Conciliazione famiglia-lavoro: i due orologi si possono incontrare? 24 marzo 2014 E' con vero piacere che rivolgo un cordiale saluto a tutte le persone presenti a questo evento che affronta un argomento molto importante. Il mercato del lavoro, così come le relazioni familiari sono in una fase di profondo mutamento. Da una parte, un modello, quello fordista e salariale del lavoro basato su una regolamentazione collettiva rigida dove l'uomo seguiva meccanicamente il proprio compito e del quale non era minimamente tenuto in considerazione l aspetto mentale è quasi del tutto superato nelle società occidentali, dall'altra assistiamo alla mutata concezione della famiglia. L'indebolirsi del modello tradizionale di divisione del lavoro nella famiglia, l entrata massiccia delle donne nel mercato del lavoro, le trasformazioni delle relazioni intergenerazionali, l'emergere di una nuova cultura del lavoro e dell identità sia maschile che femminile, hanno ridisegnato il quadro delle relazioni tra famiglia e lavoro. La famiglia italiana si trova oggi ad affrontare le sfide della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro in un contesto di crescente instabilità delle strutture familiari e delle carriere lavorative. Queste tensioni, originano nuove domande sociali che presuppongono strumenti innovativi di intervento sia da parte del governo nazionale, che delle regioni e degli enti locali, mirati a proteggere e valorizzare il ruolo fondamentale e insostituibile svolto dalla famiglia nella nostra società. La famiglia, infatti, determina l identità delle persone e la serenità con cui possono affrontare tutte le circostanze della vita. Connessa ed influenzata da essa vi è la cultura relativa al lavoro. 1
Servono strumenti che consentano a ciascun individuo di vivere al meglio i molteplici ruoli che gioca all interno di una società complessa. Le politiche per la conciliazione rappresentano un importante fattore di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali. La conciliazione tra tempi di vita e tempi lavorativi non riguarda solo la sfera privata delle persone, in particolare delle donne, ma coinvolgono la società nella sua interezza, tocca da vicino anche le imprese, le politiche attive del lavoro, le politiche di welfare ed, in generale, le politiche di sviluppo territoriale. Regione Lombardia è da tempo impegnata a promuovere e sostenere la conciliazione tra famiglia-lavoro nella piena convinzione che rappresenti un punto fondamentale nella società odierna in cui vita privata e professionale non si escludono a vicenda, ma vanno di pari passo. Dall altro lato le politiche di conciliazione e di Welfare aziendale migliorano la competitività delle imprese, in quanto influenzano positivamente il benessere organizzativo e la performance aziendale. Una recente ricerca McKinsey (Il welfare sussidiario: un vantaggio per aziende e dipendenti, McKinsey & Company 2013) quantifica l aumento di produttività aziendale: -15% assenze, +5% ore di lavoro extra, -1,6 mesi congedo maternità. Il beneficio economico ottenuto dalle imprese è il doppio del costo sostenuto. I vantaggi competitivi per l azienda sono nunerosi: Migliorare l efficienza organizzativa e degli individui facendosi in parte carico del dipendente come persona, con le sue esigenze e quelle della sua famiglia, per un equilibrio virtuoso di work-life balance Avere un organizzazione di persone con maggior identificazione e coinvolgimento nell azienda Migliorare la capacità di attrazione del capitale umano 2
Migliorare la reputazione dell azienda In tal senso il welfare aziendale si inserisce nella prospettiva delle relazioni industriali orientate alla flessibilità, ma anche e soprattutto alla condivisione delle responsabilità tra le parti sociali. Abbiamo bisogno di un nuovo clima di relazioni sociali che sappiano responsabilmente farsi carico di questa evoluzione: utilizzo di tutte le forme di flessibilità che già la norma consente. Con l articolo 6 della legge regionale n. 7 del 2012 Misure per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione, Regione Lombardia ha sollecitato le parti sociali a liberare l organizzazione del lavoro attraverso la valorizzazione della contrattazione aziendale, supportandone l applicazione con risorse per la riqualificazione interna del personale, il sostegno all welfare aziendale, il supporto all innovazione tecnologica. Le iniziative di Regione Lombardia per la conciliazione famiglia lavoro sono molte, in stretta sinergia tra i diversi assessorati. Ricordiamo la Dote conciliazione, la Sovvenzione Globale conciliazione, le reti territoriali per la conciliazione ed in particolare in questa legislatura la valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze famigliari e delle reti di imprese che offrono servizi di welfare. Regione Lombardia con il supporto di Finlombarda ha inoltre condotto un importante iniziativa rivolta a tutte le PMI del territorio per la diffusione di modelli organizzativi flessibili e strumenti utili a rispondere alle esigenze di conciliazione vita-lavoro dei lavoratori, grazie al supporto in loco di esperti di welfare aziendale e gestione delle risorse umane. In tale quadro, quale nuove sfide abbiamo di fronte? Dobbiamo innanzitutto vedere il quadro stesso dei destinatari mutato e in continua evoluzione. I nuovi scenari demografici, il cambiamento nei rapporti fra i generi e fra le generazioni, un indebolimento delle strutture familiari, una stabilizzazione della popolazione immigrata, hanno fatto emergere le rigidità del sistema esistente. A ciò si è aggiunta una progressiva 3
differenziazione delle aspettative dei cittadini, legata non solo al cambiamento degli stili di vita, ma anche ad una sempre più frequente sovrapposizione di desideri e bisogni. Di fronte a questi scenari, la Pubblica amministrazione è sollecitata a ripensare l impianto delle politiche di welfare, non tanto e non solo in un ottica miope di contenimento dei costi, o di razionalizzazione degli interventi quanto in una logica di valorizzazione della responsabilità della persona, della propria capacità di collaborare alla costruzione di un sistema di welfare universale, equo e sostenibile. La vera sfida del welfare di domani si gioca nella compartecipazione della persona, delle famiglie, dei corpi intermedi, delle imprese alla realizzazione e finanziamento di servizi di conciliazione e di welfare, facendo leva sulle risorse individuali e relazionali e superando l attuale attendismo del tanto ci pensa lo Stato. Ci sono già esperienze positive in tal senso: occorre passare dalle esperienze virtuose alla virtuosità del sistema. La Regione, come ente di Governo, potrebbe rilanciare la propria azione con un ulteriore livello di intervento. Penso alla possibilità di offrire alle aziende servizi già organizzati, facilitando l adesione da parte delle aziende che non sono in grado di organizzarli in proprio. Le Regioni infatti possono contare su una rete di servizi accreditati o riconosciuti che possono essere messi a disposizione delle aziende. Ciò consentirebbe alle aziende una maggiore facilità di gestione e l attivazione di un welfare aziendale su misura per il lavoratore. Il lavoratore potrebbe così avere la possibilità di scegliere i beni e/o servizi messi a disposizione in funzione dei propri bisogni personali e/o familiari: i dipendenti possono ricevere un beneficio personalizzato attraverso un paniere di benefit/welfare, dal quale scegliere i servizi di cui fruire. Gli enti di Governo potrebbero quindi cofinanziare le azioni di welfare aziendale, collegate ai diversi servizi. 4
Anche le risorse comunitarie possono servire allo scopo. I meccanismi di voucherizzazione consentono per altro una spesa rapida, monitorabile, certificabile, con limitato impegno amministrativo. E quindi prefigurabile uno strumento unitario, che integri i servizi (e gli obiettivi) di diverse Direzioni Generali, coinvolgendo diversi ambiti: Assistenza sociale e sanitaria, Servizi educativi e di istruzione, Borse di studio, asili nido, Mutuo, affitto, ecc Occorre considerare le esigenze conciliative lungo tutto l'arco di vita e riconoscere l'intervento di diversi attori sociali. Ciò richiede un'azione sinergica, alleanze tra pubblico e privato attraverso il coinvolgimento di imprese, associazioni delle famiglie e Terzo settore. E' fondamentale fare sistema ponendo al centro la persona. Fare leva sulle risorse individuali e relazionali superando una visione di Stato assistenzialista. Sono cambiati gli scenari economici, demografici e sociali. E ormai realtà il cambiamento nei rapporti fra i generi e fra le generazioni. L'esperienza che le donne hanno maturato in questi anni e i cambiamenti culturali che hanno innescato, sono il punto di partenza per ripensare e rivedere un modo diverso di stare nel lavoro costruito insieme da donne ed uomini. 5