diretti: distruzione o danneggiamento macchinari, impianti, fabbricati, materie prime, prodotti finiti Danni indiretti: mancata produzione Necessità di evitare o ridurre le conseguenze mediante azioni di prevenzione e protezione. 13 Classificazione degli incendi (UNI EN 2) Classe A: incendi da materiali solidi, generalmente di natura organica, la cui combustione avviene con formazione di braci (legno, carta, cartoni, gomma, tessuti, cuoio) Classe B: incendi da liquidi o solidi liquefattibili (alcoli, vernici, solventi, oli, lubrificanti, ecc.) Classe C: incendi da gas (idrogeno, metano, propano, etilene) (propilene, acetilene) Classe D: incendi da metalli leggeri (magnesio, sodio, alluminio in polvere) Politecnico Torino 7

8 Curva Caratteristica Temperatura - Tempo L acciaio si flette a 450, cede a 600 Un incendio può raggiungere tali temperature in meno di dieci minuti Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II, Ed. Cortina 15 Concetti base sugli incendi IMPIANTI DI SERVIZIO Carico di incendio e REI 2005 Politecnico Torino 8

9 Carico d incendio È la quantità di calore che si può sviluppare per unità di area di un edificio o locale in caso di incendio n i= q* = 1 g i A H i [kcal/m 2 oppure MJ/m 2 ] 17 Carico d incendio Dove: q* = carico di incendio, in Kcal/m 2 oppure MJ/m 2 g i = massa in kg della sostanza combustibile i-esima tra le n presenti H i = potere calorifico superiore della sostanza combustibile, in Kcal/kg o MJ/kg A = area totale del locale in m Politecnico Torino 9

10 Gradi di rischio La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio: 19 Gradi di rischio La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio: rischio Leggero: kcal/m Politecnico Torino 10

11 Gradi di rischio La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio: rischio Leggero: kcal/m 2 rischio Medio: kcal/m 2 21 Gradi di rischio La normativa anglosassone considera 3 gradi di rischio: rischio Leggero: kcal/m 2 rischio Medio: kcal/m 2 rischio Grande: kcal/m Politecnico Torino 11

12 Carico d incendio specifico La normativa italiana considera il potenziale termico dei materiali riferendolo ai kg di legno equivalente Il potere calorifico superiore del legno è pari a 4400 kcal/kg q = n i= 1 g H 4400* A i i [kg di legno/m 2 ] 23 Gradi di rischio Rischio leggero q = 35 kg di legno/m 2 Rischio medio q = kg di legno/m 2 Rischio grande q > 75 kg di legno/m Politecnico Torino 12

13 Separazione dei locali Al fine di impedire la propagazione dell incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche: 25 Separazione dei locali Al fine di impedire la propagazione dell incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche: stabilità (cioè la resistenza meccanica) Politecnico Torino 13

14 Separazione dei locali Al fine di impedire la propagazione dell incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche: stabilità (cioè la resistenza meccanica) tenuta (nei confronti delle fiamme, vapori o gas caldi) 27 Separazione dei locali Al fine di impedire la propagazione dell incendio, occorrono strutture di separazione che conservino le 3 seguenti caratteristiche: stabilità (cioè la resistenza meccanica) tenuta (nei confronti delle fiamme, vapori o gas caldi) isolamento termico (limitando la trasmissione del calore) Politecnico Torino 14

15 REI Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle: 29 REI Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle: R Stabilità Politecnico Torino 15

16 REI Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle: R Stabilità E Tenuta 31 REI Le 3 suddette proprietà sono individuate dalle seguenti sigle: R Stabilità E Tenuta I Isolamento termico Politecnico Torino 16

17 REI Il simbolo REI associato ad un numero identifica i minuti per i quali una struttura è in grado di garantire il rispetto delle 3 suddette condizioni 33 REI Il simbolo REI associato ad un numero identifica i minuti per i quali una struttura è in grado di garantire il rispetto delle 3 suddette condizioni Ad esempio: Politecnico Torino 17

18 REI Il simbolo REI associato ad un numero identifica i minuti per i quali una struttura è in grado di garantire il rispetto delle 3 suddette condizioni Ad esempio: una struttura avente resistenza al fuoco REI 60 deve essere in grado (se esposta al fuoco) di mantenere la stabilità, la tenuta e l isolamento per circa 60 minuti primi 35 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Politecnico Torino 18

19 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Ad esempio: 37 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Ad esempio: Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2] Politecnico Torino 19

20 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Ad esempio: Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2] Allora le parti componenti le: 39 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Ad esempio: Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2] Allora le parti componenti le: strutture (pilastri) Politecnico Torino 20

21 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Ad esempio: Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2] Allora le parti componenti le: strutture (pilastri) le compartimentazioni (porte e/o portoni inclusi) 41 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Ad esempio: Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2] Allora le parti componenti le: strutture (pilastri) le compartimentazioni (porte e/o portoni inclusi) la copertura Politecnico Torino 21

22 Legame REI - Carico d incendio La resistenza al fuoco delle strutture industriali non deve essere inferiore al carico d incendio specifico Ad esempio: Locale con carico di incendio q=90 [kg di legno/m2] Allora le parti componenti le: strutture (pilastri) le compartimentazioni (porte e/o portoni inclusi) la copertura devono avere resistenza al fuoco non minore di REI Resistenza al fuoco Politecnico Torino 22

23 Interventi preventivi e protettivi IMPIANTI DI SERVIZIO Introduzione Gli interventi antincendio si suddividono in due categorie principali: preventivi hanno lo scopo di evitare l insorgenza di un incendio, tramite misure organizzative, sulle strutture, sul tipo di materiali, segnalazioni protettivi hanno lo scopo di intervenire rapidamente a seguito dell innesco di un incendio, tramite sistemi di rivelazione e spegimento, oppure di garantire la sicurezza delle persone, mediante vie di fuga, strutture resistenti al fuoco e segnalazioni Politecnico Torino 23

24 Interventi preventivi e protettivi IMPIANTI DI SERVIZIO Provvedimenti preventivi Provvedimenti preventivi IMPIANTI DI SERVIZIO Aspetti organizzativi 2005 Politecnico Torino 24

25 Provvedimenti preventivi (1) Impiego di strutture incombustibili e resistenti al fuoco Rispetto delle distanze di protezione tra fabbricati Rispetto delle condizioni di sicurezza nei processi produttivi e nei magazzini Predisposizione di adeguate ventilazioni naturali e meccaniche 49 Provvedimenti preventivi (2) Esecuzione di impianti elettrici a regola d arte Messa a terra degli impianti Predisposizione delle protezioni contro le scariche atmosferiche Creazione di squadre antincendio aziendali Predisposizione di un piano di emergenza Politecnico Torino 25

26 Schede di sicurezza Riportano le caratteristiche chimico-fisiche di un prodotto impiegato all interno di un ciclo produttivo Forniscono indicazioni in merito alle temperature di ignizione ed autoaccensione Descrivono le misure antincendio da adottare in relazione alla specifica sostanza considerata 51 Schede di sicurezza Per ingrandire schema Politecnico Torino 26

27 Schede di sicurezza Per ingrandire schema 53 Organizzazione Diagramma di organizzazione antincendio datore di lavoro squadre di emergenza piano di evacuazione segnaletica diffusa informazione e formazione adeguata al personale DIAGRAMMA DI ORGANIZZAZIONE ANTINCENDIO Politecnico Torino 27

28 Provvedimenti preventivi Simboli grafici e segnaletica di sicurezza IMPIANTI DI SERVIZIO Simboli grafici Per ingrandire schema Politecnico Torino 28

29 Simboli grafici Per ingrandire schema 57 Segnaletica di sicurezza Politecnico Torino 29

30 Segnaletica di sicurezza 59 Segnaletica di sicurezza Politecnico Torino 30

31 Segnaletica di sicurezza 61 Interventi preventivi e protettivi Interventi di protezione IMPIANTI DI SERVIZIO 2005 Politecnico Torino 31

32 Misure di protezione PASSIVA ATTIVA Compartimentazione Impianti di rivelazione Vie di fuga Sistemi di allarme Evacuazione fumo/calore Impianti di spegnimento 63 Tipi di compartimentazione Esempio di compartimentazione vano scala Schemi di filtri a prova di fumo Politecnico Torino 32

33 Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione Vengono adottati quando l incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie: 65 Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione Vengono adottati quando l incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie: sicurezza delle persone Politecnico Torino 33

34 Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione Vengono adottati quando l incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie: sicurezza delle persone frazionamento del rischio 67 Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione Vengono adottati quando l incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie: sicurezza delle persone frazionamento del rischio segnalazione tempestiva dell incendio Politecnico Torino 34

35 Provvedimenti per spegnimento e/o circoscrizione Vengono adottati quando l incendio si è ormai sviluppato e sono classificabili in 4 categorie: sicurezza delle persone frazionamento del rischio segnalazione tempestiva dell incendio spegnimento o contenimento dell incendio 69 Interventi di protezione Sistemi di rivelazione IMPIANTI DI SERVIZIO 2005 Politecnico Torino 35

36 Classificazione Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Rivelatori ottici di fumo Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 36

37 Rivelatori ionici di fumo Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Rivelatori termici a massima Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 37

38 Rivelatori termici differenziali Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Rivelatori a fusibile con lamine metalliche Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 38

39 Rivelatori termici a cavo sensibile Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Rivelatori di gas Soluzione 1: a semiconduttori SCHEMA DI IMPIANTO DI SEGNALAZIONE Soluzione 2: a combustione catalitica Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 39

40 Interventi di protezione IMPIANTI DI SERVIZIO Impianti di spegnimento Principi generali di estinzione degli incendi Per soffocamento, ossia riducendo l afflusso di aria verso la zona di combustione Politecnico Torino 40

41 Principi generali di estinzione degli incendi Per soffocamento, ossia riducendo l afflusso di aria verso la zona di combustione Per raffreddamento, ossia abbassando sotto il punto di accensione la temperatura delle superfici esposte 81 Sfoghi di calore Nel caso di fabbricati industriali è molto utile predisporre nella copertura degli sfoghi di calore denominati EFC (Evacuatori di Fumo e Calore) che si aprono in caso di incendio Politecnico Torino 41

42 Sfoghi di calore La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni: 83 Sfoghi di calore La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni: evitare l accumulo, sotto la copertura, di gas surriscaldati Politecnico Torino 42

43 Sfoghi di calore La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni: evitare l accumulo, sotto la copertura, di gas surriscaldati favorire l estrazione del fumo dall ambiente 85 Sfoghi di calore La presenza degli EFC, permette di realizzare le seguenti condizioni: evitare l accumulo, sotto la copertura, di gas surriscaldati favorire l estrazione del fumo dall ambiente consentire una forte sottrazione di calore a fronte di un piccolo apporto termico dovuto al comburente immesso Politecnico Torino 43

44 Utilizzo delle sostanze estinguenti 87 Impianti di spegnimento Dispositivi antincendio portatili IMPIANTI DI SERVIZIO 2005 Politecnico Torino 44

45 Dispositivi antincendio portatili: estintori Classe di incendio A B C D Materiali elettrici Tipo estinguente Idrici, schiuma, polveri schiuma, polvere, CO2 Bloccare il flusso di gas Polveri speciali Polveri dielettriche, CO2 89 Esempi di estintori ad acqua Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 45

46 Esempi di estintori a schiuma 91 Esempi di estintori a CO Politecnico Torino 46

47 Esempi di estintori a polvere 93 Uso dei dispositivi antincendio portatili Politecnico Torino 47

48 Impianti di spegnimento Dispositivi antincendio fissi IMPIANTI DI SERVIZIO Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: Politecnico Torino 48

49 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) 97 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) regole base di progettazione per impianti a idranti Politecnico Torino 49

50 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) regole base di progettazione per impianti a idranti impianti a sprinkler (o a pioggia) 99 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) regole base di progettazione per impianti a idranti impianti a sprinkler (o a pioggia) ulteriori impianti impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Politecnico Torino 50

51 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) regole base di progettazione per impianti a idranti impianti a sprinkler (o a pioggia) ulteriori impianti impianti a nebulizzatori (o a diluvio) impianti a CO 2 ad alta pressione 101 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) regole base di progettazione per impianti a idranti impianti a sprinkler (o a pioggia) ulteriori impianti impianti a nebulizzatori (o a diluvio) impianti a CO 2 ad alta pressione impianti a CO 2 a bassa pressione Politecnico Torino 51

52 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) regole base di progettazione per impianti a idranti impianti a sprinkler (o a pioggia) ulteriori impianti impianti a nebulizzatori (o a diluvio) impianti a CO 2 ad alta pressione impianti a CO 2 a bassa pressione impianti a schiuma meccanica 103 Impianti antincendio fissi Comprendono le seguenti tipologie: impianti a idranti (per esterni e per interni) regole base di progettazione per impianti a idranti impianti a sprinkler (o a pioggia) ulteriori impianti impianti a nebulizzatori (o a diluvio) impianti a CO 2 ad alta pressione impianti a CO 2 a bassa pressione impianti a schiuma meccanica impianti a gas specifici Politecnico Torino 52

53 Dispositivi antincendio fissi Impianti a idranti IMPIANTI DI SERVIZIO Impianti a idranti interni Idrante a muro UNI45 (o interno) Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 53

54 Impianti a idranti interni Naspo Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Impianti a idranti esterni Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 54

55 Impianti a idranti esterni Idranti a colonna (o soprasuolo) Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Disposizione idranti Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 55

56 Reti di distribuzione Schema delle reti dell acqua interna ed esterna alimentate da un serbatoio sopra-elevato Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Schema delle reti alimentate in modi diversi Vasca seminterrata Alimentazione Pozzo + acquedotto Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 56

57 Impianti a idranti Regole base di progettazione per impianti a idranti IMPIANTI DI SERVIZIO Capacità serbatoi La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un alimentazione dell acqua occorrente per un tempo minimo di: Politecnico Torino 57

58 Capacità serbatoi La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un alimentazione dell acqua occorrente per un tempo minimo di: rischi lievi: 30 minuti 115 Capacità serbatoi La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un alimentazione dell acqua occorrente per un tempo minimo di: rischi lievi: 30 minuti rischi normali: 60 minuti Politecnico Torino 58

59 Capacità serbatoi La riserva minima affidata a serbatoi sopraelevati oppure a vasche interrate, deve assicurare un alimentazione dell acqua occorrente per un tempo minimo di: rischi lievi: 30 minuti rischi normali: 60 minuti rischi gravi: 90 minuti 117 Calcolo della rete Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams: Politecnico Torino 59

60 Calcolo della rete Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams: d p = 6.05 x 10 8 x Q 1.85 / C 1.85 x D Calcolo della rete Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams: d p = 6.05 x 10 8 x Q 1.85 / C 1.85 x D 4.87 Dove: Politecnico Torino 60

61 Calcolo della rete Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams: d p = 6.05 x 10 8 x Q 1.85 / C 1.85 x D 4.87 Dove: d p = perdita di carico in mbar/metro 121 Calcolo della rete Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams: d p = 6.05 x 10 8 x Q 1.85 / C 1.85 x D 4.87 Dove: d p = perdita di carico in mbar/metro Q = portata in litri per minuto Politecnico Torino 61

62 Calcolo della rete Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams: d p = 6.05 x 10 8 x Q 1.85 / C 1.85 x D 4.87 Dove: d p = perdita di carico in mbar/metro Q = portata in litri per minuto D = diametro interno in mm 123 Calcolo della rete Calcolo idraulico della rete antincendio è condotto secondo la formula di Hazen-Williams: d p = 6.05 x 10 8 x Q 1.85 / C 1.85 x D 4.87 Dove: d p = perdita di carico in mbar/metro Q = portata in litri per minuto D = diametro interno in mm C = fattore di attrito di Hazen Williams Politecnico Torino 62

63 Calcolo della rete La costante C dipendente dalla natura del tubo deve essere assunta uguale a: tubi di ghisa: 100 tubi di acciaio: 120 tubi di acciaio inossidabile, in rame e ghisa rivestita: 140 tubi di plastica, fibra di vetro e materiali analoghi: Dispositivi antincendio fissi IMPIANTI DI SERVIZIO 2005 Politecnico Torino 63

64 Impianti a sprinkler I tipi fondamentali di impianti sono: 127 Impianti a sprinkler I tipi fondamentali di impianti sono: a umido, cioè con tubi sempre in pressione Politecnico Torino 64

65 Impianti a sprinkler I tipi fondamentali di impianti sono: a umido, cioè con tubi sempre in pressione a secco, cioè con tubi ad aria compressa 129 Impianti a sprinkler I tipi fondamentali di impianti sono: a umido, cioè con tubi sempre in pressione a secco, cioè con tubi ad aria compressa a preazione, che racchiude entrambe le soluzioni Politecnico Torino 65

66 Impianti a sprinkler Tipologia 131 Impianti a sprinkler Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, 1997 Modalità di installazione Politecnico Torino 66

67 Impianti sprinkler a umido Modalità di funzionamento: 133 Impianti sprinkler a umido Modalità di funzionamento: è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al gelo Politecnico Torino 67

68 Impianti sprinkler a umido Modalità di funzionamento: è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al gelo al raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste 135 Impianti sprinkler a umido Modalità di funzionamento: è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al gelo al raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste l acqua della rete sulla quale sono montate inonda l area sottostante secondo un profilo all incirca conico Politecnico Torino 68

69 Impianti sprinkler a umido Modalità di funzionamento: è il tipo più comune, è dotato di un apposito diffusore ed è utilizzato soprattutto in locali non soggetti al gelo al raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste l acqua della rete sulla quale sono montate inonda l area sottostante secondo un profilo all incirca conico ogni sprinkler può proteggere una zona variabile fra i 7 e i 12 m Modalità di funzionamento: Impianti sprinkler a secco Politecnico Torino 69

70 Modalità di funzionamento: è adottato nei locali soggetti al gelo Impianti sprinkler a secco 139 Impianti sprinkler a secco Modalità di funzionamento: è adottato nei locali soggetti al gelo le tubazioni sono tenute sotto una pressione d aria costante Politecnico Torino 70

71 Modalità di funzionamento: è adottato nei locali soggetti al gelo Impianti sprinkler a secco le tubazioni sono tenute sotto una pressione d aria costante al raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste 141 Modalità di funzionamento: è adottato nei locali soggetti al gelo Impianti sprinkler a secco le tubazioni sono tenute sotto una pressione d aria costante al raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste l aria fuoriesce dalla rete e la valvola di controllo installata a monte, non più tenuta chiusa dalla pressione dell aria, lascia fuoriuscire l acqua Politecnico Torino 71

72 Modalità di funzionamento: è adottato nei locali soggetti al gelo Impianti sprinkler a secco le tubazioni sono tenute sotto una pressione d aria costante al raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste l aria fuoriesce dalla rete e la valvola di controllo installata a monte, non più tenuta chiusa dalla pressione dell aria, lascia fuoriuscire l acqua il vantaggio di avere le tubazioni prive d acqua si traduce in un leggero ritardo nell azione di spegnimento 143 Modalità di funzionamento: è adottato nei locali soggetti al gelo Impianti sprinkler a secco le tubazioni sono tenute sotto una pressione d aria costante al raggiungimento di un valore prefissato della temperatura ambiente si aprono una o più teste l aria fuoriesce dalla rete e la valvola di controllo installata a monte, non più tenuta chiusa dalla pressione dell aria, lascia fuoriuscire l acqua il vantaggio di avere le tubazioni prive d acqua si traduce in un leggero ritardo nell azione di spegnimento l area di copertura degli sprinkler è la stessa degli impianti a umido Politecnico Torino 72

73 Modalità di funzionamento: Impianti sprinkler a preazione 145 Impianti sprinkler a preazione Modalità di funzionamento: è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli Politecnico Torino 73

74 Modalità di funzionamento: Impianti sprinkler a preazione è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d aria, ma non in pressione 147 Impianti sprinkler a preazione Modalità di funzionamento: è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d aria, ma non in pressione l impianto è associato ad un sistema di rilevazione di fumo (molto più sensibile delle testine a fusibile) Politecnico Torino 74

75 Modalità di funzionamento: Impianti sprinkler a preazione è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d aria, ma non in pressione l impianto è associato ad un sistema di rilevazione di fumo (molto più sensibile delle testine a fusibile) l attivazione dei rivelatori comanda l apertura della valvola dell impianto sprinkler con conseguente riempimento delle tubazioni 149 Impianti sprinkler a preazione Modalità di funzionamento: è adottato nei laboratori e centri di calcolo, dove la rottura accidentale di una testina può provocare danni notevoli le tubazioni sono tenute piene d aria, ma non in pressione l impianto è associato ad un sistema di rilevazione di fumo (molto più sensibile delle testine a fusibile) l attivazione dei rivelatori comanda l apertura della valvola dell impianto sprinkler con conseguente riempimento delle tubazioni l apertura delle testine sprinkler avverrà successivamente come per i normali impianti a umido Politecnico Torino 75

76 Posizionamento sprinkler Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Posizionamento sprinkler Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 76

77 Posizionamento sprinkler Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Dispositivi antincendio fissi Altri impianti IMPIANTI DI SERVIZIO 2005 Politecnico Torino 77

78 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Modalità di funzionamento: Politecnico Torino 78

79 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Modalità di funzionamento: sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l acqua in piccolissime gocce 157 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Modalità di funzionamento: sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l acqua in piccolissime gocce l alimentazione del liquido avviene solo a seguito dell apertura di una valvola a comando manuale o automatica (comandata da appositi rivelatori) Politecnico Torino 79

80 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Modalità di funzionamento: sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l acqua in piccolissime gocce l alimentazione del liquido avviene solo a seguito dell apertura di una valvola a comando manuale o automatica (comandata da appositi rivelatori) l acqua della rete sulla quale sono montate inonda l area sottostante secondo un profilo all incirca conico 159 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Modalità di funzionamento: sono impianti del tipo a secco che utilizzano speciali ugelli erogatori sempre aperti in grado di dividere l acqua in piccolissime gocce l alimentazione del liquido avviene solo a seguito dell apertura di una valvola a comando manuale o automatica (comandata da appositi rivelatori) l acqua della rete sulla quale sono montate inonda l area sottostante secondo un profilo all incirca conico ogni nebulizzatore può proteggere una zona variabile fra i 7 e i 12 m Politecnico Torino 80

81 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Campi di applicazione: 161 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Campi di applicazione: sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici) Politecnico Torino 81

82 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Campi di applicazione: sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici) permettono di raffreddare rapidamente tutta la zona protetta e di impedire il collassamento delle strutture del fabbricato 163 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Campi di applicazione: sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici) permettono di raffreddare rapidamente tutta la zona protetta e di impedire il collassamento delle strutture del fabbricato prevenire la propagazione delle fiamme attraverso azione di irroramento delle superfici non ancora lambite dalle fiamme Politecnico Torino 82

83 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Campi di applicazione: sono normalmente installati a protezione di impianti ad alto rischio (es.: serbatoi di liquidi infiammabili, banchi prova motori, reattori chimici) permettono di raffreddare rapidamente tutta la zona protetta e di impedire il collassamento delle strutture del fabbricato prevenire la propagazione delle fiamme attraverso azione di irroramento delle superfici non ancora lambite dalle fiamme diluire pericolose masse di gas combustibili che possono accumularsi in zone non ancora raggiunte dall incendio 165 Impianti a nebulizzatori (o a diluvio) Disposizione dei nebulizzatori Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 83

84 Impianti a CO 2 ad alta pressione Caratteristiche dell impianto: utilizza una batteria di bombole contenente CO 2 allo stato liquido le bombole sono collegate fra di loro mediante una rete di tubazioni e valvole di intercettazione agli ugelli che erogano la CO 2 sotto forma di gas 167 Impianti a CO 2 ad alta pressione Schema di un impianto a CO 2 ad alta pressione Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 84

85 Impianti a CO 2 ad alta pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: 169 Impianti a CO 2 ad alta pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: il principio di funzionamento è diverso da quello degli estintori portatili a CO Politecnico Torino 85

86 Impianti a CO 2 ad alta pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: il principio di funzionamento è diverso da quello degli estintori portatili a CO 2 l impianto agisce essenzialmente per soffocamento attraverso l erogazione con ugelli speciali, saturando il locale di CO Impianti a CO 2 ad alta pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: il principio di funzionamento è diverso da quello degli estintori portatili a CO 2 l impianto agisce essenzialmente per soffocamento attraverso l erogazione con ugelli speciali, saturando il locale di CO 2 l intervento della CO 2 deve essere segnalato con assoluta sicurezza per consentire al personale di abbandonare il locale Politecnico Torino 86

87 Impianti a CO 2 a bassa pressione Caratteristiche dell impianto: utilizza per l immagazzinamento della CO 2 un unico recipiente refrigerato a 20 bar e a -18 C Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: Politecnico Torino 87

88 Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti 175 Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti consente di gestire interventi multipli e prolungati Politecnico Torino 88

89 Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti consente di gestire interventi multipli e prolungati è più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati: 177 Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti consente di gestire interventi multipli e prolungati è più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati: apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e biblioteche Politecnico Torino 89

90 Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti consente di gestire interventi multipli e prolungati è più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati: apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e biblioteche depositi e reparti di lavorazione vernici, trafile e laminatoi 179 Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti consente di gestire interventi multipli e prolungati è più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati: apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e biblioteche depositi e reparti di lavorazione vernici, trafile e laminatoi forni di essiccazione, depositi di liquidi infiammabili in genere Politecnico Torino 90

91 Impianti a CO 2 a bassa pressione Campi di applicazione e modalità di intervento: è adatto al pilotaggio di più impianti indipendenti consente di gestire interventi multipli e prolungati è più adatto per la protezione di locali piccoli e macchinari delicati: apparecchiature elettriche ed elettroniche, archivi e biblioteche depositi e reparti di lavorazione vernici, trafile e laminatoi forni di essiccazione, depositi di liquidi infiammabili in genere l intervento è di tipo automatico comandato da rivelatori termici differenziali 181 Impianti a schiuma meccanica Caratteristiche dell impianto: Politecnico Torino 91

92 Impianti a schiuma meccanica Caratteristiche dell impianto: gli impianti si distinguono fra: 183 Impianti a schiuma meccanica Caratteristiche dell impianto: gli impianti si distinguono fra: schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15) Politecnico Torino 92

93 Impianti a schiuma meccanica Caratteristiche dell impianto: gli impianti si distinguono fra: schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15) schiume a media espansione (rapporto da 1:30 a 1:200) 185 Impianti a schiuma meccanica Caratteristiche dell impianto: gli impianti si distinguono fra: schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15) schiume a media espansione (rapporto da 1:30 a 1:200) schiume ad alta espansione (rapporto da 1:200 a 1:1000) Politecnico Torino 93

94 Impianti a schiuma meccanica Caratteristiche dell impianto: gli impianti si distinguono fra: schiume a bassa espansione (rapporto da 1:6 a 1:15) schiume a media espansione (rapporto da 1:30 a 1:200) schiume ad alta espansione (rapporto da 1:200 a 1:1000) la formazione di schiuma si realizza immettendo nell aria soluzioni di acqua e liquidi schiumogeni 187 Impianti a schiuma meccanica Tratto da A.Monte, Elementi di Impianti Industriali, Vol. II ed. Libreria Cortina Torino, Politecnico Torino 94

95 Impianti a schiuma meccanica Campi di applicazione e modalità di intervento: 189 Impianti a schiuma meccanica Campi di applicazione e modalità di intervento: sono particolarmente adatti per l estinzione degli incendi delle classi B e A Politecnico Torino 95

96 Impianti a schiuma meccanica Campi di applicazione e modalità di intervento: sono particolarmente adatti per l estinzione degli incendi delle classi B e A non può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensione 191 Impianti a schiuma meccanica Campi di applicazione e modalità di intervento: sono particolarmente adatti per l estinzione degli incendi delle classi B e A non può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensione schiuma a bassa espansione per serbatoi, pontili, zone di carico e scarico di prodotti infiammabili Politecnico Torino 96

97 Impianti a schiuma meccanica Campi di applicazione e modalità di intervento: sono particolarmente adatti per l estinzione degli incendi delle classi B e A non può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensione schiuma a bassa espansione per serbatoi, pontili, zone di carico e scarico di prodotti infiammabili schiuma a media espansione per impianti destinati alla produzione di infiammabili, autorimesse, ecc. 193 Impianti a schiuma meccanica Campi di applicazione e modalità di intervento: sono particolarmente adatti per l estinzione degli incendi delle classi B e A non può essere utilizzata a protezione di apparecchiature sotto tensione schiuma a bassa espansione per serbatoi, pontili, zone di carico e scarico di prodotti infiammabili schiuma a media espansione per impianti destinati alla produzione di infiammabili, autorimesse, ecc. schiuma ad alta espansione per la protezione di magazzini Politecnico Torino 97

98 Sistemi a Clean Agent La normativa vigente in materia di protezione dell ozono atmosferico ha imposto il divieto all uso dell Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistenti 195 Sistemi a Clean Agent La normativa vigente in materia di protezione dell ozono atmosferico ha imposto il divieto all uso dell Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistenti Attualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2: Politecnico Torino 98

99 Sistemi a Clean Agent La normativa vigente in materia di protezione dell ozono atmosferico ha imposto il divieto all uso dell Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistenti Attualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2: agenti estinguenti halocarbon costituiti da singoli idrocarburi alogenati o da miscele di questi 197 Sistemi a Clean Agent La normativa vigente in materia di protezione dell ozono atmosferico ha imposto il divieto all uso dell Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistenti Attualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2: agenti estinguenti halocarbon costituiti da singoli idrocarburi alogenati o da miscele di questi agenti estinguenti halocarbon costituiti da miscele di idrocarburi alogenati Politecnico Torino 99

100 Sistemi a Clean Agent La normativa vigente in materia di protezione dell ozono atmosferico ha imposto il divieto all uso dell Halon 1301 nei nuovi impianti e la dismissione di quelli esistenti Attualmente le alternative agli halons più utilizzate sono 2: agenti estinguenti halocarbon costituiti da singoli idrocarburi alogenati o da miscele di questi agenti estinguenti halocarbon costituiti da miscele di idrocarburi alogenati Gli agenti estinguenti halocarbon prendono il nome di agenti estinguenti Clean Agent 199 Estinzione nei sistemi a Clean Agent Si basa principalmente sui seguenti fenomeni: per via fisica (tramite la diluizione dell ossigeno), con conseguente ridotta produzione di calore o soffocamento della fiamma se la concentrazione viene portata al di sotto del valore minimo di combustione per reazione chimica endotermica (con assorbimento di energia) e conseguente reazione di decomposizione dell agente estinguente in presenza di elevato calore (fiamme) e formazione di radicali liberi che, catturando ossigeno, non lo rendono disponibile per la reazione di combustione Politecnico Torino 100

101 Estinzione nei sistemi a Clean Agent per via chimico-fisica tramite incremento della capacità termica dell ambiente in cui si sviluppa il fuoco, risultante in un aumento della quantità di energia necessaria per innalzare la temperatura dell aria comburente alla temperatura delle fiamme 201 Applicazione dei sistemi a Clean Agent Sono adatti a: incendi di classe A a combustione superficiale (materiali termoplastici) incendi di classe B (infiammabili) Politecnico Torino 101

102 Applicazione dei sistemi a Clean Agent Sono adatti a: incendi di classe B (infiammabili) incendi di classe A a combustione superficiale (materiali termoplastici) Non sono adatti a: incendi di classe A con formazione di brace (carta, cartone, legno, ecc.) 203 Applicazione dei sistemi a Clean Agent Sono adatti a: incendi di classe B (infiammabili) incendi di classe A a combustione superficiale (materiali termoplastici) Non sono adatti a: incendi di classe A con formazione di brace (carta, cartone, legno, ecc.) Le applicazioni tipiche sono: telecomunicazioni elettronica e sale computer sale macchine, ecc Politecnico Torino 102

103 Certificazioni e permessi IMPIANTI DI SERVIZIO CPI Alcune attività sono soggette all obbligo del controllo da parte dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco. Detto controllo si realizza mediante la procedura di richiesta e rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi Sono le attività elencate nel D.M. 16/02/ Politecnico Torino 103

104 Esempi di attività soggette a CPI Attività n. 8: officine e laboratori con saldatura e taglio dei metalli utilizzanti gas combustibili e/o comburenti, con oltre 5 addetti Attività n. 12: Stabilimenti ed impianti ove si producono e/o impiegano liquidi infiammabili (punto di infiammabilità fino a 65 ) con quantitativi globali in ciclo e/o in deposito superiore a 0,5 mc Attività n. 72: officine per la riparazione di autoveicoli con capienza superiore a 9 autoveicoli; officine meccaniche per lavorazioni a freddo con oltre 25 addetti 207 Esempi di attività soggette a CPI Attività n. 89: aziende e uffici nei quali siano occupati oltre 500 addetti Attività n. 91: impianti per la produzione del calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a Kcal/h Politecnico Torino 104

105 Procedura per il CPI Responsabile Attività Presenta Progetto Comando Provinciale VVFF normale progetto complesso 45 giorni No risposta = risposta negativa Una sola interruzione di 45 giorni risposta 90 giorni positiva Resa progetto Resp. Attività continua 209 Responsabile Attività Esegue i Lavori Procedura per il CPI Chiede il Sopralluogo e Dichiara i Lavori Eseguiti Certifica conformità dei lavori Impegno a rispettare gli obblighi connessi con l esercizio dell attività Comando Provinciale VVFF Una sola interruzione di 45 giorni Visita entro 45 giorni Inizia attività Comunicazione diniego al responsabile no Visita ok si Rilascio CPI entro 15 giorni Politecnico Torino 105

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