IL RESIDUO FISCALE DEL VENETO: UN'ANALISI MACROECONOMICA
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1 MISURE PER LA QUALITÀ E LA SICUREZZA DEI PRODOTTI IN COMMERCIO E PER LA PROMOZIONE DEL MADE IN ITALY E DELLE PRODUZIONI REGIONALI (DGRV 3304 DEL 21 DICEMBRE 2010), IL RESIDUO FISCALE DEL VENETO: UN'ANALISI MACROECONOMICA Quirino Biscaro settembre 2012
2 1.1 Premessa Nei Quaderni di Ricerca n. 8 e n. 11 di Unioncamere Veneto è stato introdotto e analizzato il concetto di residuo fiscale, definito come differenza fra quanto la PA preleva da un determinato territorio e quanto spende nel medesimo. In entrambi i quaderni si è posta l'attenzione sul possibile impatto che detto residuo potrebbe avere qualora fosse speso nel territorio di riferimento. Si era però ipotizzato che il residuo fosse gestito dalla PA stessa. Ora si propone un scenario diverso: si pone l'accento sulle opportunità concesse agli operatori privati riversando sul territorio il residuo fiscale tale e quale, producendo così l'effetto di un maggior reddito disponibile. A priori l'ipotesi di riferimento prevede che il decisore pubblico investa il residuo fiscale riducendo di un pari importo il prelievo fiscale locale. Occorre però essere chiari sul termine "riducendo": il residuo fiscale non può trasformarsi in mancato prelievo (locale), ma deve giocoforza essere prima incassato e poi restituito. Dal punto di vista tecnico, infatti, non si può neutralizzare il residuo riducendo la tassazione a priori semplicemente perché il residuo non è costante e non è nemmeno preventivabile. Più precisamente: 1. il residuo dipende sia dalla spesa che dall'entrata; 2. la spesa potrebbe (in teoria) essere stabilizzata, ma l'esperienza passata dimostra che è quasi impossibile; 3. ammesso comunque che lo sia, non è assolutamente stabilizzabile l'entrata, visto che questa dipende non solo dall'aliquota ma anche dall'imponibile, che non è preventivabile; 4. infine, una riduzione dell'aliquota va dichiarata con largo anticipo, sicuramente prima della dichiarazione dei redditi cui il residuo si riferisce. Questa visione del residuo fiscale può essere ricondotta ai concetti di danno emergente (residuo fiscale) e lucro cessante (impatto della mancata spesa privata). Se si accoglie la presente impostazione (il residuo fiscale appartiene ai contribuenti), diventa rilevante stimare quanto segue: 1. le performance aziendali rese possibili dal maggior cash-flow che si renderebbe disponibile, quantificabile con la quota di residuo fiscale a vantaggio delle attività produttive; 2. gli schemi di spesa (e risparmio) dei residenti derivanti dal maggior reddito disponibile corrispondente alla quota di residuo fiscale a loro vantaggio 1. In questa sede si pone l'attenzione sui soli benefici per i residenti veneti, e sui conseguenti impatti sul PIL regionale; è infatti evidente che profili di consumo (risparmio) diversi da quelli attualmente vigenti avrebbero conseguenze di più ampio respiro sulla domanda finale locale, e quindi sul PIL locale. Questi effetti vengono stimati mediante l'applicazione al PIL veneto delle logiche macroeconomiche di matrice keynesiana. L'analisi qui condotta si articola come segue: 1. quantificazione del residuo fiscale con la massima ampiezza temporale, che in base ai dati disponibili si estende dal 1996 al 2010; 2. definizione del modello di analisi; 3. stima quantitativa dell'impatto nell'ipotesi di rilascio del residuo fiscale agli operatori privati; 1 In teoria le quote di pertinenza del residuo fiscale potrebbero essere determinate in base ad una gamma di criteri diversi tra loro. In questa sede, per semplicità, si adotta il criterio della proporzionalità di quanto versato rispetto al totale dell'imposizione diretta. 1
3 4. presumibili conseguenze sulla composizione dei consumi locali. 1.2 Il residuo fiscale sul periodo Sulla base della banca dati Conti Pubblici Territoriali resa disponibile dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo (Ministero dello Sviluppo Economico), il prelievo e la spesa della PA nella Regione Veneto, limitatamente agli importi rilevanti per la metodologia di calcolo del residuo 2, tra il 1996 ed 2010 sono così quantificabili: Tabella PA Veneto. Entrate totali consolidate (milioni di euro) Correnti Conto Capitale Totale Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo Tabella PA Veneto. Spesa totale consolidata (milioni di euro) Corrente Conto Capitale Totale Si sono applicate le varianti metodologiche introdotte da Unioncamere Veneto nel Quaderno di Ricerca n. 11/2011. Le entrate della PA veneta sono perciò al netto dei trasferimento dall'ue e da altre istituzioni estere, delle alienazioni di beni patrimoniali e della riscossione di crediti. La spesa pubblica locale è al netto degli interessi passivi, delle partite finanziarie e della concessione di crediti. 2
4 Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo Da questi dati di base discende il residuo fiscale della Regione Veneto tra il 1996 ed 2010: totale generale (milioni di euro) Tabella Residuo fiscale del Veneto di pertinenza del prelievo Irpef quota sul totale (milioni di euro) per residente (euro) per residente > 14 anni (euro) Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e della Regione Veneto Per valutare la pressione individuale esercitata dal residuo fiscale è opportuno prendere a riferimento la quota procapite assegnabile alle persone con 15 anni d'età e oltre, trattandosi di un aggregato che approssima la base cui appartengono i contribuenti Irpef. È altresì evidente come la quota di residuo fiscale attribuibile ai contribuenti Irpef sia progressivamente aumentata, passando dal 31% del 1996 al 34.91% del Si consideri infine la diversa pressione fiscale in presenza ed assenza di residuo fiscale; la stima si limita al residuo di pertinenza dei contribuenti Irpef: Tabella Residuo fiscale veneto: impatto sulla pressione fiscale (%) pressione stimata in assenza di pressione effettiva pressione differenziale residuo (solo Irpef) ,5% 37,3% -4,2% ,4% 38,1% -5,2% ,4% 37,5% -4,9% ,7% 39,4% -5,3% ,1% 37,8% -4,3% ,2% 39,1% -4,1% ,1% 37,3% -3,8% 3
5 ,0% 39,7% -4,2% ,6% 37,3% -3,3% ,2% 36,0% -3,2% ,5% 38,9% -4,5% ,9% 38,4% -4,6% ,5% 37,6% -3,9% ,3% 41,4% -4,9% ,4% 41,2% -5,3% Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo 1.3 La logica di base del modello di analisi Se la PA rilascia ai contribuenti Irpef il residuo fiscale di loro pertinenza, si modifica il loro reddito disponibile e conseguentemente anche il livello di consumo-risparmio. È però altrettanto evidente che l'impatto complessivo non può quantificarsi con una semplice metodologia additiva, pur se proprio questa è la logica mediante la quale la contabilità nazionale definisce la relazione esistente tra il PIL e le principali variabili del sistema economico nazionale e locale. Ciò perché nuovi consumi generano nuova domanda di beni, quindi stimolano (perlomeno) nuovi investimenti la cui realizzazione genera ulteriori redditi, i quali rendono possibili ulteriori consumi (e così via). In sostanza, si sta facendo riferimento al meccanismo moltiplicativo di origine keynesiana. Quindi, sulla base delle tipiche convenzioni adottate nell'analisi macroeconomica: Y = PIL C = Consumi privati G = Spesa Pubblica If = Investimenti fissi privati X = Esportazioni M = Importazioni VS = Variazione delle Scorte 3 il PIL può essere definito dalla seguente relazione: Y = C + If + G + X - M + VS [1] La politica economica però va oltre, osservando che le determinanti del PIL non sono soltanto elementi contabili, ma variabili endogene al sistema economico il cui andamento dipende dalle decisioni degli operatori del sistema stesso 4. 3 Variabile aggiunta dalla contabilità nazionale in cui si prende atto del fatto che il PIL, tra le altre cose, deve corrispondere alla somma del valore dei beni e servizi prodotti, ivi compresi i beni invenduti (cioè non consumati, non reinvestiti e non esportati). La teoria macroeconomica prevalente pone poca attenzione a questa variabile, ma ciò è tutto sommato normale: infatti si studiano essenzialmente le proprietà dei sistemi economici quando gli stessi sono in equilibrio, quindi una situazione in cui si vende ciò che si produce. Al di fuori dell'equilibrio, però, le scorte esistono. 4
6 Serve perciò un modello di analisi che consenta di quantificare non solo gli impatti diretti sul livello dei consumi (e del PIL), misurabile con la frazione di residuo fiscale consumata in prima battuta, ma anche quelli indiretti generati dal successivo processo di causazione circolare cumulativa prima descritto 5. In particolare, per la verifica dell'ipotesi allo studio la descrizione dei processi di consumo è stata affiancata da quella dei processi di investimento e di import-export 6. Ciò perché trattasi di fenomeni che dipendono dal PIL ma al tempo stesso lo costituiscono, e quindi, al pari dei consumi, ne alimentano il processo moltiplicativo. La stima dei parametri del modello 7 è un aspetto decisivo, poiché consente di quantificare il complessivo impatto di quanto ipotizzato: l'effetto sui consumi, e sul PIL, derivante dalla restituzione di imposte dirette per un importo pari al residuo fiscale di pertinenza del prelievo Irpef. È quindi necessario porre particolare attenzione alla struttura analitica del modello stesso. 1.4 La stima del modello Variabili endogene ed esogene Tra le variabili indicate nell'equazione [1], sono state considerate esogene la variazione delle scorte (VS), parte della spesa pubblica (G) e parte delle variabili che descrivono i rapporti con l'estero (X e M). Nel dettaglio: 1. Come già anticipato nella nota 4, la variazione delle scorte è una sorta di "risultato finale" delle fasi di disequilibrio del sistema, ed in quanto tale difficilmente interpretabile con funzioni che, come ad esempio avviene per i consumi, consentono di tracciarne il sentiero temporale. 2. La spesa pubblica è esogena "per definizione" nei modelli di stampo keynesiano, proprio perché tali modelli rappresentano il "cruscotto" che guida l'azione del decisore pubblico. A tal fine questi modelli studiano il comportamento degli operatori privati che operano nel sistema (consumi, investimenti, import-export) e considerano la spesa pubblica come opzione "esterna al mercato" in mano allo Stato quando lo stesso ritiene opportuno intervenire agendo al fuori dei meccanismi di mercato. Inoltre occorre considerare il formato dei dati che l'istat rende disponibile a livello regionale: evidenziano i consumi pubblici ma non gli investimenti pubblici, che sono invece inglobati negli investimenti (per questo motivo definiti come investimenti fissi lordi). Il modello di analisi, perciò, descrive la dinamica degli investimenti fissi lordi dati dalla somma di investimenti privati e di quelli pubblici (Ifl). Conseguentemente, la frazione di spesa pubblica che nella presente analisi viene considerata esogena è rappresentata dai soli consumi pubblici (Gc). 3. Per quanto riguarda l'import-export, anche in questo caso l'esogenità delle variabili è guidata giocoforza dalle caratteristiche del database dell'istat, che a livello regionale rende disponibile solo il saldo export-import, e non le serie delle esportazioni separatamente da quella delle importazioni. Il problema si complica ulteriormente per il fatto che per ogni Regione detto saldo non è solo quello nei confronti dell'estero ma anche 4 Questa è la visione che sta alla base della macroeconomia moderna, introdotta nel 1936 da J.M. Keynes, successivamente sviluppata e aggiornata da un gran numero di economisti. Esiste una vastissima letteratura che consente di approfondire l'interpretazione keynesiana dei fenomeni macroeconomici; è utile consultare la sintesi operata in Blanchard O., Macroeconomia, Il Mulino, I dettagli del modello di analisi sono esposti nel prossimo paragrafo. 6 Cosa peraltro comune in qualsiasi studio macroeconomico. 7 Si rinvia al prossimo paragrafo. 5
7 quello nei confronti delle altre regioni. Stime preliminari del saldo in oggetto si sono rivelate poco efficaci ed efficienti, quindi si è optato per una impostazione che renda il modello di analisi il più possibile simile a quello tipicamente keynesiano. Nel dettaglio, poiché l'istituto Prometeia rende disponibili sul periodo le serie storiche regionali da e per l'estero, si sono costruite due serie parallele: le importazioni dall'estero (Me) e un particolare saldo export-import (XM) dato dalla somma algebrica di tutto l'export (verso le altre regioni ed estero) con l'import regionale 8. Sulla base di quanto ora rilevato, la versione dell'equazione [1] che è stata effettivamente oggetto di stima è la seguente: Y = C + Ifl + Gc + XM - Me + VS [1a] La dinamica dei consumi privati Tra le varie forme funzionali atte a descriverli si è scelta quella statisticamente più idonea all'interno di due scuole di pensiero tra le più note e intuitive: la prima ritiene che i consumi dipendano dal solo reddito corrente disponibile, la seconda considera anche il reddito permanente 9. Le due ipotesi allo studio sono così rappresentabili: 10 : C = c o + c 1 (Y-T) C = c o + c p Y p + c 2 (Y-T) [2a] [2b] dove c 1 e c 2 sono le propensioni al consumo del reddito corrente disponibile, c o indica il consumo di sussistenza (indipendente dal possesso di un reddito 11 ) e T la tassazione complessiva; c p è invece la propensione al consumo del reddito permanente (Y p ), anch'esso considerato al netto della tassazione. L'analisi econometrica sui dati veneti del periodo dimostra che le stime basate sulla prima scuola di pensiero conduce ad analisi e simulazioni più efficaci. La scelta perciò è caduta sull'equazione [2a], necessariamente modificata, però, a causa di alcune problematiche che avrebbero potuto inficiare la stima: la non stazionarietà delle variabili, della capacità previsiva del modello e dell'autocorrelazione dei errori di stima. L'analisi dei dati storici mediante il test Augmented Dickey-Fuller ha rivelato che la variabile dipendente (C ) ed almeno une delle indipendenti (Y-T) non sono stazionarie, e quindi la stima 8 Per la verità il database di Prometeia rende disponibile anche l'export regionale verso l'estero, che però, com'è noto, nella prevalente analisi keynesiana viene considerato esogeno o comunque spiegato integralmente da fattori non influenzabili dagli operatori regionali (la domanda mondiale ed il tasso di cambio). Quindi anche in questa sede si è scelto di considerare esogene le esportazioni regionali verso l'estero. 9 Livello di reddito sul quale può contare con stabilità. 10 Nella seconda formulazione le decisioni di consumo dipendono solo in parte dal reddito corrente, poiché si suppone che il consumatore valuti anche (anzi, soprattutto) il reddito permanente, cioè il livello di reddito sul quale può contare con stabilità. La discussione è aperta su come si misuri questo livello. La teoria prevalente suggerisce che esso sia il valore attuale dei presumibili redditi futuri. In pratica, è difficile ipotizzare che il consumatore medio sia così razionale e, soprattutto, che possieda gli elementi per un simile calcolo. In questa analisi, perciò, si è optato per una quantificazione più conservativa: la media dei redditi finora percepiti (escluso quello corrente). Formulando così il livello di reddito permanente, a priori si attende una elevata propensione al consumo di detto reddito (c p), ed una molto più modesta del solo reddito corrente (c 2). 11 Ciò è possibile grazie al sostegno pubblico e/o al consumo di patrimonio. 6
8 della [2a] potrebbe produrre risultati privi di significato economico; i risultati del test sono i seguenti: Null Hypothesis: C has a unit root Exogenous: Constant Lag Length: 7 (Automatic - based on SIC, maxlag=9) t-statistic Prob.* Augmented Dickey-Fuller test statistic Test critical values: 1% level % level % level *MacKinnon (1996) one-sided p-values. Augmented Dickey-Fuller Test Equation Dependent Variable: D(C) Method: Least Squares Date: 09/02/12 Time: 18:23 Sample (adjusted): Included observations: 33 after adjustments Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. C(-1) D(C(-1)) D(C(-2)) D(C(-3)) D(C(-4)) D(C(-5)) D(C(-6)) D(C(-7)) Constan R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter F-statistic Durbin-Watson stat Prob(F-statistic) Null Hypothesis: C has a unit root Exogenous: None Lag Length: 5 (Automatic - based on SIC, maxlag=9) t-statistic Prob.* Augmented Dickey-Fuller test statistic Test critical values: 1% level % level % level *MacKinnon (1996) one-sided p-values. Augmented Dickey-Fuller Test Equation Dependent Variable: D(C) Method: Least Squares Date: 09/02/12 Time: 18:27 7
9 Sample (adjusted): Included observations: 35 after adjustments Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. C(-1) D(C(-1)) D(C(-2)) D(C(-3)) D(C(-4)) D(C(-5)) R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter Durbin-Watson stat Null Hypothesis: Y-T has a unit root Exogenous: Constant Lag Length: 0 (Automatic - based on SIC, maxlag=9) t-statistic Prob.* Augmented Dickey-Fuller test statistic Test critical values: 1% level % level % level *MacKinnon (1996) one-sided p-values. Augmented Dickey-Fuller Test Equation Dependent Variable: D(Y-T) Method: Least Squares Date: 09/02/12 Time: 18:33 Sample (adjusted): Included observations: 40 after adjustments Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. (Y-T)(-1) Constant R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter F-statistic Durbin-Watson stat Prob(F-statistic) Null Hypothesis: Y has a unit root Exogenous: None Lag Length: 1 (Automatic - based on SIC, maxlag=9) t-statistic Prob.* Augmented Dickey-Fuller test statistic
10 Test critical values: 1% level % level % level *MacKinnon (1996) one-sided p-values. Augmented Dickey-Fuller Test Equation Dependent Variable: D(Y-T) Method: Least Squares Date: 09/02/12 Time: 18:35 Sample (adjusted): Included observations: 39 after adjustments Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. (Y-T)(-1) D[(Y-T)(-1)] R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter Durbin-Watson stat È quindi necessario trasformare l'equazione [2a] nei livelli delle variabili in una equazione nella loro differenza prima: ΔC = Δc o + Δc 1 (Y-T) [2a.1] Inoltre, alcuni tentativi di stima della suddetta versione [2c] hanno suggerito di considerare consumi e reddito disponibile deflazionati [mediante il deflatore del PIL (D 12 )] e di introdurre variabili dummy per il periodo , essendo, com'è noto, caratterizzato da inconsueti fattori di crisi. Infine, per evitare gli inconvenienti generabili dalla eventuale correlazione dei residui si è optato per una stima General Least Squares invece che per la tradizionale Ordinary Least Squares. Perciò, una volta introdotti i termini Auto-Regressive (su un orizzonte temporale estremamente prudenziale pari a 10 lag), e risolvendo rispetto al livello dei consumi nel periodo corrente, si è pervenuti al seguente modello: C/D = C -1 /D -1 + c 1 Δ[(Y-T)/D] + c c c c i AR(i) con i = [2a.2] Il processo di stima dell'equazione [2a.2] ha condotto alla selezione del seguente modello di consumo: C/D = *C-1/D *Δ[(Y-T)/D] * AR(5) +AR(8) [2a.2] Dependent Variable: C/D Method: Least Squares 12 In mancanza di idonei deflatori regionali si è utilizzato quello nazionale. 13 Le 4 dummy sono indicate rispettivamente con gli anni 2007, 2008, 2009 e 2010, ed i rispettivi coefficienti d'impatto sono c 2, c 3, c 4 e c 5. 9
11 Date: 08/27/12 Time: 16:39 Sample (adjusted): Included observations: 32 after adjustments Convergence achieved after 6 iterations Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. C(-1)/D(-1) D[(Y-T)/D] AR(5) AR(8) R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter Durbin-Watson stat Inverted AR Roots i i i i i i -.91 Come appare dal grafico seguente, il modello selezionato ha una apprezzabile capacità di simulare il fenomeno dei consumi privati del Veneto nel periodo : 90,000 80,000 70,000 60,000 50,000 40,000 30,000 20,000 10, EFFETTIVI SIMULATI Va notato che il calcolo della Variance Inflation Factor molto probabilmente esclude la multicollinearità: Dependent Variable: C(-1)/D(-1) Method: Least Squares Date: 08/27/12 Time: 19:16 Sample (adjusted): Included observations: 40 after adjustments 10
12 Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. C D[(Y-T)/D] R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid 7.45E+09 Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter F-statistic Durbin-Watson stat Prob(F-statistic) SCALARE DI RIFERIMENTO = 1/(1 - R squared) = e che il test di Breusch-Pagan-Godfrey esclude l'eteroschedasticità dei residui: Heteroskedasticity Test: Breusch-Pagan-Godfrey F-statistic Prob. F(3,28) Obs*R-squared Prob. Chi-Square(3) Scaled explained SS Prob. Chi-Square(3) Test Equation: Dependent Variable: RESID^2 Method: Least Squares Date: 08/27/12 Time: 16:41 Sample: Included observations: 32 Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. C C(-1)/D(-1) D[(Y-T)/D] R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid 2.48E+13 Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter F-statistic Durbin-Watson stat Prob(F-statistic) CHI-QUADRATO (95%;3) = Non esiste un test "esatto" per la multicollinearità, o che perlomeno sia universalmente condiviso. In questa sede si fa riferimento ad uno dei criteri internazionalmente prevalenti, e precisamente quello suggerito in Studenmund A.H., "Using econometrics", fifth edition, Addison Wesley, pag. 259 : lo scalare di riferimento deve essere inferiore a 5. 11
13 1.4.3 La dinamica degli investimenti fissi lordi La loro formulazione è stata selezionata tra due alternative di base. La prima è la classica formulazione additiva, che li suppone dipendenti dal livello del PIL e dal costo del denaro; questa impostazione è stata ampliata considerando anche l'impatto della variazione delle scorte 15. La seconda è l'altrettanto nota formulazione accelerativa, in base alla quale gli investimenti sono stimolati non dal livello del PIL ma dal suo incremento. Le due alternative messe in campo per descrivere gli investimenti sono le seguenti: I = d o + d 1 Y - d 2 i - d 3 VS I = d o + d 4 ΔY- d 5 i - d 6 VS [3a] [3b] dove d 1, d 2, d 3, d 4, d 5 e d 6 sono parametri d'impatto, mentre d o rappresenta il livello di investimenti comunque realizzato 16. Il costo del denaro è il TUS determinato in termini reali 17. Testando il medesimo periodo indagato per i consumi, lo schema interpretativo più adatto alle simulazioni si è rivelato essere il prim La stima della dinamica degli investimenti ha subito lo stesso percorso dei consumi, in particolare: 1. il test Augmented Dickey-Fuller rivela la presenza di non stazionarietà: il problema viene risolto in modo analogo ai consumi; 2. stime preliminari suggeriscono che l'efficacia e l'efficienza delle stime richiedono l'impiego di serie storiche deflazionate, nonché l'introduzione di dummy per gli anni ; 3. per evitare l'eventuale correlazione dei residui si utilizza la metodologia General Least Squares In ultima analisi, il modello analizzato è il seguente: Ifl/D = Ifl -1 /D -1 + d 1 Y/D - d 2 Y -1 /D -1 - d 3 i + d 4 i -1 - d 5 VS/D + d 6 VS -1 /D -1 + d d d d i AR(i) [3a.1] con i =1...5 La procedura di stima ha condotto alla selezione di questa versione ridotta: Ifl/D = *Y/D *Y -1 /D *i * * AR(1) - AR(3) [3a.1] Dependent Variable: IFL/D Method: Least Squares Date: 08/30/12 Time: 12:15 Sample (adjusted): Included observations: 37 after adjustments Convergence achieved after 9 iterations 15 Scorte crescenti disincentivano nuovi investimenti, poiché implicano livelli di produzione eccedenti l'assorbimento del mercato. 16 Ad esempio, gli investimenti di rinnovo necessari a ricostituire, e non ampliare, la capacità produttiva deteriorataconsumata dalla senescenza, dall'obsolescenza (e anche dall'inadeguatezza). 17 Cioè al netto dell'inflazione. 12
14 Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. Y/D Y(-1)/D(-1) i(-1) AR(1) AR(3) R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter Durbin-Watson stat Inverted AR Roots i i -.50 Come per i consumi, l'attitudine del modello a simulare gli investimenti fissi lordi veneti è rilevante: 36,000 32,000 28,000 24,000 20,000 16,000 12,000 8,000 4, EFFETTIVI SIMULATI La stima inoltre non soffre del problema della multicollinearità: 1. Variance Inflation Factor per Y = Variance Inflation Factor per i = e nemmeno dell'eteroschedasticità: 1. Scaled explained SS = Chi-Quadrato (95%;5) =
15 1.4.4 La dinamica delle importazioni dall'estero La formulazione più diffusa e comunemente applicata, vede le importazioni dipendenti dal PIL locale e dal tasso di cambio reale tra Euro e USD. Me = m 1 Y + m 2 ϵ [4] La stima dell'import dall'estero ha sofferto delle medesime problematiche descritte per i consumi e gli investimenti fissi lordi, e quindi, ricalcando la procedura già prima descritta, ha indotto all'opportuna trasformazione dell'equazione [4]. Le uniche eccezioni sono state l'impiego di serie storiche non deflazionate e l'introduzione di un trend lineare tra le variabili esplicative. In ultima analisi, il modello analizzato è il seguente: Me = Me -1 + m 1 Y - m 2 Y -1 - m 3 ϵ + m 4 ϵ -1 + d d d d d 5 TREND + i AR(i) [4] con i =1...5 La procedura di stima ha selezionato le variabili significative, conducendo alla seguente equazione: Me = *Me *Y *Y *ϵ *ϵ * * * AR(1) - AR(2) - AR(3) - AR(4) - AR(5) [4a] Dependent Variable: M Method: Least Squares Date: 09/02/12 Time: 23:03 Sample (adjusted): Included observations: 35 after adjustments Convergence achieved after 14 iterations Variable Coefficient Std. Error t-statistic Prob. M(-1) Y Y(-1) ϵ ϵ(-1) AR(1) AR(2) AR(3) AR(4) AR(5) R-squared Mean dependent var Adjusted R-squared S.D. dependent var S.E. of regression Akaike info criterion Sum squared resid Schwarz criterion Log likelihood Hannan-Quinn criter Durbin-Watson stat Inverted AR Roots i i i i
16 Come i precedenti, il modello selezionato ha una buona capacità di simulare le importazioni estere venete: 50,000 40,000 30,000 20,000 10, EFFETTIVE SIMULATE Il moltiplicatore del PIL veneto I migliori modelli stimati, sui quali è ricaduta la scelta per le simulazioni degli impatti del residuo fiscale, sono i seguenti: C/D = *C-1/D *Δ[(Y-T)/D] * AR(5) +AR(8) [2a.2] Ifl/D = *Y/D *Y -1 /D *i * * AR(1) - AR(3) [3a.1] Me = *Me *Y *Y *ϵ *ϵ * * * AR(1) - AR(2) - AR(3) - AR(4) - AR(5) [4a] Alcune specifiche tecniche: 1. le variabili sono state selezionate sulla base dei risultati del test T di Student; poiché l'obiettivo finale è la simulazione di scenari, si è utilizzato il valore critico pari a 1 e non quello che le tavole della distribuzione T evidenziano in corrispondenza dei gradi di libertà di ciascuna formulazione e del grado di significatività desiderato; 2. l'autocorrelazione è risultata statisticamente significativa in tutte le formulazioni analizzate, ed è stata eliminata con il metodo dei General Least Squares (che a sua volta è un'applicazione del metodo di Cochrane-Orcutt); 3. l'adjusted R 2 è molto prossimo a 1in tutte le formulazioni, e ciò conferma la complessiva efficacia delle stime. In teoria, viste le formulazioni di base oggetto di stima: 15
17 C = c o + c 1 (Y-T) [2a] I = d o + d 1 Y - d 2 i - d 3 VS [3a] M = m 1 Y + m 2 ϵ [4] lo schema per testare gli effetti moltiplicativi sul PIL locale è il seguente: Y = [5] In pratica, visti gli esiti delle stime, l'effettiva componente autonoma della domanda 18 è diversa da quella teorica, ma il moltiplicatore del PIL rimane invariato: Y = [6] In questa sede l'interesse è focalizzato formalmente sull'ipotesi di riduzione della pressione fiscale, la quale però avviene mediante restituzione del residuo, che infatti, come descritto nel paragrafo 1.1, va comunque riscosso. Quindi non appare una forzatura considerare la restituzione del residuo come spesa pubblica aggiuntiva e non come minor tassazione. In tal caso, l'impatto sul PIL locale è approssimabile dalla seguente quantità: ΔY = Δ [6] 1.5 la simulazione degli impatti del residuo fiscale Utilizzando il modello finale di analisi, si può ricostruire la dinamica che consumi e PIL veneti avrebbero potuto presumibilmente evidenziare in corrispondenza del mancato prelievo di imposte dirette pari al residuo fiscale di pertinenza dei contribuenti Irpef. Per una corretta interpretazione dei risultati ora esposti, si rammenti che la procedura utilizzata ha consentito da un lato di condurre le analisi con valori deflazionati, al fine di ridurre al minimo gli impatti distorsivi che le spinte inflazionistiche possono avere sulle stime, mentre le simulazioni sono state effettuate a prezzi correnti 19. Si consideri innanzitutto la dinamica dei consumi: Tabella Residuo fiscale veneto: impatto sui consumi (milioni di euro, prezzi correnti) Consumi effettivi Consumi addizionali 20 Consumi Potenziali I termini in parentesi quadrata. 19 L'impiego di serie storiche deflazionate ha consentito modelli di analisi più efficaci ed efficienti, caratteristiche chiaramente segnalate sia dagli Adjusted-R squared delle stime che dalle capacità previsive dei modelli stessi. 20 Resi possibili dal rilascio del residuo fiscale di competenza del prelievo Irpef. 16
18 Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo Tra il 1996 ed il 2010 l'esistenza del residuo fiscale ha impedito un ammontare di consumi (a Prezzi correnti) pari a ben miliardi di euro. In ciascuna di queste annate, il consumo addizionale oscillerebbe tra il 3.6% ed il 5.9% dei consumi effettivi (media annua pari al 4.8%). Il peso pro-capite si attesta mediamente sui 732 euro all'anno 21, ma si spinge fino a quasi (2010). Dall'analisi delle preferenze di spesa dei residenti, è anche possibile ipotizzare come il consumo del residuo fiscale si possa articolare tra le varie tipologie di beni e servizi: Tabella Residuo fiscale veneto: impatto sui consumi per tipologia di beni e servizi (milioni di euro, prezzi costanti) Consumi addizionali Abitazione (principale e secondaria) Alimentari e Bevande Trasporti Altri beni e servizi Mobili, Elettromestici, Servizi per casa Combustibili ed Energia Abbigliamento e Calzature Tempo Libero, Cultura e Giochi Sanità Comunicazioni Istruzione Tabacchi Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e dell'istat Tabella Residuo fiscale veneto: impatto sui consumi per tipologia di beni e servizi (milioni di euro, prezzi costanti) Consumi addizionali È stata considerata la popolazione residente media (dai neonati fino agli ultra centenari). 17
19 Abitazione (principale e secondaria) Alimentari e Bevande Trasporti Altri beni e servizi Mobili, Elettromestici, Servizi per casa Combustibili ed Energia Abbigliamento e Calzature Tempo Libero, Cultura e Giochi Sanità Comunicazioni Istruzione Tabacchi Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e dell'istat Si può notare che nel periodo considerato ( ) si sarebbero potuti spendere circa miliardi di euro per l'edilizia e per quanto serve alle abitazioni 22, con l'intuibile vasto impatto sull'indotto del sistema-casa. Si sarebbero potuti spendere anche 4.8 miliardi di euro per i generi alimentari, come pure complessivi 8 miliardi di euro per settori che costituiscono storiche attività del Veneto: 1. il sistema-moda, che avrebbe beneficiato di 1.7 miliardi di euro) 2. l'insieme di trasporti e attività per il tempo libero, in gran parte finalizzati al turismo, per i quali si sarebbero spesi circa 6.3 miliardi di euro. Resta infine da considerare l'impatto complessivo sulla generazione del PIL locale. La stima tenta di quantificare il principio di causazione circolare cumulativa descritto nel paragrafo precedente. In base alla visione keynesiana dell'economia, si presuppone che il rilascio sul territorio del residuo fiscale, pur se limitatamente alla frazione di pertinenza dei prelievo Irpef, attivi un meccanismo virtuoso che, partendo dai consumi, si estenda agli investimenti (ed anche alle attività di importexport), il tutto a beneficio del PIL regionale. La stima utilizza la struttura del moltiplicatore regionale del PIL indicato all'equazione [6]: Tabella Residuo fiscale veneto: impatto sulla generazione del PIL regionale (milioni di euro, prezzi correnti) Residuo Fiscale (quota del prelievo variazione del PIL PIL potenziale PIL effettivo Iperf) Abitazione, mobili, elettrodomestici e servizi per la casa. 18
20 Fonte: Elaborazioni su dati del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e dell'istat 19
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