Gian Pietro BASELLO Corso di antico persiano Accademia delle Antiche Civiltà 2016

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1 Corso di antico persiano Gian Pietro BASELLO Corso di antico persiano Accademia delle Antiche Civiltà 2016 Gian Pietro BASELLO (Università di Napoli L Orientale ) Accademia delle Antiche Civiltà, Milano, 1 febbraio 2016 Tra le lingue parlate nel Vicino Oriente antico, l antico persiano si distingue per l appartenenza linguistica alla famiglia indoeuropea, per il corpus documentario limitato e omogeneo, per il sistema scrittorio formato da un numero di segni di poco superiore a quello dei sistemi alfabetici e per la scrittura a forma di cuneo ma non cuneiforme nel senso specifico della scrittura usata per scrivere in sumero, accadico e altre lingue come l elamico e l ittita. Ciascuna di queste particolarità ha fortemente modellato la storia degli studi e quindi anche il modo e gli ambiti in cui lo si insegna e studia oggi. L appartenenza alla famiglia indoeuropea ha fortemente sviluppato gli studi nel senso della comparazione linguistica. Ciò è avvenuto anche per via della scrittura, che rappresenta la forma fonologica delle parole con un certo grado di ambiguità, che può essere ridotto, seppur ipoteticamente, attraverso la comparazione con le altre lingue antico-iraniche e antico-indiane. L antico persiano è una lingua attestata in un corpus documentario limitato ( limited text corpus language ) e tipologicamente molto omogeneo. È rappresentato quasi interamente da iscrizioni reali su supporti durevoli come la pietra ed è caratterizzato da un linguaggio formale e formulare. Le iscrizioni sono il prodotto diretto dell ideologia regale achemenide, tanto da aver legato inscindibilmente questa lingua con la dinastia reale. L espediente ideologico del discorso diretto del sovrano ha spesso fatto pensare che i testi tramandassero le ipsissima verba del sovrano. In realtà, le iscrizioni sono il prodotto di una cancelleria, come testimonia il ricorso alle stesse formule anche in iscrizioni di sovrani diversi, oltre al linguaggio elevato e letterario, frutto di redattori specializzati. Le iscrizioni furono uno degli espedienti propagandistici messi in atto per rafforzare (se non proprio formare) un identità persiana e hanno contribuito fortemente anche presso gli studiosi moderni a tramandare l idea di una corrispondenza univoca tra un popolo (i Persiani), una lingua (l antico persiano) e un Paese (la Persia). In realtà dalla propaganda delle iscrizioni achemenidi emerge un mondo multiculturale e plurilingue. Una caratteristica delle iscrizioni reali achemenidi è infatti il ricorso intenzionale al trilinguismo, per cui al testo antico persiano sono affiancati testi in altre due lingue, l elamico e il babilonese, che corrispondono nel significato al testo antico persiano. Per indicare i testi nelle singole lingue è invalso l uso del termine versione, applicato a ciascuna delle tre lingue, anche se è verosimile che, almeno nella maggior parte dei casi, il testo originale fosse in antico persiano e che i testi in elamico e babilonese siano delle traduzioni, ovviamente adattate allo spazio a disposizione sul supporto. A riprova dell uso dei testi in antico persiano come base per la traduzione in elamico e babilonese c è una evidente dipendenza lessicale (tramite prestiti) e sintattica delle altre due lingue, soprattutto verso l elamico, dal persiano. L unica eccezione significativa alla tipologia delle iscrizioni reali è costituita da una tavoletta amministrativa ritrovata negli anni 1930 a Persepoli insieme alle cosiddette Persepolis Fortification Tablets (tavolette dalle mura di fortificazione di Persepoli) ma identificata come un testo in antico persiano solo nel 2006 da Matthew W. Stolper. Sono note inoltre alcune iscrizioni su sigilli, comunque sempre relative al re, tranne nel caso di due sigilli privati che, probabilmente, appartennero a individui comunque legati al potere reale o che, almeno, ostentavano tale legame mediante l uso della scrittura antico-persiana. L aspetto esteriore delle iscrizioni aveva un ruolo importante e la loro realizzazione comportava anche uno studio attento di quello che oggi si potrebbe chiamare il typesetting ovvero la disposizione dei caratteri nelle righe. Per via dei diversi sistemi di scrittura, un testo in antico persiano occupava più spazio di quello elamico, mentre quello elamico occupava un po più di spazio di quello babilonese. A seconda dei casi, furono fatti sforzi per mantenere la simmetria dei riquadri epigrafici; spesso il testo babilonese ha i caratteri più spaziati (a es. in XPc/AB/1) oppure aggiunge qualche sintagma non significativo per allungare il testo a fronte di uno stesso spazio epigrafico delle altre due versioni. Il sistema scrittorio è formato da un numero relativamente limitato di segni, specie se posto a confronto con i segni del sistema scrittorio cuneiforme che ebbe origine in Mesopotamica per scrivere sumerico e accadico. Rispetto al cuneiforme mesopotamico, il sistema antico-persiano ha un altra significativa innovazione: l uso sistematico di un segno divisore di parola. La scrittura antico-persiana è stata definita come semi-alfabetica, in contrasto al cuneiforme mesopotamico usualmente definito come sillabico. In realtà, per il cuneiforme mesopotamico si dovrebbe parlare di segni sillabici composti in una scrittura ridondante a 1

2 ortografia variabile (una sillaba è generalmente scritta ricorrendo a due segni sillabici con almeno un fonema in comune). La scrittura antico-persiana è caratterizzata da tre segni vocalici (a, i, u) e da diversi segni consonantici che in alcune casi (d e m con le tre vocali; j e v con a e i; g, k, n, r e t con a e u) variano a seconda della vocale inerente. L aspetto formale della scrittura antico-persiana è quello della scrittura cuneiforme mesopotamica, ovvero una scrittura in cui i segni sono ottenuti componendo un elemento basilare che siamo soliti chiamare cuneo. Si tratta in realtà della sagoma, di forma triangolare allungata, corrispondente all impronta lasciata su una superficie morbida, generalmente argilla umida, di uno stilo la cui punta è costituita da un vertice grosso modo rettangolare. La trasposizione di questa scrittura su pietra o roccia, come pure su metallo o mattoni smaltati, passa quindi attraverso un processo di stilizzazione della scrittura su argilla che, unitamente al carattere formale e ufficiale di molte delle iscrizioni (solo per alcune tavolette si può forse pensare a testi modello da usare per la produzione di copie), fa sì che la scrittura colpisca per la sua regolarità compositiva. È verosimile pensare che la scrittura antico-persiana sia stata messa a punto proprio con questo scopo, per dare una rappresentazione visiva e simbolica efficace del discorso del sovrano. Gli ultimi due aspetti, quelli relativi alla scrittura, hanno reso la scrittura antico-persiana particolarmente adatta in tutti quei contesti in cui si vuole rappresentare oggi l idea di un messaggio segreto, del potere e del passato imperiale in ambito vicino-orientale e, più specificamente, iraniano. La relativa facilità di apprendimento della scrittura (rispetto al cuneiforme mesopotamico o anche alla più tarda scrittura araba) la ha resa ulteriormente diffusa e visivamente familiare anche in contesti non accademici. Essa è diventata oggi uno dei simboli della dinastia achemenide e del potere esercitato con saggezza dai re persiani, recentemente rivitalizzato anche all estero attraverso una mostra itinerante negli Stati Uniti focalizzata sul Cilindro di Ciro (oggi proprietà del British Museum). In un certo senso, questa fu proprio la ragione per cui la scrittura fu concepita. Allo stato attuale delle conoscenze sembra infatti inevitabile pensare che la scrittura antico-persiana sia stata creata appositamente per il suo uso nelle iscrizioni reali. La comparazione indoeuropea, le numerose trilingui (anche se le altre due lingue erano allora sconosciute), il linguaggio formulare della tipologia iscrizione reale, il numero esiguo dei segni e la presenza di un segno separatore di parola sono tutti fattori che hanno contribuito enormemente alla decifrazione della scrittura e alla comprensione della lingua nel corso dell Ottocento. Bibliografia minima KENT, Roland G. (1953) Old Persian. Grammar Texts Lexicon, 2nd revised (posthumous) edition, New Haven, Connecticut: American Oriental Society. ROSSI, Adriano V. (2008) Antico-iranico ed elamico achemenide ( ), in ΑΙΩΝ. Annali del Dipartimento di Studi del Mondo Classico e del Mediterraneo Antico. Sezione linguistica, 30/2, pp , Napoli (pubblicato nel 2010). SCHMITT, Rüdiger (2008) Old Persian, in Roger D. WOODARD (ed.), The Ancient Languages of Asia ant the Americas, pp , Cambridge: Cambridge University Press (originally published in 2004). SCHMITT, Rüdiger (2009) Die altpersischen Inschriften der Achaimeniden. Editio minor mit deutscher Übersetzung, Wiesbaden: Reichert. SCHMITT, Rüdiger (2014) Wörterbuch der altpersischen Königsinschriften, Wiesbaden: Reichert. TAVERNIER, Jan & Lambert ISEBAERT (2012) Le vieux-perse, Res Antiquae, 9, pp TAVERNIER, Jan (2013) Old Persian, in D.T. Potts (ed.), The Oxford Handbook of Ancient Iran, Oxford: Oxford University Press, < SKJÆRVØ, Prods Oktor (2002) An Introduction to Old Persian, 2nd revised and expanded version, 2002, < 2

3 Scrittura Da Schmitt

4 Fonologia 1. Un iscrizione di Ciro a Pasargade (CMa; DMa in Stronach 1990) Da Skjærvø Esemplare 1: Pasargade, palazzo P, portico sud-est, anta occidentale. Esemplare 2: Pasargade, palazzo S, portico sud-est, anta occidentale. Anche le due ante del portico sud-ovest, oggi disperse, erano iscritte al tempo della visita di Flandin & Coste ( ). Esemplare 3: Pasargade, porta R, passaggio nord-est, muro orientale. In loco almeno fino al 1861, già disperso nel Il testo è leggibile nei disegni di Ker Porter ( ) e Texier (1840). Esemplare 1 (in alto a sinistra), 2 (in alto a destra) e 3 (in basso a sinistra secondo Texier 1842, a destra secondo Ker Porter ). Testo composito: (1: antico persiano) a-d-m : ku-u-ru-u-š : x (a) -š-a-y- (2: antico persiano) θ-i-y (b) : h-x-a-m-n-i-š-i-y (3: elamico) DIŠ ú DIŠ ku-ráš DIŠ EŠŠANA DIŠ ha-ak (c) -ka 4 -man-nu-ši-ia (4: babilonese) ana-ku m ku-ra-áš LUGAL m a-ḫa-ma-niš-ši- (a) Esemplare 2: x! con un solo cuneo verticale anziché due. (b) Esemplare 1: erroneamente θ. (c) Esemplare 2: ak! senza il cuneo orizzontale iniziale. Traslitterazione in Schaudig 2001, p. 558, K.4.1 (esemplare 1): (1) a-d-m : k u -u-r u -u-š : x-š-a-y- (2) -ṯ-i-y! (ṯ) : h-x-a-m-n-i-š-i-y (3) I ú I ku-ráš I 200 I ḫa-ak-ka 4 -man-nu-ši-ja (4) ana-ku I ku-ra-áš lugal I a-ḫa-ma-niš-ši-iʾ 4

5 (4) Ich bin Kūraš, der König, der Achämenide. Gian Pietro BASELLO Corso di antico persiano Accademia delle Antiche Civiltà 2016 Trascrizione e traduzione di Schmitt 2009, p. 35: adam Kuruš xšāyaθiya, Haxāmanišiya. Ich (bin) Kyros, der König, ein Achaimenide. adam: pronome, io, ns. xšāyaθiya-: sb. m. re ; xšāyaθiya nsm., xšāyaθiyam asm., xšāyaθiyahyā gsm., xšāyaθiyā npm. e apm., xšāyaθiyānām gpm. Cf. persiano moderno šah re. Morfologia Da Schmitt Da Kent

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