ERVENTO DI DIFESA DELLA COSTA LOCALITA LID IDO DELLE NAZIONI DI PORTO RECANA PROGETTO DEFINITIVO LAZIONE ILLUSTRATIVA E TECNICA

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2 COMUNE DI PORTO REC CANATI REG EGIONE MARCHE Servizio Infrastrutture Se Tr Trasporti ed Energia Settore IV LL.PP. Ambien ente Patrimonio Protezione Civi ivile INTE ERVENTO DI DIFESA DELLA COSTA LOCALITA LID IDO DELLE NAZIONI DI PORTO RECANA NATI (MC) Accordi di Programma tra Minis nistero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la Regione Marche per l attuazione degli interventi in di mitigazione per il rischio idrogeologico co nei territori del Centro No finanziati dalla delibera CIPE n.6/2012. Nord PROGETTO DEFINITIVO RELA LAZIONE ILLUSTRATIVA E TECNICA

3 INDICE 1. Normativa di riferimento PREMESSA IL PROTOCOLLO D INTESA Convenzione di avvalimento LE RISORSE NATURALI INQUADRAMENTO GENERALE FORNITO DAL PIANO DI GESTIONE INTEGRATA DELLE AREE COSTIERE Caratteristiche generali del litorale marchigiano EVOLUZIONE STORICA DELLA COSTA MARCHIGIANA UNITA' FISIOGRAFICA N.17 - DALLA FOCE DEL FIUME POTENZA AL PORTO DI CIVITANOVA MARCHE Descrizione dello stato di fatto dell unità fisiografica ANALISI DEGLI SQUILIBRI INDICAZIONI PROGETTUALI CARATTERISTICHE METEOMARINE DELL ADRIATICO Livello del mare Dinamica costiera CONDIZIONI METEO-MARINE DEL PARAGGIO Condizioni meteo-marine generali di correnti, maree e venti lungo la costa marchigiana Misure di moto ondoso della boa appartenente alla rete ondametrica nazionale (R.O.N.) al largo di Ancona Analisi delle correnti marine costiere alla foce del fiume Potenza ESPERIMENTO CON SABBIE TRACCIANTI SU RIPASCIMENTO CAMPIONE RILIEVI TOPO-BATIMETRICI COMPORTAMENTO DELLE OPERE DI DIFESA SCELTA DEL TIPO DI OPERA IN BASE ALLE ISTRUZIONI TECNICHE DEI LL.PP. DEL 28/6/ LA TECNICA DEL RIPASCIMENTO CONSIDERAZIONI SUL PROFILO DI EQUILIBRIO TRASVERSALE ANALISI A LUNGO TERMINE DELLA LINEA DI RIVA TRAMITE IL SOFTWARE GENESIS GENESIS Shoreline change model DESCRIZIONE DELL INTERVENTO DESCRIZIONE DEL CANTIERE PRIME INDICAZIONI DEL PIANO DI MANUTENZIONE PROGRAMMA DI ATTUAZIONE, MODALITA ESECUTIVE OPERE E LAVORAZIONI MONITORAGGIO AUTORIZZAZIONI INDICAZIONI SULLA SICUREZZA CRONOPROGRAMMA BIBLIOGRAFIA

4 1. Normativa di riferimento - DIRETTIVA 2007/60/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 ottobre 2007 relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni; - Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR) Legge 8 agosto 1985, n.431 e L.R. 8 giugno 1987, n.26 - Approvato con Deliberazione Amministrativa n. 197 del (restituita senza rilievi dalla C.C.A.R. con decisione n del 15 dicembre 1989); - LEGGE REGIONALE N.15 DEL (disciplina delle funzioni in materia di difesa della costa); - Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere della Regione Marche (approvato con la Delibera Amministrativa Consiglio Regionale n.169 del 02/02/2005). 2. PREMESSA L'ambiente litoraneo è attualmente caratterizzato da forti elementi di vulnerabilità e rischio per la presenza di accentuati fenomeni di erosione e di ingressione marina. Questi fenomeni, che interessano gran parte del litorale marchigiano, dipendono dalla dinamica del mare ma sono significativamente influenzati dall'uso che si è fatto in passato del territorio e delle sue risorse. In particolare, la riduzione della spiaggia emersa per effetto della diminuzione dell'apporto di sedimenti da parte dei fiumi, l'abbattimento delle dune costiere che costituivano il serbatoio naturale di sabbia, la presenza delle opere portuali, marittime e di difesa che modificano il trasporto del sedimento lungo costa e l'intenso processo di urbanizzazione della fascia costiera rappresentano le principali cause dell'erosione e dell'ingressione marina. L'area costiera è esposta anche al rischio di allagamento ad opera delle piene fluviali dei territori posti alle quote più basse. Occorre considerare anche gli scenari futuri relativi ai cambiamenti climatici, globali e locali, che prevedono l'innalzamento del livello medio del mare e l'aumento della frequenza degli eventi climatici estremi (acqua alta, mareggiate intense, trombe d'aria, alluvioni, ecc.). Le previsioni al 2090 indicano per il Mediterraneo un innalzamento del livello medio del mare compreso tra 18 e 30 cm e il conseguente rischio di ingressione marina per gran parte delle aree costiere e delle pianure italiane. Da questo quadro è chiaro come la protezione della costa sia una priorità nelle strategie di difesa del nostro territorio. L erosione delle spiagge è per lo più causata dalla riduzione dell input sedimentario dei fiumi (Aminti e Pranzini, 1993). Nonostante alcune misure adottate per ristabilire il trasporto solido dei corsi d acqua che alimentano i litorali, non è pensabile che essi riacquisiscano quella capacità di apporto che aveva determinato l espansione delle spiagge nei secoli passati, anche perché una efficace politica del territorio finalizzata alla conservazione dei litorali, è in contrasto con quella tesa alla riduzione dell erosione del suolo e alla prevenzione delle alluvioni. In questo contesto la difesa dei litorali passa attraverso misure finalizzate a ridurre l energia del moto ondoso incidente sulla costa e gli interventi di ripascimento artificiale, 3

5 alimentando il sistema spiaggia, rappresentano senz altro uno dei sistemi di difesa costiera più eco-sostenibili per l ambiente costiero adottati negli ultimi decenni. 3. IL PROTOCOLLO D INTESA Il 25 novembre 2010 la Regione Marche ha sottoscritto un Protocollo di Intesa con il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare al fine di individuare, finanziare ed attivare interventi di difesa del suolo urgenti e prioritari finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico, da effettuare nel territorio regionale, come riportato nello stesso accordo di programma: Considerato che uno studio del Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha evidenziato che il 9,8% del territorio nazionale è interessato da aree ad alta criticità idrogeologica e che 540 chilometri di linea di costa risulta a potenziale rischio di erosione per i beni esposti. Ravvisata la necessità di considerare in modo unitario tutte le risorse affini e contigue presenti nel bilancio della Direzione per la Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche per attivare un piano di azione che garantisca la massima efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa. L intervento che verrà realizzato nel Comune di Porto Recanati è previsto dal suddetto protocollo e riguarda il tratto di litorale compreso tra l attuale foce del Fiume Potenza e la foce del Fosso Pilocco, paleo foce dello stesso fiume Potenza e posta circa 3 km più a sud dell attuale. L area dell intervento, pur non essendo individuata nel PAI - Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) dei bacini di rilievo regionale approvato con Deliberazione di Consiglio Regionale n. 116 del 21/01/2004, è stata sottoposta alle valutazioni inerenti la pericolosità, il rischio e il danno, come previsto dalle procedure della DIRETTIVA 2007/60/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 ottobre 2007 relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni, recepita nell ordinamento italiano con il Decreto Legislativo 23 febbraio 2010 n Convenzione di avvalimento Il 15 maggio 2013 è stata sottoscritta la convenzione di avvalimento per la progettazione, l'appalto e l'esecuzione dell Intervento fra il Ministero Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, la Regione Marche ed il Comune di Porto Recanati (MC). L importo ammesso a finanziamento finanziato dalla delibera CIPE n.6/2012 è di ,00. Nella convenzione si stabilisce che Il Comune di Porto Recanati (MC) svolge il accetti il ruolo di Ente Attuatore e diventi responsabile della esecuzione e della attuazione tecnica/amministrativa dell'intervento e degli adempimenti previsti per il monitoraggio delle sue fasi attuative nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di lavori pubblici e in linea con i tempi concordati con il Commissario. La Regione Marche - Servizio Infrastrutture, Trasporti ed Energia ha accettato di collaborare con il Comune di Porto Recanati (MC), curando le attività tecniche di progettazione, di redazione del piano di sicurezza e di coordinamento, di direzione e contabilità dei lavori, di coordinamento per la sicurezza in fase di esecuzione e di collaudo. 4

6 4. LE RISORSE NATURALI Il Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere della Regione Marche individua, come elemento essenziale per la scelta tipologica degli interventi, la sicurezza della possibilità di reperire il materiale per la realizzazione dell intervento previsto. Nella configurazione tipologica dell intervento proposto si è individuata una sola tipologia di risorsa naturale proveniente da sabbie/ghiaie di origine mineralogica della catena umbro-marchigiana. La tipologia del materiale per ripascimento è stata dettata dal fatto che nella zona compresa tra il Monte Conero ed il fiume Chienti sono presenti spiagge costituite, dal punto di vista granulometrico, da sabbie grossolane e ghiaie. L approvvigionamento del materiale da utilizzare per il ripascimento è stata verificata tramite il catasto del Piano Cave della Regione Marche che per la tipologia di materiale previsto, sabbie e ghiaie, stima una disponibilità annua sul reparto commerciale di oltre 1 milione di metri cubi (vedi elaborato grafico di progetto). Tale quantità si ritiene compatibile con le necessità progettuali (circa m 3 ) anche alla luce della attuale congiuntura economica dove il reparto edile ha riscontrato un forte rallentamento. Nello specifico elaborato progettuale sono individuati, a titolo di esempio, tutti i possibili siti di approvvigionamento sul territorio regionale con l indicazione dei quantitativi annui di estrazione previsti per il materiale sabbia/ghiaia e l indicazione della distanza media dal sito di Porto Recanati stimata in 65 Km. 5

7 5. INQUADRAMENTO GENERALE FORNITO DAL PIANO DI GESTIONE INTEGRATA DELLE AREE COSTIERE 5.1. Caratteristiche generali del litorale marchigiano Il litorale marchigiano si sviluppa, fra le foci dei fiumi Tavollo a Nord e Tronto a Sud, per circa 172 km ed è diviso circa a metà dal promontorio del monte Conero. Escludendo i tratti di costa alta e rocciosa (della lunghezza complessiva di circa 33 km) e quelli occupati dalle infrastrutture fisse portuali (quasi 9 km, di cui quasi 3 km su costa alta), rimangono circa 133 km, pari ad oltre il 77% del totale, di spiaggia o costa bassa. La parte settentrionale, da Gabicce ad Ancona (considerata fino alla punta di San Clemente che rappresenta il limite delle propaggini estreme settentrionali del promontorio del monte Conero), è orientata lungo la direzione NordOvest-SudEst (esposta ai 40 N) ed è lunga circa 78 km (45% del totale), di cui 65 km sono a costa bassa e 61 km sono quelli relativi a spiagge basse libere da porti. Il tratto di costa meridionale, da Ancona a San Benedetto del Tronto, è orientato secondo la direzione NordNordOvest-SudSudEst (esposta ai 70 N) ed è lungo quasi 94 km, di cui 74 km sono a costa bassa e 72 km sono quelli relativi a spiagge libere da porti. Nelle indagini effettuate da Dal Cin e Simeoni nel 1987 e 1993 sui 133 km di costa bassa (libera da porti) della regione le spiagge erano per il 30% sabbiose, per il 53% ghiaiose e per il 17% miste. L indagine sedimentologica, effettuata per gli studi propedeutici alla redazione del Piano di Gestione Integrata delle Aree costiere su campioni prelevati nell estate 1999 sulla spiaggia emersa alla quota +1m sul l.m.m. ha fornito i seguenti risultati: le spiagge di sabbia sono risultate il 44% di quelle campionate, quelle di ghiaia il 43% e le spiagge miste (e/o con sedimenti fini) il 13%. Il confronto dimostra l aumento delle spiagge sabbiose e la diminuzione di quelle ghiaiose, specie nella parte meridionale, che può essere legato, oltre che a diversi riferimenti nei rilievi e nell analisi dei campioni, al progressivo aumento della presenza delle opere costiere di difesa foranee che hanno agevolato il deposito dei sedimenti più fini sulla spiaggia a tergo ed anche al progressivo impoverimento generale di dimensione granulometrica del sedimento presente sui litorali. Le infrastrutture portuali presenti lungo l intero litorale regionale sono da Nord a Sud: il porto canale di Cattolica-Gabicce al confine settentrionale, il piccolo rifugio di Vallugola, i porti canale di Pesaro, Fano e Senigallia, il porto storico di Ancona, fiancheggiato dalle darsene turistiche e dal bacino dei cantieri navali, il bacino esterno di Numana, il piccolo bacino interno 5 vele tra Porto Recanati e Porto Potenza Picena, ed infine i bacini esterni di Civitanova Marche, Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto. Il tratto costiero della regione interessato dalla presenza delle strutture portuali (quasi 9 km) è oltre il 5% dello sviluppo totale. In generale le coste alte, poco più del 19% del totale, vengono considerate quelle che si trovano tra Gabicce e Pesaro (il promontorio del colle San Bartolo, dalla punta Gabicce all estremità Nord della baia Flaminia, lungo circa 11 km) e tra Ancona e Numana (il promontorio del monte Conero, dalla sporgenza della punta di Santa Lucia nel porto di 6

8 Ancona al vecchio molo del porto di Numana, lungo circa 22 km). La costa potrebbe essere considerata alta anche tra Pesaro e Fano (in corrispondenza delle alture del colle Ardizio, per circa 5,5 km) ed in diversi brevi tratti compresi tra Altidona e Grottammare (per complessivi 5,8 km dovuti ad una sequenza di colline litoranee). Questi ultimi tratti di costa pesaro-fanese e picena, mentre originariamente potevano trovarsi nelle condizioni naturali di falesie collinari a strapiombo sul mare, attualmente si presentano nella condizione di falesie morte : i franamenti successivi avvenuti dalle pareti frontali hanno allontanato il piede dall azione del mare. Tra l altro la piattaforma al piede è stata opportunamente adeguata anche con opere di protezione per essere utilizzata quale imbasamento di infrastrutture civili e/o viarie litoranee (sia stradali che ferroviarie). I tratti pesaro-fanesi e piceni di costa, originariamente alta ma ormai consolidati artificialmente nella condizione rigida e stabile di falesie morte, vengono considerati quindi fra le coste basse. La costa marchigiana è, come detto, costituita prevalentemente (per l 81%, 139 km) da spiagge basse sabbiose e/o ghiaiose, la maggior parte delle quali ha subito arretramenti ed è attualmente occupata da opere costiere (vi risultano presenti circa 6 km di strutture portuali e circa 90 km di difese litoranee). Buona parte delle spiagge basse ancora non protette è comunque soggetta ad arretramento. Le poche parti senza problemi riguardano tratti posti generalmente a Sud di porti o barriere litoranee, oppure a Nord di foci fluviali con trasporto solido al mare ancora rilevante. La costa bassa marchigiana è infatti costituita da lunghe distese litoranee di spiaggia, con un andamento pressoché rettilineo o a leggera falcatura, intervallate dalle foci di numerosi corsi d acqua, che scorrono, a partire dagli Appennini, in vallate disposte a pettine pressoché perpendicoli ad essa. Sono fiumi a carattere torrentizio, con portate quasi nulle nel periodo estivo e portate di piena improvvise e di breve durata. Tutto attorno alle foci fluviali si sono sviluppate naturalmente le spiagge, che sono più o meno ampie ed estese in relazione agli apporti solidi al mare dei corsi d acqua limitrofi. Ugualmente in stretta relazione con le quantità solide trasportate al mare anche gli stessi delta di foce fluviali si presentano più o meno aggettanti e pronunciati rispetto all andamento pressoché rettiforme della linea di costa. Per il loro carattere torrentizio ed il breve percorso fino al mare (il più lungo è il Tronto, 115 km), i principali fiumi marchigiani trasportano notevoli quantità di materiale grossolano, con alte percentuali di ghiaie. Nel corso dell ultimo secolo le opere artificiali realizzate nei bacini fluviali hanno alterato anche fortemente questo regime di trasporto. La distribuzione granulometrica dei sedimenti superficiali della spiaggia emersa e sommersa avviene in modo pressoché uniforme per fasce parallele alla linea di riva soprattutto lungo le coste basse. Le sabbie sono presenti lungo il litorale (sabbie attuali), ma affiorano occasionalmente anche al largo, sulla piattaforma continentale fino al ciglio della Depressione Mesoadriatica (sabbie relitte). I profili trasversali delle spiagge sabbiose presentano una pendenza molto debole e generalmente le barre sommerse emergenti dal fondale. Queste sono parallele alla linea di riva, anche per lunghezze notevoli e sono organizzate in uno, due o tre ordini, il cui numero può ritenersi proporzionale al grado di stabilità della spiaggia stessa. Le ghiaie si ritrovano soprattutto in prossimità delle foci fluviali dei corsi d acqua principali, mentre sui tratti intermedi interfociali prevalgono le sabbie. 7

9 Il diametro medio delle ghiaie di spiaggia è molto variabile e diminuisce a partire dalle foci. Come si evince dall analisi dei campioni prelevati alla +1m durante la campagna sedimentologica del 1999, il diametro medio delle ghiaie di spiaggia supera raramente i 30mm. Le ghiaie, dove esistono, sono limitate alla parte emersa delle spiagge ed alla battigia. Attorno ai 2 m di profondità le ghiaie scompaiono dalla superficie del fondale per lasciar posto a sabbie fini o al massimo medie, su cui appunto si poggia lo strato ghiaioso. Anche di fronte alle foci ed alle coste alte ghiaie e ciottoli rocciosi poggiano sullo strato base di sabbia dei fondali; in tal caso il limite fra ghiaie e sabbie si può trovare a maggiore profondità (anche oltre i 3m). La pendenza trasversale del fronte della spiaggia ghiaiosa è ben maggiore rispetto a quella sabbiosa e cresce con la dimensione granulometrica della ghiaia presente. La parte sommersa del profilo, terminato lo strato ghiaioso, prosegue verso il largo con pendenza più debole (con la sabbia, sedimento più sottile, in superficie) ma in genere senza più barre. La distribuzione naturale di ghiaie e sabbie sulla spiaggia emersa e sulla battigia è suscettibile di qualche variazione in relazione con lo stato del mare nelle diverse stagioni o in occasione degli eventi ondosi più intensi. Il materiale di spiaggia maggiormente mobilizzato dalle onde è quello della fascia, larga mediamente 200m, che comprende la battigia ed i fondali fino a 3-4m di profondità, che costituisce la zona dei frangenti durante le principali mareggiate. Questi sedimenti relativamente recenti dovrebbero conservare qualche residuo delle loro caratteristiche fluviali e quindi dovrebbero presentare più elevata deviazione standard e dovrebbero essere stati privati quasi completamente delle frazioni fangose ad opera delle onde. In realtà tali caratteristiche generali non risultano sempre chiaramente confermate dall analisi dei campioni sedimentologici del I materiali sottili, trasportati in sospensione dai corsi d'acqua prima e dalle correnti del mare poi, tendono naturalmente a depositarsi quasi esclusivamente al largo, su fondali oltre gli 8-10m di profondità. Infatti oltre tali profondità le sabbie costiere scompaiono dal fondo e lasciano spazio alle particelle più fini. Le indagini sedimentologiche su tale fascia dei sedimenti fini (limi e argille) mettono in evidenza una zona a più alta percentuale di limo situata più sottocosta, cui fa seguito verso il largo una zona a più elevata percentuale di argilla. Un caso a parte costituiscono i fondali del golfo di Ancona dove la presenza di sedimenti sottili anche a piccole profondità, indica una particolare disposizione delle correnti litoranee, che evidentemente, in seguito alla conformazione della costa, intrappolano le frazioni torbide in sospensione all interno del golfo stesso. Nel corso soprattutto dell ultimo secolo la distribuzione dei sedimenti sulla spiaggia emersa e sommersa sottocosta è variata anche grandemente rispetto a quella naturale originaria sopra descritta. Infatti la distribuzione di sabbie e ghiaie sulla spiaggia è per esempio fortemente condizionata dalla presenza delle opere artificiali di difesa costiera, che agiscono a tal riguardo a seconda della propria tipologia. Quelle in forte aggetto interrompono quasi completamente il trasporto solido lungo la riva, mentre le scogliere foranee modificano notevolmente la granulometria dei tratti di spiaggia da esse protetti, facendo aumentare la percentuale delle sabbie più fini, o in certi casi degli stessi limi, che vi si depositano. Anche i lavori di ripascimento artificiale e gli interventi di 8

10 manutenzione effettuati dai gestori degli stabilimenti contribuiscono a qualche variazione nella distribuzione dei sedimenti della spiaggia emersa. Per lo stesso motivo i sedimenti fini tendono a depositarsi anche all interno dei maggiori bacini portuali costieri. 6. EVOLUZIONE STORICA DELLA COSTA MARCHIGIANA Come risultato dall analisi effettuata per le suddette schede sulle opere costiere si deduce che la costa marchigiana è attualmente interessata per oltre il 63% (circa 109 km) del suo intero sviluppo dalla presenza di strutture artificiali. Queste comprendono sia le opere portuali (che interessano circa 9 km di costa, il 5% dello sviluppo complessivo), sia le opere costiere di diversa natura e soprattutto di protezione dei litorali, cioè poste a contrastare il processo erosivo subito dalla costa, le quali complessivamente riguardano attualmente uno sviluppo di circa 100 km di costa (il 58% del totale). Le cause dell erosione sono principalmente dovute agli interventi antropici effettuati lungo la costa e lungo le aste fluviali. Le condizioni naturali (fisiche e sedimentologiche) originarie del litorale e dei bacini idrografici, sommariamente descritte nel paragrafo precedente, sono venute progressivamente ad essere modificate, soprattutto per il continuo progredire degli interventi antropici sulla costa e sui fiumi. Di seguito si inquadrano brevemente l evoluzione storica generale del litorale marchigiano ed i principali fattori, naturali ed antropici, che l hanno influenzata. L Adriatico è fin dall antichità la sede dello sviluppo di civiltà molto diverse, che lo hanno ampiamente utilizzato quale via preferenziale di comunicazione fra i siti costieri vicini, fra le diverse sponde e fra l Oriente e l Occidente. Dai tempi della pentapoli marittima dell esarcato ravennate i collegamenti via mare, sia interni che con le altre terre dell impero bizantino, erano importanti e frequenti. Nel corso del medioevo si sono ulteriormente intensificati. Fin dal XIII secolo, si hanno notizie di una densa rete di traffici che copre l Adriatico in tutta la sua estensione. I collegamenti marittimi sono rimasti a lungo la via principale di scambio e comunicazione ed erano preferibili, perché allora risultavano più agevoli, rispetto a quelli terrestri. Anche nell epoca delle conquiste oceaniche, quando i grandi traffici commerciali adriatici hanno risentito della crisi dovuta al dirottamento delle principali vie di navigazione fuori dal bacino mediterraneo, l Adriatico ha mantenuto attiva la circolazione di merci, uomini, idee, culture e conoscenze. Solo a partire dal XIX secolo le divisioni fra le grandi potenze europee prima, e fra i blocchi internazionali poi, hanno frenato un poco le intense comunicazioni attraverso il nostro mare. Fra il XIV ed il XVIII secolo la repubblica di Venezia, all apice del suo sviluppo, considera l Adriatico un proprio golfo. Con la sua notevole potenza militare marittima, essa esercita il controllo, attraverso il presidio del suo ingresso, l isola di Corfù, dei commerci che in esso avvengono, senza peraltro impedire lo sviluppo di città portuali come Ancona e Ragusa che riescono a ritagliarsi uno spazio, pur secondario rispetto ad essa, nei traffici tra l Oriente e l Occidente. Ancona è nelle Marche l unico porto naturale, che ha potuto sfruttare sin dall antichità gli alti fondali ed il buon ridosso offerto al suo bacino dalle propaggini estreme settentrionali del promontorio del monte Conero. Le strutture aggettanti del porto si protendono dal promontorio stesso. Quindi possono aver provocato solo un 9

11 aggravamento parziale dello squilibrio costiero del tratto di litorale delle località di Palombella, ex-borghetto, Torrette, Palombina e Falconara, già penalizzato per la sua esposizione naturale e per la sua posizione originaria rispetto appunto al promontorio stesso. Nel corso dei secoli, insieme ad Ancona, si sviluppano nelle Marche pure una serie di centri costieri minori che sfruttano le possibilità offerte dal litorale di ricavare facili approdi, porti, vie d acqua utili sia per esercitare più adeguatamente i commerci derivanti dal cabotaggio, che come ausilio all attività della pesca. Si tratta di un economia marittima che integra il reddito prodotto dall agricoltura fondata principalmente sulle colture del grano, della vite e dell ulivo. Pesaro, Fano e Senigallia, a Nord di Ancona, si sono insediati su foci fluviali e, pur tra molte difficoltà, diventano porti canale sin dal XV secolo, con opere in aggetto almeno dall inizio del XVII secolo. Invece a Sud di Ancona solo molto in seguito, nel 900, nasceranno i porti esterni di Numana, Civitanova, Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto, con tipologie prevalentemente a bacino. L insabbiamento e l inghiaiamento, dal mare o anche dai fiumi per i porti canale, hanno rappresentato da sempre il problema principale dei porti storici minori marchigiani. La soluzione normalmente utilizzata per evitarlo o contenerlo, è stata quella di prolungare i moli guardiani verso il largo, sia per impedire l ingresso dei materiali che per raggiungere fondali sempre più profondi, meno pericolosi e più adatti alle imbarcazioni di dimensioni sempre maggiori. Le strutture dei porti canale storici, aggettanti dal litorale sottile marchigiano, costituiscono delle evidenti discontinuità sulla spiaggia altrimenti allora libera da opere costiere artificiali. Il progressivo prolungamento dei moli, bloccando il trasporto solido costiero longitudinale, ha prodotto avanzamenti sopraflutto ed erosioni sottoflutto. Perciò in definitiva la costruzione dei primi bacini portuali ed il progressivo sviluppo in aggetto dei moli hanno rappresentato le cause originarie, di carattere antropico, che hanno innescato storicamente la modifica dell evoluzione naturale della linea di riva e della spiaggia marchigiana con la successiva conseguente nascita del fenomeno dell erosione costiera. La linea di riva è stata comunque in costante avanzamento sull intero litorale sottile fino al XIX secolo. A riprova di ciò sta il fatto che le fortificazioni medievali-rinascimentali delle città costiere, costruite in prossimità del mare, alla fine dell 800 si trovano a metri dalla linea di costa. Tale avanzamento storico del litorale marchigiano è legato, oltre che a fattori climatici, ai massicci interventi di disboscamento, su tutti i bacini del territorio marchigiano, iniziati dai romani e proseguiti intensamente nel 600 per lasciare spazio alle colture agricole. Il disboscamento nei territori marchigiani venne interrotto solo nel 1876 con una legge del nuovo stato unitario. Fino alla prima metà del 900 l erosione marina, apparsa nell 800, rimase molto contenuta e localizzata, anche perché veniva ancora ampiamente compensata dagli apporti solidi fluviali al mare, che probabilmente presentavano una diminuzione rispetto al secolo precedente. L arretramento dell arenile non costituiva peraltro un grave problema, in quanto allora sulla spiaggia gravitava pressoché l unico interesse dei pescatori locali per tirare in secco le proprie imbarcazioni. Il fenomeno erosivo diviene per la prima volta importante quando comincia ad interessare i tratti costieri della linea ferroviaria adriatica, realizzata a partire dal 1856 (tratto settentrionale) e dal 1861 (tratto meridionale). Essa era stata collocata, per 10

12 parecchi tratti, sulla parte alta della spiaggia emersa o al posto delle preesistenti dune litoranee (vedi figura successiva). Per la costruzione dei suoi rilevati, sono stati probabilmente utilizzati per la gran parte anche gli inerti disponibili nelle foci fluviali e soprattutto nelle spiagge. Una volta innescato il processo erosivo il rilevato ferroviario si trova proprio ad impedire la naturale espansione delle onde di tempesta sulla spiaggia. L arretramento della linea di riva mette in pericolo le strutture ferroviarie e costringe l Ente gestore ad intervenire continuamente con massicce opere di contenimento. Gli interventi di protezione sono consistiti, almeno per tutta la prima metà del 900, quasi esclusivamente in scogliere radenti, per la facilità e rapidità della posa in opera dei massi, scaricati direttamente dai vagoni. Ma le difese di questo tipo, impedendo la formazione di un nuovo arenile, provocando riflessioni, scalzamenti ed erosione della spiaggia, hanno portato il fenomeno erosivo ad interessare progressivamente anche i tratti di litorale sottoflutto. FS FS sulla battigia Costa alta Costa bassa libera Corografia del territorio marchigiano con individuazione dei principali tratti di costa bassa libera dalla presenza di opere costiere 11

13 Nel primo 900 inizia inoltre la costruzione dei porti di S.Benedetto del Tronto (1907) e Civitanova Marche (1919), che verranno completati, nelle parti fondamentali, rispettivamente intorno al 35 ed al 58. La realizzazione delle nuove strutture portuali in aggetto, come pure i prolungamenti dei moli esterni dei bacini preesistenti, provocano o aggravano l erosione delle spiagge limitrofe sottoflutto. Per questi motivi nella prima metà del 900 compaiono anche le prime sporadiche opere di difesa del litorale (non più solo delle infrastrutture viarie o portuali). Si tratta soprattutto di pennelli (qualcuno preesisteva già dalla fine dell 800) che vengono realizzati in forma isolata (per esempio a Gabicce, Pesaro, Fano, Senigallia, Falconara, Portonovo, Sirolo, Numana, Porto S.Giorgio, Pedaso, Cupra Marittima e foce del fiume Tronto), solo raramente in batteria (Sassonia di Fano e Grottammare), per passare successivamente alle prime singole scogliere foranee parallele e vicine alla riva. Alcuni dei pennelli, aventi anche altre funzioni, sono stati poi trasformati in moli o prolungati con pontili. L erosione si manifesta però in tutta la sua gravità specialmente dopo l ultima guerra mondiale, quando una serie di fattori concomitanti accelera il processo che si era precedentemente mostrato ma con evoluzione ancora piuttosto lenta. Oltre al contributo offerto dai fenomeni naturali (per il clima divenuto gradualmente ancora più secco) sono i fattori antropici quelli che hanno perturbato maggiormente l ambiente inducendo le più evidenti variazioni allo stato dei fiumi e (anche conseguentemente) all equilibrio dinamico dei litorali. Il grande aumento delle opere di regolazione fluviale realizzate per fini idroelettrici, irrigui o potabili e quello delle opere idraulico-forestali, di regimazione sulle aste a monte e di sistemazione spondale sui relativi versanti, frenano l apporto dei materiali solidi fluviali verso il mare. L agricoltura intensiva e l utilizzazione di arature meccaniche producono un incremento della portata solida argillosa dei fiumi. A causa del rallentamento della corrente dovuto alla presenza delle nuove opere trasversali i sedimenti fini si depositano in alveo a ricoprire la frazione ghiaiosa, permettono lo sviluppo di un intensa vegetazione che le piene ordinarie non riescono ad estirpare, riducendo così ulteriormente il trasporto solido del materiale grossolano di base, nonostante l alveo stesso risulti appunto sovralluvionato. Le misure effettuate lungo alcuni fiumi marchigiani hanno dimostrato la poca consistenza dell attuale trasporto solido di fondo ed un comportamento variabile anche con le stesse condizioni di portata idrica. Contemporaneamente lo sviluppo edilizio di quegli anni richiede una gran quantità di inerti e l indiscriminata escavazione negli alvei dei fiumi marchigiani diventa una delle industrie più floride. Infatti molti fiumi marchigiani trasportano notevoli quantità di materiali di natura grossolana, con alte percentuali di ghiaie. Tale loro capacità è stata appunto sfruttata in modo massiccio negli anni soprattutto per reperire inerti da utilizzare in edilizia per sostenere il boom edilizio di quel periodo, e nella costruzione di infrastrutture. L Aquater, in base alla potenza installata degli impianti di produzione degli inerti negli alvei dei fiumi marchigiani, ha stimato la quantità estratta in mc nel periodo , una quantità enorme di materiale ghiaioso e sabbioso, che altrimenti sarebbe arrivata naturalmente alla foce e poi sulle spiagge stesse. L Aquater ha stimato inoltre 12

14 che tra gli anni 60 e 70 la diminuzione generale del trasporto di sabbie e ghiaie per esempio per il fiume Esino è stata del 60%, quella del Foglia, del Metauro e del Cesano è stata del 35-40%. Tutto ciò tende ad annullare quasi completamente il trasporto solido a mare ed il rifornimento di materiale alle spiagge si riduce drasticamente durante tali decenni, le foci fluviali cominciano ad arretrare con un processo che non si è più invertito. Solo con legge regionale del 1976 le estrazioni in alveo vengono vietate, ma i fiumi marchigiani sono già soggetti a forti abbassamenti degli alvei che producono scalzamenti delle opere d arte. Nello stesso tempo inoltre la migrazione regionale della popolazione e delle attività verso le zone litoranee, con la conseguente occupazione della fascia costiera con insediamenti abitativi, produttivi ed infrastrutture viarie litoranee, producono una profonda modifica dell ambiente costiero, andando ad interessare molte volte l apparato dunoso residuo della spiaggia emersa. Come esempio notevole la raffineria dell A.P.I. di Falconara, viene ampliata (fra il 1950 ed il 1970) notevolmente in aggetto sulla foce del fiume Esino, modificandone completamente l assetto naturale e molto probabilmente prelevandone anche del materiale utile al riempimento del terrapieno. Continua inoltre l asportazione di inerti anche dalle spiagge ghiaiose non ancora interessate dal turismo. Per costituire il terrapieno della zona industriale del porto di Ancona (fra il 1955 ed il 1975 circa) si è utilizzata una gran quantità di ghiaia asportata dalla spiaggia di Marina di Montemarciano. Ancora il prepotente sviluppo turistico-balneare di quegli stessi anni investe in modo massivo le spiagge (prima quelle sabbiose di fronte ai principali centri costieri). L esplosione del turismo di massa produce quasi ovunque l ulteriore invasione della spiaggia, il completamento della sua occupazione fin quasi sulla battigia e la quasi totale distruzione delle dune naturali con le opere urbanistiche, viarie, turistiche e balneari che degradano ulteriormente l ambiente senza quasi alcuna resistenza da parte delle autorità competenti. Inoltre tale sviluppo rende necessariamente la spiaggia un bene fondamentale che gli operatori economici richiedono di proteggere. Le opere di difesa vengono il più delle volte realizzate in emergenza, senza lasciare possibilità, alle amministrazioni pubbliche, di predisporre studi o progetti mirati per una razionale pianificazione, cosicché esse finiscono per produrre facilmente uno spostamento dell aggressione erosiva in tratti sottoflutto non ancora intaccati con un inesorabile processo a catena che si autoalimenta con sempre nuove protezioni e conseguenti erosioni. L erosione del litorale si presenta così inesorabilmente in molti tratti e, dopo le primordiali sporadiche opere di difesa costiera della prima metà del secolo, la soluzione adottata quasi ovunque per combattere il problema dell erosione è quella delle barriere foranee emerse. A Porto d Ascoli le prime scogliere foranee sono del 1962/3, a Grottammare del 1960, a Cupra Marittima del 1954, a Pedaso del 1957, a Porto San Giorgio del 1962, mentre a Porto Civitanova le prime foranee sono del 1959, analoghi interventi nel litorale di Fontespina sono del 1965, a Porto Potenza Picena le prime scogliere foranee sono del 1961, a Porto Recanati del A Palombina le foranee nascono nel 1954, a Falconara nel 1948, a Senigallia le scogliere foranee a ponente del porto iniziano nel 1947, a Fano si realizzano dal 1964, a Pesaro nei primi anni 70 ed a Gabicce intorno al Questi esempi mostrano la criticità della situazione, l estensione e la diffusione del problema a scala regionale. 13

15 Anche per la difesa della linea ferrata litoranea gestita dalle Ferrovie in questi decenni tumultuosi (per le sorti della costa marchigiana) si è adottato più che altro la tipologia delle scogliere distaccate parallele alla riva, pur mai abbandonando però quelle radenti utilizzate soprattutto in condizioni di emergenza. Le scogliere foranee venivano poste quali nuove strutture protettive del rilevato ferroviario o in sostituzione delle opere radenti più obsolete oppure solamente sovrapponendole a quelle aderenti integrandone l azione protettiva. Nel 1980 la Regione Marche affida alla società Aquater il Piano Generale di Difesa della costa che, pur non adottato e completato e limitato all analisi delle sole spiagge basse, produce una serie di interventi a partire dal 1982 tra cui opere sperimentali alternative alle scogliere foranee nel tentativo di superarne i difetti. Si tratta di ripascimenti protetti, spiagge sospese, barriere permeabili, scogliere o setti sommersi realizzati anche, al posto dei massi naturali, in sacchi di sabbia o tubi Longard. Negli anni 80 il fenomeno erosivo si intensifica in zone già squilibrate e si diffonde anche a spiagge non ancora intaccate. La costruzione di nuove opere artificiali di difesa su ulteriori estensioni di litorale comincia a provocare la chiusura completa di alcuni ampi tratti di litorale, a volte coincidenti con le stesse unità fisiografiche (ad esempio i tratti dell intera spiaggia bassa di Gabicce, tra i porti di Pesaro e Fano, tra la foce del fiume Esino ed il porto di Ancona, tra la foce del fiume Tenna ed il porto di Porto San Giorgio). Con il proliferare delle opere di protezione si ottiene il risultato di produrre un notevole irrigidimento e la completa artificialità del limite costiero per tali interi tratti. Fra gli anni 80 e 90 l attenzione per la protezione si estende anche a nuovi tratti ancora non interessati in precedenza dal problema erosivo. Sono soprattutto le spiagge più lontane dai centri rivieraschi (perché sfruttate meno e più in ritardo a fini balneari), le spiagge ghiaiose (perché in grado di offrire più resistenza al fenomeno erosivo rispetto a quelle sabbiose) ed anche alcune di quelle sotto i promontori rocciosi (San Bartolo e Conero) sia per gli stessi problemi costieri sia per i sopraggiunti nuovi movimenti franosi di diverse falesie. Contemporaneamente si cerca di perfezionare il funzionamento dei sistemi di protezione costiera. Si adottano soluzioni di caratteristiche più evolute o anche vengono sostituite le difese più obsolete o malfunzionanti con altre più adeguate, allo scopo di correggerne i difetti. Per esempio sono evolute le forme delle scogliere sommerse di una nuova concezione: hanno minori sommergenze, berme molto più larghe e paramenti lato terra a pendenza più dolce. Ugualmente vengono realizzate nuove batterie di difese in pennelli con elementi disposti a pettine, fitti e corti con lunghezza decrescente sottoflutto, bassi fino a rimanere sepolti sotto il profilo della spiaggia emersa o immersi sott acqua nella parte sommersa e possono, presentare testata a forma di T. Per quanto riguarda le trasformazioni delle opere ad esempio alcune scogliere foranee emerse sono state sostituite con barriere sommerse (Gabicce, Senigallia, Porto Recanati, Fontespina, Pedaso, Cupra Marittima). In diversi casi tali nuove opere hanno condotto ad ampiezze di spiaggia più contenute rispetto alle situazioni precedenti. Il restringimento della spiaggia emersa o anche la perdita dei tomboli in aggetto non è risultato gradito dai concessionari di spiaggia, nonostante gli evidenti guadagni ambientali della forma della spiaggia e della qualità sia delle acque di riva che dei sedimenti di battigia. Sulla base soprattutto della maggior garanzia che esse offrono nel conservare una maggior ampiezza di spiaggia i bagnini sembrano preferire in genere, 14

16 per la protezione dei tratti di litorale di loro competenza, le barriere emerse a quelle sommerse e, ove sono presenti queste ultime, desiderano la loro sostituzione (o ritrasformazione se esse erano nate originariamente come emergenti) con scogliere emerse. Tale operazione di portare in emergenza scogliere precedentemente sommerse, per migliorarne l efficacia protettiva anche considerando che il moto ondoso è divenuto gradualmente sempre più incisivo, è stata eseguita o è in procinto di esserlo per esempio a Fiorenzuola di Focara e Santa Marina di Pesaro, originariamente realizzate come sommerse oppure anche a Gabicce e Senigallia, originariamente in sostituzione di scogliere emerse ulteriormente preesistenti. Negli anni 90, oltre alla consueta attenzione prestata sui tratti di costa degradati dalle mareggiate di provenienza meridionale, la situazione diventa critica anche per diverse spiagge, specie del litorale meridionale marchigiano (per esempio Numana bassa), sensibili agli effetti dei mari da bora, divenuti in questo periodo molto più frequenti ed incisivi, come evidenziato precedentemente. Inoltre il considerevole numero ormai raggiunto delle opere di difesa ed il loro notevole sviluppo in estensione sul litorale marchigiano hanno portato in primo piano per importanza quantitativa ed incidenza economica anche l oneroso problema delle necessarie operazioni di manutenzione da prevedere su di esse, interventi divenuti quindi di entità non più secondaria rispetto alle realizzazioni di nuove opere. Spesso non si riesce più a mantenere in una adeguata manutenzione tutte le opere di difesa ormai presenti sull intero litorale (per problemi di tempo o di economia) e si assiste sempre più spesso a lavori di manutenzione parziali o addirittura totalmente inesistenti. Ciò si riflette direttamente sullo stato dei relativi tratti di litorale protetti. Quindi vengono progressivamente coinvolti in problemi erosivi sempre più zone di spiaggia protette ma carenti di manutenzione. Ugualmente si manifestano insufficienze di protezione anche in tratti di litorale già difesi da opere che, pur avendo mantenuto la loro efficienza, si sono rivelate poco adeguate a sopportare eventi estremi come quelli verificatisi nella seconda metà degli anni 90. Altro aspetto migliorativo sulle opere su cui è stata posta particolarmente l attenzione nel corso degli ultimi anni è la miglior sistemazione dei varchi di collegamento fra i vari setti delle barriere foranee, in genere inserendovi nuove soglie sommerse. Le stesse soglie sommerse presenti lungo la costa come strutture di difesa autonome o per spiagge sospese sono state risagomate più efficacemente. Negli ultimi anni in alcune spiagge della nostra regione (per esempio spiaggia bassa di Gabicce, Metaurilia di Fano, Marotta, Numana bassa, Marcelli di Numana, Scossici di Porto Recanati), come già fatto regolarmente da diversi anni in maniera abbastanza estensiva per esempio nelle spiagge romagnole, sono state prese alcune misure precauzionali temporanee in inverno per iniziativa privata, quindi sporadicamente e/o di piccole dimensioni, a difesa specie delle strutture turistico-balneari presenti sulle spiagge. Si tratta della costituzione (con gli stessi sedimenti di spiaggia o con riporti artificiali da cave esterne) di accumuli di materiale disposti longitudinalmente in posizione arretrata rispetto alla linea di riva a ridosso delle strutture presenti sulla spiaggia emersa, come ultimo baluardo protettivo per tali costruzioni. In pratica si potrebbe parlare come della ricostituzione artificiale delle dune ormai smantellate dal mare, limitata però temporalmente al periodo delle stagioni cattive autunnale ed invernale. All inizio delle successiva bella stagione queste sorte di dune artificiali 15

17 temporanee sono smantellate meccanicamente e il materiale di cui erano costituite viene ridistribuito sulla spiaggia emersa stessa, per prepararla adeguatamente alle funzioni turistiche-balneari estive cui viene destinata. Questa misura precauzionale viene presa sia su spiagge libere da opere costiere che su quelle già protette da strutture rigide per fungere da ausilio protettivo alle difese fisse già presenti. Questo intervento risulta efficace solo per le mareggiate di piccola entità mentre ottiene un effetto opposto per eventi meteomarini più consistenti in quanto sottraendo materiale nella zona di battigia l effetto di dissipazione del moto ondoso viene compromesso accentuando gli effetti erosivi. Riguardo all evoluzione del litorale sembra importante anche notare che in genere, come descritto più dettagliatamente in seguito, l influenza delle opere costiere si manifesta sulla spiaggia emersa lentamente e comunque in ritardo rispetto alle variazioni della parte sommersa. In dettaglio si riporta di seguito l evoluzione della linea di costa dal 1948 al 2013 con la quantificazione dell avanzamento e dell arretramento per ogni intervento previsto. Le immagini sono quelle scattate dal satellite IKONOS il ottobre 2008 alle ore e fanno parte della campagna di monitoraggio avviata dalla Regione Marche, Servizio ITE per il tele-rilevamento satellitare di tutto il litorale marchigiano. 16

18 17

19 7. UNITA' FISIOGRAFICA N.17 - DALLA FOCE DEL FIUME POTENZA AL PORTO DI CIVITANOVA MARCHE La presente relazione fa ampio riferimento al Piano di Gestione Integrata delle Aree Costiere della Regione Marche (approvato con la Delibera Amministrativa Consiglio Regionale n.169 del 02/02/2005) in quanto lo stesso piano costituisce la fase di progettazione preliminare dell intervento. Il tratto di costa oggetto dell Intervento è ricompreso nella Unità fisiografica n.17 che va dalla foce del fiume Potenza al porto di Civitanova Marche. ZONA DI INTERVENTO 18

20 7.1. Descrizione dello stato di fatto dell unità fisiografica Il tratto in esame ha una lunghezza totale di 13,23 Km ricadenti nei Comuni di Porto Recanati (2,25 km), Potenza Picena (6,51 km) e Civitanova Marche (4,47 km). Il litorale presenta allo stato attuale opere per complessivi 10,18 km (pari al 77% della lunghezza totale), mentre in progetto sono previste ulteriori opere che non modificano la lunghezza complessiva del tratto interessato da opere. Le principali opere esistenti sono costituite da scogliere emerse (2,09 km), scogliere radenti (4,07 km), opere miste (3,07 km) e 13 pennelli. Le caratteristiche sedimentologiche della spiaggia emersa evidenziano la presenza dell 83% di sabbia ed una porzione del 17% non campionata; i bacini principali di apporto solido sono costituiti dal fiume Potenza e dal fiume Chienti. La linea ferroviaria costiera e le sue strutture di servizio sono state protette dall erosione con opere radenti realizzate a più riprese dagli anni 10 del 900 a Nord ed al centro di Porto Potenza Picena, poi estese nei decenni seguenti, procedendo sempre verso Nord, fino a terminare negli anni 80 la ricopertura dell arenile del territorio comunale. In sovrapposizione ad esse sono state poste negli anni 50 scogliere ravvicinate a Nord dell abitato, fra gli anni 60 e gli anni 80 scogliere distaccate dal centro dell abitato verso Nord e nel 1985 altre quattro barriere isolate allo sbocco del fosso Pilocco. L arenile di Santa Maria in Potenza ha subito negli anni 80 interventi protettivi con opere radenti e sperimentali permeabili e negli ultimi anni con altre opere radenti ed una batteria di pennelli che sono pure previsti da estendere fino alla foce del Potenza ove esiste un pennello sulla sponda destra dal Le strutture aggettanti dl porto di Civitanova hanno provocato nel litorale sottoflutto fenomeni erosivi. Vi furono poste scogliere foranee emerse a partire dal 1959, proseguite verso Nord fino a Fontespina nel 1977, un tratto di difesa radente del poi sostituita da nuove foranee e da una barriera sommersa nel Ancora sottoflutto sono state poste scogliere radenti sulla linea ferroviaria fra il 1972 ed il 1989 e delle foranee emerse e dei setti sperimentali permeabili nel

21 20

22 7.2. ANALISI DEGLI SQUILIBRI Il tratto in esame è particolarmente ampio e con una equivalenza di zone in erosione alternate a zone in avanzamento; i maggiori squilibri interessano aree a Nord del Porto di Civitanova con effetti erosivi concentrati. Il tratto interessato dall intervento evidenzia un generale arretramento della linea di riva causato da un deficit cronico di sedimenti sia per la parte emersa sia sommersa del sistema spiaggia. Gli elaborati progettuali evidenziano lo smantellamento della limitrofa foce del Potenza (arretramenti negli ultimi anni di circa 100 metri) che rappresenta la principale causa del deficit sedimentologico. Essendo quindi il tratto in esame ormai classificabile come spiaggia riflettiva (vedi paragrafi successivi), gli eventi meteo-martini stagionali condizionano fortemente l estrema dinamica del paraggio (elevata vulnerabilità dovuta alla ridotta distanza della linea di riva dalla linea ferroviaria, dalla strada comunale, dalle abitazioni) con repentina alternanza dell avanzamento/arretramento della linea di riva mettendo a rischio le infrastrutture esistenti INDICAZIONI PROGETTUALI A valle della foce del fiume Potenza per un tratto di costa di 1 km è previsto un sostanzioso intervento di ripascimento, prevedendo l uso di materiale (ghiaie e sabbie da reperire sia dai fiumi limitrofi che da unità fisiografiche limitrofe) protetto attraverso la realizzazione di soglie lungo tutto il tratto. Nel litorale antistante il complesso ospedaliero di Santo Stefano si prevede il salpamento delle scogliere radenti e semiradenti esistenti della Società FF.SS., oltre ad alcune scogliere emerse in località Potenza Picena centro ed riallineamento di quest ultime attraverso la realizzazione di una batteria di scogliere emerse al di sotto di quelle già esistenti per una lunghezza pari a 700 ml e la messa in opera di un pennello a chiusura delle stessa verso sud. Lo stesso intervento è stato previsto attraverso il salpamento delle scogliere emerse attualmente esistenti disassate e disallineate tra loro situate presso il comune di Civitanova, ed il loro riallineamento alla scogliera soffolta esistente (di cui si prevede il rifiorimento) tramite la realizzazione di scogliere emerse. A chiusura verso Nord dell ultima batteria di scogliere previste verrà messo in opera un pennello di rilevante importanza. 21

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