PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO STUDIO D INCIDENZA FINALE

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1 REGIONE LOMBARDIA COMUNE DI COZZO (PROVINCIA DI PAVIA) PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO STUDIO D INCIDENZA FINALE N. rev. Data: Redatto Controllato Approvato Data SG FL FL Adottato con D.C.C. n.21 del 12/10/2009 Il Sindaco Paola Patrucchi Approvato con D.C.C. n del././. FASE: Approvazione Il Segretario comunale Dott.ssa Angela Giovanna Natale Il Tecnico comunale Geom. Secondo Borando L Autorità procedente Paola Patrucchi L Autorità competente Dott.ssa Angela Giovanna Natale STUDIO di INGEGNERIA ASSOCIATO Ing. Flavio Lavezzi e Ing. Antonio Grandi Via Monte Nero, 10/C TROMELLO (PV) P.I R.I. PV /97 Progettista responsabile: Ing. Flavio Lavezzi Cod. Commessa: 16COZZO07 Collaboratori: Ing. Silvia Garavaglia Ing. Riccardo Tacconi Ing. Antonio Grandi Dir.: PGT Cozzo/ PGT controdedotto Timbro File:Studio d Incidenza finale..doc

2 INDICE 1.Siti Natura 2000 interessati dal piano Individuazione dei Siti Natura Inquadramento ambientale del territorio comunale Caratterizzazione del contesto Il sistema della vegetazione nel territorio comunale Il sistema faunistico nel territorio comunale Important Bird Areas: IBA022 Lomellina e Garzaie del Pavese Caratterizzazione dei Siti Natura 2000 interessati Aspetti geologici e di idrografia Gli habitat La flora La fauna Il SIC Garzaia di Celpenchio Il SIC Garzaia della Verminesca Elementi comuni alla Garzaia di Celpenchio ed alla Garzaia della Verminesca ZPS Risaie della Lomellina SIC Palude Loja, nel comune confinante di Zeme Schede delle principali essenze arboree ed arbustive Schede delle principali specie animali presenti nel territorio Il sistema dei vincoli e delle tutele Aree di consolidamento dei caratteri naturalistici Corridoi ecologici Emergenza naturalistiche Aree di elevato contenuto naturalistico Aree di riqualificazione e ricomposizione della trama naturalistica Zone di interesse archeologico areali di rischio e di ritrovamento Interventi previsti nel territorio comunale Interventi previsti da piani superiori PGT del Comune di Cozzo Obiettivi generali Obiettivi specifici Obiettivi del Piano dei Servizi Obiettivi del Piano delle Regole

3 Aree con forte valenza ambientale e paesistica Incidenza attesa ed interventi di mitigazione proposti Effetti prodotti dal possibile passaggio dell Autostrada regionale Broni-Pavia- Mortara Effetti prodotti dal piano ed interventi di mitigazione Considerazioni conclusive.179 3

4 1. Siti Natura 2000 interessati dal piano 1.1 Individuazione dei Siti Natura 2000 (FONTE: Rete Natura 2000) All interno del territorio comunale di Cozzo sono alcune aree protette. I SIC che interessano il territorio comunale in questione sono i seguenti: SIC IT Garzaia di Celpenchio (Riserva e Monumento Naturale); SIC IT Garzaia della Verminesca (Riserva e Monumento Naturale); Inoltre l intero territorio comunale rientra nella ZPS IT Risaie della Lomellina. E da segnalare inoltre la presenza del SIC Palude Loja, appartenente al territorio comunale di Zeme, confinante con il comune oggetto d esame. Figura 1: Localizzazione dei SIC nel territorio comunale Figura 2: Localizzazione della ZPS Risaie della Lomellina 4

5 Figura 3: Rapporti tra ZPS ed il territorio urbanizzato del centro abitato di Cozzo Figura 4: Rapporti tra ZPS ed il territorio urbanizzato della frazione di Celpenchio 5

6 Figura 5: Localizzazione della Garzaia di Celpenchio e della Verminesca 6

7 Figura 6: Rapporti tra la Garzaia di Celpenchio e la frazione di Celpenchio Figura 7: Garzaia della Verminesca 7

8 2. Inquadramento ambientale del territorio comunale 2.1 Caratterizzazione del contesto (FONTE: Relazione del PTCP Provincia di Pavia) L ambito territoriale: la Lomellina Il Comune di Cozzo appartiene all area della Lombardia, della Provincia di Pavia, denominata Lomelllina. La Lomellina occupa l estremo lembo occidentale della pianura lombarda e confina con la provincia di Novara, Milano, Vercelli ed Alessandria. I suoi limiti geografico-storici sono offerti dal Sesia e dal Po ad ovest, dal Ticino ad est, dal Po a sud, mentre a nord il confine che la separa dal territorio novarese segue una linea che passando a sud di Vercelli e di Novara unisce il basso corso del Sesia e quello del Ticino; il confine a nord è, dunque, artificiale, ma nel corso dei secoli ha rappresentato una stabilità quasi assoluta. Il sistema ambientale risulta costituito dalla tipica maglia agricola con rogge, filari, aree a boschi e campi coltivati con differenti colture. Le acque derivate dai fiumi che costituiscono i confini della Lomellina e dalle loro ramificazioni servono non solo a dissetare le terre arse, ma anche a correggere i difetti del terreno, tra cui prevale l acidità. Cozzo sorge nella porzione di Lomellina occidentale che si estende fino alle sponde del Torrente Agogna, presenta una primitiva struttura a dossi e sabbioni che è stata modificata da abbondanti spianamenti nel tempo; si tratta inoltre di un territorio debolmente urbanizzato, con le singole realtà locali fortemente contraddistinte. Da un analisi ad ampia scala, si possono evidenziare i seguenti aspetti: Il Comune si colloca nella parte Nord-occidentale della Lomellina nella porzione caratterizzata da bassa antropizzazione; il paesaggio è caratterizzato da ampie distese pianeggianti con piccoli centri collegati tra loro da strade provinciali. I tre ecosistemi urbani di maggiore rilievo della zona risultano essere quelli di Mortara, Novara e Vercelli. Il paesaggio naturale risulta composto da ambiti naturalistici e faunistici (zone umide localizzate), ambiti boschivi; Il paesaggio agrario risulta caratterizzato dal modello tipologico della cascina a corte risicola della Lomellina; sono presenti ambiti del paesaggio della risicoltura, della pioppicoltura, filari e alberature residue, sistemi irrigui ed adacquatori, paratoie, chiuse, chiaviche; A livello di caratteri percettivi del paesaggio sono presenti orizzonti visuali dalle arginature e dai ponti; 8

9 La struttura del territorio è fondamentalmente quella della maglia agricola, basata sulla suddivisione in campi di forma più o meno regolare e destinazione differente (risaia stabile, seminativo arborato, seminativo irriguo, bosco misto, bosco ceduo, bosco ad alto fusto, incolto produttivo, orto, prato a marcita), sull esistenza di corsi d acqua di diversa rilevanza (torrenti, rogge, cavi, corsi minori), sulla presenza di filari alberati. La matrice agricola risulta praticamente intatta, non invasa da aree fortemente urbanizzate e impermeabilizzate, ma rafforzata e scandita dalla presenza lineare di elementi arboreoarbustivi; L area registra un progressivo impoverimento del sistema ambientale sotto la spinta crescente ed in evoluzione dell attività agricola, che in questi ambiti costituisce l elemento condizionante per la sua alta produttività e redditività; L assetto ecosistemico risulta abbondantemente semplificato e la trama naturalistica presenta caratteri frammentari e discontinui, assumendo spesso connotati di residualità di per sè poco inclini a favorire condizioni di stabilità e di autorigenerazione. La ricerca della grande produttività, ha portato all abbandono di pratiche agronomiche importanti (es. le rotazioni colturali) per la qualità ecosistemica. Il paesaggio rimane così influenzato sia dal punto di vista della continuità, che della tessitura (trama dei confini e dei canali); L elemento caratterizzante l area risulta essere la risicoltura che sembra tendere alla ricerca di nuove forme colturali "a secco", il che comporterebbe il cambiamento radicale di un'immagine ampiamente radicata nella tradizione e nella cultura anche iconografica della Regione; Il territorio comunale è interessato dalla Valle del fiume Sesia, per cui sono previste norme tecniche del PTCP che ne individuano caratteri connotativi e prevedono una serie di obiettivi, finalità ed indirizzi, che vengono qui di seguito riportati: Caratteri connotativi: - Divagazioni, antiche o recenti, del corso d acqua; - Elementi morfologici di delimitazione (scarpate definite), che rappresentano un importante fattore di articolazione e di differenziazione del paesaggio. - Elementi di interesse naturalistico sia per la struttura idrografica che per la presenza di formazioni boschive ancorché frammentarie. L'estensione degli appezzamenti porta alla eliminazione o al diradamento delle barriere vegetali tipiche di un'agricoltura promiscua, impoverendo progressivamente il territorio sia sotto l'aspetto puramente percettivo che naturalistico (corridoi ecologici); 9

10 Figura 8: La Lomellina ed il Comune di Cozzo 10

11 2.1.1 Il sistema della vegetazione nel territorio comunale L indagine vegetazionale ha riguardato le tipologie a maggior grado di naturalità, più largamente distribuite e meglio caratterizzate sul piano fisionomico-strutturale, in particolare: boscaglie a prevalente dominanza di Robinia (Robinia pseudoacacia); colture arboree (pioppeti); vegetazione a struttura mista: incolti; ambienti umidi: fontanili, rogge e canali. Boscaglie a prevalente dominanza di Robinia Queste boscaglie sono indice del particolare degrado di alcune parti del territorio comunale; esse costituiscono la tipologia boschiva più diffusa: la Robinia, specie naturalizzata a crescita rapida, capace di insediarsi su qualsiasi tipo di substrato, invade le aree abbandonate e/o non più soggette a coltura formando dei boschetti; in queste formazioni, governate per lo più a ceduo, si accompagnano alla Robinia essenze quali la Farnia (Quercus robur), l Olmo (Ulmus minor), l Acero campestre (Acer campestre). Il sottobosco comprende le specie arbustive tipiche dei boschi planiziali: il Nocciolo (Corylus avellana) e il Sambuco (Sambucus nigra). Colture arboree (pioppeti) Si tratta di aree di vaste e modeste dimensioni piantate a pioppi. Vegetazione a struttura mista: incolti Incolti produttivi: si tratta di quei terreni che senza l intervento della mano dia un prodotto valutabile anche minimo. Incolti produttivi: sono terreni assolutamente improduttivi Ambienti umidi: fontanili, rogge e canali Il territorio comunale è fortemente caratterizzato dalla presenza di rogge e canali, piccoli corsi d acqua e fontanili. Nell ambito di questi ambienti umidi si trovano in particolare specie quali il Rospo comune, la Raganella, la Rana agile, il Rospo smeraldino, il Ramarro, la Lucertola muraiola, il Biacco, la Biscia dal collare, il Saettone, l Alzavola, la Cannaiola verdognola, il Cannareccione, la Gallinella d acqua, il Germano reale, la Marzaiola, il Martin pescatore, il Migliarino di palude. Per quanto riguarda il sistema della flora viene riscontrata l esistenza delle seguenti specie: 11

12 Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Crataegus monogyna Phragmites australis Cornus mas Quercus robur Ulmus minor Biancospino Cannuccia di palude Corniolo Farnia Olmo Alnus glutinosa Ontano Nero 92/43/CEE Salix Alba Salice Bianco 92/43/CEE Salix caprea Typha latifolia Salicone Tifa Il sistema faunistico nel territorio comunale Per quanto riguarda il sistema faunistico non viene riscontrata l esistenza di particolari specie. Invertebrati: All interno della classe degli inveretebrati si ricordano in particolare gli insetti acquatici (Odonati, Tricotteri, Plecotteri), e la zanzara comune (Culex Pipiens). Pesci. (FONTE: Provincia di Pavia Specie ittiche presenti) All interno della classe dei pesci si possono trovare esemplari di: Nome scientifico Nome comune Specie Specie estranea e endemica introdotta Anguilla anguilla Anguilla Oncorhynchus mykiss Trota iridea X Coregonus lavaretus Lavarello X Esox lucius Luccio Rutilus erythrophthalmus Triotto X Rutilus pigus Pigo Leuciscus cephalus Cavedano Leuciscus souffia Vairone Phoxinus phoxinus Sanguinerola Direttiva 12

13 Tinca tinca Tinca Scardinius erythrophthalmus Scardola Alburnus alburnus alborella Alborella X Condrostoma soetta Savetta X Gobio gobio Gobione X Barbus plebejus Barbo comune X Barbus meridionalis Barbo canino Carassius carassius Carassio X Carassius auratus Carassio dorato X Cyprinus carpio Carpa X Ctenopharyngodon idellus Carpa erbivora X Hypophthalmichthys molitrix Carpa argentata X Hypophthalmichthys nobilis Carpa testa grossa X Blicca bjoerkna Blicca X Pseudorasbora parva Pseudorasbora X Rutilus rutilus Rutilo X Rutilus rubilio Rovella Rhodeus sericeus Rodeo amaro X Cobitis taenia Cobite comune Sabanejewia larvata Cobite mascherato X Allegato II Direttiva 92/43/CEE Allegato II Direttiva 92/43/CEE Allegato II Direttiva 92/43/CEE Allegato II Direttiva 92/43/CEE Allegato II Direttiva 92/43/CEE Allegato II Direttiva 13

14 Ictalurus melas Pesce gatto X Ictalurus punctatus Pesce gatto punteggiato X Gambusia holbrooki Gambusia X Cottus gobio Scazzone Micropterus salmoides Persico trota X Lepomis gibbosus Persico sole X Perca fluviatilis Pesce persico Stizostedion lucioperca Sandra o lucioperca X Salaria fluviatilis Cagnetta X Padogobius martensii Ghiozzo padano X Orsinigobius punctatissimus Panzarolo X Pesci presenti nel territorio comunale di Cozzo 92/43/CEE Allegato II Direttiva 92/43/CEE Anfibi: (Fonte dati. Sito internet. www. Lifesiclomellina.it) Per quanto riguarda la classe degli Anfibi si riscontra la presenza del Rospo comune (Bufo Bufo), della Raganella (Hyla arborea), della Rana agile (Rana damaltina), delle Rane verdi (Rana esculenta complex), del Tritone crestato (Triturus cristatus carnifex). Ambienti Amb. Direttiva Nome scientifico Nome comune Veg. erb BR SF CA VR AV umidi PC OR FO RC Bufo Bufo Rospo comune X X X X X X X X Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Hyla arborea Raganella X X X X X X Rana damaltina Rana agile X X X X X Rana esculenta Rane verdi complex X X 14

15 Rospo Bufo viridis X X X X X X X X smeraldino Anfibi presenti nel territorio comunale di Cozzo LEGENDA: BR = Boscaglie a dominanza di Robinia SF = Siepi e filari CA = Colture arboree VR = Vegetazione ruderale AV = Aree verdi Vegetazione erbacea: PC = Prati a sfalcio e colture erbacee OR = Orti Ambienti umidi: FO = Fontanili RC = Rogge e canali Rettili: (Fonte dati. Sito internet. www. Lifesiclomellina.it) Per quanto riguarda la classe dei rettili si riscontra la presenza del Ramarro (Lacerta viridis), della Lucertola muraiola (Podarcis muralis), del Biacco (Coluber viridiflavus). Ambienti Nome scientifico Nome comune Veg. erb Amb. umidi BR SF CA VR AV PC OR FO RC Lacerta viridis Ramarro X X X X X X X Podarcis muralis Lucertola muraiola X X X X X X X X X Coluber viridiflavus Biacco X X X X X X X X X Natrix natrix Biscia dal collare X X X X X X X X X Elaphe longissima Saettone X X X X X X X X X Rettili presenti nel territorio comunale di Cozzo LEGENDA: BR = Boscaglie a dominanza di Robinia SF = Siepi e filari CA = Colture arboree VR = Vegetazione ruderale 15

16 AV = Aree verdi Vegetazione erbacea: PC = Prati a sfalcio e colture erbacee OR = Orti Ambienti umidi: FO = Fontanili RC = Rogge e canali Uccelli: (Fonte: Piano di Sviluppo Rurale / Biodiversità: popolazione degli uccelli su terreni agricoli; Sito internet. www. Lifesiclomellina.it) Per quanto riguarda la classe degli uccelli si riscontra la presenza del Fagiano (Phasianus Colchicus), del Colombaccio (Colomba palumbus), della Tortora (Sterptopelia turtur), del Merlo (Turdus merula), della Capinera (Sylvia atricapilla), della Cinciallegra (Parus major), l Averla piccola (Lanius collurio), della Gazza (Pica Pica), dello Storno (Sturnus vulgaris), del Fringuello (Fringilla coelebs), del Gheppio (Falco tinnunculus), del Cuculo (Cuculus canorus), del Gufo comune (Asio otus), dell Upupa (Upupa epops), dell Allodola (Alauda arvensis), del Saltimpalo (Saxicola Torquata) e della Quaglia (Coturnix coturnix). Direttiva Nome scientifico Nome comune Ambienti Amb. Veg. erb BR SF CA VR AV umidi PC OR FO RC Allegato I/III Phasianus Direttiva Colchicus Fagiano X X X X 79/409/CEE Allegato I /III Colomba Direttiva palumbus Colombaccio X X X 79/409/CEE Allegato I Sterptopelia Direttiva turtur 79/409/CEE Tortora X X 16

17 Allegato I Direttiva 79/409/CEE Turdus merula Merlo X X X X X Sylvia atricapilla Capinera X X X X X Parus major Cinciallegra X X X X Lanius collurio Averla piccola X X X X Pica Pica Gazza X X Sturnus vulgaris Storno X X X X Fringilla coelebs Fringuello X X X X Falco tinnunculus Gheppio X Cuculus canorus Cuculo X Asio otus Gufo comune X Luscinia megarhynchos Usignolo X Upupa epops Upupa X Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Alauda arvensis Allodola X X Saxicola Torquata Saltimpalo X X Coturnix coturnix Quaglia X Sylvia communis Sterpazzola X X Carduelis Carduelis Cardellino X X Hirundo rustica Rondine X Motacilla flava Cutrettola X Oriolus oriolus Rigogolo X X 17

18 Corpus corone corone Cornacchia grigia X X X X X Passer italiae Passera d Italia X X Passer montanus Passera mattugia X X Carduelis chloris Verdone X X X X X Allegato I/III Direttiva 79/409/CEE Anas crecca Alzavola X X X Acrocephalus Cannaiola X X X palustris verdognola Acrocephalus Cannareccione X X arundinaceus Parus palustris Cincia bigia X X Parus caeruleus Cinciarella X X Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Aegithalos caudatus Circus aeuruginosus Gallinula chioropus Anas platyrhynchos Codibugnolo X X Falco di palude X X Gallinella d acqua X X Germano reale X X X Falco subbuteo Lodolaio X X Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva Anas querquedula Marzaiola X X Alcedo atthis Martin pescatore X X 18

19 79/409/CEE Emberiza schoeniclus Migliarino palude di X X Dendrocopos major Picchio maggiore rosso X X X Picus viridis Picchio verde X X X Buteo buteo Poiana X X Troglodytes Scricciolo X Troglodytes Uccelli presenti nel territorio comunale di Cozzo LEGENDA: BR = Boscaglie a dominanza di Robinia SF = Siepi e filari CA = Colture arboree VR = Vegetazione ruderale AV = Aree verdi Vegetazione erbacea: PC = Prati a sfalcio e colture erbacee OR = Orti Ambienti umidi: FO = Fontanili RC = Rogge e canali Le specie di uccelli presenti sui terreni agricoli lombardi coincidono solo in parte con le specie selezionate a livello europeo e nazionale, infatti le specie considerate tipiche di ambiente agricolo in Europa e in Italia risultano rare o addirittura assenti a livello regionale. All interno del Piano di Sviluppo Rurale , i merito alle biodiversità:popolazione di uccelli su terreni agricoli, sono state effettuate delle proiezioni che registrano un trend fortemente crescente per alcune specie (Gazza, Storno, Usignolo e Gheppio) ed forti contrazioni invece per (Sterpazzola e Cardellino). 19

20 ANNO SPECIE Gheppio 86,1 133,5 118,8 124,2 133, , ,9 193,7 208,7 Colombaccio 33,5 71,3 49,3 99,9 99,8 99,7 99,6 99,5 99,4 99,3 99,2 Tortora 22,9 43,5 42,1 59,1 53,4 48,2 43,5 39,3 35, ,9 Allodola 51,9 43,2 65,2 53,5 50,1 46, ,2 38,6 36,2 33,9 Rondine 125,9 116,5 131, ,2 138,5 142,9 147,5 152,2 157,1 Cutrettola 54, ,2 52,9 50,6 48,4 46,3 44,3 42,4 40,6 Usignolo 99,4 116,1 137, ,3 155,4 168, ,5 215,4 233,7 Saltimpalo 48,4 92,6 96,3 34,8 33,1 31, ,5 27,2 25,9 24,6 Sterpazzola 30,3 6,6 52,2 11,6 8,8 6,7 5,1 3,9 3 2,3 1,7 Rigogolo 177,1 356,5 186,1 183, ,5 263,4 297,1 335, ,4 Gazza 348,6 433,3 360,3 616,7 827,7 1110, , , , , ,7 Cornacchia grigia 74,5 89,3 84,4 78,4 77,3 76,3 75,3 74,4 73,4 72,4 71,5 Storno 148,2 126,6 234,3 162,5 183,7 207, ,8 300, ,6 Passera ,3 78,3 93,2 89,2 85,5 81,9 78,5 75, d Italia Passera 71,8 68,6 48,2 65,9 61,2 56,9 52,8 49,1 45,6 42,3 39,3 mattugia Verdone 55,5 47,2 31,1 43,4 38,9 34,8 31,1 27,9 24,9 22,3 20 Cardellino 83,2 55,2 50, ,9 33,4 29, ,9 20,2 17,8 FBI 74,8 78,3 79,8 77,5 76,2 74,9 73,7 72,4 71, ,8 Fonte: Regione Lomabardia Mammiferi: (Fonte dati. Sito internet. www. Lifesiclomellina.it) Infine per quanto riguarda la classe dei mammiferi si riscontra la presenza del Riccio (Erinaceus europaeus), della Talpa (Talpa cieca), della Lepre comune (Lepus capensis), del Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), del Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), del Topo campagnolo (Microtus arvalis) e del Ratto nero (Rattus rattus). 20

21 Nome scientifico Nome comune Ambienti Veg. erb Amb. umidi BR SF VR AV PC OR FO RC Erinaceus europaeus Riccio X X X X X X Talpa cieca Talpa X X X X X Lepus europaeus Lepre X X X X Oryctolagus cuniculus Coniglio selvatico X X X X Apodemus sylvaticus Topo selvatico X X X X X X X X Microtus arvalis Topo campagnolo X X Rattus rattus Ratto nero X Myocastor coypus Nutria X X X Vulpes Vulpes Volpe X X Delichon urbica Faina X X X Mustela nivalis Donnola X X X X Mustela erminea Ermellino X X X X Meles meles Tasso X X Martes martes Martora X X Sylvilagus floridanius Mini lepre X X X X Mustela putorius Puzzola X X X LEGENDA: BR = Boscaglie a dominanza di Robinia SF = Siepi e filari VR = Vegetazione ruderale AV = Aree verdi Vegetazione erbacea: PC = Prati a sfalcio e colture erbacee OR = Orti Ambienti umidi: FO = Fontanili RC = Rogge e canali Mammiferi presenti nel territorio comunale di Cozzo 21

22 2.2 Important Bird Areas: IBA022 Lomellina e Garzaie del Pavese Le IBA (Important Bird Areas) sono siti individuati in tutto il mondo, sulla base di criteri ornitologici applicabili su larga scala, da parte di associazioni non governative che fanno parte di BirdLife International. In Italia l inventario delle IBA è stato redatto dalla LIPU che dal 1965 opera per la protezione degli uccelli del nostro paese. La prima pubblicazione dell inventario IBA Italiano risale al 1989 mentre nel 2000 è stato pubblicato, col sostegno del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, un secondo inventario aggiornato. Le IBA vengono individuate essenzialmente in base al fatto che ospitano una frazione significativa delle popolazioni di specie rare o minacciate oppure che ospitano eccezionali concentrazioni di uccelli di altre specie. Anche il territorio di Cozzo è interessato da un IBA, in particolare l IBA Lomellina e Garzaie del Pavese. L IBA è costituita da parecchi siti puntuali di grande rilevanza naturalistica (le garzaie) immersi in una matrice agricola, indispensabile per il sostentamento delle colonie di aironi. Si è quindi scelto un perimetro che includa, oltre alle garzaie, una porzione importante delle zone di alimentazione. Figura 9: IBA022 Lomellina e Garzaie del Pavese 22

23 Figura 10: IBA022 Lomellina e Garzaie del Pavese Nome e codice IBA : Garzaie del Pavese Regione: Lombardia Superficie: ha Descrizione e motivazione del perimetro: l IBA include il più importante sistema di garzaie in Italia. L IBA è costituita da una vasta area agricola della Lomellina sud occidentale in gran parte coltivata a riso che racchiude tutte la garzaie della Lomellina (Cascina Isola, Celpenchio, Verminesca, Rinalda, Bosco Basso, Sant Alessandro, Villa Biscossi, Cascina Notizia, Lago di Sartirana, Acqualunga, Tortorolo) ed alcune garzaie disgiunte nel Pavese (Garzaie di Porta Chiossa, della Carola e di Villarasca). Le risaie sono incluse in quanto fondamentali zone di foraggiamento per gli aironi. Il blocco principale dell IBA è delimitato ad est dalle strade che collegano S. Angelo Lomellina, Zeme, Lomello, Pieve del Cairo e Suardi e a sud- ovest dal confine regionale. Sono incluse nell IBA anche due piccole zone umide tra Robbio e Nicorvo. 23

24 Legenda criteri: C6: Specie inclusa in allegato I della direttiva Uccelli oppure specie tipica dei biomi (alpino / mediterraneo) presente con popolazione significativa a livello italiano. A4i: specie presente con popolazione rilevante a livello biogeografico (paleartico occidentale / europeo). B1i: specie presente con popolazione rilevante a livello biogeografico (paleartico occidentale / europeo). B2: specie con status di conservazione sfavorevole (SPEC 2 e 3) con popolazione significativa a livello del Paleartico occidentale C2: Specie inclusa in allegato I della direttiva Uccelli presente con popolazione significativa a livello della UE 2.3 Caratterizzazione dei Siti Natura 2000 interessati (FONTE: Monitoraggio SIC Provincia di Pavia e Rete Natura 2000) Per i contenuti del presente paragrafo si è fatto riferimento alle relazioni tecniche di monitoraggio habitat nei SIC, provincia di Pavia e alle informazioni fornite in Rete Natura 2000 ed il Piano di Sviluppo Rurale per la ZPS Risaie della Lomellina. I SIC che interessano il territorio comunale in questione sono i seguenti: SIC IT Garzaia di Celpenchio (Riserva e Monumento Naturale); SIC IT Garzaia della Verminesca (Riserva e Monumento Naturale); Inoltre l intero territorio comunale rientra nella ZPS IT Risaie della Lomellina. Nei paragrafi successivi vengono descritti gli elementi principali comuni ai primi due SIC. Come sopra detto, verrà descritto inoltre il sistema ambientale del SIC Palude Loja, del confinante comune di Zeme. 24

25 2.3.1 Aspetti geologici e di idrografia Dal punto di vista geologico i SIC si impostano entrambi in corrispondenza dei depositi alluvionali di età olocenica antica corrispondenti all' Alluvium antico (Quaternario) della letteratura geologica (F Mortara della C.G.I. in scala 1: ); litologicamente si tratta di prevalenti materiali sabbiosi e ghiaiosi, talora ricoperti da limi, con locali intercalazioni argilloso-limose. L'area di paleomeandreggiamento, caratterizzata dal tipico andamento sinuoso, risulta topograficamente ribassata di alcuni metri rispetto al ripiano principale della pianura circostante (Piano Generale Terrazzato - Pleistocene Auct.) e da questa separata attraverso orli di scarpate di erosione fluviale di altezza variabile tra 1 e 3 m ad andamento localmente discontinuo o modificato artificialmente a seguito dell'intervento antropico. Il gradiente topografico medio del settore di pianura in cui si colloca il sito risulta dell'ordine del 2-3 %o con pendenza del p.c. da NO verso SE. La presenza di litotipi permeabili nei primi orizzonti del sottosuolo determina, in corrispondenza delle zone topograficamente più ribassate, l'affioramento della falda freatica; il livello piezometrico di quest'ultima risulta prossimo al piano campagna, dando così origine ai fenomeni di risorgiva. L'idrografia di superficie della zona in cui si colloca il SIC è caratterizzata da un sistema irriguo piuttosto articolato costituito da un insieme di rogge e canali provenienti dalle zone di Rosasco e Castelnovetto, aventi funzione irrigua e/o di scolo, in parte aventi origine naturale in parte create o modificate artificialmente a seguito dell'uso agricolo dei suoli Gli habitat Tra gli habitat elencati nell allegato I della direttiva 92/43/CEE l unico presente nei SIC in questione è il 91E0*(foreste alluvionali residue di Alnion glutinoso-incanae). In questo specifico caso si tratta di alneti di falda ad ontano nero (Alnus glutinosa) della classe Alnetea glutinosa. Tali boschi, pur avendo una collocazione fitosociologica differente rispetto a quella contemplata nel 91E0, rappresentano habitat molto importanti dal punto di vista naturalistico specie nel contesto intensamente antropizzato della pianura padana. Per tali motivi, le linee guida regionali elaborate durante la fase dei rilievi di campo indirizzano verso una interpretazione più ampia della categoria 91E0 che comprenda anche tale tipologia vegetazionale. Proprio per questa scelta, alla voce rappresentatività del formulario standard si è attribuita una valutazione intermedia (B). 25

26 2.3.3 La flora Dal punto di vista floristico si segnala la presenza di una buona ricchezza di specie tipiche degli ambienti umidi alcune di esse (elencate nella sezione 3.3 del formulario standard) tutelate a livello regionale o da convenzioni internazionali. E stata rilevata anche la presenza di specie invasive; alcune tra le più diffuse sono robinia (Robinia pseudoacacia), ailanto (Ailanthus altissima), solidago (Solidago gigantea) e fitolacca (Phytolacca americana) comuni in particolar modo nelle aree aperte e/o dove il terreno tende a prosciugarsi. Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Robinia pseudoacacia Robinia Ailanthus altissima Ailanto Solidago gigantea Solidago Phytolacca americana Fitolacca Vegetazione presente nella Garzaia di Celpenchio e nella Garzaia della Verminesca La fauna Pur disponendo di dati parziali appare chiaro che la varietà di ambienti in buone condizioni di conservazione e la discreta estensione dei boschi igrofili e delle paludi aperte comportino un elevata ricchezza di specie. In questa sede si terrà conto in modo particolare delle specie elencate nell allegato II della direttiva 92/43/CEE o, relativamente agli uccelli, all allegato I della dir. 79/409/CEE. Insetti: Per quanto riguarda gli invertebrati, tra le specie prioritarie si segnala la presenza di Lycaena dispar, lepidottero un tempo comune nelle zone umide le cui popolazioni sono in calo a causa delle contrazione degli habitat che le ospitano e della progressiva scomparsa delle piante nutrici appartenenti ai generi Rumex e Polygonum. La popolazione di Lycaena dispar a Celpenchio è consistente e si sviluppa nel corso di 3 generazioni annuali. Non sono disponibili dati per quanto riguarda la presenza di specie prioritarie appartenenti ad altri taxa. 26

27 2.4 Il SIC Garzaia di Celpenchio La "Garzaia di Celpenchio" è sita nei territori comunali di Cozzo e di Rosasco e di Castelnovetto; cartograficamente la garzaia è individuabile nelle Sezioni A7a3 e A7b3 della Carta Tecnica Regionale in scala 1: l estensione dell area è di circa 140 ha. Figura 11: Garzaia di Celpenchio Inquadramento geologico-morfologico Il SIC garzaia di Celpenchio, si estende alla quota media di 105 m s.l.m. nel territorio della Lomellina centro-meridionale, in corrispondenza di un'area di paleomeandreggiamento riferita nella letteratura geologica ad un tracciato del paleosesia (Auct.). All'interno del sito si rileva l'esistenza di specchi d'acqua perenni e zone morfologicamente depresse, stagionalmente allagabili. Idrografia superficiale e idrogeologia L'elemento idrografico principale del territorio è costituito dal T. Agogna posto a circa 6 Km più ad E della zona protetta. I principali cavi che interessano il sito provengono dai settori settentrionali e defluiscono prevalentemente verso SSO. Alcune rogge irrigue e relativi diramatori delimitano i confini dell'area dando spesso origine a diramazioni che attraversano i terreni del SIC; altri cavi, aventi prevalente funzione drenante, attraversano in direzione NS i due nuclei a vegetazione naturale. All'interno del sito sono presenti ampie aree allagate pressoché perennemente sia attraverso l'apporto idrico dai canali irrigui sia a seguito dell'affioramento stagionale al piano campagna delle 27

28 acque sotterranee relative alla prima falda, in corrispondenza dei settori topograficamente più ribassati. A tal proposito occorre segnalare che nei settori N, in corrispondenza della scarpata morfologica che separa l'area ribassata di paleomeandreggiamento dalla pianura circostante, si manifestano delle emergenze di terrazzo a carattere stagionale che contribuiscono all'alimentazione dei corpi idrici di superficie. La valutazione dell'assetto idrogeologico dell'area riportata nello studio interdisciplinare propedeutico alla redazione del piano di gestione fa riferimento a dati litostratigrafici e piezometrici pregressi relativi al territorio circostante la zona di interesse. La struttura idrogeologica generale dell'area risulta caratterizzata, così come in altre zone della Lomellina, dalla presenza di più falde acquifere sovrapposte contenute nei depositi alluvionali maggiormente permeabili (sabbioso-ghiaiosi), separate tra loro da setti scarsamente permeabili (argilloso-limosi), piuttosto continui arealmente. La successione dei terreni risulta in particolare costituita, entro i primi 10 m, da sabbie argillose e argille sabbiose poco permeabili cui si intercala un sottile orizzonte permeabile, dello spessore di pochi metri, sede di una falda acquifera (presumibilmente di tipo sospeso) con soggiacenza molto superficiale, oscillante stagionalmente tra meno di 1 m e 3 m di profondità dal p.c. in funzione delle condizioni meteoclimatiche e soprattutto delle pratiche irrigue. La quota assoluta della falda risulta mediamente compresa tra i 103 ed i 105 m s.l.m., con gradiente dell'ordine del 0,5 e direzione generale di flusso da NNE verso SSO o NS, sebbene a ridosso dei corpi idrici principali sia possibile riscontrare deviazioni da tale andamento generale anche in relazione alle modifiche al regime idrico superficiale apportate a seguito della attività irrigua. Il periodo di massimo innalzamento della superficie piezometrica si registra in luglio-agosto, mentre il massimo abbassamento si registra in marzo-aprile; pertanto in corrispondenza delle zone topograficamente più depresse e/o delle sezioni di alveo maggiormente approfondite (ed in particolare in corrispondenza delle rogge principali) è frequente l'intercettazione della superficie freatica con affioramento delle acque sotterranee (fenomeni di risorgiva in alveo evidenti soprattutto lungo la Roggia Buscaiola e la Roggia Buscaiola Vecchia). Gli habitat L habitat presente in questo SIC, come indicato nel capitolo precedente, è il 91E0*(foreste alluvionali residue di Alnion glutinoso-incanae). Nella seguente tabella vengono indicati i giudizi riguardanti l habitat: il grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito: 28

29 - A: rappresentatività eccellente; - B: buona rappresentatività; - C: rappresentatività significativa; - D: presenza non significativa; il grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino: - A: conservazione eccellente; - B: buona conservazione; - C: conservazione media o ridotta; Una valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione: - A: valore eccellente; - B: valore buono; - C: valore significativo; Rappresentatività Superficie Grado di Valutazione relativa conservazione globale B C B B Tale habitat riguarda circa il 6% della superficie del SIC ed è abbastanza frammentato. I nulcei maggiori sono due. Il primo è costituito da un alneto puro ormai maturo di circa 3 ha situato al centro del SIC; ai margini l alneto tende a si mutare composizione in bosco igrofilo misto, dove oltre all'ontano nero, sono presenti il salice bianco (Salix alba), il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero (Populus nigra), la farnia (Quercus robur), il pado (Prunus padus). Gli ontani formano uno strato compatto all'interno del quale localmente compaiono esemplari di salice bianco isolati. Il secondo nucleo è ampio circa 3,4 ha e, collocato a SO del precedente, sorge su suolo molto umido. E costituto da un giovane alneto frammisto a cespugli di salicone. Per il resto l habitat è costituito da piccoli boschetti e quinte di Salice bianco e/o da piccole macchie di ontano sparsi sull area di vegetazione naturale più ampia. La porzione di habitat costituita dall ontaneto si trova in condizioni di conservazione molto buone; un ulteriore elemento positivo è dato dal fatto che le due aree ad alneto si trovano a stadi di sviluppo differenti. Tra gli habitat non segnalati dalla direttiva 92/43/CEE ma indicati dalla Regione Lombardia tra gli habitat Corine di particolare rilevanza naturalistica è stata osservata la tipologia rappresentata da ampie aree a saliceto arbustivo (circa 24 ha totali). Questo habitat rappresenta la 29

30 quasi totalità dell area a vegetazione naturale a S-E ed occupa grandi estensioni anche in quella a NO. Le macchie di salicone sono interrotte da rogge e specchi d acqua e si alternano ad aree più o meno ampie occupate da canneto di origine secondaria la cui evoluzione verso forme più complesse è limitata dalle opere di taglio e sfalcio che vengono periodicamente effettuate dall'azienda Faunistico-Venatoria "Rosasco". Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Salix alba Salice bianco 92/43/CEE Populus alba Pioppo bianco Populus nigra Pioppo nero Quercus robur Farnia Prunus padus Pado Vegetazione presente nella Garzaia di Celpenchio La fauna In questo paragrafo vengono descritte le specie di uccelli presenti nel SIC e presenti nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Il SIC presenta una fauna molto articolata, grazie anche alla presenza di numerosi habitat. Uccelli: In particolare si tratta di 18 specie di uccelli (di cui 11 nidificanti) ed 1 di insetti la cui conservazione a livello europeo è considerata rilevante (specie di interesse comunitario). Il SIC ospita una colonia polispecifica di ardeidi in cui nidificano 6 specie di cui 4, nitticora (Nycticorax nycticorax), garzetta (Egretta garzetta) sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), airone rosso (Ardea purpurea), citate nell allegato I della dir. 79/409/CEE. Le altre due specie sono airone cenerino (Ardea cinerea) e airone guardabuoi (Bubulcus ibis). La presenza di colonie sia mono che polispecifiche di ardeidi collocate su boschetti di ontano e/o salicone di ridotte dimensioni (pochi ettari) è tipica della zona occidentale della pianura padana ed è in particolare favorita dalla presenza dei vaste estensioni di risaie. La coltivazione del riso infatti trasforma gran parte del paesaggio agricolo in una vasta area umida a carattere effimero che rappresenta l ambiente di alimentazione elettivo per gli ardeidi. Nell area più intensamente coltivata a riso, di cui il territorio della provincia di Pavia fa parte, si concentra infatti circa il 70% degli ardeidi nidificanti in Italia. Per queste specie sono disponibili dati quantitativi frutto di una regolare attività di monitoraggio. 30

31 Dal 1981 i nidi sono collocati sull area a prevalenza di salicone a SE. Negli anni '80 la colonia ha subito una forte contrazione nel numero di coppie nidificanti. Se pur con un andamento fluttuante, la presenza di airone rosso a Celpenchio sembra oggi in netta ripresa e, nel 1997, si sono sfiorate le 50 coppie. Questi dati sono in accordo con quelli relativi all'indice di popolazione costruito per l'intera popolazione che nidifica nella pianura padana centro occidentale. Tuttavia è bene ricordare che la presenza di questa specie, qui al margine del suo areale di distribuzione, è soggetta a forti fluttuazioni. Quest'ultima considerazione vale anche per la sgarza ciuffetto il cui indice di popolazione è soggetto a fluttuazioni ancora maggiori. Negli ultimi 5 anni la sua presenza nella garzaia di Celpenchio ha fluttuato tra le 5 e le 25 coppie. La presenza della nitticora, rimasta stabile per alcuni anni ( nidi), ha subito un forte calo nel 2001 parzialmente recuperato nel 2002 (821 coppie); questi dati sono in parziale controtendenza con l'andamento generale espresso dall'indice di popolazione che, dall'inizio degli anni '90, vede la specie in costante calo. La garzetta, dopo un'impennata nelle presenze relativa alla prima metà degli anni novanta, negli ultimi anni è relativamente stabile (tra i 750 ed i 1500 nidi) con un andamento in accordo con quello delineato dall'indice di popolazione. La recente comparsa dell'airone guardabuoi a Celpenchio e, più in generale, in Italia non permette di fare valutazioni sui trend di popolazione della specie. Dai dati a disposizione tuttavia la sua presenza è in netto aumento. I dati degli ultimi cinque anni raccolti nel SIC mostrano una presenza che oscilla tra le 20 e le 30 coppie. La presenza dell airone cenerino è recentissima (2002) ed assai marginale (solo 2 coppie). Complessivamente la colonia è divenuta una delle più grandi della Lombardia, con una popolazione di airone rosso particolarmente consistente. L area della colonia viene utilizzata, se pur non tutti gli anni, anche dal mignattaio (Plegadis falcinellus), la cui presenza come nidificante in Italia è molto rara e caratterizzata dall estrema localizzazione dei siti riproduttivi. A Celpenchio nidificano altre due specie di ardeidi non coloniali entrambe di interesse comunitario: il tarabusino (Ixobrychus minutus) particolarmente legato alla presenza di canneti e di fasce vegetate riparie (la sua presenza si attesta verosimilmente tra le 5 e le 10 coppie) ed il tarabuso (Botaurus stellaris) il cui elemento determinante per la nidificazione è costituito dalla presenza di vaste superfici allagate occupate da canneto ed intercalate a spazi aperti. Censimenti recenti indicano la presenza di 2 maschi e 4 femmine. La distribuzione di questa specie in Italia è molto localizzata e la popolazione ammonta ad alcune decine di coppie. 31

32 Anche la regolare nidificazione nell area del falco di palude (Cyrcus aeruginosus) è legata al canneto. Sempre tra i nidificanti sono da segnalare altre due specie di rilevanza conservazionistica: succiacapre (Caprimulgus europaeus) ed averla piccola (Lanius collurio). Il succiacapre è una specie insettivora non rarissima legata ad habitat a mosaico con siepi ed incolti erbacei; da anni è in calo a causa dell uso di pesticidi e delle trasformazioni ambientali introdotte dall agricoltura intensiva. Anche l averla piccola rivela preferenze ambientali simili e pertanto è penalizzata dagli stessi fattori di minaccia. Nell area è presente anche il martin pescatore (Alcedo atthis) sebbene non siano noti dati circa la consistenza di tale presenza; la specie trova un ambiente idoneo alla alimentazione nel fitto reticolo idrografico secondario che interessa l area e può scavare il nido sia lungo le scarpate in terreno nudo che tra le zolle di terra che restano impigliate nelle radici degli alberi caduti. A livello europeo la specie è in calo a causa della compromissione della qualità delle acque e della diminuzione degli ambienti adatti alla costruzione del nido. Il SIC ospita in generale una ricca avifauna nidificante tipica dei boschi igrofili e delle zone umide ed ha una importante funzione anche come area di svernamento o di sosta per specie migratrici; Tra gli svernanti è presente l airone bianco maggiore(ardea alba), mentre tra le specie di passo è possibile citare voltolino (Porzana porzana), schiribilla (Porzana parva,), schiribilla grigiata (P. pusilla,), combattente(philomachus pugnax), e piro piro boschereccio (Tringa glareola), cavaliere d italia (Himantopus himantopus). Nome scientifico Nome comune Fenologia Direttiva Nycticorax Nycticorax Nitticora N,S Allegato Direttiva79/409/CEE Egretta garzetta Garzetta N,S Allegato I Direttiva 79/409/CEE Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto N,S Allegato I Direttiva 79/409/CEE Ardea purpurea Airone rosso N,S Allegato I Direttiva 79/409/CEE Ardea cinerea Airone cenerino N,S Bubulcus ibis Airone guardabuoi N,S Plegadis falcinellus Mignattaio N,S Allegato I Direttiva 79/409/CEE Ixobrychus minutus Tarabusino N,S Botaurus stellaris Tarabuso N,S Allegato I I 32

33 Cyrcus aeruginosus Falco di palude N,S Caprimulgus europaeus Succiacapre N,S Lanius collurio Averla piccola N,S Alcedo atthis Martin pescatore Ardea alba Airone bianco maggiore W,M Porzana porzana Voltolino W,M Porzana parva Schiribilla W,M P. pusilla Schiribilla grigiata W,M Philomachus pugnax Combattente W,M Tringa glareola Piro Piro boschereccio W,M Himantopus himantopus Cavaliere d Italia LEGENDA: N = Specie nidificante; S = Specie stanziale; M = Specie migratrice; W = Specie svernante; E = Specie estivante Mammiferi: W,M Uccelli presenti nella Garzaia di Celpenchio Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I, III Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE In particolare tra i mammiferi è stata riportata la presenza di due specie, topolino delle risaie (Micromys minutus) e puzzola (Mustela putorius) che, pur non rientrando negli elenchi europei della dir. 92/43/CEE, sono comunque rilevanti a livello nazionale in quanto citati nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani. Lo status di conservazione del topolino delle risaie è valutato come vulnerabile, non esistono tuttavia per la Lombardia dati sul trend delle popolazioni. La specie è quasi esclusivamente planiziale e legata alla presenza di arbusteti e delle fasce ad alte erbe contigue ai canneti. La sua conservazione è pertanto dipendente da quella delle zone umide circondate da ambienti sufficientemente diversificati. La puzzola manifesta una certa preferenza per gli habitat prossimi ai corsi d acqua o a piccole zone umide planiziali e la sua distribuzione è localizzata. Essa figura tra specie particolarmente protette in Italia (L. 157/92) e le popolazioni a livello regionale sono 33

34 in diminuzione. Tra le principali cause di minaccia c è probabilmente la persecuzione da parte dell uomo in quanto in molte aree la specie è ancora considerata un nocivo. Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Micromys minutus Mustela putorius Topolino delle risaie Puzzola Mammiferi presenti nella Garzaia di Celpenchio 2.5 Il SIC Garzaia della Verminesca Il SIC Garzaia della Verminesca, è sita nei territori comunali di Cozzo, Castelnovetto e Sant Angelo Lomellina ed è individuabile cartograficamente nella Sez A7b3 della Carta Tecnica Regionale in scala 1: L estensione totale dell area è di circa 162 ha. Figura 12: Garzaia della Verminesca 34

35 Inquadramento geologico-morfologico Il SIC si estende alla quota media di 102,5 m s.l.m. nel territorio della Lomellina centromeridionale, in corrispondenza di un'area di paleomeandreggiamento riferita nella letteratura geologica ad un tracciato del «paleosesia» (Auct.). All'interno del SIC, particolarmente in corrispondenza dei settori S e NE vi sono numerosi specchi d acqua di origine artificiale (aree allagabili) che vengono utilizzati anche a scopo venatorio. Idrografia superficiale e idrogeologia L'elemento idrografico principale del territorio in cui si inserisce il SIC è costituito dal T. Agogna, posto 5 Km circa più ad E della zona protetta. Un fitto sistema di cavi aventi funzione irrigua e/o di scolo, in parte di origine naturale in parte creati o modificati artificialmente per l'utilizzo agricolo individuano gli attuali confini del SIC contribuendo in tal modo alla sua protezione fisica. Le aree allagabili presenti all interno della garzaia sono alimentate sia dalle acque di derivazione superficiale (Roggia Guida e Roggia Busca) sia dalle acque sotterranee che, stagionalmente, in concomitanza con il massimo innalzamento della superficie piezometrica, emergono al piano campagna in corrispondenza delle aree topograficamente più ribassate. Tuttavia, se non sottoposti a regolare manutenzione, gli specchi d acqua, occupati marginalmente da canneti, così come il complesso reticolo drenante afferente alla Roggia Guida, tendono a subire un progressivo naturale interramento, in grado di ridurre la disponibilità idrica superficiale all interno del sito. Secondo quanto riportato sullo studio interdisciplinare propedeutico alla stesura del Piano di gestione del Monumento Naturale la struttura idrogeologica generale dell'area risulta caratterizzata, così come in altre zone della Lomellina, dalla presenza di più falde acquifere sovrapposte contenute nei depositi alluvionali maggiormente permeabili (sabbioso-ghiaiosi), separate tra loro da setti scarsamente permeabili (argilloso-limosi), piuttosto continui arealmente. La quota assoluta della falda risulta stagionalmente compresa tra i 103 ed i 105 m s.l.m., con gradiente dell'ordine del 0,5 e direzione generale di flusso da NE verso SO (prevalente azione drenante esercitata dal T. Agogna), sebbene a ridosso dei corpi idrici principali sia possibile riscontrare deviazioni da tale andamento generale anche in relazione alle modifiche al regime idrico superficiale derivanti dalla attività irrigua. Il periodo di massimo innalzamento della superficie piezometrica riferibile alla falda acquifera più superficiale si registra in agosto, mentre il massimo abbassamento si registra in marzo. Tali 35

36 oscillazioni sono piuttosto marcate e risentono delle condizioni meteoclimatiche, ma soprattutto dell attività irrigua. Il fitto reticolo idrografico secondario che attraversa il SIC è in buone condizioni ed è in più punti alimentato da acque di risorgiva. Descrizione degli habitat La zona a vegetazione naturale presente sul sito ha una conformazione stretta e allungata con un andamento che segue quello del paleomeandro. All interno di tale fascia, che travalica gli attuali confini del SIC, si susseguono ambienti aperti e boschivi tipicamente igrofili. Nella tabella seguente vengono riportati gli indici riguardanti l habitat in questione: il grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito: - A: rappresentatività eccellente; - B: buona rappresentatività; - C: rappresentatività significativa; - D: presenza non significativa; il grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino: - A: conservazione eccellente; - B: buona conservazione; - C: conservazione media o ridotta; Una valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione: - A: valore eccellente; - B: valore buono; - C: valore significativo; Rappresentatività Superficie Grado di Valutazione relativa conservazione globale B C B B Tra gli habitat elencati nell allegato I della direttiva 92/43/CEE l unico presente nel SIC è il 91E0* (foreste alluvionali residue di Alnion glutinoso-incanae). In questo specifico caso si tratta di alneti di falda ad ontano nero (Alnus glutinosa) della classe Alnetea glutinosa. Tale habitat riguarda circa il 9% della superficie del SIC e si estende in modo abbastanza frammentato per circa 13 ha. Il nucleo principale, ampio circa 10 ha, occupa un settore centrale 36

37 della fascia vegetata sopra citata in corrispondenza del punto di massima larghezza (200 m). Si tratta di un ontaneto maturo, a copertura fitta tendenzialmente coetaneo e monoplano. Alcuni alberi sono caduti aprendo piccole radure rapidamente invase dal rovo. Per il resto l habitat è costituito da piccoli boschetti e quinte di salice bianco (Salix alba) e/o da piccole macchie di ontano (Alnus glutinosa) sparsi sull area di vegetazione naturale più ampia. Lo strato arbustivo è assai poco sviluppato e sono assenti processi di rinnovamento naturale del bosco; entrambi questi aspetti sono tipici dell Alnetea glutinosa e sono dovuti ad una concomitanza di fattori tra cui spicca il forte ombreggiamento. Tra gli habitat non segnalati dalla direttiva 92/43/CEE, ma indicati dalla Regione Lombardia tra gli habitat Corine di particolare rilevanza naturalistica e stata osservata la tipologia (formazioni igrofile a Salix cinerea) rappresentata da ampie aree a saliceto arbustivo (circa 9 ha totali). Le macchie di salicone sono interrotte da rogge e specchi d acqua e si alternano ad aree più o meno ampie occupate da canneto di origine secondaria la cui evoluzione verso forme più complesse è limitata dalle opere di taglio e sfalcio che vengono periodicamente effettuate dall'azienda Faunistico- Venatoria "La Favorita". Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Alnus glutinosa Ontano Nero 92/43/CEE Salix alba Salice bianco 92/43/CEE Vegetazione presente nella Garzaia della Verminesca La fauna In questo paragrafo vengono descritte le specie di uccelli presenti nel SIC e presenti nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Il SIC presenta una fauna molto articolata, grazie anche alla presenza di numerosi habitat. Uccelli: Nello specifico si tratta di 16 specie di uccelli (di cui 8 nidificanti), 1 di anfibi, 3 di pesci ed 1 di insetti la cui conservazione a livello europeo è considerata rilevante(specie di interesse comunitario). Il SIC ospita una colonia polispecifica di ardeidi in cui nidificano 4 specie di cui 2, nitticora (Nycticorax nycticorax) e garzetta (Egretta garzetta), citate nell allegato I della dir. 79/409/CEE. Le altre specie sono airone cenerino (Ardea cinerea) ed airone guardabuoi (Bubulcus ibis). Le 37

38 popolazioni di nitticora, garzetta ed airone cenerino nidificanti nel SIC rappresentano una frazione significativa della popolazione italiana. Negli anni scorsi la colonia ha ospitato anche airone rosso (Ardea purpurea) e sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides). Le 5 specie hanno nidificato contemporaneamente nel 1988 e nel Negli anni l area occupata dai nidi ha interessato zone differenti del sito, in particolare, l ontaneto centrale ed alcune aree a saliconi più o meno aperte e intervallate da canneto. Attualmente i nidi si trovano nel bosco di ontani (area storica di presenza) che è ormai troppo vecchio e non più idoneo se non per l airone cenerino. La presenza della sgarza ciuffetto è intermittente e si colloca, con un andamento discontinuo, tra il 1977 ed il L airone guardabuoi (Bubulcus ibis) è invece un occupante più recente, ma saltuario della colonia. Le tre specie che ad oggi compongono la colonia sono da alcuni anni in diminuzione. Questi dati, almeno per quanto riguarda airone cenerino e garzetta, sono in controtendenza con quelli generali rilevati nella pianura padana centro occidentale. Le cause possono essere riscontrate nel fatto che l ontaneto maturo ha da tempo perso le caratteristiche di idoneità e che nelle aree a saliconi non sono mantenute le condizioni di allagamento necessarie alla colonia di ardeidi. L area della colonia viene utilizzata, se pur non tutti gli anni, anche dal mignattaio(plegadis falcinellus), la cui presenza come nidificante in Italia è molto rara e caratterizzata dall estrema localizzazione dei siti riproduttivi. A Verminesca nidificano altre due specie di ardeidi non coloniali entrambe di interesse comunitario: il tarabusino (Ixobrychus minutus) particolarmente legato alla presenza di canneti e fasce vegetate riparie (la sua presenza si attesta verosimilmente tra le 4 e le 6 coppie) ed il tarabuso (Botaurus stellaris) il cui elemento determinante per la nidificazione è costituito dalla presenza di vaste superfici allagate occupate da canneto ed intercalate a spazi aperti. Censimenti recenti indicano la presenza di un maschio. La distribuzione di questa specie in Italia è molto localizzata e la popolazione ammonta ad alcune decine di coppie. Anche la regolare nidificazione nell area del falco di palude (Cyrcus aeruginosus) con1 o 2 coppie è legata al canneto. Sempre tra i nidificanti sono da segnalare l averla piccola (Lanius collurio) ed il martin pescatore (Alcedo atthis). L averla piccola è una specie prevalentemente insettivora e legata ad habitat a mosaico con siepi ed incolti erbacei; essa è pertanto tra le vittime delle modificazioni ambientali imposte dall agricoltura intensiva. 38

39 Il martin pescatore invece trova un ambiente idoneo alla alimentazione nel fitto reticolo idrografico secondario che interessa l area e può nidificare sia lungo le scarpate nude che tra le zolle di terra che restano impigliate nelle radici degli alberi caduti. A livello europeo la specie è in calo a causa della compromissione della qualità delle acque e della diminuzione degli ambienti adatti alla costruzione del nido costituito da una galleria scavata nelle scarpate di terreno nudo. Nidifica nel SIC con un numero di coppie variabile tra 2 e 4. Il SIC ospita in generale una ricca avifauna nidificante tipica dei boschi igrofili e delle zone umide ed ha una importante funzione anche come area di svernamento o di sosta per specie migratrici favorita dalla presenza di superfici allagate e specchi d acqua. Tra gli svernanti in particolare è possibile citare airone bianco maggiore(egretta alba), smeriglio (Falco colubarius) ed albanella reale (Circus cyaneus); tra le specie di passo invece voltolino (Porzana porzana), schiribilla (Porzana parva,), schiribilla grigiata (P. pusilla,), combattente (Philomachus pugnax), piro piro boscherecchio (Tringa glareola). Nome scientifico Nome comune Fenologia Direttiva Nycticorax Nycticorax Nitticora N Egretta garzetta Garzetta N Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto N Ardea purpurea Airone rosso N Ardea cinerea Airone cenerino N Bubulcus ibis Airone guardabuoi N Plegadis falcinellus Mignattaio N Ixobrychus minutus Tarabusino N Botaurus stellaris Tarabuso N Cyrcus aeruginosus Falco di palude N Lanius collurio Averla piccola N Alcedo atthis Martin pescatore Ardea alba Airone bianco maggiore W,M Porzana porzana Voltolino W,M Falco colubarius Smeriglio Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE 39

40 Circuì cyaneus Albanella reale Porzana parva Schiribilla W,M P. pusilla Schiribilla grigiata W,M Philomachus pugnax Combattente W,M Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Tringa glareola Piro Piro boschereccio W,M Direttiva 79/409/CEE Uccelli presenti nella Garzaia della Verminesca LEGENDA: N = Specie nidificante; S = Specie stanziale; M = Specie migratrice; W = Specie svernante; E = Specie estivante Anfibi: Tra gli anfibi spicca la presenza del tritone crestato (Triturus carnifex) che vive nelle acque stagnati o debolmente correnti ricche di vegetazione. La specie in Italia è ancora relativamente diffusa tranne che nelle zone dove la pressione antropica è più marcata. I principali fattori di minaccia sono rappresentati dall inquinamento delle acque, dalla forte pressione predatoria esercitata dai pesci sulle uova e sulle larve, e dal degrado degli ambienti frequentati (spurghi dei fossati, ed oscillazioni del livello idrico). Ambienti Direttiva Nome scientifico Nome comune BR SF CA VR AV Veg. erb Amb. umidi PC OR FO RC Allegato II e IV,V Direttiva Triturus cristatus carnifex Tritone crestato X 92/43/CEE Anfibi presenti nella Garzaia della Verminesca Pesci: Al suo interno è stata segnalata la presenza del barbo comune (Barbus plebejus) del vairone (Leuciscus souffia) e del cobite comune (Cobitis taenia) specie che necessitano di acque pulite e ricche di ossigeno e che pertanto possono essere considerati degli indicatori di una buona qualità dell ambiente. E presente nel SIC anche il rodeo amaro (Rodeus sericeus amarus): si tratta di una 40

41 specie originaria dell Europa centrale e dell Asia settentrionale introdotta in Italia una quindicina di anni fa ed oggi acclimatata; nonostante si tratti di un alloctono il rodeo amaro viene citato in questa rassegna in quanto parte dell allegato II della direttiva 92/43/CEE, la sua presenza tuttavia va valutata come un fattore di perturbazione e disturbo. Nome scientifico Nome comune Direttiva Barbus plebejus Barbo comune Allegato II Direttiva 92/43/CEE Leuciscus souffia Vairone Cobitis taenia Cobite comune Allegato II Direttiva 92/43/CEE Rodeus sericeus amarus Rodeo amaro Allegato II Direttiva 92/43/CEE Pesci presenti nella Garzaia della Verminesca 2.6 Elementi comuni alla Garzaia di Celpenchio e alla Garzaia della Verminesca. Entrambi i SIC presentano un habitat individuato da Rete Natura 2000 con il codice 91E0 che indica Torbiere boscose foreste alluvionali con alnus glutinosa e fraxinus excelsior (Alnopadion, Alnion Incanae, Salicion Albae). (Residual alluvial forests Alnion glutinoso-incanae) Struttura ed ecologia della vegetazione Si tratta di boschi ripari che si presentano fisionomicamente come ontanete a ontano nero (Alnus glutinosa), con o senza frassino maggiore (Fraxinus excelsior); ontanete a ontano bianco (Alnus incana) e saliceti arborei o arbustivi a salice bianco (Salix alba) e/o S. triandra. Le ontanete a ontano nero riparie mostrano uno strato arboreo sviluppato, con coperture comprese tra il 50 e il 90% e con individui alti mediamente m. Gli strati arbustivi presentano coperture variabili tra il 20 e il 60%, mentre lo strato erbaceo presenta coperture variabili tra il 30 e il 70% circa. Sono presenti anche ontanete a ontano nero, strutturalmente meno complesse, in cui la copertura arborea è inferiore, generalmente intorno al 30-35%, così come anche la copertura arbustiva, che oscilla intorno al 20%. I saliceti arborei presentano uno strato arboreo con coperture medie del 40% e altezze medie pari a 20 m; gli strati arbustivi sono scarsamente sviluppati, con coperture oscillanti intorno a non più del 5%; lo strato erbaceo risulta, invece, molto sviluppato, con coperture intorno al 90% e altezza media pari a circa 75 cm. I saliceti arbustivi sono praticamente privi di strato arboreo, mentre la copertura arbustiva stessa arriva a valori del 70% e la copertura erbacea è scarsa, con valori del 5% circa. 41

42 Inquadramento fitosociologico L alleanza Alnion incanae Pawlowski in Pawlowski et Wallisch 1928 è collocata nell ordine Fagetalia sylvaticae Pawlowski in Pawlowski et al e nella classe Querce-Fagetea Br.-Bl. et Vlieger in Vlieger L alleanza Salicion albae Soó 1930 è inquadrata nell ordine Salicetalia purpureae Moor 1958 e nella classe Salicetea purpureae Moor Le ontanete a ontano nero, strutturalmente più complesse, possono essere ricondotte all Alnion incanae Pawlowski in Pawlowski et al (sin. Alno-Ulmion; Alno-Padion); in particolare le ontanete con Fraxinus excelsior e Carex remota possono essere attribuite al Carici remotae-fraxinetum Koch ex Faber Le ontanete a ontano nero, strutturalmente meno complesse, possono invece essere ricondotte all Alnion glutinosae (Malcuit 1929) Meijer-Drees 1936 e alle associazioni Osmundo-Alnetum glutinosae Vanden Berghen 1971, Carici elongatae-alnetum W. Koch 1926 et R. Tx e Carici acutiformis-alnetum glutinosae Scamoni L Alnion glutinosae è inquadrato, a sua volta, nell ordine Alnetalia glutinosae R. Tx em. Th. Müller et Görs 1958 e nella classe Alnetea glutinosae Br.-Bl. et Tx Le ontanete a ontano bianco possono essere ricondotte alla suballeanza Alnenion glutinoso-incanae Oberd. 1953, appartenente all Alnion incanae. I saliceti arborei e arbustivi a Salix alba e Salix triandra possono essere ricondotti al Salicion albae Soó 1930; in particolare i saliceti arbustivi a Salix triandra possono essere attribuiti al Salicetum triandrae Malcuit ex Noirfalise in Lebrun et al Specie vegetali caratteristiche Le ontanete a ontano nero, strutturalmente più complesse, presentano nello strato arboreo Alnus glutinosa dominante, accompagnato, spesso, da Fraxinus excelsior e Salix alba e, più sporadicamente, da pioppi. Negli strati arbustivi sono tipicamente presenti Viburnum opulus, Prunus padus, Euonymus europaeus, Acer campestre, Ulmus minor, Cornus sanguinea. Tra le erbe sono frequentemente presenti Carex remota, C. pendula, C. acutiformis, Brachypodium sylvaticum, Filipendula ulmaria, Solanum dulcamara, Athyrium filix-foemina. Le ontanete a ontano nero strutturalmente meno complesse presentano quasi esclusivamente Alnus glutinosa nello strato arboreo. Gli strati arbustivi sono molto poveri e presentano perlopiù Salix cinerea, Viburnum opulus, Prunus padus. Abbondanti sono i rovi e, tra le erbe, sono presenti Dryopteris carthusiana, Thelypteris palustris, Osmunda regalis, Carex acutiformis, C. elongata, Iris pseudacorus, Solanum dulcamara, Calystegia sepium, Lythrum salicaria, C. elata, Leucojum aestivum, Typhoides arundinacea. Nelle ontanete a ontano bianco, le specie costanti sono Alnus incana, Rubus caesius, Equisetum arvense, Petasites albus, Populus nigra, Salix alba, Salix purpurea, Thalictrum 42

43 aquilegifolium, Matteuccia struthiopteris, Aegopodium podagraria, Brachypodium sylvaticum, Deschampsia caespitosa, Geum urbanum, Impatiens noli-tangere, Lamiastrum galeobdolon, Stachys sylvatica, Urtica dioica. I saliceti arborei sono dominati, generalmente, da Salix alba, che può essere associato a pioppi e a Prunus padus; gli strati arbustivi sono piuttosto poveri e presentano Amorpha fruticosa, Acer negundo, Morus alba, Salix alba e Viburnum opulus. Lo strato erbaceo è dominato perlopiù da rovi, ma sono anche presenti Typhoides arundinacea, Urtica dioica, Sicyos angulatus, Apios americana, Humulus lupulus, Polygonum mite, Poa palustris. I saliceti arbustivi presentano, eneralmente codominanti, Salix alba e S. triandra nello strato arbustivo. Lo strato erbaceo può presentare Bidens frondosa, Rorippa sylvestris, Typhoides arundinacea, Poa trivialis, Agrostis stolonifera, Xanthium italicum. Tendenze dinamiche naturali Generalmente le cenosi riparie sopra descritte rimangono stabili fino a quando non mutano le condizioni idrologiche delle stazioni sulle quali si sviluppano; in caso di allagamenti più frequenti con permanenze durature di acqua affiorante tendono a regredire verso formazioni erbacee; in caso di allagamenti sempre meno frequenti tendono ad evolvere verso cenosi mesofile più stabili. Indicazioni gestionali Questo tipo di habitat è soggetto a progressivo interramento. L'abbassamento della falda acquifera ed il prosciugamento del terreno potrebbero costituire un serio rischio per le tipologie vegetazionali presenti e, di conseguenza, per la fauna che esse ospitano. Pertanto si evidenzia la necessità di una periodica manutenzione sia per preservare gli elementi forestali, sia per impedire l'interramento delle risorgive presenti. I trattamenti selvicolturali non dovrebbero mai scoprire eccessivamente lo strato arboreo al fine di evitare il persistente pericolo di invasione da parte di specie esotiche. E importante sottolineare che, pur non rientrando tra gli habitat da segnalare durante i rilievi, il canneto (Phragmition) svolge un ruolo ecologico chiave per il tipo di ambiente che il SIC si propone di tutelare. Il canneto infatti, specie se di estensione considerevole, è praticamente scomparso da gran parte della pianura a causa delle bonifiche e dello sfruttamento intensivo del territorio e rappresenta l habitat elettivo per la nidificazione di specie prioritarie quali airone rosso (Ardea purpurea) e tarabuso (Botaurus stellaris). La specie dominante è la cannuccia di palude (Phragmites australis), accompagnata in subordine dalla tifa (Typha latifolia) e dall alloctona invasiva solidago (Solidago gigantea) che solo localmente prendono il sopravvento. La presenza di Solidago gigantea, che rappresenta un elemento 43

44 di perturbazione e banalizzazione dell ambiente, è facilitata dalle elevate concentrazioni di nutrienti che caratterizzano le acque. Gli specchi d acqua osservati durante i sopralluoghi si presentavano senza vegetazione. Le cause di questa assenza diffusa potrebbero ritrovarsi nell eccessiva profondità dell acqua, nelle ingenti oscillazioni dei livelli, nei frequenti interventi di pulizia e rimozione della vegetazione. E opportuno segnalare che tali raccolte d acqua potrebbero ospitare tipologie di habitat di interesse comunitario (ad es.: 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition). Per quanto riguarda la fauna, la presenza di colonie sia mono che polispecifiche di ardeidi collocate su boschetti di ontano e/o salicone di ridotte dimensioni (pochi ettari) è tipica della zona occidentale della pianura padana ed è in particolare favorita dalla presenza dei vaste estensioni di risaie. La coltivazione del riso infatti trasforma gran parte del paesaggio agricolo in una vasta area umida a carattere effimero che rappresenta l ambiente di alimentazione elettivo per gli ardeidi. Nell area più intensamente coltivata a riso, di cui il territorio della provincia di Pavia fa parte, si concentra infatti circa il 70% degli ardeidi nidificanti in Italia. Per queste specie sono disponibili dati quantitativi frutto di una regolare attività di monitoraggio iniziata negli anni 70. Valutazione dei principali elementi di vulnerabilità e minaccia riscontrati Entrambe i SIC si colloca nel contesto di intenso sfruttamento agricolo che caratterizza la pianura padana che ha determinato fenomeni quali banalizzazione del paesaggio, inquinamento diffuso di acque e suolo, frammentazione degli habitat e riduzione della biodiversità. La coltivazione del riso diffusa in questo settore di pianura e che prevede l allagamento di vaste superfici in primavera ed estate ha determinato la presenza di un vasto habitat sostitutivo, idoneo all alimentazione di molte specie tipiche delle zone umide. Anche all interno dei SIC le superfici agricole sono la maggioranza (58% quasi interamente coltivate a riso). Data la particolare valenza assunta dall agricoltura in queste zone ad essa è stata attribuita una generica valutazione positiva, in particolare per quanto riguarda le modalità di irrigazione. Sono pertanto da evidenziare come fenomeni fortemente impattanti sia la fertilizzazione che l impiego di fitofarmaci. Una valutazione positiva è stata invece attribuita alle modalità di irrigazione per quanto riguarda la porzione di territorio coltivata a riso. L area del SIC è interessata da fenomeni di evoluzione biocenotica che, unitamente all abbassamento della falda, portano al progressivo prosciugamento del suolo. Il fenomeno è 44

45 sicuramente accentuato dalla presenza di canaletti di drenaggio scavati in passato proprio a scopo di bonifica. Tale fenomeno risulta qui meno marcato che in altre zone e parzialmente contrastato dall attuale gestione dei livelli idrici operata dalla Azienda faunistico venatoria presente sul SIC. Il mantenimento di specchi d acqua ed aree allagate rientra infatti nelle azioni finalizzate alla gestione ambientale a scopo venatorio operata dall azienda. E tuttavia fondamentale, ai fini della conservazione della zona umida, che sia garantita la presenza di ampie superfici allagate in maniera permanente (pertanto anche al di fuori dei periodi di interesse venatorio). Proprio alla corretta gestione dei livelli idrici, indispensabile nel contesto territoriale in cui si trova il sito, è legata la sopravvivenza degli habitat presenti e delle specie che ospitano. Tale gestione ha pertanto un impatto fortissimo sugli equilibri di tutta l area che può essere positivo o negativo a seconda delle modalità adottate. (In assenza di informazioni specifiche relative alla corretta gestione di questi aspetti nel SIC, al codice corrispondente alla gestione dei livelli idrici è stata fornita una valutazione positiva). La mancanza di processi di rinnovamento spontaneo nell ontaneto determina nel lungo periodo, la scomparsa di questa tipologia vegetazionale (che rientra tra gli habitat prioritari). Ciò potrebbe interessare in particolar modo la porzione di alneto prioritario alcun tipo di intervento. Il fenomeno del prosciugamento del terreno, se pur attualmente non preoccupante, deve comunque essere monitorato. Anche il canneto, se non opportunamente gestito, tende ad interrarsi per essere sostituito dagli stadi seriali successivi. Nel caso specifico di Celpenchio, nel corso degli ultimi 20 anni, si è verificata una forte contrazione degli ambienti a canneto a causa dell apertura artificiale di specchi d acqua e della forte diffusione del cespugliato a salicone. Tali cambiamenti hanno avuto ripercussioni negative sulle componenti faunistiche maggiormente legate a tali ambienti. Un altro elemento di squilibrio dell ambiente è dato dalla presenza di specie alloctone invasive. Queste presenze sono alla base dell insorgere di fenomeni di competizione che si risolvono a sfavore delle componenti autoctone e determinano la banalizzazione degli ambienti. A ciò vanno aggiunti i rischi di rimaneggiamento del patrimonio genetico autoctono in seguito ad ibridazione e la diffusione di agenti patogeni. Di seguito saranno illustrati alcuni tra i casi più rilevanti che interessano il sito. Dal punto di vista floristico la principale minaccia è rappresentata da specie quali solidago (Solidago gigantea), ailanto (Ailanthus altissima), robinia (Robinia pseudoacacia) la cui diffusione viene favorita dalla già citata diminuzione della quantità di acqua nel terreno e, in particolare per la solidago, dalla eccessiva quantità di nutrienti nell acqua. Dal punto di vista faunistico è stata accertata la presenza della minilepre (Sylvilagus floridianus) e della nutria (Myocastor coypus). La specie si è diffusa capillarmente in area planiziale grazie all elevato potenziale riproduttivo, al 45

46 clima favorevole e soprattutto al fitto reticolo idrografico minore. Nelle aree a maggior concentrazione sono stati rilevati, a causa del sovrapascolamento, danni consistenti alla vegetazione palustre con conseguenti alterazioni degli ecosistemi; sono inoltre noti episodi di distruzione (per schiacciamento) dei nidi e predazione di uova e pulcini a danno di specie strettamente legate all acqua. Tuttavia i danni maggiori riguardano le coltivazioni e la stabilità degli argini, aspetti non direttamente legati alla conservazione dei SIC. La specie è attualmente sottoposta ad interventi di controllo numerico promossi a livello regionale. La minilepre, originariamente introdotta dall America settentrionale a scopo venatorio, si è naturalizzata ed oggi è ampiamente diffusa sia in Piemonte, sia in alcune aree della Lombardia (tra cui la provincia di Pavia). La specie potrebbe potenzialmente competere con altri lagomorfi autoctoni e rappresentare un serbatoio di infezioni(sempre per i lagomorfi) tuttavia non sono ancora stati realizzati studi specifici al riguardo. Un ulteriore elemento di perturbazione è costituito dalla presenza di vecchi esemplari di pioppo ibrido residuo di antiche coltivazioni. Invecchiando i pioppi sono soggetti a schiantarsi arrecando danno alla vegetazione sottostante ed aprendo radure che, in caso di terreno non allagato, sono facilmente colonizzate da specie invasive e ruderali. Inoltre l area pur essendo una delle zone a vegetazione naturale più estese della Lomellina è isolata e si caratterizza per la presenza di habitat che anche a livello areale sono molto frammentati. Contiguo al confine del sito, ed in particolare all area occupata dalla colonia, sorge l abitato di Celpenchio. Ciò può rappresentare un ulteriore elemento di disturbo in quanto l area potrebbe essere visitata a scopo ricreativo secondo modalità non idonee (passeggiate con i cani, raccolta funghi ecc.), oppure l abitato potrebbe essere fonte di rumori molesti proprio nella fase di insediamento della colonia. L area rientra da tempo nel territorio gestito da un Azienda Faunistico Venatoria la cui presenza ha contribuito in maniera decisiva al mantenimento della zona umida. Occorre anche sottolineare che le attività venatorie si svolgono in un periodo in cui la garzaia non è occupata e per tanto non influiscono in maniera diretta sulla conservazione degli ardeidi coloniali. Tuttavia le esigenze di gestione a fini venatori non sempre coincidono con quelle di una gestione a fini conservazionisticonaturalistici. Occorre pertanto orientare la gestione del sito in modo da minimizzare il più possibile gli eventuali impatti derivanti dalla presenza dell AFV e contemporaneamente valorizzarne il ruolo e la funzione positivi. 46

47 Come già ricordato la gestione si è orientata nei confronti dell aumento delle superfici ad acqua libera rispetto al canneto in quanto queste ultime sono ambienti più adatti ad attirare-ospitare avifauna svernante (in particolare anatidi) di interesse venatorio. La presenza di ampi sentieri venatori il cui numero e lunghezza sono andati progressivamente aumentando negli ultimi anni, facilita l ingresso dei predatori terrestri e rappresenta un elemento di frammentazione interna particolarmente incisivo soprattutto nei confronti delle specie che necessitano di ampie superfici a canneto indisturbate. Il rilascio di specie di interesse venatorio unitamente al vero e proprio svolgimento delle attività di caccia sono fonte di disturbo che riduce le potenzialità dell area come sito importante per la sosta e lo svernamento dell avifauna. Inoltre in aree circoscritte in cui per lungo tempo viene esercitata la caccia si possono verificare fenomeni di intossicazione da piombo. I pallini di piombo delle munizioni infatti, che si accumulano in gran quantità al suolo, sono regolarmente ingeriti dagli uccelli (anatidi in particolare). L ingestione può avvenire casualmente durante l alimentazione oppure essere volontaria per formare il grid (sassolini accumulati nel ventriglio per facilitare la triturazione del cibo). A causa dell alta tossicità del metallo è sufficiente l ingestione di pochi pallini per causare l indebolimento e la morte dell animale. Inoltre data la spiccata tendenza al bioaccumulo il piombo si inserisce facilmente nella catena alimentare colpendo in modo indiretto anche specie che hanno il ruolo di predatori o di spazzini. L impatto del piombo risulta quindi amplificato e difficilmente controllabile. La colonia di ardeidi e l ambiente che la ospita sono oggetto di attività di educazione ambientale che prevedono lo svolgimento di visite guidate concentrate nel periodo di attività della colonia. Tale modalità di fruizione presenta sicuramente delle ricadute positive in termini sociali ed economici ma può potenzialmente rappresentare un elemento di disturbo che, come tale va opportunamente gestito. 2.7 ZPS Risaie della Lomellina L intero territorio comunale rientra nel sito Natura 2000: ZPS Risaie della Lomellina ; le informazioni riguardanti gli habitat, la flora e la fauna di quest area sono quelle più generiche riportate nel capitolo riguardante l ambito territoriale della Lomellina. Le aree a ZPS sono disciplinate dalla D.G.R. n.viii/ del 20 febbraio

48 Figura 13: Garzaia della Verminesca 2.8 Il SIC Palude Loja, nel comune confinante di Zeme (FONTE: Monitoraggio SIC Provincia di Pavia e Rete Natura 2000) Il SIC «Palude Loja» è localizzato in Lomellina nel territorio comunale di Zeme ad un altitudine media di m. 102 s.l.m., ed è individuabile cartograficamente nelle Sez. A7b3 A7b4 della Carta Tecnica Regionale in scala 1: L estensione totale del sito è di circa 40 ha. Inquadramento geologico-morfologico Il SIC si colloca nella pianura lomellina centro-meridionale in corrispondenza di un area di paleomeandreggiamento sita alla quota media di 100 m s.l.m. riferita, nella letteratura geologica, ad un tracciato del «paleosesia» Auct. ed impostata geologicamente entro i depositi alluvionali riferiti all «Alluvium Antico» del F Mortara della C.G.I. in scala 1: (Olocene antico - Quaternario), litogicamente costituiti da sedimenti sciolti di prevalente natura sabbiosa con intercalazioni limosoargillose. Il sito risulta morfologicamente e topograficamente ribassato di circa 1-3 m rispetto alla pianura circostante e delimitato da scarpate di erosione fluviale, localmente discontinue, di altezza compresa tra 1 e 3 m. 48

49 Tale pianura risulta in prevalenza impostata entro i depositi alluvionali riferiti al Fluviale Wurm (Pleistocene recente), che costituiscono il «Livello fondamentale s.l.» della pianura lombarda; in corrispondenza dei settori posti lungo il confine SO si rileva infatti l esistenza di un lembo residuale di «dosso sabbioso», riferito nella letteratura al Fluviale Riss (Pleistocene medio) ovvero ad un ripiano alluvionale di età più antica rispetto all area circostante. La morfologia di tale dosso risulta attualmente di difficile individuazione a causa dei processi naturali di erosione e modellamento e, soprattutto, delle modifiche apportate dagli interventi antropici eseguiti nell area (bonifiche agricole), che ne hanno determinato nel tempo il parziale spianamento. Il gradiente topografico del territorio in cui ricade il SIC risulta dell ordine dell 1-2 con pendenza generale da NO-SE. Idrografia superficiale e idrogeologia L'idrografia di superficie della zona in cui si colloca il SIC è costituita da numerose rogge e canali aventi funzione irrigua e/o di scolo. In particolare l area protetta risulta attraversata da tre rogge principali dirette da NO verso ESE che decorrono all incirca parallelamente l una all altra in corrispondenza dei settori topograficamente più depressi evidenziando la caratteristica morfologia sinuosa del paleomeandro; si tratta della Roggia Raina, del Cavo Solero e del Cavo Sgarambino. Tali canali, caratterizzati da sezioni piuttosto ampie ed incise ed impostati a quote inferiori rispetto alla rete idrica della pianura circostante, rappresentano l asse drenante delle acque superficiali e sotterranee sorgive; tale funzione è svolta soprattutto dalla Roggia Raina che rappresenta pertanto il cavo di importanza maggiore per l equilibrio idrogeologico del SIC. La struttura idrogeologica del sottosuolo è caratterizzata dalla presenza di più falde acquifere sovrapposte contenute nei depositi alluvionali maggiormente permeabili. (sabbioso-ghiaiosi), separate tra loro da setti scarsamente permeabili (limosoargillosi) piuttosto continui arealmente. La valutazione dell'assetto idrogeologico dell'area è stata effettuata in modo indiretto utilizzando dati litostratigrafici e piezometrici pregressi relativi a zone circostanti. La superficie della falda freatica superficiale si individua all incirca tra le quote assolute di 99 e 100 m s.l.m., con una soggiacenza compresa quindi tra 1 m circa ed il piano campagna (locale emergenza della falda al piano campagna); la posizione della superficie piezometrica, il cui regime risulta strettamente connesso a quello idrico superficiale, oscilla stagionalmente in funzione delle condizioni meteoclimatiche e soprattutto delle irrigazioni operate nell intorno. Ne consegue che il massimo innalzamento della superficie piezometrica si registra nei mesi di luglio-agosto, mentre in quelli di marzo-aprile si rileva il massimo abbassamento. 49

50 A scala areale il senso di flusso idrico sotterraneo della falda è orientato da NO verso SE, anche se a ridosso dei corsi d acqua secondari naturali e artificiali l'influenza esercitata da questi ultimi può determinare deviazioni da tale andamento generale; come già accennato in occasione dell'innalzamento stagionale della superficie piezometrica è possibile registrare, in corrispondenza delle aree maggiormente ribassate e dei punti più incisi della rete idrica l'intercettazione delle acque di falda. Tali acque, frammiste a quelle di apporto idrico superficiale, possono localmente ristagnare per lunghi periodi di tempo laddove il gradiente topografico risulta minimo e/o la componente litologica superficiale dominante scarsamente permeabile; i settori in cui si registra un maggior ristagno idrico di superficie sono situati in prossimità dei confini a SSO del SIC. Gli Habitat L area di Palude Loja ha forma stretta allungata per quanto riguarda sia il tracciato dei confini, sia la fascia a vegetazione naturale (circa 2Km di lunghezza per 200m di larghezza). Sono presenti due tipologie di habitat prioritari (contrassegnati da asterisco) ai sensi della direttiva 92/43/CEE. Nella tabella seguente vengono riportati gli indici riguardanti l habitat in questione: il grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito: - A: rappresentatività eccellente; - B: buona rappresentatività; - C: rappresentatività significativa; - D: presenza non significativa; il grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat naturale in questione e possibilità di ripristino: - A: conservazione eccellente; - B: buona conservazione; - C: conservazione media o ridotta; Una valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale in questione: - A: valore eccellente; - B: valore buono; - C: valore significativo. Rappresentatività Superficie Grado di Valutazione relativa conservazione globale A B B A 50

51 Nel SIC sono presenti 2 habitat elencati nell allegato I della direttiva 92/43/CEE: 1) Habita 91E0* (Foreste alluvionali residue di Alnion glutinoso-incanae) In questo specifico caso si tratta di alneti di falda ad ontano nero (Alnus glutinosa) della classe Alnetea glutinosa. Tali boschi, pur avendo una collocazione fitosociologica differente rispetto a quella contemplata nel 91E0, rappresentano habitat molto importanti dal punto di vista naturalistico specie nel contesto intensamente antropizzato della pianura padana. Tale habitat riguarda circa il 30% della superficie del SIC e si estende in maniera abbastanza continua per circa 13,5 ha. L area è tagliata da una strada sterrata ad est della quale si estende un alneto maturo, risultato dell evoluzione di un vecchio ceduo ora abbandonato, con copertura orizzontale dell 80% e struttura di tipo monoplano. Il bosco di Alnus glutinosa vede la presenza, anche se sporadica, di altre specie, quali salice bianco (Salix alba), pioppo ibrido (Populus x canadensis) e farnia (Quercus robur), per lo più in discrete condizioni fitosanitarie. Anche il bosco ad ovest della strada sterrata ha le caratteristiche dell ontaneto maturo tuttavia meno omogeneo del precedente. Nel sottobosco si succedono vari gradi di inondamento: dal caso in cui gli ontani, posti sulle caratteristiche collinette, emergono da uno specchio di acqua libera fino alla situazione in cui il suolo è completamtamente emerso, se pur imbevuto d acqua. Ai margini, dove il suolo è meno umido, si affermano individui di farnia e olmo (Ulmus minor). Lo strato arbustivo risulta poco sviluppato, limitato nella sua affermazione dal forte ombreggiamento dello strato arboreo e dai tagli selettivi operati nei tempi passati. Lo strato erbaceo è caratterizzato dalla presenza di un numero elevato di specie igrofile tra cui spicca Carex elongata. Si deve tuttavia rilevare l assenza o la scarsità di rinnovazione naturale gamica di qualunque specie arborea, legata a una serie di fattori concomitanti, quali la copertura elevata, la concorrenza della vegetazione erbacea nitrofila, il terreno tendenzialmente asfittico. Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Alnus glutinosa Ontano Nero 92/43/CEE Salix alba Salice bianco 92/43/CEE Poulus x canadensis Pioppo ibrido Quercus robur Farnia Ulmus minor Olmo Carex elongata Carice allungata Vegetazione presente nella Palude Loja: Habitat 91E0 51

52 2) Habitat 3260 (Vegetazione sommersa di ranuncoli dei fiumi submontani e delle pianure) All interno del sito, nelle acque correnti della Roggia Guida e dei canaletti di drenaggio si insediano popolamenti idrofitici caratterizzati da un elevata copertura dovuta alla presenza di specie galleggianti o radicanti. Nelle acque della roggia Guida, la vegetazione si presenta in isolotti di specie natanti o di poco erette sopra la superficie quali: potamogeti (Potamogeton nodosus, Potamogeton gramineus), Erba gamberaia (Callitriche obtusangola), millefoglio (Myriophyllum spicatum). Nei canaletti secondari dove la profondità è minore e le acque fluiscono lentamente, si sviluppano fitti consorzi in cui spesso prende il sopravvento Apium nodoflorum. Tra le altre specie presenti assumono particolare importanza: Lenticchia d acqua (Lemna spp.), non ti scordar di me palustre (Myosotis scorpioides), menta acquatica (Mentha aquatica), beccabunga grossa (Veronica anagallis-aquatica). La qualità delle acque è verosimilmente discreta, grazie alla presenza in più punti di risorgive che diluiscono l apporto di inquinanti di origine agricola. La fitocenosi individuata si presenta tuttavia in maniera frammentaria e spesso priva di alcune delle specie rappresentative dell alleanza. Essa inoltre viene penalizzata dalle frequenti azioni di spurgo che interessano i fossi e dalle forti oscillazioni dei livelli idrici. La presenza di ricca vegetazione acquatica nei fossi favorisce la presenza di molti microhabitat e la conseguente varietà della componente faunistica legata alle zone umide. Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Potamogeton nodosus Brasca nodosa Potamogeton gramineus Brasca ingrossata Callitriche obtusangola Erba gamberaia Myriophyllum spicatum Millefoglio d acqua Apium nodoflorum Sedano d acqua Lemna Lenticchia d acqua Myosotis scorpioides Nontiscordardime delle paludi Mentha aquatica Mente acquatica Veronica anagallis-aquatica Beccabunga grossa Vegetazione presente nella Palude Loja: Habitat

53 3) Habitat Corine (Vegetazione erbacea a grandi carici) Tra gli habitat non segnalati dalla direttiva 92/43/CEE, ma indicati dalla Regione Lombardia tra gli habitat Corine di particolare rilevanza naturalistica è stato osservato il Tale tipo di vegetazione si trova a tratti discontinui lungo i corsi d acqua e in piccole radure che si aprono nelle aree ad ontaneto. Nel territorio del sito, ed in particolare ad est della strada sterrata, si trova una piccola area a canneto che attualmente si sta chiudendo e che, a causa del prosciugamento del terreno, è invasa da luppolo e rovo. Concludendo si può affermare che la frequente sommersione dei terreni, legata in particolar modo ad affioramenti di falda, costituisce senz altro un importante fattore caratterizzante, che conferisce al SIC un particolare interesse scientifico per lo studio dell evoluzione naturale della vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea. La flora: Dal punto di vista floristico si segnala la presenza di una buona ricchezza di specie tipiche degli ambienti umidi, alcune di esse tutelate a livello regionale o da convenzioni internazionali. E stata rilevata anche la presenza di specie alloctone invasive (Amorpha fruticosa, Solidago gigantea, Ailanthus altissima, Robinia pseudoacacia) in particolar modo nelle aree aperte e dove il terreno tende a prosciugarsi. Vi è anche un nucleo artificiale di cipresso calvo (Taxodium distichum), specie esotica originaria del Nord America che venne messa a dimora circa trent anni fa a scopo sperimentale, per la produzione legnosa a rapido accrescimento. La specie, pur sopravvivendo in buone condizioni, non si è tuttavia diffusa a scapito delle presenze autocotone. E stata rilevata poi la presenza di giunco fiorito (Butomus umbellatus), erba saetta (Sagittaria sagittifolia), Vallisneria spirale (Vallisneria spiralis). Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Amorpha fruticosa Solidago gigantea Ailanthus altissima Robinia pseudoacacia Taxodium distichum Butomus umbellatus Sagittaria sagittifolia Vallisneria spiralis Indaco bastardo Verga d oro maggiore Albero del paradiso Robinia Cipresso calvo Giunco fiorito Erba saetta Vallisneria spirale Vegetazione presente nella Palude Loja 53

54 La fauna Pur disponendo di dati parziali è comunque possibile fare alcune osservazioni sulle specie presenti. Sono elencate, in particolare, le specie presenti nell allegato II della direttiva 92/43/CEE o, relativamente agli uccelli, all allegato I della dir. 79/409/CEE. In particolare si tratta di 11 specie di uccelli (di cui 4 nidificanti), 1 di anfibi ed 1 di pesci la cui conservazione a livello europeo è considerata rilevante (specie di interesse comunitario). Uccelli: Tra le specie nidificanti segnalate per Palude Loja e citate nell allegato I della dir.79/409/cee è possibile citare il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e l averla piccola (Lanius collurio). Il succiacapre è una specie insettivora non rarissima legata ad habitat a mosaico con siepi ed incolti erbacei e pertanto da anni in calo a causa dell uso di pesticidi e delle trasformazioni ambientali introdotte dall agricoltura intensiva. L averla piccola, è una delle vittime delle modificazioni imposte dell agricoltura intensiva. Essa predilige zone cespugliose e siepi incolte ambienti offerti dal SIC, al cui interno sono relativamente abbondanti anche grossi insetti elemento principale della sua dieta. Nell area è presente anche il martin pescatore (Alcedo atthis) che trova un ambiente idoneo alla alimentazione nel fitto reticolo idrografico secondario che interessa l area e può nidificare sia lungo le scarpate nude, che tra le zolle di terra che restano impigliate nelle radici degli alberi caduti. A livello europeo la specie è in calo a causa della compromissione della qualità delle acque e della diminuzione degli ambienti adatti alla costruzione del nido costituito da una galleria scavata nelle scarpate di terreno nudo. Altra specie di interesse comunitario è il tarabusino (Ixobrychus minutus) ardeide non coloniale particolarmente legato alla presenza di canneti e fasce vegetate riparie (la sua presenza si attesta verosimilmente tra le 2 e le 4 coppie). Il SIC ospita in generale una ricca avifauna nidificante tipica dei boschi igrofili e delle zone umide ed ha una importante funzione anche come area di svernamento o di sosta per specie migratrici. Tra gli svernanti è presente il tarabuso (Botaurus stellaris), mentre tra le specie di passo è possibile citare voltolino (Porzana porzana), schiribilla (Porzana parva,), schiribilla grigiata (P. pusilla,), piro piro boschereccio(tringa glareola), cavaliere d italia (Himantopus himantopus) e falco di palude (Circus aeruginosus). 54

55 Nome scientifico Nome comune Fenologia Direttiva Caprimulgus europaeus Succiacapre N Ixobrychus minutus Tarabusino N Botaurus stellaris Tarabuso S Cyrcus aeruginosus Falco di palude S Lanius collurio Averla piccola N Alcedo atthis Martin pescatore N Porzana porzana Voltolino S Porzana parva Schiribilla S P. pusilla Schiribilla grigiata S Tringa glareola Piro Piro boschereccio S Himantopus himantopus Cavaliere d italia S Uccelli presenti nella Palude Loja Legenda: N= Specie nidificante; S= Specie svernante; Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Allegato I Direttiva 79/409/CEE Anfibi: Tra gli anfibi spicca la presenza del tritone crestato (Triturus carnifex) che vive nelle acque stagnati o debolmente correnti ricche di vegetazione. La specie in Italia è ancora relativamente diffusa tranne che nelle zone dove la pressione antropica è più marcata. I principali fattori di minaccia sono rappresentati dall inquinamento delle acque, dalla forte pressione predatoria esercitata dai pesci sulle uova e sulle larve, e dal degrado degli ambienti frequentati (spurghi dei fossati, ed oscillazioni del livello idrico). Il fitto reticolo idrografico secondario che attraversa il SIC presenta, come già ricordato nel precedente paragrafo, habitat interessanti ed è in più punti alimentato da acque di risorgiva. Al suo 55

56 interno è stata segnalata la presenza della lampreda padana (Lethenteron zanandreai). La specie, particolarmente sensibile alla qualità delle acque, è seriamente minacciata dal deterioramento dei piccoli corsi d acqua che ne rappresentano l habitat elettivo e del fatto che gli spostamenti necessari al compimento del ciclo riproduttivo sono spesso ostacolati dalla presenza di sbarramenti e manufatti che interrompono la continuità del corso d acqua. Ambienti Nome Amb. Direttiva Nome scientifico Veg. erb comune BR SF CA VR AV umidi PC OR FO RC Allegato II e IV,V Triturus cristatus Tritone X Direttiva carnifex crestato 92/43/CEE Lethenteron Lampreda X zanandreai padana Anfibi presenti nella Palude Loja Mammiferi: Tra i mammiferi è stata riportata la presenza di tre specie che, pur non rientrando negli elenchi europei della dir. 92/43/CEE, sono comunque rilevanti a livello nazionale in quanto citati nella Lista rossa dei vertebrati italiani. Si tratta di puzzola (Mustela putorius), moscardino (Moscardinus avellanarius) e pipistrello alibombato (Pipistrellus kuhlii). La puzzola manifesta una certa preferenza per gli habitat prossimi ai corsi d acqua o a piccole zone umide planiziali e la sua distribuzione è localizzata. Essa figura tra specie particolarmente protette in Italia (L.157/92) e le popolazioni a livello regionale sono in diminuzione. Tra le principali cause di minaccia c è probabilmente la persecuzione da parte dell uomo in quanto in molte aree la specie è ancora considerata un nocivo. I problemi di conservazione del moscardino riguardano le aree di presenza in pianura e sono dovuti agli effetti della già citata frammentazione degli ambienti forestali e arbustivi in cui vive. Per quanto riguarda i chirotteri occorre sottolineare che si tratta di un gruppo largamente minacciato a livello nazionale ed europeo per cause quali la scomparsa degli ambienti frequentati (sia per la caccia che come rifugio), l impiego di pesticidi che ne ha ridotto le fonti alimentari (si tratta infatti 56

57 di animali insettivori) e la persecuzione da parte dell uomo. La maggioranza delle specie note in Europa rientra nelle più gravi categorie di minaccia definite dall IUCN. Nello specifico il pipistrello alibombato è presente in maniera abbastanza diffusa su tutto il territorio nazionale (è il chirottero più comune in Italia) e rientra nella categoria a più basso rischio (Lower Risk). Nome scientifico Nome comune Direttiva Habitat Mustela putorius Moscardinus avellanarius Pipistrellus kuhlii Puzzola Moscardino Pipistrello alibombato Allegato IV Direttiva 92/43/CEE Mammiferi presenti nella Palude Loja 57

58 2.9 Schede delle principali essenze arboree ed arbustive Alnus glutinosa (Ontano nero) Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Fagales Famiglia: Betulaceae Genere: Alnus Specie: A. glutinosa Nomenclatura binomiale Alnus glutinosa (L.) Gaertn., 1790 Nomi comuni Ontano nero Ontano comune Descrizione L'Ontano nero, o ontano comune è una pianta arborea del genere Alnus (famiglia Betulaceae). L'ontano nero è un albero alto intorno ai 10 metri, eccezionalmente fino a metri, talvolta con portamento arbustivo, con corteccia fessurata longitudinalmente, di colore nero. Il legno e le radici hanno una caratteristica colorazione variabile dal giallo-aranciato al rossoaranciato. Le foglie sono caduche, sparse e picciolate. Hanno lamina coriacea, glabra, subrotonda od obovata, incuneata alla base e tronca o leggermente insinuata all'apice. Il margine è dentellato. La pagina inferiore è appiccicosa, specie nelle foglie giovani e mostra ciuffi sparsi di peli all'ascella delle nervature. L'ontano nero è una pianta monoica, con fiori a sessi separati portati sulla stessa pianta. Sia i fiori femminili sia quelli maschili sono molto piccoli e riuniti in infiorescenze ad amento. Gli amenti femminili sono riuniti in piccoli gruppi di 3-6, lungamente peduncolati ed eretti. Hanno una forma ellissoidale e sono di colore verde. Nella forma ricordano gli strobili delle Conifere e sono lunghi 1-1,5 cm. Gli amenti maschili sono riuniti in gruppi di 3-5, sono penduli e cilindrici, lunghi fino a 6 cm, di colore giallo-verdastro. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 58

59 Robinia pseudoacacia (Robinia) SPECIE INVASIVA Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Fabales Famiglia: Fabaceae Genere: Robinia Specie: R. pseudoacacia Nomenclatura binomiale Robina pseudoacacia Descrizione Si tratta di una pianta con portamento arboreo (altezza fino a 25 metri) o arbustivo: spesso ceduto, con forte attività riproduttiva agamica, i polloni spuntano sia dal colletto che dalle radici; presenta una corteccia di colore marrone chiaro molto rugosa, delle foglie imparipennate lunghe fino a cm con foglioline ovate non dentate lunghe fino a 6 cm con apice esile. Presenta fiori bianchi o crema, lunghi circa 2 cm riuniti in grappoli pendenti e frutti a forma di baccello prima verdi poi marroni lunghi circa 10 cm deiscenti a maturità; presenta inoltre numerose spine lunghe e solide sui rami più giovani. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 59

60 Ailanthus altissima (Ailanto) SPECIE INVASIVA Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Sapindales Famiglia: Simaroubaceae Genere: Ailanthus Specie: R. pseudoacacia Descrizione Ailanthus è un genere delle Simaroubaceae, che comprende una decina di specie di alberi originari delle zone tropicali dell'asia e dell'australia, che possono raggiungere altezze poco superiori ai 25 m. Pianta infestante, dalla rapidissima proliferazione, le cui radici si estendono in larghezza anche fino a trenta metri sul suolo, dando luogo a colonie di nuove piante figlie. È noto il cattivo odore delle sue foglie. Il fusto è generalmente eretto e molto ramificato con corteccia grigio-brunastra più chiara sui rami giovani. Le foglie sono composte, pennate, spiralate o opposte, e prive di stipole. I fiori, riuniti in infiorescenze a spiga o a pannocchia, sono generalmente unisessuali. Produce frutti secchi indeiscenti del tipo (samare). In Europa si è ormai diffusa in modo sostanzialmente incontrollabile la specie Ailanthus altissima (P. Mill.) Swingle, nota volgarmente col nome di albero del paradiso che può raggiunge i 25 m di altezza, molto ramificato, con numerosi polloni basali, originario della Cina e delle Molucche. Questa specie, introdotta in Italia per un tentativo di allevamento del lepidottero Philosamia cynthia originario dell'estremo Oriente per la produzione della seta, ormai si trova rinselvatichita nei boschi, sulle ripe, sui greti e anche su terreni aridi, sassosi e instabili, dalla pianura fino ai monti, diventando un'infestante molto aggressiva. Sostituisce piano piano la vegetazione preesistente, formando colonie. Si trova sempre più spesso anche in città, dove è usata, inopinatamente, come rapido rimedio contro i raggi solari; la pianta è infatti nota anche per l'estrema rapidità di crescita in altezza. Le sue caratteristiche infestanti, tuttavia, dovrebbero suggerire un attento controllo della sua incredibile propagazione. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 60

61 Solidago gigantea (Verga d oro maggiore) SPECIE INVASIVA Solidago gigantea Aiton. (Famiglia: Asteraceae, Composite) Sinonimo: Solidago serotina Aiton. Descrizione Caratteristiche Pianta erbacea perenne con lunghi rizomi sotterranei. Il fusto è semplice, non ramificato, alto da 50 a 120 cm, glabro, spesso rossastro. Le foglie sono lanceolate, acuminate, seghettate o a margine intero, con bordo sovente ciliato. I fiori, giallo-vivace, sono raggruppati in piccoli capolini di 4-8 mm di diametro; i fiori ligulati sono un po più lunghi dei fiori tubulosi. I capolini sono organizzati in grandi racemi piramidali con ramificazioni ricadenti. I frutti (acheni) sono provvisti di setole (pappo). La fioritura ha luogo da luglio a settembre. Possibili confusioni La Verga d oro maggiore è molto simile ad altre verghe d oro non indigene: la V. d oro del Canada (Solidago canadensis), 250 cm, fusto peloso e verde; la V. d'oro a foglie graminacee (Solidago graminifolia), capolini sessili, raccolti in fascicoli stretti. Allo stato vegetativo può inoltre essere confusa con due specie indigene: l Enula aspra (Inula salicina L.), foglie patenti, abbraccianti, con margine finemente cigliato; l Enula svizzera (Inula helvetica Weber), pagina inferiore delle foglie tomentosa grigiastra. 61

62 Biologia e riproduzione Grazie ai rizomi sotterranei forma popolamenti molto densi (fino a 300 fusti/ m2). La Verga d oro maggiore produce moltissimi semi e si diffonde efficacemente per il tramite del vento. Le giovani piante si sviluppano unicamente su suoli nudi. Nei popolamenti esistenti il ringiovanimento avviene esclusivamente grazie alla moltiplicazione vegetativa. Nelle regioni calde la specie possiede una grande elasticità ecologica e può occupare suoli secchi o umidi, poveri o ricchi. In generale comunque predilige i terreni umidi: le zone alluviali, i bordi dei fiumi e le formazioni di alte erbe. Distribuzione La Verga d oro maggiore è originaria del Nord America: la si trova in buona parte del territorio degli Stati Uniti, nel Sud del Canada e fino in Alaska. In Europa e in Giappone è considerata una malerba temibile. In Svizzera è presente ovunque nelle zone di pianura. Habitat In pianura e all orizzonte collinare colonizza le rive dei fiumi, le zone umide, le radure forestali, i bordi di sentieri, le cave di ghiaia, le scarpate stradali e ferroviarie e i luoghi ruderali. Pericoli Grazie alle sue strategie di riproduzione, la Verga d oro maggiore ha una grande capacità di espansione. Natura: la specie predilige gli ambienti umidi. Riesce ad avere la meglio sulla vegetazione indigena su ampie superficie anche nelle riserve naturali. Terreni incolti: nelle stazioni ruderali e pioniere interviene nella successione naturale e impedisce la germinazione di altre specie. Agricoltura: la Verga d oro maggiore può introdursi nei maggesi fioriti e formare popolamenti densi. Ciò comporta maggiori oneri lavorativi e costi supplementari. Prevenzione: non seminare o trapiantare questa specie. Strappare le piante incontrate in natura e eliminare dai giardini o almeno tagliare le infiorescenze prima della formazione dei semi. Dato che piccoli frammenti di rizoma sono in grado di formare nuovi individui, tutte le parti della pianta devono essere bruciate e non devono assolutamente essere compostate o consegnate ai servizi di raccolta dei rifiuti verdi. Per limitare l avanzata dei popolamenti è indispensabile seminare tempestivamente i terreni nudi limitrofi con specie indigene. Lotta: è indispensabile eliminare o indebolire i rizomi e evitare la produzione di semi. Sono possibili vari metodi di lotta meccanica. In generale tagli ripetuti prima della fioritura indeboliscono i rizomi e riducono i popolamenti: - nelle stazioni tendenzialmente umide e ricche in elementi nutritivi è possibile effettuare un taglio all inizio della stagione vegetativa (maggio/giungo). SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 62

63 Phytolacca americana (Fitolacca) SPECIE INVASIVA Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Sottoclasse: Caryophyllidae Ordine: Caryophyllidae Famiglia: Phytolaccaceae Genere: Phytolacca Descrizione La fitolacca è un genere appartenente alla famiglia delle Phytolaccaceae comprendente circa 35 specie perenni arbustive, erbacee e arboree originarie delle regioni tropicali e subtropicali. Il nome generico deriva dal greco phyton (pianta) e dalla radice araba lakk (lacca), cioè lacca vegetale per il colore del frutto maturo che, se spremuto, secerne un succo viola intenso che macchia intensamente. Le specie appartenenti a questo genere presentano foglie alternate ovali-lanceolate ed appuntite all'apice. La pagina superiore è di un verde brillante, mentre quella inferiore è verde opaca con nervature prominenti, spesso colorate di rosso. I fiori sono piccoli e senza petali ed hanno un colore generalmente bianco-verdastro. Possiedono molti stami e si presentano al termine di peduncoli (possono raggiungere i 10 cm) raggruppati in lunghi (fino anche a 15 cm) grappoli penduli e alla maturità producono bacche carnose di un colore porpora tendente al nero. Poiché il genere comprende specie sia erbacee che arboree, il fusto può raggiungere dimensioni variabili. Le radici sono fusiformi. Queste piante sono originarie dell'america, dell'asia orientale e della Nuova Zelanda e sono state inizialmente importate probabilmente come specie ornamentale o per le sue proprietà medicamentose. Oggi alcune di queste specie sono presenti nelle regioni mediterranee allo stato spontaneo e selvatico. L habitat preferito è rappresentato da terreni incolti, campi, giardini, margini di strade e luoghi incolti in genere, sia in pianura sia in collina; preferisce terreni freschi e ricchi di humus. La pianta fiorisce verso luglio e fruttifica ad ottobre. Le fitolacche contengono diversi composti tossici, tra cui saponine, la fitolaccatossina (o fitolaccina), un alcaloide presente soprattutto a livello delle radici e la fitolaccigenina nelle foglie e nel frutto. Sebbene queste sostanze siano velenose per i mammiferi, gli uccelli ne mangiano le bacche senza effetti collaterali; tuttavia questa loro apparente "resistenza" alle tossine presenti a livello dei frutti è dovuta al fatto che la spessa parete dei semi di queste piante non viene degradata all'interno dell'apparato digerente e quindi le sostanze tossiche contenute al loro interno non entrano in contatto con l'animale. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 63

64 Salix Alba (Salice Bianco) Classificazione scientifica Regno: Plantae Sottoregno: Tracheobionta Superdivisione: Spermatophyta Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Malpighiales Famiglia: Salicaceae Genere: Salix Specie: S. alba Nomenclatura binomiale Salix alba Linnaeus Descrizione Albero alto fino a 25 m, dalla chioma aperta e i rami sottili, flessibili e tenaci, corteccia giallastra o grigio-rossastra. Le foglie lanceolate-acuminate, con stipole caduche e piccole, picciolate e finemente seghettate sono pelose su ambo le facce da giovani, quelle adulte lo sono solo inferiormente; la pagina superiore è glabra, leggermente lucida e più scura di quella inferiore. Le infiorescenze sono costituite da amenti, distinti in femminili e maschili. Gli amenti maschili sono lunghi fino a 7 cm, presentano due stami e antere gialle; gli amenti femminili sono peduncolati e più esili di quelli maschili. I frutti sono costituiti da capsule glabre e subsessili che, a piena maturazione, si aprono in due parti liberando dei semi cotonosi. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 64

65 Populus (Pioppo bianco) Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Malpighiales Famiglia: Salicaceae Genere: Populus Descrizione Populus è un genere di piante arboree (Salicaceae), l'altezza dei pioppi va dai 15 ai 20 metri d'altezza, con fusti che possono superare i 2,5 metri di diametro. La corteccia degli individui giovani è liscia, con colorazioni che vanno dal bianco al verdastro al grigio scuro, spesso ricco di enticelle; sugli esemplari più vecchi, diviene generalmente rugosa e profondamente fessurata. I germogli sono robusti e sono presenti le gemme apicali; le foglie sono disposte a spirale e la loro forma varia da triangolare a circolare o, più raramente, a lobata, con lunghi piccioli. Si tratta di piante solitamente dioiche, anche se alcune specie sono monoiche; piante femminili e maschili sono facilmente distinguibili: le prime hanno rami grandi, chiome voluminose e grosse gemme, mentre le altre sono più slanciate ed hanno gemme più piccole ma più numerose; l'età riproduttiva comincia a anni d'età. I fiori compaiono all'inizio della primavera e prima delle foglie e sono raccolte in infiorescenze ad amento allungati, pendenti, sessili o peduncolate. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 65

66 Populus nigra (Pioppo nero) Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Malpighiales Famiglia: Salicaceae Genere: Populus nigra Descrizione E' un albero alto 30 metri dalla chioma ovale. Il tronco è eretto, nodoso e solcato, molto ramificato e diviso sin dalla base. Le foglie, decidue, sono semplici, lunghe 5-8 cm, romboidali o triangolari, lungamente picciolate e con i margini seghettati. I frutti sono capsule glabre che si raccolgono in infruttescenze. I semi sono piumosi. E' una pianta piuttosto longeva che raggiunge anche i 300 anni di età. Distribuzione e habitat Il Pioppo nero si estende per tutta l'europa meridionale, l'asia occidentale, l'africa settentrionale. Viene largamente coltivato ovunque. Lo si trova dal piano fino a 1400 metri di altitudine. Lo si incontra di frequente lungo le rive dei corsi d'acqua dove forma boscaglie insieme ai salici e agli ontani su suoli permeabili periodicamente inondati. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO 66

67 Quercus Robur (Farnia) Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Fagales Famiglia: Fagaceae Genere: Quercus Specie: Q. robur Nomenclatura binomiale Quercus robur L, 1753 Nomi comuni Farnia Descrizione La farnia (Quercus robur L.) è un albero a foglie decidue appartenente alla famiglia delle Fagacee. La farnia è un albero dal portamento maestoso ed elegante, con una chioma espansa, molto ampia e di forma globosa ed irregolare. Raggiunge un'altezza che va dai 25 ai 40 m, eccezionalmente 50. Il fusto è diritto e robusto ed alla base si allarga come per rafforzare la pianta; i rami con il passare del tempo divengono via via più massicci, nodosi e contorti. La corteccia, che in giovane età appare liscia ed opaca, è di colore grigio-bruno pallido e fessurata in piccole placche longitudinali. La chioma è ovale e molto ampia, composta da masse irregolari e compatte, sostenute da robuste ramature. Le foglie, lunghe dai 7 ai 14 cm, sono decidue, alterne, subsessili (con picciolo molto breve), glabre, di rma obovata con margini lobati (da 4 a 7 lobi per lato) e due vistose orecchiette alla base della foglia. La pagina superiore è di colore verde scuro, quella inferiore mostra un riflesso bluastro. I fiori maschili si presentano in amenti filiformi di colore giallognolo; quelli femminili sono da 1 a 3 su un lungo peduncolo. 67

68 Habitat: Un tempo formava le vaste foreste della Pianura Padana, attualmente esistono relitti di questi boschi planiziali, che ci danno una idea di quello che doveva essere l'ambiente padano prima dei massicci disboscamenti operati dall'uomo nelle varie epoche. E' comunque diffusa ancora con una certa frequenza nelle campagne, soprattutto come albero isolato, ad indicare antichi confini territoriali. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO E NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 68

69 Prunus padus (Pado) Classificazione scientifica Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Rosales Famiglia: Rosaceae Genere: Prunus Specie: P. Padus Descrizione Il Prunus padus è una pianta della famiglia delle rosaceae chiamato Pado o Ciliegio a grappoli. Molto utilizzato per motivi ornamentali anche nell'arredo urbano per via della sua meravigliosa fioritura. Foglie decidue di 5-10 cm, di colore verde chiaro, con margini seghettati. Si dispongono alternamente sul ramo. I piccoli fiori ermafroditi sbocciano nel periodo tra aprile e maggio, in folti grappoli di colore bianco che pendono dai rametti con un forte profumo di mandorla. I frutti sono delle bacche rotonde di colore nero e lucidi, hanno una forte presenza di tannino che gli conferisce un sapore astringente ed amaro per cui sono mangiati solamente dagli uccelli. La corteccia piuttosto liscia si separa in piccole lenticelle sparse ed è di colore grigio scuro. Ha la particolarità di emanare un cattivo odore e questa caratteristica viene sottolineata nel nome volgare francese Bois-puant ("legno puzzolente"). Il pado è una pianta non molto alta che arriva massimo fino ai 15 m nella sottospecie del padus padus, altrimenti non supera i 10 m. Il fusto è molto sottile e le radici profonde emettono numerosi polloni. La sua presenza si distribuisce in tutta l'europa eccetto quella mediterranea e nell'asia centrosettentrionale. In Italia è diffuso soprattutto nelle regioni settentrionali in particolare sulle Alpi dove può raggiungere il limite della vegetazione forestale ma anche nella pianura padana. Si tratta infatti di una pianta capace di sopportare il freddo. Preferisce terreni freschi silicei posti in penombra ed è molto resistente all'acidità del suolo e riesce a vivere anche nei terreni torbosi. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DI CELPENCHIO 69

70 2.10 Schede delle principali specie animali presenti nel territorio Chondrostoma soetta (Savetta) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Actinopterygii Ordine: Cypriniformes Famiglia: Cyprinidae Genere: Chondrostoma Specie: C. soetta Nomenclatura binomiale Chondrostoma soetta BONAPARTE, 1840 Descrizione Chondrostoma soetta, comunemente conosciuta come Savetta, è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei Cyprinidae. Abita le acque con media corrente a fondale sassoso dei fiumi e dei torrenti di maggior portata. Presenta un corpo affusolato e compresso ai fianchi; le labbra sono molto sviluppate e la bocca rivolta verso il basso gli permette la ricerca del cibo sul fondo. Le pinne dorsale e codale sono molto sviluppate rendendola un'ottima nuotarice anche contro corrente. La livrea presenta fianchi argentei, ventre bianco-giallo e dorso grigio-verde. Raggiunge, in vecchiaia, i 45 cm per 1 kg di peso, ma solitamente la si trova ad una taglia inferiore, di circa 25 cm. La riproduzione avviene tra aprile e maggio. Le uova sono deposte sul fondo, solamente di notte, nella parte superiore del corso degli affluenti. La savetta ha dieta onnivora, si ciba di alghe, resti vegetali, piccoli invertebrati. È minacciata dall'introduzione di specie alloctone più aggressive che competono per il cibo e che si cibano degli avannotti nonché dagli sbarramenti dei corsi d'acqua dovute a dighe che impediscono le migrazioni riproduttive. Stato di conservazione: minacciato, in pericolo. SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 70

71 Barbus plebejus (Barbo comune) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Actinopterygii Ordine: Cypriniformes Famiglia: Cyprinidae Sottofamiglia: Barbinae Genere: Barbus Specie: B. plebejus Nomenclatura binomiale Barbus plebejus BONAPARTE, 1839 Sinonimi Barbus barbus plebejus Nomi comuni Barbo padano Descrizione Il barbo italico, o barbo padano è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia dei Ciprinidi, dell'ordine Cypriniformes. Diffuso nell'italia settentrionale, è possibile trovarlo in quasi tutti i fiumi e torrenti, raramente nei laghi, predilige infatti le acque correnti e limpide, con fondi ghiaiosi. Come tutti i pesci della famiglia dei Ciprinidi ha il corpo lungo ed affusolato, con bocca carnosa e rivolta verso il basso, munita di caratteristici barbigli laterali (4) da cui prende il nome la specie. La livrea è verde sul dorso con puntini neri, gialla sui fianchi e di colore bianco sul ventre. Tranne casi eccezionali in cui può raggiungere i 60 cm di lunghezza ed i 4 Kg di peso, le misure medie del pesce adulto sono di 30 cm di lunghezza e 2 kg di peso. Il barbo comune ha dieta onnivora: si nutre di invertebrati, alghe, detriti e, raramente, piccoli pesci. Stato di conservazione: rischio minimo SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 71

72 Barbus meridionalis (Barbo canino) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Actinopterygii Ordine: Cypriniformes Famiglia: Cyprinidae Genere: Barbus Specie: B. caninus Nomenclatura binomiale Barbus caninus BONAPARTE, 1839 Nomi comuni Barbo canino Descrizione Il Barbo canino (Barbus caninus) è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cyprinidae. Il suo habitat si distingue da quello degli altri membri italiani del genere Barbus, infatti è diffuso nei corsi alti dei fiumi e dei torrenti con acque a corrente molto veloce, pulite, fredde ed ossigenate, in ambienti con fondi ghiaiosi e ricchi di massi sotto ai quali si ripara. Si tratta di un piccolo barbo la cui lunghezza massima non supera i 40 cm, l'aspetto è simile a quello del barbo comune ma il ventre è quasi rettilineo, il capo più appuntito, il dorso maggiormente arcuato. La livrea è piuttosto dissimile, infatti ha dorso e fianchi cosparsi di grosse macchie scure irregolari (spesso a forma di sella) e non fittamente punteggiati come le altre specie. La tinta di fondo è bruno più o meno scuro sul dorso e biancastra sul ventre. La pinna dorsale e la pinna caudale (profondamente forcuta) sono bruno scuro mentre l'anale, le pettorali e le ventrali sono più o meno rossastre. Tutte le pinne sono più o meno finemente punteggiate di scuro. Si alimenta spostandosi in branchetti e rivoltando i piccoli ciottoli del fondo per cercare le prede (soprattutto larve). Stato di conservazione: in pericolo SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 72

73 Rhodeus sericeus (Rodeo amaro) Descrizione Il rodeo amaro è un piccolo pesce dal corpo corto, alto e decisamente compresso lateralmente, tutto rivestito da scaglie relativamente grandi. La bocca è piccola e terminale. Caratteristiche sono le dimensioni della pinna caudale e dorsale, che risultano molto sviluppate, in proporzione alla taglia dell individuo. Il dorso è grigio-verde, i fianchi tendono all argento ed il ventre è bianco-rosato. Lungo i fianchi corre una striscia di colore verde-blu, dai riflessi metallici, che parte dalla coda e si interrompe a metà del corpo. La livrea nuziale dei maschi è caratterizzata da colori molto vivaci: il ventre e i fianchi assumono una tonalità rosata, che si accende ad un rosso arancio nei pressi e sulle pinne pettorali, pelviche ed anale. La specie è di piccola taglia, compresa tra i 5 e gli 8 cm e generalmente non supera i 10 cm di lunghezza. Il rodeo amaro è un pesce limnofilo, vive in corsi d acqua a corrente moderata, a fondo fangoso e con ampia disponibilità di vegetazione acquatica. In estate preferisce stabilirsi in acque basse e con poca corrente, mentre con l avvicinarsi della stagione fredda si sposta verso aree a corrente più sostenuta. Vive in gruppi numerosi e concentra le sue attività nelle ore centrali della giornata. La sua distribuzione dipende dalla presenza di molluschi bivalvi del genere Unio, che la femmina utilizza come sito di deposizione. Con l avvicinarsi della stagione riproduttiva i maschi difendono il loro territorio attorno a un mollusco bivalve dove accoglieranno le femmine che con il loro lungo ovopositore depongono le uova all interno della cavità palleale del mollusco attraverso il suo sifone esalante, in attesa che i maschi le fecondino prontamente. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 73

74 Cobitis taenia (Cobite) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Actinopterygii Ordine: Cypriniformes Sottordine: Cyprinoides Famiglia: Cobitidae Sottofamiglia: Cobitinae Genere: Cobitis Specie: C. tenia Nomenclatura binomiale Cobitis taenia LINNAEUS, 1758 Descrizione Cobitis taenia, conosciuto comunemente come Cobite fluviale è un piccolo pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cobitidae. Un tempo era diffuso in quasi tutti i corsi d'acqua dolce Eurasiatici, oggi è specie protetta e di difficile localizzazione. Abita i corsi d'acqua lenti con fondale sabbioso o fangoso. Il corpo è allungato, siluriforme, con la bocca rivolta verso il basso e fornita di barbigli. Le scaglie sono minute. La livrea è mimetica nei fondali: un fondo rosato macchiato e marezzato di bruno scuro. Le pinne sono trasparenti marezzate di bruno. Il periodo della fregola avviene tra aprile e giugno: la deposizione avviene in acque basse e con corrente, sopra tappeti vegetali o tra le fronde di piante sommerse o semisommerse. Le uova sono quindi lasciate libere nella corrente. Stato di conservazione: basso rischio SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 74

75 Sabanejewia larvata (Cobite mascherato) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Actinopterygii Ordine: Cypriniformes Sottordine: Cyprinoides Famiglia: Cobitidae Sottofamiglia: Cobitinae Genere: Sabanejewia Specie: S. larvata Nomenclatura binomiale Sabanejewia larvata DE FILIPPI, 1859 Descrizione Il cobite mascherato (Sabanejewia larvata) è un pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cobitidae endemico dell'italia. Il suo areale naturale comprendeva esclusivamente la Pianura Padana (soprattutto occidentale) Tipico dell'ambiente di risorgiva si ritrova anche in torrenti con acque pulite, limpide ed ossigenate, corrente modesta, fondo sabbioso e ricchezza di piante acquatiche. E' stato ritrovato anche in canali artificiali con sponde erbose. E' molto simile al cobite comune, se ne differenzia, oltre che per le minori dimensioni (10 cm la femmina, 7,5 cm il maschio) per i seguenti caratteri: - presenta (da cui il nome) una striscia scura tra l'occhio e l'apice del muso, che spesso si prolunga sul dorso. - la testa è più schiacciata e il muso più corto - colore del dorso a base bruno rossastra (carattere variabile). Si nutre, come il cobite, di piccoli organismi che vaglia dal fango del fondo e di frammenti vegetali. Stato di conservazione: basso rischio SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 75

76 Cottus gobio (Scazzone) Classificazione scientifica Regno: Animalia Sottoregno: Eumetazoa Ramo: Bilateria Superphylum: Deuterostomia Phylum: Chordata Subphylum: Vertebrata Infraphylum: Gnathostomata Superclasse: Ittiopsidi Classe: Actinopterygii Infraclasse: Teleostei Ordine: Scorpaeniformes Famiglia: Cottidae Genere: Cottus Specie: C.gobio Descrizione Lo scazzone è un pesce di acqua dolce appartenente alla Famiglia Cottidae. Ha un aspetto così caratteristico da essere inconfondibile, infatti ha una testa enorme, appiattita con due occhi anch'essi molto grandi e ravvicinati, inoltre la testa appare "spinosa" dato che è ricoperta di piastre ossee. Una grande spina appuntita è posta sull'opercolo branchiale, un'altra sul preopercolo. Le pinne pettorali sono molto grandi e tenute sempre aperte, le dorsali sono due di cui la prima molto bassa, spinosa e molto più breve della seconda. La colorazione è sui toni del marrone o del verdastro con macchie e marezzature più scure. Le pinne hanno fasce concentriche più scure. Non supera i 15 cm di lunghezza. Si ciba di invertebrati bentonici come larve, insetti, crostacei. La specie, in Italia, è minacciata soprattutto dalle opere di regimazione dei corsi d'acqua, dalle continue immissioni di trote per la pesca sportiva, dagli inquinamenti e dall'abbassamento del livello delle acque nei torrenti. Stato di conservazione: basso rischio SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 76

77 Leuciscus souffia (Vairone) Descrizione Classificazione scientifica Regno: Animalia Sottoregno: Eumetazoa Bilateria Superphylum: Deuterostomia Phylum: Chordata Subphylum: Vertebrata Infraphylum: Gnathostomata Superclasse: Ittiopsidi Classe: Actinopterygii Sottoclasse: Neopterygii Infraclasse: Teleostei Superordine: Ostariophysi Ordine: Cypriniformes Superfamiglia: Cyprinoidea Famiglia: Cyprinidae Genere: Leuciscus Specie: L. Souffia La sua presenza è indice di buona qualità ambientale e dell'acqua. Descrizione Il corpo è affusolato: la testa è minuta, la bocca terminale è piccola. La livrea è bruno grigiastra, più chiara sui fianchi. Il ventre è bianco. Sui fianchi è presente una fascia orizzontale bruna, sotto la quale vi è un'altra fascia arancione (non sempre visibile). L'attaccatura delle pinne pettorali è rossastra. Raggiunge eccezionalmente una lunghezza massima di 25 cm. Il vairone è un piccolo ciprinide dal corpo affusolato e compresso. La sua testa piuttosto breve e di forma tondeggiante e termina con una bocca piccola, tagliata obliquamente. Rispetto al corpo, le sue pinne sono grandi, soprattutto quella caudale, grazie alla quale il vairone si rivela un potente nuotatore. Il corpo e la pinna caudale di questo pesce hanno colorito scuro, con riflessi verdastri. Le altre pinne tendono invece decisamente al rosso. La pinna pettorale presenta di solito alla base una macchia arancione. Lungo i fianchi del vairone corre una fascia scura che va dall'occhio all'attaccatura della pinna caudale. Al di sotto di questa fascia, ne spicca un'altra più sottile e di colore arancione. Il vairone può raggiungere mediamente i 15 cm di lunghezza, mentre più rari sono gli esemplari che arrivano ai 20cm. Ha la forma del corpo affusolata; testa piccola con bocca piccola ed in posizione terminale inferiore; colorazione bruna sul dorso, grigia sui fianchi e bianca sul ventre, lateralmente corre una fascia scura inferiormente alla quale è presente un'altra sottile fascia arancione, una macchia arancione è presente alla base delle pinne pettorali, di dimensioni di cm, eccezionalmente 25 cm. Ha abitudini gregarie e predilige acque limpide con fondo ghiaioso, ma è rinvenuto anche in acque stagnanti con fondali fangosi. RIPRODUZIONE: ha luogo tra fine Aprile e Luglio (più tardi in montagna) in acque a corrente vivace presso la foce di immissari a lago, su fondali preferibilmente ghiaiosi. Le uova sono piccole e numerose. I riproduttori, dopo la deposizione migrano a valle. Le larve schiudono dopo giorni e si portano in acque più calme per nutrirsi di organismi planctonici. L'accrescimento è rapido e la maturità sessuale è raggiunta a tre anni quando la lunghezza è di cm. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 77

78 La Raganella è un anfibio dell'ordine degli Anuri Hyla arborea (Raganella comune) Classificazione scientifica Regno: Animalia Sottoregno: Eumetazoa Superphylum: Deuterostomia Phylum: Chordata Subphylum: Vertebrata Superclasse: Gnathostomata Classe: Amphibia Sottoclasse: Lissamphibia Ordine: Anura Famiglia: Hylidae Sottofamiglia: Hylinae Genere: Hyla Specie: H. arborea Nomenclatura binomiale Hyla arborea LINNAEUS, 1758 Descrizione Di aspetto simile alle rane, ma dotato di un solo sacco vocale sotto la gola e di ventose sulle dita delle zampe. Questo permette all'animale di arrampicarsi su alberi, arbusti e foglie. Presenta una striatura nera che parte dalla narice, prosegue dopo l'occhio e continua fino all'inserzione dell'arto inferiore. La lunghezza del corpo varia in media dai 3 ai 5 cm, ma può toccare i 6,5. Le raganelle sono insettivore, si nutrono di artropodi e altri invertebrati acquatici e terricoli. Sono prevalentemente arboricole, ma si trovano anche in mezzo alle erbe palustri, nei campi in prossimità di fossi e risaie. Sono legate all'acqua per la riproduzione. Dall'uovo esce il girino che compie il proprio ciclo vitale in tempi variabili tra 1,5 e 3 mesi. Alla fine della metamorfosi il girino avrà sviluppato zampe atte a saltare, polmoni per respirare fuori dall'acqua, avrà perso la coda e avrà cambiato regime alimentare passando da detritivoro a carnivoro. Nonostante non sia in pericolo di estinzione, la Raganella è una specie da preservare per tutto il patrimonio faunistico italiano ed europeo, essendo una delle poche eccezioni di specie viventi in zone con clima temperato di una famiglia prettamente tropicale. La rarefazione in alcune zone è dovuto alla degradazione degli habitat, anche se è ancora molto numerosa su tutto il suo areale. Stato di conservazione: rischio minimo SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 78

79 Rana damaltina (Rana agile) Classificazione scientifica Regno: Animalia Sottoregno: Eumetazoa Superphylum: Deuterostomia Phylum: Chordata Subphylum: Vertebrata Superclasse: Gnathostomata Classe: Amphibia Sottoclasse: Lissamphibia Ordine: Anura Famiglia: Ranidae Genere: Rana Specie: R. damaltina Nomenclatura binomiale Rana damaltina Descrizione La Rana agile (Rana dalmatina Fitzinger in Bonaparte, 1839) è un anfibio anuro della famiglia dei Ranidi, diffuso in Europa. È lunga fino a 9 cm. Si nutre di insetti e piccoli invertebrati. Depone uova in primavera. È distribuita nelle zone temperate dell'europa,(tranne la Spagna) dalla Francia alla Grecia, Italia compresa. Stato di conservazione Rischio minimo SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 79

80 Triturus cristatus carnifex (Tritone crestato) Descrizione Areale: Entità Sud-Europea, presente in tutta l'italia continentale e peninsulare, a sud almeno sino al 39 parallelo. Presente anche nelle Alpi austriache e nella Svizzera meridionale, nella foresta viennese, nella Baviera meridionale, in Slovenia, Istria e Croazia settentrionale. Caratteri distintivi: Individuo metamorfosato con parti ventrali del tronco giallo o giallo aranciate con macchie nere isolate o fuse a formare figure di varie forme. Maschio con cresta vertebrale estesa a tutto il dorso anteriormente fino alla base del muso, alta anche più di un centimetro durante la fregola, a margine dentellato e nettamente separata dalla cresta della coda. Lati della coda con fascia biancastra; rilievo cloacale emisferico. Femmina con cresta vertebrale generalmente assente e rilievo cloacale poco pronunciato. Questa specie si distingue da T. cristatus per avere, oltre a parametri morfometrici differenti, pelle meno verrucosa, punteggiatura bianca dei fianchi assente o ridotta e stria vertebrale gialla sempre presente nella femmina a caratteri sessuali stagionali sviluppati. Larva con coda ad apice filiforme. Habitat: Laghi, stagni, maceri, pozze, risorgive. Fuori dall'acqua in ambienti del suolo, prati e boschi. Biologia: Vorace predatore di vari invertebrati acquatici e di uova e girini di altri Anfibi. Il periodo riproduttivo varia a seconda dell'altitudine, generalmente da aprile a maggio. Presenta il fenomeno della neotenia. Sverna nel suolo sotto pietre, in ceppi di alberi o in tane di micromammiferi. Distribuzione regionale: Specie ampiamente distribuita sull'intera superficie regionale dal livello del mare fino a 1659 m con prevalenza nella fascia planiziale da 0 a 200 m. è legata agli ambienti acquatici fra cui laghi, canali e fossati. Fuori dall'acqua è presente prevalentemente in aree antropizzate, prati e pascoli e ambienti forestali. SPECIE PRESENTE NELLA GARZAIA DELLA VERMINESCA 80

81 Hierophis viridiflavus (Biacco) Descrizione Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Reptilia Ordine: Squamata Sottordine: Serpentes Superfamiglia: Colubroidea Famiglia: Colubridae Sottofamiglia: Colubrinae Genere: Hierophis Specie: H. viridiflavus Il biacco è un serpente frequente nelle campagne e nei giardini, sia in terreni rocciosi, secchi e soleggiati, sia in luoghi più umidi come le praterie e le rive dei fiumi. La sua colorazione è dominata nelle parti superiori dal nero, mentre il ventre è di colore chiaro. Il capo e il dorso hanno screziature di color giallo formanti un reticolo irregolare che, a partire dal basso ventre e fino all'estremità caudale assume l'aspetto di un fascio di linee longitudinali gialloverdastre (circa venti). La lunghezza massima è di circa 1,30 m, ma eccezionalmente può arrivare a 2 m, è dotato di occhio in contatto con almeno 2 sopralabiali, vertebre nei maschi e nelle femmine, 19 squame dorsali. Negli adulti la colorazione di fondo delle parti superiori è verde-giallastra. I piccoli invece presentano, fino all'età di un anno, una colorazione caratteristica: la testa presenta già il reticolo giallo e nero mentre il resto del corpo ha una tonalità grigio-celeste uniforme. Diversamente dalla biscia d'acqua, le squame del dorso sono completamente lisce. È un serpente molto agile e veloce (fino a 11 km all'ora), ottimo arrampicatore e buon nuotatore. È una specie diurna. Si difende in modo primario con una velocissima fuga, spesso verso un rifugio sicuro; quando viene bloccato dispensa rapidi morsi che provocano solo lievi graffi. Si nutre di altri rettili, principalmente lucertole e ramarri, ma anche vipere, di uova di uccelli e nidiacei, di piccoli mammiferi e anfibi anuri come rane e rospi; occasionalmente nuota agilmente in immersione, alla ricerca di piccoli pesci. Non sembra essere minacciata in Italia in quanto molto adattabile. SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 81

82 Natrix Natrix (Biscia dal collare) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Reptilia Ordine: Squamata Sottordine: Serpentes Famiglia: Colubridae Genere: Natrix Specie: N. natrix Nomenclatura binomiale Natrix natrix LINNAEUS, 1758 Descrizione La biscia dal collare o natrice dal collare è un colubride europeo non velenoso. La biscia dal collare è tipicamente verde scura o marrone con un collare giallo caratteristico dietro alla testa a cui deve il nome caratteristico di biscia dal collare. Il colore potrebbe andare inoltre dal grigio al nero. La parte inferiore è più chiara nel colore. Predano quasi interamente anfibi, specialmente le rane comuni, anche se occasionalmente mangiano anche mammiferi e pesci. Le bisce dal collare sono grandi nuotatrici e di solito si trovano vicino agli specchi d'acqua dolce. Le bisce dal collare vanno in letargo durante l'inverno e si accoppiano poco dopo il risveglio ad Aprile o Maggio. Le uova dalla pelle in cuoio vengono deposte in gruppi di 8-40 in giugno e luglio e si schiudono dopo circa 10 settimane. Poiché le uova richiedono una temperatura di almeno 21 gradi per schiudersi, la vegetazione in putrefazione, incluso i cumuli di compost, sono postazioni preferite. Stato di conservazione: basso rischio SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 82

83 Elaphe longissima (Saettone) Descrizione Chiamato con un nome scientifico adatto ad indicare la sua ragguardevole lunghezza, presenta una livrea non appariscente, la colorazione più tipica è, infatti, giallo-bruna con riflessi olivastri, grigiastri o rossicci; più o meno sull'orlo delle squame sono poi presenti delle macchioline giallognole o biancastre; la parte ventrale, giallastra, può avere una punteggiatura. Ai lati del capo due barre nerastre si interpongono tra gli occhi a due evidenti macchie gialle situate posteriormente, arrestandosi in prossimità dell'angolo della bocca: tale "maschera" si osserva, attenuata, anche nei subadulti e, appena evidente, negli adulti. In Italia lo incontriamo generalmente nelle zone aride. Dalle abitudini crepuscolari e diurne è il più agile serpente italiano essendo oltre che ottimo corridore anche un agile arrampicatore, dote questa che sfrutta per predare gli uccelli e le loro uova; la sua dieta comprende inoltre una gran varietà di specie di mammiferi che caccia con la tecnica dell'agguato e che uccide per costrizione. Comincia la latenza in autunno per risvegliarsi in primavera, trascorrendo questo periodo all'interno delle cavità dei tronchi, tra le rocce o entro le tane abbandonate dei roditori. Divenuto a causa di una eccessiva antropizzazione dell'ambiente, sempre più raro, è adesso, uno dei serpenti europei più in pericolo di estinzione. SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 83

84 Lacerta bilineata (Ramarro) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Reptilia Ordine: Squamata Sottordine: Sauria Infraordine: Scincomorpha Famiglia: Lacertidae Genere: Lacerta Specie: L. bilineata Nomenclatura binomiale Lacerta bilineata DAUDIN, 1802 Descrizione Il ramarro occidentale è un sauro della famiglia dei Lacertidi, di colore verde brillante, rapidissimo nei movimenti. La forma del corpo è quella tipica delle lucertole. Le dimensioni degli esemplari adulti sono di circa 30 cm di lunghezza, e 35 grammi di peso. Anche se ci sono esemplari che superano i 40 cm, ed i 40 grammi di peso. L alimentazione è costituita da cavallette e bruchi, ma non disdegnano molti altri tipi di insetti, ragni e chiocciole e lombrichi; spesso integrano il pasto con bacche e frutta. SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 84

85 Podarcis muralis (Lucertola muraiola) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Reptilia Ordine: Squamata Sottordine: Sauria Infraordine: Scincomorpha Famiglia: Lacertidae Sottofamiglia: Lacertinae Genere: Podarcis Specie: P. muralis Nomenclatura binomiale Podarcis muralis LAURENTI, 1768 Descrizione La lucertola muraiola è un rettile appartenente alla famiglia Lacertidae. È la più comune delle lucertole italiane, è lunga circa 15 cm (compresa la coda) ma può arrivare a cm. Trova la tana in buchi nei muri o sotto terra e appena uscita, si riposa al sole per scaldarsi. La dieta comprende essenzialmente insetti e aracnidi. Stato di conservazione: rischio minimo SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 85

86 Phasianus colchicus (Fagiano) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Classe: Aves Ordine: Galliformes Famiglia: Phasianidae Genere: Gallus Specie: Phasianus Descrizione Fagiano è un nome generico dato ad un gruppo di uccelli appartenenti alla famiglia Phasianidae, sono i gallinacei più affini ai galli selvatici. Il loro corpo è abbastanza slanciato, breve il collo, la testa piccola, le ali corte e fortemente arrotondate, la coda lunga o lunghissima, composta di sedici o diciotto penne disposte a tetto; hanno becco snello, arcuato, debole e munito di uncino, e piedi di media altezza che nei maschi si arricchiscono della presenza di uno sperone. L'abito riveste tutto il corpo, con l'eccezione delle nude guance e dei tarsi: le sue piume sono generalmente grandi e arrotondate, solo eccezionalmente sottili e lunghe, e si allungano, ora all'occipite ora alla nuca, in cuffie e collari; Le femmine sono generalmente più piccole dei maschi, hanno la coda più corta e sono tinteggiate in modo più semplice e meno distinto. Tutti i fagiani sono originari dell'asia. Raramente penetrano all'interno delle foreste, perché hanno bisogno, per soddisfare le loro necessità vitali, di vagare nei campi, nei prati e nelle pianure fertili. Alcune specie si trattengono anche nel più rigido inverno nelle regioni montane, altre invece non si discostano dalle pianure. Non si può in nessun caso, infatti, dire che compiano veri e propri trasferimenti, soprattutto se si considera l'insufficienza dei loro organi di locomozione.se infatti i fagiani camminano bene, e non restano dietro a nessun altro gallinaceo nella corsa, il loro volo è, però, faticosissimo, ed essi non vi ricorrono che in casi di necessità estrema. Di natura timida e schiva, amano tenersi, per quanto possono, nascosti tra i cespugli e le erbe, evitando attentamente i luoghi aperti e scorrendo di nascondiglio in nascondiglio. Si nutrono delle sostanze vegetali più disparate, dalle sementi alle bacche ed alle foglie, nonché di diverse qualità di insetti, di ranocchie, lucertole, serpi e formiche. SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 86

87 Colomba palumbus (Colombaccio) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Subphylum: Vertebrata Classe: Aves Ordine: Columbiformes Famiglia: Columbidae Sottofamiglia: Columbinae Genere: Columba Specie: C. palumbus Nomenclatura binomiale Columba palumbus LINNAEUS, 1758 Descrizione Il colombaccio è una specie di uccello della famiglia dei Colombi (Columbidae). È la più grande, più frequente e più diffusa specie di colombi in Europa. Il colombaccio è lungo dai 40 ai 42 cm e, perciò, sostanzialmente più grande del piccione (Columba livia). La sua apertura alare va dai 75 agli 80 cm e può pesare dai 460 ai 570 grammi. Il petto è di un colore rosa-grigio un po' più chiaro. Una caratteristica tipica sono le macchie bianche sul collo, che tuttavia non formano un anello. Il collo ha una colorazione verdastra. Durante il volo, sulla parte superiore delle ali, si possono riconoscere delle fasce trasversali bianche che sono il principale segno di riconoscimento dalle specie simili, piccione comune e colombella). Lo spazio vitale dei colombacci sono le foreste di tutti i tipi, soprattutto le foreste di margine, ma anche i giardini e i parchi. I colombacci si nutrono di semi, bacche, pomi, radici e talvolta piccoli invertebrati. In autunno e in inverno mangiano soprattutto i frutti dei faggi e le ghiande delle querce. Stato di conservazione È abbastanza diffuso ma comunque esposto a rischi come la caccia e il disboscamento. SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 87

88 Sterptopelia turtur (Tortora) Classificazione scientifica Regno: Animalia Phylum: Chordata Subphylum: Vertebrata Classe: Aves Sottoclasse: Neornithes Ordine: Columbiformes Famiglia: Columbidae Sottofamiglia: Columbinae Genere: Streptopelia Specie: S. turtur Nomenclatura binomiale Streptopelia turtur LINNAEUS, 1758 Descrizione La Tortora è un uccello che fa parte della sottofamiglia dei Columbinae. La taglia media è di 28 cm di lunghezza, e 140 grammi di peso. Le striature bianche e nere sul collo, la rendono abbastanza distinguibile rispetto a specie simili, poi ha petto rosato, e ventre bianchiccio, le ali ed il groppone sono di colore rossiccio, con squame marroni. Guardandoli dal basso in volo, si possono distinguere le punte della coda di colore bianco. Il suo habitat preferenziale, è quello dei campi, nelle zone rurali, dove siano presenti grandi alberi su cui nidificare. Nel tempo ha modificato le sue abitudini e non è raro vederla anche nelle periferie cittadine purché vi siano sufficienti aree verdi. E' stata vista nidifcare anche su piccole piante di terrazze e balconi purché non venga sovente disturbata. Uccello granivoro, ma si ciba anche di piccoli molluschi. Stato di conservazione Risente di un rischio minimo ma è colpita dall'inquinamento (anche acustico) e delle trappole per piccioni che vengono spesso collocate nei centri storici. SPECIE DIFFUSA NEL TERRITORIO COMUNALE 88

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