IN ITALIA: DAGLI STUDI DEMOLOGICI AI BENI DEMOETNOANTROPOLOGICI
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- Aureliano Fantini
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1 IN ITALIA: DAGLI STUDI DEMOLOGICI AI BENI DEMOETNOANTROPOLOGICI
2 L Italia ha una grande e complessa tradizione di studi demologici, studi territoriali, rivolti alle differenze culturali locali, quelli che Alberto Cirese chiamava i dislivelli interni di cultura. Più ridotta è stata invece una tradizione etnologica di studi extraeuropei.
3 Gli studi folklorici (e poi demologici) hanno dato l avvio ad un processo di patrimonializzazione, inizialmente erudito e accademico (folkloristi, Pitré, Loria, etc.); Anni 70 Folk Revival: movimento dal basso di rivitalizzazione, ripresa, riproposta e studio della cultura popolare. Patrimonializzazione dal basso; - Nascita di Musei etnografici locali; - Nascita di Centri di Documentazione della cultura popolare; - Attenzione per le Fonti Orali.
4 MOLTE TERMINOLOGIE Folkore Etnografia italiana (Metà Ottocento/1911 Interessi antiquari Popolarismo romantico Approccio filologico e positivista); Demologia Studi demologici (demos = popolo) Anni 50 - Gramsci/De Martino/Cirese; Tradizioni popolari Studi post-demartiniani sulla cultura popolare (Secondo dopoguerra Anni 60-70); Antropologia del patrimonio (Anni 90/Oggi).
5 L Ottocento: Gli interessi antiquari Approccio che riteneva che nei cosiddetti volghi, cioè nel popolo, fossero conservati i resti, intesi come sopravvivenze, dell antichità. Sopravvivenze che iniziano ad essere viste come documenti, testimonianze, e non solo ad essere bollate come paganesimo, come era l atteggiamento della chiesa.
6 L OTTOCENTO: IL POPOLARISMO ROMANTICO Il popolarismo romantico esalta i prodotti della cultura popolare (poesia, canti, favole e tradizione orale) intesa come deposito di autenticità per la nazione. Popolo come anima della nazione, luogo spontaneo e autentico della nazione contro le presenze straniere. Il popolarismo romantico ebbe una impronta più nazionalista ( popolarismo risorgimentale ). Nomi: G. Leopardi, Giuseppe Giusti, Niccolò Tommaseo, Alessandro D Ancona, Vincenzo Padula e la questione sociale, Costantino Nigra e la teoria del sostrato etnico.
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8 GIUSEPPE PITRÉ Medico siciliano Iniziatore degli studi demologici in Italia; Lunga opera di raccolta etnografica di tradizioni popolari siciliane; Biblioteca di tradizioni popolari siciliane ( ) Opera monumentale composta da 25 volumi; Fondatore di un Museo Etnografico a Palermo (Museo Pitré); Apertura degli studi folklorici a feste, giochi, credenze, medicina popolare, etc.
9 LAMBERTO LORIA E L ETNOGRAFIA ITALIANA DEL 1911 Lamberto Loria = esploratore e viaggiatore. Nato in Egitto da genitori italiani nel 1855, viaggiò molto (Nuova Guinea, Lapponia, Trobriand); viaggi dai quali riportò molte testimonianze materiali, che oggi sono conservate al Museo Etnografico L. Pigorini di Roma e al Museo Antropologico di Firenze. Nel 1905 Loria scopre le culture locali dell Italia e, ormai anziano, decide di dedicarsi allo studio dell Italia iniziando (lui e alcuni suoi collaboratori) a raccogliere testimonianze della vita dei popoli italici, delle culture regionali, contadine, pastorali, etc.
10 ANTROPOLOGIA ITALIANA LAMBERTO LORIA ( ) Viaggiatore esploratore (Nuova Guinea, Lapponia, Isole Trobriand, etc.); 1910 Società di Etnografia Italiana; Congresso di Etnografia Italiana; 1911 Mostra di Etnografia Italiana - Nucleo dell attuale Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari (aperto sotto la direzione di Tullio Tentori negli anni 50); Mostra di Etnografia Italiana = organizzata nel quadro del Cinquantenario dell Unità d Italia; L esposizione era organizzata su base regionale - manipolazione delle testimonianze originali che furono ricostruite e riprodotte in base ad un ideale di autenticità che si voleva comunicare; Fondazione nel 1912 della rivista di tradizioni popolari Lares;
11 LA MOSTRA DI ETNOGRAFIA ITALIANA DEL 1911 Un momento importante per la patrimonializzazione nazionale delle culture e delle differenze culturali territoriali. Un momento di legittimazione istituzionale delle particolarità delle cultura territoriali italiane.
12 TRA LE DUE GUERRE: BENEDETTO CROCE E IL RITARDO DEGLI STUDI FOLKLORICI Il fermento dei nascenti studi folklorici fu interrotto nei primi decenni del Novecento; Cause: ascesa del fascismo, che monopolizzò molto il folklore a fini politici e di consenso (pur nell esaltazione del folklore in termini patriottici); Idealismo crociano, una corrente filosofica che dominò la cultura e che si opponeva fortemente a tutte le scienze sociali, sociologia, antropologia, etnologia, etc.; Benedetto Croce si opponeva a tutte le scienze della società che avevano una base empirica e comparativa. ;
13 BENEDETTO CROCE Critica di Croce a tutte le scienze sociali che si basavano sulla generalizzazione o che volessero giungere a formulare leggi o trovare regolarità nel comportamento umano; Croce esclude la possibilità di una base scientifica di tutte le scienze sociali, svaluta le metodologie empiriche che riduce a pratiche minori; L unica vera conoscenza è la storia dello Spirito in senso hegeliano (estetica, concettuale, economica ed etica).
14 ANTROPOLOGIA ITALIANA L OPPOSIZIONE DI BENEDETTO CROCE 1938 La storia come pensiero e come azione; Critica agli approcci naturalistici ; L unica scienza dell uomo capace di un respiro scientifico è la Storia intesa Idealisticamente, cioè come Storia dello Spirito; Secondo Croce le categorie dello Spirito sono 4: estetica, concettuale, economica ed etica. All interno di queste 4 categorie si sviluppa l attività dello Spirito; La religione (e quindi la magia) secondo Croce non fa parte delle categorie dello Spirito e quindi non può essere oggetto di vera conoscenza.
15 ANTROPOLOGIA ITALIANA L OPPOSIZIONE DI BENEDETTO CROCE Sociologia, antropologia, psicologia e tutte le altre scienze (empiriche) dell uomo e della società sono secondo Croce pratiche classificatorie, ordinative, che non possono aspirare alla vera comprensione.
16 GLI STUDI DEMOLOGICI DEL SECONDO DOPOGUERRA Emerge la questione meridionale ; Concetto di classe e atteggiamento politico-rivendicativo; Viene definitivamente abbandonata la nozione romantica di popolo-nazione a favore di una nozione di popolo/classi subalterne (Gramsci).
17 ERNESTO DE MARTINO ( ) De Martino è un seguace-allievo di Croce; 1941 Naturalismo e storicismo in etnologia ; Influenza di Benedetto Croce; Critica degli approcci naturalistici in etnologia e negli studi folklorici; Secondo De Martino l esperienza dei primitivi va inquadrata all interno della filosofia dello Spirito. Non è possibile ridurre l esperienza umana ad indagini scientifiche; Le scienze sono pseudo-conoscenze che possono avere solo applicazioni pratiche.
18 ERNESTO DE MARTINO ( ) 1941 Naturalismo e storicismo in etnologia ; La vera conoscenza è solo storica (storia dello Spirito, che conquista di livelli di autoconsapevolezza sempre maggiori.); Lo storicismo negava alle plebi e ai primitivi qualunque ruolo attivo nella Storia (dello spirito); De Martino tenta invece di estendere la filosofia crociana oltre il suo ambito tradizionale, includendo anche quelle forme di esperienza storica che erano state escluse da Croce dalla storia dello spirito (le plebi del Mezzogiorno italiano).
19 ERNESTO DE MARTINO ( ) 1948 Il Mondo Magico (studio del magismo - pensiero magico); Ribaltamento della prospettiva crociana; Tentativo di ricostruire la struttura del mondo magico per recuperarlo alla storia (dello Spirito); Tentativo di comprendere il pensiero magico non dall esterno di una visione ispirata dalle categorie dello Spirito, ma dall interno, analizzare la costruzione della realtà magica; Concetto di presenza (costituzione della presenza). La presenza è uno stato che l uomo si sforza di costruire per sfuggire all idea di non-esserci, un movimento naturale dell uomo nel suo sforzo di esserci nel mondo; La magia è interpretata come un primo tentativo coerente dell uomo di affermare la propria presenza nel mondo.
20 ANTONIO GRAMSCI OSSERVAZIONI SUL FOLCLORE (1950) La pubblicazione nel 1950 delle Osservazioni sul folclore, all interno dei Quaderni dal carcere rivoluziona il modo di intendere gli studi folklorici e la cultura popolare in Italia; Per la prima volta il folclore viene considerato come ambito di manifestazioni culturali di una determinata classe sociale in relazione a precisi rapporti di subalternità rispetto alla classe/cultura egemone; Gramsci sottrae il folclore all idea che fosse una stranezza, una bizzarria, un elemento pittoresco. Sottrae il concetto di folclore all idea di una sua irrilevanza.
21 A. GRAMSCI E IL FOLKLORE Occorre per Gramsci mutare lo spirito delle ricerche folcloristiche, superando il livello della semplice erudizione; Il popolo non è una collettività omogenea di cultura, ma un insieme di stratificazioni culturali variamente combinate; Per Gramsci il folklore è però solo oggetto di ricerca; Necessità di determinare una nuova cultura nelle grandi masse, e cioè di cancellare il distacco tra cultura moderna e cultura popolare.
22 ERNESTO DE MARTINO ( ) 1949 Intorno a una storia del mondo popolare subalterno 1959 Sud e Magia 1961 La terra del Rimorso 1961 Furore, simbolo, valore Avvicinamento di De Martino e degli studi demologici italiani alle tesi del marxismo di Antonio Gramsci; Da Gramsci De Martino assume i concetti di egemonia-subalternità per interpretare non solo i rapporti di classe, ma anche i rapporti tra culture; Apertura di De Martino alle problematiche meridionalistiche.
23 ERNESTO DE MARTINO ( ) 1961 La terra del rimorso. Ricerca sul tarantismo in Puglia. Il tema della crisi individuale (crisi della presenza ne Il Mondo Magico) ora diventa dramma di un umanità estromessa, crisi riscatto di umanità non presenti (subalterne) che hanno percorso la storia ma non l hanno mai posseduta o fatta; Il comportamento delle tarantate viene letto in termini di crisi della presenza, una crisi che non è solo esistenziale, ma è anche legata alla condizione di subalternità delle classi contadine nel Mezzogiorno italiano.
24 ERNESTO DE MARTINO ( ) ETNOCENTRISMO CRITICO Riflessione sui rapporti tra chi conosce (soggetto conoscente) e l oggetto della conoscenza (i soggetti studiati, le comunità); Il rapporto tra osservatore e osservato non è neutrale = lo sguardo dell etnologo si avvicina alla cultura altra attraverso le proprie categorie concettuali, i propri parametri, i propri pregiudizi culturali che si cristallizzano in atteggiamenti etnocentrici; Necessità di sfuggire agli atteggiamenti etnocentrici e acritici ma anche impossibilità di cancellare del tutto il proprio background culturale e concettuale, in quanto ciò porterebbe l etnologo a diventare muto e cieco di fronte ai fatti etnografici.
25 ERNESTO DE MARTINO ( ) ETNOCENTRISMO CRITICO La soluzione sta in un continuo confronto tra la nostra storia, le nostre categorie analitiche, i nostri pregiudizi e le storie di altri, i modi altri di dare senso all esperienza umana; Questo continuo confronto per De Martino deve portare ad un radicale esame di coscienza per l uomo occidentale; Etnocentrismo critico come frutto di un continuo lavoro critico dell antropologia sulle proprie categorie interpretative, di una continua ridiscussione delle proprie categorie analitiche.
26 ANTROPOLOGIA STORICISTA E DEMARTINIANA (ANNI 60-80) Vittorio Lanternari Studi storico-religiosi in ambito etnologico; extraeuropeo e in ambito demologico; Studio dei movimenti millenaristici Millenarismo e popoli oppressi Colonialismo; Diego Carpitella Ricerche etnomusicologiche nel Meridione italiano Studi sulla cinesica; Alfonso di Nola Studio dei fenomeni religiosi popolari meridionali in una prospettiva marxista e gramsciana (Riti di guarigione antropologia medica).
27 ANTROPOLOGIA STORICISTA E DEMARTINIANA (ANNI 60-80) Annabella Rossi Studio dei fenomeni di religiosità popolare nel meridione comportamenti devozionali / culti liturgici ed extraliturgici (Le feste dei poveri); Luigi Lombardi Satriani Folklore come cultura di contestazione.
28 ALBERTO MARIO CIRESE (1921) Demologo italiano studioso di letteratura popolare e di storia delle tradizioni popolari; Cultura Egemonica e culture subalterne (1973). Riflessioni teoriche sulla circolazione sociale dei fatti culturali, sui dislivelli di cultura, sulle relazioni tra cultura egemone e culture subalterne condotte in rapporto allo studio dei testi di tradizione orale, scritta o mista diffusi in ambito popolare; Ha introdotto in Italia negli anni 80 l Antropologia dei patrimoni culturali: il censimento, la catalogazione, la classificazione, la conservazione e la valorizzazione dei beni culturali demo-etno-antropologici (denominazione da lui stesso coniata); Ha introdotto in Italia la museografia antropologica (contadina e di arte popolare), discutendo per la prima volta la nozione di beni volatili o inoggettuali («patrimonio immateriale»).
29 L ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA TRA GLI ANNI 50 E 80 1) Matrice positivista Studi folklorici legati alla raccolta di documenti. Studi settoriali su singoli tratti culturali (fiabe, canti, giochi, etc.); 2) Matrice storicista Studio della cultura popolare secondo una prospettiva gramsciana e demartiniana. F. Dei, Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare, Meltemi, 2006
30 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA Cultura popolare e concetto di cultura Due concezioni di cultura si alternano e si incontrano tra 800 e 900 nello studio della cultura popolare : 1) Concezione ottocentesca = folklore come manners usi e costumi. Folklore come sopravvivenza residuale nel popolo Il folkloristaè un collezionista, filologo, classifica. Produce raccolte documentarie. Comparazione tra tratti culturali (fiabe, canti, etc.); 2) Concezione novecentesca = concezione pluralista e relativista di cultura. Le differenze si dispongono in ordine orizzontale. Si parla di culture e non di cultura Studia le culture in senso olistico. Studio di insiemi culturali. (Trobriandesi e pastori sardi come unità culturali ) F. Dei, Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare, Meltemi, 2006
31 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA Definizione e delimitazione della cultura popolare Il popolare è definito in termini gramsciani (subalterno alla cultura egemone); Il popolare è definito in opposizione alla cultura di massa; Centralità assegnata alla produzione culturale (è popolare ciò che è prodotto dal popolo e non per il popolo); Concezione residuale della cultura popolare = popolare come contrapposto alla modernità; Cirese: la cultura popolare (dislivelli interni di cultura) è legata a ritardo socio-culturale; De Martino: la modernizzazione e l emancipazione politica equivalevano all uscita dal folklore, all abbandono della cultura tradizionale. F. Dei, Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare, Meltemi, 2006
32 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA Cultura popolare vs. cultura di massa A partire dalla fine degli anni 60 gli studi demologici iniziano ad avere una visione critica della cultura di massa; Il moderno non interessa gli studi folklorici tradizionali (anni 60-80); Gli studi folklorici ignorano gli ambiti della modernità legati alla subalternità (cultura operaia, sottoproletariato urbano); Cultura di massa = inautenticità, omologazione, alienazione, politicamente regressiva e repressiva, oppio dei popoli; Cultura popolare = genuinità, coscienza di classe, politicamente progressiva, liberazione. F. Dei, Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare, Meltemi, 2006
33 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA E FOLK REVIVAL Anni Ricadute degli studi folklorici nella cultura italiana; Fenomeno del Folk revival ; Movimento di riscoperta della cultura popolare. Fioritura di iniziative locali per la valorizzazione della cultura popolare (teatro popolare, musei contadini, cultura materiale, etc.); Motivazioni del folk revival: Domanda di radici opposizione all omologazione; Valorizzazione della cultura popolare come educazione delle masse contro il pericolo omologazione della cultura di massa; Coinvolgimento degli Enti Locali.
34 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA E FOLK REVIVAL Folk revival = La società civile ricerca e ripropone in forme spettacolarizzate quelle tradizioni appartenenti ad un mondo contadino che è stato superato sia dal processo di industrializzazione, sia da una dinamica di rimozione da parte delle classi popolari, alla ricerca, negli anni della ricostruzione, di un migliore status (Clemente/Candeloro, 2000). La coscienza di un patrimonio DEA si forma in questo processo di ri-folklorizzazione portato avanti da associazioni, enti locali e singoli.
35 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA (ANNI 80-90) Gli studi sulla cultura popolare negli anni 80: Gli anni 80 segnano una crisi degli studi demologici classici; La cultura di massa produce la scomparsa di un ambito di produzione della cultura popolare legato alla sfera economica e alla subalternità politica (scomparsa della cultura contadina); La valorizzazione della cultura popolare a livello locale si lega a volte a politiche reazionarie (cultura e identità legittimano posizioni xenofobe verso l immigrazione). F. Dei, Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare, Meltemi, 2006
36 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA (ANNI 80-90) Anni 90: sindrome delle Piccole patrie Mercificazione del popolare popolare come turismo e sviluppo economico; La cultura popolare è intesa dagli Enti Locali come patrimonio (economico-turistico) e subordinata al patrimonio storico-artistico; Mancano serie politiche di valorizzazione della cultura popolare (patrimonio etnografico) nei termini di una educazione al territorio.
37 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA (ANNI 90) Quale cultura popolare negli anni Novanta? -Non esiste più un ambito autonomo di produzione culturale subalterno; -L opposizione tradizione-modernità non contrappone più due culture in senso antropologico; -I criteri tradizionali di identificazione delle classi non coincidono più (liv. economico, istruzione, etc.); -Cultura popolare come ambito di consumo e non di produzione - Cultural Studies.
38 ANTROPOLOGIA DEMOLOGICA ITALIANA (ANNI 90) Studio dei processi di definizione delle identità locali politiche dell identità; Studio delle forme del popolare entro la cultura di massa; (es. fiabistica e leggende metropolitane). Rapporto globale/locale (per es. rapporti tra le feste tradizionali e le feste globali culto dei santi e culto per Lady D / culto dei morti e Halloween); Cultura popolare come studio antropologico intorno al patrimonio etnografico. Studio dei processi di patrimonializzazione (del patrimonio culturale locale ed etnografico). Valorizzazione del patrimonio etnografico.
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