Dicette o pàppece vicino â noce...

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1 Wellerismi Napoletani Dicette o pàppece vicino â noce... di Luciano Galassi

2 Dicette o pàppece vicino ( nfaccia) ( ncuollo) â noce (a o fasulo) ( â fava ): Damme o tiempo ca te spertoso. Disse il punteruolo alla noce (al fagiolo) (alla fava): Dammi il tempo che ti perforo. Punteruolo è il nome generico di varie specie di coleotteri che, con il loro apparato buccale a forma di rostro, forano i gusci di noci, nocciuole, mandorle ecc., e infestano il grano nei granai. Alberto Consiglio osserva che la noce è dura, anzi durissima. Il pàppece è piccolissimo e insignificante; eppure, col tempo, con la tenacia, col lavoro, riesce a forarla. Altri commenti rinvenuti: ogni attività richiede il suo tempo tecnico per essere compiuta ; con una paziente opera di penetrazione anche un essere infinitesimale può riuscire nel suo intento ; col tempo e con l assiduità si possono raggiungere risultati grandissimi ; con il tempo e la pazienza si possono portare a termine anche le imprese più difficili ; col tempo e con l insistenza si possono raggiungere anche i risultati più insperati ; il tempo gioca un ruolo fondamentale per il raggiungimento di uno scopo, purché vi sia costanza nel perseguirlo ; se si vuole ottenere i risultati desiderati, bisogna essere perseveranti e non scoraggiarsi mai ; la costanza premia sempre. Luciano Galass. Wellerismi napoletani: Dicette o pappece 2

3 Giuseppe Porcaro, che, stranamente, riporta il detto senza precisare a chi si riferisca il pàppece, non ne coglie appieno il senso poiché afferma: Non bisogna mai aver fretta, mai fare le cose con precipitazione e sconsideratezza, tal quale la gatta che per andar di fretta a sgravarsi partorì gattini ciechi. Le cose vanno compiute con flemma, con pazienza, a tempo e luogo, anche se si vogliono raggiungere grandi scopi con piccoli mezzi o risolvere problemi ritenuti insolvibili. Anche una goccia col tempo riesce a perforare il marmo: gutta cavat lapidem. E su questa immagine, della goccia che scava la roccia, vogliamo riportare due versi di un anonimo rimatore napoletano del Quattrocento: Agio veduta l acqua pertusare, piovendo spisso, la màrmora dura. In qualche modo corrispondente è il detto napoletano O stizzo fitto fa o pertuso a a vreccia ( La goccia fitta fa il buco al sasso ), che è una sorta di traduzione vernacolare della nota espressione latina ricordata dal Porcaro. Giovanni Tucci coglie nel wellerismo l attesa per riuscire a realizzare l azione di sopruso o di vendetta e addirittura afferma che nella esaltazione dell azione del tempo è connesso un atteggiamento di sfida, che colora con toni accesi una certa tradizione guappesca. L elogio, invece, della tenacia e dell impegno troverebbe, a suo avviso, una significazione adeguata nel vernacolare Cu o tiempo e cu a paglia s ammaturano e nespole, esattamente corrispondente al proverbio in lingua Col tempo e con la paglia maturano le nespole ((le sorbe)). Quanto a quest ultimo detto, secondo Alberto Consiglio la sua originalità non è data dal fattore tempo, che è un elemento comune alla saggezza di tutti i popoli, di tutti i dialetti; ma piuttosto dalla paglia : vi sono uomini e situazioni che per maturarsi hanno bisogno non solo del tempo, ma anche di essere curati, di esser seguiti: cioè di paglia. Luciano Galass. Wellerismi napoletani: Dicette o pappece 3

4 Tornando a quanto argomentato dal Tucci, non possiamo dichiararci d accordo con lui e ricordiamo che già nel 1800 Marulli e Livigni, nel riportare il detto in forma non welleristica ( Damme tiempo ca te spertoso ), accennano - anche se in maniera non del tutto perspicua - a quell insetto che sta nelle fave, ma nel significato che a poco a poco si arriva a tutto. Non sempre però questo accade, come è rappresentato nel dramma La Fenizia, di Nunziante Pagano, dove nell atto quarto l infelice Mase si lamenta dell invincibile ritrosia di Fenizia: E la neve ielata, e pure te la squaglia lo scerocco; e lo màrmoro duro, e pure a sghizzo a sghizzo l acqua te lo spertosa; e la tigre, ch è fèra, e pure a poco a poco l ommo te l ammanzisce: tu, chiù fredda de neve, chiù dura de no màrmoro, chiù fèra de na tigre, nun te ammanzisce e ammuolle e nun te squaglie a li suspire ardiente de stu core! E la neve ghiacciata, / eppure lo scirocco la scioglie; / e il marmo duro, / eppure a goccia a goccia / l acqua lo buca; / e la tigre, che è feroce, / eppure a poco a poco / l uomo l ammansisce: / tu, più fredda della neve, / più dura di un marmo, / più feroce di una tigre, / non ti ammansisci e ammorbidisci e non ti sciogli / ai sospiri ardenti di questo cuore! Luciano Galass. Wellerismi napoletani: Dicette o pappece 4

5 Vediamo infine come Giuseppe Marotta, nel 1960, richiamò in lingua - come soleva fare - il wellerismo nel corso di una delle sue divagazioni sul mondo del cinema: Non siate, o dive, così volubili; o almeno, quando v infiammate di un bello, strizzatemi l occhio. E la sollevazione dei capintesta del cinema, suscitata dalle minacce di Tupini [Umberto Tupini, Ministro del Turismo e Spettacolo]? Riafferrerò quest argomento, dopo averne osservato gli sviluppi ho idea che la ragione stia, come generalmente accade, mezza con Tupini e mezza con gli indignati produttori e autori; ma debbo trovare il modo (con un grammo di senno del poi) di contrariare l uno e gli altri dunque ne riparleremo dammi tempo e ti buco, disse la tarma. Immagini: Filippo Palizzi ( ). Luciano Galassi Luciano Galass. Wellerismi napoletani: Dicette o pappece 5