IL DIRITTO DI CRITICA DEL LAVORATORE. Avv. Silvia Balestro
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1 IL DIRITTO DI CRITICA DEL LAVORATORE Avv. Silvia Balestro 15/10/2018 1
2 ART. 21 COSTITUZIONE Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
3 art. 1 statuto dei lavoratori I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge.
4 Art c.c. Obbligo di fedeltà il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l'imprenditore, né divulgare notizie attinenti all'organizzazione e ai metodi di produzione dell'impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio
5 Art c.c. Obbligo di fedeltà l obbligo andrebbe inteso in senso «ampio» con riferimento non solo all aspetto patrimoniale («trattare affari») e quindi al divieto di concorrenza, ma anche più in generale al rispetto dei canoni di correttezza e buona fede nell esecuzione del rapporto tra le parti.
6 Come definire il termine CRITICA? - qualunque manifestazione di pensiero che sottopone a verifica l oggetto da criticare per coglierne gli aspetti eventualmente negativi - l'attività del pensiero impegnata nell'interpretazione e nella valutazione del fatto o del documento storico
7 esercizio del diritto di critica in ambito sindacale fondamentale espressione di democrazia nel luogo di lavoro qui il confronto tra le opinioni può essere anche acceso ha la finalità di migliorare da un lato le condizioni di lavoro e dall altro l organizzazione dell impresa
8 il giudice valuta: - se i comportamenti addebitati si traducono in una oggettiva lesione della reputazione dell impresa e del datore di lavoro (o dei suoi preposti); - se le accuse sono state espresse per la realizzazione di interessi giuridicamente rilevanti (es. la tutela del posto di lavoro di cui all articolo 4 della Costituzione); - come sono state diffuse (e in quale ambito) le notizie e se queste modalità sono ragionevolmente adeguate alla protezione di tali interessi; - se i fatti denunciati sono veri (in tutto o in parte)
9 LIMITI AL DIRITTO DI CRITICA limite esterno l esercizio del diritto deve essere volto al soddisfacimento di un interesse giuridicamente rilevante (rilevante tanto quello del bene oggetto di lesione).
10 LIMITI AL DIRITTO DI CRITICA limite interno - i fatti narrati (o denunciati) dal lavoratore devono rispondere a criteri di veridicità - l opinione espressa (anche «polemica») non deve mai esulare da parametri di correttezza
11 quando il lavoratore è anche rappresentante sindacale occorre considerare il suo doppio «ruolo»: come lavoratore subordinato è soggetto allo stesso vincolo di subordinazione degli altri dipendenti come «sindacalista» si trova invece su un piano di parità con il datore di lavoro poiché l attività sindacale è espressione di una libertà costituzionalmente garantita dall'art. 39 Cost
12 cassazione 9743/2002 «il giudice del merito, nel valutare se le espressioni usate dal lavoratore in un contesto di conflittualità aziendale oltrepassino i limiti di un corretto esercizio delle libertà sindacali e quindi siano lesive del rapporto di fiducia con il datore di lavoro deve accertare se le stesse non costituiscano la forma di comunicazione ritenuta più efficace ed adeguata dal sindacalista in relazione alla propria posizione in quel contesto. In tal caso, infatti, le suddette espressioni non si prestano, in quanto manifestazione di una lata responsabilità politico-sindacale, ad esser valutate con il parametro dell'inadempimento nei confronti del datore di lavoro dovuto a lesione dell'altrui sfera giuridica nell'esercizio di un diritto di rilevanza costituzionale»
13 Gli accertamenti necessari devono riguardare: 1) la finalizzazione del comportamento assunto in relazione al contesto in cui erano state espresse le affermazioni; 2) la riconducibilità dell attività del rappresentante a compiti non solo formalmente, ma sostanzialmente sindacali; 3) il tipo di modalità di comunicazione (l esponente sindacale: «può prescegliere, nell ambito della sua responsabilità, la forma di comunicazione ritenuta adatta a far comprendere le posizioni da esso assunte in relazione a determinate vicende aziendali, non diversamente da quanto avviene nella sfera lata della politica») 4) la presenza di una reale e concreta finalizzazione dell attività espletata all esercizio di diritti sindacali per la tutela dei lavoratori
14 cassazione 996/2017 «l invio della mail, oggetto di contestazione, rientrava comunque nel diritto di critica e di libertà sindacale derivatagli dagli artt. 1 e 14, legge n. 300/70 e dall articolo 21 Costituzione, in quanto rientrante a pieno titolo nell esercizio del diritto allo svolgimento di attività sindacale, di cui sono titolari tutti i lavoratori indistintamente, anche a prescindere da una specifica carica rappresentativa sindacale.»
15 cassazione 996/2017 con riferimento al principio della «continenza formale» la sentenza evidenzia che l'osservanza della correttezza e civiltà delle espressioni utilizzate è attenuata dalla necessità di esprimere le proprie opinioni e la propria personale interpretazione dei fatti, anche con espressioni astrattamente offensive e soggettivamente sgradite alla persona cui sono riferite
16 cassazione 4125/2017 «non integra giusta causa o giustificato motivo soggettivo di licenziamento la condotta del lavoratore che denunci all'autorità giudiziaria, o all'autorità amministrativa competente, fatti di reato o illeciti amministrativi commessi dal datore di lavoro, a meno che non risulti il carattere calunnioso della denuncia o la consapevolezza della insussistenza dell'illecito, e sempre che il lavoratore si sia astenuto da iniziative volte a dare pubblicità a quanto portato a conoscenza delle autorità
17 cassazione 4125/2017 «A differenza delle ipotesi in cui è in discussione l'esercizio del diritto di critica, non rilevano i limiti della continenza sostanziale e formale, superati i quali la condotta assume carattere diffamatorio, e, quindi, può avere rilevanza disciplinare, giacché, come è già stato osservato da questa Corte, ogni denuncia si sostanzia nell'attribuzione a taluno di un reato, per cui non sarebbe logicamente e giuridicamente possibile esercitare la relativa facoltà senza incolpare il denunciato di una condotta obiettivamente disonorevole e offensiva della reputazione dell'incolpato»
18 cassazione 14527/2018 risultano esorbitati «i limiti di continenza formale» avendo i dipendenti attribuito «all amministratore delegato qualità riprovevoli e moralmente disonorevoli, esponendo il destinatario al pubblico dileggio, effettuando accostamenti e riferimenti violenti e deprecabili in modo da suscitare sdegno, disistima nonché derisione e irrisione», e travalicando, pertanto, il «limite della tutela della persona umana richiesto dall articolo 2 della Costituzione che impone, anche a fronte dell esercizio del diritto di critica e di satira, l adozione di forme espositive seppur incisive e ironiche, ma pur sempre misurate»
19 cassazione 18205/2018 i punti messi in rilievo sono: 1) il fatto che il lavoratore rivestiva la carica di rsa del sindacato CUB 2) la chat era privata e la corte territoriale aveva accertato la volontà dei partecipanti di non diffondere all esterno le conversazioni ed il loro contenuto 3) la necessità di tener conto della esimente della provocazione (una lavoratrice era stata invitata a cambiare sindacato ) che si pone come lesiva della libertà sindacale ex art. 39 cost 4) i messaggi che circolano attraverso i social se inoltrati non ad una moltitudine di persone ma solo agli iscritti ad un gruppo devono essere considerati alla stregua della
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