BarCamp Stopviolenza. Gruppo 1 La rilevazione e il monitoraggio della violenza di genere. Contributo alla discussione

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1 BarCamp Stopviolenza Pisa 26 novembre 2012 Gruppo 1 La rilevazione e il monitoraggio della violenza di genere Contributo alla discussione Daniela Bagattini e Valentina Pedani

2 Sommario L Osservatorio Sociale Regionale e la violenza di genere: un esperimento unico in Italia...3 Il tipo di dati raccolti con l applicativo...3 Se, come e perché ampliare le fonti di dati...3 L Osservatorio Sociale Regionale e la violenza di genere: un esperimento unico in Italia Secondo la LR 59/5007, compito dell OSR è: realizzare un sistema di osservazione, monitoraggio, analisi e previsione del fenomeno della violenza di genere nonché di monitoraggio e analisi di impatto delle relative politiche attraverso la raccolta e l elaborazione di dati forniti dai Centri antiviolenza, dal centro di coordinamento, dai consultori e dai servizi territoriali nonché, in genere, da tutti i soggetti aderenti alla rete promossa dalla Regione che ne dovranno prevedere la raccolta e la trasmissione 1. Dal 2009 è stato realizzato un applicativo web nel quale le strutture che svolgono funzione di Centri antiviolenza inseriscono, in modo ovviamente anonimo, i dati relativi alle utenti che accedono per la prima volta a tali strutture. E la stessa Regione Toscana, caso unico in Italia, ad aver creato le condizioni, ad aver messo a disposizione le risorse e, attraverso il lavoro di rete con gli Osservatori Sociali Provinciali, ad aver fatto da supporto affinché si realizzasse l'applicativo e se ne curassero alimentazione e analisi: è così che la regione stessa può usufruire di una serie storica su alcuni dati delle utenti dei centri: caratteristiche socio demografiche, percorso intrapreso attraverso gli altri servizi regionali, informazioni relative all evento stesso della violenza (tipo di violenza subita, relazione con il maltrattante, presenza di figli che assistono ai soprusi, l aver o meno sporto denuncia). Oltre a queste preziose informazioni, ogni anno l OSR insieme al tavolo regionale contro la violenza di genere, sceglie alcuni aspetti da approfondire, allargando lo sguardo a ciò che nel territorio toscano viene attivato sul tema della violenza di genere. Il tipo di dati raccolti con l applicativo La raccolta dei dati dei Centri antiviolenza descrive le caratteristiche degli accessi ai Centri antiviolenza della Regione Toscana, che operano all interno delle reti territoriali contro la violenza di genere; come sottolineato in tutte le edizioni del Rapporto, tali informazioni non descrivono un campione di vittime della violenza di genere, ma l intero universo delle richieste rivolte ai Centri. La differenza è sostanziale: quelle che emergono dall applicativo sono tutte le utenti (contate una volta sola, e cioè al momento del primo accesso) che si sono rivolte ad un Centro e che dunque hanno deciso di fare un primo fondamentale passo oltre il silenzio. Si tratta di violenze che avvengono soprattutto all interno delle mura 1 Tali attività costituiscono elementi rilevanti per la costituzione e il funzionamento della rete di cui alla l.r. 59/2007 nonché per le attività di prevenzione e formazione degli operatori. Il trattamento dei dati avviene nel rispetto del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196 (codice in materia di protezione dei dati personali).

3 domestiche: il servizio offerto dai Centri, che prevede anche il supporto psicologico e l aiuto alla donna, fa sì che siano in particolare le vittime di violenza all interno di una relazione affettiva a rivolgersi a tali strutture, piuttosto che donne che subiscono vessazioni ad esempio all interno del mondo del lavoro. Esplicativo a tal proposito è il bassissimo numero di casi di mobbing inseriti nell applicativo regionale. Ad ogni presentazione di questi dati, dunque, si propone il problema di sottolineare la specificità di questa analisi ed il particolare oggetto di studio, assieme alla necessità di esplicitare come sia un errore leggere queste informazioni come un campione della violenza di genere tout court. A ciò si aggiunge la necessità, sempre più imprescindibile, di avere anche altri dati da affiancare a quelli, fondamentali, dei Centri antiviolenza. Nel Primo Rapporto di Monitoraggio 2, sono state passate in rassegna le fonti di dati disponibili sulla violenza: dalle indagini campionarie alle denunce alle autorità, passando per i dati sanitari; si tratta di dati molto diversi tra loro e difficilmente comparabili per le diverse finalità degli enti che li hanno raccolti e/o prodotti. Una delle fonti maggiormente riportate dalla stampa riguardo alla violenza di genere e al numero di quelli che vengono definiti femicidi 3 ha come origine un paziente e continuo lavoro de La casa delle donne di Bologna, svolto sulla stampa locale e nazionale: nessuna banca dati istituzionale, dunque, ma un analisi delle notizie presenti sui quotidiani. La ricerca infatti riporta tutti i casi di femicidio avvenuti in Italia nel corso del 2011 a partire dalla cronaca della stampa locale e nazionale. La fonte non è l attore pubblico, ma i giornalisti e sono le stesse curatrici, a dirsi certe che il ( ) numero è sottostimato in quanto non tutti i femicidi sono riportati sulla stampa, non tutte le donne uccise vengono ricondotte a un uccisione violenta, in quanto tutti gli anni si scoprono dei casi di morte non sospetta, suicidio o altra morte che poi viene successivamente attribuita a mariti/ex mariti/compagni (Ioriatti, Crociati 2012, p.5). Se, come e perché ampliare le fonti di dati A fronte di un dibattito pubblico che a fasi alterne si occupa e preoccupa della violenza di genere, da più parti si fa riferimento alla mancanza di dati strutturati sul tema. Gli stessi Centri antiviolenza sono a chiedere 4 di ripetere l Indagine multiscopo sulla Sicurezza delle Donne, condotta dall Istat nel 2006, ultima ricerca di carattere nazionale che, seppur con i limiti di un indagine telefonica, 5 ha affrontato in maniera strutturata il tema della violenza sulle donne, rilevando quello che viene ricordato come il dato più significativo: una donna su tre ha subìto una violenza fisica e/o sessuale nel corso della propria vita. La necessità di ampliare e mettere in relazione differenti fonti d informazione sulla violenza è emersa chiaramente come elemento cruciale nello sviluppo del lavoro regionale contro la violenza di genere. Nel III Rapporto sono state individuate due macro finalità legate a tale bisogno. 2 Capitolo 2. I dati sulla violenza, tra indagini e pluralità di fonti (cit ). 3 Con femicidio si intendono tutte le uccisioni di donne avvenute per motivi di genere, quindi a prescindere dallo stato o meno di mogli ( ) Che l uccisione della propria compagna sia motivata di volta in volta da questioni religiose, dalla sua intenzione di separarsi, dalla gelosia, per non parlare del troppo amore del femicida, è un modo come un altro per non guardare direttamente in faccia la violenza, e la volontà di distruzione di un altro essere umano che essa reca con sé. Così come utilizzare certe categorie per definire questi delitti, come la categoria di delitto passionale, di raptus, come afferma Patrizia Romito, porta ad occultare la dimensione sociale e culturale della violenza agìta, nella sua caratteristica fondamentale di violenza maschile, espressione di una relazione di potere e dominio che corre sulla linea del genere (Ioriatti, Crociati 2012, p.4). Al momento in cui il rapporto è andato in stampa (ottobre 2012) in Italia le vittime di femicidio censite dall inizio dell anno sono state cento. Nel 2011 furono Bruno Su questo tema si veda il I Rapporto, in cui sono riportati anche i risultati più significativi dell indagine citata.

4 Da una parte dunque la finalità è legata a un esigenza di completezza dell analisi: se, come abbiamo ricordato, le utenti dei Centri antiviolenza hanno un profilo particolare - che il flusso dei dati ci consente di descrivere approfonditamente - la possibilità di analizzare informazioni provenienti da punti di accesso differenti permetterebbe una visione certamente più ampia del fenomeno, che consentirebbe di descrivere la violenza di genere da più punti di vista e di fornire degli strumenti che, seppure in modo frammentario e limitato, consentano di ricostruire la casistica della violenza di genere nella sua interezza. La seconda macro finalità, invece, è legata all efficacia e all efficienza del percorso di uscita dalla violenza ed è in questa sfumatura che, durante i focus con i soggetti firmatari dei protocolli stilati a livello provinciale 6, è emerso il tema della raccolta dei dati e quindi la possibilità di tracciare la storia sociosanitaria della donna, sul modello della Carta sanitaria elettronica 7. Ricostruire la storia dell utente appare fondamentale alle operatrici per poter fornire risposte adeguate che sappiano valutare il percorso compiuto. La questione dell identificazione univoca dell utente presenta però tre problematiche di natura normativa, etica, e tecnica. Le problematiche sono evidentemente interconnesse e risolvere l'una senza affrontare l'altra non aiuta a migliorare il sistema. Dal punto di vista dei dati e della tracciabilità, dunque, le reti locali si trovano a dover affrontare un passaggio per certi versi controverso, che meriterebbe un dibattito sia sulla possibilità reale di applicazione, sia sui suoi risvolti dal punto di vista della privacy della vittima. In altre parole è necessario che il sistema informativo garantisca l'identificazione univoca della donna, e contemporaneamente, consenta accessi diversificati alla scheda utente a seconda dell operatore che la sta consultando. Si va da un accesso aperto a tutte le informazioni fino a un accesso limitato ai soli dati anonimi, a seconda della diversa natura della struttura e dell attività da questa svolta nella rete di prevenzione, contrasto e analisi del fenomeno (ad esempio servizio sociale professionale, pronto soccorso, forze dell'ordine, consultorio, Centro antiviolenza, osservatorio sociale) e a seconda del job, ovvero delle mansioni svolte e del profilo professionale ricoperto da colui che accede al database informativo. Se questo è il dibattito all interno delle reti, a livello regionale esiste già quella che Cecchini e Puccetti definiscono «forte spinta di natura normativa» (2010, 134) verso un sistema informativo fortemente integrato. Tre gli obiettivi primari di questo percorso, che ha come punto di partenza una situazione fortemente eterogenea: a livello territoriale, a livello di modello organizzativo nella gestione dei servizi, dal punto di vista dello sviluppo informatico. Dal lato tecnico per strutturare il sistema informativo e sociosanitario si applica al sociale una procedura ritenuta standard a livello regionale (RCFe Toscana) 8 e ottimamente descritta nell articolo citato. Quello che è rilevante in questa sede è mettere in evidenza come, all interno dell infrastruttura di cooperazione applicativa (CART), le 6 Cfr. Terzo Rapporto di Monitoraggio. 7La Carta sanitaria elettronica (CSE) è un progetto di semplificazione delle procedure sanitarie per rendere disponibile ad ogni cittadino il proprio Fascicolo sanitario elettronico. Lo strumento di accesso al fascicolo è la Carta nazionale dei servizi (CNS) che, grazie alla sua tecnologia, garantisce il riconoscimento del titolare e ne tutela la privacy. Da aprile 2010 con questa carta strettamente personale, ogni cittadino, se lo vorrà, potrà accedere a tutte le informazioni sanitarie che lo riguardano. In prima battuta saranno a disposizione gli accessi al pronto soccorso, i referti di laboratorio, i ricoveri, i farmaci erogati, le esenzioni. Successivamente sarà attivata la consultazione di tutto quanto attiene la salute del singolo cittadino. La carta è gratuita e viene spedita a tutti i cittadini assistiti dal Servizio Sanitario Regionale della Toscana in sostituzione dell attuale Tessera Sanitaria, la quale resta comunque valida come codice fiscale. Per utilizzarla in tutte le sue componenti, è necessario attivarla presentandosi ad uno sportello abilitato della propria azienda sanitaria. La Carta sanitaria regionale è uno dei principali progetti del Piano sanitario regionale E' stato approvato con delibera di Giunta regionale n. 125/2009, come definito nell'allegato A.

5 informazioni transitano in modo automatico dai computer di enti diversi, nel pieno rispetto dei «requisiti di integrità, sicurezza, affidabilità sulla base di standard definiti». L accesso ai dati disponibili è stabilito da «precise regole di profilazione e di autorizzazione [ ] con modalità definite in base a funzioni e competenze [di ogni soggetto coinvolto]» (cit., 136). Anche nell esame dei dati inseriti nell applicativo web emerge il filo conduttore della rete locale: si è ricostruita la storia delle donne che si rivolgono ai Centri dal momento del loro primo accesso a tutta la durata del percorso che hanno avviato, e da questa lettura complessiva è emerso come solo un terzo di loro non ha avuto accesso ad almeno un altro servizio che svolge un ruolo di sostegno alle donne vittime di violenza. Un dato che ha significati e conseguenze molto profonde: da esso emerge, infatti, il profilo di donne che, prima di rivolgersi al Centro, avevano già avuto accesso ad uno dei nodi effettivi o previsti della rete. Al momento attuale tra tutti i soggetti della rete, oltre ai Centri antiviolenza, solo i consultori hanno la possibilità di rilevare in maniera univoca e uniforme dati sulla violenza di genere: se d altra parte diverse altre strutture hanno strumenti di raccolta dei dati, questi però non entrano a far parte di un database univoco. Le numerose buone pratiche messe in atto nella relazione tra sociale e sanitario presentano un problema a monte: i dati del codice rosa e delle sperimentazioni che vanno in tale direzione non sono rilevanti a livello regionale dal punto di vista analitico, se non per un semplice raffronto numerico, perché non comuni e non comparabili, ad esempio, con quelli inseriti dai Centri nell applicativo. La sfida è dunque tracciare un percorso digitale che permetta agli operatori, nel rispetto della normativa, di riprendere in mano quanto fatto da colleghi di altri servizi. Quelle entità territoriali che nei focus del III Rapporto sono state definite lampadine possono diventare nodi virtuali, le cui interconnessioni possono permettere un servizio più efficace ed efficiente, con lo scopo primario di rendere il percorso della donna più agevole e la funzione degli operatori più semplice e operativa. Un altro elemento che emergeva con chiarezza dai focus group con i soggetti firmatari dei protocolli stilati a livello provinciale era l esigenza di codificare delle procedure. Questo significa condividere definizioni univoche per un set di informazioni base ritenute essenziali per la scheda utente, trovare modalità uniformi di attivazione della rete, individuare dei percorsi comuni che permettano agli operatori dei servizi di dare risposte chiare e non contraddittorie alle donne, consentendo di far fronte anche all alto turn over di queste strutture. La condivisione di procedure è un'attività che sta alla base della costruzione di un sistema informativo integrato a livello di rete territoriale, ma anche a livello regionale e, domani, nazionale. Questa necessità si correla però al timore di un eccessiva rigidità che possa comprometterne l utilità e, con essa, il funzionamento stesso della rete. Di nuovo un apparente contraddizione che trova nella storia stessa della rete una possibile soluzione: la partecipazione attiva dei soggetti nella costruzione delle buone pratiche che, partendo dai territori, possano trovare nell attore regionale un supporto e un aiuto per il coordinamento e l individuazione degli elementi comuni. Ci sembra che il percorso stesso del gruppo di lavoro sulla violenza di genere degli Osservatori Sociali, che da quattro anni trova un raccordo nell Osservatorio Sociale Regionale, possa costituire un ottimo esempio di buona pratica. In questo IV Rapporto si compie un piccolo ma significativo passo in avanti rispetto alla prima macro finalità Analisi del fenomeno: accanto alle informazioni sulle utenti che si rivolgono alle strutture toscane che svolgono attività di Centri antiviolenza (Capitolo 1), vengono presentati sia i dati dei consultori (Capitolo 2) sia le informazioni messe a disposizione dal Progetto regionale Codice Rosa riguardanti la sperimentazione dello stesso nel primo semestre del 2012 (Capitolo 3). 8 Per un approfondimento si rimanda a Cecchini, Puccetti Regione Toscana, in C. Castegnaro (a cura di), I sistemi informativi per il sociale, IRS, Milano 2010,

6 Un lavoro di tessitura complesso, specie quando cerca di mettere in relazione dati provenienti da fonti diverse: rimangono infatti le criticità evidenziate nell edizione precedente di questo lavoro, riguardanti la necessità di avere dati omogenei e confrontabili che permettano di andare ancora più a fondo nell analisi del fenomeno. La sfida di andare verso prassi di rilevazione comuni diventa ancor più importante adesso, alla luce delle prime fondamentali tappe verso l integrazione del monitoraggio delle policies contro la violenza di genere, descritte in questo lavoro.