2.1.2 Arboricoltura da legno con specie di pregio e cicli produttivi medio lunghi. RISPOSTE ALLA POTATURA DI SPECIE DI PREGIO NOCE E CILIEGIO

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1 2.1.2 Arboricoltura da legno con specie di pregio e cicli produttivi medio lunghi. RISPOSTE ALLA POTATURA DI SPECIE DI PREGIO NOCE E CILIEGIO Responsabile: Mario Pividori - Dip. TESAF (UNIPD) mario.pividori@unipd.it Partecipanti al progetto: Elisa Negro Dip Agroselviter (UNITO) Finanziamento complessvo: ,00 euro Obiettivi A fronte di una consolidata conoscenza sulle potature su specie arboree per la produzione di frutti (arboricoltura da frutta), dove gli interventi hanno come obiettivo il mantenimento di uno stato di stress degli individui al fine di massimizzare la qualità e la quantità di frutti da una parte, e di regolarizzare l architettura della chioma per una massima razionalizzazione della raccolta, in arboricoltura da legno, in particolare con le specie latifoglie a turno medio lungo sono molto scarse le conoscenze. Questo a causa soprattutto dell uso recente di queste specie in arboricoltura. Le potature in arboricoltura da legno hanno l obiettivo di razionalizzare la forma del fusto (in particolare dei primi 4-8 metri) con tronchi diritti e privi di nodosità. Mentre esiste un abbondante letteratura sia americana che europea circa i fenomeni di compartimentalizzazione e di cicatrizzazione delle ferite dovute al taglio dei rami, ben poco è conosciuto sugli effetti incrementali e sull architettura della chioma di una potatura che deve stressare al minimo l individuo, in modo da mantenere massima la produzione legnosa. Questo anche perché nella selvicoltura tradizionale, al contrario dell arboricoltura da legno, la pulizia della parte inferiore del fusto e la forma del tronco e della chioma vengono affidati soprattutto alle relazioni di competizione tra gli alberi; competizione che in arboricoltura da legno deve essere mantenuta al minimo. La strategia elaborata per risolvere il problema è consistita nel realizzare, considerando come unità di ricerca il singolo albero, una serie di potature di diverso tipo e di valutare le ripercussioni di queste nello sviluppo del fusto e dei rami e nell architettura della chioma. Data la carenza di bibliografia e di esperienze in questo campo, questa ricerca di tipo applicativo vuole colmare, almeno in parte le lacune esistenti, in particolare per quanto concerne due tra le specie più utilizzate in questo ultimo decennio in Italia. Materiali e metodi Nel suo svolgimento la ricerca ha assunto una connotazione di work in progress man mano che le problematiche poste dal mondo della pratica si rendevano evidenti nella gestione degli impianti di arboricoltura realizzati. In questo modo nel primo anno si è proceduto alla verifica degli effetti delle potature progressiva e replicativa sul noce europeo; nel secondo anno si sono verificati gli effetti della potatura invernale ed estiva sul ciliegio e nel terzo anno si è testata la tecnica del cassage nell ambito della potatura del noce. Più in particolare: I fase In un azienda situata a Sezzadio (AL) in Pianura Padana sono stati analizzati 30 alberi campione di noce europeo di cinque anni d impianto (Juglans regia L.) dei quali 15 interessati dalla potatura progressiva (eliminazione graduale dei rami tendenti a diventare di dimensioni maggiori a 3 cm nel punto di inserzione) e 15 da quella replicativa (liberazione del getto apicale, contenimento dei rami di un anno con potatura di ritorno ed

2 eliminazione dei rami più vecchi). I dati sono stati raccolti in due momenti diversi: la primavera (aprile) del 2002 e l autunno (ottobre-novembre) del 2002, nell arco cioè della stagione vegetativa del II fase Sul ciliegio (Prunus avium L.) sono state realizzate due diverse sperimentazioni. Con la prima si è voluto valutare la formazione di nuovi rami (di normale allungamento e brachiblasti) su alberi di ciliegio comune di 3 anni non potati. La sperimentazione è stata realizzata in un azienda Agricola in localizzata ad Oviglio (AL) in Pianura Padana. Sono stati prese come campione in tutto 21 piante. I dati sono stati raccolti in due momenti diversi: la primavera (aprile) del 2003 e l autunno (ottobre-novembre) del 2003, nell arco cioè della stagione vegetativa del 2003 al terzo anno d impianto. Con la seconda sperimentazione, dopo aver valutato la formazione dei rami nel suo complesso, ci si è concentrati sui brachiblasti e sulla loro eventuale trasformazione in rami come conseguenza all esecuzione di potatura in epoche diverse. A questo scopo si è proceduto ad eseguire una potatura nel periodo di riposo vegetativo ed una potatura estiva; il criterio scelto di potatura è stato da una parte la scoronatura (liberazione del getto apicale) dall altra parte invece si è proceduto o meno a seconda dei casi all eliminazione di un verticillo o, in alternativa, all effettuazione di una potatura di ritorno sui rami di dimensioni maggiori. I brachiblasti sono sempre stati rispettati. Il lavoro è stato realizzato in un azienda di Valenza (AL), in pianura Padana. Sono stati prese come campione in tutto 80 piante. Su 30 è stata eseguita la potatura estiva, su 30 quella invernale, mentre 20 sono stati gli alberi testimone. In media con le potature si sono tolti 2-3 rami di primo ordine in ogni albero nella potatura invernale e 5-6 nella potatura estiva. I dati sono stati raccolti in due momenti diversi: al momento della potatura invernale (febbraio) del 2004 e prima dell inizio della stagione vegetativa 2005 (marzo). III fase In un azienda situata a San Matteo delle Chiaviche (MN) in Pianura Padana nel 2006 sono stati analizzati 60 alberi campione di noce europeo (Juglans regia L.) in due ripetizioni di tre (30 alberi) e due (30 alberi) anni d impianto. In ognuna delle ripetizioni 10 piante sono state potate con potatura replicativa, 10 sono rimaste intoccate come testimoni e 10 sono state interessate dal cassage ovvero la ritortitura del ramo di primo ordine senza taglio con l obiettivo di mantenere la funzione fotosintetizzante senza però avere incremento diametrico del ramo stesso a livello di inserzione nel fusto. La potatura ed il cassage sono stati realizzati nella primavera 2006 all inizio della stagione vegetativa. Obiettivo principale della sperimentazione è stato quello di valutare l effettiva efficacia del cassage nei confronti dell incremento diametrico del ramo e secondariamente l eventuale detrimento dell accrescimento complessivo dell albero in seguito alle operazioni eseguite. I rilievi, eseguiti prima dell operazione di potatura ed alla fine della stagione vegetativa, hanno interessato l incremento in diametro ed altezza della pianta, il numero di rami presente ed il corrispettivo diametro a livello del cercine. Risultati raggiunti I fase Il lavoro svolto ha evidenziato l andamento durante la stagione vegetativa degli accrescimenti del noce. Si è osservato uno sfasamento di circa una mese tra l inizio dell incremento apicale (inizio aprile) e quello in circonferenza (fine mese di aprile), questo si riferito al fusto principale, sia alla ramificazione di primo ordine. Entrambi gli incrementi raggiungono il loro massimo nel mese di luglio (getto di San Giovanni) dopo un

3 rallentamento nel mese di giugno, e terminando nuovamente sfasati: quello relativo all attività cambiale circa a metà settembre, mentre quello apicale alle fine di agosto. Nei noci soggetti a scoronatura l accrescimento della freccia apicale dei noci potati sia stato praticamente lo stesso di quelli non potati e così pure l emissione dei rametti sul getto dell anno precedente non abbia evidenziato differenze. Vanno comunque evidenziati diversi aspetti che potrebbero avere influito su questa prova come ad esempio il controllo epinastico nelle latifoglie è di norma molto più debole nelle latifoglie che nelle conifere, per cui è possibile che il momento dell anno in cui viene realizzata la potatura influenzi o meno, in concorso con l andamento climatico, lo sviluppo successivo con la formazione dei getti e delle nuove gemme. Il taglio di ritorno evidenzia risultati positivi, limitando lo sviluppo diametrico dei rami laterali di primo ordine soggetti a questa operazione di accorciamento, garantendo comunque un ottimo sviluppo vegetativo. Questo sembra un ottimo vantaggio nella gestione dei rami che devono essere mantenuti sulla pianta, in quanto al momento in cui questi verranno tagliati a livello del cercine, le ferite provocate dalla potatura saranno di minori dimensioni. II fase Nella prima sperimentazione sul ciliegio, gli alberi si sono accresciuti in maniera ridotta, con un incremento medio del diametro di appena 2,1 mm ed una riduzione media del getto apicale di 22,6 cm rispetto a quello dell anno precedente; questo probabilmente è da imputarsi all andamento climatico del Il numero di rami è invece più che raddoppiato, passando in media da 6 a 14. E interessante notare come la posizione dei rami di nuova formazione rispecchi piuttosto fedelmente l architettura dell albero all inizio della stagione vegetativa: infatti, prendendo in considerazione il parametro della posizione del singolo ramo sul fusto, si rileva che la distanza media tra i rami (che in realtà non da una immagine reale della distribuzione, in quanto nel ciliegio spesso i rami si riuniscono in verticilli), non muta sostanzialmente con i nuovi rami, passando da 7,7 a 7,4 cm. I brachiblasti si distribuiscono con una certa regolarità lungo il getto apicale. Inoltre, in queste piante non potate, essi si formano soprattutto sul getto apicale e solo in minima parte nella parte centrale della chioma e al di sotto della stessa. I nuovi rami si sono formati soprattutto a livello del getto apicale (in media 6,8), mentre nella parte centrale (0,38) della chioma ed in quella sottostante (0,33), il numero dei nuovi rami è estremamente ridotto e limitato a sole 7 piante. Nella seconda sperimentazione alla fine del periodo vegetativo gli incrementi sono stati nel complesso ancora molto omogenei ed elevati, in media 1,8 cm il diametro e 1,3 metri l altezza, pari rispettivamente a +45% in diametro e +36% in altezza. Nel confronto tra i gruppi, l incremento dei diametri è assolutamente paragonabile, mentre, in merito alle altezze, quello relativo alle due epoche di potatura risulta essere pressoché identico e quello dei testimoni è invece inferiore di circa 30 cm (-6%). Sembra quindi che la pianta indisturbata e non ancora in fase di competizione con quelle vicine tenda ad allargare la chioma piuttosto che innalzarla. Rispetto al numero di rami, le piante con potatura invernale hanno avuto un incremento del 56%, paragonabile a quello delle testimoni (+58%), mentre quelle con potatura estiva il numero di rami è aumentato di quasi la metà rispetto agli altri due gruppi. Il diametro medio del ramo di dimensioni maggiori (ramo di due anni) ha dimensioni paragonabili del diametro nei testimoni (2,3 cm) e negli alberi potati con potatura estiva (2,2 cm), mentre risulta inferiore di circa 5 mm in quelli con potatura invernale. Dato che i rami di primo ordine presenti sugli alberi, e soprattutto quelli di dimensioni maggiori, sono stati potati con potatura di ritorno (cimati), è ipotizzabile che la potatura estiva, eseguita quando la grande spinta dell accrescimento primaverile è già in fase calante, arrivi troppo tardi per avere un effetto nei confronti di un accrescimento ridotto del ramo. In merito ai

4 brachiblasti presenti sul fusto principale dell albero, il loro numero è in tutti tre i casi aumentato, ma con valori inferiori e molto simili nei testimoni (+13%) e nelle piante con potatura estiva (+11%) ed in modo decisamente superiore in quelle con potatura invernale (+37%). Mentre nelle piante a potatura invernale il numero di brachiblasti aumenta sia nella parte inferiore del fusto (+40%) che in quella superiore (+35%), nei testimoni e negli alberi a potatura estiva l incremento è a carico della parte alta della chioma, mentre in quella bassa il numero tende a rimanere invariato o addirittura a diminuire nei testimoni. III fase La sperimentazione ha evidenziato come sia gli incrementi diametrici ed in altezza degli alberi non sono risultati statisticamente differenti (P<0,0095) nelle diverse tesi (replicativa, cassage, testimoni) sia nei noci di tre anni che in quelli di due anni. Gli incrementi diametrici nella stagione vegetativa di studio sono stati di circa 11 mm (3 anni) e 10 mm (2 anni). Il getto apicale si è allungato in media di circa 160 cm in entrambe le prove. Per quanto concerne il diametro dei rami di primo ordine al punto di inserzione nel fusto, nel campione di tre anni alla fine della stagione vegetativa le differenze tra alberi testimoni (diametro medio del ramo (15,4 mm) erano statisticamente significative (P<0,0095) con quelle dei rami degli alberi sottoposti a cassage (13,3 mm) ed a potatura replicativi (13,8 mm). Tale differenza non è stata osservata nel campione più giovane di alberi di due anni. La causa del mancato effetto degli interventi di potatura può essere ipotizzata nel ridotto numero di rami presenti sugli alberi di due anni (in media 8 contro i 25 di quelli di tre anni), per cui le piante hanno forse comunque concentrato le risorse anche sui rami cassati o potati. Sarà comunque necessario proseguire la sperimentazione. Conclusioni In termini generali è possibile concludere che le tecniche di potatura sperimentate sia su noce che su ciliegio non hanno apportato riduzioni all accrescimento degli alberi e quindi alla produttività dell impianto di arboricoltura da legno. Nel noce le potature proposte (replicativa e cassage) hanno evidenziato la capacità di ridurre l incremento diametrico dei rami di primo ordine permettendo una migliore qualità del toppo da lavoro di pregio, obiettivo finale dell arboricoltura a ciclo lungo con specie nobili. Nel ciliegio, specie che in gioventù tende a formare verticilli, è stata in particolare evidenziata l importanza del ruolo dei brachiblasti che permettono di compensare la perdita di parti importanti della chioma senza ridurre gli accrescimenti e mantenendo elevata la qualità del toppo da lavoro grazie al diametro ridotto del ramo. Nel complesso si ritiene l esperienza positiva in quanto la sperimentazione ha permesso di verificare l effettiva efficienza di metodi di potatura innovativi e tradizionali dei quali poco o nulla si sapeva nell ambito dell arboricoltura da legno. Una certa difficoltà ed imbarazzo sono stati invece percepiti nel fatto di dover rincorrere le problematiche che incalzavano, anche perché proprio in concomitanza con il progetto la gran parte degli impianti di arboricoltura realizzati con il reg. CEE 2080/92 giungevano in quegli anni nella fase critica della necessità di effettuare le potature. In particolare si ritiene assolutamente necessario proseguire il lavoro sia per seguire la sequenza temporale delle potature (la lunghezza minima del toppo da lavoro non può di norma essere raggiunta in una sola stagione vegetativa), sia per l approfondimento di quegli aspetti che hanno lasciato alcune perplessità come ad esempio la necessità di mantenere una forte dominanza apicale negli alberi ed il ruolo del numero di rami (quantità di chioma) nei ritmi di accrescimento degli stessi.

5 Pividori M. Buresti E. (2001) Prove di potatura su noce (Juglans regia L.) in impianti di arboricoltura da legno. Atti III Congresso Nazionale SISEF: alberi e foreste per il nuovo millennio (Viterbo ottobre 2001).

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