NEOPLASIA MAMMARIA E STRATEGIE DI PREVENZIONE

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI CASSINO FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA DIPLOMA UNIVERSITARIO IN SERVIZIO SOCIALE NEOPLASIA MAMMARIA E STRATEGIE DI PREVENZIONE RELATORE CANDIDATA: Chiar.ma Prof.ssa Elena Addessi Elisabetta De Vito Matr ANNO ACCADEMICO 2004/2005

2 CAPITOLO I Neoplasia mammaria 1.1. Il carcinoma mammario La mammella è una ghiandola esocrina la cui funzione principale è quella nutritiva in fase di allattamento. In altri termini, questa ghiandola è stimolata dal riflesso della suzione da parte del neonato e in condizioni fisiologiche, tale attività si manifesta solo dopo il parto. Al di fuori di questo periodo, la ghiandola mammaria non svolge funzioni specifiche; tuttavia essendo essa un importante organo paraendocrino collabora insieme ad altre ghiandole alla sintesi ed alla trasformazione di ormoni. Da un punto di vista anatomico, la mammella è un organo pari e simmetrico situato nella regione anteriore del torace, ben sviluppato nella donna e rudimentale nell uomo. La mammella, presenta al centro, una zona circolare di colorito scuro chiamata areola. 4

3 Va precisato che, al centro dell areola c è una prominenza cilindrica, chiamata capezzolo, che presenta all apice orifizi che rappresentano gli sbocchi dei dotti galattofori. Il sottocutaneo di divide in due lamine, una profonda o retromammaria e una superficiale o premammaria. Fra le due lamine si trova la ghiandola mammaria, che si presenta come una massa grigio-giallastra costituita da lobi ghiandolari, ognuno dei quali contiene più lobuli (strutture ghiandolari deputate alla produzione del latte) ed un dotto galattoforo principale, che si apre nel capezzolo (consente il passaggio del latte dai lobuli al capezzolo). Ogni dotto principale si suddivide in dotti di calibro progressivamente inferiore, chiamati dotti interlobulari, fino all unità funzionale di base, rappresentata dall'unità dottolobulare terminale (TDLU). E inoltre presente uno stroma, costituito da tessuto di sostegno e da tessuto adiposo, che circonda i lobuli, i dotti, i vasi sanguigni ed i vasi linfatici 4. 4 Articolo La mammella normale ; in sito Internet 5

4 Figura 1 - Schema della mammella normale La forma della mammella può variare notevolmente e così il volume. Infatti il volume del seno varia anche nello stesso soggetto secondo l età e lo stato fisiologico. Esso è rappresentato dalla quantità di tessuto adiposo (grasso) contenuto all interno del seno. La crescita del tessuto mammario avviene durante la pubertà e raggiunge la sua completa maturazione nell età adulta, dopo la gravidanza e l allattamento. Si dovrebbe dire che, la mammella, è un organo ricco di vasi linfatici e sanguigni, che risentono molto dello stato di congestione che si determina con il variare degli ormoni. Le sue potenzialità di crescita, si mantengono, allo stesso modo, per tutta la vita riproduttiva della donna e fenomeni di proliferazione, differenziazione e 6

5 regressione si ripetono ad ogni ciclo mestruale. Con l avvento della menopausa prevalgono i fenomeni regressivi e si osserva una rapida involuzione della ghiandola mammaria. Bisogna precisare che per quanto riguarda il lato fisiologico, il controllo della crescita, dello sviluppo e della funzione della mammella è mediato dall azione integrata di ormoni. Sempre focalizzando l attenzione sull azione degli ormoni bisogna dire che nella parte centrale del cervello si trova una ghiandola chiamata ipofisi. L ipofisi produce un ormone chiamato prolattina, il quale ha capacità di controllo, di stimolo, o di inibizione sullo sviluppo e sulle attività della ghiandola mammaria. La produzione della prolattina è costantemente sottoposta ad una inibizione controllata, dovuta alla secrezione di un fattore inibente da parte di una zona cerebrale chiamata ipotalamo 5. Questo gioco di fattori fa sì che l equilibrio che regola le funzioni e persino l aspetto della mammella sia molto delicato. Invece durante la gravidanza, l ipofisi produce degli ormoni placentari. La mammella è convenzionalmente suddivisa in quattro quadranti il cui fulcro passa appunto nel capezzolo: quadrante superiore interno o mediale, quadrante superiore esterno o laterale, 5 Massimo Giovannini, Prevenzione dei tumori femminili, Edizioni Rai Radio Televisione Italiana, Torino 1982 pag

6 quadrante inferiore interno mediale, quadrante inferiore esterno laterale. Figura 2 Suddivisione della mammella in quadranti Il termine tumore viene impiegato per indicare l accrescimento di un gruppo di cellule in modo anomalo, autonomo, progressivo ed indipendente. Generalmente il tumore prende il nome dall organo nel quale origina. In questa definizione rientrano sia i processi caratterizzati da un accrescimento lento e progressivo, con conseguenze di scarso rilievo sullo stato generale del paziente ( tumori benigni, detti anche inoffensivi ), sia processi capaci di condurlo a morte più o meno 8

7 rapidamente ( tumori maligni, detti anche cancro ). Va precisato che, un tumore benigno può trasformarsi in un tumore maligno. L accrescimento del tumore maligno, all inizio, è lenta, ma subisce una rapida accelerazione una volta raggiunta una certa dimensione 6. Per esempio, un tumore che nei primi sei anni aveva raggiunto la dimensione di un centimetro e mezzo, arriva nei successivi sette mesi a quasi tre centimetri. Questo avviene perché le cellule normali, tendono a circoscrivere la massa tumorale in crescita ed a impedirne la diffusione nell organismo, sia per via ematica che linfatica. A volte però può capitare che, un tumore sia minuscolo ma si sviluppa così tanto che il suo peso diventa pari a quello dell organismo 7. Per quanto riguarda la mammella, il tumore è già diagnosticabile con mammografia, quando ha un diametro di appena 0,1 cm. In termini più specifici, il rapido accrescimento viene chiamato effetto valanga 8. 6 Umberto Veronesi, Le donne devono sapere, Edizioni Sperling & Kupfer Editori, Firenze 1996, pag M. Shelton, Tumori e cancri, Edizioni Gruppo Trimarchi, Campobasso 1995, pag Umberto Veronesi, Le donne devono sapere, Edizioni Sperling & Kupfer Editori, Firenze 1996, pag

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