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1 Progetti Juan Martín Piaggio Un industria all avanguardia Nel 1912, il Comune di Barcellona attribuisce, come ogni anno, il premio al miglior edificio costruito nell anno precedente. Gaudì ha appena terminato la sua celeberrima Casa Milá ( la Pedrera ),anch essa in concorso;il premio, tuttavia, lo vince un edificio industriale, costruito a quattro chilometri dal centro, in aperta campagna: la Can Casaramona,su progetto di Josep Puig i Cadafalch ( ), uno dei massimi esponenti del Modernisme catalano, nel suo periodo più felicemente lieve. Ai piedi del Montjuic, vicino al paese di Sants (in un area probabilmente molto roberto luna, arata isozaki, francisco javier asarta, robert brufau Centro culturale la Caixa, Barcellona Foto aerea del complesso, rivestito in laterizio anche in copertura. Nella pagina a fianco: l ingresso principale si apre sotto i due alberi in corten. L intera facciata in laterizio diventa una grande bacheca sulla quale raccontare gli eventi del museo. a buon mercato, che si stava costituendo come distretto del tessile), l industriale Casimir Casaramona volle ricostruire la sua fabbrica di lenzuola e asciugamani, distrutta poco prima da un incendio nel quartiere medioevale del Raval. E volle una fabbrica all avanguardia, alimentata da energia elettrica (una novità in pieno sviluppo, all epoca, a Barcellona), con saloni aerati e luminosi per i lavoratori, ma soprattutto a prova di incendio, con padiglioni separati da strade interne e due serbatoi d acqua sopraelevati, mascherati da torri gotiche. La fabbrica si presentava come un borgo fortificato in stile neogotico, tutto costruito in laterizio, con percorsi interni che lo dividevano in cinque isolati; nonostante il suo medioevalismo, l edificio era razionalmente concepito, con strutture leggere e ripetitive, e faceva ampio uso delle raffinate tecniche murarie delle bóvedas tabicadas, volte autoportanti costruite mediante strati incrociati di pianelle in laterizio, tradizionali in Catalogna, sostenute da travi e pilastri in ferro. La costruzione ebbe vita travagliata: il proprietario muore nel 1913, e la fabbrica chiude i battenti nel 1919, rimanendo abbandonata fino all Esposizione Universale del 1929, quando viene usata come magazzino. Dopo la guerra civile, venne utilizzata dalla polizia come stalla e come deposito mezzi. Dichiarata Monumento Storico Nazionale nel 1976, è stata recentemente oggetto di un complesso restauro, che l ha trasformata nel Centro culturale della Fondazione de la Caixa, continuando anche qui a rivaleggiare con la casa Milá, Centro culturale della Fondazione della banca rivale della Caixa, la Caixa Catalunya. La sua posizione attuale è diventata tutt altro che periferica: essa si affaccia sulla strada che serpeggia verso la cima del Montjuic, proprio di fronte a quell icona assoluta dell architettura moderna che è il padiglione di Mies van der Rohe, in un angolo della grande spianata intermedia di quel curioso quartiere fieristico che si arrampica sulla collina a partire da Plaça de Espanya, a cavallo fra la zona fieristica e quella olimpica, a due passi dal Poble Espanyol. Il recupero La trasformazione dell antica fabbrica in centro culturale, svoltasi fra il 1998 e il 2002, ha comportato dei lavori molto complessi che hanno visto coinvolti svariati progettisti di grande valore: Roberto Luna per il progetto museale di recupero ed ampliamento, Arata Isozaki per il nuovo accesso da monte e per gli spazi esterni, Francisco Javier Asarta per il restauro di facciate e coperture, Robert Brufau per i complessi lavori di consolidamento e ampliamento delle strutture (questi ultimi due sono gli stessi progettisti che hanno curato il restauro del meraviglioso sottotetto della Casa Milá, pubblicato su Costruire in Laterizio n. 93/2003). 34 CIL 105

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3 La tecnica delle bóvedas tabicadas (anche note come volte catalane) consente di realizzare volte sottilissime e robuste, senza ricorrere a casserature. Scorcio di una strada interna. Il piano interrato è illuminato da lucernari, protetti da muretti in laterizio. Pianta del piano terra: in basso scorre la calle Méxic; a sinistra il viale che sale al Montjuic. Piano interrato. A sinistra il patio di accesso al Centro. 36 CIL 105

4 La parte più complessa del restauro è stata l aggiunta di m 2 di superficie sotto gli edifici esistenti, senza demolire questi ultimi, protetti da vincolo monumentale; ampliamento complicato dal fatto che il passo previsto per le strutture del piano interrato non coincideva con il passo delle strutture esistenti. I 150 pilastri e i circa m di pareti portanti esistenti hanno quindi dovuto essere puntellati con micropali temporanei durante lo scavo e la sottomurazione. E tutto questo mentre ai piani superiori continuava il lavoro di recupero di finestre, mattoni, torri, inferriate, decorazioni in pietra. Dal punto di vista distributivo, la scelta che ha permesso di mantenere intatto l edificio di Puig i Cadafalch è stata quella di collocare l ingresso al piano interrato; questa soluzione, resa compositivamente efficace dal grande atrio ipogeo scavato da Isozaki, è segnalata da una vasta pensilina costituita da due alberi in corten che supportano una copertura vetrata, sotto la quale partono le scale mobili di accesso al complesso. Una volta penetrati nell edificio, altre scale mobili portano i visitatori nuovamente al piano terra. Il restauro degli edifici di Puig i Cadafalch ha comportato in primo luogo l eliminazione di quanto non appartenesse al progetto originario, e la ricostruzione di quanto era andato perduto a causa dell incuria o di usi inappropriati, come i ferri battuti o le decorazioni ceramiche sulla torre, anche ricorrendo ai disegni originali. Si è reso necessario produrre manualmente oltre mattoni delle dimensioni di quelli usati allora, diversi da quelli attuali, e pianelle curve per la copertura; è stato altresì necessario reperire maestranze ancora in grado di eseguire le lavorazioni come ai tempi del Modernisme. I pinnacoli in laterizio, tutti ormai slegati dalle murature, sono stati nuovamente resi solidali con esse. La torre preziosamente decorata che sovrasta l ingresso della fabbrica. Il centro culturale L effetto complessivo è sorprendentemente omogeneo e introverso; al piano interrato prevalgono i bianchi delle spesse murature in pietra volute da Isozaki,mentre al piano terra si è circondati dal rosso del laterizio, perfettamente conservato. Il mondo esterno è escluso da questo paradiso, di cui è possibile avere una vista d insieme soltanto da fuori: da lì la ricchezza compositiva della fabbrica originaria contrasta con la linearità del nuovo atrio d ingresso. All interno, invece, i grandi locali dell antica fabbrica costituiscono un ameno labirinto in cui,dopo il doppio passaggio rituale discesa-risalita, ci si può disperdere nell ammirazione di opere d arte di assoluta avanguardia, sorseggiare un caffè, o semplicemente oziare su una delle numerose panchine di cui sono disseminate le strade interne. Nel centro culturale,infatti,oltre alle tre grandi sale di esposizione, della superficie complessiva di m 2,vi sono un auditorium per 350 persone, una mediateca ben attrezzata, un laboratorio pedagogico, sale polivalenti per convegni, nonché un bar-ristorante e un fornito bookshop. 37 PROGETTI

5 Prospetto lungo la calle Méxic. Il coronamento della torre, rivestito con il tipico trencadis catalano (mosaico realizzato con cocci di ceramica). L edificio modernista è stato amorevolmente restaurato fin nei minimi particolari, facendo ricorso ad artigiani che ancora conoscessero le raffinate tecniche dell epoca.

6 Sezione: al piano interrato, l auditorium; al piano terra, i locali espositivi e l archivio. Il serbatoio d acqua mimetizzato con funzione antincendio.