Più concorrenza nel mercato dei depositi italiani: una riflessione sull indagine conoscitiva dell Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato 1

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1 Più concorrenza nel mercato dei depositi italiani: una riflessione sull indagine conoscitiva dell Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato 1 L Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha terminato e pubblicato nel febbraio 2007 l Indagine Conoscitiva N.32 sui prezzi alla clientela dei servizi bancari 2. Si tratta di un passo importante, che costituisce uno dei primi interventi in materia bancaria da quando la legge sulla Tutela del Risparmio (Legge 28 dicembre 2005, n.262) ha trasferito i poteri di intervento per la tutela della concorrenza nel mercato dei servizi bancari dalla Banca d Italia all AGCM 3. L obiettivo di questo articolo è di sintetizzare e commentare i risultati dell indagine sulla base della recente letteratura economica. Riassunto delle conclusioni dell indagine conoscitiva Il mercato di riferimento dell indagine è quello dei conti correnti per gli individui (non già altri tipi di deposito che consentano una qualche forma di investimento remunerato come ad esempio i depositi vincolati), mentre vengono esclusi i servizi bancari alle imprese. Nell indagine si mette in evidenza come il prezzo del servizio bancario rilevante è la somma delle spese di movimentazione del conto corrente e non già il tasso di interesse attivo corrisposto sui fondi in giacenza. Poiché la spesa di un conto corrente dipende dall utilizzo degli specifici servizi bancari del correntista, nell indagine si utilizza una metodologia ad hoc per rilevare la spesa media: vengono definiti dieci diversi profili di correntisti; attraverso le risposte ad un questionario ad un campione rappresentativo di banche italiane viene individuato il prodotto ottimale per ogni profilo, ovvero quello che minimizza la spesa di movimentazione; la spesa media tra le diverse banche viene dunque calcolata come media dei costi del corrente ottimale per ogni profilo. Questa elaborazione mostra una spesa media di 182 euro tra i diversi 1 Ringrazio Maria Rosa Battaggion, Elena Carletti e Massimo Tognoni per avermi aiutato con i loro commenti a migliorare questo lavoro. 2 Il testo dell indagine conoscitiva può essere scaricato all indirizzo 3 Si veda Bruzzone (2007) per un attenta descrizione del quadro normativo e delle implicazioni sull attività dell AGCM. 1

2 profili. Confrontando questa spesa alla spesa media di altri paesi europei, si conclude circa la ridotta competitività del mercato dei servizi bancari in Italia. Le ragioni di questa ridotta competitività, nonostante una struttura dell offerta ancora frammentata, viene fatta risalire ad alcuni elementi che determinano elevati costi di trasferimento (in inglese switching ) per i correntisti italiani. In estrema sintesi i punti che l indagine mette in rilievo sono 1) presenza di costi di ricerca (dovuti alla scarsa trasparenza nel marketing dei servizi bancari); 2) presenza di costi di uscita (dovuti a commissioni di uscita e tempi di attesa lunghi per la chiusura di un conto); 3) pratiche di tying (vendita di pacchetti di servizi non separabili) tra prodotti bancari. Questi tre elementi aumentano i cosiddetti costi di switching per i clienti che volessero cambiare banca e determinano una rendita monopolistica per la banca. Vediamo un elemento alla volta. 1) Costi di ricerca L indagine mette in rilievo la difficoltà di elaborare l informazione relativa alle condizioni di spesa del conto corrente sia per il potenziale cliente di una banca che per il cliente che volesse confrontare la convenienza del proprio conto corrente relativamente a prodotti rivali. La difficoltà nella piena comprensione dell'offerta non dipende dall assenza di informazione, ma da fogli informativi poco chiari e auto-referenziali, e dalla mancanza di un prospetto che riassuma le condizioni sintetiche complessive dei servizi bancari per un dato profilo di movimentazione del conto corrente. Lo sforzo del consorzio Patti chiari (un consorzio tra banche promosso dall ABI nel 2003 per promuovere la chiarezza nell offerta dei servizi finanziari) per esempio non risulta soddisfare questa richiesta 4. L indagine sollecita al riguardo lo sviluppo di motori di ricerca indipendenti. Rimane tuttavia in questo mercato la segmentazione dal lato della domanda tra consumatori che sono disposti a sopportare i costi di ricerca e altri consumatori che rinunciano a fare ricerca poiché per loro il costo è molto alto: la riduzione dei costi di ricerca potrebbe spostare la soglia della segmentazione, ma non eliminarla del tutto. 4 Mariani e Ventre (2007), usando una tecnica di analisi statistica testuale, argomentano come vi sia una scarsa variabilità nei prospetti Patti Chiari a denotare l assenza di contenuto informativo. 2

3 2) Costi di uscita Nell indagine si individuano una serie di costi di uscita che ostacolano la chiusura di un conto corrente anche qualora si fosse consapevoli della maggiore convenienza di prodotti alternativi. Le banche impongono dei costi di chiusura dei conti correnti. Questi costi non sono necessariamente solo monetari: vi sono per esempio i tempi lunghi di chiusura del contratto e le difficoltà che ne conseguono (interruzione del servizio del Bancomat, della carta di credito, trasferimento della domiciliazione delle bollette, ecc.). L indagine incorpora la novità legislativa del cosiddetto decreto Bersani, divenuto Legge 4 agosto 2006 n.248, che ha espressamente vietato alle banche di addebitare costi di chiusura per i conti correnti, tuttavia si lamenta come questa novità non sia ancora diffusamente adottata dalle banche. Una soluzione menzionata nell indagine è quella di introdurre la portabilità del conto corrente. 3) Pratica del "tying" L indagine mette in luce la prassi di subordinare l'accesso ai vari prodotti carte di credito, depositi amministrati di titoli, mutui, ecc. - all'apertura del conto corrente. Non si tratta di una vendita di prodotti in bundle in quanto la percentuale di correntisti che usufruiscono di altri servizi oltre al conto corrente risulta inferiore a quella di coloro che utilizzano esclusivamente il conto corrente (nel campione dell indagine il 90% dei correntisti hanno anche la carta di credito, mentre la percentuale di correntisti che hanno prodotti diversi risulta inferiore, 59% per i depositi di titoli e 43.6% per i mutui per esempio). Questo dipende dalla prassi da parte delle banche di richiedere l apertura di un conto corrente come condizione necessaria per accedere ad altri servizi finanziari. Tuttavia l indagine rileva come manchi per alcuni servizi finanziari collegati al conto corrente una ragione pratica che giustifichi la necessità di appoggiare le transazioni al conto corrente presso la stessa banca. La pratica del tying aumenta i costi di chiusura. L insieme degli elementi da 1) a 3) rendono il mercato dei depositi molto vischioso per i clienti, perché difficile è il confronto tra offerte di istituti rivali e costosa l uscita dal rapporto con la propria banca di riferimento. Tutto ciò riduce la capacità di cogliere 3

4 nuove offerte più vantaggiose da parte dei depositanti e spiega il potere di mercato di cui godono le banche italiane nel mercato dei servizi bancari. Riflessione sulle conclusioni dell indagine Questa prima indagine conoscitiva sul settore bancario è un ottimo punto di partenza per evidenziare il deficit di competitività nelle strategie delle banche italiane. Le banche italiane sebbene operanti in mercati relativamente molto frammentati, con presenza di numerosi attori, hanno spesso adottato politiche di prezzo tipiche di mercati in cui il potere di mercato è elevato. In quanto segue svolgiamo alcune riflessioni su alcuni punti trattati nell indagine. Confronto tra livelli di concorrenza in mercati diversi Quello che viene fatto nell indagine è un analisi dettagliata del livello delle spese di movimentazione dei conti correnti allo scopo di confrontarlo con quelle di altri paesi. La difficoltà di una comparazione diretta del livello delle spese si scontra però con la difficoltà di definire un indicatore di prezzo sintetico tra servizi con diverse dimensioni in cui difficilmente un unico indicatore può riassumere l insieme delle dimensioni offerte. Nell indagine come già detto viene adottato un approccio interessante e innovativo, per cui viene ricostruita per i vari profili di correntisti la spesa di movimentazione del miglior conto corrente per quel profilo. La media dei costi per lo stesso profilo diventa dunque il costo medio del conto corrente per quel profilo. Quello che si mostra nell indagine è che prendendo l intervallo di valori dei costi medi per tutti i profili si trova che questi valori sono decisamente superiori a quelli medi in Europa. In realtà il semplice confronto delle spese di movimentazione del conto corrente tra paesi diversi suggerisce differenze nella competitività delle banche, ma non è evidenza conclusiva sul diverso grado di competitività tra paesi. In presenza di fonti di eterogeneità tra paesi dovuti a fattori istituzionali e regolamentazioni diverse, a strutture di mercato diverse, a fattori legati al costo degli input, ecc., occorre controllare quanto la diversità nei prezzi non rifletta questi fattori. In letteratura si trovano altri modi per misurare il grado di rivalità nel mercato dei depositi tra paesi diversi, omettendo il confronto tra prezzi. Per esempio si usano stime strutturali di modelli di 4

5 concorrenza monopolistica che consentono di ottenere misure del grado di rivalità in paesi diversi (si vedano ad esempio Cerasi e altri, 2002, Claessens e Leaven, 2002, che mostrano come il settore bancario italiano risulti poco competitivo). Questa evidenza empirica è in qualche modo essenziale per provare la scarsa concorrenza nel mercato dei depositi in Italia rispetto ad altri paesi. La banca è un impresa multi-prodotto L indagine è incentrata sul mercato dei depositi. Questo punto viene discusso approfonditamente nell indagine dove si rimanda al parere dell AGCM sulla concentrazione tra BancaIntesa-S.Paolo IMI 5 per la definizione di mercato rilevante. In quel caso si rileva come l 82% dei clienti abbia come riferimento un unica banca a cui rimane fedele per periodi piuttosto lunghi e come l acquisto di altri servizi bancari sia subordinato all apertura di un conto corrente. In effetti la centralità del conto corrente nel retail banking è confermata anche da evidenza ricavata da altri sistemi bancari (si veda la rassegna di Degryse e Ongena, 2007 e l evidenza sui paesi europei in DG Competition, 2007). Questa evidenza indica che il conto corrente sia in realtà il prodotto esca per catturare un cliente e si possa quindi sintetizzare la relazione tra cliente e banca attraverso lo studio del mercato dei depositi. Ciononostante le banche sono un esempio classico di impresa multi-prodotto. L essere impresa multi-prodotto consente alle banche di applicare strategie di prezzo in cui vi siano sussidi incrociati tra prodotti ( cross-selling ) ovvero la tendenza a sfruttare la combinazione di prodotti per sussidiare le perdite che derivano da comportamenti aggressivi su un mercato mediante guadagni su un altro. Questo fatto non si rivela necessariamente peggiorativo per i clienti. In Berlin e Mester (1999) si argomenta per esempio come l esistenza di profitti sul mercato dei depositi in America renda possibile modificare in senso favorevole le condizioni del credito ai propri clienti durante le fasi recessive. Nell indagine manca un analisi per misurare l importanza di questo effetto nella relazione tra conto corrente e altri prodotti bancari (per esempio nel rapporto sui servizi bancari della DG Competition, 2007, si misura la rilevanza del cross-selling e il suo impatto sui margini di profittabilità delle banche). 5 Pubblicato nel Bollettino n.49 del 27 dicembre 2006, pp e scaricabile all indirizzo 5

6 Un ulteriore implicazione in termini di strategie competitive quando le imprese operano in più mercati contigui è che il coordinamento tra imprese risulta facilitato ed è più agevole mantenere prezzi al di sopra di quelli competitivi (si veda l articolo di Bernheim e Whinston, 1990). Quando un impresa ha la possibilità di incontrare ripetutamente i suoi rivali per esempio sia sul mercato dei depositi che sul mercato dei prestiti, il coordinamento di politiche di prezzo risulta facilitato dalla possibilità di osservare il comportamento in un mercato ed eventualmente punire un comportamento non concordato su un mercato diverso. Questa opportunità rende più agevole mantenere un accordo di prezzo. Nell indagine non vi è alcun elemento per capire quanto le condizioni anti-competitive sui conti correnti dipendano da questo fattore. La pratica del tying è anti-competitiva? La pratica del tying è abbastanza naturale per le imprese multi-prodotto dove servizi finanziari complementari si basano sulla condivisione di input comuni, come per esempio la rete di sportelli, gli impiegati, l informazione sui clienti e consentirebbe di sfruttare eventuali economie di scopo. La vendita di servizi collegati potrebbe essere anche vantaggiosa per i clienti che così non devono affrontare costi di ricerca e di transazione per ogni servizio finanziario, anche se questo obiettivo potrebbe essere raggiunto lasciando i clienti liberi di scegliere se acquistare i servizi congiuntamente o meno. Questi due argomenti depongono a favore del tying perché aumenta l efficienza nell offerta dei servizi finanziari. Tuttavia il tying potrebbe comportare un ostacolo all ingresso di operatori che vogliano offrire i singoli servizi separatamente. L argomento che tale prassi è anti-competitiva si basa sull idea che imprese in posizione dominante possano deliberatamente ostacolare l entrata di potenziali rivali separatamente in uno dei mercati dei prodotti contenuti nel bundle. 6 Senz altro la pratica del tying, costituendo il risultato di una scelta volontaria delle banche, aumenta i costi di switching per i correntisti e questo, insieme agli altri elementi citati nell indagine, come i costi di ricerca e i costi di uscita, può spiegare elevati profitti nel mercato dei servizi bancari. Tuttavia occorre provare che mediante il tying le banche impediscono ad altre imprese la vendita dei servizi aventi funzione di conto corrente. 6 Tirole (2005) suggerisce infatti di trattare il tying alla stregua di un comportamento predatorio. 6

7 Siccome le banche non sono in concorrenza se non con le Poste Italiane nell offerta di prodotti facenti la funzione di conti correnti, questo punto sembra poco convincente. Mentre per quanto riguarda i prodotti collegati, occorre dimostrare che questa pratica sia di ostacolo alla vendita di prodotti simili da parte di altre imprese (carte di credito, mutui, prestiti, ecc.) laddove il mercato dei servizi collegati non è competitivo. Nell indagine non risulta alcuna indicazione in questo senso. Tuttavia in Italia per alcuni servizi finanziari, ad esempio i mutui o il risparmio gestito, stentano a svilupparsi mercati non intermediati dalle banche: un analisi che spieghi se questo dipenda anche dalla pratica del tying sarebbe importante per lo sviluppo di mercati competitivi in quei servizi. Costi di switching esogeni e endogeni Che un correntista di una banca trovi difficoltoso chiudere un conto e aprirne uno con una banca rivale dipende da diversi fattori, come messo in evidenza nell indagine. Questa vischiosità può dipendere dai costi monetari di chiudere un conto (costi di chiusura), dai costi impliciti nel tempo necessario a chiudere un rapporto con la banca e aprirne uno nuovo, dal costo opportunità del tempo necessario a raccogliere informazione circa le condizioni contrattuali con la vecchia banca e quelle di banche rivali (costi di ricerca). La difficoltà può dipendere anche dalla varietà di prodotti legati al conto corrente e dal fatto che la chiusura del rapporto richiede l interruzione di tutti gli altri servizi bancari. Infine la difficoltà può dipendere dalla rinuncia alla vicinanza della vecchia banca per una banca più distante. E importante notare che tutti questi elementi costituiscono dei costi di switching, ma che alcuni di questi dipendono da condizioni tecnologiche o di preferenze dei correntisti mentre altri da scelte strategiche delle banche. In altre parole non tutti gli elementi che costituiscono i costi di switching sono esogeni. L indagine invita le banche a rinunciare a quei comportamenti che inducono un aumento dei costi endogeni di switching Quello che manca nell indagine tuttavia è un analisi empirica che misuri la rilevanza dei costi di switching e l impatto di tali costi sul potere di mercato delle banche in Italia. In letteratura si trovano lavori che misurano l incidenza dei costi di switching nel mercato dei depositi: per esempio Shy (2002) ottiene sulla base di un modello calibrato sulle quote di mercato reali che i costi di switching per le prime quattro banche finlandesi 7

8 sono circa l 11% del valore della giacenza media nel conto corrente; Kiser (2002) trova evidenza di costi di switching su un campione di clienti di banche americane, anche se i costi sono eterogenei per livello del reddito e di educazione. Vi è inoltre evidenza che i costi di switching siano associati ad un più grande potere di mercato per le banche: Sharpe (1997), per esempio, mostra come per il mercato dei depositi americano i tassi di interesse siano più favorevoli ai depositanti nelle aree metropolitane in cui la mobilità degli abitanti è maggiore, così come nel rapporto sui servizi bancari della DG Competition (2007) si trova che un tasso di mobilità maggiore è associato ad indicatori di profittabilità minori per le banche europee. La distanza è rilevante nella scelta della banca Per il mercato dei servizi bancari si mette in evidenza come la banca venga scelta con criteri di prossimità geografica. Nel parere dell AGCM prima citato si osserva come il mercato rilevante sia provinciale proprio perché la vicinanza è un elemento importante per la scelta della banca. Questo rivela l esistenza di costi di trasporto dal lato della domanda (per i conti correnti), mentre per il mercato dei prestiti anche dal lato dell offerta (i costi di monitoraggio della banca sono crescenti nella distanza, come evidenziato da Degryse e Ongena, 2005). In mercati in cui i costi di trasporto sono rilevanti, le banche sfruttano la localizzazione come strumento strategico di differenziazione orizzontale per mantenere il proprio potere di mercato. Nei mercati in cui i prodotti sono omogenei la differenziazione orizzontale dei prodotti è una difesa delle imprese per evitare la concorrenza più agguerrita e l erosione dei margini di profitto. Questo elemento spiega dunque, al pari di altri mercati in cui la dimensione geografica consenta alle imprese di sfruttare la localizzazione come variabile strategica, la presenza di potere di mercato da parte delle banche. Preme notare come non sempre questo elemento riduca il benessere dei consumatori in particolare quando si valuti l effetto di lungo periodo sulla struttura del mercato e laddove un eccessiva erosione dei margini di profitti comporti una tendenza al consolidamento con una riduzione del numero di operatori nel mercato. Tuttavia in un ottica di breve periodo fino a che la rete di sportelli rimane una variabile strategica importante nel mercato dei servizi bancari questo elemento costituisce una parte dei costi di switching che non dipende dal comportamento della banca, ma piuttosto dalle preferenze dei correntisti. Per esempio 8

9 una maggior penetrazione dei servizi di banca on-line potrebbe ridurre la rilevanza strategica della distanza geografica nel mercato dei depositi. Ulteriori approfondimenti necessari Qui di seguito svolgiamo una riflessione su alcuni punti non direttamente sollevati nell indagine, ma che costituiscono punti critici nell analisi della politica della concorrenza nel sistema bancario. Importanza della relazione tra banca e cliente La letteratura economica ha messo in evidenza come il credito bancario abbia una sua funzione e ragione di esistere proprio per la capacità ed efficienza delle banche a raccogliere informazioni sulla propria clientela (si veda Diamond, 1984, per una motivazione teorica e James, 1987, per evidenza empirica). L informazione che la banca raccoglie nell ambito della relazione con il cliente risulta difficilmente trasferibile ad una banca rivale. Tale attività di raccolta di informazione sembra spiegare eventuali economie di scopo nell offerta di più prodotti congiunti, per esempio depositi e prestiti (si veda Fama, 1985), tuttavia spiega anche la presenza di comportamenti opportunistici da parte delle banche che tenderebbero a sfruttare questa rendita informativa per fissare tassi di interesse al disopra del costo marginale (si veda Sharpe, 1990). Questa rendita informativa è stata usata per giustificare il potere di mercato nei servizi bancari anche da parte di banche piccole in relazione a clienti con cui hanno rapporti esclusivi. In questa ottica i depositi sono il servizio su cui la raccolta di informazione è meno rilevante, mentre tale attività è fondamentale per i prestiti. Qualora la concorrenza sui depositi dovesse incrementare la mobilità dei correntisti, si avrebbe un deterioramento della relazione tra cliente e banca e con quali effetti sul razionamento del credito? Inoltre, vista l importanza dell attività di raccolta di informazione da parte delle banche, una maggiore concorrenza sui depositi, riflettendosi in una minore redditività dell attività di intermediazione, non rischia di ridurre gli incentivi a raccogliere informazione e produrre un deterioramento nella qualità del portafoglio dei prestiti? Per quanto riguarda la prima domanda è da notare che dal punto di vista empirico la relazione tra concorrenza e capacità di preservare la relazione tra 9

10 banca e cliente non è chiara: da un lato vi è evidenza che imprese giovani abbiano più facilità di credito in mercati bancari concentrati, dall altro che l accesso al credito sia più facile in mercati competitivi (si veda Dergryse e Ongena, 2007). La risposta alla seconda domanda richiede invece una migliore comprensione della relazione tra concorrenza e stabilità del sistema bancario. Concorrenza e stabilità nel sistema bancario Un punto infatti che risulta omesso dall indagine e dal quale non è possibile prescindere quando si valuti la concorrenza nel sistema bancario, data la divisione delle competenze tra Banca d Italia e AGCM in materia bancaria e il conflitto che ne potrebbe conseguire, è l interazione con la stabilità e l impatto sulla rischiosità dei prestiti. La domanda è se un aumento della concorrenza nei servizi bancari si accompagni ad un aumento del rischio di insolvenza delle banche e dunque ad una maggiore instabilità nel sistema dei pagamenti, dovuto ai legami tra le banche attraverso il mercato interbancario. La concorrenza, erodendo i margini di profitto, potrebbe da un lato peggiorare la capacità della banca di selezionare buoni prestiti, poiché il guadagno nello sforzo di raccolta di informazione si riduce a parità di costo, determinando di conseguenza un aumento della rischiosità del credito, specialmente per le piccole e medie imprese; dall altro lato potrebbe aumentare l incentivo della banca ad assumere rischi spostando la gestione dell attivo bancario verso investimenti più redditizi e rischiosi nel tentativo di recuperare i margini di profitto perduti. Tuttavia, guardando all effetto sugli incentivi delle imprese, un aumento dei tassi di interesse sui prestiti indotto da una maggiore concorrenza su tutti i servizi bancari, ridurrebbe l incentivo delle imprese ad intraprendere progetti rischiosi, con un impatto positivo sul grado di rischiosità del portafoglio prestiti. Mentre i primi due aspetti spiegherebbero una riduzione della stabilità, quest ultimo porterebbe alla conclusione opposta. L impatto di una maggiore concorrenza nel mercato dei depositi sulla rischiosità del portafoglio prestiti rimane dunque una questione aperta in letteratura (si veda la rassegna in Carletti, 2007). Se guardiamo invece agli assetti regolamentativi tra paesi e nella storia, troviamo grandi differenze nel modo in cui il trade-off tra concorrenza e stabilità nel settore bancario viene risolto dando di volta in volta maggior peso alle autorità di vigilanza oppure a quelle di concorrenza (come si mostra in Carletti e Hartmann, 2003). In Italia del resto è 10

11 solo recentemente che la competenza sulla concorrenza nelle banche è stata attribuita all autorità di concorrenza (AGCM) sottraendola all autorità di vigilanza (Banca d Italia), a suggerire che tra concorrenza e stabilità si voglia dare un peso maggiore alla concorrenza. Concorrenza e concentrazione bancaria Nell indagine infine si guarda alla concorrenza nel mercato dei conti correnti astraendo dalla struttura del mercato e dalla concorrenza nella rete di sportelli. Nel breve periodo questo punto di vista si fonda sull idea che la condotta delle banche non dipenda da condizioni strutturali del mercato ma per esempio dalla contestabilità del mercato, ovvero da fattori che spiegano la possibilità di ingresso o meno di imprese nel mercato. In questa ottica Claessens e Leaven (2002) notano addirittura come per un gran numero di paesi la relazione tra competizione e concentrazione sia negativa: stimando direttamente il grado di concorrenza trovano che in paesi con una maggiore concentrazione la competitività sia maggiore, concludendo che più che la struttura del mercato (numero di imprese) siano la condotta e le restrizioni all ingresso di banche straniere a limitare la competitività tra le banche. Tuttavia nel lungo periodo risulta restrittivo domandarsi se sia solo la condotta delle banche a giustificare comportamenti anti-competitivi e non tanto condizioni strutturali del mercato che ostacolino l ingresso di nuove banche e di banche straniere. Il mercato dei servizi bancari in Italia è stato oggetto a partire dagli anni 90 di un processo di consolidamento mediante fusioni e acquisizioni tra banche. Il processo, indotto dall adozione di alcune direttive europee tese a deregolamentare e a stimolare la concorrenza nel settore, è stato incoraggiato per preparare le banche italiane ad affrontare, in un ottica di mercato comunitario allargato, la concorrenza di banche rivali europee. Quale sia l effetto di questo processo di concentrazione delle quote di mercato sulla concorrenza nei servizi bancari non è chiaro: da un lato l esistenza di economie di scala e/o scopo dovrebbe determinare una riduzione nei costi dei servizi a beneficio dei correntisti, dall altro lato però il maggior potere di mercato delle istituzioni sopravvissute potrebbe avere un effetto anti-competitivo. La letteratura empirica, più sviluppata sull effetto del consolidamento sul mercato dei prestiti (si veda Sapienza, 2002, per uno studio sull Italia) meno sul prezzo dei servizi nel mercato dei depositi (si 11

12 veda la rassegna in Carletti e altri, 2002, e in particolare Focarelli e Panetta, 2003), sembra indicare in un aumento del potere di mercato delle banche l effetto di una maggiore concentrazione, anche se in parte compensato da un aumento di efficienza per la banca implicata nella fusione. E dunque importante capire come si evolve la struttura del mercato e come le barriere all ingresso incidano sul grado di concorrenza nel mercato dei depositi, specialmente nel lungo periodo, per evitare che interventi procompetitivi oggi vengano vanificati da un evoluzione dell industria in direzione anticompetitiva domani. Bibliografia Berlin M., Mester L.J.(1999), Deposits and Relationship Lending, Review of Financial Studies, 12, Bernheim D., Whinston M., 1990, Multimarket contact and collusive behavior, Rand Journal of Economics, 21, Bruzzone G. (2007), Le regole antitrust nel settore bancario dopo il decreto correttivo della legge sul risparmio, Note e Studi N.90, Assonime. Carletti E. (2007), Competition and Regulation in Banking, Handbooks of Corporate Finance, forthcoming. Carletti E., Hartmann P., Spagnolo G. (2002), Implications of the Bank Merger Wave for Competition and Stability, Risk Measurement and Systemic Risk. Proceedings of the Third Joint Central Bank Research Conference (Board of Governors of the Federal Reserve System, Bank of Japan, European Central Bank), Carletti E., Hartmann P. (2003), Competition and stability: What s special about Banks? in P. Mizen (ed.), Monetary History, Exchanges Rates and Financial Markets: Essays in Honour of Charles Goodhart, vol. 2, Cheltenham: Edward Elgar, Cerasi V., Chizzolini B., Ivaldi M. (2002), Branching and Competition in the European Banking Industry, Applied Economics, 34, Claessens S, Laeven L. (2002), What Drives Banking Competition? Some International Evidence, Journal of Money, Credit and Banking, 36, Degryse H., Ongena S. (2005), Distance, Lending Relationships and Competition, Journal of Finance, 60, Degryse H., Ongena S. (2007), Competition and Regulation of the Banking Sector: a Review of the Empirical Evidence on the Sources of Bank Rents, Handbooks of Corporate Finance, forthcoming. 12

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