DOVE SONO LE REGISTE? CERCATELE IN SVEZIA di Federica D Urso, Iole Maria Giannattasio, Francesca Medolago Albani

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1 Dossier di DG Cinema e ANICA DOVE SONO LE REGISTE? CERCATELE IN SVEZIA di Federica D Urso, Iole Maria Giannattasio, Francesca Medolago Albani Il crescente allarme sulla scarsità di donne alla regia ha portato anche in Europa alla creazione di network che s impegnano a promuovere la parità di genere nel settore audiovisivo. In particolare l European Women s Audiovisual presenterà alla Berlinale 2016 uno studio i cui primi risultati sono stati resi noti all ultima Mostra di Venezia. Dai dati emerge che solo la Svezia ha adottato finora politiche coerenti. La DG Cinema è partner italiano della ricerca EWA e sta promuovendo il tema della parità di genere presso gli operatori del settore e presso le istituzioni Fare film non è un attività naturalmente maschile, eppure sono molto poche le donne che scelgono e riescono ad affermarsi come registe. Non si tratta di un fenomeno solo italiano. Anzi, in varie parti del mondo, negli ultimi tempi, sono stati avviati diversi studi ed indagini sul ruolo delle donne nella realizzazione di prodotti audiovisivi, sia dietro che davanti alla macchina da presa. Gli studi già pubblicati e quelli ancora in corso, sebbene strutturati con sistemi di analisi e obiettivi d indagine diversi, hanno sinora dato risultati sempre inequivocabilmente coerenti. Solo una percentuale molto bassa di registi è donna e questo si riflette nella rappresentazione della figura femminile sullo schermo.

2 Dossier di DG Cinema e ANICA NEGLI STATI UNITI LA DISEGUAGLIANZA DENUNCIATA DA PATRICIA ARQUETTE E MERYL STREEP La situazione negli Stati Uniti è stata analizzata in un recente studio commissionato dal Sundance Institute e Women In Film Los Angeles alla USC s Annenberg School for Communications and Journalism. La ricerca ha preso in esame 13 edizioni ( ) del Sundance Film Festival, da cui è risultato che il 25,5% dei registi americani che avevano un opera in concorso nella Dramatic Competition è donna, ma, se si guarda ai top film usciti nello stesso periodo, quelli diretti da registe sono ancora meno: solo il 4,1%. Il confronto dei due dati indica quindi come la quota di donne alla regia decresca considerevolmente quando si passa da film indipendenti a film mainstream. Sempre negli Stati Uniti, il Geena Davis Institute on Gender in Media ha pubblicato i risultati dello studio del 2014 sui contenuti Gender Bias without borders, un indagine sui personaggi femminili condotta in 11 paesi. Analizzando personaggi parlanti o con nome, ne è risultato che solo il 30,9% è composto da donne, quota che si abbassa se si guarda esclusivamente ai personaggi principali, tra cui le donne ricorrono il 23,3% delle volte. Nonostante la scarsità di presenza sullo schermo, rispetto ai personaggi maschili le donne rappresentate sono mostrate il doppio delle volte in abbigliamento sexy, magre e parzialmente o completamente nude; questo rapporto non si riduce in caso di ragazze molto giovani di età compresa tra i 13 e i 19 anni. Il tema della diseguaglianza è stato portato alla ribalta anche da attrici hollywoodiane di conclamato successo: a partire da Patricia Arquette che durante la consegna del premio Oscar come miglior attrice non protagonista 2015 ha fatto un appello alla parità di trattamento economico, proseguendo con Meryl Streep che ha inviato una lettera ai membri del Congresso per la ratifica nella costituzione dell Equal Right Emendment, e finendo con le dichiarazioni rilasciate da Selma Hayek al Festival di Cannes 2015 sul sessismo nei processi di casting. TRA LE INIZIATIVE DI EURIMAGES IL GRUPPO DI STUDIO SULLA GENDER EQUALITY Eurimages, nell ambito della Gender Equality Strategy del Consiglio d Europa, già dal 2013 ha istituito delle policy di rispetto della parità nella composizione dei gruppi coinvolti nella selezione dei progetti e ha creato al proprio interno un gruppo di studio sulla Gender Equality, allo scopo di raccogliere elementi concreti per valutare la situazione e, in base ai risultati, proporre delle policy che sostengano la presenza delle donne nel cinema europeo. Oltre ad organizzare incontri pubblici sul tema in ogni stato che ospiti a rotazione le riunioni del Board di Eurimages, la struttura raccoglie un vasto dettaglio di dati sul genere sessuale delle figure chiave della produzione di ciascun progetto di coproduzione cinematografica che richiede finanziamento al fondo e realizza un analisi dei contenuti delle sceneggiature sottoponendole al cosiddetto Bechdel test. Il Bechdel test costituisce un primo e molto interessante indicatore di come viene rappresentata la donna sul grande schermo: si esegue verificando se nello script ci sono almeno due personaggi femminili con nome, se questi due personaggi parlano tra loro e, infine, se parlano di qualcosa che non sia un uomo. Eurimages adotta il Bechdel test anche al maschile. Un esame così accurato sulle ampie liste di progetti provenienti dai 36 paesi membri di Eurimages ha prodotto un approfondito database di informazioni utili a comprendere i fattori e le cause della disparità e a indicare possibili prassi da adottare presso il Fondo e presso i paesi membri per bilanciare la presenza di donne e uomini nell industria. IN EUROPA LA CONFERENZA DI SARAJEVO A FAVORE DI POLITICHE CHE RIDUCONO LA DISPARITÀ DI GENERE Anche in Europa la parità di genere nel cinema e nell audiovisivo è diventata, negli ultimi anni, un tema di riflessione sia per gli operatori che per le istituzioni. Il 14 agosto 2015 a Sarajevo si è tenuta la conferenza, ospitata dalla Presidenza bosniaca del Committee of Ministers del Consiglio d Europa, dal titolo Women in today s film industry: gender issues. Can we do better?, alla presenza dei delegati dei Ministeri della Cultura e dei Fondi nazionali degli stati membri del Consiglio. La conferenza si è conclusa con l adozione di una dichiarazione (scaricabile al link che sottolinea come una vera democrazia debba sfruttare le capacità, il talento e la creatività di donne e uomini allo stesso modo. Nel testo si fa appello al Consiglio d Europa affinché s incoraggino gli stati membri a mettere in pratica politiche che riducano la disparità di genere nell industria audiovisiva. La dichiarazione, inoltre, propone che Eurimages, il fondo del Consiglio d Europa per il cinema europeo, si faccia promotore presso gli stati membri della produzione di statistiche e analisi delle cause della marginalizzazione delle donne, dell adozione di politiche per migliorare l accesso ai fondi pubblici per le donne, dello sviluppo di misure per migliorare la parità nelle posizioni di decision-making, della maggiore visibilità delle registe, di iniziative di comunicazione, di costruzione di consapevolezza e di sensibilizzazione sulla rappresentazione dell immagine femminile.

3 Alcuni dei dati provenienti dal ricco database di Eurimages sono stati presentati da Isabel Castro, vice direttrice del Fondo, il 27 maggio scorso a Roma, durante un evento organizzato dalla DG Cinema. Grazie al dettaglio su ciascun progetto presentato al Fondo, Eurimages è in grado di attribuire ad ogni film un genere sessuale determinato in base alla proporzione di uomini e donne che lavorano in figure chiave della produzione. Tra i film presentati nel 2014, è quindi emerso come il genere del film è, in caso di film di finzione, all 80,8% maschile, al 15,9% bilanciato e al 3,3% femminile. La presenza delle donne è leggermente più alta nei progetti di documentario, che sono maschili al 66,7%, bilanciati al 20,0% e femminili al 13,3%. Più equilibrato il caso dell animazione in cui i Feature progetti sono di genere maschile al 50,0%, bilanciati al 25,0% e femminili al 25,0% (Fig. 1). I numeri di Eurimages, chiaramente, si riferiscono unicamente ai progetti di coproduzione Documentary tra i 36 paesi membri presentati al Fondo, ma rappresentano un importante punto d osservazione del panorama europeo. Animation (Fig. 1) Gender of eligible projects ,31% 80,79% 15,89% 13,33% 66,67% 20,00% 25,00% 50,00% 25,00% Female projects Male projects Balanced projects Fonte: Eurimages - European Cinema Support Fund (Fig. 2) Number of European films released by gender of the director and year of production By number of films OLTRE 9MILA I FILM ESAMINATI DALLA RICERCA DELL OSSERVATORIO EUROPEO DELL AUDIOVISIVO L istituzione del Consiglio d Europa di riferimento per l analisi dei dati è però l Osservatorio Europeo dell Audiovisivo, che pure ha dedicato un approfondimento al tema della parità di genere. Lo studio Female directors in European films, a cura di Julio Talavera Milla e pubblicato nel 2014, ha esaminato film europei prodotti e usciti tra il 2003 e il 2012, partendo dall analisi di due indicatori: il numero di film in sala e il numero di ingressi. Sulla base del database Lumière, la principale fonte utilizzata per la ricerca, solo il 16,3% dei film in esame è stato diretto da una donna e questa media è tendenzialmente costante negli anni, con picco minimo del 13,7% nel 2005 e picco massimo del 18,1% nel 2012 (Fig.2). La quota di ingressi per i film a regia femminile è ancora più bassa e si attesta all 8,9% degli ingressi totali nel periodo analizzato Number of films Male directors Female directors Fonte: European Audiovisual Observatory - Lumiere

4 Dossier di DG Cinema e ANICA EWA-EUROPEAN WOMEN S AUDIOVISUAL NETWORK NASCE IN SPAGNA ALLA CONFERENZA DI FILMMAKER EUROPEI DEL 2010 Il crescente allarme sulla scarsità di donne alla regia ha portato anche in Europa alla creazione di network che si impegnano in iniziative per promuovere la parità nel settore audiovisivo. EWA- European Women s Audiovisual network è la rete europea creata in occasione di una conferenza di filmmaker europei in Spagna nel 2010 in seguito alla quale è stata redatta la dichiarazione di Santiago che stabilisce gli obiettivi del network. Il network ha la sua sede di riferimento a Strasburgo ed è una organizzazione no-profit che spazia tra i 47 paesi europei e oltre. Lo scopo di EWA è quello di sostenere la parità di genere tra i creativi dell audiovisivo, sia in termini di accesso che di opportunità di impiego, e di proporre occasioni di riflessione sul tema della rappresentazione delle donne di tutte le culture ed etnie. L attività di EWA poggia su quattro pilastri: Il training, con corsi aperti a donne e uomini per lo sviluppo di skill specifici del settore audiovisivo. L advocacy, attraverso il dialogo con i principali attori a livello paneuropeo e con i network nazionali, per garantire l armonizzazione delle best practice e la consapevolezza sui temi chiave. La disseminazione attraverso piattaforme per condividere informazioni, esperienze e best practice, oltre a networking meeting organizzati in tutta Europa, in particolare in occasione dei principali festival, e dedicati ai membri del network. La ricerca Where are the female directors, progetto pan-europeo per la raccolta di dati comparativi, necessari a monitorare lo status delle donne nelle industrie cinematografiche nazionali e a promuovere un cambiamento politico sulla questione. RICERCA EWA: FILM DIRETTI DA DONNE IN SVEZIA DAL 19% DEL DUEMILA ALL ATTUALE 50% La ricerca è stata avviata nel 2012 e da allora, sotto il coordinamento EWA, sono stati coinvolti i ricercatori di sette paesi europei che hanno fornito dati sullo status delle registe in ciascun territorio: Austria (OFI), Croazia (HAVC), Francia (CNC), Germania (University of Rostock), Italia (DG Cinema-MiBACT), Regno Unito (BFI, Creative Skillset e le università di Sheffield Hallam e Birkbeck College, Londra) e Svezia (SFI). Tra i partner del progetto di ricerca rientrano anche l Osservatorio Europeo dell Audiovisivo, Eurimages e FERA (European Federation of Directors). Lo scopo dell indagine è di colmare la mancanza di dati paneuropei sulle donne nel cinema e mira a fornire raccomandazioni di policy per migliorare la parità di genere nell industria. La peculiarità del progetto EWA è di non limitarsi alla fotografia di ciò che avviene una volta che i film sono prodotti, ma di ricostruire tutto il percorso della regia cinematografica al femminile - dalla formazione, al finanziamento, all uscita in sala. I primi risultati della ricerca, che sarà presentata alla 66 edizione della Berlinale a febbraio 2016, sono stati illustrati alla 72ma Mostra Internazionale d Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre scorso, durante un evento dal titolo Dove sono le registe nel cinema europeo?, organizzato dalla DG Cinema-MiBACT, partner italiano dello studio. La ricerca parte dai risultati dello studio effettuato dall Osservatorio Europeo dell Audiovisivo per ripercorrere l esperienza delle registe a livello nazionale anche prima dell uscita in sala dei film. In particolare, l analisi indaga sulle ragioni e gli ostacoli all accesso e alla progressione nell industria. La metodologia di indagine è stata strutturata in due fasi, una quantitativa e una qualitativa: La fase quantitativa ha visto la collaborazione dei ricercatori nazionali dei paesi partner, che, sulla base di un set di dati e una metodologia stabiliti collegialmente, hanno raccolto, ciascuno per il proprio paese, le informazioni necessarie a ricostruire tutte le fasi della carriera registica; i dati coprono un periodo di 8 anni, dal 2006 al Nel giugno 2015 è invece iniziata la raccolta dei dati qualitativi in tutti i paesi partner, con la somministrazione di un apposito questionario agli operatori del settore; lo scopo era saggiare le opinioni di uomini e donne professionisti del cinema sia sulle proprie esperienze personali che sulle proposte di eventuali policy da attuare per correggere la disparità tra i generi. Il questionario ha raccolto nei 7 paesi risposte da parte di circa 900 professionisti dell audiovisivo, in larga parte (80%) donne.

5 Dalle prime evidenze, presentate a Venezia, emerge come un solo paese abbia un approccio coerente sulla parità di genere: la Svezia. Le politiche messe in atto in questo paese, pur non prevedendo riserve obbligatorie sulla destinazione dei fondi nazionali, hanno posto la parità di genere nella destinazione delle risorse come obiettivo: questo ha portato all aumento dei film diretti da donne dal 19% dell anno 2000 al 50% attuale. Negli altri paesi partecipanti allo studio non sono in atto azioni impositive nel settore cinematografico, ma sono state solo espresse dichiarazioni di principio allo scopo di diffondere la consapevolezza sul tema e di incoraggiare la raccolta di dati a fini statistici. Ciononostante, molte istituzioni e gestori di fondi nazionali non monitorano sistematicamente i dati sul genere dei registi o comunque lo fanno in maniera non uniforme e non comprensiva di tutti gli stadi della professionalità registica. (Fig. 3) Trends AL CONVEGNO DONNE DIETRO LA MACCHINA DA PRESA PRESENTATO LO STUDIO RAI Prima della presentazione dei dati comparativi a Venezia, la DG Cinema, durante lo svolgimento dell indagine, aveva organizzato, insieme all Università degli Studi Roma Tre, un convegno dal titolo Donne dietro la macchina da presa, tenutosi il 27 maggio scorso a Roma e dedicato alle evidenze emerse nel corso della ricerca sull industria italiana. Sulla base del modello di profondità concordato con EWA, i dati sono stati organizzati in modo da ricostruire la presenza delle donne a partire dai dati di contesto sociale fino all esito della carriera professionale registica con l uscita in sala del film. Una sintesi della progressiva riduzione del contributo femminile in Italia è ben rappresentata dal grafico seguente (Fig. 3) che rappresenta i trend nel periodo in esame ( ) ed evidenzia come la quota di donne attive nell industria audiovisiva si dimezzi già subito dopo la fase formativa, al momento dello sbocco sul mercato del lavoro, per poi ridursi costantemente nelle fasi successive di richiesta di finanziamenti pubblici per la produzione cinematografica e successiva uscita in sala del film. PRIMI RISULTATI DELL INDAGINE WHERE ARE THE FEMALE DIRECTORS -48% -58% -57% -59% -75% -84% -85% -88% -90% -89% -90% -91% -97% 16% 15% 12% 10% 11% 10% 9% 3% 25% 42% 43% 41% 52% POPOLAZIONE OCCUPATI ISCRITTI SNC DIPLOMATI SNC AUTORI REGISTRATI RICHIESTE OPS OPS SOSTENUTE RICHIESTE IC IC SOSTENUTI AMMONTARE CONTRIBUTI IC E OPS FILM PRODOTTI FILM USCITI PRESENZE IN SALA Maschi Femmine Fonte: elaborazioni DG Cinema - MiBACT su dati Istat, Scuola Nazionale di Cinematografia, Siae, 100autori, DG Cinema - MiBACT, Cinetel

6 Dossier di DG Cinema e ANICA Nella fase formativa il 40% dei diplomati nelle scuole di cinema dei vari paesi osservati è donna, ma la quota scende al 20% dei registi attivi (iscritti nei registri o nelle guild). I percorsi di accesso delle donne al mercato sono vari. Quelli emersi dal questionario, in ordine di importanza, sono: la regia di cortometraggi, la regia di documentari, le scuole di cinema, la regia di pubblicità e/o video musicali e la recitazione. È peraltro evidente come corti, documentari e pubblicità siano spesso passaggi chiave per l approdo alla regia di lungometraggi di finzione Il problema per le donne sembra quindi essere quello di sostenere la propria carriera una volta entrate nel sistema e passare dal loro primo film alle opere successive. Dai risultati della ricerca qualitativa emerge che, tra i fattori che maggiormente scoraggiano le donne, c è il tema della competizione: sembra, infatti, che dover competere per ottenere i fondi sia un elemento che dissuade le donne dal concorrere. Altri fattori che dissuadono le donne dall intraprendere e perseverare nella carriera di registe sono l instabilità lavorativa e la mancanza di modelli femminili di riferimento. In effetti, fatta eccezione per la Svezia, la quota di fondi nazionali che viene riconosciuta alle donne non è proporzionale alla loro presenza nella società e neanche alla loro presenza tra i registi attivi. In generale i film a regia femminile hanno budget più bassi di quelli a regia maschile. I documentari diretti da donne hanno mediamente budget inferiori a 800mila e le opere di finzione costano, in genere, sotto 1,3M. Un altro elemento emerso dal questionario è che, sebbene la maggior parte dei rispondenti ritengano che il genere del regista non influenzi i finanziatori pubblici, questo possa avere un impatto sui finanziatori privati. Il contributo alla produzione delle emittenti televisive pubbliche è fondamentale e molte donne fanno affidamento al lavoro presso le televisioni per sostenere le loro carriere. Ciononostante la quota di produzioni di donne derivanti da questa fonte varia dal 11,9% al 18,6%. Per quanto riguarda il numero di uscite in sala, la percentuale di film diretti da donne varia da paese a paese da un minimo del 9,1% a un massimo del 20,8%. L Italia, la Croazia e il Regno Unito hanno una media inferiore a quella individuata dallo studio dell Osservatorio Europeo che si fissava al 16,3% negli anni Gli altri quattro paesi (Austria, Francia, Germania e Svezia), invece, presentano risultati molto migliori rispetto alla media del 16,3%. Dalle risposte al questionario si desume la percezione che il pubblico non sia condizionato nelle sue scelte dal genere del regista. Di nuovo, però Italia e Regno Unito si posizionano su una media più bassa di quella individuata dall Osservatorio, pari all 8,9% di presenze in sala per i film diretti da donne. Gli altri Paesi presentano invece risultati più confortanti. Naturalmente i risultati in sala sono influenzati dal budget della produzione, dall investimento nella distribuzione e dal numero di schermi di uscita. Va rilevato che, a questo proposito, dal questionario somministrato per l analisi qualitativa, è stata riconosciuta in ogni Paese l esigenza di un maggiore sostegno alle strategie di promozione e distribuzione dei film diretti da donne.

7 Nel corso del convegno del 27 maggio, le valutazioni sulle dimensioni del contributo femminile al cinema si sono incrociate con i dati sulla rappresentazione dell immagine della donna nei nostri media. È infatti stato presentato lo studio che Rai (che ha fornito diverse elaborazioni ad hoc per la ricerca EWA) ha commissionato all Osservatorio di Pavia per monitorare come la figura femminile venga ritratta nei propri palinsesti. La Rai, infatti, è stata la prima televisione di servizio pubblico in Europa ad emanare un documento per adottare la policy di genere in azienda. È importante ricordare a tale proposito che il tema della parità di genere viene esplicitamente evocato già nel Contratto di Servizio fra Rai e Stato. L art. 2 comma 7 del CdS recita infatti così: La Rai opera un monitoraggio, con produzione di idonea reportistica annuale, che consenta di verificare il rispetto circa le pari opportunità nonché la corretta rappresentazione della dignità della persona nella programmazione complessiva, con particolare riferimento alla distorta rappresentazione della figura femminile e di promuoverne un immagine reale e non stereotipata. Dall indagine Monitoraggio della figura femminile nei programmi RAI è emerso che nel 95% dei casi la rappresentazione delle donne è dignitosa e rispettosa ma, tra gli elementi critici, quello più rilevante è la constatazione che le donne sono raramente centrali nei programmi, che risultano perlopiù sbilanciati a favore del protagonismo maschile : compaiono quindi in misura inferiore agli uomini nel cast dei programmi (41%), fra i personaggi delle fiction (42%) e fra le persone esterne, ospiti o intervistate nei programmi di informazione e approfondimento (32%). Le uniche posizioni in cui la presenza delle donne supera il 50% sono quelle esterne o di contorno, come il pubblico che, in studio o da casa, partecipa attivamente alle trasmissioni. COMPRENDERE LE RAGIONI DELLO SQUILIBRIO PER FAVORIRE PARITÀ DI ACCESSO E OPPORTUNITÀ Nell industria cinematografica e televisiva, sia sul fronte delle professionalità impegnate nella realizzazione delle opere audiovisive che sul fronte della rappresentazione che della donna forniscono tali opere, il gap di genere da colmare è piuttosto ampio e una riflessione che sensibilizzi anche solo alla consapevolezza del tema appare in questa fase molto utile. L industria audiovisiva, più di altri settori della produzione culturale, evidenzia uno squilibrio fra uomini e donne abbastanza importante e la vera sfida in proposito è comprendere quali siano le reali cause di questa situazione: quanto pesino le scelte del mercato e dell industria e quanto le scelte individuali dei professionisti che, per indole o per natura, si avvicinano a un mestiere piuttosto che a un altro, scelgono un modello di realtà da rappresentare piuttosto che un altro. Comprendere le ragioni retrostanti a questo inspiegabile squilibrio è il passo successivo per valutare azioni concrete, mirate ad eliminare le discriminazioni e favorire parità di accesso e opportunità, anche per la salvaguardia della diversità culturale delle opere che non può essere assicurata senza una narrativa femminile. A livello nazionale, la DG Cinema ha aperto un dialogo inter-istituzionale con l Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità del Dipartimento delle Pari Opportunità mentre, a livello europeo, EWA proseguirà nei prossimi mesi con l indagine qualitativa, per arrivare alla presentazione del rapporto completo alla Berlinale, con delle raccomandazioni concrete alle istituzioni europee. I materiali presentati nell evento del 5 settembre 2015 a Venezia e del 27 maggio 2015 a Roma sono consultabili ai seguenti link:

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