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1 1 Camera dei Deputati - X Commissione Attività Produttive Indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale sulle principali problematiche in materia di energia Audizione di Energia Concorrente Intervento del Presidente Prof. Giuseppe Gatti Roma, 12 novembre 2013

2 Premessa Energia Concorrente nasce nel 2012 per volontà di cinque tra i principali produttori italiani di energia elettrica (Axpo Italia, GdF Suez Energia Italia, Repower, Sorgenia e Tirreno Power). Gli Associati di Energia Concorrente dispongono di circa MW di capacità di generazione, dei quali circa 500 MW da fonti rinnovabili. Energia Concorrente considera il parco termoelettrico italiano una risorsa strategica per la sicurezza e la competitività del Paese e si pone l obiettivo di promuovere il funzionamento del mercato con una netta separazione tra le attività in concorrenza e quelle regolate. Obiettivi della Strategia Energetica Nazionale (SEN) La Strategia Energetica Nazionale (SEN) rappresenta un importante lavoro di inquadramento dello stato e delle prospettive del sistema energetico italiano dopo molti anni di assenza di una programmazione energetica nazionale. Il documento è frutto di un importante lavoro di approfondimento condotto dai Ministeri competenti fondato sulla consultazione di tutti i principali stakeholder. Pertanto, la SEN rappresenta un importante eredità del precedente Governo da cui prendere spunto per definire le priorità di azione della politica energetica nazionale. Ad avviso di Energia Concorrente, tra gli obiettivi che la SEN si prefigge andrebbero perseguiti con priorità (approfondendoli e modificandoli laddove necessario) i seguenti: 1. ridurre il differenziale di prezzo dell energia elettrica e del gas tra Italia ed Europa 2. garantire la sicurezza del sistema; 3. salvaguardare l industria elettrica italiana e la pluralità dell offerta; 4. dare stabilità e coerenza alla regolazione e riformare il quadro istituzionale. 1. Ridurre il differenziale di prezzo dell energia elettrica e del gas tra Italia ed Europa Il primo obiettivo della politica energetica nazionale dovrebbe consistere nella riduzione del prezzo dell energia elettrica per i clienti finali, che se risulta allineato o inferiore alle medie europee per le famiglie con il minimo di potenza impegnata è invece superiore per le famiglie con più elevati consumi e per le partite IVA e le PMI che rappresentano l ossatura principale del sistema economico italiano (il prezzo per i grandi consumatori industriali è invece influenzato da vari meccanismi di agevolazione). Secondo Energia Concorrente le ragioni del gap vanno cercate: - nel particolare mix di combustibili e quindi di tecnologie impiantistiche del parco termoelettrico italiano; 2

3 - nell elevato livello di incentivazione delle fonti rinnovabili (parte preponderante dei cd. oneri generali); - nell elevata incidenza degli altri oneri generali; - negli elevati costi dei servizi di rete; - nella ancora scarsa apertura del mercato retail. Al fine di garantire un avvicinamento dei prezzi dell elettricità con gli altri Paesi europei è quindi necessario agire su tutti i sopra menzionati fattori. Per quanto riguarda il mix di combustibili, è noto che il parco produttivo italiano è più concentrato sul gas rispetto agli altri Paesi europei (48% in Italia e 21% nella media UE a 27). Le centrali a ciclo combinato a gas (CCGT) realizzate in Italia dopo la liberalizzazione sono molto efficienti, flessibili e poco inquinanti ma hanno costi di combustibile più alti. Nel resto d Europa, una quota significativa della produzione elettrica è coperta dal nucleare (0% in Italia e 28% nella media UE a 27) ed dal carbone (16% in Italia e 27% nella media UE a 27), che sono tecnologie meno flessibili e caratterizzate da costi fissi molto più alti (peraltro, spesso socializzati). Vista la forte dipendenza del sistema italiano dalla fonte gas, è necessario che il mercato del gas continui ad evolversi, sia sviluppando le piattaforme per gli scambi cosiddetti spot sia attraverso le complesse rinegoziazioni dei contratti cosiddetti long term, che rappresentano la parte predominante degli approvvigionamenti nazionali, al fine di perseguire un effettivo allineamento dei prezzi italiani con quelli europei. Ciò tornerebbe a tutto vantaggio non solo dei consumatori elettrici ma di tutti gli utilizzatori finali del gas, sia civili che industriali. Va inoltre evidenziato come la privilegiata posizione geografica dell Italia rispetto alle fonti di approvvigionamento ed il probabile, ulteriore trend di avvicinamento tra prezzi americani ed europei possano rendere in prospettiva più vantaggioso l utilizzo del gas nella produzione termoelettrica. Peraltro, la particolare composizione del parco termoelettrico italiano, basato sui CCGT, conferisce al sistema elettrico nazionale elevate doti di flessibilità e di capacità di riserva che, come vedremo, risultano essenziali per garantire la sicurezza e la flessibilità del sistema elettrico nazionale, caratteristiche del parco produttivo che è fondamentale preservare vista la mancanza di programmabilità e l intermittenza delle fonti rinnovabili. E quindi necessario che venga urgentemente attuata una riforma del mercato elettrico, disegnato prima della crescita esponenziale delle rinnovabili, che consideri una più congrua remunerazione per il servizio di disponibilità di capacità produttiva e di flessibilità svolto dagli impianti termoelettrici. Per quanto riguarda il livello di incentivazione delle fonti rinnovabili, è noto che il costo complessivo annuo degli oneri generali è cresciuto da circa 5 miliardi di euro nel 2009 a circa 13 miliardi di euro nel 2013 (+260%) proprio a causa del peso degli incentivi in particolare di quelli riconosciuti al fotovoltaico, che grava sui consumatori italiani per circa 6,7 miliardi euro/anno. Gli oneri generali coprono quasi il 20% della bolletta elettrica delle famiglie (circa 100 euro/anno di spesa) mentre la parte legata alla produzione è scesa quasi al 50%. E chiaro, quindi, che il 3

4 prioritario obiettivo della SEN di ridurre il gap di prezzo dell energia elettrica italiana rispetto a quello medio europeo non è compatibile con l entrata in esercizio di nuove fonti rinnovabili sussidiate. Le cifre sopra rappresentate appaiono impressionanti, specie in considerazione del fatto che l esplosione del fotovoltaico non ha determinato la creazione di una consistente filiera industriale italiana, non ha creato occupazione con carattere di stabilità ed ha viceversa portato ad un consistente consumo di territorio. Ad avviso di Energia Concorrente, è necessaria una maggiore responsabilizzazione ed integrazione nel sistema dei produttori da fonti rinnovabili non programmabili, ponendo a loro carico gli oneri che generano al sistema in termini di flessibilità e di capacità di riserva necessarie al loro bilanciamento. Più in generale bisogna puntare ad una armonizzazione a livello dell Unione Europea del sistema di incentivazione alle rinnovabili e del trasferimento dei costi conseguenti sui consumatori, anche per superare le distorsioni che la diversità dei regimi nazionali oggi provoca nel posizionamento competitivo delle imprese. Per quanto riguarda l elevata incidenza degli altri oneri generali occorre rilevare che se è vero che l incentivazione delle fonti rinnovabili assorbe oltre il 90% degli oneri generali, nondimeno una consistente riduzione del prezzo dell energia elettrica potrebbe derivare da una attenta revisione degli altri oneri generali, molti dei quali destinati a finanziare veri e propri sussidi a carico della generalità dei consumatori a favore di particolari categorie senza più alcuna giustificazione in termini di sicurezza del sistema (interrompibilità e super-interrompibilità, servizi virtuali, esenzioni, ecc.). Riteniamo che la revisione in corso delle misure a sostegno dei grandi consumatori per garantire competitività alle imprese italiane sulla base dell effettiva intensità energetica a prescindere dal livello dei consumi, debba essere l occasione per un generale riordino delle varie misure di supporto ai consumatori finali stratificatesi negli anni. D altro canto devono essere anche eliminate le forme di remunerazione che limitano l operatività del mercato: ci si riferisce in particolar modo al regime di remunerazione degli impianti ad olio previsto per fare fronte ad eventuali crisi del sistema di approvvigionamento del gas. Tale misura rappresenta un costo esorbitante per il sistema a fronte di un rischio oggettivamente molto limitato e potrebbe essere evitata se fosse attuata una maggiore integrazione tra il mercato elettrico e quello del gas. Per quanto riguarda l elevato costo dei servizi di rete (trasmissione/trasporto, dispacciamento e distribuzione), in regime di concessione amministrativa e perciò attualmente non esposti ad alcun rischio di mercato, è necessario selezionare e monitorare con grande attenzione gli investimenti sulle reti destinati a gravare sui clienti finali. In particolare, dovrebbe essere condotta una scrupolosa valutazione costi/benefici di ciascun investimento, i cui risultati, contrariamente a quanto avviene oggi, dovrebbero essere resi pubblici e consultati con gli operatori prima che gli stessi investimenti entrino a far parte dei diversi piani di sviluppo delle reti. E inoltre auspicabile una responsabilizzazione economica (oggi del tutto assente) degli operatori di rete rispetto al buon funzionamento del mercato ed agli effetti 4

5 della crisi economica (calo dei consumi e aumento della morosità dei clienti finali). A tal fine Energia Concorrente ritiene opportuno: - l introduzione di forme di flessibilità del costo di trasporto del gas naturale che permetta al consumatore finale il necessario recupero di competitività nei periodi di debolezza del mercato; - una più equa ripartizione del rischio insoluti tra tutti gli attori della filiera prevedendo in particolare che il venditore al dettaglio non sia tenuto al pagamento dei servizi di rete e degli oneri generali di sistema in caso di morosità del cliente finale. Per quanto riguarda l apertura del mercato retail, Energia Concorrente ritiene che a 13 anni dall avvio della liberalizzazione il mercato libero, attraverso la creazione di una pluralità di offerte commerciali - alcune delle quali caratterizzate da elevati standard qualitativi abbia raggiunto un grado di maturità tale da garantire un efficace tutela del consumatore finale. Pertanto Energia Concorrente ritiene che si debba dare nuovo impulso alla liberalizzazione del mercato retail limitando l ambito di applicazione delle tutele di prezzo e, in particolare, riallineando il mercato retail elettrico a quello del gas. Non si comprende, infatti, per quale motivo a differenza di altri settori strategici quali le telecomunicazioni l abbandono delle tutele di prezzo nei confronti dei clienti finali in un mercato caratterizzato da grande pluralità nell offerta debba comportare una crescita generalizzata dei prezzi. Più in generale, Energia Concorrente ritiene necessario procedere verso una più netta separazione tra le attività liberalizzate e le attività regolate prevedendo in particolare obblighi di separazione più stringenti per gli operatori che svolgono contemporaneamente l attività di distribuzione e l attività di vendita ai clienti finali. In buona sostanza occorre una immediata e radicale spending review applicata alla bolletta elettrica, per cercare di ridurre e riequilibrare i costi, tra remunerazione dell energia in senso proprio e costi dei servizi di rete e degli oneri generali di sistema. 2. Garantire la sicurezza del sistema Energia Concorrente ritiene che la SEN dovrebbe includere più chiaramente la sicurezza del sistema elettrico tra i propri obiettivi fondamentali. Sebbene l Italia sia oggi un sistema con ampia capacità di riserva, l elevata produzione rinnovabile non programmabile (peraltro concentrata in alcune zone di rete) sta determinando crescenti criticità nell'esercizio in sicurezza del sistema stesso. A queste criticità stanno attualmente facendo fronte, senza adeguata remunerazione, gli impianti termoelettrici più flessibili e con più capacità di riserva come i CCGT. Proprio a seguito dell entrata in esercizio di numerosissimi impianti sussidiati e con priorità di dispacciamento, si sono radicalmente modificate le modalità di esercizio dei CCGT rispetto all uso che se ne era ipotizzato all atto delle decisioni di 5

6 investimento. I CCGT, che avrebbero dovuto fornire energia di base al sistema con un funzionamento continuativo, sono oggi principalmente fornitori di flessibilità e di riserva, servizi sempre più necessaria a garantire la stabilità e la sicurezza del sistema. Tuttavia, come in precedenza accennato, tali servizi non sono adeguatamente remunerati per un ritardo nell adeguamento delle regole del Mercato dei Servizi di Dispacciamento. Come vedremo in seguito, ciò sta acuendo gli effetti sui produttori termoelettrici della crisi della domanda e potrebbe a breve esporre il sistema a gravi rischi di sicurezza. Infatti, l attuale situazione di mancanza di redditività dei CCGT, senza interventi di riforma del mercato elettrico, non potrà essere sostenuta ancora a lungo dai produttori, che potrebbero a breve decidere la sospensione della produzione in alcuni impianti (di fatto già iniziata per talune centrali). Ciò, oltre agli evidenti impatti occupazionali, farebbe mancare l apporto degli stessi impianti al bilanciamento del sistema, con la conseguenza di possibili black out specie nelle ore di bassa produzione da fonti rinnovabili. 3. Salvaguardare l industria elettrica italiana e la pluralità dell offerta Nel volgere di poco più di un decennio, l industria elettrica italiana - dando sostanza al processo di liberalizzazione - ha saputo mobilitare capitali ingentissimi, sia in termini economici che di risorse umane, prevalentemente privati e non basati su incentivi pubblici, per il rifacimento o la costruzione ex novo di impianti altamente efficienti, flessibili e poco inquinanti. Negli ultimi anni, una politica a dir poco schizofrenica ha posto le basi per rendere inutili tali investimenti, prevedendo una incontrollata incentivazione delle fonti rinnovabili ed in particolare del fotovoltaico, con le conseguenze sui prezzi dell energia elettrica che abbiamo visto in precedenza. Considerando che non è prevedibile una ripresa consistente della domanda nel medio periodo e che la crescita del parco rinnovabile non potrà che acuire la messa al margine degli impianti termici, è lecito attendersi, nel migliore dei casi, la progressiva riconcentrazione dell'offerta o, nel peggiore, il default di capacità produttiva in grado di fornire servizi di flessibilità e di riserva a seguito della messa fuori esercizio di diversi impianti ed al limite del fallimento di taluni operatori. Ciò cancellerebbe i benefici della liberalizzazione e della diversificazione nel mercato della produzione elettrica, minando la credibilità del processo di liberalizzazione dell energia attuato in Italia grazie al contributo di investitori italiani e stranieri che avevano fatto affidamento proprio sul mercato libero. Come accennato, le conseguenze di tale processo di contrazione dell offerta andranno da fenomeni di discontinuità del servizio per il venir meno di impianti strategici per il mantenimento dei livelli di sicurezza della rete all incremento dei prezzi dovuto al concentrarsi dell offerta in un oligopolio ristretto. Se si considera il differenziale di prezzo attualmente osservabile tra le zone più competitive del mercato (continente) e quelle dove l offerta è più concentrata (isole), risulta chiaro che i costi che i consumatori sopporterebbero, a seguito del ridursi del numero dei competitori, sono quantificabili nell ordine di alcuni miliardi di euro. 6

7 Tutto questo senza considerare le inevitabili ricadute che la chiusura degli impianti comporterà sull occupazione, sull indotto industriale dei territori, sulla solvibilità dei produttori nei confronti degli istituti di credito e, più in generale, sulla perdita di enormi investimenti in capitali economici e delle preziose professionalità costruite a tutti i livelli. Da ricordare in ultimo che lo stato di sofferenza dell industria elettrica è acuito da misure fiscali inique, quali la c.d. Robin Hood Tax, di cui mettiamo radicalmente in dubbio la costituzionalità, dal momento che viola due principi fondamentali della Carta Costituzionale: il principio di uguaglianza sancito dall art. 3 ed il principio di proporzionalità della tassazione alla capacità contributiva, affermato dall art Dare stabilità e coerenza alla regolazione e riformare il quadro istituzionale Le problematiche indotte dalla sconsiderata incentivazione delle fonti rinnovabili non programmabili rende evidente la necessità di un più efficace coordinamento tra i decisori politico-istituzionali e gli operatori del settore energetico, che dovrebbero essere maggiormente ascoltati prima di assumere le più importanti decisioni in materia. In particolare, Energia Concorrente ritiene che la definizione di nuove leggi, decreti legislativi o ministeriali relativi ad un tema complesso come l energia debba essere accompagnata dalla previsione di procedimenti di consultazione che, nel rispetto del più ampio principio di trasparenza, consentano l acquisizione di tutte le informazioni rilevanti e diano la possibilità a tutti gli operatori coinvolti di manifestare i propri interessi, come attualmente avviene presso l Autorità per l energia elettrica e il gas. Di questo tentativo va dato atto alla SEN così come ci auguriamo la presente indagine conoscitiva possa dar seguito ad ulteriori occasioni di consultazione e confronto sugli eventuali atti normativi che ne seguiranno. La stabilità e, più ancora, la coerenza della regolazione sono valori imprescindibili per qualsiasi ipotesi di ripresa degli investimenti, specie stranieri, nel nostro Paese. Nello stesso senso, Energia Concorrente auspica che l attuale riparto di competenze tra Stato e Regioni in materia di energia previsto dal Titolo V della Costituzione possa essere superato per consentire allo Stato di imporre motivatamente le proprie ragioni laddove sia in questione l autorizzazione di una opera o di una infrastruttura essenziale per la sicurezza del sistema energetico nazionale. Le Regioni si sono infatti spesso dimostrate inadeguate sia dal punto di vista tecnico che nel fronteggiare l effetto nimby che ormai inevitabilmente accompagna tali opere. Più ancora, Energia Concorrente auspica l adozione di interventi legislativi volti a garantire il rigoroso rispetto dei termini di conclusione dei procedimenti autorizzativi di impianti ed infrastrutture di rete, che prevedano in caso di inosservanza da parte della pubblica amministrazione sanzioni a carico delle Amministrazioni responsabili e forme di silenzio assenso in caso di inerzia. 7

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