Alma Mater Studiorum Università di Bologna SCUOLA SUPERIORE DI LINGUE MODERNE PER INTERPRETI E TRADUTTORI

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1 Alma Mater Studiorum Università di Bologna SCUOLA SUPERIORE DI LINGUE MODERNE PER INTERPRETI E TRADUTTORI Corso di Laurea magistrale in Traduzione specializzata (classe LM - 94) TESI DI LAUREA in Traduzione editoriale dal russo all italiano QUANDO LA TRADUZIONE INCONTRA IL BAMBINO: ANALISI E PROPOSTA DI TRADUZIONE DI DJADJA FJODOR, PJOS I KOT DI EDUARD USPENSKIJ CANDIDATO: Bianca Manti RELATORE: Margherita De Michiel CORRELATORE: Svetlana Slavkova Anno Accademico 2010/2011 Sessione II

2 INTRODUZIONE Le pagine che leggeremo vogliono essere uno spunto, per chi lo voglia cogliere, per vivere maggiormente all insegna di quella magia e di quella fantasia che noi adulti abbiamo (quasi) definitivamente perso, vuoi perché le indissolubili catene della realtà ci stringono sempre di più, vuoi per il raggiungimento di una più piena consapevolezza che può distruggere irrimediabilmente la nostra immaginazione. Il presente lavoro di tesi scaturisce prima di tutto da un interesse personale per la letteratura per bambini, che affonda le radici direttamente nella mia infanzia. Ho vissuto quel periodo della mia vita in maniera del tutto magica, impregnata delle fiabe create dalla fantasia dei miei genitori che hanno impresso un marchio indelebile nella mia memoria. Considero l età infantile un momento essenziale nella vita di ognuno. Il bambino è un mago ; aveva affermato la psicologa infantile Selma Fraiberg 1 : la libertà fa da padrone al suo mondo, non solo quella interiore, ma anche, come vedremo, quella linguistica. I piccoli giocano con le parole e con i fatti, trasformano atroci inferni in inimmaginabili paradisi, guardano la realtà con gli occhi di un infinita fantasia. La mia scelta è caduta su Djadja Fjodor, pjos i kot (Zio Teodoro, il gatto e il cane) di Eduard Nikolaevič Uspenskij 2 un po per caso, un po per gioco, un po perché è un libro tra i più conosciuti di Eduard Nikolaevič Uspenskij, ma che nel nostro paese non ha ottenuto quella visibilità e quella rilevanza che invece possiede in nazioni come la Germania, la Finlandia, gli Stati Uniti, ma anche la Cina e il 1 Selma Fraiberg, The Magic years (1959), in Oittinen, Translating for children, Garland Publishing, Inc., New York and London, 2000, p Delle coordinate biografiche dell autore e le caratteristiche del libro parlerò più approfonditamente nei capitoli IV e VI. 4

3 Giappone. Il creatore di Čeburaška, lo strano animaletto dalle grandi orecchie conosciuto in lungo e in largo per la Russia, ha dato vita ad un libro che è anche il percorso della crescita e della maturazione di un bambino, che si allontana da casa ma acquista pian piano la propria indipendenza. Il libro è carico di un atmosfera giocosa, ricca di divertenti sketch e impregnata di tutta una russità che balza all occhio, tra nomi propri, cibi tipici, riferimenti espliciti al reale Il lettore italiano all inizio fa fatica, poiché inconsciamente tende a sovrapporre la propria prospettiva, i propri valori, e ad addomesticare il testo, ma la comprensione è stimolata ad andare a fondo, a indagare il terreno fertile che gli si presenta davanti in maniera del tutto inaspettata e fantasiosa. È questo il primario compito del traduttore, che fa suo il testo, lo forgia, lo plasma, lo riformula, lo riduce quasi a brandelli pur di trovare una risposta alle sue incessanti domande e alla fine opera una scelta di senso, il senso più giusto per lui e magari anche per il suo pubblico. Il traduttore è come il profeta 3 : un uomo che mette il proprio sapere a disposizione della propria nazione, che fa sì che idee e pensieri circolino tra le culture, che costruisce immagini vivide e, seppur filtrate, le dona al suo popolo. E in questo la traduzione è componente essenziale della letteratura universale. La traduzione è talvolta bandita come fenomeno d interferenza 4 che non restituirà mai fino in fondo l integrità della cultura originale, facendo di essa un patrimonio del tutto irrecuperabile. Si parla in tal senso di nostalgia dell originale, di voce che risuona dentro un altra voce 5, ma che mai diventerà piena e lucida come quella originaria. Ma è anche vero che l atto traduttivo permette di superare di gran lunga l angoscia della pagina bianca, perciò il lavoro del traduttore, al contrario di quello dello scrittore coinvolto senza sosta in un inesorabile cammino verso l ignoto 6, sembrerebbe più facilitato o per lo meno più incanalato entro limiti più definiti. 3 Lorenza Rega, La traduzione letteraria: Aspetti e problemi, UTET Libreria, Torino, 2001, p Goethe a Eckermann, 31 gennaio 1827 in Rega, op. cit., p Rega, op. cit., p Franco Fortini, Saggi italiani, De Donato, Bari, 1974, in Rega, op. cit., p. 74 5

4 La tesi presenta innanzitutto una panoramica sulla traduzione e sui suoi aspetti fondamentali, seguita da un ampio sguardo teorico e critico sulla letteratura per l infanzia e sui problemi che pone a livello pratico e traduttivo, e da uno spaccato storico-letterario-culturale della Russia per bambini tra favola e realtà. Dopodiché passo a definire le coordinate biografiche dell autore e le caratteristiche peculiari del libro, analizzato nei vari livelli contenutistici e stilistici fino ai meandri più profondi. Il fulcro del lavoro è ovviamente rappresentato dalla traduzione vera e propria, per la quale è stato a tratti necessario un quasi forzato adattamento ai canoni della cultura italiana, essendo alcune espressioni o termini (soprattutto quelli legati alla sfera del cibo) visibilmente incomprensibili al lettore d arrivo. C è poi tutta quella serie di nomi propri e geografici, ai quali è stato laborioso, oltre che divertente, attribuire caratteristiche più vicine al pubblico italiano, in sintonia con la musicalità del nome o col suo contenuto semantico. E poi giochi di parole, filastrocche, onomatopee, neologismi tutti tratti profondamente radicati nello stile di Uspenskij e che in Djadja Fjodor, pjos i kot prendono vita, animandosi di vivida forza in armonia con il resto della narrazione. Il commento alla traduzione fa da contorno al testo, chiarificando contenuti e invitando il lettore a leggere un libro che è sì per bambini ma a cui anche l adulto può accostarsi nella ricerca dei significati che ha perso, di quell aura di magia e meraviglia, luce e irrazionalità che tutti cerchiamo, ma che non abbiamo il coraggio di trovare veramente. 6

5 CAPITOLO I UNA FINESTRA SULLA TRADUZIONE 1.1 La traduzione è un esigenza? In un mondo come quello attuale che spinge sempre più verso la globalizzazione, caratterizzato da un progressivo contatto tra popoli e lingue diverse e dall intensità e rapidità degli scambi culturali, e che porta con sé emigrazione e immigrazione di gruppi sempre più nutriti di individui, per esigenze scolastiche, lavorative, personali, nasce il bisogno di un confronto, di un avvicinarsi ad un mondo altro, diverso, estraneo, esotico. Tutto ciò da un lato ha l indubbio vantaggio di portarci a conoscere l ignoto, ma dall altro può costituire un pericolo per la scomparsa del ricco patrimonio della nostra cultura d origine. Il primo ostacolo che incontrerà chi s appresta ad un contatto con un mondo diverso è sicuramente la lingua, un mezzo convenzionale e arbitrario creato dall uomo, ma che se non è conosciuta può imprimere un blocco allo scambio reciproco. Da qui l estrema esigenza di una mediazione, che è poi bisogno di conciliare parti separate dal conflitto tra lingue. Nonostante le non poche difficoltà, come ad esempio l elaborazione di alcune teorie che mettevano in luce tra le altre cose persino la radicale impossibilità della traduzione, si è assistito negli ultimi decenni alla proliferazione di scritti di teoria della traduzione, centri di ricerca, facoltà universitarie e scuole per interpreti e traduttori. L espansione dell informatica ha poi fatto il resto, con la creazione di alcuni mezzi di sostegno tra i quali la traduzione automatica. Collegata alla diffusione dei mezzi sopra descritti è la maggiore sensibilità dei traduttori, che tentano di utilizzare nelle loro traduzioni una lingua corrente che metta in diretto contatto il traduttore e il suo pubblico. Ilide Carmignani, alla Fiera Internazionale del Libro di Torino nel 2006, ha sottolineato la reciproca dipendenza tra lo scrittore e il suo traduttore: Se il traduttore senza lo scrittore non esiste, lo scrittore 7

6 senza il traduttore esiste soltanto nei ristretti limiti della sua lingua e del suo tempo 7. La traduzione si configura in tal modo come un attività sociale per eccellenza che costruisce identità nazionali, mette in comunicazione mondi e culture e ci rende partecipi dell altro a noi ignoto. 1.2 Cosa significa tradurre? Di primo acchito il termine tradurre accende nella mente di qualsiasi persona che lo ascolti la seguente parafrasi, più o meno precisa: volgere un testo in un altra lingua. Vale però la pena ricordare che in origine il termine possedeva un significato differente: in latino infatti translatio appare col significato di cambiamento, trasporto da un luogo all altro, passaggio bancario di denaro, innesto botanico, metafora e traducere nel senso di condurre oltre 8. Pare che il passaggio di significato da trasportare a tradurre sia dovuto ad un errore di Leonardo Bruni che aveva interpretato erroneamente una frase di Aulo Gellio (Noctes I, 18): Vocabulum graecum vetus traductum in linguam romanam, dove quel traductum in realtà significava che la parola greca era stata trapiantata nella lingua latina 9. Se poi diamo un occhiata alle definizioni del termine fornite dai principali dizionari, si nota che non si discostano molto dalla suddetta espressione di versione da una lingua ad un altra. Nel Vocabolario Treccani, ad esempio, al lemma tradurre troviamo la seguente definizione: volgere in un altra lingua, diversa da quella originaria, 7 L AutoreInvisibile 2006 in t/lautoreinvisibile_2006.htm 8 L impero parla indietro. Per un antropologia della traduzione nella cultura antica in ntropologica.drupalgardens.com/files/l'impero%2520parla%2520indietro%2520-%2520bettini.pdf 9 Ibidem 8

7 un testo scritto o orale 10. Il Tolkovyj slovar russkogo jazyka, dizionario monolingue russo, definisce il tradurre come Передать средствами другого языка e Выразить в других знаках, в других величинах 11 (ossia trasmettere con i mezzi di un altra lingua ed esprimere il messaggio in altri segni e in altre grandezze). Secondo lo Zingarelli invece tradurre non è soltanto voltare, trasportare da una lingua in un'altra, ma anche dare l equivalente di un testo, una locuzione, una parola 12. Tuttavia anche questa definizione non risolve appieno gli interrogativi sul significato esatto del termine. Ad un analisi più attenta infatti si nota come questa osservazione sia alquanto riduttiva, in quanto, come osserva Eco 13, è sicuramente problematico definire il senso di equivalenza di significato, nonché di dire la stessa cosa. E come se non bastasse dobbiamo scavare a fondo in un testo prima di capire che cosa sia effettivamente questa cosa, e cosa significhi esattamente dire. E infine, siamo sicuri che sia proprio la stessa cosa quella che risulta in un altra lingua? 1.3. Dire quasi la stessa cosa: la negoziazione Eco sembra aver trovato se non una soluzione, almeno una scappatoia flessibile e sensata alle domande appena poste, che genera però altri interrogativi, ancora più spinosi se vogliamo: tradurre per lui significa dire quasi la stessa cosa. E quel quasi? Stabilire la flessibilità, l estensione del quasi dipende da alcuni criteri che vanno negoziati preliminarmente. Dire quasi la stessa 10 Treccani, in Umberto Eco Dire quasi la stessa cosa: Esperienze di traduzione, Bompiani, 2003, p Толковый словарь русского языка in 12 Zingarelli, in Eco, op. cit., p Eco, op. cit., pp

8 cosa è un procedimento che si pone all insegna della negoziazione 14. Dove la parola negoziazione implica che il traduttore debba negoziare, ossia in un certo senso confrontarsi, non solo con il fantasma dell autore, ma anche con il testo di partenza, con l immagine del Lettore Modello per il quale sta traducendo, e alle volte anche con l editore, per trovare la soluzione a lui più consona. La negoziazione indica un compromesso, ossia un processo per il quale si sceglie di rinunciare a qualcosa, a qualche implicazione del termine originale, per ottenere qualcos altro. Gadamer rafforza quest affermazione dicendo che: Se nella traduzione vogliamo far risaltare un aspetto dell originale che a noi appare importante, ciò può accadere solo, talvolta, a patto di lasciare in secondo piano o addirittura eliminando altri aspetti pure presenti. [ ] In quanto però [il traduttore] non sempre è in condizioni di esprimere tutte le dimensioni del testo il suo lavoro implica anche una continua rinuncia 15. Tali rinunce 16 possono essere più o meno assolute, più o meno rilevanti e pesare più o meno sul testo. Spesso investono giochi di parole, termini desueti, lunghi elenchi di termini e a volte possono essere compensate. Non esiste una traduzione perfetta: esiste piuttosto un continuum di gradazioni di reversibilità (ossia la capacità ideale di poter rendere nella lingua d arrivo tutti i livelli del testo di partenza), a livello non solo del contenuto, ma anche dello stile, del lessico, della sintassi e sul 14 Eco, op. cit., p Hans-Georg Gadamer, Warheit und Methode. Tübingen: Mohr, III, 1960 (tr. It Verità emetodo. Milano: Bompiani, 1983), in Umberto Eco, op. cit., pp Eco, op. cit., p

9 piano fonico e ritmico, che il traduttore deve riuscire a rendere ottimali e a soddisfare il più possibile 17. Anche a costo di rinunciare a qualcos altro e di indirizzare il lettore ad una certa lettura critica dell opera tradotta Una traduzione problematica? I compiti del traduttore Il traduttore prima di tutto deve aver chiaro un obiettivo, ossia l intentio autoris, l intenzione dell autore. In base a ciò ha il dovere di comprendere il sistema del source text (testo di partenza o testo fonte), ossia il suo piano sintattico, metrico, stilistico e fonosimbolico nonché le sue sfumature semantiche, che è poi la distinzione che opera Torop tra piano dell espressione, ossia конкретные формы актуализации художественной структуры данного текста, e piano del contenuto, поэтическая модель 19. Come afferma lo stesso Torop: Перекодирование является преимущественно процессом лингвистическим и формальным, транспонирование связано с пониманием содержательной структуры текста, поэтической модели, и является преимущественно процессом литературно-художественным 20. [la ricodifica è un processo prevalentemente linguistico e formale, la trasposizione è legata alla comprensione della struttura contenutistica del testo, del modello poetico, ed è un processo prevalentemente artistico-letterario 21 ] Il traduttore deve quindi costruire un target text (testo di arrivo o di destinazione, o, dicendola con Montanari, testo foce 22 ) che, grazie a 17 Ibidem, p Ibidem, p Torop, op. cit., p Тоrop, op. cit., pp Trad. it di Bruno Osimo, La traduzione totale, Guaraldi Logos, Modena 2000, p Federico Montanari, Tradurre metafore?, in Dusi e Neergard, 2000, p. 175, in Eco, op. cit., p

10 una serie di operazioni dicode switching 23, produca sul lettore effetti analoghi all originale. Torop distingue tra due fasi, l analisi e la sintesi: [ ] следует говорить об этапе анализа, направленного на подлинник, как этапе понимания, постижения подлинника, и этапе синтеза, направленного на перевод (и читателя перевода), как этапе воссоздания подлинника средствами другого языка и культуры 24. [c è una prima fase di analisi indirizzata all originale, di comprensione, di concezione dell originale, e una seconda fase di sintesi indirizzata alla traduzione (e al lettore della traduzione), una ricreazione dell originale con gli strumenti dell altra lingua e dell altra cultura 25 ] Ma per arrivare a questo deve sempre fare un ipotesi interpretativa e una scommessa sul senso del testo. Per questo il traduttore è sempre un interprete che cerca di comprendere la parola altrui, in una sorta di dialogo ermeneutico 26, non sempre soddisfacente, con lo scrittore. Il problema della traduzione infatti, anche di quella di una singola parola, spesso nasce dal fatto che i termini assumono significati diversi a seconda del contesto nel quale sono inseriti. La traduzione però, come ci ricorda Eco, non avviene tra sistemi bensì tra testi 27, non avulsi da contesti culturali e da precise situazioni reali. Ad aiutarci a capire quali siano questi contesti e queste situazioni provvedono in parte i lessicologi, i quali si preoccupano di fornire al lettore/traduttore gli strumenti per la disambiguazione contestuale,ma un ruolo essenziale è svolto anche dall informazione enciclopedica, ossia l informazione che noi abbiamo del mondo e che si porta dietro 23 W. Wilss, Übersetzungswissenschaft. Probleme und Methoden, Klett, Stoccarda, p. 62, in Rega, op. cit., p Torop, op. cit., p Trad. it. Di Osimo, op. cit., p Gadamer, op. cit., in Eco, op. cit., p Eco, op. cit., p

11 il nostro bagaglio di conoscenze ed esperienze. Tutto ciò ci aiuta ad escludere delle alternative e a metterne in luce altre, restringendo il campo e permettendo una scelta traduttiva più o meno sensata. Quest ultima deve necessariamente fondarsi sul mondo possibile di una traduzione, ossia scegliendo il senso più accettabile e probabile in base al contesto e alla lingua di partenza. Dobbiamo infatti ricordarci sempre, per dirla con Humboldt, che ogni lingua ha il suo proprio genio, o ancora meglio, esprime una diversa visione del mondo (è la cosiddetta ipotesi di Sapir-Whorf) 28. Torop parla di переводимость культуры 29, traducibilità della cultura : una traduzione non può essere solo un passaggio tra due lingue; anzi, è soprattutto un dialogo tra due culture e tra due enciclopedie, tanto che nel 1988 Mary Snell- Hornby parlava di cultural turn in traduttologia 30, affermando che i problemi della traduzione derivano non tanto dal testo fonte, quanto dal significato che il testo tradotto assume per i lettori della cultura d arrivo. È solo comprendendo l universo culturale che sta dietro al testo che il traduttore può davvero cercare di rendere nel testo tradotto il senso e l effetto del testo di partenza. Siamo di fronte alla già menzionata equivalenza di significato, altrimenti detta equivalenza funzionale 31, principio base della skopostheorie, teoria sviluppata negli anni Settanta dai linguisti tedeschi Katharina Reiss e Hans Vermeer e che ha come principale oggetto di studio appunto lo scopo da rendere nel testo d arrivo. Il linguista Paul Kussmaul,prendendo in esame il concetto di funzione, afferma che: the functional approach has a great affinity with Skopos theory. The function of a translation is dependent on the knowledge, expectations, values and norms of the target readers, who are 28 Wilhelm Von Humboldt. Aeschylos Agamennon metrisch Übersetz, Leipzig: Fleischer, 1816 (tr. it in Nergaard 1993), in Umberto Eco, op. cit., p Torop, op. cit., p Mary Snell-Hornby, Translation Studies. An integrated Approach. Amsterdam: Benjamins, in Eco, op. cit., p Eco, op. cit., p

12 again influenced by the situation they are in and by the culture. These factors determine whether the function of the source text or passages in the source text can be preserved or have to be modified or even changed 32. Fortini afferma che i dubbi del traduttore non vengono dall incerto, bensì da quello che sembra chiaro e semplice e si esprime con tanta precisione da non lasciare ombre 33. Il suo compito essenziale è quindi quello di chiarificare ogni parte del testo, in una sorta di patto rispettoso con il lettore: Он [ ] вынужден конкретизировать неконкретное и эксплицировать имплицитное, понимать языки текста в отдельности, чтобы соединить их вновь в переводе 34 [è costretto a concretizzare gli elementi non concreti e a esplicitare gli elementi impliciti, a concepire i linguaggi del testo separati uno dall altro per poi riunirli di nuovo nella traduzione 35.] Gadamer ha affermato che la traduzione, come ogni interpretazione, è una chiarificazione enfatizzante. Ciò significa che il traduttore non può lasciare in sospeso nulla che non gli riesca chiaro. Deve decidere il senso di ogni sfumatura. Ci sono casi limite nei quali anche l originale (per il lettore originario ) ha qualcosa di oscuro. [ ] [L interprete] deve rassegnarsi, e dire chiaramente come intende anche queste parti oscure del testo 32 Paul Kussmaul, Training the translator, John Benjamins Publishing Co, 1995, p. 149 in 33 F. Fortini in Goethe, Faust, tr. it, Mondadori, Milano, 1990, in Rega, op. cit., p Torop, op. cit., p Trad. it. di Osimo, op. cit., p

13 Ogni traduzione che prenda sul serio il proprio compito risulta più chiara e più superficiale dell originale 36. Ma d altra parte, come nota Humboldt, l oscurità è parte fondamentale di un testo, che sia lontano nel tempo oppure nello spazio (è anche il caso dei dialetti); e soltanto immergendoci e immedesimandoci nell atmosfera del poeta, nella sua epoca e nei personaggi rappresentati, a poco a poco sparisce l oscurità e subentra un altra chiarezza 37. Tra i tanti doveri del traduttore, come sottolinea la studiosa Christiane Nord 38, c è anche quello di riuscire a rimanere fedele e leale al testo di partenza (nonostante poi le condizioni di fedeltà siano definite dal periodo storico e dal background culturale), trasferendo nel testo di arrivo lo stesso senso, lo stesso messaggio e gli stessi valori dell originale. Ciò è aiutato dal rapporto armonico e identitario che si può instaurare tra autore e traduttore, soprattutto se entrambi appartengono allo stesso periodo storico e ne condividono ideologie e sentimenti. Il traduttore finisce così per adottare la vera anima del suo autore 39. Altrimenti c è il rischio di cadere nello stereotipo misogino della bella ma infedele, una traduzione che altera il testo di partenza nei contenuti e nello stile allo scopo di crearne un altro che sia elegante nella lingua di arrivo. Tuttavia l approccio teorico alla traduzione negli ultimi vent anni ha lasciato un po da parte il concetto di fedeltà al testo a favore di uno orientato verso la lealtà nei confronti del lettore Eco, op. cit., p Eco, op. cit., pp Nord, in Lawrence Venuti, Gli scandali della traduzione: per un etica della differenza, p. 104 in 39 Alexander F. Tytler, Essay on the Principles of Translation, a cura di J. F. Huntsman, Amsterdam, John Benjamins, p. 212, in Venuti, op. cit., p Simona Mambrini, C era due volte Tradurre letteratura per ragazzi, inelena di Giovanni, Chiara Elefante e Roberta Pederzoli, Ecrire et traduire pour les enfants. Voix, images et mots. Writing and Translating for Children. Voices, images and texts, Peter Lang, Bruxelles 2010 (atti del Convegno di Studi Internazionali tenutosi a Forlì l 11 e il 12 maggio 2006), p

14 Un altro compito del traduttore su cui a mio avviso vale la pena soffermarsi scaturisce da quella che Torop chiama Несовпадение исторического времени 41 [non coincidenza del tempo storico], ossia quell intervallo temporale tra la data di uscita dell originale e quella la traduzione. Tale distanza implica due approcci all attività traduttiva che si escludono a vicenda: quello storicizzante, ossia si concepisce la parola dal punto di vista storico, e quello modernizzante, in cui viene ri-creato il significato vivo della parola e viene reinterpretato l autore in chiave contemporanea 42. Il problema che si pone L vov è: Всегда ли нужно создавать дистанцию времени поэтому лишь, что произведения написано давно, и даже в тех случаях, когда у автора не было и не могло быть никаких архаизирующих задач 43. [è sempre necessario creare una distanza temporale solo perché l opera è stata scritta da tempo, anche nei casi in cui l autore non aveva né poteva avere alcuna intenzione arcaizzante 44?] La soluzione è questa: Передавать в переводе отношение автора к литературному языку его времени [ ] и те особенности, без которых нельзя говорить о своеобразии данного автор, а эти особенности связаны не с языком, а с употреблением языка 45. [lasciar trasparire le relazioni tra l autore e la lingua letteraria della sua epoca e le peculiarità senza le quali viene meno l originalità di quell autore, e queste peculiarità non sono legate alla lingua, ma all uso della lingua 46 ] 41 Torop, op. cit., p Torop, (trad. it. Di Osimo, op. cit., pp ) 43 L vov, 1967, p. 291 in Torop, op. cit., p Trad. it. di Osimo, op. cit., p Torop, op. cit., p Trad. it. Di Osimo, op. cit., p

15 1.5 Addomesticare o straniare? Molto importante in traduzione è la nozione di orizzonte del traduttore, ossia l influenza e la pressione che i pensieri, le tradizioni, le convenzioni letterarie e il sistema culturale esercitano sulle scelte traduttive: il discorso è l abito dei nostri pensieri 47 [ ] i riscrittori tendono comunque a trasformare più o meno profondamente gli originali, manipolandoli per adattarli all ideologia o alle concezioni poetiche del proprio tempo 48. Al di là di questo, il lavoro del traduttore è da sempre sottoposto all annosa e duplice questione dello straniamento/addomesticamento (o esotizzazione/naturalizzazione 49 ). In altre parole, il traduttore ha il dovere di creare un testo doppio scegliendo unicamente tra due alternative: target o source-oriented. La scelta viene operata in base alle caratteristiche del testo, al destinatario, alle tendenze predominanti di un paese. La traduzione può essere orientata al testo fonte, e in questo caso restituire al lettore il sapore di un universo storico, linguistico, culturale a lui più o meno estraneo (è il caso della traduzione writeroriented) oppure adattata al testo di arrivo, e dunque resa familiare, accessibile e accettabile per il lettore della lingua e della cultura di destinazione (è la traduzione reader-oriented), e anche in qualche caso ridotta ai valori e all ideologia dominante in un paese. 47 J. Denham, The Destruction of Troy, An Essay upon the Second Book of Virgils Aeneis. Written in the year, 1656,London, Humphrey Moseley, in Venuti, op. cit., p A. Lefevere, Translation, Rewriting and the Manipulation of Literary Fame, 1992 (tr. it di S. Campanini, Traduzione e riscrittura: la manipolazione della fama letteraria, a cura di M. Ulrych, UTET Libreria, Torino), in Rega, op. cit., p Torop, op. cit., p

16 Già Humboldt nel 1816 aveva compreso tale differenza, distinguendo tra Fremdheit (ossia stranezza) quando il lettore non comprende la scelta del traduttore e la sente come un errore, e Das Fremde (ossia l estraneo) quando il lettore si trova di fronte a un modo poco familiare di presentargli qualcosa che potrebbe riconoscere, ma che ha l impressione di vedere per la prima volta 50. Quest ultimo concetto sembra avvicinarsi in un certo senso all idea dell effetto di straniamento, concepito dai formalisti russi nel primo decennio del XX secolo, secondo il quale il lettore è quasi portato al di fuori di se stesso, immerso in un senso di alienazione e distacco che però lo mettono di fronte alla realtà, permettendogli di osservarla sotto un profilo differente. Venuti 51 definiva foreignizing quella traduzione caratterizzata da una pressione etnodeviante esercitata su quei valori per registrare la differenza linguistica e culturale del testo straniero, con il risultato di inviare il lettore all estero, e domesticating quell orientamento traduttivo che si occupa, per così dire, della riduzione etnocentrica del testo straniero ai valori culturali della lingua d arrivo, concepita per portare il lettore a casa. Alle volte la dicotomia tra addomesticare e straniare diventa inevitabilmente dualismo tra modernizzare e arcaicizzare, quando il testo è lontano nel tempo e il traduttore vuol rendere l atmosfera di un epoca remota e irraggiungibile, anche a scapito di una certa chiarezza d espressione e di contenuto. Si può riassumere il tutto con le parole di Schleiermacher che, pur generando altri e non meno problematici punti interrogativi, forniscono al traduttore che si appresti a svolgere il proprio lavoro un orientamento e un inquadramento entro coordinate più o meno precise: O il traduttore lascia il più possibile in pace lo scrittore, e gli muove incontro il lettore, o lascia il più possibile in pace il 50 Eco, op. cit., p Venuti, op. cit., p

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