IL TERREMOTO DEL MATESE DEL 29 DICEMBRE 2013

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1 IL TERREMOTO DEL MATESE DEL 29 DICEMBRE 2013 a cura di G. Bongiovanni, P. Clemente, S. Hailemikael, G. Martini, S. Paolini, V. Verrubbi 1 LA SEQUENZA SISMICA Il 29 dicembre 2013, alle 18:08, una scossa di magnitudo 4.9 ha colpito l'area del Matese, interessando molti comuni con risentimenti anche a centinaia di km. L'evento principale è stato preceduto da una sola scossa significativa di magnitudo 2.7, alle 18:03, ed è stato seguito da numeroso scosse, di magnitudo massima pari a 3.7. La Fig. 1 mostra la distribuzione degli epicentri degli eventi confrontata con i terremoti storici tratti dal catalogo CPTI11. Gli epicentri si distribuiscono indicativamente secondo una direzione NNO-SSE, in accordo con quanto si può osservare dai piani nodali del meccanismo focale, per una lunghezza di circa 10 km. L evento principale si colloca al centro della distribuzione, ad indicare che le successive scosse si sono propagate simmetricamente a partire da questo. Fig. 1. Epicentri degli eventi e di alcuni eventi storici (elab. ENEA da dati INGV) La sequenza si colloca in un area molto attiva dal punto di vista sismico. Nel raggio di una ventina di km sono collocati, secondo il CPTI11, tre terremoti di magnitudo superiore a 6.5, avvenuti rispettivamente nel 1456, 1688 e A circa 50 km a NO viene invece posto l epicentro del terribile terremoto del settembre 1349 che fece molti danni anche a Roma. Risulta problematico afferire gli ultimi eventi ad una delle faglie sismicamente attive note nell area; ciò è dovuto anche al fatto che nell area le rocce sono soprattutto terrigene, a parte il massiccio del Matese

2 composto da calcari mesozoici, e queste litologie sono facilmente modellabili per cui le espressioni morfologiche che potrebbero essere indice di attività tettonica vengono obliterate dagli agenti esogeni. Ciò rende difficoltosa una conoscenza sufficientemente precisa delle strutture attive presenti, basata solo su dati di superficie. Circa 10 km a N è presente la faglia di Boiano, alla quale viene riferito il terremoto del luglio 1805 e, secondi alcuni, anche il terremoto del 1456, almeno ad un tratto di faglia che ha generato quel disastroso sisma; la faglia di Boiano immerge a NE e non sembra essere relazionabile con gli eventi recenti. A NE, a circa 20 km, è presente la faglia delle Acquae Iulie, che alcuni autori indicano come responsabile del famigerato terremoto del 1349, ma anch essa non sembra mostrare una continuità con la sequenza registrata recentemente. Molto più vicina potrebbe essere la faglia che ha generato il terremoto del 1688, ma va detto che sulla struttura responsabile di questo terremoto c è ancora un ampio dibattito e sono in corso studi approfonditi per una sua precisa determinazione. In figura 2 sono riportate le registrazioni accelerometriche ottenute al sito di Gioia Sannitica durante l'evento principale del 29/12/2013. Nella tabella 1 sono riportati i dati relativi agli eventi sismici di magnitudo non inferiore a 2.5 registrati fino al 31/12/ WE UP 2 NS a g (g) 0 a g (g) 000 a g (g) t (sec) t (sec) t (sec) Fig. 2. Componenti WE, UP e NS della registrazione accelerometrica dell'evento principale (elab. ENEA da dati DPC) Tab. 1. Eventi con M L 2.5 registrati fino al 31/12/2013 (fonte INGV) Data Ora Lat. Long. Prof. M L Zona 2013/12/31 18:39: Ml:2.6 Monti_del_Matese 2013/12/30 09:05: Ml:2.8 Monti_del_Matese 2013/12/30 06:30: Ml:2.7 Monti_del_Matese 2013/12/30 04:12: Ml:2.9 Monti_del_Matese 2013/12/30 02:18: Ml:3.1 Monti_del_Matese 2013/12/29 23:34: Ml:2.9 Monti_del_Matese 2013/12/29 22:31: Ml:2.8 Monti_del_Matese 2013/12/29 22:17: Ml:2.5 Monti_del_Matese 2013/12/29 22:03: Ml:3.2 Monti_del_Matese 2013/12/29 21:35: Ml:3 Monti_del_Matese 2013/12/29 20:14: Ml:3.2 Monti_del_Matese 2013/12/29 19:49: Ml:3.7 Monti_del_Matese 2013/12/29 19:00: Ml:2.6 Monti_del_Matese 2013/12/29 18:33: Ml:2.5 Monti_del_Matese 2013/12/29 18:16: Ml:2.5 Monti_del_Matese 2013/12/29 18:11: Ml:2.7 Monti_del_Matese

3 2013/12/29 17:29: Ml:2.8 Monti_del_Matese 2013/12/29 17:29: Ml:3 Monti_del_Matese 2013/12/29 17:26: Ml:2.8 Monti_del_Matese 2013/12/29 17:18: Ml:2.7 Monti_del_Matese 2013/12/29 17:14: Ml:2.7 Monti_del_Matese 2013/12/29 17:08: Ml:4.9 Monti_del_Matese 2013/12/29 17:03: Ml:2.7 Monti_del_Matese 2 SISMICITÀ STORICA DELL'AREA Il sisma del 29 dicembre 2013 ha interessato in modo particolare i comuni di Castello del Matese (CE), Gioia Sannitica (CE), Piedimonte Matese (CE), San Gregorio Matese (CE), San Potito Sannitico (CE) e Cusano Mutri (BN). Sebbene ricadenti in una zona ritenuta ad alta pericolosità sismica, i comuni elencati non presentano una storia sismica di lunga data. L evento maggiore che li accomuna è il terremoto del 5 giugno 1688, che causò la distruzione di una vasta area nel Beneventano e nell Irpinia e migliaia di vittime.per il solo comune di San Potito Sannitico (CE) si segnala anche il terremoto del 26 luglio I restanti eventi sismici non sono stati superiori al VI MCS. Tab. 2. Terremoto del 5 giugno 1688 (Locati, 2011) Comune I L Epicentro I 0 M w Castello del Matese (CE) VIII Sannio XI 6.98 Gioia Sannitica (CE) VIII Sannio XI 6.98 Piedimonte Matese (CE) IX Sannio XI 6.98 San Gregorio Matese (CE) IX Sannio XI 6.98 San Potito Sannitico (CE) IX Sannio XI 6.98 Cusano Mutri (BN) VIII Sannio XI 6.98 Tab. 3. Terremoto del 26 luglio 1805 (Locati, 2011) Comune I L Epicentro I 0 M w San Potito Sannitico (CE) VII Molise XI 6.62 La scossa del 5 giugno fu preceduta da due forti scosse, una il 13 gennaio e l altra il giorno dopo, il 14 gennaio dello stesso anno. Altrettanto forte fu una successiva scossa, avvenuta il 10 giugno, il 17 giugno secondo il Bonito (Bonito, 1691), che contribuì ad aggravare i danni agli edifici. La scossa fu avvertita fino a Roma e provocò danni anche a Napoli: "Fu molto spazioso questo Terremoto avendo invaso da capo a piedi tutto il nostro Regno" (Bonito, 1691). A Castello del Matese, i danni e i crolli furono diffusi, tre le vittime. A Piedimonte Matese si verificò il crollo di una trentina di case, della Chiesa della Santissima Annunziata con il campanile; le vittime furono oltre trenta (Anonimo, 1688). Per quanto riguarda le località di Castello, S. Gregorio, San Potito e Gioia l autore riportò danni più limitati, senza distinguerle singolarmente, ricordando inoltre alcuni interessanti effetti sull ambiente: "... ancorché non siano cadute molte case, ad ogni modo non sono morte che da circa 20 persone, per essersi trovate le genti in campagna. Nel tempo che durò il terremoto mancò il corso al fiume che

4 scaturisce nella suddetta terra di Piedimonte alla falda della montagna del Matese, e doppo passato ritornò l acqua in maggiore copia, ma torbida, puzzolente e caldissima, havendo nel Matese medesimo spezzati monti, e nel piano fatte diverse aperture con sorgenti d acqua" (Anonimo, 1688). 3 PERICOLOSITÀ SISMICA DI RIFERIMENTO ATTUALE In figura 3 sono diagrammati i parametri che descrivono la pericolosità sismica di riferimento al sito di Gioia Sannitica, dove è installata una stazione accelerometrica della rete nazionale ITACA (DPC). Il sottosuolo è classificato tipo C, la categoria topografica è T T*c Fo/10 ag/g P VR Fig. 3. Parametri che descrivono la pericolosità sismica di riferimento al sito di Gioia Sannitica In particolare il picco di accelerazione al bedrock assume il valore a g = 0.24 g in corrispondenza della probabilità del 10% in 50 anni (T R = 475 anni) e il valore a g = 6 g in corrispondenza della probabilità del 2% in 50 anni (T R = 2475 anni). Il picco registrato in occasione dell'evento del 29 dicembre 2013 è a g = 6 g: tenendo anche conto del tipo di sottosuolo (C) il picco al bedrock è relativo ad una elevata probabilità di superamento in 50 anni (Figura 3). Nelle figure 4 e 5 sono riportati gli spettri elastici in accelerazione relativi al sottosuolo tipo C, per diversi valori della probabilità di superamento in 50 anni, e gli spettri relativi alle registrazioni della scossa principale del 21/07/2013. Si nota un importante contenuto ai bassi periodi mentre al crescere del periodo le ordinate si abbattono rapidamente. S e (g) Soil C = 5% 2% 5% 10% 22% 39% 63% WE NS Fig. 4. Spettri elastici al sito di Gioia Sannitica e spettri delle registrazioni dell'evento del 29/12/2013 (elab. ENEA da dati DPC)

5 S e (g) Soil C = 5% 2% 5% 10% 22% 39% 63% WE NS Fig. 5. Spettri elastici di fig. 2 fino al T = 1.0 sec (elab. ENEA da dati DPC) In figura 6 sono rappresentati gli spettri di accelerazione per diversi tipi di suolo (medium soil = C). Poco importanti i valori in termini di spostamento (Figura 7). S e (g) T R =475a =5% Soft Soil Medium Soil Rigid Soil Fig. 6. Spettri elastici di riferimento per diversi tipo di sottosuolo al sito di Gioia Sannitica S De (m) Soil C = 5% 2% 5% 10% 22% 39% 63% WE NS Fig. 7. Spettri elastici di spostamento al sito di Gioia Sannitica e spettri di spostamento dell'evento del 29/12/2013 (elab. ENEA da dati DPC) 4 BIBLIOGRAFIA Anonimo, Vera e distinta relazione dell horribile e spaventoso terremoto accaduto in Napoli & in più parti del Regno il giorno 5 giugno 1688 co l numero delle Città, Terre & altri luoghi rovinati, Napoli 1688 Bonito M., Terra Tremante, Napoli 1691 (rist. Sala Bolognese 1980).

6 Boschi E. et al., Catalogo dei forti terremoti in Italia dal 461 al , ING, Ozzano Emilia, DPC Italian Strong Motion Network RAN Download Service Locati M., Camassi R. e Stucchi M. (a cura di), DBMI11, la versione 2011 del Database Macrosismico Italiano. Milano, Bologna, 2011,

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