UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTA DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA E MANAGEMENT. Prova finale



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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTA DI ECONOMIA CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA E MANAGEMENT Prova finale La misurazione della performance del broker assicurativo: la dimensione reddituale, finanziaria, patrimoniale. The measurement of insurance broker performance: different perspectives of analysis Gian Paolo Masiero Matricola n. 608561 Relatore: Ch.mo prof. Antonella Cugini A.A. 2011/2012 1

Indice: 1. Introduzione... 3 2. Origine dei dati ed analisi delle operazioni di gestione... 3 3. Schemi di bilanci e classificazioni di SP e CE... 5 secondo origine... 5 secondo natura... 6 secondo funzione... 8 4. Indicatori e quozienti... 12 analisi della redditività... 12 la gestione finanziaria... 14 la gestione straordinaria e fiscale... 15 la leva finanziaria... 16 5. Analisi della dinamica dei flussi finanziari... 17 determinazione della grandezza fondo... 18 6. La costruzione ed interpretazione del rendiconto finanziario... 20 2

1. Introduzione L'obiettivo di questo elaborato è quello di studiare la performance del broker assicurativo Baic Srl di Padova tramite l'analisi delle strutture di bilancio dell'impresa oggetto di studio. L'esperienza di stage all'interno dell'azienda si è svolta principalmente nell'ambito amministrativo, pertanto mi son trovato quotidianamente a contatto con aspetti legati ai flussi monetari e finanziari. Questa circostanza sicuramente ha indirizzato la scelta dell'argomento dell'approfondimento, scelta che è stata confermata considerando l'interesse che può derivare dall'analisi di una realtà non molto nota, oltre che poco trattata dalla letteratura, come quella del brokeraggio assicurativo. Come vedremo in seguito, alcune caratteristiche intrinseche di questo business determinano delle dinamiche diverse sia dalla tipica imprese industriale che da quella di servizi, elemento che ho ritenuto fosse meritevole di approfondimento. Tutto questo al fine di comprendere più a fondo il funzionamento di un'attività che reputo meriterebbe una maggiore considerazione, sia socialmente, per il servizio prezioso che può fornire, per certi versi migliore di quello delle agenzie, sia da parte di chi si appresta all'avvio di un'attività, per certe caratteristiche positive della gestione e la possibilità di ottenere risultati rimarchevoli. Nella prima parte procederò con l'analisi della performance tramite lo studio delle riclassificazioni delle strutture di bilancio e di un sistema di quozienti ed indicatori. Nella seconda parte verrà costruito ed interpretato il rendiconto finanziario, integrazione necessaria per un'analisi completa e coerente dell'azienda. 2. Origine dei dati ed analisi delle operazioni di gestione Innanzitutto è necessario individuare le fonti dei dati di cui ci serviremo per l'analisi. Come prevedibile la fonte primaria è il bilancio di esercizio chiuso al 20 Settembre 2011. In esso si trovano la quasi totalità delle informazioni, in quando la nota integrativa fornisce il dettaglio dei conti più rilevanti. Sono entrato in possesso anche del bilancio di verifica per poter verificare di aver attribuito la corretta interpretazione di poche voci del bilancio il cui contenuto andava approfondito. A questo punto si può procedere con l'analisi ed in primo luogo va dunque definito il concetto di struttura di bilancio, ovvero un sistema formale di rappresentazione dei documenti di sintesi che vengono redatti, a fine esercizio, dalle imprese 1, ovvero il conto economico, inerente la composizione ed entità del reddito, e lo stato patrimoniale, che riguarda il patrimonio presente in azienda in un determinato punto temporale. Ciascuna delle strutture di bilancio che andrò ad analizzare permetterà di osservare la realtà aziendale da un diverso punto di vista, pertanto è necessario ricorrere a più strutture per avere un quadro più completo ed esauriente e ciò sarà possibile anche grazie al sistema di quozienti ed indicatori che in seguito si ricaverà. Le analisi di bilancio si basano perciò sui bilanci di esercizio delle imprese e la loro attendibilità è direttamente proporzionale a quella dei dati presi in considerazione 2. L'unità minima di analisi è l'operazione di gestione, ovvero il risultato della determinazione quantitativa di combinazioni economiche che si identificano in dati incontrovertibili espressione di fenomeni 3. Pertanto dalle operazioni economiche si possono determinare le quantità economiche, la cui organizzazione in un sistema di valori origina il concetto di operazione di gestione. 1 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di Bilancio. Strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario, Giuffrè editore, Milano, 2001, p.1 2 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, Il Sole 24 Ore, Milano, 2007, p.1 3 Cfr. G. AIROLDI, G. BRUNETTI, V. CODA, Lezioni di economia aziendale, Il Mulino, Bologna, 1984, p.344 3

Tre le possibili classificazioni delle operazioni di gestione: secondo il profilo, ovvero guardando all'origine dei valori secondo la natura, suddividendo in base al tipo di fattori produttivi e processi coinvolti secondo la funzione, analizzando il ruolo svolto all'interno del processo complessivo aziendale Con la classificazione secondo il profilo si considera l'origine dei valori che scaturiscono dalle operazioni, analizzando i profili (o aspetti) finanziario ed economico della gestione 4. Il profilo finanziario riguarda il fabbisogno finanziario e dunque le dinamiche degli incassi e dei pagamenti. Il profilo economico indaga il processo di generazione del reddito, nei movimenti di capitale proprio, degli investimenti e dei ricavi e costi. I valori finanziari trovano rappresentazione nello stato patrimoniale, mentre i valori economici vanno distinti in economico-reddituali, economico-patrimoniali e di capitale proprio. I primi si osservano nel Conto Economico, i secondi costituiscono i valori di degrado delle immobilizzazioni, ovvero il consumo periodico di esse, gli ultimi sono inerenti alla variazione del capitale a seguito della produzione di reddito. Questo tipo di analisi risulta solo limitatamente interessante perché non permette di indagare le modalità di determinazione del risultato della gestione. Nella classificazione secondo natura si dividono le operazioni in quattro classi: finanziamento, impiego, trasformazione, vendita. Le prime due, di natura economico-patrimoniale sono descritte nello Stato Patrimoniale, le seconde, di tipo economico-reddituale nel Conto Economico. Da questo modello ricaviamo la classificazione dello stato patrimoniale in attività e passività, chiamata finanziaria e la classificazione a costi ricavi e rimanenze del conto economico. La classificazione secondo funzione permette di concentrare l'attenzione sul ruolo svolto dalle operazioni nel processo economico-tecnico di impresa e vede la suddivisione in aree gestionali. Quella caratteristica comprende l'insieme delle operazioni che identificano la funzione economicotecnica in senso stretto di ciascuna azienda 5. Nell'area economico-patrimoniale confluiscono le operazioni capaci di generare redditi addizionali a quelli tipici. Pertanto in essa troviamo valori rappresentanti la dinamica dei crediti finanziari e dei proventi finanziari. L'area finanziaria include le operazioni non di natura caratteristica attuate per il finanziamento dell'azienda. L'area fiscale è legata alla determinazione delle imposte sul reddito, l'area straordinaria ad operazioni di carattere infrequente ed eccezionale, l'area di gestione del capitale proprio alle variazioni del capitale sociale e delle riserve. Questo tipo di prospetto risulta decisamente più utile del precedente nella comprensione delle cause dei risultati. 4 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.3 5 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.9 4

2. Schemi di bilancio Classificazione secondo l'origine Si tratta di una forma espositiva poco considerata perché non risponde alle necessità conoscitive né interne né esterne, ma costituisce una sorta di archetipo degli altri modelli. Per questo motivo rinvio l'analisi delle singole voci alla prossime classificazioni. Figura 1: Stato patrimoniale classificato secondo l'origine Attività 2011 2010 Passività e capitale netto 2011 2010 Costi sospesi VALORI ECONOMICI Patrimonio netto risconti attivi 3.719 5.655 Capitale sociale 117.195 117.195 Riserva legale 427 Costi pluriennali immobilizzazioni immateriali 7.218 7.218 Utili (perdite) portati a nuovo (40.171) (26.632) fondo amm.to imm. imm. Utile (perdita) dell'esercizio (38.706) (13.966) immobilizzazioni materiali 154.940 167.446 fondo amm.to imm. mat. Ricavi sospesi immobilizzazioni finanziarie 2.582 2.582 risconti passivi 15.489 15.709 Rettifiche di costi pluriennali fondo amm.to imm. imm. 7.218 7.143 fondo amm.to imm. mat. 143.604 154.996 VALORI FINANZIARI crediti 102.808 84.317 tfr 75.165 87.183 disponibilità liquide 264.349 355.584 debiti 255.822 280.747 Totale attività 168.459 182.901 Totale passività e capitale netto 535.616 622.802 5

Figura 2: Conto economico classificato secondo l'origine Costi di esercizio 2011 2010 Ricavi di esercizio 2011 2010 Costi sostenuti nell'esercizio Ricavi conseguiti nell'esercizio materie prime, ecc 7.495 7.854 Ricavi delle vendite e prestazioni 825.083 855.594 servizi 560.513 559.574 Altri ricavi e proventi 246 658 godimento di beni di terzi 64.933 51.438 per il personale 209.094 208.161 Altri proventi finanziari 3.659 2.599 oneri diversi di gestione 15.520 33.735 interessi ed altri oneri finanziari 5 imposte correnti 7.383 8.129 Utile (perdita) -38.706-13.966 Costi per processi in corso ammortamento imm. imm. 75 398 ammortamento imm. mat. 2.676 3.528 Classificazione secondo la natura Figura 3: Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario Impieghi 2011 2010 % Fonti 2011 2010 % Attivo corrente 370.343 445.556 96,24% Mezzi di terzi 346.476 383.639 90,04% Liquidità immediate 268.068 361.239 69,67% Passivo corrente 271.311 296.456 70,51% disponibilità liquide 264.349 355.584 68,70% debiti 255.822 280.747 66,48% ratei e risconti attivi 3.719 5.655 0,97% risconti passivi 15.489 15.709 4,03% Liquidità differite 102.275 84.317 26,58% Passivo consolidato 75.165 87.183 19,53% crediti esigibili entro l'esercizio 102.275 84.317 26,58% Tfr 75.165 87.183 19,53% Attivo immobilizzato 14.451 15.107 3,76% Patrimonio netto 38.318 77.024 9,96% immobilizzazioni immateriali 75 0,00% Capitale sociale 117.195 117.195 30,46% immobilizzazioni materiali 11.336 12.450 2,95% Riserva legale 427 0,00% immobilizzazioni finanziarie 2.582 2.582 0,67% Utili (perdite) portati a nuovo -40.171-26.632-10,44% Utile (perdita) dell'esercizio -38.706-13.966-10,06% Attivo netto 384.794 460.663 100,00% Passivo e PN 384.794 460.663 100,00% 6

Osservando la fig. 3 notiamo che il documento patrimoniale è impostato nell'ottica di osservare la provenienza e l'impiego delle risorse. Per le fonti l'aspetto finanziario si rinviene nel considerarne la provenienza e la scadenza. Negli impieghi ciò si traduce nel porre l'attenzione sulla fisiologica realizzabilità delle voci dell'attivo. La logica finanziaria guarda dunque ai livelli di liquidità (tempo fisiologico di ritorno in forma liquida) e scadenza. Da questo schema possono essere ricavate informazioni molto rilevanti. In primo luogo riguardo all'equilibrio finanziario e la sua durevolezza e dunque la coerenza nella durata delle fonti e degli impieghi. In questo senso il Capitale Circolante Netto (CCN, la differenza tra Attivo Corrente e Passivo Corrente) fornisce un valore che ha il pregio di essere sinteticamente segnaletico di eventuali situazioni anomale da approfondire (qualora sia negativo). Nel caso specifico esso è pari a 99.032, un valore più che rassicurante riguardo alla possibilità di coprire in modo tempestivo l'insorgenza dei fabbisogni di breve periodo. Il particolare modo in cui è strutturata l'attività di brokeraggio, in cui prima vengono incassati i premi per conto delle compagnie e in seguito resi alle compagnie, unitamente alle alte disponibilità liquide assicura la stabilità nella struttura finanziaria di breve periodo. Altri aspetti facilmente apprezzabili da questo modello sono la struttura degli impieghi, nel senso dell'elasticità di questi, che condiziona o dovrebbe condizionare la gestione aziendale in particolare in un'ottica prospettica. Il fatto che le liquidità immediate siano pari a 2/3 dell'attivo e che l'attivo immobilizzato sia così basso (praticamente irrilevante) è sicuramente un fattore positivo, per la grande elasticità che ne deriva per la gestione delle fonti. Non è infatti necessario pensare ad un piano strategico per il lungo periodo per far fronte ad investimenti sostanziosi, ma l'attenzione va focalizzata nel preservare le cospicue disponibilità liquide, sicuramente un asset fondamentale nella preservazione dello stato di salute finanziaria della società. Infine il livello di indebitamento, osservando i mezzi propri e di terzi, fattore rilevante per qualsiasi tipo di azienda e che necessita sempre di essere contestualizzato per poter esprimere giudizi fondati. Nel caso di Baic Srl i mezzi di terzi sono preponderanti, ma costituiti principalmente da debiti operativi e non finanziari, come dimostreranno analisi più approfondite in seguito, e dunque non dovrebbero arrecare preoccupazione. Infatti, come rilevato poc'anzi parlando del funzionamento del broker assicurativo, rientra nel processo fisiologico l'accumulazione di consistenti debiti operativi. La natura di intermediario del broker si attesta su due livelli, uno informativo/contrattuale che consiste nel far incontrare i due soggetti economici interessati allo scambio e nell'occuparsi del passaggio dei documenti necessari per fornire l'adeguata conoscenza dell'altro soggetto e delle condizioni operanti nel rapporto prima, e per la stipula del contratto poi. Un secondo piano riguarda quello della gestione dei pagamenti o rimborsi, in quanto non c'è passaggio diretto di mezzi di pagamento tra la compagnia e l'assicurato. Questo fatto è all'origine del particolare contesto in cui opera il broker, in quanto in ogni momento della vita aziendale esistono debiti nei confronti delle compagnie, dovuti ad incassi dei premi da parte del cliente in attesa che la parte di spettanza della compagnia sia ad essa versata (solitamente ogni mese). Dunque è evidente come il debito sorge solo a fronte di un precedente incasso di pari entità e pertanto non è strano o patologico che i debiti siano così percentualmente rilevanti nel passivo. 7

Figura 4: Conto economico riclassificato a costi, ricavi e rimanenze Componenti negativi 2011 2010 Componenti positivi 2011 2010 Ricavi delle vendite e costi per materie prime, ecc 7.495 7.854 prestazioni 825.083 855.594 costi per servizi 560.513 559.574 Altri ricavi e proventi 246 658 costi per godimento di beni di terzi 64.933 51.438 costi per il personale 209.094 208.161 Altri proventi finanziari 3.659 2.599 oneri diversi di gestione 15.520 33.735 interessi ed altri oneri finanziari 5 imposte correnti 7.383 8.129 ammortamento imm. imm. 75 398 Utile (perdita) -38.706-13.966 ammortamento imm. mat. 2.676 3.528 Il Conto Economico è organizzato con la divisione in componenti positivi e negativi di determinazione del reddito. La forma di conto permette di percepire la generale correlazione fra componenti di reddito di ordine opposto, ossia la generale coordinazione degli accadimenti d'azienda 6. In esso sono separati i valori che rappresentano la trasformazione dei prodotti da quelli della vendita e i valori determinanti in modo oggettivo da quelli stimati. Classificazione secondo la funzione Scopo di questa classificazione è allocare le varie voci, per il Conto Economico i fattori generatori del reddito e per lo Stato Patrimoniale le componenti del capitale investito, nelle varie aree, divise ma complementari, che compongono la gestione. Figura 5: Stato patrimoniale funzionale Capitale investito 2011 2010 Struttura finanziaria 2011 2010 crediti operativi 102.808 84.317 Patrimonio netto 38.318 77.024 ratei e risconti attivi 3.719 5.655 debiti operativi -252.396-274.837 Capitale sociale 117.195 117.195 risconti passivi -15.489-15.709 Riserva legale 427 CCON -161.358-200.574 Utili (perdite) portati a nuovo -40.171-26.632 immobilizzazioni immateriali 75 Utile (perdita) dell'esercizio -38.706-13.966 immobilizzazioni materiali 11.336 12.450 tfr -75.165-87.183 Finanziamenti 3.426 5.910 6 G. ZAPPA, L.AZZINI, G.CUDINI, Ragioneria generale, Giuffrè editore, Milano, 1949, p.392 8

AION -63.829-74.658 debiti finanziari a breve 3.426 5.910 CIGC -225.187-275.232 disponibilità liquide 264.349 355.584 immobilizzazioni finanziarie 2.582 2.582 Capitale investito totale 41.744 82.934 Totale fonti finanziarie 41.744 82.934 La classificazione funzionale dello Stato Patrimoniale si pone l'obiettivo di determinare gli impieghi netti ovvero ciò che risulta dalla contrapposizione degli elementi patrimoniali e le fonti di finanziamento legate al ciclo produttivo, da finanziare con fonti onerose, suddivise tra mezzi propri e prestiti. Da questo modello emergono due aggregati fondamentali. Il capitale investito totale rappresenta l'insieme degli impieghi effettuati, nella gestione caratteristica e accessoria, al netto delle forme spontanee di finanziamento, quelle cioè connesse a dilazioni nel pagamento dei fattori produttivi 7 e indica il fabbisogno di copertura finanziaria necessaria in particolare per l'area caratteristica, ma anche per quella accessoria-patrimoniale, sia a breve termine (capitale circolante netto operativo) che a medio-lungo (attivo immobilizzato netto operativo). La struttura finanziaria indica invece la composizione delle fonti di finanziamento in senso stretto. Solitamente molto significativa in questo aggregato, la Posizione Finanziaria Corrente, definita come differenza tra i finanziamenti a breve e le liquidità immediate, che si concentra sull'equilibrio delle risorse finanziarie nel breve periodo. Dal momento che i debiti finanziari a breve sono molto bassi e nei confronti di fornitori, la posizione finanziaria corrente è ampiamente positiva e non costituisce un aggregato particolarmente informativo nel caso di Baic Srl i cui finanziamenti a breve sono assenti. Anche in questo schema è possibile ricavare informazioni sul livello d'indebitamento, ma a differenza del precedente, la classificazione funzionale aiuta a comprendere dove si sono creati i fabbisogni/surplus e in che modo sono finanziati, se con fonti prive di interessi espliciti oppure onerose. Nel caso specifico, come già detto, i debiti finanziari sono molto bassi e dunque la quasi totalità dei fabbisogni sono finanziati con fonti non onerose. Figura 6: Conto economico a valore della produzione e valore aggiunto A valore della prod. e valore aggiunto 2011 2010 % Ricavi delle vendite e delle prestazioni 825.083 855.594 100,00% Valore della produzione 825.083 855.594 100,00% costi per materie prime, ecc 7.495 7.854 0,91% costi per servizi 560.513 559.574 67,93% costi per godimento di beni di terzi 64.933 51.438 7,87% oneri diversi di gestione 15.520 33.735 1,88% Valore aggiunto 176.622 202.993 21,41% 7 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.26 9

costi per il personale 209.094 208.161 25,34% Margine operativo lordo -32.472-5.168-3,94% ammortamento imm. imm. 75 398 0,01% ammortamento imm. mat. 2.676 3.528 0,32% ROGC -35.223-9.094-4,27% Altri ricavi e proventi 246 658 0,03% Altri proventi finanziari 3.659 2.599 0,44% RO -31.318-5.837-3,80% interessi ed altri oneri finanziari -5 0,00% RLC -31.323-5.837-3,80% imposte correnti -7.383-8.129-0,89% RN -38.706-13.966-4,69% Per quanto riguarda il conto economico, lo scopo fondamentale della classificazione funzionale del conto economico risulta infatti quello di evidenziare e analizzare la sequenza dei risultati delle diverse aree gestionali in cui si suddivide la complessa attività d'impresa 8. Ciò si traduce in una struttura scalare che partendo dai ricavi e ponendo in successione i costi permette di valutare gli aggregati intermedi prima di definire il risultato globale. La gestione caratteristica e patrimoniale costituiscono congiuntamente la gestione operativa dell'azienda in cui operazioni tipiche si intrecciano con quelle accessorie a rappresentano la continuativa operatività dell'azienda 9, tramite l'attività tipica o quella accessoria connessa ai proventi degli investimenti. Seguono la gestione finanziaria, che riguarda i costi del finanziamento oneroso, la gestione delle componenti straordinarie, operazioni infrequenti ed eccezionali, e la gestione delle imposte. Ad ognuna di queste aree corrisponde un aggregato intermedio che ne cattura la capacità reddituale. Tutti gli schemi di Conto Economico funzionale condividono la sequenza logica che va dal Risultato Operativo della Gestione Caratteristica al Reddito Netto passando per proventi patrimoniali, oneri finanziari, proventi ed oneri straordinari ed imposte, mentre cambia la determinazione del ROGC in base alla scelta di uno schema a Valore delle produzione e valore aggiunto o di Ricavi e costo del venduto. Nel primo i costi sono divisi in esterni ed interni e il valore aggiunto è la parte dei ricavi e altri valori positivi che rimane per sopperire ai costi interni e alle altre aree di gestione dopo aver sostenuto i costi esterni. Risulta molto rilevante per attività con i cicli di produzione e vendita molto sfasati e non è il caso di Baic srl, trattandosi di un'azienda di servizi. 8 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.30 9 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.31 10

Figura 7: Conto economico a ricavi e costo variabile del venduto A ricavi e costo variabile del venduto 2011 2010 Ricavi delle vendite e delle prestazioni 825.083 855.594 Ricavi netti 825.083 855.594 costi per materie prime, ecc 7.495 7.854 Costo variabile del venduto 7.495 7.854 Margine di contribuzione 817.588 847.740 costi per il personale 209.094 208.161 ammortamento imm. imm. 75 398 ammortamento imm. mat. 2.676 3.528 costi per servizi 560.513 559.574 costi per godimento di beni di terzi 64.933 51.438 oneri diversi di gestione 15.520 33.735 Costo operativo del venduto 860.306 864.688 ROGC -35.223-9.094 Altri ricavi e proventi 246 658 Altri proventi finanziari 3.659 2.599 RO -31.318-5.837 interessi ed altri oneri finanziari -5 RLC -31.323-5.837 imposte correnti -7.383-8.129 RN -38.706-13.966 Lo schema a ricavi e costo del venduto è utile per comprendere l'incidenza dei costi variabili, collegati con la vendita, momento fulcro di questo modello, e dei costi fissi derivanti da costi di struttura. Questa rappresentazione è preferibile quando ci sono cicli molto ravvicinati o addirittura la sola fase di commercializzazione e i costi fissi sono rilevanti, dunque si adatta sicuramente meglio al caso dell'azienda oggetto di studio. Inoltre non è rara una classificazione ulteriore delle voci in base alla destinazione funzionale (costi industriali, commerciali, ecc.). Questo tipo di analisi potenzierebbe sensibilmente la capacità di valutare la redditività nelle sue determinanti e quindi anche di valutarne la durabilità nel futuro. Dall'analisi del conto economico a ricavi e costo variabile del venduto deduciamo molte informazioni. 11

In primo luogo notiamo come i ricavi delle vendite e delle prestazioni si siano contratti per circa 30.000 euro dal 2010 al 2011, causando un corrispondente calo del margine di contribuzione dal momento che i costi per materie prime sono rimasti di simili entità. Diversamente dai ricavi, i costi si mantengono costanti, il calo degli oneri diversi di gestione è compensato dall'aumento dei costi per godimento di beni di terzi. Ciò che preoccupa è che in entrambi gli anni i costi sono superiori ai ricavi, nel 2011 per più del 4% e in valore assoluto per quasi 30.000 euro. Va detto, come anche scritto dalla società nel bilancio, che gli interventi attuati dalla società durante l'esercizio per ridurre i costi daranno i frutti sono il prossimo anno, tuttavia un calo apprezzabile dei ricavi è sicuramente un fattore che deve essere preso in considerazione, quantomeno per valutare quanto la crisi economica in cui versa il paese ne possa dare spiegazione. Proseguendo l'osservazione dei dati, notiamo come i costi per il personale siano pari a circa il 25% dei ricavi, una proporzione considerevole, ma si tratta di un fattore che non può che essere rilevante per ogni azienda di servizi e su cui c'è poco margine di manovra. Con un'azienda delle dimensioni di Baic non dovrebbe essere difficile valutare la necessarietà di ogni componente, e una volta appurata non si dispone di molto margine di manovra. Ciò su cui invece andrebbe puntata l'attenzione per valutare come ridurre l'erosione dei ricavi sono i costi per servizi, pari al 68% dei ricavi (ed erano il 65% nel 2010). Chiaramente questo fattore è preponderante nelle aziende di servizi, dove non ci sono costi per rimanenze, ma essi sono elevati per tutto ciò che riguarda costi fissi di un ufficio e relativi alle comunicazioni (telefono, internet, posta, ecc.). Tuttavia essendo difficile agire sui ricavi, vista la situazione economica, non si può non guardare ai costi più rilevanti, nella cui grande massa molto probabilmente sono presenti possibilità di tagli o di revisione di certi aspetti. Infine notiamo come gli altri proventi finanziari riescono solo limitatamente ad alleviare la situazione critica causata da ricavi e costi e che la lieve flessione della pressione fiscale porta ad un risultato complessivo inferiore a quello dell'anno precedente per quasi 25.000. 3. Gli indicatori e i quozienti Al fine di operare una corretta valutazione del bilancio aziendale, è importante la determinazione e valutazione di alcuni valori di riferimento che individuano precisi fenomeni di carattere economico e/o finanziario 10 ed in grado di catturare le dinamiche dell'impresa. Questi sono chiamati indicatori, quando sono risultanti di somme e differenze, o quozienti quando si ottengono dalla divisione tra due grandezze. Oltre ad evidenziare singoli aspetti rilevanti, aiutano l'analisi anche palesando nessi logici tra fattori di diverse aree, permettendo un confronto intertemporale ed interaziendale e semplificando l'impostazione degli obiettivi e la connessa valutazione dei risultati. Analisi della redditività Per il primo gruppo di indici bisogna far riferimento alla classificazione finanziaria dello stato patrimoniale e a ricavi e costo del venduto del conto economico. La prima nozione da analizzare è quella di redditività, che va inteso come risultato economico relativizzato rispetto a un'altra quantità 11 e che permette di averne una stima più circostanziata della produttività dell'impresa, dal momento che il reddito in valore assoluto non è sufficiente per valutare l'efficacia della gestione. 10 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.59 11 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.62 12

2011 2010 ROE -1,010-0,181 Risultato Netto / Patrimonio Netto Il ROE, che indica il rendimento complessivo dal punto di vista del portatore del capitale proprio, è negativo sia per il 2011 che per il 2010. Questa circostanza negativa trova la sua ragione principale nel momento avverso in cui versa la situazione economica generale italiana. Le piccole-medie imprese (target della società) stanno fronteggiando un momento critico in cui aumentare la redditività è difficile e dunque ridurre i costi pare essere l'unica via praticabile. Pertanto certamente faticano ad investire in assicurazioni, costo sicuro ma dall'incerta utilità futura. Da dati interni all'azienda si nota quindi un aumento sul totale delle polizze auto, sempre molto presenti in virtù dell'obbligatorietà di legge, ma che quindi sono anche soggette ad una maggiore concorrenza e dunque ad aliquote inferiori. In questi due anni dunque l'azienda non avrebbe ipoteticamente costituito un buon investimento dal punto di vista esterno (in caso di una Srl, l'investimento esterno è un'eventualità piuttosto difficile), anche perché rispetto ad investimenti privi di rischio si fronteggia il rischio dell'erosione dell'investimento iniziale e una maggiore difficoltà di smobilizzo. Tuttavia va tenuto presente che nello stesso periodo i rendimenti di altre attività rischiose sono stati mediamente bassi o negativi e quelle di attività senza rischio molto bassi. Per capire che cosa ha determinato questa redditività si procede con l'analisi delle aree responsabili della determinazione o del reddito netto o del patrimonio netto. 2011 2010 ROA -0,081-0,013 Risultato operativo / totale attivo netto Per quanto riguarda l'area operativa si considera il ROA, che guarda al rendimento delle sole attività impiegate nella gestione caratteristica ed accessoria-patrimoniale. Il ROA è anch'esso negativo, ma in valore assoluto molto meno del ROE. Questo fatto è per certi versi rassicurante, perché ci comunica che la gestione caratteristica, cruciale all'interno di ogni azienda, non ha una responsabilità esclusiva nella compromissione della redditività. D'altro canto il fatto che sia negativo rende evidente la necessità di un intervento duplice, sia sull'aspetto caratteristico che su quello non caratteristico. Per approfondire ulteriormente la capacità segnaletica del ROA si può optare, oltre allo studio delle determinanti dell'attivo netto o del risultato operativo, alla scomposizione dell'indice nel prodotto tra redditività delle vendite e rotazione dell'attivo netto. 2011 2010 ROS -0,038-0,007 Risultato operativo / ricavi netti Rotazione dell'attivo 2,144 1,857 Ricavi netti / totale attivo netto Il primo valore ci comunica il rapporto tra ricavi e costi operativi, il secondo è un indice di efficienza che indica la capacità di generare volumi di attività dato un certo impiego di risorse. Scomposizione rilevante solo qualora la gestione patrimoniale accessoria costituisca parte minoritaria del reddito operativo, condizione verificata nel caso oggetto di studio nel 2011 ma meno nel 2010. Per apprezzare meglio il significato della redditività delle vendite risulta utile guardare al conto economico a valori percentuali, dove la percentuale relativa al reddito operativo indica proprio la redditività delle vendite. Due i dati che saltano particolarmente all'occhio: i costi per servizi sono 13

pari a due terzi dei ricavi di vendita e il costo per il personale a un quarto. Sebbene siano circostanze prevedibili per un'azienda di servizi, va valutato se il fatto che questi due fattori assorbano congiuntamente il 92% dei ricavi sia fisiologico o meno. Sarà quindi necessario indagare le cause che determinano l'entità del reddito operativo e dunque l'efficienza dell'impiego dei fattori, la composizione dei processi, le dinamiche dei costi. La rotazione dell'attivo netto, similmente alla redditività delle vendite, non può essere confrontata con quelle di altre aziende, ma al più con il passato della stessa impresa. Nel caso in questione si nota che la rotazione è migliorata dal 2010 al 2011, mentre la redditività è peggiorata. Quindi una stessa unità di attivo ruota maggiormente nel 2011, ma con una redditività minore: ciò potrebbe essere spiegato da un assottigliamento delle provvigioni ottenute con le compagnie o da un maggior volume di operazioni a redditività inferiore. Approfondendo l'analisi consideriamo i fattori che incidono sulla rotazione dell'attivo netto, ovvero rotazione dell'attivo corrente e durata dei crediti (le scorte sono inesistenti, quindi non consideriamo la rotazione del magazzino). L'attivo corrente mostra la stessa tendenza di crescita da un anno all'altro, mentre la durata dei crediti è peggiorata, sebbene i valori siano entrambi bassi e dunque non costituiscano fonte di preoccupazione. Alla luce di queste considerazioni, e considerati i limiti fisiologici esistenti per quanto riguarda la rotazione dell'attivo, credo sia preferibile focalizzare l'attenzione sulla redditività delle vendite piuttosto che sulla velocità di rotazione dell'attivo. In questo senso potrebbero rivelarsi efficaci diversi approcci: aumentare le provvigioni ottenute dalle compagnie, e questo è soggetto al potere contrattuale di cui dispone la società e alla possibilità delle compagnie di assicurazioni di assecondare tali richieste. Oppure osservare la distribuzione dei tipi di polizza (per ramo e compagnia), soggette a diverse redditività, cercando di favorire quelle più redditizie. Inoltre va considerato che il costo per la singola polizza è in buona parte fisso, prevede una serie di operazioni amministrative e contabili prestabilite indipendenti dalla grandezza del premio, pertanto a parità di risorse adoperate e aliquote, a premi maggiori corrispondono ricavi maggiori. Questo fattore è spesso più significativo dell'aliquota in quanto i premi pagati da grosse imprese possono essere nell'ordine delle migliaia di euro. Infine per un miglioramento complessivo della redditività è importante una valutazione del settore commerciale, ovvero dei broker che collaborano con l'azienda, dal momento che è la fonte naturale di nuovi contratti e pone dei limiti dimensionali legati al numero di clienti che un singolo broker è in grado di gestire. Anche in questo caso va tenuto presente che non è auspicabile un aumento delle polizze e dunque della dimensione prettamente numerico, ma i ricavi della polizza marginale non solo devono essere superiori ai costi marginali, come noto, ma devono anche trovare giustificazione nella gestione interna delle risorse e dunque dev'essere valutato il costo opportunità in rapporto a quelli delle altre polizze. La gestione finanziaria 2011 2010 Tasso di indebitamento 9,042 4,981 (Debiti operativi + debiti finanziari) / patrimonio netto Tasso di indebit. finanz. 0,089 0,077 Debiti finanziari / patrimonio netto Un primo e centrale indice da considerare è quello del tasso di indebitamento. Il valore molto alto non deve trarre in inganno, i debiti sono quasi totalmente operativi e nei confronti delle compagnie, l'indebitamento finanziario è praticamente nullo. Infatti l'attività di brokeraggio prevede in molti casi l'incasso dei premi per conto delle compagnie e dunque un ciclo monetario dell'attività 14

operativa che gioca a favore dell'azienda, caratteristica sicuramente cruciale del brokeraggio e abbastanza atipica rispetto sia alle imprese di produzione che ad altre di servizi. Pertanto non sorgono le problematiche di aumento del rischio di insolvenza e di dipendenza finanziaria che invece sorgono qualora i debiti siano di tipo finanziario. Neppure è da temere un effetto di leva finanziaria negativa, nel caso in cui il costo dell'indebitamento sia superiore alla redditività dell'attivo, perché ad un indebitamento finanziario irrilevante consegue chiaramente un costo dell'indebitamento assolutamente irrilevante. Assieme all'analisi dell'indebitamento va condotta quella dell'equilibrio della struttura delle fonti e dei finanziamenti tramite i quozienti di liquidità e disponibilità che, nel caso di un'azienda priva di scorte come la Baic, coincidono. 2011 2010 Quoziente di liquidità 1,365 1,503 (Attivo corrente - rimanenze ) / passivo corrente Quoziente di disponibilità 1,365 1,503 Attivo corrente / passivo corrente L'indice è sensibilmente superiore all'unità pertanto le risorse finanziarie che sono o torneranno in forma liquida nei prossimi dodici mesi saranno più che sufficienti a rimborsare i finanziamenti giunti alla loro scadenza. Si nota dunque una situazione di equilibrio rassicurante anche considerando il fatto che, come visto in precedenza, la rotazione dell'attivo è piuttosto alta e dunque la trasformazione in forma liquida più rapida e meno rischiosa. La gestione straordinaria e fiscale Per quantificare il contributo delle gestioni straordinaria e fiscale sul risultato finale, si considera l'incidenza degli oneri e proventi straordinari e fiscali. 2011 2010 Incidenza ges. str. fisc. 1,236 2,393 Risultato netto / reddito lordo di competenza Essendo sia il reddito netto sia il risultato lordo di competenza negativi, l'indice è fuorviante. Infatti solitamente si assiste a un valore molto basso, inferiore all'unità e questo a cause dell'imposizione fiscale che assorbe buona parte del risultato lordo di competenza. In questo caso quindi opto per il calcolo dell'incidenza delle imposte (non ci sono componenti straordinarie) sul reddito lordo di competenza. 2011 2010 Incidenza imposte 0,236 1,393 Imposte correnti / reddito lordo di competenza La differenza tra i due anni è molto rilevante. L'interpretazione circostanziata dei numeri ci suggerisce che le imposte hanno avuto un peso minore nel 2011 non per effetto di una diminuzione delle aliquote, ma a causa di un risultato lordo di competenza che è circa cinque volte maggiore di quello del 2010. Soprattutto nel caso del 2010 dunque, l'imposizione fiscale risulta essere un fattore centrale nella determinazione del risultato netto, essendo in valore assoluto quasi una volta e mezza il reddito lordo di competenza. 15

La leva finanziaria La scomposizione dell'indice di redditività dell'azienda (ROE) permette di osservarne i fattori determinanti in modo da comprendere punti di forza e di debolezza delle diverse aree. Come accennato in precedenza va considerato che in tutte le declinazioni della scomposizione considererò un costo medio dei mezzi di terzi pari a zero, pertanto la scomposizione risulterà rilevante in particolare per il tasso di indebitamento e l'incidenza dei proventi ed oneri straordinari e fiscali. Ciò significa anche che lo spread coincide con il ROA, il che vuol dire un differenziale di leva sempre positivo qualora l'impresa riesca ad ottenere una redditività dell'attivo netto positiva. Pertanto al fine di sfruttare un effetto di leva positivo è sufficiente concentrare l'attenzione sul ROA, tralasciando l'impatto degli oneri finanziari e questo è sicuramente un punto di forza dell'attività di brokeraggio. 2011 2010 ROE -1,010-0,181 (ROA + (ROA Costo Indebitamento) * Tasso Indebitamento) * Incidenza gestione str. fisc. Spread -0,081-0,013 ROA Costo Indebitamento Tuttavia, essendo il ROA negativo in entrambi gli anni considerati, l'effetto è di leva negativa e dunque un maggior indebitamento ha un effetto negativo sulla redditività aziendale. Va detto che l'indebitamento non è oneroso, pertanto l'effetto leva negativo si ripercuote sulla redditività solo a causa di un aumento del volume di attività derivanti dall'indebitamento. Sarebbe più preoccupante un effetto leva negativo a causa degli oneri finanziari e legato ad un indebitamento finanziario, mentre nel caso in oggetto l'obiettivo rimane quello di riportare in positivo il ROA agendo sulla gestione operativa, come già considerato in precedenza. Proseguiamo lo studio degli indicatori e quozienti con un secondo schema di analisi più interessante per il tipo di azienda studiata, che verterà sulla nozione di ROI (Return on Investments). Il ROI, a differenza del ROA, considera le risorse investite al netto delle fonti generate spontaneamente dalla gestione operativa. 2011 2010 ROI -0,750-0,070 Reddito operativo / Capitale Investito Totale ROE -1,010-0,181 (ROI + (ROI Costo Indeb. Fin.) * Tasso Indeb. Fin.)*Inc.gest.str.fisc Nell'azienda analizzata il ROI in valore assoluto è notevolmente maggiore del ROA e più vicino al ROE, questo indica come sia preferibile per un'azienda con molti crediti e debiti operativi che intenda capire i motivi sottostanti all'entità del ROE guardare al ROI. Il ROA infatti ci avrebbe dato informazioni inaffidabili senza un'ulteriore approfondimento mostrando un valore di poco negativo, mentre il ROI, pari a tre quarti del ROE, ci indica subito un elemento di criticità, indirizzando i passi successivi di studio. Successivamente si procede con la scomposizione del ROE tramite il ROI, che prevede di considerare solo l'indebitamento finanziario e il costo dei mezzi di terzi esplicitamente onerosi. Inoltre per inquadrare il contributo delle gestione caratteristica e accessoria-patrimoniale alla redditività operativa si può calcolare l'incidenza delle due aree. In modo non fisiologico la gestione 16

caratteristica ha un impatto negativo che viene in parte compensato dalla gestione accessoriapatrimoniale la quale copre circa un ottavo del reddito operativo negativo nel 2011 e addirittura oltre la metà nel 2010. Un'ulteriore riprova di come l'ambito non caratteristico dell'azienda sia piuttosto proficuo e stabile, sia del punto di vista finanziario che reddituale, ma chiaramente non sufficiente a compensare al difficile momento a cui è sottoposto il core business dell'impresa. In conclusione l'aumento in valore assoluto di circa due volte del già negativo risultato netto del 2010 è preoccupante sopratutto alla luce del ROE e ROI negativi che palesano una difficoltà soprattutto nel cuore dell'attività aziendale. Essendo la rotazione dell'attivo buona, probabilmente l'area su cui agire è quella della redditività del vendite. Nel caso di studio si traduce nel aumentare le aliquote provvigionali (difficile) o riallocare le risorse (sia umane che materiali) a favore di polizze con premi o provvigioni più sostanziose, in modo da diminuire l'impatto sul totale delle operazioni poco redditizie. A parziale rassicurazione va sicuramente la solidità della struttura delle fonti e degli investimenti che, particolarmente in un momento travagliato come quello attuale, è una caratteristica fondamentale per ogni azienda. Il fatto poi che non ci sia indebitamento finanziario è un'ulteriore punto a favore dell'equilibrio finanziario, come pure le buone durate dei crediti e debiti commerciali. Inoltre la gestione patrimoniale-accessoria allevia in modo apprezzabile il risultato della gestione caratteristica (anche se nel 2011 in modo minore a cause del risultato della gestione caratteristica fortemente negativo), fattore sicuramente da non sottovalutare affinché possa mantenersi in chiave prospettica. 4. Analisi della dinamica dei flussi finanziari Il sistema di bilancio presenta dei limiti piuttosto evidenti per quanto riguarda la rappresentazione della dinamica finanziaria, la quale non è catturata come quella reddituale, ricavata dagli schemi di bilancio e approfondita tramite gli indici. Si pone dunque la necessità di un'ulteriore tecnica di elaborazione dei dati di bilancio che estenda l'analisi alla situazione patrimoniale iniziale e proceda ad una combinazione dei dati reddituali e patrimoniali nella prospettiva di cogliere la dinamica finanziaria dell'impresa. 12 Infatti per un limite intrinseco del modello contabile sono investigati i valori che provengono dalla dinamica economico-reddituale, mentre rimane escluso dall'informativa derivante dai documenti di bilancio tutto ciò che attiene alla dinamica dei valori economico-patrimoniali e finanziari, nonché dei valori monetari 13. Osservando la classificazione per natura notiamo quindi che manca un raccordo tra le classi di operazioni di vendita dei prodotti e di disponibilità di nuovi fonti di finanziamento, ciò non permettendo di avere una visione di continuità e di dinamicità dei processi aziendali. Neppure la classificazione per funzione prevede l'unificazione in un singolo schema di variabili reddituali e patrimoniali in grado di spiegare le interazioni alla base dei flussi finanziari. L'analisi per flussi parte dalla considerazione che le informazioni ritraibili dai dati di di due bilanci, ancorché espresse mediante indici, forniscano solo elementi per giudicare due istanti della vita aziendale, ignorando le operazioni che hanno causato tali mutamenti 14. Per questi motivi per analizzare la struttura finanziaria si procede con la costruzione di un sistema di flussi finanziari (rendiconto finanziario) il cui primo obiettivo è quello di far emergere le variazioni nelle grandezze patrimoniali e dunque, collegandole tra loro e con le grandezze del conto 12 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.146 13 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.147 14 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, cit., p. 25 17

economico, evidenziare la dinamica finanziaria dell'azienda. In questo modo vengono evidenziate le vie che sono state seguite da un'azienda per finanziarsi e gli investimenti che sono stati effettuati con tali fonti, al fine di consentire di esprimere un giudizio sulla bontà delle scelte correlate 15. Si estende l'analisi da come si è creata nuova ricchezza a come questa risulta monetariamente disponibile. Infine le operazioni saranno aggregate in base all'omogeneità delle stesse in modo da sottolineare l'apporto di ciascuna area alla determinazione delle risorse finanziarie. In sintesi con la redazione del Rendiconto finanziario ci si prefigge l'obiettivo di inquadrare la dinamica relativa all'equilibrio finanziario dell'impresa, aggregando per aree le risorse finanziarie generate o consumate che costituiscono il collegamento tra il conto economico e il confronto tra due stati patrimoniali successivi. Equilibrio finanziario inteso come capacità dell'azienda di fronteggiare gli investimenti con adeguati mezzi finanziari ottenuti dall'attività di gestione o, in altri termini: affinché un'impresa possa sopravvivere e svilupparsi è necessario che riesca a mantenere condizioni di equilibrio tra i fabbisogni e le fonti di finanziamento, nel breve e nel medio lungo periodo 16. La rappresentazione mediante la tecnica dei flussi finanziari richiede di prendere alcune scelte metodologiche preliminari. In primo luogo va identificata la grandezza-fondo ovvero un insieme di valori finanziari di cui siamo interessati a studiare la variazione nel periodo considerato. In seguito si dovrà optare o per uno schema a fabbisogni e fonti o per uno in forma scalare che conduca dal valore iniziale a quello finale tramite variazioni successive. Infine si può procedere con una semplice elencazione secondo la natura delle voci oppure con un'aggregazione funzionale in aree. Determinazione della grandezza-fondo A questo punto è dunque necessario valutare a quale grandezza-fondo riferirsi considerando che il fondo è un valore istantaneo, che esprime una certa consistenza; il flusso, invece, è un valore cinetico, che esprime un determinato movimento 17 oppure fondo è qualunque elemento o qualunque aggregato di elementi del capitale di funzionamento dell'impresa considerato in un istante temporale mentre il flusso è la modificazione intervenuta in un determinato periodo di tempo nei fondi che costituiscono il capitale di bilancio 18. In un primo momento si può redigere il rendiconto delle variazioni di risorse finanziarie totali rettificando le variazioni contabili avvenute a tutti gli elementi dello stato patrimoniale in modo da ottenere una visione generale dei movimenti che hanno caratterizzato l'evoluzione temporale delle strutture finanziarie di un'impresa 19. Tuttavia è più dettagliato e rilevante per i nostri fini studiare i flussi nel loro impatto su un aggregato finanziario di interesse, considerando cause esogene le variazioni avvenute a causa di fattori non facenti parte del fondo ed esogene quelle di elementi componenti lo stesso. Le due grandezze solitamente prese in considerazione sono il capitale circolante netto e la liquidità. Il capitale circolante netto, a cui spesso si aggiunge l'aggettivo finanziario per distinguerlo dall'aggregato in senso stretto che comprende solo attività e passività correnti di natura operativa e la liquidità. L'analisi dei flussi di capitale circolante netto è particolarmente impiegata perché consente di spiegare in termini operativi la variazione evidenziata dall'indice di disponibilità riferito a due o più bilanci della stessa azienda 20. 15 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, cit., p. 87 16 U. SOSTERO, F. BUTTIGNON, Il modello economico finanziario, Giuffrè editore, Milano, 2001, p.189 17 C. CARAMIELLO, Il rendiconto finanziario, Giuffrè, Milano, 1993, p.12 18 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, cit., p. 103 19 G. BRUNETTI, L'impresa, Giuffrè editore, Milano, 1984 20 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, cit., p. 136 18

Il rendiconto del circolante evidenzia tra le sua cause esogene il flusso di capitale circolante creato dalla gestione corrente, informazione di primaria importanza che costituisce il nesso logico tra conto economico e conto finanziario. La grandezza-fondo capitale circolante netto presenta non pochi limiti, alcuni dei quali superabili, altri intrinsechi che possono far propendere per altri fondi. Il fatto che rappresenti un dato di sintesi delle variazioni correnti si può superare presentando l'analisi delle variazioni endogene in un altro prospetto. Similmente si possono integrare movimenti rilevanti ma che non fanno variare gli elementi del circolante (ad esempio aumenti di capitale mediante conferimenti di impianti) in sede preliminare di redazione del foglio di lavoro per il rendiconto. Sono invece genetici a questo tipo di rendiconto due caratteristiche che compromettono parzialmente l'affidabilità di questo strumento. Innanzitutto la presenza di valori soggetti a valutazione, rimanenze e crediti, per cui la grandezza risente ancora di processi valutativi, in parte discrezionali, che limitano la dimensione oggettiva dei flussi informativi da questo derivanti 21. Non meno importante il fatto che nell'indicare il grado di solvibilità si considerino anche grandezze finanziarie non immediatamente fruibili come mezzi di pagamento, fatto che con l'utilizzo della liquidità come grandezza-fondo non si verifica. Con l'aggregato liquidità ci si riferisce alla disponibilità di moneta e temporanei sostituti (nota come Cash and cash equivalent nello IAS 7), e tende ad evidenziare gli effetti delle operazioni aziendali sulla liquidità, esprimendo quindi tutte le operazioni in termini di incassi e di pagamenti, ossia di movimenti monetari di cassa e di banca avvenuti nel periodo di tempo preso in considerazione 22. Ci sono diverse definizioni relative alla possibilità o meno di includere i debiti in c/c verso banche (liquidità lorda o netta) o comprendere depositi bancari e titoli a reddito fisso (liquidità in senso ampio o stretto). Scelte che determineranno l'appartenenza di alcuni variabili alle cause esogene invece che endogene e viceversa. Nel prosieguo mi riferirò alla liquidità netta, cioè con le componenti passive dei debiti verso banche e ristretta a cassa e c/c attivo, mentre non vi farò rientrare i depositi bancari e postali, nonché la disponibilità di titoli a reddito fisso trattati sul mercato finanziario, in quanto si tratta di investimenti, ancorché temporanei di risorse finanziarie. Tale quantità fondo risulta più ristretta di quella del capitale circolante netto e questo origina differenze ascrivibili a due tipi. Alcune delle cause esogene di variazioni del capitale circolante netto non hanno impatto sulla liquidità; e parte delle cause endogene dei cambiamenti del capitale circolante netto divengono cause esogene di variazione della liquidità. Per questo secondo tipo si tratta solo di differenze formali, espositive, mentre per il primo tipo è necessaria una scelta metodologica: neutralizzare le variazioni non significative per la liquidità con rettifiche di segno opposto al momento del calcolo dei singoli flussi, oppure farlo nel rendiconto dopo che queste sono state aggregate assieme. Si preferisce questo secondo approccio per preservare il valore informativo del flusso di capitale circolante della gestione operativa (cash flow operativo). La gestione operativa esercita, infatti, un impatto diretto sui valori del capitale circolante operativo (crediti e debiti di regolamento) e sulla liquidità: il flusso complessivo, finanziariamente rilevante, riteniamo non debba essere rettificato, in sede di calcolo dei flussi monetari, per tener conto delle sole variazioni sulla liquidità, bensì vada esposto nella sua interezza, come flusso di circolante, nel rendiconto per determinare il reale flusso di cassa della gestione operativa 23. In questo modo si avrà un contenuto informativo superiore al 21 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.157 22 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, cit., p. 149 23 U. SOSTERO, P. FERRARESE, Analisi di bilancio, cit., p.161 19

flusso di circolante netto, dal momento che oltre alle informazioni sul cash flow operativo si avranno anche quelle sul flusso di cassa della gestione operativa. Inoltre c'è anche un vantaggio di facilità di lettura di un sistema di flussi omogeneo e più circoscritto che può quindi concentrarsi solo sulle cause esogene considerato che le endogene sono poche e tutte con un impatto diretto sulla situazione di liquidità. Va osservato che le cause ultime del cambiamento che interviene nella situazione finanziaria aziendale sono rintracciabili nelle varie aree gestionali dell'impresa, ossia nelle operazioni che sono attribuili alle varie aree 24. Partendo dalla classificazione funzionale delle operazioni di bilancio si possono definire le aree gestionali in cui queste si dividono col fine di studiare le cause esogene di variazione della quantità-fondo. L'area reddituale è composta dalla tutte le attività che creano/assorbono nuova ricchezza. All'interno di questa possiamo individuare il reddito operativo caratteristico, derivante dalla funzione economico-tecnica propria dell'azienda e fonte continuativa nel processo di produzione del reddito. Valore che andrà depurato dalle poste puramente contabili, come gli accantonamenti e a cui andranno ad aggiungersi i movimenti finanziariamente rilevanti sulla grandezza-fondo. Il risultato in termini finanziari è il flusso di risorse finanziarie prodotto dalla gestione caratteristica dell'esercizio. Esso prende il nome di autofinanziamento da ricavi tipici, autofinanziamento lordo della gestione caratteristica, cash flow operativo 25 I proventi e oneri derivanti dalle gestioni patrimoniale e finanziaria costituiscono elementi facenti parte delle operazioni di gestione reddituale che hanno un impatto finanziariamente rilevante, come cause esogene, sulla quantità fondo di riferimento, con flussi positivi connessi ai proventi diversi di gestione e flussi negativi dovuti agli oneri legati a finanziamenti onerosi. Infine questi flussi andranno tenuti separati dalle componenti straordinarie di reddito e andrà inclusa la gestione dei tributi. L'area di gestione delle attività di investimento identifica i fabbisogni o le fonti di risorse finanziarie per nuovi investimenti o dismissioni e riguarda variazioni intervenute principalmente nell'attivo immobilizzato dello stato patrimoniale. L'area di gestione delle attività di finanziamento consiste nelle variazioni rilevanti dal punto di vista finanziario che operano nel passivo finanziario e nel capitale netto dello stato patrimoniale. Per quanto riguarda le cause endogene di variazione, alla definizione della quantità-fondo di interesse consegue l'identificazione dei fattori responsabili di variazioni dall'interno, che ritrovano la loro origine in tutte le tre aree gestionali già illustrate. 5. La costruzione ed interpretazione del rendiconto finanziario Per definire la struttura formale del rendiconto è necessario definire il concetto di fonte e fabbisogno finanziario. Per fabbisogno si intende una diminuzione di risorse finanziarie che deriva da: un aumento delle attività (nuovi impieghi/investimenti) una diminuzione della passività (decremento delle fonti di finanziamento) una diminuzione del capitale netto data da distribuzioni di utili e rimborsi di capitale sociale o sostenimento di costi 24 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, cit., p. 105 25 I. FACCHINETTI, Rendiconto finanziario e analisi dei flussi, cit., p. 106 20