Quello che il jazz può insegnare La possibilità di fare "jam session" di Rosci Manuela - Editoriali

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1 Pubblicata da Sysform Editore Roma Via Monte Manno 23 - Direttore Responsabile Manuela Rosci Edizione cartacea della rivista telematica Iscrizione al Tribunale di Roma 63/2010 del 24/02/2010 Iscrizione al R.O.C. n Codice ISSN N.34 giugno 2013 Web Content Manager Maurizio Scarabotti Editoriale Quello che il jazz può insegnare La possibilità di fare "jam session" di Rosci Manuela - Editoriali L'altra sera sono stata all'inaugurazione di una showroom all'interno di un capannone dove si lavora il marmo. Un ambiente ampio, illuminato dalle pareti bianche e dai fari strategicamente posizionati. Ai lati, oltre ad artistiche esposizioni di marmi, in tutte le forme, una mostra di quadri e uno spazio dedicato alle spose. In fondo le luci sono dirette sul un piccolo palco da cui proviene musica, musica jazz. Ad organizzare l'evento musicale Roberto che da tre anni propone "Jazz in cantina" e per l'occasione ha coinvolto altri gruppi musicali. Arriviamo proprio quando si sta per entrare nel vivo della serata, dopo un iniziale intrattenimento che si è concluso con l'aperitivo. Roberto invita il primo gruppo a prepararsi e lancia a tutti i musicisti l'idea di chiudere la serata con una "jam session". Questa proposta mi cattura, naturalmente non come musicista (al massimo posso seguire un ritmo semplice con un tamburello!) ma come spettatore. Mi metto in ascolto e mi accorgo che non sono attenta solo alla musica, ciò che mi suscita interesse è quello che accade mentre suona un gruppo jazz. Certamente energia -ma la trovi anche altrove!-, certamente complicità, certamente attenzione all'altro. Ecco, questo l'aspetto che mi ha colpito di più. Il musicista jazz pone attenzione all'altro, sa "aspettare" che l'altro abbia il suo momento di attenzione, gode della riuscita del collega musicista, rispetta il tempo che si prende per il suo assolo (o quasi). Non si sente in imbarazzo a stare sulla scena, in compagnia del suo strumento, e non suonare, partecipa lo stesso a ciò che sta avvenendo. Sono rimasta colpita proprio dall' interazione che avviene tra il singolo e il gruppo. Altre volte ho ascoltato e visto gruppi jazz ma l'altra sera quella esperienza mi ha riproposto, di rimbalzo, un'altra esperienza di gruppo, con i colleghi, a scuola. Salutati alunni e famiglie, in questo periodo le scuole sono vissute solo da noi docenti, più o meno indaffarati nella compilazione degli aspetti più amministrativi (completare i registri, ad esempio!) e anche coinvolti in aspetti che "dovrebbero esaltare" la professionalità di ogni docente, la singola competenza al servizio di tutti. Pag.1

2 Cerco su Wikipedia: "Una jam session è una riunione (regolare o estemporanea) di musicisti che si ritrovano per una performance musicale senza aver nulla di preordinato, di solito improvvisando su griglie di accordi e temi conosciuti (standard). Il termine, che probabilmente deriva da "Jamu", una parola Youruba (Africa occidentale) che significa "insieme in concerto", è nato negli anni venti negli ambienti jazz, e si è poi diffuso anche nel rock. Una jam session in genere non ha lo scopo di intrattenere il pubblico, ma è un ritrovo di musicisti che hanno così l'opportunità di provare nuovo materiale musicale e mettere alla prova la loro abilità di improvvisatori in confronto con altri strumentisti; a volte è semplicemente un ritrovo sociale. Alle jam session possono partecipare musicisti di tutti i livelli e possono avvenire in locali privati o pubblici.... Questi incontri spesso si trasformavano in vere e proprie competizioni fra virtuosi. Le jam session sono un terreno fertile per l'incontro di musicisti, lo scambio di idee, e sono quindi l'occasione dove sono nate molte collaborazioni musicali." Mi solletica il confronto con la scuola. "..è una riunione (regolare o estemporanea) di musicisti che si ritrovano per una performance musicale senza aver nulla di preordinato, di solito improvvisando su griglie di accordi e temi conosciuti (standard)." Di riunioni siamo sufficientemente esperti, sia di quelle regolari (es. le programmazioni, i consigli di classe... ) che di quelle estemporanee (una sola riunione per dipartimenti a giugno), noi docenti/musicisti che ci ritroviamo per una performance/esito della RIUNIONE spesso senza aver nulla di preordinato: si entra in riunione a volte con idee poco chiare circa l'azione da fare e il materiale occorrente (se questo stato, poi, è vissuto da tutto il gruppo di venti persone... possiamo proprio dire che non c'è nulla di preordinato!), a volte/di solito improvvisando su tabelle di programmazioni e/o schemi di curriculi verticali (le nostre griglie di accordi) e su temi conosciuti (le nostre conoscenze "standard", quelle che di base dobbiamo possedere). Una jam session in genere non ha lo scopo di intrattenere il pubblico, ma è un ritrovo di musicisti che hanno così l'opportunità di provare nuovo materiale musicale e mettere alla prova la loro abilità di improvvisatori in confronto con altri strumentisti; a volte è semplicemente un ritrovo sociale. Le riunioni a scuola in genere non hanno lo scopo di intrattenerci (neppure quello di far perdere tempo!) ma è il ritrovo/impegno professionale di docenti che hanno l'opportunità di provare/conoscere nuovo materiale psicopedagogico, oltre che squisitamente disciplinare, e mettere alla prova la nostra abilità di improvvisatori nel confronto con altri colleghi. Questa credo sia la maggiore differenza/criticità tra il mondo jazz e quello della scuola perché la categoria docente è spesso "ambigua" circa le IMPROVVISAZIONI: si programma tutto (e tutto deve essere scritto e codificato) a garanzia che l'intervento a scuola non sia disorganizzato, incompleto o addirittura inadeguato, per poi dar vita a tante improvvisazioni quante sono le esigenze reali all'interno della classe, che nascono appunto "improvvisamente" e che richiedono prontezza nell'accedere a tutto il bagaglio che hai a disposizione, trovando sul momento anche soluzioni "creative". Alle jam session possono partecipare musicisti di tutti i livelli e possono avvenire in locali privati o pubblici.... Questi incontri spesso si trasformavano in vere e proprie competizioni fra virtuosi. Più difficile lasciarsi andare a improvvisazioni con i colleghi, SUONARE INSIEME e mettere ognuno la propria esperienza/professionalità. Nelle riunioni (che a volte possono diventare solo... ritrovo sociale) spesso "suonano" poche persone, i più rimangono ai margini, non esprimono la vocazione personale, neppure il proprio punto di vista (sono d'accordo con quello che dice lei!) e sfuma la possibilità di far diventare gli incontri delle vere, interessanti, produttive, esaltanti... JAM SESSION. Spesso si trasformano solo in spazi di competizione, quella sterile, che mette uno contro l'altro armato, il più delle volte in difesa del proprio punto di vista/idea/si fa così! Anche i docenti si riuniscono in luoghi privati (le case, di solito) per completare lavori o programmare insieme: di solito è un discre- Pag.2

3 to indicatore di disponibilità "a suonare insieme" ai colleghi. Le jam session sono un terreno fertile per l'incontro di musicisti, lo scambio di idee, e sono quindi l'occasione dove sono nate molte collaborazioni musicali. Le jam session "scolastiche" che conosco sono quelle che ti scegli, partecipando ad un corso o a un convegno, dove la realtà dei partecipanti in qualche modo ha delle affinità con la tua esigenza di crescere, di imparare dall'altro, dove possono nascere delle collaborazioni, dove è un piacere ascoltare e partecipare del successo dell'altro perché il successo dell'altro non toglie nulla a te, c'è spazio e tempo per ognuno che voglia suonare bene, che si impegna a farlo con responsabilità (ne va del successo di tutti) e per il piacere di farlo, per se stesso e per gli altri. Ho avuto la fortuna di sperimentare molte jam session che mi hanno arricchito, professionalmente e come persona: tra queste suonare con gli autori de Lascuolapossibile è sempre un piacere, un onore, un successo. Le improvvisazioni sono continue e giocate ormai da anni, con autori "vecchi" e con quelli approdati più recentemente, e ogni volta il risultato dipende dalla passione che ognuno di noi mette e dalla voglia di sperimentare che continuiamo ad avere. Non suoneremo jazz ma sappiamo improvvisare jam session anche a distanza. Consiglio prima della pausa estiva: promettete a voi stessi di evitare tutti coloro che non se la sentono di improvvisare con voi/condividere la vostra professionalità, con loro non farete mai...performance di successo! Buona estate a tutti, ci vediamo a settembre Pag.3

4 In questo numero di giugno 2013 Area Tematica Titolo Autore Quello che il jazz può insegnare Rosci Manuela L'arte dell'incontro Ansuini Cristina Spazio ai bisogni speciali! Di Clemente Simona Innamorarsi a Notting Hill Ansuini Cristina Prima il DOVERE o prima il PIACERE? Rosci Manuela "Un paseo por el amor y la muerte" Riccardi Barbara Un'idea niente male per un aggiornamento di qualità Lucci Laura La posizione della UAAR sull'ora di Alternativa a scuola Sabatini Roberto Buoni propositi o solo promesse? Presutti Serenella DETACHMENT - IL DISTACCO Riccardi Barbara Lettera ai mei bambini di prima Agolino Simona Loretta Quando crisi significa opportunità Paci Lucia Giovanna Solidarietà e "comprensione" per Comberiati Nicola il Dirigente Scolastico Il viaggio delle voci presenti Agolino Simona Loretta Intelligenza digitale Lucci Laura Libri digitali per le scuole... Mah! Lucci Laura Pensiero divergente Lucci Laura NON TANTO DIVERSI La redazione "Di eredi non vedo traccia" Sansone Biagio Pulce non c'è di Gaia Ranieri La redazione No alle scuole speciali, in qualunque forma! La redazione Pag.4

5 Pronti per il prossimo appuntamento CON REGISTRO ELETTRONICO e PAGELLE ONLINE? Non vorrai essere tra quelli che rendono il nostro paese tra gli ultimi per quanto riguarda la digitalizzazione dei supporti all insegnamento! Hai ragione però a pensare che le rivoluzioni (perdere lo storico registro di carta!) non si realizzano senza mezzi adeguati, senza risorse aggiuntive, senza preparazione. Siamo persone di scuola e come tali pensiamo e valutiamo ciò che ci viene proposto con l intento di capire se può agevolare e migliorare il nostro lavoro. Ma ancora una volta rischiamo che l innovazione digitale ci venga proposta come mera procedura informatizzata piuttosto che occasione per valorizzare il nostro lavoro anche grazie agli strumenti digitali. Per questo motivo abbiamo detto di NO a soluzioni che oggi mettono la scuola nella condizione di NON AGIRE, mettono noi docenti nella condizione di AGGRAVIO di LAVORO. Ma siamo persone abituate a vedere oltre quello che viene proposto alla scuola per cercare di trasformare anche il Decreto sulla Dematerializzazione della Pubblica Amministrazione in OPPORTUNITA di CRESCITA e MIGLIORAMENTO. Per questo motivo è nato ICARO Il sistema permette di gestire la comunicazione scuola famiglia anche a distanza e prevede pagelle online, scrutinio elettronico e registro elettronico per gli insegnanti: facile, flessibile, meglio di un registro cartaceo e necessita di internet solo in alcuni momenti, per alcune fasi di lavoro. Per il resto è un normale strumento di lavoro del docente certo su supporto digitale- arricchito di tutto quello che la tecnologia può offrire al nostro lavoro, anche semplicemente per annotare assenze, valutazioni e osservazioni. Non una piattaforma ma un vero e proprio strumento personale di lavoro. Prima che qualcuno decida per te. Prova la nostra soluzione richiedendo in prova gratuita la versione DEMO Pag.5

6 a pagina Dalla prima pagina Un'idea niente male per un aggiornamento di qualità Intervista al dott. Aldo Torrebruno sul DOL di Lucci Laura - L'intervista Diploma On Line e Progetto POLICULTURA Molti sono i corsi proposti per attività di aggiornamento e siamo sinceri, molti spesso improvvisano. Un corso di aggiornamento che veramente vale la pena di considerare è quello proposto dal Politecnico di Milano chiamato DOL,un corso per insegnanti fruibile interamente on-line, quindi comodamente da casa propria e a diversi livelli: MASTER con titolo accademico per laureati, corso di formazione per i non laureati con attestato di partecipazione finale, corso per moduli per tutti. Il Dott. Aldo Torrebruno è responsabile dei servizi alle scuole che vengono erogati dal laboratorio HOC Del Politecnico di Milano, un laboratorio di ricerca del Dipartimento di Elettronica, Informazione Bioingegneria. Abbiamo chiesto a lui di parlarci del DOL e di spiegarci di cosa si tratta. Che cos'è il DOL? Il DOL (Diploma On Line) è un oggetto complesso, nel senso che ha diverse anime distinte. Intanto è un corso per insegnanti quindi tutti quelli che fanno il DOL sono insegnanti, è un corso biennale e mira a formare esperti di didattica e nuove tecnologie. È un oggetto complesso perché il contenuto viene erogato in tre format differenti: un master universitario di primo livello un master universitario di secondo livello un corso di formazione permanente Questi tre oggetti in realtà sono erogati in maniera più o meno uguale, l'unica differenza riguarda i requisiti d'accesso nel senso che per il master di primo livello bisogna avere una laurea triennale, per quello di secondo livello bisogna avere una laurea specialistica magistrale, vecchio ordinamento. Quello che a noi dispiaceva però era non poter offrire la stessa occasione a chi non aveva una laurea, nella scuola primaria, ad esempio ce ne sono ancora diversi e sono davvero bravissimi e quindi abbiamo pensato al DOL anche come corso di formazione permanente che non dà un titolo universitario, questo sarebbe stato impossibile, però viene rilasciato un attestato di formazione permanente del Politecnico di Milano che naturalmente viene valutato molto positivamente nei contesti scolastici. Ovviamente parliamo di persone che insegnano da tanti anni, oggi l'accesso alla primaria è esclusivamente con la laurea, e quindi non è tanto importante il titolo universitario, ma è importante che qualcuno certifichi la loro formazione e ovviamente un attestato del Politecnico è piuttosto forte. Quali novità per il prossimo anno? Oltre ad offrire il pacchetto del corso bien- Pag.6

7 nale, ci sono una serie di moduli offerti come corsi singoli, quindi uno può scegliere di non fare un master di due anni perché è troppo impegnativo, ma essere interessato alla tematica ad esempio degli e-book, quindi fare solo il modulo degli e-book. Gli viene quindi riconosciuto come corso singolo: anche in questo caso non è un titolo accademico, ma è semplicemente una parte del master, però se un domani la persona dovesse decidere di iscriversi al master quella parte gli verrebbe riconosciuta. Ma come si fa a seguire questi corsi? Tutti i corsi vengono erogati completamente on-line, 100% on-line, noi non abbiamo scelto un formato blended, proprio per permettere a tutti di poter seguire da qualsiasi parte d'italia. Io mi occupo con altri della parte didattica, abbiamo fatto un po' la revisione complessiva dei materiali, e abbiamo lavorato tantissimo perché questi corsi non fossero la trasposizione on-line di un corso in presenza, ma pensati proprio per una versione online: per esempio le attività presuppongono che uno sia on-line, quindi non ci sono mai quiz. I moduli sono di diverse tipologie, con il tutor che fa da supporto. Volevo aggiungere che noi lavoriamo tantissimo nell'aggiornamento dei materiali, perché siamo coscienti che è un campo molto difficile in quanto i contenuti tendono a diventare vecchi molto in fretta. Ogni due anni facciamo una riscrittura dei moduli e aggiungiamo nuovi moduli, per esempio lo scorso anno è uscita l'idea della FLIP CLASSROOM, sembrava una cosa interessante, così ci abbiamo lavorato sopra e abbiamo scritto un modulo. Naturalmente valutiamo le necessità e non seguiamo le mode del momento. In questo siamo avvantaggiati perché abbiamo uno spettro piuttosto ampio di conoscenze all'interno del laboratorio, ci sono ingegneri, laureati in lettere, abbiamo una psicologa, io ho una laurea in filosofia e in education tecnology, quindi siamo forti sia sulla pedagogia, sia sui contenuti che sulla tecnologia. Mi dicevi che i corsi sono on-line. Vorrei che tu mi facessi qualche esempio. Non tutte le persone sanno muoversi bene nel settore informatico, è veramente qualcosa alla portata di tutti? Ci sono due tipologie di moduli: alcuni sono in autoformazione, che significa che la persona si scarica il materiale di studio, più una serie di link per approfondire. Quindi scarica materiale, studia per fatti propri, alla fine ha un'attività da svolgere e sull'attività ha a disposizione un tutor a cui può scrivere per avere chiarimenti, informazioni. Poi ci sono dei moduli laboratoriali dove c'è una classe virtuale, formate da 20 persone circa, dove si svolgono delle attività scandite settimanalmente o bi-settimanalmente. Viene dato una parte di contenuto e l'attività da svolgere insieme che poi verrà valutata. Uno dei laboratori di quest'anno per esempio era un laboratorio video digitale, l'oggetto finale da realizzare era una specie di cortometraggio. Abbiamo dato tutta la parte tecnica che spiegava che cosa è un video digitale, come funziona, c'erano dei tutorial che spiegavano cosa sono i campi, i piani e varie definizioni tecniche e poi nel laboratorio veniva dato un obiettivo comunicativo da conseguire attraverso il materiale studiato. Come si conclude il percorso? Durante i due anni di lavoro le persone non si vedono mai, essendo tutto on-line, l'unico momento in cui chiediamo agli studenti di raggiungerci alla fine del percorso, alla consegna dei diplomi. A maggio di tutti gli anni, tutti quelli che si Diplomano vengono al Politecnico e ritirano il proprio diploma. Per evitare che sia soltanto una giornata celebrativa facciamo un seminario, invitando di solito un ospite internazionale. Que- Pag.7

8 st'anno abbiamo avuto l'onore di avere Punya Mishra inventore del modello TPACK è proprio il massimo che c'è nel campo dell'education tecnology. Questo suo intervento ci ha reso molto fieri. I diplomi vengono consegnati da un'autorità accademica e quest'anno abbiamo avuto Rettore delle Scuole (ora da noi non si chiamano più facoltà ma si chiamano scuole). Parliamo dei costi Per il master il costo è di 2700 per entrambi gli anni, pagati in cinque rate, però abbiamo anche delle borse di studio erogabili che riducono di 1000 la quota, le borse di studio le diamo in ordine di richiesta. Il numero delle borse di studio varia a seconda degli sponsor che riusciamo ad ottenere. L'anno prossimo so per certo che ne abbiamo alcune offerte da De Agostini e altre offerte dalla Fondazione Politecnico, però come ripeto ogni anno varia il numero. Il corso di formazione permanente invece costa 1700 sempre diviso nei due anni, poi possiamo calcolare anche qui delle borse di studio che abbassano il costo 800. Bene, parliamo ora del progetto POLICULTURA, cos'è? È un'attività di Digital storytelling, storie narrate attraverso immagini, voci e musica, con programmi specifici. Nel 2007 abbiamo inventato uno strumento per fare Digital storytelling, che si chiama 1001storia è un motore che genera appunto storie digitali. Lavorando con le scuole ci siamo resi conto che spesso gli insegnanti facevano un prodotto molto bello come contenuto, ma che lasciava a desiderare a livello di struttura informativa, del resto non tutti gli insegnanti possono avere delle competenze di information architecture, per cui abbiamo pensato di creare un motore che potesse togliere dalle ambasce i docenti a livello tecnologico per potersi concentrare esclusivamente sulle strutture della storia. Quindi abbiamo pensato di indire un concorso di digital storytelling con l'uso di questo motore. Il primo anno hanno aderito solo scuole superiori, l'anno successivo ci siamo resi conto che c'era una fortissima domanda delle scuole primarie e così abbiamo aperto a tutti gli ordini di scuola, compresa l'infanzia. Iscrivendosi al concorso si ha a disposizione il motore 1001storia, uno strumento direttamente sul Web che quindi non prevede istallazioni, si usa via Internet da qualsiasi browser e ti permette di costruire la tua storia sul tema che preferisci. Con il tempo si sono creati dei pattern, si può quindi usare per raccontare un'uscita didattica, un argomento specifico, un progetto didattico, un particolare monumento presente nella tua regione. Tutti quelli che riescono a concludere il lavoro e a sottoporlo alla giuria, vengono poi giudicati, prima da una giuria di primo livello che screma, poi da una seconda giuria che seleziona i vincitori. Naturalmente la competizione è una scusa, perché quello che c'interessa veramente è far sperimentare ai docenti come il Digital storytelling porti al lavoro di gruppo, a dinamiche inclusive, ad una diversa organizzazione del lavoro in classe e ad una diversa percezione del docente da parte dei ragazzi... e porta anche ad un cambiamento della comunicazione, spesso molti studenti non hanno idea di che cosa significhi fare comunicazione multimediale. All'inizio di giugno poi invitiamo tutti i finalisti qui al Politecnico, due docenti e un numero tra 3 e 10 alunni, secondo la disponibilità dell'aula che abbiamo. Mentre noi facciamo un workshop con gli insegnanti per fare il punto sullo svolgimento dei vari lavori, gli alunni vengono divisi per livello e viene offerta loro una lezione al Politecnico, naturalmente adeguata alla loro età. Per esempio quest'anno alla scuola dell'infanzia abbiamo proposto delle favole interattive che abbiamo realizzato alcuni anni fa nel nostro laboratorio, la scuola primaria ha fatto il laboratorio Polilabkids dove abbiamo fatto vedere loro dei lerning objects e poi abbiamo proposto dei quiz, la scuola secondaria di primo grado ha fatto un laboratorio di informatica, mentre quella di secondo grado ha fatto un laboratorio di programmazione di APP per fare videogiochi su dispositivi mobili. Alla fine si va tutti in una grande aula con tutte le narrazioni finaliste: tipo notte degli Pag.8

9 Oscar - the winner is...grandi applausi e consegna dei premi. I costi per partecipare al progetto? Il progetto Policultura è completamente gratuito Se voglio iscrivermi, quindi, che cosa devo fare? Ora le iscrizioni sono chiuse, però a settembre poi andare sul sito iscriverti alla competizione ricevi una password per lavorare sul motore, e quando è finito ci comunichi che il lavoro è concluso e che sei pronta per far giudicare il prodotto. TUTTO MOLTO INTERESSANTE. Un grazie al Dott. Aldo Torrebruno per la sua disponibilità. Laura Lucci, docente, IC Morlupo - Roma In allegato: * HOC-LAB * Il Master di I livello * Il Master di II livello * La presentazione del corso di formazione permanente Pag.9

10 Dalla prima pagina Innamorarsi a Notting Hill Quando un film incontra un libro di Ansuini Cristina - Dedicato a te Ci sono momenti in cui la voglia di fuga, di evasione, diventa così pressante che ogni segnale proveniente dall'esterno che va in qualche direzione, il più lontano possibile dalla quotidianità, viene colto al volo. Questo momento dell'anno, così carico di ogni contenuto immaginabile e inimmaginabile, è proprio uno di quelli e, guarda caso, proprio ora mi è capitato tra le mani questo libro - Innamorarsi a Notting Hill di Ali McNamara, edizioni Newton Compton - quasi per caso, grazie al gruppo di lettura di cui faccio parte. Non nascondo che mi è subito risuonata nelle orecchie la bellissima colonna sonora del film con Julia Roberts e Hugh Grant. Iniziando a leggerlo ho scoperto che il fil rouge della storia è proprio l'amore della protagonista per il magico mondo del cinema e per questo film in particolare; un amore che la porta a vedere la realtà un po' al di sopra delle righe, a rispecchiarsi in vicende viste sullo schermo, a rivivere passioni ed emozioni, magari fuggendo agli aspetti della propria vita "vera" che non proprio ideali. Scarlett, la protagonista appunto, vive una vita fin troppo tranquilla a Stratford upon Avon, mitica città che ha dato i natali a - nientepopodimenoché! - William Shakspeare, con suo padre e un fidanzato storico, David. Per una serie di circostanze fortuite - e fortunate! - si ritrova a custodire una casa di un certo pregio proprio a Londra e per di più nella zona di Notting Hill. Questo non fa che alimentare il suo essere sognante e il suo fantasticare da vera cinefila, ma la porterà anche a nuovi incontri, alcuni davvero importanti, e a nuove visioni della realtà, che si tradurranno poi in scelte di vita invidiabili, anche se un po' prevedibili dallo scorrere della storia. Il libro, che non è certo Alta Letteratura, ha un che di originale e di leggero che fa ama- Pag.10

11 re le pagine e i personaggi, spesso rubacchiati qua e là da varie commedie romantiche. Tante sono le citazioni tratte da film come Quattro matrimoni e un funerale, Insonnia d'amore o Il diario di Bridget Jones, che le romanticone come me non si sono certo lasciate sfuggire e che danno al libro un tocco di familiarità e di calore. Non mancano i ringraziamenti, che non dimentico mai di leggere - ognuno ha le sue fissazioni...c'è chi legge tutti i giorni i necrologi! ;) - e che mi emozionano sempre. Qualcuno dice che i libri sono come medicine, che curano i disturbi dell'anima. Io sono abbastanza d'accordo, ma ho anche l'impressione che vengano da me cogliendo il momento più giusto, come se sapessero tutto di me e mi scegliessero, occhieggiando dallo scaffale della libreria o dal desktop del tablet. Almeno in questo caso è stato proprio così: questo librino dalla copertina colorata si è infilato tra circolari e relazioni finali, pronto a trasportarmi come un aquilone verso pensieri più leggeri. La felicità non è felicità se non c'è una capra che suona il violino. Anna Scott, alias Julia Roberts, Notting Hill (1999) A parte il finale, davvero da film, che non delude ma galvanizza, mi è piaciuta un mucchio l'appendice che consiste in: Cristina Ansuini, Psicologa, Docente presso la scuola "2 ottobre 1870", I.C. Piazza Borgonicini Duca, Roma Un guida turistica di Notting Hill, davvero ben fatta: di sicuro la porterò con me quando metterò piede sul suolo britannico! (Mi piace farmi accompagnare da libri evocativi quando viaggio!)c'è un po' una mappa dei posti del film, completa di "dritte" su come muoversi al meglio; Un mini quiz cinematografico davvero divertente; Delle schede di lettura dei film citati, zeppe di succulente curiosità. Pag.11

12 Dalla prima pagina Quando crisi significa opportunità Riflessioni e considerazioni a voce alta di Paci Lucia Giovanna - Orizzonte scuola Fuori dal tema del mese, che prevedeva il consiglio di un libro, di un film, di una mostra, che potesse piacevolmente accompagnare l'estate di chi legge, ho un bisogno catartico, per me e per mia figlia, di dare testimonianza, per chi come noi si trovasse a vivere un'analoga esperienza. Chiara è un campione molto rappresentativo dei ragazzi della nostra epoca: bella, intelligente, simpatica, spigliata, generosa di sé, con una grazia naturale e una spiccata sensibilità verso gli altri, in una parola dunque, ben dotata, ma con un'estrema insicurezza, poca autostima e conseguentemente poca voglia di mettersi in gioco, di superare i propri limiti, preferendo scelte più facili, meno impegnative. Nella scuola, questo ha significato sperimentarsi in maniera negativa con il liceo classico, rivelatosi dopo il IV ginnasio, poco adatto alle sue impostazioni caratteriali, mentre più vicino a lei, anche come contenuti, visto il suo amore per le discipline come la psicologia o la pedagogia, il cosiddetto liceo della scienze umane, nuovo nome per l'ex magistrale. Qui, una scuola distratta e poco motivante le ha permesso di dare al di sotto delle sue possibilità e ha assecondato un suo atteggiamento un po' immaturo di fronte allo studio, una leggerezza tutta adolescenziale, cha hanno fatto sì che per due anni si riportasse dei debiti da colmare durante l'estate, peraltro nell'odiata matematica, sempre considerata scoglio quasi insuperabile! Quest'anno, il salto di qualità, auspicabile in una ragazza a posto, entrata peraltro nella maggiore età, non c'è stato da parte sua, nonostante la passione per la filosofia, traghettata da un brillante professore e per tutte le materie umanistiche, seguite con interesse e diligenza, seppure senza profondità e smalto e purtroppo l'atteggiamento di avversione cieca verso le materie scientifiche non è stato scalfito e non ha prodotto conversioni o inversioni di tendenza, al punto che a fine anno è arrivata, puntuale, netta e implacabile la bocciatura, non per quelle materie, da recuperare a settembre, ma per Chiara e tutto il suo anno scolastico! Scrivere mi è necessario per mettere ordine nelle mie idee e anche una necessaria distanza, mantenendo un equilibrio di visione, riconoscendo a ciascuno le proprie responsabilità. La prima e per lo più responsabile di quanto è accaduto è mia figlia, che quel salto di qualità non l'ha fatto, che è stata leggera e superficiale, che è ancora bambina, a dispetto dei suoi 18 anni, che non ha tirato fuori la grinta, che in altri contesti la contraddistingue, e la dignità, aggiungerei, per farcela là dove credeva fosse impossibile. Siamo evidentemente responsabili noi come famiglia, ed io in testa, visto che sono la più presente e che col mio quotidiano fare, seguo, accompagno, motivo, rielaboro i passi del cammino dei miei figli, fiduciosa e rispettosa dei loro tempi e delle loro diversità, ma che risulta chiaro non sono stata con lei attenta e sollecita, che mi sono fidata troppo o che l' ho caricata di aspettative inadeguate. Quante volte, di fronte a reiterate bocciature di amici dei Pag.12

13 miei figli mi è venuto naturale chiedere: "ma la famiglia dov'era?". Di me, ho appena detto dov'ero e cosa facevo e, del resto, anche la semplice appartenenza agli autori di questa rivista mi connota come una che ha un certo pallino per la scuola e per una possibile scuola di qualità, che non sono parole al vento, ma qualcosa che cerco quotidianamente di far esistere nel mio piccolo, da genitore! La responsabilità della scuola è rimasta per ultima, ma non è la meno importante! Mi rendo conto che si tratta di una scuola superiore, che non si fonda sull'obbligatorietà, ma anzi si sceglie e dunque si può permettere di dividere i suoi utenti in due categorie, tanto care al mondo della realtà : chi fa e chi non fa, con buona pace dei pedagogisti, di cui pure si circonda, visto pure l'indirizzo di studi. Da questo punto di vita, la scuola ha risposto efficacemente, dando la sua lezione inequivocabile, ma mia figlia testimonia il suo altrettanto inequivocabile fallimento. Non hanno saputo motivarla, né formarla, né recuperarla - e nemmeno hanno cercato un rapporto con noi famiglia - non le hanno offerto un leale, condiviso, universale metro di valutazione all'interno di un gruppo classe diversamente trattato, ma l'hanno liquidata con una telefonata a casa "a cose fatte", in cui ci è stata riconsegnata alla Ponzio Pilato, perché in qualche modo se ne occupasse la vita di farla crescere! Ed è quello che accadrà! Dopo essermela presa comunque molto duramente con mia figlia, forte dell'allenamento a vedere il bicchiere mezzo pieno, considero quello che le è capitato una fortuna, un'opportunità per mettersi alla prova e crescere finalmente, ma al di fuori della scuola tradizionalmente concepita. Sarà un anno duro, per lei, di recupero in una scuola apposita e di lavoro per potersela pagare e per poter crescere, imparando in un colpo solo il valore dello studio e quello del lavoro, cosa sia l'impegno e cosa la dignità. E ce la farai Chiara, questo messaggio è per te e per tante tue simili, nella realtà del mondo, con accanto la tua famiglia, fuori da una scuola sbagliata, che hai avuto la sfortuna d'incontrare! E se, alla fine di questo anno, sarà lì che vorrai tornare, lo farai con le spalle forti e sicura del tuo valore, che è l'unica certezza su cui devi contare e allora quello lì sarà solo un luogo come tanti! Lucia Giovanna Paci, genitore - Roma Pag.13

14 Dalla prima pagina Pulce non c'è di Gaia Ranieri Da non perdere il libro e il film (2012) di La redazione - Dalla redazione Il libro parla, in via autobiografica, dei problemi familiari di una bambina autistica, Pulce. "Pulce ha nove anni, il naso a patata e due <<occhioni accesi>>. Beve solo tamarindo, ascolta Bach, fa sculture con il pecorino e va pazza per le persone arrabbiate. Pulce non parla perché è autistica, ma <<questo non significa che non abbia niente da dire>>. Un giorno come tutti gli altri, viene allontanata dalla famiglia senza troppe spiegazioni. L'autrice è una sibling, cioè una sorella, o fratello, di una persona, in questo caso con disabilità relativa a disturbi dello spettro autistico. Il libro Giuseppe Bonito ha tratto il film dallo stesso titolo con Pippo Delbono, Marina Massironi, Piera Degli Esposti, Francesca Di Benedetto, Ludovica Falda. La pellicola ha già ricevuto molti riconoscimenti, primo tra tutti il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA nella sezione indipendente "ALICE NELLA CITTA'", all'interno del Festival Internazionale del Cinema di Roma. Da segnalare anche il brano che Niccolò Fabi ha scritto per il film, "Il silenzio". Pag.14

15 Dalla prima pagina Spazio ai bisogni speciali! Laboratorio Educativo-ludico-esperenziale di Di Clemente Simona - Attività Laboratoriali Un sorriso contagioso, due occhi vispi, tanta voglia di comunicare la gioia di vivere Un sorriso contagioso, due occhi ma pochi mezzi per farlo. C. è una bambina dolcissima e piena di energia, infinite potenzialità da incoraggiare e una consapevolezza del sé da coltivare. Dalla necessità di offrirle un ambiente idoneo, ove edificare la propria personalità in armonia con gli altri compagni e permetterle di uscire da una condizione di chiusura ed isolamento, a cui la sindrome autistica la costringe, nasce il nostro desiderio di aiutare tutti coloro che, come lei, hanno difficoltà a far sentire la propria voce. E così, dall' esigenza di predisporre opportuni spazi espressivi, abbiamo deciso di dare vita ad un Progetto Educativo per la realizzazione di uno spazio laboratoriale volto ad accogliere e supportare le varie problematiche presenti nella nostra scuola. La creatività, l'apertura empatica e la dedizione sono qualità determinanti per realizzare una proposta progettuale che abbia valore nel tempo. Con questo intento, abbiamo unito le nostre forze, le energie di due giovani insegnanti di sostegno e del prezioso supporto della nostra assistente educativa, per credere ancora nella possibilità di trasformare gli spazi scolastici in luoghi accoglienti e pensati sui bisogni del bambino. Tale approccio nasce dalla consapevolezza che l'apprendimento mediato dal movimento si arricchisce di esperienza, favorisce l'interiorizzazione concettuale ed è "l'unico mezzo tangibile che pone l'io in relazioni ben determinate con la realtà esterna". Per cui realizzare un insegnamento realmente democratico non può prescindere da questo importante assunto montessoriano. Di fronte agli ingenti tagli, a posti vacanti che spezzano la famigerata continuità, alla mancanza di fondi per acquistare materiali all'avanguardia, la scuola di oggi è chiamata ad interrogarsi ed a sfoderare quelle armi creative che solo un pensiero orientato alla creazione di valore ed alla valorizzazione della diversità può garantire. Ed ecco come uno scatolone si trasforma in una ruota del tempo, dei bottoni in unità quantitative, dei fogli vellutati in lettere tattili. Partendo dalla concezione che i bambini con certificazione di handicap sono alunni con bisogni speciali, che al pari dei normodotati possano fruire di saperi e conoscenze se presentati con opportune strategie e apposito materiale strutturato, ci siamo cimentate nella realizzazione di un laboratorio educativo, ma allo stesso tempo anche ludico ed esperienziale, in grado di far fruire le conoscenze in maniera pratica e dinamica. La stanza, messa a disposizione per la realizzazione del Progetto, è stata divisa in quattro angoli, ad ognuno dei quali è stato assegnato un nome che riassumesse le rispettive finalità didattiche: ANGOLO DELLA SOCIALIZZAZIONE, ANGOLO CORPOREO-IDENTITARIO, ANGOLO DI MUSICO-TERAPIA, ANGOLO LUDICO-RELAX. Al fine di allestire i quattro spazi, sono stati Pag.15

16 realizzati svariati materiali didattici di supporto agli apprendimenti degli alunni in difficoltà. "Le lettere tattili", affisse con velcro (che possono essere staccate ed attaccate per formare parole), permettono un uso dinamico delle strategie di letto-scrittura a partire dall'immagine, al fine di superare le barriere della comunicazione digitale. L'approccio analogico consente infatti al bambino una comprensione iconica immediata che favorisce l'acquisizione concettuale. All'interno dell'aula sono stati inoltre appesi cartellini con enunciati relativi a varie semplici azioni da far compiere a personaggi individuati nel libro di testo (adottato dalle classi prime); ciascun soggetto è stato realizzato con la collaborazione dei bambini tramite l'utilizzo di cartoncini decorati con materiali tattili. Materiale che ci ha consentito di introdurre gradualmente il concetto di frase minima (in riferimento al metodo globale), partendo da elementi familiari. Ampio spazio è stato dato anche alla musica con la realizzazione a mano di strumenti musicali da parte degli alunni: piatti di plastica per tamburelli, barattoli di latta per maracas, rotoli di scottex per bastoni della pioggia, ed ecco organizzata una piccola orchestra pronta a sperimentare nuovi ritmi e riprodurli in accompagnamento a canzoncine ascoltate. Un altro aspetto a cui abbiamo rivolto attenzione è stata la presa di coscienza dell'identità corporea, per cui è stato allestito un angolo dedicato all'osservazione ed all'identificazione delle diverse parti del corpo, tramite l'affissione di un ampio specchio su cui riprodurre svariati movimenti, nonché imitare con adatte posture corporee le letterine dell'alfabeto. In aggiunta allo specchio è stata prevista una tendina da apporvi durante lo svolgimento di altre attività affinché non diventasse punto focale dell'attenzione degli alunni con speciali problematiche e quindi per loro motivo di distrazione. Anche le acquisizioni relative all'ambito logicomatematico sono state favorite grazie alla predisposizione di materiale ludico-didattico pensato con il principale obiettivo di incoraggiare, come tramite dell'apprendimento, la concretezza dell'esperienza e la manipolazione. In particolare sono state appese delle bustine contenenti bottoni colorati e abbinate al relativo numero al fine di veicolare il concetto di quantità e favorire l'esecuzione di operazioni entro il 10. A completare il corredo a rinforzo degli apprendimenti dell'ambito logico-matematico il materiale Montessoriano (numeri tattili o cifre smerigliate, casellario dei fuselli, numeri e gettoni, aste numeriche e blocchi logici) garantisce un approccio coinvolgente e divertente. Infine si è pensato di realizzare un angolo che incoraggiasse la socializzazione, da utilizzare in precisi momenti della giornata scolastica. A tal fine "l'angolo della socializzazione" è stato allestito unendo alcuni banchi in modo da ottenere un grande tavolo coperto da una tovaglia dove, nel corso dell'anno, i bambini hanno svolto svariate attività di disegno, pittura, realizzazione di oggetti attraverso l'utilizzo di diversi materiali, lavori di gruppo e peer tutoring. Attraverso le relazioni instaurate, i bambini hanno avuto la possibilità di sperimentare il reciproco aiuto, confrontarsi con gli altri imparando a conoscersi e a lavorare/collaborare nel piccolo gruppo. Vedere questi bambini attivare uno scambio empatico e costruttivo tra di loro ed essere entusiasti di lavorare insieme, è stato per noi il più grande traguardo. Proprio l'aspetto della socializzazione si è rivelato in generale il filo conduttore dell'intero progetto, con la volontà di creare all'interno della scuola un luogo di incontro e confronto non solo tra gli alunni ma anche tra le insegnanti e dove assicurare ai bambini con certificazione di disabilità dei momenti di crescita, con la serenità che spesso è per loro difficile trovare in classe. A completamento della nostra aula abbiamo allestito un "angolo ludico-relax". Quante volte ci capita di avere delle giornate storte? Ai "nostri" bambini capita spesso e per questo abbiamo pensato fosse giusto riservare, proprio a quei "momenti no", un piccolo spazio dove permettere loro di rilassarsi ascoltando una storia, un brano musicale o sfogliando un libro, in modo da restituire loro la calma e favorire l'autocontenimento. Sappiamo benissimo che la scuola ha bisogno di un mare di energie e che il nostro progetto è solo una goccia in questo oceano di possibilità. Siamo però convinte che, come sosteneva la Montessori, per aiutare un bambino è necessario fornirgli un "ambiente di bellezza, ricco di motivi di interesse" che gli consenta di "svilupparsi liberamente" e in cui venga rispettato il suo "intimo biso- Pag.16

17 gno di essere aiutato a fare da solo", poiché, come il suo profondo impegno e valido operato ci ricorda "le mani sono gli strumenti propri dell'intelligenza dell'uomo". Simona Di Clemente e Arianna Polvanesi, insegnanti di sostegno, Azzurra Cartia, A.E.C. Cooperativa Nuove Risposte, Istituto Comprensivo Largo Cocconi - Roma Di Simona Di Clemente, Mano-Piede_Testa_Cuore. Imparare a crescere in movimento, ebook Sysform Editore Pag.17

18 Dalla prima pagina Intelligenza digitale Cambiamo con le sollecitazioni del web di Lucci Laura - Scuola & Tecnologia Già da diversi anni si sono avviati studi sulla trasformazione che l'uso delle tecnologie ha attivato nei processi cognitivi umani. Apprendiamo diversamente E' indubbio che il nostro sistema di apprendimento e conoscenza è cambiato grazie anche all'immensa mole di informazioni che riusciamo a trovare in rete. Prima per approfondire un argomento, noi gutenberghiani, ricercavamo sui libri, andavamo in biblioteca, enciclopedie in casa, mitiche "garzantine"; oggi la valanga di informazioni che riusciamo a trovare in rete su qualsiasi argomento, dalla ricetta, all'ultimo paper di astrofisica, ha sicuramente aumentato la nostra curiosità: link che aprono mondi mai visti, ti permettono di entrare, curiosare, approfondire realtà di cui a volte non ne conoscevi l'esistenza. Quante volte siete entrati su google per cercare una cosa e vi siete ritrovati dopo mezz'ora a leggere altro che con la vostra ricerca non aveva niente a che vedere. Ricerche scientifiche Ricerche nel campo della neurofisiologia e delle neuroscienze testimoniano che l'attività celebrale si modifica quando effettuiamo ricerche su internet, vengono soprattutto modificate le immagini delle aree di attivazione neuronale durante l'utilizzo di schermi interattivi. Il nostro cervello in presenza di navigazione su internet presenta un'anomala quantità di materia bianca, fasci di fibra nervosa ricoperti di mielina che collegano l'encefalo al midollo, nelle zone dove hanno sede il controllo neuromotorio, l'attenzione e le funzioni esecutive. Se sia un bene o un male, questo è ancora tutto da capire, il dibattito è molto aperto, conseguenze, potenzialità, pro contro,... sono questi gli interrogativi a cui gli scienziati vorrebbero dare risposte. La psicologa statunitense Patricia Greenfield in un articolo su Science, asserisce che "ogni medium sviluppa nuove capacità cognitive a spese di altre: stare molte ore al computer, anche per un video gioco, ad esempio, migliora la nostra intelligenza spazio-visuale e ci abitua a seguire più segnali simultaneamente" (Greenfield, 2009, pp ). Intelligenza digitale Una cosa sicuramente è certa, con le sollecitazioni che riceviamo dal mondo di internet, il nostro cervello sta cambiando e anche molto velocemente, tanto da far dire agli esperti che siamo in presenza di un nuovo tipo d'intelligenza: l'intelligenza digitale. Ovviamente sono i nativi digitali che più degli altri, in modo estremamente naturale, hanno questo tipo d'intelligenza. Pag.18

19 Leggi l'articolo del prof Paolo Ferri della Bicocca: "Esiste un'intelligenza digitale e può essere dimostrato" Per leggere l'articolo, clicca qui Laura Lucci, docente, IC Morlupo - Roma Pag.19

20 Dalla prima pagina "Un paseo por el amor y la muerte" Il processo del lutto a passo di bolero di Riccardi Barbara - L'intervista A Martina In fin dei conti, la vita e la morte sono solo conseguenze della solidità o meno di una costruzione. QUELLO CHE CONTA E' COSTRUIRE BENE!! E' giusto far conoscere ai bambini realtà meno fortunate, di processi di malattia e degenze in ospedale di piccoli pazientidegenti, come con il nostro Progetto- Gemellaggio Scuola & Ospedale Regina Elena - IFO? Il 13 giugno 2013, giorno dopo la chiusura di questo anno scolastico, scalata "everestiana" fatta di tante esperienze di crescita per tutti NOI, Piccoli & Grandi, ci ha "salutato" senza disturbare, assolvendo fino all'ultimo tutti i suoi doveri, la nostra alunna Martina della V B, in realtà alunna di tutto il Plesso Carlo Avolio per il suo modo di "vivere nella/la sua Scuola, i suoi compagni e tutti noi operatori scolastici in modo speciale". Sapevamo che prima o poi questo dove accadere, ma il più tardi possibile, è di obbligo per noi mortali pensare così... E' giusto, ha un significato valoriale formativo/educativo condividere con i bambini il momento della morte e il conseguente funerale di una loro compagna? la dott.ssa Carem Vazquez Bandin "Importante essere chiari con i bambini e manifestargli che la morte è una parte, è una fase della Vita. E' utile una preparazione, come facciamo in Spagna in alcune nostre Scuole, proporre una giornata dedicata al processo del lutto, perché parlarne è la miglior cosa per fargli prendere coscienza. L'incontro deve essere strutturato in fasi: 1. Fondamentalmente l'ascolto, ascoltare le Pag.20

21 loro idee riguardo questo momento, farli parlare di cosa pensano; 2. Prese tutte le informazioni chiediamo loro di fare un disegno ed allegare una lettera da dedicare alla persona persa; 3. Realizzare un libricino con tutte le loro frasi e poi fargli scegliere le parole che credono più significative per metterle tutte insieme e farne una frase unica nuova. La società in cui viviamo è pronta ad essere sostegno per i più piccoli di questo processo conoscitivo? "In Europa con la globalizzazione la Società deve essere forte con un terreno stabile, invece oggi la nostra è alquanto liquida (come esempio ricorre al film "L'Era Glaciale") e narcisistica. Con un ground così vengono a mancare figure adulte e genitoriali in grado di sostenere, perché noi stessi non abbiamo stabilità: emotiva, lavorativa, fisica. I ragazzi per questa mancanza manifestano il loro malessere facendo i duri, con atti di autolesionismo, di masochismo (piercing, tatuaggi, cicatrici...), per far vedere al mondo che loro sono forti, che non hanno bisogno di nulla e che resistono al dolore a tutto anche al dolore. Questa non è altro che una provocazione, è un motivo di sfida da parte loro per avere la prova che si possono fidare di chi è dall'altra parte, dei genitori/adulti. Per fare questo passaggio noi adulti dobbiamo essere in grado di conquistarci la loro fiducia e la loro ammirazione, come? ASCOLTANDOLI!! Quindi bisogna cominciare un percorso di crescita parallelo, dove da una parte gli adulti devono saper resistere alle provocazioni degli adolescenti, (i nuovi duri alla James Deen), dall'altra i ragazzi impareranno così a fidarsi di chi si prodiga per il loro successo. Per loro conta essere visti ed ascoltati." "Non devi prendere troppo sul serio la Vita, nessuno ne è uscito mai Vivo!!" Woody Allen La formula magica? "L'unione Famiglia & Scuola è il lavoro vincente da fare. Per esempio l'ass. APA dei genitori, solo con le loro regole e la loro organizzazione, senza l'alleanza e la complicità della Scuola non può arrivare a raggiungere l'obiettivo formativo e pedagogico sperato. Il bambino deve essere il centro del percorso formativo di tutte e due i luoghi educativi, per sostenerlo è necessaria questa l'alleanza, soprattutto in una Società liquida come questa, con adulti "persi" e non in grado di essere sostegno di crescita. La musica è il mezzo con cui si può creare un vincolo di incontro tra il mondo adulto e i giovani, è un grande mezzo di comunicazione, un linguaggio che tutti conoscono e possono usare. Una mia esperienza, l'ho avuta grazie alla musica con un bambino che non voleva parlare, abbiamo cominciato a parlare senza parole, solo attraverso i testi delle canzoni, o con le melodie per comunicare gli stati d'animo e l'emozioni, dopo 4 mesi ha iniziato a parlare e da quel giorno non ha più smesso. I titoli dei miei libri o dei miei seminari li prendo dai titoli delle canzoni, soprattutto dai testi delle canzone messicane, i Bolero. A casa ho tantissimi dischi e cd, oltre che libri..." Per sottolineare l'importanza della musica come valenza emozionale, ci regala un brano di Demis Roussos - "Morire al fianco del mio Amore" - che ha fatto tradurre e cantare da un suo amico per noi in italiano. Pensare che ho fatto scorpacciate, all'epoca delle sue canzoni, ascoltando i 45 giri di mamma e papà sul giradischi, ricordate quello che li mangiava e finiti di ascoltare li risputava? Come si chiamava... Un argomento doloroso, non leggero nel Seminario Internazionale del 22/23 giugno 2013: "Un paseo por el Amor y la Muerte - Il processo di lutto" a cura della dott.ssa Carem Vazquez Bandin, psicologa clinica e psicoterapeuta gestaltista di fama mondiale, organizzato dalla Fondazione Italiana Gestalt voluto dai due Direttori Roberta Melis e Paolo Greco, psicologi e psicoterapeuti. Un Seminario dai contenuti tristi è diventato un vero e proprio simposio accrescitivo, grazie alla bravura magistrale, tutta spagnola, della dott.ssa Bandin che a tempo della "Carmen" di Bizet, con la sua spiccata ironia, simpatia e passione per la VITA, è riuscita a rendere leggero e masticabile a tutti i presenti, il risvolto dell'altra facciata della medaglia della Vita, la Morte: * Costruire il nostro percorso di Vita in base a quello che ci piace * Come le perdite atti- Pag.21

22 vano un cambiamento che và sicuramente gestito, integrato e vissuto* L'Arte del Buon Vivere * Il senso di pienezza in noi stessi e il senso di connessione con l'altro Da questo incontro porto con me la passione e la semplicità di una "persona grande", dove ritrovo INCREDIBILMENTE, nel suo argomentare tra la Vita & la Morte dalla Spagna con furore, gli stessi concetti base della mia Relazione dell'anno di Prova: * Kairos, cogli l'attimo, cogli il tempo al volo * La Musica come mezzo di comunicazione, un ponte generazionale * Il linguaggio filmico strumento di connessione tra noi e l'altro - Ciak si Gira e Cinemando - * Il tono muscolare per affrontare l'azione come sostegno corporale - Corpo & Mente * L'empatia, la sincronicità del sentire, il sintonizzarsi * L'ironia, la curiosità, la ricerca, la passione * L'alleanza Famiglia & Scuola * L'importanza dell'arte dell'incontro Mi saluta dopo aver immortalato il nostro incontro e avermi lasciato la sua dedica, a conferma di come mi manifesto al mondo per come...sono!! Salutandoci: "E' stato per un me un grande piacere conoscerti...- La Morte è attivatrice della VITA!! - Non esiste Morte senza Amore!!" Grazie veramente per la forza energizzante che ci hai trasmesso. Barbara Riccardi Il curriculum della dott.ssa Carem Vazquez Bandin Pag.22

23 Dalla prima pagina La posizione della UAAR sull'ora di Alternativa a scuola L'Associazione si batte per il libero pensiero e la laicità delle istituzioni di Sabatini Roberto - Oltre a noi... Quando due mesi fa, sul numero di aprile, venne pubblicata la testimonianza schietta e appassionata di un genitore, una madre che per le sue figlie aveva scelto di non avvalersi dell'insegnamento dell'irc, mi sembrò opportuno proporre alla redazione di presentare, al pubblico della rivista, una scheda informativa sugli obiettivi, i valori e gli interventi della UAAR che, almeno in Italia, è forse l'unica associazione che si occupa specificamente dei problemi connessi e conseguenti alla scarsa laicità delle istituzioni e alla assai frequente interferenza del dogmatismo e dell'orientamento religioso tradizionale con la gestione della cosa pubblica. L'ora di religione che testardamente e scontatamente si continua da più di 80 anni a inserire nella programmazione didattica di ogni ordine e grado di scuola è l'esempio più classico di intromissione di una visione del mondo, che con la laicità non ha nulla a che vedere, nell'amministrazione e nella stessa strutturazione delle istituzioni dello stato, in particolare in quelle estremamente delicate e decisive, per la cultura e per la formazione delle nuove generazioni, che sono, appunto le istituzioni educative! Proprio in questo periodo si è tenuto a Roma un convegno della Consulta di Bioetica sulle difficoltà che incontrano le donne che ricorrono alla tutela della legge 194 del '78: anche in questo caso la laicità delle istituzioni ospedaliere si scontra con l'orientamento confessionale di molti operatori e delle stesse direzioni sanitarie, al punto che in Italia solo una sparuta minoranza di nosocomi consentono la pratica dell'ivg e ancor di meno in tempi accettabili. Questo ha fatto rifiorire la triste e pericolosa pratica dell'aborto clandestino e del business degli interventi privati, talvolta praticati dagli stessi medici, ufficialmente obiettori nell'istituzione pubblica, ma ottimi "cucchiai d'oro" in quelle private. C'è un preoccupante parallelo nella scuola che solo formalmente amministra l'opzione del non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica, ma che sostanzialmente la abbandona al suo destino di ghetto minoritario, di fatto privo di risorse, di strutture, di programmazione, di risposte. La penetrazione delle istanze dogmatiche e conservatrici non si limita certo a questi due pur importanti contesti, ma concerne tutti i diritti civili cosiddetti di quarta generazione relativi ai nuovi sviluppi scientificotecnologici, diritti bioetici, genetici e informatici: essi portano alla formulazione di istanze relative alla manipolazione del genoma umano, al non accanimento terapeutico e all'eutanasia e al testamento biologi- Pag.23

24 co, alla violazione della privacy e al controllo individuale attraverso le telecamere, la rete, i satelliti, la telefonia cellulare. La giurisprudenza su questi temi è però molto più complessa e vanta specifici diritti riservati ai bambini e alle donne e numerosi trattati, carte, protocolli e dichiarazioni internazionali la cui portata ed efficacia è molto variabile e non sono da tutti i paesi ratificati. Ma mentre sul fronte della produzione e della promulgazione dei diritti si registra un costante progresso, altrettanto non si può dire sul versante della loro tutela e del loro rispetto: alle intenzioni e alle promesse non seguono comportamenti coerenti e una inedita commistione di nuovo e di antichissimo è sempre più presente sotto i nostri occhi. La UAAR, Unione Atei, Agnostici e Razionalisti nasce in Italia nel 1987 e si ufficializza nel 1991, diventando più recentemente una APS (Associazione di Promozione Sociale), attualmente contando circa 4000 soci. Membro della Federazione Umanista Europea (sede a Bruxelles) e dell'unione Internazionale Etico-Umanistica (sede a Londra), la UAAR si dichiara e si definisce indipendente da qualsiasi Partito e da qualsiasi formazione politica organizzata, pur non essendo una istanza in sé apolitica. Infatti l'associazione, in quanto destinata a perseguire il raggiungimento dell'effettiva laicità delle singole istituzioni statali e dello Stato preso nella sua integrità e complessità è perciò spinta a prendere costantemente una precisa posizione nei confronti del mondo politico e dell'attività giuridica e a sostenere una determinata visione del mondo nella sua totalità, naturale e storica (ispirata alla logica, alla razionalità, alla conoscenza scientifica) quindi ad assumere e a manifestare un'opzione che si può considerare apartitica, ma che è in sé politica. Se si pensa che di fatto l'uaar cerca di rappresentare e difendere gli interessi civili e le istanze culturali di quella porzione della società italiana che non si identifica in alcuna religione e che fa questo attraverso la promozione e l'organizzazione di dibattiti, convegni, manifestazioni, momenti di studio e di espressione della cultura laica, umanistica e scientifica (emblematico è il Darwin Day), si capisce che la sua interazione con la sfera politica e sociale è continua e oltremodo significativa. Non meno importante è il suo lavoro sul piano giuridico, attraverso una lotta incessante -anche sul piano legale- contro le varie discriminazioni che le maggioranze religiosamente orientate esercitano nei confronti di chi esprime posizioni atee e agnostiche e di chi effettua scelte che non si ispirano alle loro tradizioni e ai loro valori. Data la particolare situazione dello Stato italiano che accorda al Vaticano una posizione di particolare privilegio morale, diplomatico e giuridico e di influenza nella costruzione delle sue stesse leggi, l'uaar si batte per rendere indipendente l'attività e la stessa ispirazione legislativa, dai criteri e dai valori clericali che la condizionano da secoli e che culminano nel famoso Concordato del 1929 (i celebri quanto nefasti "Patti Lateranensi") e nella sua incompleta e infelice revisione del 1984 (d'altra parte sottoscritta dall'allora Presidente del Consiglio Craxi): l'abolizione del Concordato e la totale autonomia dello Stato italiano da ogni interferenza dello stato Vaticano restano perciò i punti prioritari e qualificanti della UAAR, i suoi fini statutari precipui. L'Associazione vanta dei Presidenti Onorari, persone di chiara fama, facenti parte del mondo culturale e scientifico del paese, come Laura Balbo, Margherita Hack, Danilo Mainardi, Piergiorgio Odifreddi, Carlo Flamigni, Sergio Staino, ecc. che hanno aderito agli obiettivi e ai valori fondativi del suo Statuto; la UAAR agisce a livello nazionale con un suo Comitato di Coordinamento e con un'apposita Segreteria che gestisce la sua operatività e a livello Regionale e locale con i suoi 56 Circoli, presenti in 18 Regioni. Tra le iniziative promosse e realizzate nel suo seno ricorderò qui la "Settimana Anticoncordataria" che si tiene ogni anno nel mese di febbraio e che ospita diversi eventi che valorizzano la cultura laica e scientifica, come il già citato "Darwin Day", occasione per approfondimenti tematizzati di notevole livello culturale, o che promuovono una maggiore laicizzazione del paese; l'attività di "Sbattezzo", ossia l'attivazione delle procedure formalmente necessarie per chiedere e ottenere la cancellazione dal registro dei battezzati delle varie diocesi, da parte di tutti quelli che sono stati appunto sottoposti a tale rito in un periodo della loro vita in cui non potevano non solo decidere, ma nemmeno essere coscienti di quel che Pag.24

25 veniva loro imposto, sia pure in buona fede (?) dai loro genitori; la campagna "Occhiopermille", ossia lo sforzo di sensibilizzare la popolazione a scegliere con cognizione di causa a chi destinare dell'8 per mille dell'irpef e non lasciare inevasa tale opzione poiché quel gettito fiscale viene comunque ripartito secondo le percentuali di chi ha comunque effettuato una scelta; la campagna "Ora Alternativa" destinata a contrastare l'inerzia delle istituzioni scolastiche che non predispongono attività sostitutive a quelle dell'irc per chi non intende avvalersene (proprio come è capitato alla nostra Anita Carpi!), che non effettuano alcuna pubblicizzazione di questa opzione e che non fanno nulla per evitare disagi e discriminazioni alla minoranza che non partecipa all'ora di religione. Qui bisogna aggiungere che in una società multietnica come anche la nostra si avvia sempre di più ad essere, l'ora Alternativa non viene incontro solo alle esigenze dei non credenti, ma anche di tutti quelli che praticano e professano altri culti e che non possono, forse anche a maggior ragione, consegnare i loro figli ad un'ora catechistica. Infatti in più luoghi e momenti si è pensato di trasformare l'irc in un'ora di Filosofia del Sacro, o in una di Storia delle Religioni o, comunque, in un momento di approfondimento non di parte, non schierato a favore di alcun culto, ma sembra proprio che il MIUR, da chiunque venga gestito, non recepisca questo tipo di istanze e di mettere mano ad una nuova revisione concordataria (di abolizione non se ne parla nemmeno!) che liberi dalle pastoie ecclesiali almeno il mondo della formazione, non c'è soggetto politico che sia in grado nemmeno di proporlo. La UAAR si batte anche per l'"assistenza Morale Laica" e per la realizzazione di opportune "Sale del Commiato",ossia per la predisposizione di appositi luoghi (soprattutto in Ospedali e Cimiteri) in cui onorare i defunti e svolgere cerimonie laiche, senza essere afferrati nel tritacarne del binomio pompe funebri e strutture ecclesiastiche. Inoltre l'associazione lavora anche a favore dei cosiddetti "diversi" come i gruppi GLBTQ, sigla che riassume gli orientamenti sessuali minoritari (Gay, Lesbo, Bisex, Transex, Queer), che stentano a trovare accettazione e riconoscimenti sul fronte giuridico per l'estensione a loro e alle loro vicende dei diritti normalmente previsti per i soli eterosessuali. L'UAAR si adopera anche per il Testamento Biologico, a favore dell'eutanasia e da qualche settimana a questa parte sta organizzando una specifica raccolta di firme, insieme ai Radicali e all'associazione Luca Coscioni, per un'apposita legge in materia; infine, come ho accennato nella prima parte di questa scheda, l'associazione si mobilita per la piena e capillare realizzazione della legge 194 del '78, collaborando con altre realtà sociali del settore, come la Consulta Bioetica. Tra l'altro ha istituito il Premio BRIAN (in onore del brillante, ma poco diffuso film "Brian di Nazareth" dei Monty Pyton) col quale premia le opere cinematografiche che evidenzino ed esaltino i valori del laicismo, cioè la razionalità, il rispetto dei diritti umani, la democrazia, il pluralismo, la valorizzazione delle individualità, le libertà di coscienza, di espressione e di ricerca, il principio di pari opportunità nelle istituzioni pubbliche per tutti i cittadini, senza le frequenti distinzioni basate sul sesso, sull'identità di genere, sull'orientamento sessuale, sulle concezioni filosofiche o religiose. L'Associazione premia anche le lauree che oltre ad essere di buon livello culturale valorizzino gli ideali e i principi portati avanti dalla UAAR e incoraggia in questo modo nuove generazioni di studenti a fare della scientificità un abito di pensiero e di comportamento e un metodo privilegiato di studi e di ricerche. Da molti anni cura la pubblicazione e la distribuzione di una Rivista culturale ad impostazione prevalentemente filosofica e ricca di riflessioni di notevole spessore culturale "l'ateo", e gestisce un sito web ( ) che informa con la massima trasparenza possibile sulla struttura e sulle attività dell'associazione, sulla cronaca che riguarda i temi che essa segue e supporta, sugli eventi in programmazione e sulle iniziative portate avanti dalla struttura centrale e da quelle locali; inoltre il sito offre una quantità di documenti, materiali, bibliografie, analisi, schede, informazioni e link sempre aggiornati e di rilevante importanza per chi ha a cuore queste problematiche e non solo per costoro. Se si tiene conto che oltre all'indirizzo nazionale il sito offre link per i siti dei vari circoli e delle altre forze che si battono per identiche finalità, si capisce che la navigazione in esso è estremamente articolata e fruttuosa. Data la facilità Pag.25

26 con cui quest'ultima affermazione può essere verificata dal lettore, chiudo questa scheda con un caldo invito a non lasciarsi convincere solo dalle mie parole, ma di andare di persona a controllarle all'indirizzo indicato! Buona Navigazione a tutti! Roberto Sabatini Pag.26

27 Dalla prima pagina Solidarietà e "comprensione" per il Dirigente Scolastico Solitudine e senso dell'impotenza a scuola di Comberiati Nicola - Orizzonte scuola Il monito degli imprenditori al governo "non lasciateci soli" vale come richiesta di aiuto e di sostegno per una figura istituzionale importante e decisiva per la scuola ma piena di contraddizione e di ambiguità, quale quella del Dirigente Scolastico. MIUR. Il suo è un potere istituzionale immenso, che va dalla legale rappresentanza, alla responsabilità della gestione delle risorse finanziarie e strumentali, alla responsabilità dei risultati del servizio. Diciamo che è un organo individuale, un monosche rappresenta e testimonia l'unitarietà dell'istituzione medesima e ne assume ogni responsabilità gestionale (D.L.vo n. 165/2001 e D.L.vo n. 44/201). L'elenco degli obiettivi che deve raggiungere si declina con stati d'animo ambivalenti: dalla momentanea esaltazione del potere che si vede ampliato, alla depressiva constatazione della mancanza strutturale dello stesso potere di realizzazione. L'elenco è ridondante. Il Dirigente Scolastico deve (qui l'imperativo categorico kantiano è d'uopo!): La cifra che lo contraddistingue nella gestione quotidiana fondamentalmente è la solitudine. Una solitudine caratterizzata da una percezione invece di onnipotenza da parte dei docenti, che lo ritengono spesso la controparte, e degli utenti che lo accusano dei mali strutturali della scuola (mancanza di fondi, piani di sicurezza, precarietà del personale...). Alla solitudine si unisce anche il senso dell'impotenza, perché la bravura del Dirigente in questi ultimi tempi sembra diventata quella di uscire indenne, con stile, da una serie di gimcane istituzionali che vanno dal Consiglio d'istituto, al Collegio dei Docenti e agli altri organismi della scuola, al rapporto con gli Enti locali, alla Contrattazione d'istituto al ritornato centralismo del *Assicurare il funzionamento dell'istituzione scolastica secondo criteri di efficienza ed efficacia; *Promuovere lo sviluppo dell'autonomia didattica, organizzativa, di ricerca e sperimentazione, in coerenza con il principio di autonomia; *Assicurare il pieno esercizio dei diritti costituzionalmente tutelati; *Promuovere iniziative ed interventi tesi a favorire il successo formativo; *Assicurare il raccordo e l'interazione tra le componenti scolastiche; *Promuovere la collaborazione tra le risorse culturali, professionali ed economiche del territorio interagendo con gli Enti Locali. Questi autonomi poteri di direzione, di coordinamento, di valorizzazione delle risorse umane con le relative responsabilità della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio impri- Pag.27

28 gionano il Dirigente Scolastico in un ruolo ridondante e retorico. Un Cavaliere medioevale o un Robin Hood solitario o un sacerdote del tempio. Se parliamo di stress psichico, dobbiamo dire che la legge ridisegna una figura di Dirigente a rischio, perché è concepita giuridicamente come una concentrazione di poteri e responsabilità, una cassa di risonanza a cui spesso i governi hanno derogato compiti che egli da solo non può realizzare. Una concentrazione di poteri impossibile da realizzare per un solo soggetto sia pure motivato e preparato. Una figura istituzionale gettata nella continua proliferazione di riforme, di norme giuridiche, di cambiamenti strutturali, di gestione di conflitti, di trasformazioni radicali di costumi, di processi, di attese delle nuove generazioni senza un supporto istituzionale "vero" in termini giuridici, che ne condivida le responsabilità e la gestione. L'autonomia scolastica diventa un esercizio di democrazia e quindi portatrice di benessere psichico se accoglie dal punto giuridico il concetto di complessità, che può essere gestita con una divisione di poteri e una separazione di funzioni. In tal senso la Dirigenza Scolastica non può essere concepita come una concentrazione di poteri e responsabilità, ma come una leadership diffusa, che condivide poteri e responsabilità con altre figure istituzionali. E' solo il caso qui di ricordare che i Dirigenti oggi dirigono complessi enormi, succursali, agglomerati di scuole poggiandosi spesso sul senso di responsabilità volontaristica dei docenti. Una cultura dell'organizzazione che si prefigge come fine quello di creare un clima psicologico di benessere deve ripensare figure professionali, tempi, modi e spazi nuovi per venire incontro alla trasmissione di cultura in contesti che mutano continuamente. La Dirigenza Scolastica deve poter condividere la gestione e la responsabilità con nuove figure professionali libere del tutto o in parte dall'insegnamento: il vicario, ma anche un ufficio legale, tecnico, la figura dello psicologo, l'esperto di orientamento, l'analista dei bisogni, l'esperto di sicurezza, il progettista, funzioni altre oggi nella scuola che potrebbero costituire una piattaforma di carriera per gratificare l'impegno e l'esperienza di molti docenti. IL decreto Legislativo 150/2009 Il cosiddetto "decreto Brunetta" ridefinisce la mappa dei poteri e delle responsabilità dei dirigenti scolastici ma aggiunge criticità e confusione ad un ruolo già di per sé ambiguo. Aumenta il potere del Dirigente nei confronti della Contrattazione d'istituto, che è autonomo riguardo ad alcune decisioni di organizzazione del lavoro; Devono i Dirigenti garantire standard di qualità del servizio pena la decurtazione della retribuzione di risultato; In materia di sicurezza il D.S. è equiparato al datore di lavoro e ha dunque l'obbligo di garantire che il personale dipendente operi in condizioni igienico-sanitarie adeguate e nel rispetto delle misure di sicurezza previste per i luoghi di lavoro (D.L. 81/2008); Il Dirigente (D.L.vo.163/03) è titolare del trattamento dei dati personali e sensibili del personale della scuola (tutela della privacy); Con il decreto Brunetta i Dirigenti scolastici possono ora ricorrere a sanzioni (come la censura e la sospensione dal servizio fino a 10 giorni). Cause di stress per il Dirigente Scolastico 1. L'ambiguità della legislazione. In verità egli - il Dirigente - non è un interprete discrezionale di linee direttive, ma semplice esecutore di poteri che concretamente appartengono al MIUR, alla Provincia per lo Stabile, alla Regione. Un'autonomia che nei decreti fa intravvedere infiniti mondi e naufraga poi miseramente nell'organizzazione del quotidiano: supplenze, recuperi, viaggi d'istruzione senza pagamento di diaria, abbandoni, malattie, smisurate 104, decreti regi ancora validi, insoddisfazione dei docenti per la percezione sociale dell'immagine e per il precario trattamento economico. Dirigere in queste situazioni è davvero stressante! La normativa si configura sempre più come tassativa e lascia pochi spazi di flessibilità. Il decreto sulla valutazione della condotta o sulle assenze, le quote di flessibilità all'interno di una distribuzione di orario già ristretto, la ridondanza retorica alla contrattazione d'istituto, che aumenta conflitti tra obbligo di informativa, definizione pedante Pag.28

29 dei criteri e distribuzione del fondo d'istituto: un vuoto lavarsi i panni nell'acqua sporca della diminuzione di risorse. 2. La gestione dei conflitti. La prima situazione da gestire è la continua insoddisfazione dei docenti. Gli studi sul burnout si moltiplicano, si fanno pubblicazioni sulla scuola come carcere o come laboratorio di follia, si usano i docenti come ricatto sindacale e si sfregia la loro immagine sociale. Ci sono certamente motivi che rendono questo lavoro difficile: il docente è costretto ad un rapporto obbligatorio di trasmissione di cultura per le nuove generazioni; così come ci sono percezioni di soddisfazione incomprensibili per chi non fa questo mestiere. Il Dirigente comprende che ogni disagio, stress nasce da una propria rappresentazione "malata", scissa, della realtà, ma non ha spesso gli strumenti per fronteggiare un fenomeno di vasta portata. Non è un analista, non è un predicatore di ideali missionari, deve gestire un contesto istituzionale cui deve saper dare un ritmo, costruire un'armonia di rapporti che si poggiano sulla condivisione di obiettivi e di regole. Deve avere quindi la dote della decisione e del rifiuto delle dimensioni negative, se vuole salvaguardare il benessere delle future generazioni e delle altre professionalità. Ma come può farcela da solo senza lasciarsi anche lui fagocitare dal senso di impotenza, senza strumenti giuridici che gli consentano nella gestione del personale cambiamenti e scelte che possano apportare cura e benessere al docente e non ledere i diritti degli utenti? Ma la gestione dei conflitti nella scuola ci invade come uno tsunami quando prendiamo in considerazione la contrattazione d'istituto, la valutazione del personale, la premialità brunettiana, la gestione del personale ATA, il rapporto docenti-classe, i fenomeni di bullismo e di aumentata sfrontatezza degli studenti, la presuntuosa a volte rivalsa dei genitori. Che fare e come salvare la propria integrità psichica? 3. La frustrazione continua per l'incapacità di far fronte a compiti di varia natura che nella scuola hanno il carattere dell'urgenza e della scadenza. Il Dirigente Scolastico può diventare il punto centrale di un Sistema Tolemaico di burocratizzazione, che lo trasforma kafkianamente nell'angosciato ragionier Fantozzi: il sospetto dell'essere solo contro mondi di leggi e di cavillose interpretazioni, circolari dell'ultima ora, revisori giudicanti, minacce di condanne e di citazioni in giudizio. E la certezza - quella sì - di essere abbandonato dall'amministrazione centrale (caso Genova). 4. Comunicazione interrotta. La comunicazione formale corretta si mantiene nei limiti dell'accettabile, del corretto, della gentilezza di modi. Egli è stimato, apprezzato, ma non fa più parte dei docenti, che spesso nella maggioranza non comprendono la riforma globale della pubblica amministrazione, non capiscono nel profondo il suo ruolo o lo considerano fortunato perché non ha a che fare con le classi di giovani sempre più demotivati, con il turnover delle sostituzioni, di orari, di consigli di classe; ha finalmente raggiunto un'adeguata remunerazione economica e non ha orari di lavoro. Questa percezione, che si poggia poi su una suddivisione in classi nella comunità scolastica di retaggio predemocratico, fa del Dirigente Scolastico un personaggio sconosciuto. In questo contesto è un isolato, costretto a vivere secondo le aspettative degli altri o a deluderle. La percezione degli altri lo proietta nel mondo dell'odio (sadico = ci prende gusto a dir di no, a far soffrire gli altri) o dell'amore (sto nelle grazie della Dirigenza). Opposizione ideologica, ribellismo anarchico, sottomissione masochista non aiutano un Dirigente, che si percepisce caricato di troppe responsabilità, di poteri che non ha, di soluzioni che spesso non riesce a trovare perché la comunicazione si è standardizzata nella sua rigidità giuridica. 5. La difficoltà alla separazione. Lo stress è un accumulo di energie, memoria fastidiosa di lavori non terminati, o da terminare, sovraccarico non fisico ma mentale; è causato da una difficoltà a separarsi dai compiti lavorativi perché il ruolo istituzionale insegue come un'ombra gli spazi della vita privata. Il pericolo per un Dirigente Scolastico, Sacerdote del Tempio Scolastico, che non può permettersi distrazioni o momenti di rilassamento, è quello di rimanere ingolfato nel suo stesso motore di propulsione. L'unico che ha una visione del Sistema non riesce ad abbandonarlo, perché ha la sensazione che girerebbe a vuoto. Pag.29

30 Il meccanismo psicologico che è sotteso a tali atteggiamenti è quello dell'identificazione: mi identifico con il mio stesso ruolo, che mi è diventato una seconda natura. E' un meccanismo che nella scuola per un Dirigente si fa strada lentamente, si nutre della sua stessa dedizione, dei successi, dei riconoscimenti e porta lentamente a non riuscire più a separarsi e quindi a conservare sempre quella libertà di giudizio che ci permette di ritrovare il lavoro, anche di grande responsabilità, come nuovo e stimolante. La concentrazione di poteri, l'accumulo di responsabilità, il dirigismo gerarchico non solo sono la negazione della democrazia, ma sono dei virus che distruggono la vitalità e fanno ammalare le persone, spesso le migliori. E qui, per concludere, vorrei accennare al rapporto tra l'elaborazione delle leggi e il benessere psichico. Le leggi hanno mani e piedi umani, sono fatte cioè da uomini che spesso proiettano in esse le proprie aspirazioni al potere, al successo; o l'annullamento, la punizione, la mortificazione di altri, lo scaricarsi delle responsabilità. Ci sono leggi buone, che aiutano gli uomini ad esseri felici (come la Costituzione Italiana, nata in un momento di "guarigione" della Nazione Italia) e ci sono leggi malvagie (come le leggi razziali, la pena di morte...); ma ci sono anche leggi confuse, che diventano esse stesse causa di stress. Nella scuola con queste confusioni legislative ci facciamo i conti quotidianamente. Teorizzano gli esperti di organizzazione del lavoro che, dal punto di vista psicologico, uno dei modi per uscire dallo stress correlato al lavoro è quello della chiarezza della posizione che si ha nel sistema lavorativo, quello che una volta si chiamava il "mansionario". Per non essere sopraffatti dal ruolo forse è necessario ridisegnare giuridicamente la figura del Dirigente evitando retorica e trionfalismi, per non lasciarlo pian piano sommergere dal sovraccarico di compiti e poteri, che alla lunga stressano gli esseri umani e ne mortificano le potenzialità. Nicola Comberiati, Dirigente Scolastico e psicologo - Roma Pag.30

31 Dalla prima pagina Prima il DOVERE o prima il PIACERE? L'importante è che il secondo non manchi! di Rosci Manuela - Dedicato a te Molto spesso dalle pagine di questa rivista abbiamo segnalato libri, ebook, film, mostre, per condividere qualcosa che ci ha interessato, che ci è piaciuto. Il taglio, quasi sempre, è stato di carattere culturale, di arricchimento professionale e personale. Questa volta voglio segnalarvi "un luogo" in cui il piacere è certamente prevalente al dovere (forse del tutto assente!!). della biancheria (pensiero: e se lo avessimo incontrato lungo la strada?) ma il conducente arriva subito e lascia libero l'accesso. Parcheggiamo. Due cavalli ci vengono incontro, apparentemente perché sono dentro un recinto. Siamo completamente isolati dall'abitato. Assaporiamo la quiete, sono le 18 di venerdì pomeriggio, il sole è ancora alto e il cielo è terso. Apparentemente non c'è nessuno in giro. Recentemente abbiamo trascorso un weekend sulle colline toscane, esattamente vicino a Castiglion Fibocchi (12km da Arezzo), presso l'agriturismo "Antico podere Il prato". Come si sa, il piacere a volte richiede un precedente sforzo, un impegno e anche in questa occasione si è presentata la necessità di "impegnarci" nel raggiungere la meta: circa 10' di strada un po' sdrucciolevole, in salita, sempre di più, in un percorso che lascia alle spalle le comodità cittadine per addentrarci in una vegetazione che si fa sempre più fitta, con il "guado" di un piccolo torrente. Lo sguardo fisso sulla strada (per la verità un po' strettina, ma siamo in collina, con la sensazione di stare in montagna, che vogliamo!!), la curiosità e anche un po' di preoccupazione (ma sarà la strada giusta?) finché non arriviamo. L'ingresso all'agriturismo, a dir la verità, è ostruito da un camion che porta il cambio Ci avviamo verso l'ingresso: due gradini e poi altri, tra due casali in pietra, ci guidano e arriviamo su un'ampia terrazza naturale che si affaccia su tutta la valle. E' bellissimo! Una ragazza ci viene incontro e sbrigate le pratiche dell'accoglienza ci accompagna nella stanza. A dir la verità, questo weekend ci è stato regalato da un gruppo di cari amici e la proposta del depliant era suggestiva, tanto che quando ho chiamato per fissare la data (ci sono voluti quasi tre mesi per poter prenotare la vacanza, sempre tutto pieno!), mi sono sincerata che fosse proprio come detto sulla pubblicità del coupon. La porta d'ingresso rigorosamente in legno scuro. Apriamo ed entriamo. Mi guardo intorno e... è proprio vero: un enorme letto rotondo occupa un lato della stanza, di fronte il caminetto (spento, ovviamente, visto che il caldo è arrivato!), di fronte si apre un vano in cui è interrata una bellissima vasca in pietra lavica, a cui si accede scendendo con un comodo gradino (che in un secondo momento si coprirà d'acqua), con un grandissimo soffione della doccia e sull'altra pa- Pag.31

32 rete due fessure (si scoprirà poi essere due cascatelle d'acqua, in alternativa al soffione centrale). Anche il bagno - che di solito è anonimo- qui è arredato con stile, comprese le maioliche rosse sulle tre pareti, la quarta invece è ricoperta di tessere che formano un delizioso mosaico moderno, colorato. Ma voi avete mai dormito in un letto rotondo? E fatto il bagno/doccia "scendendo" i gradini, in una vasca interrata nel pavimento? Io no e come sempre, quando ci si trova di fronte alle novità... bisogna provarle! Decidiamo però di posticipare il piacere del nuovo per fare ancora un giro perlustrativo all'esterno. Un grande gazebo di legno, con lettini e sedie per prendere il sole e godere della magnifica vista, sono a disposizione dei clienti. Per ora siamo i soli ma, come ci annuncia la ragazza che ci ha accolto, per la sera tutte le otto stanze saranno occupate. Entriamo nella piccola sala del ristorante(scopriamo che il nostro regalo comprende anche la cena con quattro portate, e si sa che anche il buon cibo procura piacere!). Continuiamo il giro intorno ai casali, sono veramente ben ristrutturati, un piccolo appartamento gode anche di una bella terrazza sempre con vista sulla valle. Ci sono alberi di ciliegie e non possiamo che approfittarne. Finalmente mi sembra venuta "l'ora giusta" per sperimentare la vasca interrata e mentre ci prepariamo per il bagno, faccio scorrere l'acqua e lentamente (la ragazza lo aveva anticipato) lo spazio interrato si riempie mentre gioco a chiudere il soffione per far scendere l'acqua dalle cascatelle: seduti sotto, sembra di fare un idromassaggio naturale! vale veramente la pena provare: il letto, la vasca interrata, il cibo (certo i vegetariani dovrebbero avvertire perché, si sa, in toscana, si mangiano affettati -come la finocchiona, davvero speciale-, carni, ragù e del buon Chianti). luca, il giovane proprietario è premuroso con i suoi clienti e non manca certo il tempo di raccontarci come è nata questa sua avventura (seppur con qualche disavventura), lui giovane architetto milanese (ora è chiaro lo stile)trapiantato dal 2008) in territorio toscano. Che dire poi della posizione geografica: la mattina dopo ci siamo diretti nella zona del Chianti che si raggiunge in 30' circa e abbiamo fatto una bellissima passeggiata tra i borghi, come Gaiole in Chianti, per arrivare anche alle cantine del Castello di Castagnoli dove si può acquistare dell'ottimo vino anche sfuso. Il ritorno pomeridiano all'agriturismo ha permesso di ripetere il piacere del bagno, della tavola e del dormire "in tondo". La mattina dopo una tappa "obbligata" ad Arezzo e poi a Cortona (deliziosa!) per tornare lentamente a Roma, dopo una tappa riposante sulle sponde del lago Trasimeno. Grazie agli amici che ci hanno regalato questa vacanza, veramente "azzeccata". A voi tutti il consiglio di provarla. Fatevi un regalo (qui, od ovunque voi vogliate fare una "pausa" ristoratrice). Certo meglio sarebbe... farsela regalare!!! Buon "piacere" a tutti Manuela Rosci Agriturismo: Antico Podere Il Prato px Non mi dilungo oltre se non per dirvi che Pag.32

33 Dalla prima pagina Buoni propositi o solo promesse? Tra i saluti e gli auguri di buone vacanze...qualche pensiero rivolto a settembre prossimo di Presutti Serenella - Orizzonte scuola...questioni aperte... Anche quest'anno scolastico sta volgendo al termine e tutti noi stiamo sicuramente concentrandoci sul conto alla rovescia verso un più o meno meritato riposo, cercando di lasciarci alle spalle (almeno per il tempo necessario a riprendere fiato!) le preoccupazioni e soprattutto i problemi irrisolti...vale a dire quindi quasi tutto! Si, i problemi sono tanti e irrisolti, se non aumentati...per la Scuola italiana. Abbiamo iniziato con il problema degli Organici, a fare i conti con la copertura delle classi e del tempo scuola richiesto dalle famiglie, quasi mai corrisposto dalle logiche della spending review, per continuare con i problemi cronici della tenuta in sicurezza delle strutture dei plessi scolastici... fino a gestire alcune riforme introdotte con molta sollecitudine dagli ambiti governativi/ministeriali, ma con molto poco ascolto della "base" e della "scuola reale" sulle modalità di attuazione e sulla loro effettiva sostenibilità e incisività (un esempio su tutti, le iscrizioni, i registri e le pagelle online...). Chiudiamo con molte domande senza risposta e con problemi in sospeso... Andremo in vacanza, o se non proprio, perché la crisi (che ha colpito ovviamente anche i lavoratori della scuola) non ce lo permetterà del tutto, cercheremo di riposare... ma il nostro impegno no!... le nostre professionalità si dovranno "alimentare" di buone letture e di riflessioni da rielaborare... A questo proposito, faccio riferimento ad una mia recente lettura, un articolo del Prof. Rodotà pubblicato sul quotidiano "La Repubblica" che mi ha colpito e sollecitato particolarmente. Il famoso costituzionalista si interroga, e chiede, su quanto il ns sistema scolastico corrisponda alle indicazioni della Carta costituzionale, soprattutto riferendosi all'art. 33, dove viene riconosciuto il diritto dei privati "di istituire scuole senza oneri per lo Stato", in occasione del referendum indetto nel Comune di Bologna per i finanziamenti alle scuole private; i dubbi del prof. Rodotà sono concentrati soprattutto sul fatto che "... istituzionalmente e politicamente, è preoccupante la disattenzione per una opinione pubblica che ha ripetutamente mostrato un orientamento ostile alle semplificazioni autoritarie del sistema costituzionale e la sua attenzione ai principi che lo fondano"...in quanto in questa occasione, come anche nel caso del Comune di Napoli, anche tra le più alte cariche del Governo o ambiti dello Stato, erano state espresse valutazioni che tendevano a liquidare e a semplificare i risultati dell'opinione pubblica a riguardo... Pag.33

34 è con questo tipo di "semplificazione", ci dice Rodotà, che nel nostro Paese "...principi che non possono rimanere sulla carta e che, quindi, non possono essere messi tra parentesi con l'argomento dei vincoli imposti dalla crisi economica" si rischiano di liquidare importantissime questioni come appunto il Diritto all'istruzione... Citando Piero Calamandrei ci viene ancora ricordato che la Scuola è "organo costituzionale", e "quella definizione torna alla mente perché da lì, dal luogo dove principi fondativi e formazione civile s'incontrano, viene oggi una spinta forte per uscire dalla regressione nella quale stiamo sprofondando e per indicare alla politica l'orizzonte largo nel quale deve muoversi per recuperare credito e nobiltà"... In quanto,... "Sulla base di una dettagliata analisi delle norme vigenti e degli orientamenti delle corti italiane e europee viene così messa radicalmente in discussione la subordinazione dei diritti fondamentali alla logica economica, che sembra essere divenuta l'unica norma di riferimento del tempo che viviamo." Riflettiamo a cosa sarebbe successo se nel dopoguerra italiano, reduce dal ventennio fascista, dove una delle priorità della giovane Repubblica Italiana fu quella di affrontare il problema del secolare analfabetismo, soprattutto nelle zone rurali e nel meridione con la scuola dell'obbligo, non ci fosse stato un "capillare" intervento, con l'istituzione anche di piccole scuole... nel giro di venti anni, fu possibile dimezzare il numero degli analfabeti in Italia, che passarono dal 12,90% del 1951 al 5,22% del Esistono oggi nuovi analfabetismi, solo apparentemente meno evidenti e pericolosi, che non possono che essere combattuti e superati con un altrettanto capillare azione del Sistema scolastico nazionale. Attenzione, quindi, e ascolto raccomandiamo al nuovo Governo...in attesa della partenza del nostro "New Deal" Buona estate a tutti noi e buone letture! Serenella Presutti, Dirigente scolastico, psicopedagogista, counsellor professionale Credo che dovremmo essere grati a persone di così "alto" profilo come l'on. Rodotà, e augurarci che davvero stia iniziando un "new deal" per il nostro Paese e per tutti noi, ricominciando dalla Scuola, a ragionare ed ad intervenire con logiche non più così estranee, sia nelle indicazioni di interventi di riforma che nella loro attuazione operativa, sia nella programmazione delle risorse, che non devono e non possono essere dispensate solo in base a criteri strettamente "numerici/ragionieristici". Pag.34

35 Lettera ai mei bambini di prima La strada della conoscenza è lunga ma piena di anime felici di Agolino Simona Loretta - Orizzonte scuola "S'impara soltanto divertendosi. L'arte di insegnare non è altro che l'arte di svegliare la curiosità... e la curiosità è viva soltanto nelle anime felici. Le cognizioni fatte entrare per forza nella mente la occludono e la soffocano. Per digerire il sapere bisogna averlo divorato con appetito." (Antonele France) Ciao cari bambini, quest'anno è stato il vostro primo anno di scuola elementare, un anno ricco di conoscenze ed esperienze nuove. Anche nei momenti più difficili che ci sono stati nella organizzazione delle classi, ho cercato di trasmettervi non solo conoscenze ma soprattutto l'amore verso la conoscenza, la vera libertà che ognuno di noi deve avere per essere una persona degna di essere chiamata tale e che ha il potere di Ho cercato di insegnarvi ogni giorno il rispetto verso i vostri compagni, anche quando non avevate la stessa opinione, perché questo nella vita aiuta ad avere rispetto verso chi la pensa in modo diverso. Ho cercato di rendere divertenti i grandi problemi, perché questo nella vita aiuta ad affrontare le cose importanti. Ho cercato in ogni momento di farvi capire che fare la spia non serve ad essere migliori di nessuno, anzi serve soltanto a dimostrare di non essere capaci di aiutare gli altri. Ho cercato di insegnarvi la condivisione non solo delle piccole cose ma soprattutto di emozioni, sentimenti, dolori, gioie e tante risate, perché questo vuol dire essere amici veri. Ho cercato di comunicare con voi, con un linguaggio semplice, fatto anche di espressioni e di sorrisi, perché questo è un linguaggio universale e nella vita vi aiuterà a comunicare con tutti, ad ogni livello. Ho cercato di insegnarvi a capire i "grandi", anche se spesso ho difficoltà anche io a capirli, troppo chiusi nello loro status, dimenticandosi di essere stati piccoli anche loro. Ho cercato di svegliare in voi la curiosità verso tutto senza averne paura o vergogna, perché questo vi aiuterà a conoscere la vita e il mondo in cui viviamo. Ho cercato di invertire i ruoli, facendovi capire che non è sempre facile stare dall'altra parte e che bisogna fare delle scelte che non ci piacciono: questo vi aiuterà a valutare che essere adulti spesso non è bello. spostare le montagne. Pag.35

36 Ho cercato di farvi sviluppare in ognuno di voi l'autostima e il coraggio, perché nella vita sono elementi importanti della persona. Ho cercato di insegnarvi ad esprimere il vostro pensiero e le vostre idee senza averne paura, e questo lo dovrete fare sempre, perché nessuno può limitarci. Ho cercato di insegnarvi a comunicare i vostri sentimenti senza l'uso delle mani, ma con le parole, perché questo diventi per voi uno stile di vita e di comportamento. Ho cercato di insegnarvi che prendere un brutto voto non vuol dire essere perdenti, e che non sempre si riesce ad essere capaci in tutto ma che si può e si deve migliorare sempre. Spero tanto che rimanga in voi qualcosa di questo bellissimo anno trascorso insieme. "Non lasciare che il rumore delle opinioni soffochi la voce che sale dentro di voi. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione, in qualche modo loro sanno che cosa volete diventare davvero ". (Stevi Joobs) Simona Loretta Agolino, giurista, docente I.C."2Ottobre 1870",piazza Borgoncini Duca Roma. Pag.36

37 Orizzonte scuola DETACHMENT - IL DISTACCO Si chiude un percorso fatto insieme di Riccardi Barbara - Orizzonte scuola Non mi sono mai sentito allo stesso tempo così profondamente distaccato da me stesso e così presente nel mondo. Questo anno scolastico per me nasce all'insegna del mio nuovo ruolo indeterminato, il 1 settembre 2012, ma anche per l'arrivo alla tappa del viaggio di 5 anni di crescita, io con loro, loro con me, un percorso fatto di gioie e dolori, prove che tenacemente abbiamo superato NOI DELLA V A. ATTIVITA' DIDATTICA La classe V A dell'i.c. Frignani - Spinaceto - Plesso Carlo Avolio, UNA CLASSE PARTICOLARE IN TUTTO..."imprevedibile!"! Questa particolarità mi ha portato a sviluppare un percorso alternativo dai comuni canoni, fatto di confronti e scambi attivi, aperti all'ascolto dove ognuno è stato un sostegno al/per l'altro. La nostra V A come un cargo battente bandiera liberiana, in un continuo andirivieni di docenti dell'ambito logico-matematico che hanno contribuito a rendere più forti e più plastici tutti noi ai cambiamenti, ci hanno portato ad adeguarci a modi e modalità, INSIEME, ai vari cambi docenti. Sarà sicuramente un loro punto di forza all'ingresso alle Scuole Superiori, già pronti alla varietà umana. Nulla accade per caso!! Modalità didattiche e metodologiche. La particolarità della classe mi ha sicuramente fatto praticare strade alternative e non convenzionali sul modo di come fare lezione, improntandole soprattutto sul valore dell'aspetto ludico e di ricerca, basate sul dialogo e l'ascolto in un continuo confronto scambio, dove io ho imparato da loro e loro da me. Fondamentale è stato per me il primo giorno, il primo anno, l'inserimento ed il passaggio dalla Scuola dell'infanzia alla Scuola Primaria, è stato un vero momento di integrazione, focalizzato sull'attenzione delle loro aspettative, megafoni dei loro stati d'animo. Pag.37

38 Organizzazione della classe La Scuola è un ambiente educativo di apprendimento ci viene insegnato. Così ho concentrato il lavoro utilizzando progetti e laboratori a classi aperte, lavori individuali integrandoli con lavori di gruppo. La presenza di alcuni bambini con "abilità diverse", è stato il nostro punto di forza dal quale attingere risorse, dai quali imparare a lottare e non arrendersi mai, imparare ad ironizzare e sdrammatizzare, ad avere cura ed attenzione verso sensazioni, emozioni e sentimenti. Imparare dalla loro curiosità e caparbietà verso tutto. Sono diventati lo stimolo quotidiano del fare per imparare a fare anche nei momenti di sconforto. Questo scambio di abilità ha dato alla luce, messo in luce i GENI della V A. L'insegnante di sostegno, l'amica/collega Claudia, con le sue indicazioni è stata la guida fondamentale, la bussola per calare i giusti interventi, un rinforzo positivo costante che ha reso il lavoro leggero, lontano da zavorre di insicurezze, incoraggiando e punzecchiando ad andare avanti ad osare, lei/noi ha prodotto la vittoria che giorno dopo giorno, passo dopo passo li ha fatti sentire unici ed importanti nella loro identità individuale facenti parti della loro comunità classe, dove ognuno è parte integrale di insieme, che senza uno di loro il resto non può funzionare. La condivisione di pensieri, paure, qui il circle-time è stato vincente, le barriere di omertà, dei silenzi, delle timidezze lentamente hanno ceduto e lasciato spazio alla fiducia nel nostro gruppo dove potersi fidare ed affidare serenamente!! Il nostro lavoro di Team vincente è stato rivolto al progettare azioni corali, partecipative, solidali e non solitarie, dove tutti sono corresponsabili delle diverse azioni significative verso lo stesso obiettivo: la crescita di loro, i nostri alunni. Altro perno di forza l'arrivo del "punto stabile", il collega ambito logico-matematico, ecco il triangolo è chiuso. Grazie ai due colleghi impavidi di classe, Claudia & Pino, insieme quest'anno ce la siamo proprio goduta. Grazie a loro ho potuto dare libero sfogo alla mia creatività organizzativa, alla mia fantasia che ha trovato terreno fertile in loro due, Claudia Marietti & Pino Illiano, perché senza di loro nulla sarebbe potuto accadere, NOI della V A non ce ne siamo persa una, abbiamo creato un vero e proprio gioco di squadra/forza, siamo andati avanti senza timori di affrontare le varie situazioni, sempre con il sorriso come nostro baluardo e scudo verso la negatività collettiva. Importante per un buon team: cooperazione socialmente integrante, stimolante e rispettoso dei punti di vista altrui, che integra senza equiparare, ecco questo porta i suoi frutti, grazie all'unione/relazione: Io-Tu. Nel dialogo, con il dialogo si attua l'autentica libertà dialogica. I rapporti con i genitori dei nostri ragazzi sono stati l'altra parte del binario per un arrivo al V anno coronamento di successi. Il nostro rapporto si è basato sulla vicendevole stima e fiducia, sulla costruzione di rapporti collaborativi nel rispetto di ruoli e compiti, in modo rilassato e complice, in armonia per il bene ed il profitto dei ragazzi. Il più bello spettacolo, la più grande soddisfazione, la V A!! Bonne chance ragazzi, il viaggio continua... Barbara Riccardi, docente, IC Via Frignani, Spinaceto Roma Pag.38

39 L'arte dell'incontro L'incontro felice con una scrittrice ed una illustratrice di Ansuini Cristina - Attività Laboratoriali La vita è l'arte dell'incontro. Vinicius de Moraes Quando gli incontri sono fortunati la vita ha un sapore migliore. Così mi piace pensare l'incontro che, insieme ai miei piccoletti di prima, ho avuto con la scrittrice Flaminia Giovanelli e con l'illustratrice-scenografa Paola Bevicini che insieme hanno realizzato diversi libri. Riflettevo su un modo bello ed appagante di concludere questo nostro primo anno insieme, quando sono venuta a conoscenza della possibilità di avere a scuola un'autrice e colei che racconta le sue stesse storie con le immagini. Non potevo farmi sfuggire l'occasione anche perché, tra mille difficoltà, mi ero sforzata di avvicinare i bambini al piacere dell'ascolto e della lettura, alla capacità di raccontare in tanti modi diversi, dalle rime agli indovinelli, dalle favole alle storie senza parole. Dare sostanza a concretezza a quello che c'è dentro e intorno al libro mi sembra importante per consentire ai bambini di entrare appieno nel mondo fatato della lettura e di identificarsi con chi costruisce quel mondo e magari di rendersene artefice. Giocare sull'aspetto comunicativo della lettura e della scrittura dà modo di affacciarsi positivamente su tanti apprendimenti e questa dell'incontro con chi "i libri li fa" era un'opportunità da cogliere al volo e da sfruttare al massimo, anche per avere nuovi spunti di riflessione e di lavoro da coltivare durante l'estate e da far maturare nel corso del "nuovo anno". L'incontro con Flaminia e Paola si è svolto in un clima sereno e improntato alla naturalezza, seppur con qualche tocco di "regia". Memore degli incontri a cui io stessa avevo partecipato come autrice, ho organizzato l'aula come ambiente "aperto", lasciando cioè che bambini occupassero lo spazio come volevano, lasciando da parte i banchi, e fornendoli di materiali diversi - carta bianca e colorata, matite colorate, a pastelli cera, pennarelli, gessetti... - con cui potessero esprimersi liberamente. La prima parte dell'incontro è stata dedicata alla presentazione di Flaminia e di Paola e al protagonista delle storie da loro narrate: il gatto blu. Questo gatto, ispirato al vero gatto di Flaminia, vive molte avventure e, grazie al suo spirito d'iniziativa e al suo essere intuitivo e coraggioso, riesce a superare molti ostacoli e a farli superare a molti suoi amici! Le tematiche dell'amicizia, della collaborazione, delle paure da sconfiggere sono raccontate attraverso i rapporti tra animali diversi che vivono su un'isola lontana "dove nessun uomo mise mai piede", utilizzando un linguaggio agile e snello e soprattutto a "suon di rime", quindi giocoso e musicale! Per i bambini è stato un ascolto davvero partecipato, vista la scorta di rime che abbiamo fatto quest'anno! Erano tutti lì a fornire conclusioni e suoni nuovi ai versi che Flaminia via via leggeva. Come dicevo, le storie sono state brillantemente raccontate anche da Paola Bevicini, Pag.39

40 l'illustratrice, che non solo ha fatto porre l'attenzione su alcuni particolari - come dare risalto a certi personaggi colorandoli lasciando altri in bianco e nero, dare un senso di profondità disegnando grandi gli elementi vicini e piccoli quelli più lontani (vedi Bruegel), ma ci ha detto una cosa importantissima, che non vale solo per le illustrazioni, ma per tante cose della vita: fare in modo che quello che ci sembra una sbavatura, uno sbaglio diventi qualcosa di nuovo e di imprevisto; piuttosto che continuare a cancellare e ostinarci a cercare di raggiungere un risultato che in un determinato momento non ci è congeniale, possiamo vedere un errore come un'opportunità da cogliere: occorre lavorarci, trasformarlo, in modo che diventi quello che vogliamo, anche se diverso da quello che ci eravamo proposti all'inizio. Navigando sulle onde di rime e illustrazioni fantastiche, i bambini si sono dedicati liberamente alla realizzazione di disegni e piccoli scritti, costruendo un libro che le nostre nuove amiche hanno portato con sé, così come noi continueremo a portare con noi l'esperienza fatta insieme, che abbiamo intenzione di proseguire, arricchendola di nuovi spazi, magari drammatizzandola per realizzarci un piccolo spettacolo teatrale, prendendo i testi come trama per imbastirci storie e rime nuove, usando le illustrazioni come punti di partenza per lo studio di tecniche e stili. L'auspicio è che questi piccoli semi di interesse, amicizia, contatto...germoglino e crescano sani, forti, pronti ad arricchirci e a renderci migliori. Non pensare a ciò che può portarti l'avvenire, ma sforzati di essere interiormente calmo e sereno, poiché non da come si forma il tuo destino, ma dal modo in cui ti comporti dinanzi a esso dipende la felicità della tua vita. Erich Fromm Cristina Ansuini, Psicologa, Docente presso la scuola "2 ottobre 1870", I.C. Piazza Borgoncini Duca, Roma. Pag.40

41 Pensiero divergente Una risorsa per l'umanità... non sprechiamola di Lucci Laura - Scuola & Tecnologia CAMBIARE I PARADIGMI ELL'EDUCAZIONE Di Ken Robinson Qualche tempo fa mi sono imbattuta in questo video di Ken Robinson, l'ho visto più volte, perché i concetti che porta non sono semplici e soprattutto non facilmente digeribili nell'immediato, ma credo che abbia un forte impatto su un educatore e sicuramente genera forti riflessioni. Laura Lucci, docente, IC Morlupo -Roma CHI È KEN ROBINSON E' un distinto professore inglese di educazione artistica ora in pensione, lavorava presso la University of Warwick. È considerato uno dei maggiori esperti in campo educativo e lavora con le principali strutture mondiali specializzate nello sviluppo della creatività. Ha scritto parecchi libri fra cui "Out of Our Minds: Learning to be Creative", suo maggiore successo. Nel 2003 ha ricevuto il titolo di cavaliere dalla regina Elisabetta II per i suoi contributi al mondo dell'arte. Vorrei riproporre il video tradotto per condividere con voi una riflessione su questo tema. Buona visione. Pag.41

42 Scuola e tecnologia Il viaggio delle voci presenti Conoscere il passato attraverso le nuove tecnologie di Agolino Simona Loretta - Scuola & Tecnologia Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, (...) che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto. (Lorenzo Milani) Il giorno 29 Maggio 2013 si è tenuta, presso la Casa Della Memoria di Roma, la manifestazione "Il viaggio delle voci presenti" organizzato dall' ANED e dalla Banca della Memoria. Tale iniziativa è stata l'occasione per ripercorrere tematiche sempre attuali e per conoscere modalità nuove per affrontarle. Abbiamo avuto l'opportunità di conoscere e di parlare conangela Cannizzaro, regista, ideatrice e organizzatrice della Banca della Memoria, la quale è stata ben felice di condividere con noi la bella esperienza organizzata e realizzata con il Liceo Democrito di Roma. L'esigenza e l'idea di un viaggio così pensato è nata al funerale di Shlomo Venezia, testimone quanto mai efficace dell'olocausto, in considerazione del fatto che per motivi anagrafici tali testimoni stanno venendo sempre meno. La novità della realizzazione di questo viaggio attraverso i "Luoghi della Memoria" è stata l'utilizzo delle nuove tecnologie come supporto narrativo, emotivo ed educativo. Tale viaggio ad Auschwtiz-Birkenau - organizzato per un gruppo di 45 studenti, il numero giusto per partire e cogliere l'attenzione di tutti e coinvolgere tutti, anche i ragazzi più indifferenti all'argomento - è stato infatti pensato in modo del tutto nuovo e speciale. Angela Cannizzaro ha pensato e scelto il materiale da associare ai luoghi prefissati per il viaggio con una cura estrema. Tale materiale, consistente in interviste e testimonianze di sopravvissuti, è stato numerato e scaricato su vari dispositivi multimediali - cellulari,tablet, portatili...- in modo da poterli utilizzare efficacemente a seconda delle situazioni e nei luoghi visitati. Inoltre questo materiale è stato anche utile durante le riunioni serali che i ragazzi hanno fatto con gli insegnanti alla fine della giornata. Dopo la nostra chiacchierata quasi confidenziale con Angela Cannizzaro, seguiamo la conferenza, che viene aperta da Maurizio Ascoli, Presidente dell'aned (Associazione Nazionale Ex Deportati), il quale riflette su una serie di circostanze che destano preoccupazione, come l'uscita del libro "Lui" di Timur Vermes, Bompiani. In questo libro l'autore ripercorre la figura di Hitler e denuncia l'attuale assenza di valori nella nostra società. D'altra parte in Europa stanno risorgendo formazioni antisemite, soprattutto in paesi in gravi difficoltà economiche, come Ungheria e Grecia. Pag.42

43 Un quadro così preoccupante richiede una risposta efficace, come quella della formazione dei ragazzi, anche attraverso esperienze come quella del liceo Democrito. Il successivo intervento di Paola Bisegna, preside della scuola, è centrato sulla grande attenzione che il suo liceo presta a tale argomento, organizzando viaggi della Memoria fin dal e nel dare valore alle testimonianze dei sopravvissuti, invitando diverse occasioni Piero Terracina e Shlomo Venezia. È interessante capire come le nuove tecnologie, che così tanto affascinano i ragazzi, abbiano potuto trovare un alleato nel passato. Internet e le nuove tecnologie, sempre più presenti e importanti nella vita dei giovani, hanno rivoluzionato anche alcuni aspetti del processo di apprendimento. Le nuove tecnologie della comunicazione entrano sempre più spesso nelle aule, portando alla nascita di quella che possiamo definire oggi come la "nuova scuola digitale". Euguenio Iafrate, vice presidente dell'aned, interviene e sottolinea il fatto che applicare le nuove tecnologie a ciò che dobbiamo ricordare e tramandare dopo di noi, può essere un'efficace strategia. Le storie dei sopravvissuti, come quelle dei tutte le vittime del nazifascismo, fino ad oggi sono state tramandate attraverso i dolorosi ricordi dei superstiti o di figli e nipoti, ma per ovvi motivi temporali tali testimonianze saranno sempre più rare; per questo è bene ricorrere a tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per far sì che non si disperdano. Ancora oggi è obbligo chiedersi il perché ed è obbligo chiedersi anche di quanto sangue ha ancora bisogno l'egoismo umano e se certe circostanze si possano ripresentare. Le parole non bastano per comprendere ciò che hanno vissuto milioni di deportati. I campi di concentramento, i luoghi della memoria, devono essere visitati di persona e ascoltate le testimonianze. Secondo noi esperienze del genere, pensate come una combinazione tra visita di luoghi, fruizione di materiali e rielaborazione di vissuti intellettivo-emotivi, dovrebbero avere un posto rilevante nella formazione di ogni docente. asi-sui-campi-di-concentramento-di.html Il ruolo dei testimoni è fondamentale in tutto ciò, perché arricchisce emozionalmente i racconti e le letture su un passato difficile da scordare, un passato spesso volutamente messo a tacere per evitare di ripercorre eventi drammaticamente dolorosi. Proprio per questo molti sopravvissuti hanno iniziato tardi a raccontare. La loro testimonianza è preziosa perché dà la possibilità di collegare storicamente fatti e persone agli eventi. Questo dà, appunto, un tocco emotivo importante perché l'apprendimento è decisamente più significativo se collegato alle emozioni. Siamo noi che dobbiamo portare avanti e raccontare alle generazioni future ciò che successe allora. Noi che abbiamo ancora la fortuna di sentire testimonianze di persone che hanno lottato, che sono scappate, che sono sopravvissute a questo orrendo ster- Pag.43

44 minio. Un'esperienza indispensabile al bagaglio culturale di ogni individuo e in particolare di ogni insegnante per evitare oggi e in futuro ogni nuova forma di razzismo, discriminazioni e violenze. Noi abbiamo dunque la responsabilità, anzi il dovere e l'obbligo morale di portare avanti la MEMORIA. Simona Loretta Agolino,Giurista,Docente presso la scuola "2 ottobre 1870", I.C. Piazza Borgonicini Duca, Roma. Cristina Ansuini, Psicologa, Docente presso la scuola "2 ottobre 1870", I.C. Piazza Borgonicini Duca, Roma. In allegato IL VIAGGIO DELLE VOCI PRESENTI Un format per il futuro dei Viaggi della Memoria Pag.44

45 Scuola e tecnologia Libri digitali per le scuole... Mah! Gli interessi degli editori vengono prima di quelli delle famiglie di Lucci Laura - Scuola & Tecnologia Il presidente del Gruppo Educativo dell'associazione Italiana Editori (AIE) Giorgio Palumbo spiega le motivazioni del ricorso presentato dall'associazione contro il decreto Profumo che impone ai collegi docenti l'adozione obbligatoria, dall'anno scolastico 2014/2015, di libri nella versione digitale o mista, partendo dalle classi prima e quarta della scuola primaria, la classe prima della scuola secondaria di I grado, la prima e la terza classe della secondaria di II grado. Il decreto prevede inoltre anche un abbattimento dei tetti massimi di spesa del 20%- 30%, sempre dall'anno 2014/2015. Principalmente su queste due motivazioni s'incentra il ricorso. Ricorso editori "Il decreto Profumo ha introdotto una nuova adozione digitale forzata a dispetto delle autonomie delle scuole e delle stesse capacità tecniche di scuole, insegnanti e alunni ad essere pronti già per l'anno 2014/2015. Costringerà noi editori ad annullare i nostri investimenti e a macerare i nostri magazzini, costituiti in base alla legge dei blocchi delle adozioni e calcolati secondo le ragionevoli aspettative del graduale passaggio al digitale, così come definito dal testo della legge votato in Parlamento". "In secondo luogo - ha proseguito -, il decreto Profumo è andato in modo irragionevole, senza alcuna istruttoria sui costi reali di produzione che supportasse la decisione, ad abbattere i tetti di spesa per tutte le classi delle scuole secondarie del 20-30% già dall'anno 2014/2015. L'ex ministro si è basato sul falso presupposto che il passaggio al digitale comportasse un abbattimento dei costi di produzione, indimostrato peraltro. Al contrario esso richiede altre professionalità e altri costi e sconta un'iva di 17 punti percentuali (forse da luglio di 18) in più rispetto ai libri di carta. Il danno per noi e per tutta la filiera è ancora maggiore se si considera che dobbiamo stare in questi tetti di spesa non solo per i nuovi libri digitali ma anche per tutti gli altri già in utilizzo". "Per tutti questi motivi il decreto Profumo viola i diritti patrimoniali di autori ed editori, espressamente tutelati dalla legge, creando al tempo stesso un danno di sistema a tutta la filiera - si pensi a stampatori, cartai, promotori, ma anche agli stessi autori - peraltro in modo arbitrario e giuridicamente illogico. Il decreto, oltretutto, non favorisce alcun risparmio per le famiglie, a maggior ragione se si considera che in base alla filosofia del decreto Profumo il risparmio sui contenuti dovrebbe essere da loro investito in tablet e device. Auspichiamo per questo che il ricorso venga accolto: nel frattempo ci ritroviamo a gestire questo momento davvero con estrema difficoltà". La scuola digitale italiana e l'ocse Pag.45

46 serviva la rete per conoscere, con il web 2.0 noi serviamo alla rete. La nostra conoscenza viene messa in rete e condivisa con la conoscenza di altri; collaboriamo ai wiki per ampliarli, per renderli sempre più al servizio di tutti, wikipedia ne è un largo esempio. Peccato che in queste esternazioni non si ricordi il Prof Palumbo della strigliata che l'ocse ha dato alla scuola digitale italiana, che ha valutato in ritardo di 15 anni rispetto alla scuola digitale della Gran Bretagna. Creatività tutta italiana Io credo che molti insegnanti già si stiano dando da fare e credo che il progetto che abbiamo riportato su questa testata -Book in progress- sia un largo esempio delle potenzialità che gli insegnanti hanno a dispetto dei mezzi che vengono loro messi a disposizione. Ricordo, per chi non lo avesse letto, che "Book in progress" è un'iniziativa che ha coinvolto studenti, 800 docenti e 70 istituzioni scolastiche. L'ITIS Majorana di Brindisi è partita da sola 3 anni fa con questo progetto, alcuni docenti hanno scritto libri di testo in progress, cioè seguendo quelle che erano le esigenze delle varie classi, poi si è costituita una rete di 70 scuole ed ora ci sono altre 100 scuole che chiedono di aderire al progetto. Un libro, sia in formato digitale che cartaceo, a colori anche stampabile, che ha un costo massimo di 3 euro e 90. I libri in formato digitale non sono solo PDF, ma hanno contenuti multimediali costruiti da insegnanti e ragazzi. Le famiglie con il risparmio del primo anno hanno acquistato ai ragazzi dei tablet per usufruire dei libri digitali. Si è messo così in moto un processo innovativo fantastico. Considerazioni personali Se fossi un editore eviterei di arroccarmi su inutili e pretestuose argomentazioni. Il sapere condiviso è già in rete, ci sono molte piattaforme di insegnanti che stanno facendo autoaggiornamento condividendo le loro esperienze, blog che versano materiale di altissima qualità. I libri in versione digitale che sta proponendo la vecchia editoria sono spesso degli aridi PDF, copia dei libri proposti precedentemente, ma la rivoluzione multimediale è già in atto; i ragazzi, gli insegnanti hanno bisogno di altro, i libri multimediali hanno video, immagini, schemi. E' un aereo che parte, o si sale o si rimane a terra. Ognuno deve fare la sua scelta! Laura Lucci, docente, IC Morlupo - Roma Creatività della rete Del resto i wiki del web 2.0 sono un largo esempio, il web 2.0 si caratterizza e si distacca dal web 1.0 per questo.prima a noi Pag.46

47 "Di eredi non vedo traccia" I percorsi umani della migrazione di Sansone Biagio - Dalla redazione Un libro di Daniele Comberiati ci fa entrare nelle storie esistenziali, nelle realizzazioni, nei fallimenti e nei rimpianti di chi deve subire, attraverso la migrazione, profondi cambiamenti antropologici. La recensione è del prof. Biagio Sansone, stimato prof. di lettere del Lucio Lombardo Radice, che ringraziamo. "Di eredi non vedo traccia" Ciò che soprattutto colpisce, in questo lavoro di Comberiati, è l'estremo equilibrio tra obiettiva cronaca ed affettuosa contemplazione delle storie narrate e dei personaggi che in esse compaiono. L'autore non indulge ad alcuna facile retorica, svolgendo il filo di una narrazione asciutta e disincantata ma non per questo fredda o distaccata. L'emigrazione è, nelle storie rappresentate da Comberiati, sradicamento totale, quasi una forma di forzato apolidismo che soltanto a tratti, e spesso in modo esagerato e grottesco, rievoca fatti, tradizioni e personaggi della patria quasi dimenticata e per ciò stesso idealizzata. Come nel caso di Fabrizio, il ristoratore di Bruxelles, che identifica la propria italianità nelle foto di compatrioti noti e non appese nel suo locale, o in quello di Felice che, tornato in Italia, rimpiange un'argentina che nella memoria assume contorni favolosi: d'altronde, come con triste ma lucida riflessione osserva la Mena, chi torna non è più quello che è partito. Come nel caso di Marcello, che attraversa tre grandi tragedie dell'emigrazione riportandone, al ritorno in patria, non il riconoscimento che meriterebbe bensì una fama di jettatore che lo trasforma in un contemporaneo Chiarchiaro, privo però della dimensione epica di quello pirandelliano. Come nel caso di Davide, che ricerca invano in una Ostia sonnolenta e malinconica la "sua" Tripoli, Davide affetto da quel mal d'africa da cui i profughi libici non riescono a liberarsi; come, infine, nel caso del defunto protagonista dell'ultima storia, morto con un solo desiderio, che le sue ceneri siano sparse sul suolo di quella Libia che, lui italiano, aveva sempre considerato la sua vera patria. Queste e non solo queste le storie narrate da Comberiati, narrate con uno stile, come si è detto, asciutto ed incisivo, a tratti illuminato da ispirazioni quasi verghiane, come l'eclissi del narratore nella storia di Marcello, esposta con magistrale regressione linguistica dal Muto, regressione che si ripresenta nella narrazione, fatta dal figlio, della Pag.47

48 storia di Marcello. Insomma, con quest'ultimo lavoro, Daniele Comberiati si conferma ottimo conoscitore delle problematiche connesse all'emigrazione, narratore capace di affascinare e, last but not least, osservatore sensibile delle infinite sfaccettature dell'italianità. Sua e degli altri. Prof. Biagio Sansone, Docente di lettere moderne Roma Daniele Comberiati lavora come Chargé de recherches Frs-Fnrs presso l'université Libre de Bruxelles. Ha pubblicato la raccolta di interviste La quarta sponda. Scrittrici in viaggio dall'africa coloniale all'italia di oggi (Caravan, 2009), i saggi Scrivere nella lingua dell'altro. La letteratura degli immigrati in Italia ( )(Peter Lang, 2010) e Tra prosa e poesia. Modernità di Sandro Penna (Edilet, 2010). Insieme a Etienne Dobenesque ha tradotto in francese la silloge di Penna Peccato di gola. Poesie al fermoposta (De la gourmandise. Poèmes poste restante, Paris, Ypsilon, 2009); nel 2010 ha curato per Nerosubianco la raccolta di racconti postcoloniali Roma d'abissinia. Asmara, Mogadiscio, Addis Abeba: cronache dai resti dell'impero. Recentemente è uscito per Fanco Cesati Editore <<AFRICA>>, Il mito coloniale attraverso i libri di viaggio di esploratori e missionari dall'unità alla sconfitta di Adua ( ). Pag.48

49 Notizie dalla redazione No alle scuole speciali, in qualunque forma! E' sempre bene ricordarlo di La redazione - Dalla redazione Riportiamo il comunicato stampa del 19 giugno 2013 che l'anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) ha inoltrato con preghiera di diffusione. L'argomento è certo fonte di interesse/riflessione per i docenti di ogni ordine e grado. E' SEMPRE BENE RICORDARLO: NO ALLE SCUOLE SPECIALI, IN QUALUNQUE FORMA! Abbiamo appreso dalle pagine dei giornali della vicenda relativa ad una mozione approvata dal Consiglio Comunale di Palermo in merito alla "istituzione di una scuola materna per bambini affetti da sindrome autistica" e delle dichiarazioni che in merito si sono susseguite da parte di vari esponenti politici ed istituzionali di livello nazionale e locale, nonché della replica da parte dello stesso Comune di Palermo che smentisce l'intento della costituzione di una scuola speciale. Senza voler qui entrare nel merito della mozione e delle diverse interpretazioni che sulla stessa si stanno succedendo, Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), che rappresenta oltre famiglie in tutta Italia, tra le quali naturalmente moltissime con figli o congiunti con disturbi dello spettro autistico, desidera sottolineare l'assoluta e ferma contrarietà nei confronti di qualsiasi tentativo, di qualsiasi natura, di creazione di classi o scuole speciali per gli alunni con disabilità. "L'inclusione scolastica degli alunni con disabilità e soprattutto di quelli con disabilità intellettiva e/o relazionale" precisa Roberta Speziale, Presidente Nazionale dell'associazione "è un tema complesso e delicato, che - pur essendo esattamente declinato dalla normativa nazionale ed internazionale (in primis la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità) - continua a subire costanti e spesso subdoli attacchi sia nella prassi che in atti molto spesso presentati come migliorativi, ma che nei fatti si limitano a perpetrare sistemi di esclusione e discriminazione, frutto di un retaggio che ancora in Italia - nonostante infiniti sforzi - davvero ancora non si riesce a superare." "E' quindi ancora una volta necessario ribadire con forza e con fermezza" prosegue Speziale "un NO SECCO E DEFINITIVO a qualunque forma di limitazione all'inclusione sociale e scolastica delle persone con disabilità, che hanno diritto ad essere incluse e ad apportare il proprio contributo in ogni aspetto della vita della comunità, a partire da quello fondamentale della scuola." "In questo senso, quindi," conclude il Presidente "prendendo spunto dalla vicenda di Palermo, desideriamo sottolineare come siano ancora necessari interventi consistenti - a partire dalla formazione e responsabilizzazione dell'intero corpo docente e non solo di quello deputato al sostegno e del personale scolastico e di assistenza in generale ed alla valutazione e monitoraggio del reale rispetto delle norme e dei livelli di qualità dell'inclusione scolastica - per migliorare realmente il diritto all'istru- Pag.49

50 zione degli alunni con disabilità, anche grave e gravissima, sui quali invitiamo tutte le Istituzioni a concentrare attenzione, impegno e responsabilità, piuttosto che puntare su iniziative che rischiano invece di determinare pericolose derive ed arretramenti" Area Comunicazione e Politiche Sociali Anffas Onlus Responsabile: Dott.ssa Roberta Speziale Tel. 06/ /15 dott.ssa Daniela Cannistraci /44 comunicazione@anffas.net Pag.50

51 Notizie dalla redazione NON TANTO DIVERSI Attività nei centri diurni per persone adulte con disabilità. di La redazione - Dalla redazione Vi proponiamo il libro di Laura Piccinino e Carla Santa Maria edito da Franco Angeli che parla di teoria e buone prassi nei centri diurni per persone adulte con disabilità. È possibile, sostengono le autrici, partendo dalle attività, in un centro aperto all'esterno che si confronti con un mondo in continuo cambiamento dove il fuori si traduce in opportunità e trasformazioni. Un centro diurno dunque che sia attivo, luogo di incontro e di partenza, dove si entra e soprattutto si esce, dove le persone possano scegliere, che accoglie i gravi ma non svilisce le proposte, non gioca al ribasso, non si fa limitare dai limiti. Un centro diurno che abbia una "teoria" costruita sugli apporti contemporanei a proposito di emozioni-interazionirelazioni. Questa impostazione pone al centro la persona, la qualità della sua vita, svincolandosi dalla cura del deficit e dall'illusione che ogni gesto sia "terapia". E propone un "fare" che dà piacere, un fare che può diventare significativo per la persona e chi le sta vicino: con le opportune sollecitazioni, tutti possono trovare un proprio posto nella comunità. Nella prima parte viene illustrata l'idea di riabilitazione, la teoria che ispira la scelta delle attività, dove e come realizzarle. La seconda parte è dedicata alla narrazione delle attività: il taglio descrittivo e analitico è una scelta di campo. Attività inserite nei contesti a loro propri, che uomini e donne praticano nella vita di ogni giorno e restano quello che sono: attività produttive, culturali e ricreative senza diventare percorso "speciale". La buona prassi è fatta di cose piccole ma chiare. con la Prefazione di Andrea Canevaro. "È ancora possibile proporre un fare innovativo nella realtà dei centri per persone disabili adulte? È possibile sviluppare l'integrazione in un'ottica inclusiva? Pag.51

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