Prodotti biologici dal Sud del Mediterraneo: prospettive al 2010



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Prodotti biologici dal Sud del Mediterraneo: prospettive al 2010 Fabio M. Santucci, Chiara Monatti e Chiara Paffarini Unità di Ricerca: Dipartimento di Scienze Economiche ed Estimative Università degli Studi Perugia fmsant@unipg.it 1. Introduzione Lo studio ha preso in considerazione 15 Paesi mediterranei che all epoca della proposta di progetto di ricerca non erano parte della Unione Europea. Partendo dal Nord Est e procedendo in senso orario, si incontrano Croazia, Slovenia, Serbia e Montenegro, Albania, Cipro, Turchia, Siria, Libano, Giordania, Israele, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco. Si tratta di realtà molto eterogenee, tanto fra di loro che all interno di ogni singolo Stato, sotto ogni punto di vista: agroecosistemi diversi e complessi, assetti politici, struttura dell economia e del commercio, livello di sviluppo socio-economico, lingue e culture. Tutti, eccetto la Giordania, sono bagnati dal Mediterraneo. Lo studio ha mirato a raccogliere elementi che permettessero di rispondere alla domanda se le produzioni biologiche di questi Paesi potranno, in un prossimo futuro, essere presenti e competitive, nel mercato italiano. 2. Materiali e metodi Il lavoro si è organizzato in tre componenti: un analisi della situazione attuale, una indagine Delphi in Italia sul mercato attuale e potenziale ed una contemporanea Delphi sulle tendenze in atto e dinamiche prevedibili nei 15 Paesi dello studio. L analisi della situazione attuale si è basata sulla raccolta e rielaborazione di informazioni e dati da fonti pubblicate e non (letteratura grigia), nonché su informazioni fornite agli scriventi da individui attivi nel settore, raggiunti telefonicamente o per posta elettronica. In particolare, si sono consultati i Centri Documentazione della FAO in Roma e dell Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, contattando successivamente Enti ed individui che potessero fornire ulteriori dettagli. Si tratta quindi di una meta analisi, integrata poi da informazioni fornite personalmente da esperti del settore operanti in campo. Il metodo Delphi consiste nel sottoporre una serie di questionari ad un gruppo di esperti, in modo da raccogliere informazioni su argomenti complessi e/o delicati. In un indagine Delphi, si possono individuare due fasi principali: una fase esplorativa costituita da domande aperte e con la quale si raccoglie il maggiore numero di informazioni possibili sui temi di indagine, ed una fase di valutazione, tramite la quale si raccolgono le opinioni degli esperti sui molteplici aspetti dell argomento in esame, provenienti dalla prima fase. Normalmente la fase esplorativa è realizzata con il primo questionario, mentre la seconda fase con questionari successivi al primo e, nel nostro caso, dal secondo e dal

terzo. Nella fase di valutazione, i questionari sono costruiti in modo da approfondire tematiche derivanti dalla fase esplorativa. L obiettivo è dare ai rispondenti la possibilità di esprimere nuovamente il proprio parere su questioni chiave o su cui c è alta divergenza di opinioni, alla luce dell informazione statistica derivante dai questionari precedenti, presentata agli esperti sotto forma di media delle risposte del gruppo e proprie risposte precedenti. Nella Delphi italiana, nel secondo e terzo round, oltre ad un analisi di frequenze relative, ci si è avvalsi, per tre domande, anche di una scala Likert pentenaria così da ottenere il grado di accordo o disaccordo degli intervistati con le domande poste, tramite i differenti items scelti. Per il calcolo della media ponderata, alle 5 possibili risposte sono stati assegnati valori moltiplicatori da 4 a -4, proporzionali all importanza stabilita per i pareri stessi (4 alla risposta completamente d accordo, fino a -4 alla risposta in completo disaccordo ); sono state escluse dall analisi l opzione non so e le mancate risposte poiché non contribuiscono al calcolo della media. 3. L agricoltura biologica nei Paesi della sponda sud ed est del mediterraneo (PSEM) Nei quindici Paesi studiati, vivono oltre 275 milioni di persone prevalentemente concentrate in Egitto e Turchia, che detengono il 52% della popolazione. Situazione demografiche in velocissima evoluzione, che nei 20 anni trascorsi hanno quasi raddoppiato le proprie consistenze, con una aspettativia media di quasi 71 anni. Il momentum demografico risulta ancora forte, per cui si prevede che la popolazione complessiva, al 2015, salga a quasi 318 milioni, con una crescita del 15,4% rispetto all attualità. In quasi tutti i Paesi, la maggioranza risiede oramai in area urbana, ad eccezione dell Egitto, dove ancora il 58% viene censito in aree rurali. Le dimensioni agricole sono oltremodo diverse. A fronte di un complesso di circa 167 milioni di ettari di terreno agricolo, solo l 8,1% risulta irriguo e ciò determina, in una situazione di aridità generalizzata e progressiva scarsità delle acque, la grande differenza tra gli assetti e le potenzialità reali. Nel complesso, i Paesi considerati hanno presentato nel 2002 un Prodotto Interno Lordo pro-capite di soli 5.457 dollari, quasi un quarto di quello italiano dello stesso anno, con evidenti grande disparità, anche fra Paesi confinanti. Stante la modestia della struttura agricola e l elevata popolazione, i Paesi considerati risultano, con alcune eccezioni, grandi importatori di commodities. Il miglioramento del reddito, almeno di alcune fasce di consumatori, sposta la domanda verso proteine animali pregiate, fra cui la carne bovina. Altro settore chiave è quello del latte, dove si sono superate le 55.000 tonnellate, per 34 milioni di dollari. Questa situazione non cambierà che in peggio, con un ulteriore espansione delle importazioni, per l effetto combinato della crescita demografica, dell urbanizzazione, dell aumento di reddito e del cambiamento dei consumi alimentari. Al tempo stesso, sia alcuni imprenditori, sia i Governi ambiscono, per tutta una varietà di prodotti, ad entrare con le loro produzioni nei mercati ricchi (quello europeo ed americano, ma anche quello dei Paesi del Golfo e dell Arabia Saudita). Tutti i Governi,

anche quelli più tradizionalisti per quanto riguarda l approccio di politica economica, hanno oramai superato il concetto di sicurezza alimentare come approccio autarchico di autosufficienza fisica e puntano piuttosto ad una crescita agricola e ad uno sviluppo rurale basato sulla diversificazione e sui prodotti di qualità per l esportazione. Un po ovunque, l attenzione si sposta dalle commodities convenzionali, i cui prezzi sono comunque sempre in calo, a prodotti (freschi, secchi, trasformati) con maggior valore aggiunto. Al tempo stesso, comincia ad esistere un mercato interno per le produzioni biologiche, per soddisfare una domanda, sia pure microscopica, proveniente da espatriati residenti (funzionari di ambasciate, di ONG, di grandi banche internazionali, etc.), da turisti alternativi o di gran lusso, e di un piccolo numero di consumatori locali. E interessante quindi notare che questi Paesi sono essi stessi, sia pure per quantitativi modesti, destinatari di un flusso di beni biologici, a completamento di una offerta domestica ancora comunque modesta e concentrata su pochi prodotti. 4. L indagine Delphi in Italia Il panel degli intervistati è stato individuato, in tutto il territorio italiano, secondo l appartenenza di questi a diverse categorie (Aziende operanti nel settore del biologico e/o Importatori, appartenenti alla Grande Distribuzione Organizzata, Certificatori e Associazioni, Esperti e Ricercatori): sono state contattate 104 persone e, successivamente, inviati questionari via mail o fax nell arco temporale da Novembre 2005 a Gennaio 2007. Si è ricorso a tre rounds; nel primo è stato inviato un questionario costituito da sette domande aperte e si è avuto il 28% di risposta da parte dei contattati. L analisi dei dati pervenuti con il primo questionario ha permesso di elaborare il secondo, strutturato in sei domande chiuse, inviato a tutti i 104 contatti iniziali, diversamente a quello che la metodologia prevede: si è registrata una percentuale di risposta del 25%. Con il terzo questionario è stata data la possibilità ai soli 26 rispondenti al secondo round di ribadire o cambiare le risposte precedenti, fornendo, in termini percentuali, le opinioni del gruppo: la percentuale di risposta al terzo round è stata del 73%. In base all opinione del 95% dei rispondenti, il mercato dei prodotti biologici in Italia, al 2010, subirà un incremento in volumi rispetto al 2005 anche grazie all import dai 15 PSEM; solo per il rimanente 5% questo rimarrà stabile, ma con la presenza di prodotti importati dall area oggetto di indagine. In termini di valore monetario, la quota di mercato italiano biologico occupata, al 2010, dall import di prodotti bio da questi Paesi sarà del 1-2% secondo l opinione di circa il 37% dei rispondenti, del 5-6% secondo circa il 26%, del 3-4% secondo il 21% di questi. Il restante 16% ha ipotizzato una quota del 9-10%. Nello specifico, i prodotti biologici maggiormente importati in Italia saranno gli ortofrutticoli, principalmente dall Egitto, Israele, Marocco, Tunisia, frutta secca ed in guscio dalla Turchia, Algeria ed Egitto, cereali, spezie ed erbe aromatiche, legumi da Egitto, Turchia, olive ed olio da esse estratto da Tunisia, Marocco. L armonizzazione delle normative di controllo (media 3,58) e l istituzione dell obbligo dell indicazione di origine e tracciabilità del

prodotto (media 3,26) sono le più possibili azioni a fronte dell import dei prodotti bio provenienti dai Paesi oggetto d indagine, mentre i rispondenti credono di meno nella creazione di joint-venture tra aziende italiane ed estere (media 2,32). La principale motivazione che spingerà il consumatore italiano verso l acquisto di prodotti biologici provenienti dai PSEM sarà il prezzo competitivo (media 3,05), seguito dalla reperibilità di prodotti fuori stagione offerta da questo import (media 2,74) e l inesistenza di analoghi prodotti italiani (media 1,47); altre motivazioni come la garanzia di controlli di certificazione validi o la curiosità verso tali prodotti di origine esotica hanno registrato valori medi più bassi, rispettivamente di 0,11 ed 1,26. La presenza, al 2010, di prodotti biologici importati dai Paesi oggetto d analisi comporterà per il mercato dei prodotti bio italiani una più ampia gamma di offerta (media 2,32) e, di conseguenza, una maggior concorrenza, focalizzata però solo su alcuni prodotti (media 2,11), ma anche prezzi più bassi (media 1,47) o, secondo alcuni rispondenti, non ci sarà nessun effetto se si insisterà su concetti di tipicità, tracciabilità e qualità italiana (media 1,26); interessante è sottolineare come i rispondenti rifiutino previsioni di conseguenze per il comparto italiano disastrose (media -3,26) o di un forte calo (media -1,79). 5. L indagine Delphi nei PSEM L analisi della situazione attuale e delle prospettive future della filiera del biologico nei 15 Paesi della Sponda Est e Sud del Mediterraneo è stata condotta con un gruppo di esperti operanti in tali Paesi, a cui sono stati inviati tre questionari successivi. Il primo round fu inviato ad oltre 370 destinatari e, dai 34 questionari compilati ricevuti, si è costruito il secondo questionario, inviato poi a 258 persone (68 rispondenti). Il terzo questionario è stato inviato ai 68 rispondenti del II round e si sono ricevuti 45 questionari compilati. I risultati dei rounds II e III sono stati analizzati mediante l uso di medie e distribuzioni di frequenza, considerando tutti i rispondenti e medie per tre gruppi di Paesi, classificati in base all attuale livello di sviluppo del biologico raggiunto in ciascuno di essi (Paesi con basso, medio ed elevato livello di sviluppo). Libia e Giordania sono state escluse dallo studio perché non si sono ricevuti questionari compilati da esperti operanti in questi Paesi. In media, dall indagine risulta che la crescita totale delle produzioni biologiche da qui al 2010 sarà del 7,7% e queste saranno costituite principalmente da coltivazioni (frutta e verdura fresche, erbe aromatiche e spezie, olive / olio d oliva e frutta secca) e, per alcuni Paesi, anche da alcune carni e formaggi (soprattutto ovini, bovini e caprini), considerando un grado di diversificazione variabile da Paese a Paese. Il valore medio delle importazioni e del mercato domestico (considerati individualmente) di prodotti biologici nel 2010 sarà compreso tra i 100.000 e i 399.000, mentre quello delle esportazioni varierà a seconda dei Paesi di destinazione, ma si manterrà comunque al di sotto dei 700.000. Per tutti i Paesi gli esperti prevedono un aumento delle esportazioni verso l UE, ma, a seconda del Paese considerato e dei prodotti biologici esportati (se a bassa o alta deperibilità), anche verso

altre destinazioni (Paesi del Golfo Persico, del Mediterraneo, Stati Uniti, Canada e Giappone). In generale, comunque, gli esperti ritengono saranno preferite destinazioni vicine rispetto a quelle lontane. L entità di sviluppo della filiera del biologico in futuro dipenderà dall attuale grado di sviluppo raggiunto dal settore all interno di ogni Paese e dalla presenza di una serie di condizioni positive o negative, ovvero di ostacoli (di natura tecnica, economica, politica ed infrastrutturale) e di agevolazioni (fattori in grado di favorire il biologico). Tra le agevolazioni spiccano la necessità di collaborazione tra organizzazioni internazionali e la presenza di investimenti privati stranieri / joint ventures. Gli esperti concordano, inoltre, sull importanza della nascita di cooperative ed associazioni locali e, specialmente per Algeria e Siria, della firma ed operatività reale di accordi commerciali di libero scambio / bilaterali e della necessità di armonizzazione con la legislazione straniera, per poter esportare con maggiore facilità i propri prodotti. A proposito di organismi internazionali, ci si attende un impatto,specialmente in Algeria ed in Siria, dalle iniziative FAO, MOAN e IFOAM, proprio perché, in questi Paesi, il biologico si trova ancora in fase iniziale, in cui è la comunità internazionale ad entrare in azione; al contrario, si prevede un impatto di organizzazioni nazionali, esportatori, UE e Ministero dell Agricoltura nei restanti Paesi, indice del loro più elevato sviluppo del settore. Per concludere, è ipotizzabile un quadro di sviluppo futuro del settore biologico in tutti i Paesi dello studio, benché di diverso tipo da Paese a Paese: Algeria e Siria saranno caratterizzati da uno sviluppo del biologico inferiore, in media, rispetto ai restanti Paesi dell area osservata a causa del maggiore grado di debolezza del settore, ancora in fase iniziale e per il quale si prospettano anche un maggiore numero di ostacoli. 6. Conclusioni L agricoltura biologica è una realtà presente, sia pure in maniera alquanto difforme, in 14 dei 15 Paesi dello studio. Essa si presenta in forte crescita un po ovunque, sia come numero di aziende che come superfici certificate: dalle 21.415 aziende del 2002 circa, si passerebbe alle 28.551 del 2004 (+33%) e dai 140.430 ettari si salirebbe a 229.748 ettari (+64%). La struttura legislativa a definizione e sostegno del settore cambia da Stato a Stato e si è evoluta soprattutto negli ultimi due anni. Fino a poco tempo fa, oltre ai Paesi adesso della UE come Slovenia e Cipro, solo Turchia e Tunisia ne erano provviste. Sebbene il movimento biologico sia ben sviluppato anche in altri in Paesi, come Egitto, Marocco ed Israele, tuttavia questi non si sono ancora provvisti di una legislazione nazionale. Situazione completamente diversa in Albania o Libano, dove però l agricoltura biologica è agli albori, ma già esiste, o sta per essere perfezionata (come in Libano), una legislazione in merito. Nella maggior parte dei casi, la ricerca, la divulgazione, così come la formazione degli operatori, sono affidate alle associazioni ed alle aziende private, ma non mancano Università e Centri di Ricerca

Pubblici attivi anche in agricoltura biologica: in Marocco, Tunisia e Turchia esistono corsi di studio universitari inerenti l agricoltura biologica. Solo in pochi stati non esistono ancora associazioni di operatori del biologico (Siria, Algeria, Giordania, Libia), mentre in altri se ne contano parecchie, e spesso opera anche un associazione ombrello, per meglio dialogare con il Governo. La certificazione resta un problema, ma stanno muovendo i primi passi ed anche strutturandosi sul territorio, degli enti di certificazione nazionali, i quali a volte sono totalmente autonomi, altre volte sono l espressione nazionale di un certificatore straniero. La destinazione dei prodotti biologici è prevalentemente l estero (Unione Europea, Svizzera, USA) in cinque casi (Turchia, Israele, Egitto, Tunisia e Marocco), mentre è nulla o modesta negli altri casi. Lo sviluppo del mercato interno è iniziato in diversi dei Paesi oggetto di analisi. Le due indagini Delphi confermano l attenzione degli operatori italiani e di quelli stranieri per il mercato europeo e nazionale, dove quindi alcune produzioni italiane potrebbero trovarsi a competere con le merci dai PSEM. L entità dei volumi non sembra essere preoccupante, a parte forse l olio d oliva extra-vergine, ma ciò non deve lasciare indifferenti i produttori italiani, poichè un accellerazione dei processi di produzione ed esportazione è sempre possibile, anche in virtù della modifica all art. 11 del Regolamento 2092/91, mirante a semplificare le operazioni di importazione nella UE.