Schifazzo, ripreso dal Ronciglio, in entrata nel porto di Trapani con tutte le vele al vento

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1 8. BARCHE DA TRAFFICO 8.1 SCHIFAZZO Schifazzo, ripreso dal Ronciglio, in entrata nel porto di Trapani con tutte le vele al vento Possiamo dire che si tratta di una imbarcazione costruita esclusivamente a Trapani e presente anche a Marsala e Favignana, dal nome singolare, che fa parte della nostra storia marinara. Lo schifazzo è stata una barca usata in Sicilia in particolar modo per i piccoli trasporti locali. L economicità d esercizio, la versatilità unita alla longevità ha fatto si che questa barca contribuisse allo sviluppo dell economia della città. Le sue origini sono antichissime tanto che se ne trova notizia in atti notarili conservati presso l Archivio di Stato di Trapani redatti il 10 luglio 1548 e il 12 giugno 1551 dal notaio Giacomo Barlirio relativi appunto alla costruzione di uno schifazzo. Le uniche notizie che abbiamo sulla provenienza e sul significato del termine Schifazzo ci sono state date dal Cav. Antonio D Alì Staiti, già presidente della SO.SAL.T, che a sua volta le aveva apprese dal nonno. Il nome attribuito a questa imbarcazione deriva da SHIP + FAX cioè nave per Sfax; si narra che dei grossi 199

2 schifazzi armati con dei cannoni fecero una spedizione punitiva, conclusasi positivamente, nei confronti dei pirati che facevano base a Sfax che spesso venivano a fare scorrerie nel trapanese. La scelta di questo tipo d imbarcazione fu fatta in base alla elevata capacità di carico e principalmente al suo basso pescaggio che consentì l avvicinamento alla costa tunisina ricca di bassi fondali senza correre alcun rischio. Oltre che dagli atti dei notai trapanesi, ulteriori notizie su questo legno ci vengono fornite dalle tavolette votive presenti presso il Santuario della Madonna di Trapani, dai registri delle barche, battelli e altri galleggianti iscritti nel Compartimento marittimo di Trapani, e principalmente dai disegni e appunti presi dall Hennique alla fine del XIX sec.. Il De Negri cita una statistica del 1867, secondo la quale a Trapani esisteva una vera flotta composta da ben 120 schifazzi. Nel 1991 Rocco Sisci riproduce le foto di due schifazzi, ancora in uso a Trapani e Favignana, armati con vela latina e in buono stato d uso. L unica fonte storica, da cui possiamo attingere la testimonianza circa le caratteristiche di questa barca, sono i disegni dell Hennique. Da questi possiamo riscontrare interessanti particolarità dell attrezzatura. Risulta evidente che la forma dello scafo era identica in tutti gli esemplari riportati, mentre l alberatura presentava una grande varietà di soluzioni. APPUNTI DELL HENNIQUE SULLO SCHIFAZZO SICILIANO Lo schifazzo è una barca da carico pontata assai comune sulle coste della Sicilia e che fa cabotaggio in tutti i mari vicini trasportando cereali, vino e altre mercanzie. Verso la fine di settembre viene da diversi porti della Sicilia e principalmente da Trapani per pescare le spugne lungo le coste della Tunisia e della Tripolitania. Siamo sorpresi di non trovare il suo nome in nessuno dei diversi dizionari di marina in nostro possesso. Le sue caratteristiche sono le seguenti: poppa e prua tondeggianti e poco elevate al di sopra della parte rimanente dello scafo; sugli schifazzi di una certa dimensione l orlo è guarnito da una tavola che lo rialza dai 20 ai 30 centimetri. I dritti di prua e di poppa sono un po rientranti, l asta di fiocco è orizzontale, molto lunga e tutto di un pezzo. Ci sono schifazzi armati con tre, due e un albero ed anche la loro attrezzatura è di tipo diverso. Gli schifazzi hanno una capacità di carico (stazza netta) che varia dalle 15 alle 35 tonnellate; la loro lunghezza varia dai 10 ai 15 metri, la loro larghezza è circa un terzo della lunghezza e il pescaggio massimo è di 1,5 metri. L equipaggio, dei più grandi, è composto da 7 uomini compreso il mozzo. In rada, il timone viene generalmente tolto e poggiato di traverso in coperta a poppa, l antenna non viene abbassata. I barilotti che contengono l acqua potabile sono posizionati sul ponte così come il legno di servizio che viene ivi posizionato quando lo schifazzo prende il largo. Gli schifazzi sono generalmente dipinti di nero, tuttavia ne abbiamo visti di colorati e in particolar modo con l opera viva grigio chiaro. Solitamente il bordo presenta una o due striscie colorate di rosso o di giallo; l impavesata supplementare (la tavola poppiera sopra l orlo) è generalmente bianca. DETTAGLI RELATIVI ALLA COSTRUZIONE E ALL ATTREZZATURA Lo scafo dello schifazzo è abbastanza insellato (insellatura = concavità longitudinale della parte mediana dello scafo e della conseguente elevazione della prua e della poppa), la sua coperta notevolmente bolzonata (bolzone = convessità del baglio) che aumenta la capacità della stiva e impedisce all acqua imbarcata di permanere sul ponte. Al centro, la stiva il cui boccaporto è molto grande e munito di diversi pannelli di 200

3 copertura in legno; la poppa è riservata agli alloggi; l apertura attraverso la quale si scende in questo vano poppiero è talvolta coperta da una piccola tuga; il vano a prua serve per conservare le attrezzature dell armamento e le provviste dell equipaggio, consistenti generalmente in vino, biscotti, maccheroni, olive e pesce pescato in rada e fatto seccare a bordo, per essere consumato in navigazione. Gli alberi sono sostenuti da sartie volanti cioè dotati di paranchi per poterle tesare. Lo schifazzo è sempre munito di una antenna di ricambio o da maltempo, adagiata sul ponte in modo da ingombrare il meno possibile. RIFLESSIONI SUGLI APPUNTI DELL HENNIQUE Gli appunti dell Hennique sullo schifazzo corrispondono perfettamente con le caratteristiche degli scafi ad uno e a due alberi che abbiamo potuto vedere navigare, nei nostri mari, nel secolo scorso e con le testimonianze tuttora in nostro possesso, costituite da documenti cartacei, quadri e foto. Come si nota da una più attenta visione delle linee dello scafo dello schifazzo, esso è caratterizzato da una lunghezza al galleggiamento quasi uguale o minore della lunghezza fuori tutto, è cioè privo di slanci sia a poppa che a prua. Inoltre il baglio massimo non si trova al centro ma leggermente spostato verso prua. Questa scelta progettuale, tipica delle imbarcazioni da carico, concentra verso prua la parte più voluminosa ed immersa, lasciando verso poppa una maggiore lunghezza per raccordare più dolcemente possibile le linee di carena e ottenere una parte poppiera più filante in modo tale da offrire la minore resistenza all avanzamento nell acqua. Lo scafo risulta quindi più rigonfio nella parte prodiera e ristretto verso poppa. Osservando attentamente i disegni dell Hennique notiamo che tutti gli esemplari portano in testa d albero dei bozzelli, attraverso i quali poteva essere filata una drizza per issare delle gabbiole volanti: quanta tela portavano queste piccole barche e che fior di marinai dovevano essere i Trapanesi per governare tanti diversi tipi di velatura. Con la forma trapezoidale della vela, armata sugli schifazzi con due e un albero, che non arrivava all estremità del caro ma si fermava subito dopo l albero (vela a piruzzo), il secondo fiocco (trinchettina) murato sul dritto di prua portava meglio, le manovre erano semplificate e si navigava sempre alla buona poiché era quasi inesistente la vela che si appoggiava all albero nell andatura alla mala. Nell ambiente marittimo trapanese e nelle vicine marinerie a vila a schifazzara (la vela alla schifazzara) era sinonimo di efficienza nella navigazione di bolina perché permetteva allo scafo di bordeggiare con facilità. Una vela della stessa forma chiamata QUECHEMARINA veniva utilizzata in Spagna sulle grandi barche da trasporto di MITJANA. Questa vela era simile alla vela al terzo privata del boma, possiamo dire che fù una evoluzione della antica vela latina. Tale vela era adatta ad uno scafo dal ridotto pescaggio, dal fondo quasi piatto e dal grande timone che spostava il centro di deriva verso poppa, che mal sopporta una vela latina che forzatamente sposta il centro velico verso prua. Nel tempo, si può presumere, si sia avuta una progressiva riduzione dell attrezzatura velica a vantaggio delle capacità manovriere. Ciò forse era dovuto alla necessità di aumentare le capacità evolutive nei bassi fondali e nei canali tipici della zona del trapanese ed inoltre al fatto che con la barca armata con un solo albero un solo uomo riusciva a condurla. Dai disegni dell Hennique notiamo che in tutti gli schifazzi, da quello a tre alberi sino a quello con uno solo, montavano due manovre; l amantiglio dell antenna e l ostina. La prima era costituita da un paranco che sosteneva la parte superiore dell antenna ad un terzo circa della sua lunghezza, veniva utilizzata sia per 201

4 mettere bene e velocemente in posizione l antenna stessa ed anche per mantenerla inclinata, specialmente con mare agitato,. La seconda era costituita da due paranchi di ritenuta uno per lato (di cui si utilizza quello sopravento) così da poter operare su bordi diversi. Questi facevano capo nella parte alta dell antenna a circa due terzi della sua lunghezza. La loro funzione era di trattenere l antenna verso il basso, contribuendo al controllo della sua posizione, specie nelle andature portanti ed in particolare durante le strambate. Quando si navigava con mare formato, per effetto del rollio della barca, l antenna tendeva ad oscillare in modo fastidioso ed anche pericoloso, allentando la tensione delle manovre poste alla base della stessa. Era in queste situazioni che l ostina si rivelava utile per tenere ben ferma l antenna. Gli schifazzi di cabotaggio, armati sia con due che con un solo albero, che abbiamo visto navigare nel secolo scorso montavano queste manovre ed erano dotati di sartie. Gli schifazzi di cantuna, che erano armati con un solo albero, non montavano tali manovre ma erano dotati di sartie. Solo gli schifazzi di salina, armati con un solo albero, non montavano queste manovre ed erano privi di sartie. TIPI DI SCHIFAZZO Possiamo affermare che lo schifazzo era la tipica barca multiruolo trapanese, protagonista assoluto del traffico infra regno. Veniva prevalentemente utilizzato per il trasporto di vino, materiali da costruzione, sale, formaggi e prodotti di tonnara. Veniva anche usato per la pesca delle spugne in Tunisia ed anche per le esportazioni di corallo sia grezzo che lavorato. Era ampiamente adoperato anche per le attività di pesca (erano, in genere, gli stessi pescatori-proprietari ad adibire i propri natanti al trasporto merci quando se ne presentava l occasione e la convenienza). I modelli più piccoli e non pontati (schifazzeddi) erano usati per la pesca costiera con reti, quelli più grandi erano adoperati nella pesca in paranza, cioè quella praticata da due natanti appaiati che trainavano una rete a strascico. Nonostante l aspetto massiccio il veliero era molto maneggevole e manovriero, tanto da essere governato da un esiguo numero di persone (da una a tre). Gli schifazzi si dividevano in due categorie: padronali e non padronali. Della prima facevano parte quelle barche nelle quali l armatore era anche comandante, erano costruite a vera regola d arte non lesinando nei materiali, nelle attrezzature e nella robustezza dello scafo, lo stesso armatore s interessava della manutenzione dello scafo; della seconda, la più numerosa, quelle barche, di proprietà di grandi armatori, in genere proprietari di saline o di cave di cantuna di Favignana, che fornivano il mezzo a freddo (senza conducente) a comandanti che venivano impegnati all occasione e pagati a salmaggio (a viaggio), costruite tutte uguali, come delle costruzioni in serie, alla ricerca del risparmio, nelle quali l attrezzatura velica lasciava a desiderare e che venivano utilizzate da persone sempre diverse che non avrebbero mai prestato la dovuta attenzione e cura all imbarcazione come invece avrebbe fatto il proprietario. L opera viva o carena di entrambe le categorie era trattata con una miscela di terra rossa e catrame. L opera morta o bagnasciuga (detta così perché si bagnava quando lo scafo era carico mentre si asciugava quando non lo era) degli scafi padronali veniva pitturata, mentre in quelli non padronali veniva trattata come l opera viva. 202

5 E interessante notare che oltre all attività di trasporto per conto terzi, molti schifazzi svolgevano attività in proprio conducendo merci, a sorte o a ventura, di diverse specie con destinazioni diverse (la merce imbarcata, non aveva una destinazione ben precisa, ma veniva venduta nei vari scali dove poi ne veniva acquistata dell altra). In rosso il tratto di banchina assegnato agli schifazzi Anticamente gli schifazzi, all interno del porto, avevano avuto assegnato il tratto di banchina antistante porta Serisso. Schifazzo con il timone sollevato e con le vele alzate in prossimità della via Serisso 203

6 Schifazzi in banchina di fronte la via Serisso Gli schifazzi, a seconda del tipo di trasporto prevalente, venivano realizzati con forme, dimensioni ed armamento leggermente diverso. Si costruivano tre tipi di scafi, distinti per portata ed impiego: 1) Schifazzo di cabotaggio (varca di viaggiu) della portata massima di 32 tonnellate, differiva dagli altri per la maggiore stazza, poteva essere armato con uno, due o tre alberi, portare uno o due fiocchi e il suo equipaggio era composto mediamente da tre persone. 2) Schifazzo per il trasporto dei cantuna di Favignana (schifazzo di cantuna), dalla portata massima di 30 tonnellate, presentava un maggiore bordo libero, era armato con un solo albero, portava due fiocchi ed aveva tre uomini di equipaggio. 3) Schifazzo di salina (schifazzo di salina) dalla portata di tonnellate, aveva un bordo libero più basso, era armato con un solo albero, portava uno o due fiocchi ed era condotto da un solo uomo. Lo schifazzo veniva costruito con il sistema tradizionale del mezzo garbo e l ordinata maestra risultava leggermente spostata verso proravia rispetto al centro di costruzione; la stessa ordinata maestra era svasata verso l esterno ed appiattita in corrispondenza della carena, in tal modo lo scafo a pieno carico assumeva un assetto che gli conferiva una grande stabilità anche con mare formato. Nei registri del Compartimento marittimo di Trapani, non essendo presente tra le varie tipologie ufficiali il termine schifazzo, quando era armato con un solo albero veniva iscritto con una delle seguenti tipologie; Gozzo da carico - Barca da traffico - Bilancella da traffico. Non possiamo stabilire quante delle 77 bilancelle iscritte nei registri attualmente consultabili fossero schifazzi, né tantomeno degli 84 tra gozzi da carico e barche da traffico di proprietà della SIES. Lo schifazzo con due alberi veniva di norma registrato come BOVO. 204

8.2 SCHIFAZZO DI CABOTAGGIO

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