IL REATO ABERRANTE. Definizione di Aberratio. Fattispecie tipiche.

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1 IL REATO ABERRANTE Definizione di Aberratio. Fattispecie tipiche. Si parla di reato aberrante quando si determina una divergenza tra lo sviluppo dell avvenimento previsto e quello verificatosi nella realtà. Tale divergenza può derivare sia da un errore nell uso dei mezzi di esecuzione del reato, sia da altre cause accidentali ed indipendenti dal fatto dell agente. Cause che, quindi, incidono nella fase di esecuzione di una volontà validamente formatosi, distinguendo la fattispecie in esame da quella prevista dall art. 47 c.p. 1, dove l errore si verifica nella formazione della volontà. L attuale disciplina del reato aberrante costituisce, nel nostro ordinamento, un netto ampliamento rispetto all istituto così come si è venuto storicamente configurando. Infatti, un preciso riferimento alla problematica della c.d. divergenza personale, è già presente nelle fonti del diritto romano 2. Nessun riferimento esiste, invece, per le ipotesi di aberratio delicti. La prima regolamentazione della fattispecie dell aberratio ictus si trova nell art. 358 del Progetto del codice Zanardelli, relativo allo omicidio e alle lesioni personali 3. Norma trasferita, poi, nella parte generale del codice all 1 Art. 47 c.p.: Errore di fatto. Questo tipo di errore cade su uno o più elementi che sono richiesti per l esistenza del reato. Questa condizione può essere dovuta tanto a motivi fattuali, quanto a motivi di diritto. Per questo motivo l intestazione dell intero articolo non risulta pienamente coerente con il contenuto delle regole poste. Ciò che conta è, infatti, che la falsa rappresentazione concerna un elemento essenziale di fatto, senza tener conto delle qualifiche che, eventualmente, ne facciano parte. Si tratta, quindi di errore sul fatto e cagiona sempre l esclusione del dolo, salvo deroghe espressamente sancite. L errore disciplinato nel III comma dell art. 47 c.p. è, invece, un errore di diritto che cade su una qualifica normativa del fatto. Comunque, così come disciplinato dal II comma dello stesso articolo, l errore sul fatto che costituisce reato non esclude mai la punibilità per un reato diverso, se ne sussistono gli elementi. 2 Digesto. Fr. 18 par. 3 D, 47, 10. Riportato in FERRINI, Diritto penale romano, Milano 1999, pg Codice penale per il Regno d Italia, Verbali delle Commissioni, Art. 358, Stamperia Reale, pg

2 art In tale articolo è comparso, per la prima volta, un accenno alle conseguenze che la deviazione può avere. Il Legislatore dell epoca stabilì, così, la inescusabilità dell errore sulla persona dell offeso e la mancata applicazione delle eventuali circostanze aggravanti riguardanti le qualità di quest ultimo. La disciplina del reato aberrante, così come strutturata dai compilatori del codice Zanardelli, risultò presto incompleta rispetto alla complessità del fenomeno. Alla offesa di persona diversa da quella contro cui l offesa era diretta fu, in seguito, dedicato l art. 120 del Progetto preliminare del codice Rocco, contenuto nel Capo relativo alla persona offesa dal reato 5. Nel Progetto definitivo l intera materia fu trasferita al Capo III Del concorso di reati, dove gli articoli dedicati al reato aberrante divennero due, l 85 e l Oggi, i due articoli, lievemente modificati, risultano trasfusi negli artt. 82 e 83 del codice vigente. L aberratio ictus, disciplinata dall art. 82 c.p., è caratterizzata dal fatto che l errore provoca l offesa di un soggetto diverso da quello che l agente voleva 4 La necessità di estendere la formula dell art. 358 a tutti i tipi di reato nacque in sede di discussione dell art. 51 del progetto, relativo allo stato d ira ed alla provocazione, ad opera del commissario Faranda. Egli, denunciava il carattere restrittivo dell espressione contro chi ne sia stata ingiusta causa nei casi di deviazione dell azione. Gli fu obiettata l esistenza, appunto, dell art. 358, ma il problema non poteva essere così risolto dal momento che, mentre l art. 51 era applicabile a tutti i tipi di reati, l art. 358 si riferiva ai soli delitti di sangue. Da qui la formale richiesta del trasferimento dell art. 358 nella parte generale del codice e la successiva nascita dell art Tale norma menzionava soltanto l ipotesi dell offesa oltre che a persona contro cui l azione era diretta, anche a persona diversa. 6 La norma si presentava, infatti, come un ipotesi di reato complesso, nel quale tutti gli eventi sono imputati a titolo di dolo con la sola attuazione di pena per gli eventi non voluti che in realtà accedono al reato complesso doloso, sotto specie di responsabilità oggettiva. L estensibilità della disposizione al caso in cui la persona colpita fosse una sola, fu resa possibile ritenendo configurabile l ipotesi del tentativo nei confronti della vittima ideata. 5

3 colpire 7. L errore cade, quindi, sull oggetto materiale e l evento si considera commesso in danno alla persona che si voleva offendere. L art. 83 c.p., invece, si riferisce ai casi di aberratio delicti, in cui l errore cagiona un evento delittuoso diverso da quello voluto dal colpevole 8. Il fatto realmente accaduto andrà posto a carico dell agente in base al principio della causalità psichica. Oltre alle fattispecie disciplinate dal codice, la dottrina ha elaborato una terza ipotesi di reato aberrante: l aberratio causae. Questa figura ricorre quando l error in executiviis incide sul processo causale, cosicché, l azione, pur avendo prodotto l evento voluto dall agente, ha avuto uno svolgimento causale diverso da quello previsto 9. Tutte le ipotesi di aberratio, comunque, presuppongono che tra la condotta dell agente e l evento sussista un rapporto di causalità 10. Elementi comuni alle fattispecie disciplinate dal codice sono inoltre: la discordanza tra il voluto e il realizzato; il motivo determinante tale discordanza che va ravvisato in un errore nell uso dei mezzi d esecuzione o in un altra causa. 7 Tizio spara un colpo di fucile contro Caio e cagiona, invece, la morte di Sempronio che passa nelle vicinanze. 8 Tizio getta un tizzone acceso contro un fienile per incendiarlo e colpisce Caio. 9 Tizio getta Caio nel fiume perché anneghi, ma questi muore senza toccare l acqua urtando il capo contro uno scoglio. 10 Art. 40. Affinché un evento possa essere attribuito ad un uomo è necessario che si sia verificato in conseguenza dell azione di lui. 6

4 La divergenza tra il voluto e il realizzato. La divergenza tra il voluto e il realizzato si verifica tutte le volte in cui il soggetto agente ignora o si rappresenta in modo diverso da come sono in realtà uno o più requisiti che caratterizzano l avvenimento concreto, ovvero suppone l esistenza di requisiti in realtà inesistenti. Tale fenomeno trova la sua più adeguata collocazione sistematica nell ambito dell errore 11. Naturalmente questo tipo di errore, nel nostro ordinamento, ha rilevanza sul piano degli effetti sanzionatori penali solo qualora almeno uno fra l evento voluto e quello realizzato corrisponda ad una fattispecie oggettiva di reato. Possiamo così avere tre ipotesi di divergenza, a seconda che costitutivo di una fattispecie oggettiva di reato sia solo il fatto voluto, solo il fatto realizzato oppure tanto il voluto quanto il realizzato. Le prime due ipotesi sono espressamente disciplinate negli artt. 47 e 49 c.p. 12, dove è presente, al momento della condotta, una rappresentazione erronea della realtà, che può cadere su un elemento descrittivo - naturalistico della fattispecie o su un intera situazione assumibile come elemento negativo. Nel reato aberrante, 11 La problematica dell errore in diritto penale concerne il piano conoscitivo della persona ed attiene alla sua attività intellettiva. L errore non si trova, però, nella conoscenza in sé, ma si inserisce nel rapporto di difformità tra la cognizione soggettiva e la realtà. Quello penalmente rilevante è quello in cui l oggetto della situazione intellettiva sia creduto come reale e non semplicemente rappresentato. Il soggetto crede in ciò che ha rappresentato ponendo questo convincimento alla base della sua volontà. Diversa dall errore è l ignoranza, che, essendo mancanza di conoscenza della realtà, si concretizza in una mancanza d informazione del soggetto attivo. La lacuna provocata dall ignoranza è inconscia, perché nel momento in cui il soggetto si rende conto di questa sua mancanza non è più convinto della realtà da lui rappresentata. Il dubbio, invece, è un ignoranza cosciente che inizia quando si ha coscienza di ignorare la realtà o di non sapere quale, tra le ipotesi rappresentate, sia quella reale. 12 Art. 47: Errore di fatto. Cfr.: nota n 1 Art. 49: Reato supposto erroneamente e reato impossibile. 7

5 invece, sia il voluto che il realizzato corrispondono a schemi tipici di reato. Questa è, senza dubbio, la categoria di ipotesi di divergenza più problematica, sia per la grande varietà di situazioni ad essa riconducibili sia per il gran numero di fattispecie che le regolano. Concerne, infatti, tutti i casi in cui l agente, volendo porre in essere un fatto costitutivo di reato, realizzi in realtà un evento, per qualche requisito,diverso da quello rappresentato, sempre penalmente rilevante ai sensi di una fattispecie di parte speciale. Si tratterà di conseguenza non voluta della stessa specie di quella prevista e voluta, senza mutamento nel titolo di reato, nonostante l effetto della condotta che venga a ricadere su persona diversa da quella alla quale la offesa era diretta ( art. 82 c.p.). Ovvero si tratterà di conseguenza di specie diversa da quella ideata e voluta dall agente ( art. 83 c.p.). Naturalmente in entrambi i casi il reo potrà cagionare anche l offesa voluta o provocare l evento voluto. Nella fattispecie dell aberratio ictus, la deviazione ricade sulla persona - oggetto materiale del reato, che appare diversa da quella voluta. Dal momento che non rientrano, nell oggetto del dolo, né l identità della persona offesa né l individualità dell oggetto materiale, un eventuale divergenza in ordine ad uno di questi requisiti sarebbe penalmente irrilevante, non escludendo la piena conformità, sul piano normativo, tra il fatto voluto e quello realizzato. Quindi, l agente risponde dell offesa cagionata a persona diversa come se avesse commesso il reato in danno della persona che voleva offendere. Nella fattispecie dell aberratio delicti, invece, si ha un evento di natura diversa da quello ideato. Si avrà, allora, mutamento nel titolo di reato. Per questo l art. 82 c.p. è applicabile a tutti i reati e compatibile con altre norme, mentre, l art. 83 c.p. è una norma suppletiva che si applica soltanto se il mutamento di evento non è previsto da altre norme. 8

6 Nel caso di aberratio causae l evento voluto viene realizzato dall agente attraverso un processo causale diverso da quello previsto. Per i reati a forma vincolata, la migliore dottrina italiana 13, ha osservato che, finché l accadimento concreto può essere riportato al tipo di attività causativa descritto dalla norma, la deviazione causale è penalmente irrilevante. Nel caso contrario manca persino il nesso di causalità materiale e il fatto oggettivo di reato. Inoltre, essendo per la legge indifferente in che modo l evento si verifica, è sufficiente, ai fini della sussistenza del dolo, che l agente si rappresenti la propria condotta come idonea a realizzare un risultato normativo equivalente a quello descritto dalla fattispecie. 13 LEONE, Il reato aberrante, Napoli, 1964, pag

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