Giustizia & Sentenze Il commento alle principali sentenze

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1 Giustizia & Sentenze Il commento alle principali sentenze N Confisca. Stop se non c è evasione Annullata la confisca a carico dell imputato che ha emesso fatture false Categoria: Contenzioso Sottocategoria: Reati tributari In difetto di prova circa la realizzazione dell evasione d imposta, il giudice penale non può disporre, al momento della condanna, la confisca a carico del soggetto che ha emesso fatture per operazioni inesistenti. È l importante principio che si ricava dalla sentenza n /13 della Corte di Cassazione Terza Sezione Penale. Premessa In difetto di prova circa la realizzazione dell evasione d imposta, il giudice penale non può disporre, al momento della condanna, la confisca a carico del soggetto che ha emesso fatture per operazioni inesistenti. È l importante principio che si ricava dalla sentenza n /13 della Corte di Cassazione Terza Sezione Penale. Il caso Il GUP presso il Tribunale di Pistoia riconosceva la responsabilità di Tizio per i reati, di cui agli art. 8 (emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti) e 10 (occultamento o distruzione di documenti contabili) del D.Lgs. n. 74/2000 e lo condannava per questo a una pena detentiva patteggiata (sei mesi), disponendo la confisca della somma 18 mila euro, ai sensi dell art. 1 co. 143 della L. 244 del Tale disposizione ha reso applicabili dal 1 gennaio 2008 le disposizioni, di cui all art ter cod. pen. nei casi di cui agli articoli 2, 3, 4, 5, 8, 10 - bis, 10 - ter, 10 - quater e 11 del D.Lgs. n. 74 del

2 La confisca per equivalente A mente dell art. 322 ter citato, in caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti, è sempre ordinata la confisca dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo, salvo che appartengano a persona estranea al reato, ovvero, quando essa non è possibile, la confisca di beni, di cui il reo ha la disponibilità, per un valore corrispondente a tale prezzo. La sanzione estesa ai reati tributari tende a colpire il vantaggio economico derivante dall evasione fiscale. In altre parole, la ratio legis è di privare l evasore del vantaggio economico ottenuto dalla commissione del reato sicché il sequestro per equivalente, funzionale alla confisca, va riferito all ammontare dell imposta evasa, che costituisce un indubbio vantaggio patrimoniale direttamente derivante dalla condotta illecita e, come tale, riconducibile alla nozione di profitto, inteso come risparmio economico da cui consegue l effettiva sottrazione degli importi evasi alla loro destinazione fiscale, di cui certamente beneficia il reo. La quantificazione di detto risparmio è comprensiva del mancato pagamento degli interessi e delle sanzioni dovute in seguito all accertamento del debito tributario (Cass. Sez. V pen. n del 2012 e Cass. Sez. III pen. n del 2013). La tesi della Procura Con la pronuncia in rassegna, pubblicata lo scorso 3 dicembre, i giudici del Palazzaccio hanno accolto il ricorso proposto dalla Procura della Repubblica. Per l effetto, è stata annullata la sentenza del giudice dell udienza preliminare limitatamente alla disposta confisca. La Terza Sezione Penale della Cassazione ha ritenuto fondata la doglianza del PM, secondo cui il GUP aveva errato nel disporre la misura ablativa, in mancanza di un accertamento sull effettiva realizzazione dell evasione d imposta. Effettiva utilizzazione della fattura falsa La Suprema Corte osserva che la L. n. 244/2007 (Finanziaria 2008) ha esteso anche ai reati tributari l'istituto della confisca per equivalente, previsto dall'art ter del codice penale. La normativa citata, com è noto, include oltre ai reati collegati alla dichiarazione (artt. 2, 3, 4 e 5 del D.Lgs. n. 74 del 2000) anche il reato previsto dall art. 8 e consente di affermare che la misura ablatoria deve essere disposta pur a seguito dell emissione di fattura per operazione inesistente, ma solo nel caso in cui si sia in presenza di altre ulteriori condizioni, proprio ponendo l'attenzione sull'inciso in quanto applicabili, riportato all'art. 1 co. 143 della Finanziaria Va considerato, poi, che nell ipotesi prevista dall art. 8 non si è alla presenza di un fatto di evasione in relazione al quale può ritenersi realizzato, automaticamente, un risparmio, in quanto questo non si verifica in capo al soggetto autore del reato e neppure in riferimento al contribuente, se 2

3 quest'ultimo non ponga in essere la specifica condotta prevista dall'art. 2, D.lgs 74/2000 (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti). In assenza di ciò, non si realizza nessun risparmio d imposta. L errore del GUP Il reato Momento consumativo. Reato di pericolo Nel caso in esame, invece, si è proceduto alla confisca nei confronti dell imputato, in difetto si legge in sentenza - di ogni e qualunque notizia di esercizio di azione penale contro il destinatario della fattura o di alcun accertamento nei confronti dello stesso, in difetto di prova, quindi, della realizzazione o meno dell evasione d imposta. La sentenza è stata pertanto annullata limitatamente alla confisca, con rinvio al Tribunale di Pistoia. È opportuno ricordare che il reato di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti è previsto dall art. 8 del D.Lgs. n. 74 del 2000 secondo cui: è punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di consentire a terzi l'evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, emette o rilascia fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (co. 1). l emissione o il rilascio di più fatture o documenti per operazioni inesistenti nel corso del medesimo periodo d imposta si considera come un solo reato (co. 2). Il reato si consuma all atto dell emissione del documento falso. Il Legislatore, infatti, nel riprodurre nell'art. 8 del D.Lgs. 74/2000 la fattispecie dell emissione di fatture per operazioni, in tutto o in parte, inesistenti già prevista dall'art. 4 primo comma lett. d) della L. n. 516/1982, ha lasciato inalterato il momento consumativo di detta fattispecie criminosa, che coincide con quello della emissione della fattura. Ciò perché si tratta di un reato di pericolo presunto, in ragione della spiccata pericolosità sociale della condotta di chi immette nel mercato documentazione volta a supportare l esposizione in dichiarazione da parte dell impresa di elementi passivi fittizi (cfr. Cass. n /2012). L art. 1 del D.Lgs. 74 cit., alla lett. a) chiarisce che per fatture o altri documenti per operazioni inesistenti si intendono le fatture o gli altri documenti aventi analogo rilievo probatorio in base alle norme tributarie, emessi a fronte di operazioni non realmente effettuate in tutto o in parte o che indicano i corrispettivi o l IVA in misura superiore a quella reale, ovvero che riferiscono l'operazione a soggetti diversi da quelli effettivi. Alla lett. d) la medesima norma precisa che "il fine di evadere le imposte" e il fine di consentire a terzi l'evasione si intendono comprensivi, rispettivamente, anche del fine di conseguire un indebito rimborso o il riconoscimento di un credito d'imposta inesistente, e del fine di consentirli a terzi. 3

4 Prescrizione Decorrenza del termine prescrizionale Inesistenza soggettiva e oggettiva La L. n. 148 del 2011, per tutte le fattispecie dichiarative (artt. 2,3,4 e 5), per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8) e per quello di distruzione e occultamento di documenti contabili (art. 10), ha elevato di un terzo i termini di prescrizione, che quindi salgono da 6 a 8 anni. In caso d ipotesi interruttive i termini di prescrizione passano da 7 anni e mezzo a 10 anni. Il corso della prescrizione per i delitti previsti dal decreto 74/2000 è interrotto, oltre che dagli atti indicati nell'art. 160 del codice penale, dal verbale di constatazione o dall'atto di accertamento delle relative violazioni (art. 17). Con particolare riguardo al reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti c è da dire che, trattandosi di reato unitario, il termine di prescrizione decorre dall emissione dell ultimo documento contabile. Questo chiarimento arriva dalla sentenza n /13 in cui la Suprema Corte ha spiegato che tale principio costituisce attuazione della chiara disposizione che, al D.Lgs. 10 marzo 2000, n. 74, art. 8, in deroga agli ordinari principi previsti dall'art. 81 cpv. cod. pen. in tema di continuazione, prevede un regime di favore per l'imputato mediante la riconduzione a unità dei plurimi episodi di emissione di fatture per operazioni inesistenti commessi nell'arco del medesimo arco di imposta (co. 2). A fronte di tale regime favorevole, che riconduce la pluralità a unico reato e in tal modo esclude l'aumento di pena che sarebbe applicato in via ordinaria, corrisponde la conseguenza che il termine prescrizionale non decorre dalla data di commissione di ciascun episodio, bensì dall ultimo di essi (cfr. Cass. Sez. III Pen. n /2013 e n. 6264/2010). La Suprema Corte è anche giunta all arresto che il reato di cui all art. 8 si configuri sia nel caso d inesistenza oggettiva che soggettiva. Tale convinzione scaturisce dalla giurisprudenza di legittimità formatasi con riguardo alla fattispecie dell art. 2 del D.Lgs. n. 74/2000, cui la disciplina dell art. 8 si ricollega. Con riguardo alla fattispecie di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti si è sostenuto infatti: che la falsità delle fatture possa essere riferita anche all indicazione dei soggetti con cui è intercorsa l operazione, intendendosi per tali coloro che, pur avendo apparentemente emesso il documento, non hanno effettuato la prestazione, sono irreali, come nel caso di nomi di fantasia, o non hanno alcun rapporto con il contribuente finale (Cass. Sez. III, nn /12 e 29061/13); che l utilizzazione fraudolenta in dichiarazione di fatture per operazioni inesistenti, con riguardo all IVA, comprende sia l inesistenza oggettiva sia quella soggettiva, vale a dire quella concernente la diversità tra soggetto che ha compiuto la prestazione e quello indicato 4

5 in fattura (tra le altre, Cass. SS.UU. sentenza n /2010; conf. Cassa. Sez. III pen. sentenze nn /12). È principio pacifico che per operazioni soggettivamente inesistenti devono intendersi quelle in cui uno dei soggetti dell operazione sia rimasto del tutto estraneo alla stessa, nel senso di non avere rivestito, nella realtà, la qualità di committente o cessionario della merce o del servizio, ovvero di erogatore o percettore dell importo della relativa prestazione (Cass. Sez. III sentenze nn. 3203/08 e 29061/13). Fatturazione solo soggettivamente falsa Sulla scia dell orientamento formatosi in materia di dichiarazione fraudolenta, di cui all art. 2 del D.Lgs. n. 74 del 2000, la sentenza 5 novembre 2013, n , della Terza Sezione Penale ha ritenuto realizzato il reato, di cui all art. 8 del D.Lgs. n. 74 del 2000 anche in caso di fatturazione solo soggettivamente falsa, poiché anche in questo caso è possibile conseguire il fine illecito indicato dalla norma, ovverosia consentire a terzi l evasione delle imposte. La massima Cass. Sez. III Pen. sentenza n /13 In difetto di prova circa la realizzazione dell evasione d imposta, il giudice penale non può disporre, con la condanna, la confisca a carico del soggetto che ha emesso fatture per operazioni inesistenti. Nell ipotesi prevista dall art. 8 del D.Lgs. n. 74 del 2000, non si è alla presenza di un fatto di evasione in relazione al quale può ritenersi realizzato, automaticamente, un risparmio, in quanto questo non si verifica in capo al soggetto autore del reato e neppure in riferimento al contribuente, se quest'ultimo non ponga in essere la specifica condotta prevista dall'art. 2 D.Lgs. n. 74/2000 (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti). - Riproduzione riservata - 5

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