Filiera Moda: la «sicurezza chimica» ed il controllo qualità approcci nazionali ed internazionali



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Filiera Moda: la «sicurezza chimica» ed il controllo qualità approcci nazionali ed internazionali Istituto Superiore di Sanità Roma 15 aprile 2013 Giuseppe Bartolini - Riccardo Dall Anese Introduzione L insieme dei prodotti che si riferiscono al Sistema Moda, come gli articoli provenienti dai sistemi manifatturieri dell industria tessile, dell abbigliamento, dell arredamento, conciaria, della pelletteria, calzature, degli accessori tessili, metallici, plastici, etc., costituiscono uno dei principali fattori economici dei sistemi industriali dei paesi avanzati e di quelli in via di sviluppo. La varietà e la complessità degli articoli riferibili al Sistema Moda prevedono sistemi di approvvigionamento delle materie prime e dei semilavorati e filiere manifatturiere ormai delocalizzate in tutti i continenti. Ovviamente, anche la commercializzazione dei prodotti finiti coinvolge, in maniera massiva e con sempre maggiore intensità di scambi, la totalità dei sistemi commerciali globali. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 2

Introduzione In questo scenario globalizzato di scambi commerciali internazionali, un attenzione sempre maggiore viene posta dalle singole nazioni e dai vari raggruppamenti politico-economico di stati (es. Unione Europea), nei confronti della sicurezza chimica dei prodotti che vengono messi a disposizione degli utenti. Per Sicurezza Chimica generalmente si intende descrivere i requisiti che le materie prime, i processi produttivi e, conseguentemente, i prodotti finiti devono possedere allo scopo di garantire la salute dei lavoratori e dei consumatori ed anche la diminuzione dell impatto ambientale sia nei processi produttivi, che nell intero ciclo di vita dei prodotti commercializzati. La conoscenza da parte dei sistemi manifatturieri e delle filiere commerciali del Sistema Moda dei requisiti di Sicurezza Chimica presenti nelle legislazioni esistenti nei diversi Paesi, costituisce un elemento fondamentale per la corretta progettazione, realizzazione e commercializzazione degli articoli in oggetto. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 3 I Prodotti della Filiera Moda Le aziende manifatturiere europee attuali leader nel panorama della moda globale in quest ultimo decennio si sono trovate a dover produrre e commercializzare prodotti che devono risultare conformi, dal punto di vista della sicurezza chimica, alle normative sempre più dettagliate e stringenti presenti nei mercati globali. Purtroppo, il continuo proliferare di normative non armonizzate tra i vari Paesi ha innescato situazioni dove, frequentemente, un unico manufatto può risultare conforme ai requisiti di sicurezza chimica di una serie di nazioni, mentre risulta non compatibile alla commercializzazione in altri mercati; questa situazione produce notevoli ricadute negative in termini di libera circolazione delle merci e di rischi e penalizzazioni, sia di tipo civilistico sia penale, che vengono a porsi a carico delle aziende produttrici. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 4

Le etichette «ecologiche» volontarie Un ulteriore complicazione nella gestione dei prodotti della filiera moda negli scenari internazionali è innescato dalla presenza di numerose etichette eco-tossicologiche di tipo volontario che, a loro volta, descrivono nei propri disciplinari, ulteriori parametri di sicurezza chimica e/o, a parità di parametri descritti dalle normative cogenti, limiti molto più severi talvolta difficilmente raggiungibili con le tecniche di produzione normalmente utilizzate. Il proliferare di queste etichette volontarie si riferisce non solo ai criteri di sicurezza chimica dei processi e dei prodotti, ma anche a: ü fattori di sostenibilità ambientale del ciclo di vita degli articoli commercializzati (es. utilizzazione di prodotti riciclati e riciclabilità dei prodotti stessi a fine vita); ü criteri di responsabilità sociale delle lavorazioni e degli addetti; 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 5 Le etichette «ecologiche» volontarie ü all adeguamento delle migliori tecnologie produttive disponibili nelle prospettive dell ottimizzazione dei consumi energetici e delle risorse utilizzabili (es. progettazione e realizzazione di impianti ad apparecchiature caratterizzate da riduzioni dei consumi di acqua, di prodotti chimici e di risorse energetiche); ü ai sistemi di controllo finalizzati alla certificazione dei prodotti tessili ottenuti con fibre di natura biologica Organic Textile. L offerta di «etichette volontarie» è talmente vasta e variegata da far nascere l esigenza di pubblicazioni che ne elencano le caratteristiche, le finalità ed i loro campi di applicazione. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 6

Le etichette «ecologiche» volontarie 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 7 Le etichette «ecologiche» volontarie 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 8

Le etichette «ecologiche»: ECOLABEL Marchio Comunitario: ECOLABEL Il marchio di qualità ambientale Ecolabel ha come obiettivo quello di promuovere prodotti e servizi che nel corso dell intero ciclo di vita presentano un ridotto impatto sull ambiente, orientando i consumatori verso scelte di consumo sostenibili. Si tratta di uno strumento volontario: nel momento in cui ne fanno richiesta, i produttori e i distributori possono garantire qualitativamente e distinguere i loro prodotti e servizi tramite l etichetta ecologica che i consumatori riconosceranno come segnale del rispetto dell ambiente. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 9 Le etichette «ecologiche»: ECOLABEL Tra i gruppi di prodotti del sistema moda, etichettabili ECOLABEL sono compresi: Prodotti tessili Calzature Materassi I criteri per l assegnazione del marchio comunitario a tali prodotti sono stati stabiliti da Decisioni della Commissione: Prodotti tessili: 2009/567/CE del 9 luglio 2009 Calzature: 2009/563/CE del 9 luglio 2009 Materassi: 2009/598/CE del 9 luglio 2009 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 10

Le etichette «ecologiche»: ECOLABEL L uso del marchio Ecolabel viene concesso, in Italia, dall Organismo Competente; Comitato Ecolabel-Ecoaudit Sezione Ecolabel Italia. La concessione dell etichetta passa attraverso la verifica della rispondenza ai criteri previsti, la delibera dell Organismo Competente, che viene notificata alla Commissione europea, e la stipula di un contratto sulle condizioni d uso. L etichetta è assegnata per una periodo di produzione determinato che non può comunque superare il periodo di validità di tre anni, salvo proroga. Gli oneri per il richiedente consistono nei costi per le analisi, che debbono essere eseguite presso laboratori abilitati, nel pagamento del diritto di istruttoria e, una volta concessa l etichetta, nel pagamento dei diritti d uso (0.15 % del fatturato) e dei costi per le verifiche. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 11 Le etichette «ecologiche»: ECOLABEL Le principali caratteristiche del marchio sono: la non adozione non comporta l esclusione dal mercato (carattere volontario); ha lo scopo di promuovere un minore impatto ambientale; sono esclusi dall etichetta i prodotti alimentari, farmaceutici, bevande, sostanze pericolose o fabbricati con processi che possono nuocere all uomo o all ambiente; è attribuibile solo a beni di consumo destinati al consumatore finale e non a prodotti intermedi; esprime un giudizio positivo sull intero ciclo di vita del prodotto, con riferimento alla quantità di rifiuti, all inquinamento e al degrado del suolo, alla contaminazione dell atmosfera, ai rumori, al consumo di energia, al consumo di risorse naturali e agli effetti sugli ecosistemi. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 12

Le etichette «ecologiche»: Marchi Nazionali Marchi Ecologici Nazionali In periodi precedenti, o contemporaneamente alla divulgazione dell Ecolabel comunitaria, numerosi paesi europei ed extra-europei hanno imboccato la strada dell istituzione nazionale di marchi di qualità ecotossicologica. Ricordando che soltanto un ristrettissimo numero di questi ha avuto una certa notorietà commerciale (Nordic White Swan, Blu Angel), si riportano di seguito, a titolo informativo, le caratteristiche e le peculiarità di alcuni dei marchi ecologici nazionali. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 13 Le etichette «ecologiche»: Marchi Nazionali Nordic White Swan: scandinavo creato nel 1989. È il solo marchio, insieme a quello Europeo, ad essere multinazionale. Un ente coordina i quattro consigli nazionali. Il marchio ha definito i criteri per 52 gruppi di prodotti e ha assegnato circa 600 licenze. Blauer Engel: tedesco creato nel 1977. Tre membri istituzionali sono coinvolti nel sistema operativo di assegnazione del marchio: le autorità federali ambientali, l Istituto Tedesco per Applicazione della Qualità e dell Etichettatura e il Giurì per l etichetta. Lo schema tedesco ha definito i criteri per circa 140 categorie di prodotti e rilasciato licenze a ca 4000 prodotti. Da notare la buona espansione geografica conosciuta dal marchio: più del 15% delle imprese a cui sono state rilasciate le licenze e il 16 % circa dei prodotti etichettati non sono tedeschi. 13/03/2006 14

Le etichette «ecologiche»: Marchi di Prodotto Altri marchi si applicano soltanto a gruppi di prodotti omogenei: Germania: moquette - tappeti (Marchio GUT) Australia: tappeti 100% lana Ungheria: lenzuola e altri tessuti per letti in lana e lino Giappone: abiti non sottoposti a candeggi, tessuti da fibre riciclate, tessuti domestici da PET riciclato Nuova Zelanda: tappeti 100% lana e 80% lana Paesi Bassi: calzature, asciugamani Taiwan: asciugamani non sottoposti a candeggi, prodotti da tessili rigenerati. 13/03/2006 15 Il fenomeno OEKO TEX Verso la fine degli anni 80 l Istituto di ricerca tessile austriaco OTI preparò uno schema di prove da eseguire sui prodotti tessili relativamente alle sostanze tossiche che possono contenere: tale schema era noto con il nome di OTN 100. Nel 1992, basandosi su questa esperienza ed unendola a quella dell Oko -Check sviluppato in Germania, l istituto austriaco e quello tedesco si sono uniti per costituire la International Association for Research and Testing in the Field of Textile Ecology, il cui primo obiettivo è stata l elaborazione dell Oeko-Tex Standard 100 (www.oeko-tex.com). Si tratta di uno standard volto finalizzato alla sicurezzadell utilizzatore; restringe l uso di sostanze potenzialmente pericolose che potrebbero essere contenute nel prodotto finale e quindi venire a contatto con il consumatore. Lo standard riporta anche riferimenti analitici da applicare per la determinazione dei parametri e specifica inoltre i limiti di accettabilità basandosi su criteri sperimentali e di bibliografia scientifica. 13/03/2006 16

Il fenomeno OEKO TEX All inizio del 1993 altri Istituti di ricerca in campo tessile si sono uniti all Associazione Internazionale come membri. Tutti i membri testano le sostanze pericolose elencate nello standard utilizzando le stesse metodiche analitiche e gli stessi valori limite e certificando i prodotti con l utilizzo del marchio registrato Confidence in Textiles. Tested for Harmful Substances according Oeko-Tex Standard 100. Nel 1995 compare la prima versione di Oeko-Tex standard 1000, con la quale sono fissati i presupposti per una produzione favorevole all ambiente: sono infatti elaborati una serie di parametri che etichettano i luoghi di produzione e così pure le tecnologie e le sostanze chimiche utilizzate. Nel 1999, infine, viene data per la prima volta ad un prodotto tessile l etichetta Oeko-Tex standard 100 plus : tale etichetta indica che il manufatto è conforme alle specifiche di Oeko-Standard 100 e che viene prodotto in siti produttivi conformi all Oeko-Standard 1000. 13/03/2006 17 Norme e leggi cogenti I DISPOSITIVI NORMATIVI COGENTI NAZIONALI E COMUNITARI che inquadrano le attività di controllo della sicurezza chimica degli articoli della Filiera Moda possono essere suddivisi in due categorie: A) Norme relative al l'immissione e USO di SOSTANZE E PREPARATI PERICOLOSI. Allo stato attuale, si tratta sostanzialmente dell applicazione del Regolamento (CE) n. 1907/2006 - (REACh); B) Norme relative alla SICUREZZA GENERALE DEI PRODOTTI e alla tutela del consumatore. Norme generali applicabili a tutti i prodotti immessi sul mercato che devono risultare sicuri per il consumatore e utilizzatore finale. 13/03/2006 18

Normativa EU sostanze pericolose Impatto del Regolamento (CE) n. 1907/2006 - (REACh) nella produzione e commercializzazione degli articoli della Filiera Moda Le filiere manifatturiere tessili-abbigliamento, del cuoio e pelli e degli accessori (metallici e plastici), impiegando a vari livelli un elevato numero di sostanze e preparati chimici, hanno dovuto adeguare i processi produttivi e le scelte di commercializzazione (importazione) in funzione delle restrizioni ed indicazioni dettate da: Allegato XVII - Restrizioni in materia di fabbricazione, immissione sul mercato e uso di talune sostanze, preparati e articoli pericolosi 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 19 Normativa EU sostanze pericolose Impatto del Regolamento (CE) n. 1907/2006 - (REACh) nella produzione e commercializzazione degli articoli della Filiera Moda Sostanze Candidate (Candidate List) Elenco che identifica le sostanze con caratteristiche che destano serie preoccupazioni. Tra queste figurano: le sostanze CMR (sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per il sistema riproduttivo); le sostanze PBT (sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche); le sostanze vpvb (sostanze molto persistenti e molto bioaccumulabili); talune sostanze problematiche aventi effetti gravi irreversibili sull essere umano e sull ambiente, come i perturbatori endocrini. L inclusione delle sostanze candidate nell elenco comporta, a talune condizioni, un obbligo d informazione circa la presenza di questa sostanza negli articoli. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 20

Norme UE: Sicurezza prodotto Legislazione Europea sulla sicurezza generale del prodotto I produttori possono immettere sul mercato soltanto prodotti sicuri: qualsiasi prodotto fornito nell ambito di un attività commerciale e destinato ai consumatori o che possa essere utilizzato dai consumatori non deve presentare alcun rischio oppure soltanto rischi ridotti compatibili con l utilizzazione del prodotto in condizioni normali e ragionevolmente prevedibili Direttiva 87/357/CEE: ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri Direttiva 85/374/CEE: responsabilità per danno da prodotti difettosi Direttiva 2001/95/CE: relativa alla sicurezza generale dei prodotti 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 21 Italia: Sicurezza prodotto Legislazione ITALIANA sicurezza generale del prodotto Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206 «Codice del consumo», a norma dell'articolo 7 della legge 29 luglio 2003, n. 229 (Abroga il D.Lvo n. 172). Art. 1. (Finalità ed oggetto) Nel rispetto della Costituzione ed in conformità ai principi contenuti nei trattati istitutivi delle Comunità europee, nel trattato dell'unione europea, nella normativa comunitaria con particolare riguardo all'articolo 153 del Trattato istitutivo della Comunità economica europea, nonché nei trattati internazionali, il presente codice armonizza e riordina le normative concernenti i processi dì acquisto e consumo, al fine di assicurare un elevato livello di tutela dei consumatori e degli utenti. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 22

Europa: Sicurezza prodotto Mancanza di «omogeneità» delle norme cogenti nei paesi europei sul tema della sicurezza degli articoli della Filiera Moda PACCHETTO "SICUREZZA DEI PRODOTTI E VIGILANZA DEL MERCATO" Proposta (13/02/2013) di REGOLAMENTO del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla SICUREZZA DEI PRODOTTI DI CONSUMO che abroga la direttiva 87/357/CEE del Consiglio e la direttiva 2001/95/CE 13/03/2006 23 Europa: Sicurezza prodotto RELAZIONE - CONTESTO DELLA PROPOSTA [ ] La presente proposta di regolamento relativa alla sicurezza dei prodotti di consumo, che sostituirà la direttiva 2001/95/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 dicembre 2001, relativa alla sicurezza generale dei prodotti1 (direttiva "sicurezza generale dei prodotti" o "DSGP"), riguarda i prodotti di consumo non alimentari. Come la DSGP, il regolamento proposto dispone che i prodotti di consumo siano "sicuri", impone determinati obblighi agli operatori economici e reca disposizioni relative allo sviluppo di norme a supporto del requisito generale di sicurezza. [ ] L'Atto per il mercato unico II, adottato nel 2012, conferma il "Pacchetto sicurezza dei prodotti e vigilanza del mercato" tra le azioni chiave per "migliorare la sicurezza dei prodotti che circolano nell'ue accrescendo l'uniformità delle norme in materia di sicurezza dei prodotti e di sorveglianza del mercato e migliorando il controllo della loro osservanza". 13/03/2006 24

Contesti normativi internazionali Il fenomeno «CINA» La Repubblica Popolare Cinese rappresenta ormai per l industria della Filiera Moda internazionale il principale mercato per la collocazione dei propri articoli. Nell ultimo decennio le autorità cinesi hanno focalizzato la loro attenzione sulla salubrità dei prodotti per abbigliamento, calzature ed accessori commercializzati nel mercato interno, siano essi prodotti nel territorio cinese o importati. La proliferazione di norme tecniche cogenti è risultata importante ed ha coinvolto in pratica tutte le filiere produttive del sistema moda. Tra le principali norme tecniche (Norme GB) utilizzate dall ente di controllo cinese (Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine) che descrivono i requisiti di sicurezza chimica «obbligatori» per le diverse tipologie di prodotti, si ricordano: 13/03/2006 25 Contesti normativi internazionali: CINA GB 18401:2010: Technical specification of National Safety for Textile Products GB 20400:2006: Leather and fur: Limits for hazardous substances GB 28480:2012 : Adornment : Provision for limit of baneful elements GB 21550:2008: Restriction of hazardous materials in Polyvinyl chloride artificial leather GB 25038:2010: Healt safety and Tecnology Specifications for Rubber Shoes GB 25036:2010: Children's Canvas Rubber Footwear FZ/T 81014-2008: Infant s wear 13/03/2006 26

Contesti normativi internazionali: CINA 13/03/2006 27 Contesti normativi internazionali: USA Il «mondo» USA Nel sistema legislativo statunitense la sicurezza degli articoli per uso «non food», come ad esempio i prodotti della Filiera Moda sono regolamentati da «leggi federali» e da dispositivi dei singoli stati, che spesso presentano requisiti più severi rispetto ai dispositivi federali (es. California: Proposition 65). Le regolamentazioni federali: Consumer Product Safety Commision (CPSC) 16 CFR 1303 : Lead in surface coating CPSIA: Lead in substrate CPSIA: Phthalates 16 CFR 1500: Sharp points and sharpedge 16 CFR 1501: Small parts 16 CFR 1610/11: Flammability of chlothing textile 16 CFR 1615/16: Flammability of children s sleepwear CPSC Guide: Drawstrings 13/03/2006 28

Contesti normativi internazionali: COREA La Corea del Sud Nel sistema legislativo della Corea del Sud, fino al 2009, si trovavano 13 marchi che descrivevano la qualità dei prodotti. Il governo coreano, nel Gennaio 2010, ha reso operativo un unico marchio denominato KC MARK la cui applicabilità è fondamentalmente descritta in 2 leggi: KC MARK FOR : SELF REGULATORY SAFETY CONFIRMATION ACT Nel settore del tessile-abbigliamento questa legge si riferisce agli indumenti ed accessori destinati ai bambini sotto i 3 anni ed a vari indumenti di sicurezza Il KC MARK è rilasciato da enti governativi sulla base di test effettivamente condotti sul prodotto da laboratori autorizzati. 13/03/2006 29 Contesti normativi internazionali: COREA KC MARK FOR: SAFETY QUALITY MARK ACT Nel tessile-abbigliamento questa legge si riferisce agli indumenti ed accessori destinati agli adulti anche a contatto con la pelle, indumenti in pelle, tappeti etc In questo caso il KC MARK è rilasciato sulla base di autocertificazioni del produttore che conferma l'idoneità del prodotto sulla base dei parametri contenuti nella successiva tabella che rappresenta i requisiti minimi che il prodotto deve avere. Il produttore dovrà supportare la autocertificazione sulla base di un ragionevole programma di prove e controlli effettuati da un laboratorio competente. 13/03/2006 30

Contesti normativi internazionali: COREA 13/03/2006 31 Esame comparativo normative cogenti internazionali 13/03/2006 32

Esame comparativo normative cogenti internazionali 13/03/2006 33 Esame comparativo normative cogenti internazionali 13/03/2006 34

Esame comparativo normative cogenti internazionali 13/03/2006 35 Esame comparativo normative cogenti internazionali 13/03/2006 36

Conclusioni L esame comparativo degli approcci legislativi e normativi cogenti, relativi alla gestione della sicurezza chimica degli articoli della filiera moda dell Unione europea e dei principali mercati extra-europei, evidenzia la presenza di numerose e rilevanti asimmetrie. In particolare si rileva che i dispositivi legislativi comunitari tendono a porre sotto restrizione l impiego di sostanze pericolose per la salute dei lavoratori e dei consumatori, inserendo limitazioni all utilizzazione di sostanze chimiche pericolose nei processi produttivi; non frequentemente sono invece poste restrizioni legate alla eventuale presenza di residui di sostanze pericolose nei prodotti finiti. 13/03/2006 37 Questo approccio viene superato in alcune legislazioni di singoli Stati comunitari che, allo scopo di proteggere la salute dei consumatori ed a tutela dell ambiente, tendono a porre restrizioni specifiche dei residui di sostanze pericolose su specifici prodotti (tessili, pellami, accessori metallici e plastici). Verificando la situazione extra-comunitaria appare evidente che le restrizioni specifiche presenti nelle legislazioni dei principali mercati asiatici (Cina, Corea del Sud, Giappone), frequentemente risultano le più estese e severe, con particolare attenzione ai prodotti per la prima infanzia ( 36 mesi) ed ai prodotti destinati ad avere un prolungato contatto con la pelle. 13/03/2006 38

Tenendo conto di quanto sopra, appare evidente che le asimmetrie e le non omogeneità presenti nella gestione dei parametri di sicurezza chimica dei prodotti della filiera moda, generano distorsioni che possono essere così sintetizzate: a) Le imprese europee del Sistema Moda vedono aumentare sempre più l importanza dei mercati asiatici (es. Cina e Corea del Sud) come sbocco alle proprie produzioni, soprattutto per i prodotti di alta ed altissima gamma. Questa situazioni obbliga le imprese ad imporre ai propri fornitori di semilavorati e prodotti finiti (aziende manifatturiere) complessi capitolati di sicurezza chimica (RSL: Restricted Substances List), dove viene inserita la globalità dei parametri trattati dalle varie legislazioni internazionali, accompagnata dall applicazione dei limiti previsti dalle nazioni maggiormente restrittive. Questa specie di scudo realizzato da alcune normative asiatiche produce costi aggiuntivi e difficoltà crescenti alle imprese esportatrici europee. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 39 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 40

b) importanti asimmetrie si evidenziano anche nei termini di libera circolazione delle merci quando, ad esempio, siamo in presenza di prodotti cinesi destinati all esportazione: questi articoli possono avere caratteristiche di sicurezza chimica tali da renderli commercializzabili in Europa, ma non in Cina. Tutto ciò, evidentemente, con rilevanti ripercussioni a livello dei cicli produttivi, dei costi di produzione e di conseguenza della competitività. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 41 c) La carenza nella legislazione comunitaria dei limiti di accettabilità dei residui di sostanze pericolose nei prodotti finiti, può permettere alle filiere produttive extraeuropee l utilizzazione di sostanze vietate in Europa. Questa situazione, di fatto, non rende possibile l intercettazione ed il blocco delle importazioni di questi prodotti nei mercati comunitari. A conferma di quanto sopra, è nota la problematica sollevata dall associazione ambientalista Greenpeace in merito dell utilizzazione di tensioattivi vietati in Europa per la loro pericolosità ambientale (alchilfenoli etossilati), nella produzione di articoli tessili e di calzature fabbricati in Cina e destinati al mercato europeo 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 42

Accreditamenti Laboratorio Istituto Buzzi Sezione sperimentale: influenze normative Influenza norma GB 18401 (Cina) Influenza «campagne Greenpeace» 13/03/2006 44

Sezione sperimentale: influenze normative Influenza Regolamento REACh 13/03/2006 45 Sezione sperimentale 13/03/2006 46

Sezione sperimentale 13/03/2006 47 Sezione sperimentale Riferimenti: 68.742 prove 13/03/2006 48

Sezione sperimentale Coloranti azoici vietati È una specifica classe di coloranti utilizzati nei processi tintoriali e si contraddistingue per la presenza di uno o più gruppi azoici all interno della struttura molecolare. Alcuni coloranti azoici, per scissione riduttiva, possono liberare una o più ammine aromatiche cancerogene e/o potenzialmente cancerogene per l uomo; le ammine sono sostanze organiche caratterizzate dalla presenza di uno più gruppi amminici (-NH2, -NH-) legati ad anelli aromatici. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg 22 ammine 30 mg/kg 24 ammine 20 mg/kg 22 ammine 30 mg/kg Giappone: 22 ammine 3 0 mg/kg Non conformi > 20 ppm 0,9% 4- Amminobifeni le 2,5% o-anisidina 28,3% Non conformità Benzidina 16,7% 2- Naftilammina 10,0% Conformi 99,1% 4- Amminoazob enzene 13,3% 3,3'- Dimetilbenzid ina 5,8% 5-Nitro-otoluidina 3,3'- 5,8% Diclorobenzidi na 7,5% 3,3'- Dimetossiben zidina 10,0% 13/03/2006 49 Sezione sperimentale Coloranti dispersi allergenici La classe tintoriale dei dispersi, cui appartengono la maggior parte dei coloranti per i quali sono stati oggettivamente dimostrati gli effetti allergenici, è costituita da molecole prive di gruppi polari in grado di portare il colorante in soluzione acquosa, nella quale quindi si disperdono ma non si sciolgono. Tale caratteristica rende questi coloranti affini alle strutture lipofile come può essere considerata la pelle. Sono utilizzati principalmente nella tintura di poliestere e acetato ma anche di poliammide. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg 2 Coloranti Non Rilevabili Germania 8 Coloranti Non Rilevabili No restrizioni 8 Coloranti Non Rilevabili No restrizioni Non conformità Non conforme > 5 mg/kg 5,8% Rosso 1 20,7% Rosso 11 3,4% Arancio 37 8,6% Blu 1 3,4% Blu 35 3,4% Conforme 94,2% Giallo 23 15,5% Giallo 3 44,8% 13/03/2006 50

Sezione sperimentale Formaldeide La formaldeide è l aldeide più semplice. Viene utilizzata in moltissimi settori, come ad esempio nella produzione di resine che possono conferire proprietà antipiega in prodotti per il finissaggio della pelle e pellicce. La degradazione di queste resine porta alla formazione di formaldeide: agente irritante delle mucose delle vie respiratorie e cancerogeno. Tessili Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg No restrizioni No restrizioni Francia: Baby 20 Cont. Pelle 200 No Cont. Pelle 400 Baby 20 Cont. Pelle 75 No Cont. Pelle 300 Baby 20 Cont. Pelle 75 No Cont. Pelle 300 Giappone Baby 16 Cont. Pelle 75 No Cont. Pelle 300 Pelli Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg No restrizioni No restrizioni Polonia, Finlandia: 75 Baby 20 Cont. Pelle 75 No Cont. Pelle 300 Baby 20 Cont. Pelle 75 No Cont. Pelle 300 Giappone Baby 16 Cont. Pelle 75 No Cont. Pelle 300 13/03/2006 51 Formaldeide tessili Sezione sperimentale Non conforme Baby 16-75 mg/kg 3,9% Non conforme adulto > 75 mg/kg 1,7% Conforme 94,4% Formaldeide pelli Non conforme Baby 16-75 mg/kg 28,4% Non conforme adulto > 75 mg/kg 5,9% Conforme 65,7% 13/03/2006 52

Sezione sperimentale ph Estratto acquoso Il ph è una scala di misura dell acidità o dell alcalinità di una soluzione acquosa. La scala ha valori che vanno da 0 (estremamente acido) a 14 (estremamente alcalino), mentre 7 indica il valore di neutralità. L intervallo di accettabilità si assesta attorno a ph 5,5 che identifica il ph dell epidermide umana. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue Unità ph No restrizioni No restrizioni No restrizioni Baby 4-7,5 Cont. Pelle 4-8,5 No Cont. Pelle 4-9,5 Baby 4-7,5 Cont. Pelle 4-7,5 No Cont. Pelle 4-9,0 No restrizioni ph < 4 (2,1) 2,3% ph > 7,5 (10,2) 6,4% 4 < ph > 7,5 91,2% 13/03/2006 53 Sezione sperimentale Derivati organici dello stagno I derivati organici dello stagno sono dei prodotti impiegati come conservanti del legno e come prodotti anti-alga per le loro proprietà antibatteriche e fungicide. Nei prodotti della filiera moda possono essere impiegati come antimuffa nelle paste di stampa e nelle resne di spalmatura. Le caratteristiche di impiego e la tossicità variano a seconda della loro struttura chimica. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg 1000 No restrizioni Stampati, spalmati Baby 0,5 Adulto 1,0 Giappone 0,5 Non conforme > 0,5 mg/kg (DBT, 16) 0,4% Conforme 99,6% 13/03/2006 54

Sezione sperimentale Pentaclorofenolo (PCP) e Tetraclorofenoli (TeCP) (Pellami) Il pentaclorofenolo (PCP) e i suoi sostituti (tetraclorofenoli (TeCP) e i loro sali idrosolubili) in passato erano utilizzati come erbicidi, fungicidi, insetticidi, agenti anti-alga, prodotti anti-vegetativi nelle vernici e battericidi nei tannini. Attualmente alcune applicazioni del PCP e del TeCP prevedono l utilizzo nell industria della carta (polpe di legno) e come conservanti nelle pelli. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg No restrizioni No restrizioni Germania, Svizzera 0,5 No restrizioni 5 No restrizioni Pentaclorofenolo Non conforme > 0,5 mg/kg 0,9% Tetraclorofenoli Non conforme > 0,5 mg/kg 0,2% Conforme 99,1% Conforme 99,8% 13/03/2006 55 Sezione sperimentale Alchilfenoli etossilati (APEOS) Gli alchilfenoli etossilati (APEOS) sono dei tensioattivi non ionici contraddistinti da un ottimo potere emulsionante e detergente. Per quanto concerne gli APEOS, i due prodotti maggioritari sono l ottile e il nonile fenolo etossilato. Vista la ridotta biodegradabilità, si accumulano negli ecosistemi acquatici e, data la loro somiglianza strutturale con un ormone femminile, causano fenomeni di femminilizzazione nella fauna acquatica. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg 1000 No restrizioni No restrizioni No restrizioni Nonilfenolo etossilato > 1000 mg/kg 2,4% NR 28,4% < 1000 mg/kg 69,2% Nota: 13/03/2006 non sono stati riscontrati campioni positivi all ottilfenolo etossilato 56

Sezione sperimentale Cromo Esavalente (Cr VI) (Pellami) Il cromo esavalente è il più alto stato di ossidazione del cromo e costituisce la forma più tossica per l uomo e per l ambiente. Può essere riscontrato nelle pelli a causa del processo di concia o, molto raramente, nei prodotti tessili lanieri, tinti con coloranti al cromo. In questo stato di ossidazione il cromo è un potente cancerogeno ed agente allergenico. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue mg/kg No restrizioni No restrizioni Germania 3,0 No restrizioni 3,0 Giappone 3,0 > 3 mg/kg 8,4% NR 91,6% 13/03/2006 57 Sezione sperimentale Nichel Il nichel è un metallo dotato di elevata durezza e duttilità e pertanto viene impiegato nei trattamenti superficiali di accessori metallici. Il prolungato contatto cutaneo tra il metallo e la pelle umana può provocare in alcuni soggetti delle dermatiti allergiche e pertanto si monitora la cessione di nichel dall accessorio metallico. Unità di misura Unione Europea (UE) Italia Altri paes iue Cina Sud Corea extra-ue µg/cm2/sett 0,5 0,5 0,5 Giappone 0,5 Non conforme > 0,5 g/cm 2 /sett 22,6% Conforme < 0,5 µg/cm 2 /sett 77,4% 13/03/2006 58

Sezione sperimentale Piombo e Cadmio Piombo e Cadmio sono dei metalli pesanti estremamente tossici per l organismo umano. Il piombo si può riscontrare in molti settori industriali, come ad esempio nella produzione di leghe metalliche, cristalli e di vernici; è un potente neurotossico. Il cadmio può essere utilizzato nella produzione di leghe metalliche, pigmenti, e può essere presenti nelle «bacchette per saldatura». È un potente agente cancerogeno. Accessori metallici Unità di misura Unione Europea (UE) Italia UE Cina Sud Corea extra-ue Piombo mg/kg 500 Danimarca 100 1000 300 No restrizioni Cadmio mg/kg 100 Paesi Bassi 100 1000 Baby 75 No restrizioni Piombo accessori metallici - Reach Non conforme > 500 mg/kg 6,9% Cadmio accessori metallici - Reach Non conforme > 100 mg/kg 4,1% Conforme 93,1% Conforme 95,9% 13/03/2006 59 Grazie per l attenzione Giuseppe Bartolini g.bartolini@buzzilab.it Riccardo Dall Anese r.dallanese@buzzilab.it I.T.S. "T. Buzzi" Laboratorio di Analisi, Prove e Ricerche Industriali - ITIS T. Buzzi 59100 - PRATO - V.le della Repubblica,9 Tel + 39 (0)574-58.98.87 fax + 39 (0) 574-58.98.90: www.buzzilab.it 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 60