LA CRISI DELLA GRECIA La crisi inizia quando il presidente Papandreou, a fine 2009, subito dopo le elezioni politiche dichiara che i precedenti governi greci avevano falsificato i dati di bilancio dei conti pubblici per permettere alla Grecia d'entrare nell'euro, denunciando così il rischio di bancarotta del Paese. All'inizio del 2010, in seguito al downgrading da parte delle agenzie di rating internazionali (società che assegnano un giudizio o valutazione riguardante la solidità di una società emittente titoli sul mercato finanziario), si sono diffusi timori di una crisi del debito pubblico relativamente ad alcuni Paesi della Zona Euro, ed in particolare: la Grecia, la Spagna, l'italia, l'irlanda, il Portogallo e Cipro. Nei primi giorni di maggio 2010 è stato definito un pacchetto di 110 miliardi di euro di aiuti in 3 anni, da parte dei paesi della zona euro alla Grecia. Nel 2011 il governo è costretto ad effettuare nuovi tagli per 6,5 miliardi di euro e nuove privatizzazioni con lo scopo di ottenere nuovi prestiti da parte dell'unione europea e del Fondo Monetario Internazionale; la crisi ha riverbero anche sulla situazione occupazionale del paese, con un tasso di disoccupazione che a febbraio 2011 raggiunge il 15,9%. Dopo l'approvazione da parte del parlamento greco di un nuovo piano che imporrà al paese ellenico tagli per ben 28 miliardi di euro entro il 2015, l'unione europea dà il via libera alle ulteriori tranche di aiuti per tutto il 2011. Nel settembre 2011 il governo greco vara un'ulteriore manovra tassando gli immobili allo scopo di recuperare 2,5 miliardi di euro utili a raggiungere ulteriori aiuti pari a 8 miliardi di euro; nel frattempo il vice-cancelliere tedesco Rösler ha sostenuto la possibilità del default greco per uscire dalla crisi dell'euro. La finanziaria sull'immobile non basta e nello stesso mese il governo ellenico si vede costretto a formulare una drammatica manovra che prevede un ulteriore taglio alle pensioni, la messa in mobilità di 30.000 dipendenti statali già dal 2011 e il prolungamento della precedente tassa sugli immobili fino al 2014. A questo punto viene istituita la cosiddetta "Troika", formata da FMI, BCE ed UE, e grazie al suo verdetto sulla situazione della Grecia riesce a convincere la Germania ad attivare il fondo salva-stati, che garantisce alla Grecia ulteriore ossigeno economico. Il governo Papandreou tenta di sottoporre a referendum il piano di salvataggio ma l'europa minaccia di sospendere gli aiuti economici, così il premier ellenico annuncia le sue dimissioni ed il passaggio ad un governo di unità nazionale guidato da Papademos. Nel frattempo il paese torna a vivere il fenomeno migratorio del dopoguerra verso altri continenti, in particolare il flusso caratterizza laureati greci che cercano opportunità prevalentemente in Australia, ma anche in Russia, Iran e Cina. In febbraio la crisi si accentua ed il default sembra concretizzarsi, in quanto subito non si trovano accordi tra i partiti politici del paese per attuare nuovi tagli alla spesa pubblica che garantirebbero un aiuto economico da parte della Troika di 130 miliardi di euro, necessari per rimborsare i bond in scadenza a marzo per quasi 15 miliardi di euro; in quel periodo si discusse di tagliare altri 15.000 dipendenti pubblici. Il 12 febbraio 2012 il parlamento greco vota un ennesimo piano di austerity per incassare un aiuto di 130 miliardi di euro da parte della Troika; dopo l'approvazione sono subito scattate le proteste del popolo greco in piazza Syntagma, si è arrivati ad una vera e propria guerriglia contro la polizia e si è anche dato fuoco a edifici tra cui banche e negozi. Nella notte fra il 20 e il 21 febbraio a Bruxelles l'eurogruppo ha approvato la tranche di aiuti per la Grecia di 130 miliardi, rimandando quindi il default della penisola ellenica di qualche tempo. A marzo si verifica l'haircut del debito: i detentori privati di titoli di stato greci si sono visti ristrutturare il debito riducendo il valore nominale di più del 50% e allungando la scadenza. Atene riesce a cancellare quasi del tutto i 107 miliardi di debito in scadenza.
Nel maggio 2012 l'uscita dall'euro della Grecia venne data sempre più probabile e l'agenzia Fitch (agenzia di rating) sostenne che tale evento non sarebbe stato fatale per la moneta unica. I partiti non riuscirono a formare un governo di coalizione, rimandando il tutto a nuove elezioni per giugno e causando nuova sfiducia che portò all'abbassamento del rating da parte della Fitch (sostanziale rischio di credito) e ad un'enorme perdita di capitali. Verso fine 2012 per ridurre il proprio debito il ministero del tesoro ellenico effettuò un'operazione di buy-back (acquisto di azioni proprie da parte di una società per azioni) sul debito stesso, riuscendo a riacquistare titoli di stato per un valore di 45 miliardi al prezzo di soli 15, riducendo così il debito pubblico di 30 miliardi. Dopo diversi anni di recessione, nel 2014 l'economia greca torna a crescere dello 0,7% sul Pil. In seguito alle elezioni del 25 gennaio 2015, Alexis Tsipras, capo del partito SYRIZA, viene eletto nuovo capo del governo con il 36% dei voti. Tsipras, incaricato di negoziare con la BCE, il FMI e la UE il pagamento del debito greco, inizialmente fallisce nell'intento, in quanto le condizioni imposte dai creditori sono definite "umilianti" per il popolo greco e in grado di condurre l'economia del paese ad una "nuova crisi depressiva", perché fondate sui tagli e sull'austerity. Tsipras a fine giugno 2015 indice un referendum per il 5 luglio 2015. Nei mesi di "trattative" precedenti a questa data non è stata mai consegnata una bozza di accordo scritta ai rappresentanti greci: le discussioni si tenevano sulla base di "power point" che venivano mostrati in fase di riunione, ma non vi era mai niente di scritto, ecco perché il governo greco ha atteso così a lungo prima di convocare il referendum. Con il referendum gli elettori vengono chiamati ad accettare o rifiutare le proposte di ristrutturazione del debito fornite dai creditori (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), per i leader europei è in gioco l'alternativa tra euro e ritorno alla dracma. Il fronte del "si" è più facile da decifrare: i greci avrebbero ottenuto l' accordo con l'unione Europea accettando pari pari e senza alcuna rivendicazione la pessima proposta. Il fronte del "no" è invece molto più ampio e di difficile decifrazione: vi erano elettori di varia provenienza, si andava dalle posizioni più estreme e radicali di coloro che erano pronti a perdere tutto e affrontare tutto ciò che comporta un fallimento di uno stato, fino alle posizioni più moderate dove si chiedeva semplicemente un accordo migliore, ovviamente restando nell'euro. La vittoria spetta al fronte del "NO" con circa il 62% dei voti. Ogni elettore ha dato il significato che ha voluto a questo "no" valutando la propria condizione sociale ed economica e aiutato anche dai margini lasciati dal quesito elettorale. Ma il vero successo di questo referendum fu, per il governo, quello di ottenere la simpatia dei tanti popoli d'europa, che a differenza dei vari governi hanno sostenuto con il cuore la causa greca. La trattativa che è seguita dopo il referendum è stata tragica per il governo e il popolo greco. Il comportamento dei leader europei è stato vergognoso: ha riservato una punizione esemplare di colui che aveva osato ribellarsi, semplicemente rivendicando una maggiore sovranità. Con il "coltello alla gola" della minaccia di un fallimento immediato, con le banche chiuse, con il rischio reale di non poter pagare gli stipendi e le pensioni del prossimo mese, con i medicinali che iniziavano a scarseggiare nelle farmacie e con la minaccia di tornare alla Dracma e vedere il proprio debito raddoppiato, il governo greco di Tsipras ha accettato di firmare un accordo sfavorevole che sicuramente non ha accontentato e soddisfatto le aspettative createsi con il risultato referendario. Possiamo dire però che sicuramente è migliore di quello proposto in partenza. Il premier ha tuttavia guadagnato un accordo triennale rispetto all'intesa ponte (86 miliardi miliardi invece dei 20 iniziali) e soprattutto la riapertura della discussione sul debito ellenico e l'impegno per una nuova ristrutturazione, prima sempre negata dai creditori. La richiesta della creazione di un fondo in Lussemburgo con gli asset ellenici a garanzia del debito è stata criticata da quotidiani di tutto il mondo. L'Eurosummit del 13 luglio ha rischiato realmente di segnare la rottura dell'unione, evitata solo grazie a una mediazione difficilissima durata una notte intera. Quindi dopo mesi di serrati negoziati tra la Grecia e i suoi creditori, il primo ministro Tsipras è stato costretto ad accettare le condizioni di un nuovo piano di salvataggio triennale da 85 miliardi di euro.
Con il paese sull'orlo della bancarotta, il 14 agosto il parlamento di Atene ha approvato il terzo accordo per il salvataggio in cinque anni. Quasi un terzo dei parlamentari di Syriza, il partito di sinistra di Ysipras, si è rifiutato di sostenerlo e il primo ministro si è dimesso, aprendo così la strada alle quinte elezioni politiche in sei anni. Queste si sono tenute il 20 settembre 2015 e Alexis Tsipras ha vinto per la seconda volta in 8 mesi. Il suo partito, Syriza, ottiene 145 seggi con il 35% dei voti. Una vittoria del popolo, ora inizia la battaglia per cambiare i rapporti di forza in Europa il suo commento dopo la vittoria. Il partito conservatore Nea Dimokratia ottiene 75 seggi con il 28% dei voti e Alba dorata conquista 19 seggi confermandosi terza forza politica del Paese con il 7%. Il partito nazionalista Greci indipendenti (Anel) di Panos Kammenos ottiene 10 seggi con il 3,68% dei voti: Anel e Syriza daranno vita alla stessa coalizione di governo nata dopo la vittoria del 25 gennaio, quando Syriza aveva trionfato ottenendo il 36,34% dei consensi e fermandosi così a soli due seggi dalla maggioranza assoluta in aula. In queste ultime elezioni è stato impressionante il dato dell astensionismo: l affluenza è stata attorno al 55%, tra le più basse della storia del Paese, un altro segnale della sfiducia dei greci nei confronti dei partiti. Per concludere Tsipras afferma: La lotta contro l austerità continua, con più forza. La troika, l austerità, il potere delle banche, l Europa fortezza devono diventare, loro sì, una parentesi. A inizio ottobre, per ottenere dai creditori internazionali due tranche di aiuti per complessivi 3 miliardi di euro, Alexis Tsipras deve varare una nuova manovra da 4,3 miliardi di euro che colpisce famiglie, imprese e pensionati. Tutte le misure dovranno ottenere il nulla osta dell Eurogruppo prima di essere approvate. Il nuovo parlamento di Atene ha ricevuto la bozza di misure di bilancio per il prossimo anno in cui sono previsti interventi per risparmi e tagli in tutti i settori: alle pensioni e alle prestazioni sociali per 1,2 miliardi e alla difesa per 400 milioni. Tra gli interventi in materia pensionistica, ci sono l eliminazione delle baby pensioni e un aumento dell età pensionabile. È previsto un innalzamento a 67 anni entro il 2022. Nel 2016 il fondo per salari e pensioni sarà pari a 18,5 miliardi di euro rispetto ai 18,8 miliardi di quest anno. Per assicurazioni, assistenza sanitaria e previdenza nell anno in corso il budget era stato di 14,5 miliardi di euro nel 2015, mentre per il prossimo anno calerà a 13,8. I costi di funzionamento dell intera macchina del welfare scenderanno a 5,1 miliardi di euro nel 2016 dai 5,5 del 2015. Dal primo gennaio inoltre sarà istituita una riserva speciale da 1 miliardo di euro controllata direttamente dal ministero. Per le imprese aumentano le aliquote di imposta sul reddito delle società e le imposte sul reddito anticipato per liberi professionisti. L intero pacchetto, secondo le stime del ministero delle finanze di Atene, dovrà assicurare nel 2016 un avanzo primario dello 0,5% del Pil (894 milioni). I ricavi netti del bilancio ordinario, in termini di cassa, sono proiettati a toccare quota 49,5 miliardi: +0,8% (circa 1,4 miliardi) rispetto alle stime dell anno in corso. RILEVANZA IN EUROPA Il caso greco è considerato, dall'unione europea, una questione molto importante vista la possibilità che tale situazione si ripercuota negli altri mercati della zona euro. Per tale motivo l'ue, assieme al Fondo Monetario Internazionale, le ha concesso un prestito per la somma di 45 miliardi di Euro. Tale prestito è stato concesso a seguito di un piano economico approvato dal governo ellenico, volto a ridurre il proprio debito pubblico attraverso tagli significativi della spesa. Parte dell'opinione pubblica è contraria e ciò ha portato a numerosi scontri ad Atene tra manifestanti e forze dell'ordine.
Quindi, senza mezzi termini la troika di creditori (Fmi-Unione Europea-Bce) nel 2012 pose come condizione, per sbloccare il pacchetto di aiuti internazionali, l attuazione da parte del governo greco di nuove misure strutturali e di austerità. Fra esse spiccava la proposta di ridurre del 22% i salari minimi, per dare uno slancio alla competitività dei prodotti greci. Austerità - in politica economica questo termine definisce la politica di bilancio restrittiva o di rigore dello Stato fatta di tagli alle spese pubbliche al fine di ridurre il deficit pubblico, attraverso la riduzione delle spese e l'ottimizzazione dei servizi (spending review), aumento della pressione fiscale sui cittadini contribuenti o stretta sulle pensioni.
Welfare state, o stato del benessere, o ancora stato sociale, può essere definito come uno stato che garantisce ad ogni suo cittadino, come diritto politico e non come carità, degli standard minimi di reddito, di alimentazione, di salute, di abitazione, di educazione» è pertanto un organizzazione istituzionale, politica ed economica che si pone come obiettivo la produzione di benessere e di sicurezza sociale attraverso la politica sociale. Bond: (obbligazione) è un titolo di debito emesso da società o enti pubblici che attribuisce al suo possessore il diritto al rimborso del capitale prestato all'emittente alla scadenza, più un interesse su tale somma. Lo scopo è il reperimento di liquidità da parte dell'emittente. Agenzie di rating internazionali: società che assegnano un giudizio o valutazione riguardante la solidità di una società emittente titoli sul mercato finanziario. Downgrading: revisione, in senso peggiorativo, del livello di qualità creditizia di un determinato strumento finanziario, di una società o anche di entità governative. Giudizio espresso dalle società di rating. Situazione di default (insolvenza): in finanza viene definita come l'incapacità tecnica di un'emittente di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento. Ad esempio è la situazione in cui incorre uno Stato quando dichiara insolvenza o fallimento (insolvenza sovrana). In finanza pubblica l'insolvenza sovrana (o nazionale) è la condizione in cui viene a trovarsi uno Stato sovrano che non è più in grado di restituire completamente il suo debito pubblico ai creditori (insolvenza, fallimento o default). Troika: (dal russo, terzina), nell'ambito della politica dell'unione europea, rappresenta l'insieme dei creditori ufficiali durante le negoziazioni con i paesi, ed è costituito da rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale. Operazione di buy-back: acquisto di azioni proprie da parte di una società per azioni. Eurosummit: il Consiglio europeo, è un organo che si riunisce periodicamente per esaminare le principali problematiche del processo di integrazione europea. Con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1º dicembre 2009, è una delle istituzioni dell'unione europea e ha un presidente, eletto per due anni e mezzo. PIL: prodotto interno lordo, somma dei beni e servizi prodotti indifferentemente da operatori italiani o stranieri esclusivamente in Italia.