1) Il Paradigma Narrativistico
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- Lucia Colucci
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1 NICOLETTA COVIELLO LA SCIENZA DIALOGICA: UNA CORNICE TEORICA 1) Il Paradigma Narrativistico Il paradigma scientifico al quale si fa riferimento e che definisce il modello operativo è il paradigma narrativistico. Esso è un paradigma emergente e dunque innovativo, e pone come assunto fondante le categorie di conoscenza con cui gli interagenti costruiscono la realtà dagli stessi abitata. Il paradigma narrativistico attribuisce al linguaggio dei parlanti il massimo dello statuto epistemologico: ciò che viene considerato reale non è altro che il risultato di come i soggetti modellano la produzione linguistica e i riferimenti simbolici presenti nei discorsi. E solo conoscendo queste narrazioni che si può tentare di ricostruire quella che non sarà più una fotografia statica o un dato di fatto, ma la descrizione dei processi discorsivi che generano la realtà. Nell ottica del paradigma che si propone è possibile dunque individuare l oggetto d indagine la scuola attraverso le modalità discorsive in atto intese come processi conoscitivi- in uno specifico sistema (contesto socioculturale, organizzazione,...), che generano la realtà scuola nel momento stesso in cui i soggetti interagenti lo conoscono. Il paradigma narrativistico si pone in termini antinomici 1 rispetto al paradigma ad oggi dominante, ovvero quello meccanicistico, che utilizziamo da contrasto, in questo caso, per meglio definire quello che ci appartiene (fig. 1). 1 L antinomia è una contrapposizione tra due elementi in termini di assunti, ovvero tra due elementi che si escludono vicendevolmente da un punto di vista epistemologico. Diversamente, l antonimia è una contrapposizione semantica. 1
2 Il paradigma meccanicistico è propriamente adottabile laddove l oggetto di indagine sia un ente fattuale, conoscibile indipendentemente dalle categorie conoscitive utilizzate dall osservatore. Il riferimento al piano empirico-fattuale consente l individuazione di nessi causali tra gli enti, in un ottica deterministica, in virtù dei quali diviene possibile agire sull ente-causa per eliminare l ente-effetto, oppure, fare delle previsioni basate sui medesimi legami di tipo causa-effetto. In riferimento ad un paradigma narrativistico, invece, la realtà non è conoscibile a prescindere dalle categorie utilizzate dall osservatore, ma è costruita a partire dalle modalità discorsive praticate che generano un conosciuto. Si viene delineando, in tal modo, una dimensione diacronica in cui assumono rilevanza i processi discorsivi che generano la realtà che si vuole indagare. Coerentemente, i legami tra gli elementi del discorso cui è consentito fare riferimento sono di tipo retorico-argomentativo e non di tipo empirico-fattuale. Se all interno del paradigma meccanicistico si può quindi far riferimento a legami di tipo causaeffetto, all interno della cornice conoscitiva narrativistica il genere di legame che può essere descritto attiene al processo di costruzione della realtà, quindi ad una dimensione discorsiva, ed è pertanto definibile come coerenza narrativa delle pratiche discorsive che generano la realtà (dove per coerenza narrativa si intende la proprietà intrinseca delle pratiche discorsive di mantenere l integrità e la congruenza degli elementi che appartengono alle 2
3 modalità discorsive messe in atto, in modo che non sia possibile generare una contraddizione, in senso narrativo ). In un dato momento dialogico del processo di costruzione della realtà verrà utilizzata quindi una modalità conoscitiva piuttosto che un altra in virtù della forza retorica derivante dalla coerenza narrativa delle diverse pratiche discorsive. Si abbandona, pertanto, un mondo deterministicamente inteso, in favore di un ottica di casualità che comporta la necessità di attenersi ad un livello descrittivo piuttosto che esplicativo- relativamente agli oggetti di indagine che non sono fenomeni, o enti, ma realtà discorsivamente intese e processualmente costruite. Sintetizzando quanto sopra argomentato, il paradigma narrativistico poggia sui seguenti assunti: le pratiche discorsive, intese come modalità di conoscenza che generano la realtà; la coerenza narrativa, intesa come proprietà organizzatrice degli elementi che costituiscono le pratiche discorsive, atta a mantenere costante la congruenza e l integrità delle stesse. 2) Paradigma narrativistico e identità dialogica Con il termine identità si fa riferimento ad un processo discorsivo generato dall incontro di più pratiche discorsive. L identità, così intesa, non è dunque qualcosa che appartiene a qualcuno, non è un ente, bensì una modalità discorsiva, una costruzione narrativa; pertanto è da intendersi in termini di puro processo e dunque in costante cambiamento. L identità, che nel presente modello viene indicata con l aggettivo dialogica (si parla infatti di identità dialogica), in quanto generata dal dialogo tra poli narrativi, può essere iconograficamente rappresentata come generata da tre vertici (poli narrativi) di una piramide equilatera. I vertici costituiscono tre diverse dimensioni narrative, definite: personalis, alter, propter omnes. Al vertice personalis sono riferibili le autoattribuzioni, ovvero i resoconti (modalità discorsive caratterizzate dall utilizzo della prima persona singolare o plurale nella lingua italiana io, noi ) riferibili alle pratiche discorsive in termini attuali, retrospettivi e anticipatori; 3
4 al vertice alter sono riferibili le etero-attribuzioni, ovvero le narrazioni (modalità discorsive caratterizzate dall utilizzo della seconda o terza persona singolare o plurale tu, voi, egli, essi ): si tratta di pratiche discorsive che si riferiscono alle persone e/o agli eventi in termini retrospettivi, attuali o anticipatori. Infine, il vertice denominato propter omnes costituisce la matrice collettiva, ovvero l insieme delle modalità discorsive rese disponibili a livello di un dato contesto storico e socio-culturale, è l insieme di tutti i discorsi possibili già prodotti o che si devono generare. Le tre polarità risultano interconnesse e interdipendenti tra loro, andando a generare, in maniera diacronica, delle pure dimensioni di processo definite identità dialogiche. La matrice collettiva diviene elemento centrale per la costruzione della realtà e così pure dell identità dialogica in quanto agisce come un serbatoio dal quale è possibile attingere le modalità discorsive utilizzabili. Considerata la radicale influenza della cultura e del linguaggio, la produzione discorsiva individuale riferibile all identità non può essere dunque concepita come un prodotto del solo parlante: l interdipendenza lega infatti le pratiche discorsive che generano il personale e il collettivo. Ecco perché gli interventi che nascono all interno del modello scientifico proposto non agiscono sulla persona, bensì sui processi che nascono dall interazione tra le pratiche discorsive generate da queste tre polarità. Identità in cui vi sia una forte coerenza narrativa fra la descrizione che il soggetto stesso dà di sé e ciò che gli altri dicono di lui, vengono definite tipizzazioni. Agire affinché non venga generata un identità dialogica tipizzata significa dunque operare in maniera da mantenere distinte la polarità del resoconto da quella della narrazione: quando ciò che dico di me es. sono un bullo coincide con ciò che viene detto di me è un bullo si è di fronte ad un identità dialogica tipizzata. 4
5 3) La scuola come processo dialogico Anche il costrutto scuola, all'interno del paradigma di riferimento, viene ad avere una sua particolare connotazione: come accennato nel progetto, la scuola si configura come realtà generata a partire dalle pratiche discorsive messe in campo per conoscerla: in altri termini, la scuola è un processo discorsivo che assume carattere di realtà solo nel momento in cui viene praticato. In particolare, è possibile configurare la scuola come processo discorsivo generato, ancora una volta, dall intersezione continua e costante delle tre diverse dimensioni narrative: l io, l esperto e la matrice collettiva. Con la dimensione narrativa dell io si intende l insieme delle modalità discorsive utilizzate dai parlanti nella definizione della propria ed altrui scuola, vale a dire l insieme delle produzioni discorsive che mettono in campo teorie personali riguardanti la scuola. Con la dimensione dell esperto si intendono le modalità discorsive che vengono socialmente riconosciute e istituzionalmente legittimate come deputate a definire la realtà scuola, in quanto godono di riconoscimento scientifico, e quindi rappresentano una voce narrativa autorevole, particolarmente pervasiva rispetto a tale definizione. Con la dimensione della matrice collettiva si intendono tutti i discorsi possibili all interno di una certa cultura già prodotti o che ancora devono essere generati; la matrice resoconto narrazione propter omnes Identità Dialogica collettiva costituisce quindi il polo del propter omnes (prima di tutte le cose), vale a dire l insieme delle modalità discorsive rese disponibili a livello del contesto socio-culturale. A fronte di n possibilità narrative contemplate in uno specifico contesto socioculturale, il processo discorsivo che si imporrà in un momento del processo dialogico di costruzione della scuola sarà quello che avrà maggiore forza generativa della realtà, in virtù della propria coerenza narrativa. Le tre polarità descritte risultano interconnesse e interdipendenti tra loro (da cui la tridimensionalità della figura), andando a generare, in maniera diacronica, delle pure dimensioni di processo (da cui un costante movimento della tricuspide). La scuola, così intesa, non è quindi una realtà di fatto, ma in termini fondativi- è da intendersi come una realtà costruita in continua trasformazione. 5
6 Poiché l interazione tra i tre poli della scuola come processo dialogico è costante e sempre mutevole, le pratiche discorsive riferibili al polo dell io e dell esperto si depositano nella matrice collettiva, modificandola; nel contempo, questi stessi processi discorsivi divengono disponibili a livello della matrice collettiva e, dunque, utilizzabili dalle dimensioni dell io e dell esperto. La scuola si genera quindi a livello sociale: le pratiche discorsive che costruiscono la scuola, andando a depositarsi e a fare parte delle possibilità narrative disponibili al livello della matrice collettiva, divengono modalità conoscitive condivise dal senso comune. In virtù di tali continue trasformazioni della matrice discorsiva che genera la realtà scuola, la scuola stessa non si connota in termini di qualità o caratteristica da poter possedere o attribuire alle persone, ma come processo costruito e condiviso dalla collettività e, quindi, dal territorio, inteso come contesto di interazione sociale e culturale, e come matrice generativa di realtà condivise. Dunque, le modificazioni a qualsiasi livello della coerenza narrativa delle pratiche discorsive che costruiscono la scuola ha una ricaduta in quello che si può definire come sistema paese, ovvero l insieme degli interlocutori che concorrono a costruire la realtà scuola entro uno specifico contesto socio-culturale, siano essi persone fisiche, ruoli istituzionali, organi istituzionali o legislativi. 6
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