ASSOCIAZIONE AMBIENTE E LAVORO

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1 ASSOCIAZIONE AMBIENTE E LAVORO Associazione di Protezione Ambientale di interesse nazionale (D.M. 1/3/88 - G.U. 19/5/88) INTEGRAZIONE ALLA PRECEDENTE ISTANZA-DENUNCIA Prot. N. 2006/4224, SG (2006) A/710/2 ALLA COMMISSIONE DELLE COMUNITA EUROPEE RIGUARDANTE INADEMPIMENTI DEL DIRITTO COMUNITARIO tramite la Rappresentanza a Milano della Commissione Europea Palazzo delle Stelline - Corso Magenta, Milano 1. Oggetto: Integrazione alla precedente istanza-denuncia Prot. N. 2006/4224, SG (2006) A/710/2 della violazione grave e persistente della Repubblica italiana del Trattato CE in danno: a) di parte dei lavoratori soggetti alle leggi italiane di sicurezza e salute dei lavoratori, che non possono fruire di un servizio aziendale di prevenzione e protezione dai rischi lavorativi in possesso delle capacità e dei requisiti professionali necessari allo svolgimento adeguato del compito, b) di parte dei datori di lavoro delle aziende italiane che, non essendo inseriti all interno dell elenco - di cui all art. 10 del D.Lgs. 626/94 che rinvia all allegato I del medesimo testo di legge delle aziende per le quali è prevista la possibilità dello svolgimento diretto delle funzioni di RSPP da parte del datore di lavoro, sono destinatari di prescrizioni, obblighi, responsabilità e costi economici più gravosi di quelli di cui sono onerati i datori di lavoro che possono svolgere le funzioni di RSPP, in funzione del diverso numero degli addetti; c) degli altri Stati Membri dell'unione Europea, che hanno già recepito nei termini la direttiva 89/391/CEE del 12 giugno 1989, e che vedono così alterata, tra l'altro, la concorrenza sul mercato unico. Dunque la Repubblica italiana, in modo reiterato e aggravato, è venuta meno agli obblighi che ad essa incombono in forza dell'art. 7, nn. 3, 5 e 8, della direttiva del Consiglio 12 giugno 1989, 89/391/CEE, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro (GU L 183, pag. 1; in prosieguo: la "direttiva"), nonostante la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità Europee - Quinta Sezione, 15 novembre 2001 [ Inadempimento di uno Stato - Incompleta trasposizione della direttiva 89/391/CEE - Sicurezza e salute dei lavoratori" ] nella causa C-49/00 abbia dichiarato che non 1

2 avendo definito le capacità e le attitudini di cui devono essere in possesso le persone responsabili delle attività di protezione e di prevenzione dei rischi professionali per la salute e la sicurezza dei lavoratori, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi che ad essa incombono in forza degli artt. 6, n. 3, lett. a), e 7, nn. 3, 5 e 8, della direttiva del Consiglio 12 giugno 1989, 89/391/CEE, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro. 2. In via principale, richiesta di dare avvio agli atti dovuti ai sensi degli articoli 226 e 228 del Trattato CE conseguenti alla mancata esecuzione della sentenza Corte di giustizia delle Comunità Europee - Quinta Sezione - 15 novembre 2001 [Inadempimento di uno Stato - Incompleta trasposizione della direttiva 89/391/CEE - Sicurezza e salute dei lavoratori] nella causa C-49/00, con i conseguenti effetti giuridici, incluse le sanzioni pecuniarie previste per tale inadempimento a carico dello Stato Membro inadempiente; 3. In via subordinata, richiesta di dare avvio alla procedura di infrazione davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee nei confronti della Repubblica Italiana, ai sensi degli artt. 95, 96, 97 del Trattato (consolidato TRATTATO CE) che istituisce la Comunità Economica Europea (firmato a Roma il 25 marzo 1957), in riferimento agli articoli 10, 249, 250 di tale Trattato ed in riferimento all art. 7 nel testo consolidato del Trattato sull'unione Europea (firmato ad Amsterdam il 7 ottobre 1997). Il sottoscritto Pavanello Rino nella qualità di legale rappresentante della "Associazione Ambiente e Lavoro", Associazione senza fini di lucro costituita il 14 gennaio 1987, avente per oggetto e scopo sociale quello di aumentare la tutela e di migliorare le condizioni dell'ambiente di vita e di lavoro e quelle ecologiche del sistema, attualmente con sede in Italia (CAP 20099) Sesto San Giovanni (Milano), viale Marelli, n. 497, telefono , telefax , indirizzo e- mail: info@amblav.it, sito Web nonché quale cittadino della Repubblica italiana ESPONE E CHIEDE QUANTO SEGUE: 4. Normativa comunitaria, Fatti e procedimento nella causa C-49/00, Giudizio della Corte nella sentenza in causa C-49/00 Si rinvia e si conferma quanto già contenuto nella precedente istanza-denuncia di cui al Prot. 2006/4224, SG (2006) A/710/2. 5. Integrazione alla precedente istanza-denuncia di cui al Prot. 2006/4224, SG (2006) A/710/2 5. A) Dopo la nostra precedente istanza-denuncia del Prot. 2006/4224, SG (2006) A/710/2, la Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 37 del 14 febbraio 2006, serie generale, ha pubblicato l accordo (di seguito indicato accordo ), sancito dalla Conferenza Stato-Regioni in data 26 gennaio 2006 (Allegato 1), che completa l'articolo 8 bis del D. Lgs. n. 626/94, attuando però solo parzialmente i principi di cui alla sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee di cui al punto 1. 2

3 Questo accordo pone un rimedio parziale e non esauriente alla violazione grave e persistente da parte della Repubblica italiana del Trattato CE e della direttiva 89/391/CEE indicato al punto 1 della presente integrazione. 5.B) Il suddetto accordo, come sotto precisato, definisce i requisiti e le capacità professionali di SOLO di una parte e NON di TUTTI i Responsabili del servizio di prevenzione e protezione aziendale dai rischi lavorativi ( RSPP ) e Addetti (ASPP) dei servizi aziendali di prevenzione e protezione, di cui all art. 7 della Direttiva. 5.C) L accordo, infatti, NON definisce alcun requisito o capacità professionale per tutti coloro che assumono la nomina a RSPP essendo contemporaneamente anche datori di lavoro (di aziende fino ad un determinato numero di dipendenti come precisato al successivo punto 5.G), in quanto li esonera dalla frequenza a corsi di formazione specifici, ad eccezione di un primo e unico corso di formazione di 16 ore omnicomprensive e senza alcun obbligo di successivo aggiornamento, come definito dall articolo 10 del Decreto Legislativo 19 settembre 1994, n. 626 e dall articolo 3 del Decreto Ministeriale 16 gennaio Occorre porre in evidenza che l attività, i compiti e le responsabilità ai fini della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sono esattamente eguali sia per RSPP non datori di lavoro (che devono seguire i prescritti Corsi di formazione e aggiornamento ai sensi dell accordo) sia per RSPP datori di lavoro. Ciò nonostante, la normativa italiana impone obblighi di formazione molto diversi per le due tipologie di RSPP e addirittura totalmente assenti relativamente agli obblighi di aggiornamento, come precisato nei successivi punti 5.D e 5.F. 5.D) I RSPP NON datori: - devono frequentare Corsi di aggiornamento da un minimo di 40 ore ad un massimo di 60 ore quinquennali; - devono frequentare tre Corsi di formazione iniziali, che l accordo definisce Modulo A (minimo 28 ore sugli aspetti di base ), Modulo B (da un minimo da 12 ore ad un massimo di 68 ore secondo i macrosettori ATECO relativi all attività dell azienda) e Modulo C - i rimanenti due terzi circa dei RSPP NON datori di lavoro devono frequentare comunque Corsi di formazione di 24 ore (il Modulo C) ed ulteriori Corsi di aggiornamento sempre da 40 oppure 60 ore ma ENTRO UN ANNO (RSPP che hanno un anzianità di nomina superiore al triennio). 5.F) I RSPP datori di lavoro, invece: - devono frequentare un unico Corso di formazione di 16 ore omnicomprensivo una tantum, valido indefinitamente; 3

4 - NON hanno alcun obbligo di successivo aggiornamento o di verifica degli apprendimenti. Si sottolinea 5.G) Si sottolinea, infine, che i datori di lavoro possono assumere l incarico di RSPP in aziende anche di notevoli dimensioni (anche fino a 200 addetti) o che prevedono la presenza di rischi alti (es. chimici, biologici, fisici). La possibilità, infatti, è prevista in base al combinato disposto dell art. 10 e dell allegato I del citato D.Lgs. 626/94, per tutte le aziende: 5.H) L esonero del datore di lavoro/rspp dalla frequenza ai corsi di formazione previsti dal D.Lgs. 195/2003, ivi compreso l aggiornamento quinquennale, rappresenta una scelta di politica legislativa che di fatto va nella direzione di incoraggiare la scelta dello svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dell attività di RSPP sia nelle piccole che nelle medie aziende. Si pone all attenzione della Commissione il parere totalmente sfavorevole che il Rapporto conclusivo del progetto di monitoraggio e controllo dell applicazione del D.Lgs. 626/94, (Allegato 2) Inoltre dalla Relazione finale della Commissione Parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro (Allegato 3) emerge che Tra gli [ ] ambiti di carattere generale che palesano una particolare incidenza di infortuni si ricordano qui le piccole imprese ed i lavoratori immigrati. [ ] 6. Violazione dei principi comunitari e nazionali che vietano la discriminazione dei lavoratori Ciò evidenzia, quindi, un ulteriore vulnus di diritti soggettivi dovuto ad una differente e discriminatoria tutela dei lavoratori e delle conseguenti prescrizioni e obblighi a carico dei datori di lavoro (con differenza di obblighi, responsabilità e costi a seconda del numero di addetti), da cui deriva la violazione grave e persistente della Repubblica italiana del Trattato CE, indicato al punto 1 della presente integrazione. Per la carente e insufficiente trasposizione della direttiva nell'ordinamento giuridico italiano si rinvia a quanto già contenuto nella precedente istanza-denuncia di cui al Prot. N. 2006/4224, SG (2006) A/710/2 e al testo dell accordo riportato nell allegato I alla presente istanza-denuncia. 7. Per tutti questi motivi: 4

5 8. INVITA CODESTA ONOREVOLE COMMISSIONE EUROPEA 8/A) - a constatare la violazione grave e persistente (in danno di parte dei lavoratori soggetti alle leggi italiane di sicurezza e salute dei lavoratori, che non possono fruire di un servizio aziendale di prevenzione e protezione dai rischi lavorativi in possesso delle capacità e dei requisiti professionali necessari allo svolgimento adeguato del compito, come prescritto dalla direttiva 89/391/CEE così come attuata, sul punto, dall'art. 8 bis del D. Lgs. n. 626/94 e dall'accordo Stato Italiano-Regioni del 26 gennaio 2006, perché i propri datori di lavoro possono autonominarsi alla funzione del servizio prevenzione e protezione frequentando un corso minimo una tantum valido indefinitamente previsto dal Decreto Ministeriale 16 gennaio 1997; di parte dei datori di lavoro delle aziende italiane che, non essendo inseriti all interno dell elenco - di cui all art. 10 del D.Lgs. 626/94 che rinvia all allegato I del medesimo testo di legge delle aziende per le quali è prevista la possibilità dello svolgimento diretto delle funzioni di RSPP da parte del datore di lavoro, sono destinatari di prescrizioni, obblighi, responsabilità e costi economici più gravosi di quelli dei datori di lavoro che possono svolgere le funzioni di RSPP, in funzione del diverso numero degli addetti; e degli altri Stati Membri dell'unione Europea, che hanno già recepito nei termini la direttiva 89/391/CEE del 12 giugno 1989, e che vedono così alterata, tra l'altro, la concorrenza sul mercato unico, essendo la Repubblica italiana venuta meno dal 2001 (causa C-49/00) e fino alla data odierna agli obblighi che ad essa incombono in forza dell'art. 7, nn. 3, 5 e 8, della direttiva del Consiglio 12 giugno 1989, 89/391/CEE, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro nonostante la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità Europee - Quinta Sezione - 15 novembre 2001 [ Inadempimento di uno Stato - Incompleta trasposizione della direttiva 89/391/CEE - Sicurezza e salute dei lavoratori"] nella causa C-49/00 abbia dichiarato che non avendo definito le capacità e le attitudini di cui devono essere in possesso tutte le persone responsabili delle attività di protezione e di prevenzione dei rischi professionali per la salute e la sicurezza dei lavoratori, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi che ad essa incombono in forza degli artt. 6, n. 3, lett. a), e 7, nn. 3, 5 e 8, della direttiva del Consiglio 12 giugno 1989, 89/391/CEE, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro. 8B) - ad avviare la procedura di infrazione davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee, nei confronti della Repubblica Italiana, ai sensi degli artt. 95, 96, 97 e 211 del Trattato che istituisce la Comunità Economica Europea consolidato (firmato a Roma il 25 marzo 1957), in riferimento all'art. 10 di tale Trattato ed in riferimento all art. 7 nel testo consolidato del Trattato sull'unione Europea (firmato ad Amsterdam il 7 ottobre 1997). Milano, In fede: Pavanello Rino... in qualità di legale rappresentante della "Associazione Ambiente e Lavoro", come rappresentata in premessa. 5

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