Convegno di Studio: Le biomasse agricole e forestali nello scenario energetico nazionale Progetto Fuoco 2004, Verona (18-19 marzo 2004)

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1 REDDITIVITA DELLE COLTURE FORESTALI ENERGETICHE A CICLO BREVE Torna all indice Sperandio G.* *Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione Agricola Monterotondo (RM) Riassunto In questi ultimi anni è stato crescente l interesse, soprattutto in chiave energetica e ambientale, verso le cosiddette colture forestali a rapida crescita e a turni brevi finalizzate alla produzione di biomassa a scopi energetici (Short Rotation Forestry-SRF). Ciò nonostante, non ha fatto seguito la diffusione tanto auspicata di questa coltura. Tra le principali motivazioni vi è la diffidenza degli imprenditori agricoli ad investire nella coltura, dettata soprattutto dall incertezza nei risultati economici. Quanto esposto nel presente lavoro, giustifica, in parte, tale perplessità. Infatti, tenendo conto di alcune ipotesi di base (produzioni, costi e prezzi della biomassa) su cui è stato costruito il modello d analisi economica finalizzato all individuazione della redditività della coltura, sono stati ottenuti risultati positivi solo in corrispondenza di casi particolarmente favorevoli (alte produzioni per ettaro e prezzi della biomassa più elevati degli attuali di mercato). L elaborazione è stata ripetuta considerando gli incentivi pubblici a favore della SRF concessi in varie Regioni, con risultati economici molto interessanti. Infine, si fa un accenno ai vantaggi economici derivanti dall impiego della biomassa auto prodotta per soddisfare il fabbisogno d energia termica aziendale, evidenziando il favorevole rapporto in termini di conversione energetica della biomassa prodotta dalla SRF rispetto ad altri sistemi di riscaldamento basati su combustibili convenzionali. 1. INTRODUZIONE Nel nostro Paese le colture forestali energetiche, costituite con specie a rapida crescita in impianti densi e con cicli produttivi alquanto ridotti (Short Rotation Forestry SRF), presentano ancora notevole difficoltà per una più ampia diffusione e affermazione nei piani di rotazione colturale delle aziende agricole. Ciò nonostante sia ormai passato più di un decennio da quando, anche da noi, sono iniziate le prime sperimentazioni ed evidenziate le problematiche della coltura (Enel-Cram, 1995, 1997, 1998; Facciotto e Schenone, 1998; Bisoffi, 2; Sperandio e Verani, 2; Altener-Bioguide, 1999; Paris et al, 22). Allo stato attuale ancora molti sono gli aspetti da risolvere, collegati alla necessità di ottenere produzioni sempre più elevate anche in condizioni ambientali meno favorevoli e contenere i costi di produzione tenuto conto del basso valore di mercato del prodotto ottenuto. A favore della coltura vi è sicuramente l idea che essa potrebbe rappresentare, in determinate condizioni, una scelta d indirizzo colturale alternativa, da un punto di vista produttivo, alla gestione tradizionale dei terreni investiti in colture agricole eccedentarie. In tal senso, dall Unione europea sono partite molte iniziative volte a favorire le colture agro-forestali partendo dalla considerazione che la biomassa prodotta possa rappresentare un importante fonte rinnovabile potenzialmente sostitutiva delle fonti tradizionali per produrre energia in condizioni più favorevoli per l ambiente (minore inquinamento, riduzione delle emissioni di CO 2, riduzione dell erosione del suolo). Sicuramente la maggiore attenzione alla coltura si è manifestata nel Nord del nostro Paese, dove sono aumentati gli interventi, non solo di tipo sperimentale ma anche operativo, da parte di singoli imprenditori con la realizzazione negli ultimi anni di oltre 2 ettari di impianti densi ed altri 1 ha in fase di attuazione (Facciotto e Mughini, 24). Questo relativo successo sembra però da imputare principalmente allo stimolo esercitato dai contributi pubblici per la coltura, erogati in talune Regioni di quest area del Paese. Minore interesse sembra manifestarsi, invece, nelle Regioni centrali, mentre pressoché assente è tale misura nel meridione. Gli impianti attualmente realizzati in gran parte sono costituiti con cloni di pioppo, anche se in alcuni casi si è ricorso al salice, alla robinia oppure, limitatamente all Italia centro-meridionale, all eucalipto. Alla luce delle problematiche appena accennate, in questa nota si vuole analizzare la SRF dal punto di vista del rendiconto economico con l obiettivo di formulare un giudizio di convenienza su questo tipo d investimento. 1

2 2. MODELLO D ANALISI ECONOMICA L analisi economica ha per obiettivo la determinazione della redditività della coltura nell ottica dell imprenditore che vede nella SRF una possibile alternativa ad altre produzioni agricole. Il modello di valutazione utilizza un procedimento d analisi finanziaria basato sull attualizzazione dei costi e dei ricavi, cadenti nei vari anni del ciclo colturale. Il modello di simulazione è applicato in relazione alle diverse ipotesi formulate sui livelli produttivi e sui prezzi di mercato del prodotto. Tale procedimento di trasposizione finanziaria dei valori è svolto utilizzando un saggio di sconto del 3%. L analisi è condotta a prezzi costanti, supponendo, cioè, che i prezzi del prodotto e i costi dei fattori produttivi coinvolti, rimangano invariati per tutta la durata dell investimento (Sperandio e Verani, 23). Gli indicatori economici analizzati per valutare la redditività della coltura nei diversi casi in esame, sono principalmente tre: il Valore Attuale Netto (VAN) per ettaro, che esprime la somma dei flussi di ricavi e costi attualizzati all inizio del ciclo colturale; il Valore Medio Annuo (VMA) per ettaro, che evidenzia l utile o la perdita media per anno ottenibile dalla coltura, per le diverse opzioni di durata dell investimento; il Valore Medio a Tonnellata (VMT) che esprime l utile o la perdita media di gestione della piantagione per tonnellata di sostanza secca (t s.s.). Il modello è applicato inizialmente anche per il calcolo degli indicatori riferiti ai soli costi di produzione, al fine di dare una prima indicazione, per cicli di durata variabile, del livello di prezzo teorico di mercato che la biomassa dovrebbe assumere per ottenere il pareggio di gestione della piantagione (break even point). Un ulteriore impiego del modello servirà per simulare gli effetti esercitati sul risultato economico dalla possibilità di accedere ad agevolazioni pubbliche per la coltura, previste in alcune Regioni. In pratica, le ipotesi sulle quali è basata l analisi riguardano in particolare: 1) aspetti tecnico-produttivi, con definizione degli elementi riguardanti le tecniche colturali, il ciclo produttivo e il livello di produzione della piantagione; 2) aspetti economici, con definizione, da un lato, degli elementi che concorrono alla formazione dei costi di produzione e, dall altro, degli elementi che influiscono sulla formazione dei ricavi, cioè il livello dei prezzi della biomassa in rapporto alla modalità di vendita e l entità dei finanziamenti a cui è possibile accedere. 1.1 Aspetti di tipo produttivo L analisi fa riferimento ad una piantagione di pioppo della densità di circa 1. piante/ha. Si considera un ciclo produttivo dinamico, di durata variabile fino ad un massimo di 15 anni, con ceduazioni a cadenza triennale a partire dal terzo anno. Il numero di ceduazioni realizzabili varia pertanto da un minimo di 1 (nell ipotesi che il ciclo venga interrotto a 3 anni) ad un massimo di 5 (ipotesi di massima durata). La funzione di produzione si presume possa assumere un andamento crescente nella prima fase del ciclo, raggiungere un massimo alla seconda ceduazione, per poi decrescere costantemente nei tagli successivi fino al termine del ciclo massimo. Al fine di comprendere una più ampia casistica di situazioni e di tener conto, in qualche modo, della diversa idoneità degli ambienti alla coltura, sono stati considerati tre possibili livelli di produzione: - il primo, d alta resa produttiva, rappresenta una situazione ottimale considerando produzioni attualmente ottenibili solo in condizioni eccezionali su terreni di pianura molto fertili e adatti alla coltura (Bonari et al., 2); - il secondo, di media resa, è ottenibile in terreni comunque buoni (freschi, profondi e ben drenati) di pianura, adatti comunque alla coltura (Facciotto e Mughini, 24); - il terzo, di resa più bassa, è riferito a condizioni podologiche ed ambientali meno favorevoli, con terreni a minore disponibilità idrica e a più basse fertilità. t s.s./ha per ceduazione La rappresentazione grafica delle tre ipotesi produttive, con riferimento ad ogni ceduazione, è riportata in Figura 1. Le rese medie annue derivate sono rispettivamente di circa 16, 12 e 8 t/ha di s.s Cadenza delle ceduazioni (anni) 34 Alta Media Bassa Figura 1 Produzione della biomassa per ceduazione ipotizzando tre livelli di resa per ettaro della SRF (alta, media e bassa), su un ciclo colturale massimo di 15 anni

3 1.2 Aspetti di tipo economico Le ipotesi assunte in questo caso riguardano, come accennato, gli elementi di costo e di ricavo dell investimento. Relativamente ai primi, sono stati considerati tutti i fattori produttivi che concorrono alla formazione dei costi di produzione della biomassa, la cui entità, distinta in rapporto ai tre livelli di resa della SRF, è riportata sinteticamente in tabella 1. Tabella 1 Elementi di costo considerati nel modello di analisi economica Descrizione Resa Alta (Euro/ha) Resa Media (Euro/ha) Resa Bassa (Euro/ha) Cadenza dell evento (anno) Impianto inizio ciclo Cure colturali Raccolta (con falcia-trincia-caricatrice) e trasporto intra-aziendale Carico e trasporto extra-aziendale (percorso inferiore a 1 km) Ripristino del terreno a fine ciclo variabile in funzione del ciclo considerato Beneficio fondiario ogni anno Direzione, amministrazione, sorveglianza, imposte Interessi sul capitale mediamente anticipato (calcolato sul 5% dei costi annui) ogni anno 6% ogni anno In particolare nei costi d impianto si comprende la lavorazione del terreno, la fertilizzazione, il diserbo, l acquisto e la messa a dimora delle talee, l irrigazione di soccorso e le prime manutenzioni postimpianto. Le cure colturali successive al primo anno sono volte essenzialmente al contenimento delle erbe infestanti ed a sostenere la coltura con apporto di fertilizzante (Facciotto e Mughini, 23). La raccolta avviene ogni tre anni impegnando un cantiere di lavoro costituito da una falcia-trincia-caricatrice e due trattori agricoli muniti di rimorchio (Spinelli et al., 1997; Spinelli e Verani, 2). Il sistema di lavoro proposto consiste nello svolgimento, in sequenza continua, del taglio, sminuzzatura e trasporto del cippato al centro aziendale. Il costo dell intero cantiere di raccolta, come pure del successivo carico e trasporto della biomassa a destinazione finale, è considerato variabile in funzione della produttività delle macchine e della quantità di biomassa raccolta o trasportata (costi più alti per maggiori provvigioni ad ettaro). Alla fine del ciclo produttivo, di volta in volta considerato nella simulazione, è prevista l attribuzione di un costo per il ripristino del terreno all uso agricolo tramite rimozione delle ceppaie, la cui entità si suppone crescente in rapporto all età e alle dimensioni delle stesse. Per quanto concerne la remunerazione del capitale fondiario (beneficio fondiario), anche in questo caso sono stati considerati valori diversi in relazione alle tre ipotesi produttive formulate, attribuendo una maggiore rendita ai terreni più produttivi. Nella valutazione è compreso anche il calcolo degli interessi ad un tasso del 6% sul capitale annuo mediamente anticipato dall imprenditore. Per quanto riguarda i ricavi della coltura, sono sostanzialmente esaminate due situazioni: la prima, che prevede la vendita della biomassa direttamente al piazzale dello stabilimento di trasformazione energetica con tutti i costi a carico dell imprenditore (compresa raccolta e trasporto finale della biomassa); la seconda, che considera la vendita in piedi della piantagione ad un impresa di servizi specializzata nel settore, la quale provvede direttamente alla raccolta, al trasporto e alla commercializzazione finale del prodotto. Per quanto attiene al mercato della biomassa per uso energetico, si fa riferimento a due livelli di prezzi: 7 Euro/t s.s. (circa 35 Euro/t di sostanza fresca - t s.f.), corrispondente al prezzo medio (franco stabilimento) pagato attualmente dalle centrali di conversione termica o termoelettrica; 9 Euro/t s.s. (circa 45 Euro/t s.f.), prezzo spuntato in qualche raro caso anche attualmente, fa riferimento a previsioni ottimistiche di mercato collegate ad una domanda di biomassa per energia crescente rispetto all offerta, tale da favorire incrementi di prezzo del prodotto. 3

4 Anche relativamente all opzione che prevede la vendita delle piante in piedi da parte dell imprenditore, vengono considerati due livelli di prezzo: 2 Euro/t s.s. (circa 1 Euro/t s.f.), prezzo già praticato per le nuove piantagioni realizzate in pianura padana; 3 Euro/t s.s. (circa 15 Euro/t s.f.), prezzo cui l imprenditore potrebbe aspirare in condizioni più favorevoli di mercato. Nella Tabella 2 vengono riportate in sintesi le ipotesi sui diversi livello di prezzo esaminati nell analisi. Tabella 2 Ipotesi assunte sui prezzi di vendita della biomassa per uso energetico Ipotesi (1) Ipotesi (2) Prezzo di vendita della biomassa Prezzo di vendita delle piante in piedi (franco centrale) (Euro/t s.s.) (Euro /t s.s.) Minimo massimo minimo massimo L ultimo aspetto considerato, di notevole impatto per le aspettative economiche imprenditoriali, è rappresentato dalla possibilità di usufruire d aiuti pubblici per l impianto e la gestione della coltura. Un intervento specifico in tal senso è previsto nei Piani di Sviluppo Rurale di molte Regioni (PSR 2-26), dove è data prosecuzione ad azioni dell Unione europea volte a favorire le colture forestali in genere (Ceraso e Pettenella, 23), comprese quelle dedicate in modo specifico alle produzioni per scopi energetici. Le Regioni che ammettono aiuti per tale azione possono essere distinte in tre gruppi in rapporto alla tipologia e alla consistenza dei contributi erogati: a) finanziamenti per impianto, manutenzione e mancati redditi su tutto il ciclo colturale (Lombardia); b) finanziamenti al solo impianto con copertura totale delle spese (Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna); c) finanziamenti al solo impianto con copertura parziale delle spese (Toscana, Umbria, Lazio). In Tabella 3 si riporta il quadro complessivo degli aiuti vigenti, distinti per Regione interessata. Tabella 3 - Contributi pubblici per la SRF ammessi nei Piani di Sviluppo Rurale (PSR 2-26) di alcune Regioni. Gruppo (*) Regione Impianto Manutenzione Mancati redditi Ciclo massimo Spesa massima ammessa ( Euro/ha ) finanziamento massimo concesso (Euro/ha) ( Euro/ha ) ( Euro/ha) (anni) A) LOMBARDIA per i primi due anni (per anno a imprenditori agricoli e loro associazioni: contributo variabile in relazione al tipo di terreno) (per anno a privati cittadini: contributo variabile in relazione al tipo di terreno) FRIULI-VENEZIA GIULIA non previsti non previsti 15 B) VENETO non previsti non previsti 15 PIEMONTE non previsti non previsti 15 EMILIA ROMAGNA non previsti non previsti 15 TOSCANA non previsti non previsti 15 C) UMBRIA non previsti non previsti 15 LAZIO non previsti non previsti 15 (*) A) aiuti per l'impianto, la manutezione e i mancati redditi; B) aiuti per l'impianto (copertura totale); C) aiuti per l'impianto (copertura parziale). 4

5 3. RISULTATI Il modello di simulazione, applicato per le ipotesi di volta in volta inserite, restituisce i valori assunti dagli indicatori economici con riferimento sia ai soli costi di produzione, sia all elaborazione simultanea dei costi e ricavi per definire la redditività della SRF. La simulazione rende possibile la formulazione di giudizi sulla convenienza dell investimento in funzione delle tre ipotesi di resa per ettaro (alta, media e bassa) e dei diversi livelli di prezzo realizzati in rapporto alle modalità di vendita della biomassa esaminate (7-9 Euro/t s.s. per la vendita diretta e 2-3 Euro/t s.s per la vendita della piantagione in piedi). Per quanto concerne la sola elaborazione dei costi di Alta P. Media P. Bassa P. Alta P. Media P. Bassa P. Costi (Euro/ha) Ciclo produttivo (anni) Euro/ha x anno ciclo produttivo (anni) 937 Figura 2 -Costi attualizzati (saggio di sconto r = 3%) per l'impianto e la gestione della SRF in funzione della resa per ettaro (Alta, Media e Bassa produzione). Figura 3 - Variazione del costo medio annuo della SRF in funzione del livello produttivo e del ciclo colturale. Euro/t ss Alta P. Media P. Bassa P ciclo produttivo (anni) Figura 4 - Variazione del costo medio a tonnellata di biomassa anidra in funzione del livello produttivo e del ciclo colturale. produzione, nelle Figure 2, 3 e 4, si riporta rispettivamente la somma attualizzata di tutti i costi attribuiti alla coltura, il costo medio annuo e il costo medio per tonnellata di s.s., in rapporto ad una durata del ciclo produttivo variabile fino ad un massimo di 15 anni. I valori sono riferiti a cicli produttivi che progrediscono con cadenze triennali, in relazione alle ceduazioni effettuate. Nelle Figure 5 e 6, sono mostrati, per unità di superficie e di prodotto, i risultati dell analisi considerando nel calcolo i valori delle produzioni realizzati ai prezzi di mercato della biomassa. Nella Tabella 4, invece, sono confrontati i risultati economici, per il solo ciclo produttivo di 15 anni, riferiti, da un lato, all imprenditore agricolo in relazione alle due principali modalità di vendita esaminate (vendita in centrale oppure vendita delle piante in piedi) e, dall altro, all impresa utilizzatrice specializzata che acquista la piantagione in piedi, la raccoglie e vende in proprio la biomassa. In quest ultimo caso si suppone che l impresa si trovi in due situazioni, la prima, più realistica, di acquistare la piantagione in piedi al 5 Euro/ha x anno Figura 5 - Utile o perdita media annua della SRF in relazione al livello produttivo, al prezzo di vendita della biomassa e al numero di ceduazioni (o del ciclo colturale). Euro/t s.s Ciclo produttivo (anni) Alta P(p7) Media P(p7) Bassa P(p7) Alta P(p9) Media P(p9) Bassa P(p9) Figura 6 - Utile o perdita media per tonnellata di s.s. prodotta in relazione al livello produttivo, al prezzo della biomassa e al numero di ceduazioni (o del ciclo colturale) Ciclo produttivo (anni) Alta P(p7) Media P(p7) Bassa P(p7) Alta P(p9) Media P(p9) Bassa P(p9)

6 prezzo di 2 e vendere la biomassa in centrale a 7 Euro/t s.s.; la seconda, riferita a migliori condizioni di mercato, con acquisto a 3 e rivendita a 9 Euro/t s.s. Infine, a completamento dell analisi, nelle Figure 7 e 8 si riporta il diverso impatto sul reddito imprenditoriale indotto dai finanziamenti pubblici regionali. Tabella 4 Utile o perdita media della SRF per anno e per tonnellata di s.s., nelle diverse ipotesi produttive e di vendita della biomassa, in considerazione di un ciclo di 15 anni (saggio di sconto del 3%). Modalità di vendita/acquisto della biomassa Unità di misura Alta resa (16 t/ha) Prezzo 7 (2) Euro/t s.s. Media resa (12 t/ha) Bassa resa (8 t/ha) Alta resa (16 t/ha) Prezzo 9 (3) Euro/t s.s. Media resa (12 t/ha) Bassa resa (8 t/ha) Vendita diretta in centrale (imprenditore agricolo) Vendita delle piante in piedi (imprenditore agricolo) Acquisto piante in piedi e vendita biomassa in centrale (impresa utilizzatrice specializzata) Euro/ha per anno Euro/t s.s. Euro/ha per anno Euro/t s.s. Euro/ha per anno Euro/t s.s DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Dall esame dei dati elaborati nelle condizioni produttive medie e per le diverse ipotesi assunte sui prezzi del prodotto, sembra abbastanza evidente che, allo stato attuale, in assenza di un sostegno finanziario pubblico, la coltura non è redditizia per l imprenditore agricolo che voglia investire in questa direzione. I costi per l impianto, la raccolta e il trasporto, nonché la remunerazione del capitale fondiario, sono abbastanza elevati e non sono opportunamente bilanciati dai ricavi ottenibili, anche in presenza di buone rese produttive. Le simulazioni fatte evidenziano, infatti, la non convenienza dell investimento per gran parte delle opzioni prese in esame, qualora siano considerati nei costi tutti i fattori produttivi coinvolti nel processo, compresa la remunerazione attribuita al capitale fondiario impegnato dalla piantagione. In queste condizioni, al prezzo attuale della biomassa di 7 Euro/t s.s., si realizza una perdita per tutti i livelli produttivi della SRF, valutabile mediamente in circa Euro/ha per anno su cicli di 15 anni (Tabella 4, Figura 5), con perdite medie per unità di prodotto di Euro t s.s.(figura 6). Al prezzo teorico della biomassa di 9 Euro/t s.s., solamente le alte rese della SRF permettono di ottenere valori della produzione lorda vendibile in grado di compensare completamente i costi raggiungendo il break even point alla terza ceduazione (ciclo di 9 anni), mentre le rese medie permettono di ottenere quasi il pareggio sul ciclo completo di 15 anni. Solo in questi due ultimi casi è calcolabile, in termini positivi, il tasso di rendimento interno dell investimento che comunque risulta modesto (rispettivamente pari a 6,2% e,4%). Anche nel caso in cui l imprenditore venda la piantagione prima della raccolta (piante in piedi), tutti gli indicatori economici risultano negativi per qualsiasi ipotesi proposta, anzi, seguendo quest opzione di vendita, l imprenditore realizza perdite maggiori rispetto al caso precedente che, nell ipotesi più realistica arrivano a Euro/ha per anno (36-67 Euro/t s.s.), mentre si riducono a Euro/ha per anno nell ipotesi più ottimistica di mercato. In altre parole all imprenditore, pur rimanendo comunque in perdita, converrebbe procedere alla vendita diretta della biomassa accollandosi tutte le spese di raccolta e trasporto, piuttosto che vendere le piante in piedi a ditte specializzate, riducendo in questo modo le proprie perdite del 3-55%. 6

7 Dall analisi, emerge quindi, che l anello più debole della filiera energetica delle colture forestali dedicate è comunque da individuare nella fase iniziale di produzione (Tabella 4). E evidente, infatti, che dal punto di vista dell impresa utilizzatrice specializzata che acquista la SRF in piedi e rivende poi la biomassa, vi sia un discreto margine di convenienza dell intera operazione che, secondo le situazioni, può concretarsi in un guadagno di 2-3 Euro/t s.s., margine questo peraltro giustificabile se si tiene conto che l impresa deve far fronte ad alti investimenti di capitale per l acquisto di macchine adatte alla raccolta della SRF, e svolgere necessariamente l attività in modo più intenso possibile per ottenere soddisfacenti ammortamenti del capitale stesso. Con la fruizione degli incentivi pubblici l'investimento assume, in alcuni casi, un aspetto ampiamente positivo e interessante per l imprenditore agricolo. Nella Regione Lombardia, ad esempio, la disponibilità di incentivi concessi alla coltura per l'impianto (una tantum), per la manutenzione nei primi due anni e per i mancati redditi fino ad un massimo di 15 anni, determina la copertura totale dei costi rendendo positivi gli indicatori economici (Figure 7 e 8). Nelle condizioni di massimo livello di contributi concessi in questa Regione, su un arco di 15 anni di ciclo colturale, si otterrebbe, per produzioni medie e ai prezzi attuali di mercato, un utile medio annuo di oltre 75 Euro/ha, mentre nelle condizioni produttive e di mercato migliori, il picco del tornaconto salirebbe addirittura ad oltre i 1. Euro/ha per anno. Con contributi minimi, cioè considerando contributi all impianto, alla manutenzione e, come mancati redditi, solo 15 Euro/ha per anno (terreni peggiori), il vantaggio economico si ridurrebbe, secondo i casi, del 5-7%. Nelle Regioni che ammettono contributi a copertura completa dei soli costi d impianto (Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna), la simulazione evidenzia leggere perdite in corrispondenza di prezzi e produzioni più basse, mentre si realizzerebbe un utile medio variabile da 181 a 339 Euro/ha per anno nelle condizioni migliori di mercato e per produzioni medio-alte (rispettivamente circa Euro/t s.s.). Nell esempio con contributi che coprono solo parzialmente le spese d impianto (Toscana, Euro/ha x anno Figura 7 - Utile/Perdita media annua per ettaro della SRF su un ciclo di 15 anni (5 ceduazioni), con le diverse tipologie di contributi regionali. Euro/t s.s Lazio e Umbria), i risultati sono naturalmente peggiori rispetto al caso precedente, con convenienza economica solo per medie ed alte rese e con biomassa venduta al prezzo più alt o (72-23 Euro/ha per anno, pari a circa 6-14 Euro/t s.s.) Contributi totali all'impianto (Friuli-V.G.; Veneto; Piemonte; Emilia R.) Contributi parziali all'impianto (Toscana; Lazio; Umbria) Contributi massimi (Lombardia) Contributi minimi (Lombardia) Alta(p7) Media(p7) Bassa(p7) Alta(p9) Media(p9) Bassa(p9) Figura 8 - Utile/Perdita media per tonnellata di biomassa (in s.s.), ottenibile dalla SRF su un ciclo di 15 anni (5 ceduazioni), con le diverse tipologie di contributi regionali. Costo (Euro) Alta(p7) Media(p7) Bassa(p7) Alta (p9) Media(p9) Bassa(p9) 1,,8,6,4,2, Contributi totali all'impianto (Friuli-V.G.; Veneto; Piemonte; Emilia R.) Contributi parziali all'impianto (Toscana; Lazio; Umbria) Contributi massimi (Lombardia) Contributi minimi (Lombardia) Figura 9 - Confronto del costo dei diversi combustibili per sostituire in termini energetici un kg di gasolio (Euro ogni 12 kcal prodotte). Gasolio Metano GPL Gasolio agricolo Biomassa da SRF

8 Complessivamente, i risultati dell analisi fanno esprimere un giudizio economico sulla SRF non soddisfacente per l imprenditore agricolo che punta sulla coltura al fine di realizzare un reddito. L interesse economico per la SRF tuttavia esiste, ma è, purtroppo, ancora collegato ad una condizione esterna di sostegno pubblico, peraltro giustificata in una prospettiva generale di sostenibilità di un attività comunque da incoraggiare per le ricadute positive che uno sviluppo di queste colture potrebbe produrre in termini di potenziamento di fonti energetiche rinnovabili e di salvaguardia ambientale. A conclusione, si voleva fare un accenno alla possibilità di percorrere una via alternativa alla vendita della biomassa prodotta, suggerendo l attivazione, all interno dell azienda, di una filiera d auto-consumo energetico (Sperandio e Verani, 1997), utilizzando direttamente la biomassa per produrre energia termica dimensionata al fabbisogno aziendale, da impiegare in impianti autonomi a biomassa di piccole e medie dimensioni (potenze inferiori ai 5 kw). In questa situazione margini di convenienza economica verrebbero realizzati più facilmente, anche con ridotto finanziamento pubblico, poiché la valutazione verrebbe effettuata sull intera filiera energetica, confrontando i costi di produzione della biomassa con quelli di altri combustibili convenzionali per unità di energia sviluppata. Nella Figura 9, a titolo puramente indicativo, si è voluto riportare il confronto, tra diversi combustibili, del costo necessario per sostituire in termini energetici un kg di gasolio (1.2 kcal). La biomassa risulta economicamente più conveniente rispetto agli altri combustibili, anche considerando un prezzo pari al suo costo massimo di produzione (115 Euro/t s.s), comprendendo la remunerazione di tutti i fattori produttivi coinvolti nel processo. Anche se il costo iniziale per l acquisto e l installazione di una caldaia a biomassa legnosa risulta 3-5 volte superiore ad alt ri sistemi di riscaldamento, i costi di gestione sono generalmente inferiori, permettendo un recupero del capitale inizialmente investito entro un numero contenuto d anni. Bibliografia -Altener-Bioguide, Gruppo di Coordinamento Italiano Progetto Le coltivazioni da biomassa per un energia alternativa. Agricoltura, n. 293 (57-99). -Bisoffi S., 2 Biomasse legnose da impianti a ciclo breve per la produzione di energia: sono una cosa seria? Sherwood, Foreste ed Alberi Oggi, n. 54 (15-18). -Bonari E., Pampana S., Silvestri N., 2 Prime analisi di impatto ambientale della selvicoltura a breve rotazione (SRF) negli ambienti toscani. In: Quaderni I Georgofili, IV, Valorizzazione delle Biomasse forestali ( ). -Ceraso L., Pettenella D., 23 Le misure forestali nei piani di sviluppo rurale. L Italia Forestale e Montana 58(2): Enel-Cram, Selvicoltura a breve rotazione (SBR) per la produzione di biomassa ad uso energetico. Rapporto di avanzamento Milano. -Enel-Cram, Selvicoltura a breve rotazione (SBR) per la produzione di biomassa ad uso energetico. Rapporto di avanzamento Milano. -Enel-Cram, Selvicoltura a breve rotazione (SBR) per la produzione di biomassa ad uso energetico. Rapporto di avanzamento Milano. -Facciotto G., Schenone G., 1998 Il pioppo fonte di energia rinnovabile. Sherwood, Foreste ed Alberi Oggi, n. 35 (19-26). -Facciotto G., Mughini G., 23 Modelli colturali e produttività della selvicoltura da biomassa. L informatore Agrario n. 1 (95-98). -Facciotto G., Mughini G., 24 Colture forestali a rapido accrescimento: pioppo, salice, eucalitto e robinia. In: Agricoltura non alimentare Colture energetiche per la produzione di energia. Monterotondo, 9-12 Febbraio. -Paris P., Musicanti A., Malvolti M.E., Pisanelli A., Cannata F., Mapelli S., 22 Ricerche sulla Robinia pseudoacacia L. nell arboricoltura a turno breve. In: Biomasse agricole e forestali ad uso energetico. Villa Cahen, Selva di Meana, Allegrona (TR). Agra editrici, (52-65). -Sperandio G., Verani S., 1997 Ipotesi di fattibilità di una filiera agroforestale di autoconsumo energetico. Mondo Macchina n.6 (24-38). -Sperandio G., Verani S., 2 Piantagioni a breve rotazione per la produzione di biomassa ad uso energetico: elementi per un analisi dei costi. Sherwood, Foreste ed Alberi Oggi, n. 11 (41-45). -Sperandio G., Verani S., 23 Short Rotation Forestry: valutazione economica della filiera. Parte I: Mondo Macchina n.1 (54-57). Parte II: Mondo Macchina n.2 (26-3). -Spinelli R., Spinelli R., Sperandio G., Tommassini N., 1997 Bender Mark III: un operatrice per la raccolta del ceduo a turno breve. Macchine e Motori Agricoli n 12 (27-32). 8

9 -Spinelli R., Verani S., 2 La raccolta del legno per uso energetico industriale. Sherwood, Foreste ed Alberi Oggi, 59 (43-48). 9

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