10 FINANZA PUBBLICA, DISAVANZO E DEBITO. 10.1: Il quadro della finanza pubblica in Italia. 10.2: Saldi, disavanzo e debito: definizioni e relazioni



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10 FINANZA PUBBLICA, DISAVANZO E DEBITO 10.1: Il quadro della finanza pubblica in Italia 10.2: Saldi, disavanzo e debito: definizioni e relazioni 10.3: Debito pubblico, rimborso e stabilizzazione. 10.4: Il rapporto debito/pil: derivazione. 10.5: L'andamento del rapporto debito/pil nel tempo 10.6: Il controllo del rapporto debito/pil.

10.2 Il quadro della finanza pubblica in Italia Esistono diverse fonti che forniscono informazioni utili a ricostruire le condizioni della finanza pubblica: *MEF (Ministero Economia e Finanze, p. es Relazione Trimestrale di Cassa) *ISTAT (fonte ufficiale per le rilevazioni sul debito pubblico) *Banca d'italia (p.es Relazione annuale governatore) L'aggregato normalmente considerato (anche per le rilevazioni ai fini del Patto di stabilità) è quello della Amministrazione pubblica (P.A) che risulta dall'insieme di: *Stato (incluse strutture decentrate) *Enti locali (Regioni, province, comuni) *Enti previdenziali (Inps) *Imprese facenti parte della P.A I criteri di redazione dei bilanci possono essere: *cassa: registrazione di entrate e di spese nell'anno in cui avvengono; *competenza: registrazione di entrate e di spese nell'anno in cui maturano. Ai fini del Patto di stabilità si considerano criteri di competenza. Uno degli aggregati principali è il conto economico consolidato della P.A che di seguito si sintetizza.

Conto economico consolidato della P.A: sintesi ENTRATE SPESE Entrate correnti: Spese correnti: Imposte dirette (Ire, Ires)+ Redditi da lav.dipendente+ Imposte indirette (Iva)+ Prestazioni sociali+ Contributi sociali+ Consumi intermedi+ Altre entrate correnti+ Interessi sul debito+ =Tot. entrate correnti =Tot. spese correnti Entrate in c/capitale Spese in c/capitale Imposte in c/capitale+ Investimenti fissi lordi+ Contributi in c/capitale+ Contributi investimenti+ =Tot. entrate in c/capitale =Tot. spese in c/capitale Tot. entrate correnti+ Tot. spese correnti+ Tot. entrate in c/capitale= Tot. spese in c/capitale= Tot. entrate Tot. spese Indicatori interessanti: *rapporto imposte dirette/pil e imposte indirette/pil: interessante perché le imposte dirette sono progressive, le indirette no *rapporto entrate tributarie (imposte correnti e in c/capitale+contributi)/pil=pressione fiscale: interessante perché consente confronti nel tempo e tra paesi diversi *rapporto redditi da lavoro dipendente/pil e prestazioni sociali/pil: interessante per capire il peso di queste voci sull'economia nazionale.

10.2 Saldi, disavanzo e debito: definizioni e relazioni *Saldo primario: entrate correnti-(spese correnti-interessi) = entrate correnti-spese correnti+interessi se positivo si chiama avanzo primario se negativo si chiama disavanzo primario Valore assoluto disavanzo primario = spese correnti-interessi-entrate correnti *Saldo corrente: entrate correnti-spese correnti, se positivo avanzo corrente se negativo disavanzo corrente Valore assoluto disavanzo corrente =spese correnti-entrate correnti =disavanzo primario+interessi *Saldo c/capitale: entrate in c/capitale- spese in c/capitale *Indebitamento netto=saldo corrente+saldo c/capitale anche chiamato "disavanzo", "deficit". Il disavanzo è un flusso: è la differenza tra le spese e le entrate che si determina ogni anno (e ogni anno viene riconteggiato a partire da 0). *Il debito, invece, è uno stock: è l'ammontare dei debiti dello Stato (e degli altri enti pubblici) che, in un dato momento, non sono ancora stati rimborsati. Se il debito dell'anno precedente non viene rimborsato, si ritrova l'anno successivo (non c'è azzeramento automatico).

Relazioni tra disavanzo e debito: Il disavanzo dipende dagli interessi e quindi dal debito. Infatti, ipotizziamo che saldo in conto capitale tenda ad auto-finanziarsi, occupiamoci del disavanzo corrente=disavanzo primario+interessi. Simboli: B t-1 =debito anno precedente r=tasso di interesse annuale G=spesa pubblica (no interessi) T=entrate correnti disavanzo corrente= rb t-1 +G t -T t Il debito dipende dal disavanzo: il debito serve per coprire il disavanzo, se il disavanzo aumenta, aumenta anche il debito. B t -B t-1 =rb t-1 +G t -T t B t = B t-1 + rb t-1 +G t -T t B t = (1+r)B t-1 +G t -T t debito anno t=debito anno precedente+disavanzo

10.3 Debito pubblico: rimborso e stabilizzazione Per rimborso del debito si intende il pagamento del debito originario più gli interessi. Nell'anno in cui si effettua il rimborso, il debito si azzera. Per stabilizzazione del debito si intende il mantenimento dello stesso debito dell'anno precedente. Nel periodo 0 si contrae debito B 0 =G 0 -T 0 >0 Ipotizziamo n periodi successivi: B 1, B 2, B 3,..., B n Tasso di interesse annuale r costante Rimborso: i) nel periodo successivo t=1 ii) nell'ultimo periodo t=n, con bilancio in pareggio nei periodi da 1 a n-1 e quindi senza debito aggiuntivo i) rimborso nel periodo successivo B 1 =(1+r)B 0 +G 1 -T 1 B 1 =0 (rimborso) 0=(1+r)B 0 +G 1 -T 1 T 1 -G 1 =(1+r)B 0 avanzo=montante del debito

ii) rimborso nell'ultimo periodo (senza ulteriore debito) e così via fino a Nell'ultimo periodo B 1 =(1+r)B 0, (G 1 =T 1 ) B 2 =(1+r)B 1, (G 2 =T 2 ) B 2 =(1+r)(1+r)B 0 =(1+r) 2 B 0, B n-1 =(1+r) (n-1) B 0 (G n-1 =T n-1 ) B n =(1+r)B n-1 +G n -T n B n =(1+r)(1+r) n-1 B 0 +G n -T n B n =(1+r) n B 0 +G n -T n 0=(1+r) n B 0 +G n -T n (rimborso) T n -G n =(1+r) n B 0 avanzo=montante del debito.

Differenza tra rimborso i) e rimborso ii) Se spesa pubblica costante G 1 =G 2 =...=G n =G rimborso nel periodo 1: rimborso nel periodo n: T 1 -G 1 =(1+r)B 0 T 1 =(1+r)B 0+ G T n -G n =(1+r) n B 0 T n =(1+r) n B 0 +G Differenza tra Tn e T 1 T n - T 1 =(1+r) n B 0 -(1+r)B 0 >0 T n >T 1 : la maggior attesa per il rimborso comporta maggiore incremento delle imposte se la spesa pubblica è costante.

Stabilizzazione: i) nel periodo 1 (rispetto al periodo 0) ii) nel periodo n (rispetto al periodo n-1) i) nel periodo 1 B 1 =(1+r)B 0 +G 1 -T 1 B 1 = B 0 (stabilizzazione) B 0 =(1+r)B 0 +G 1 -T 1 T 1 -G 1 =(1+r-1)B 0 T 1 -G 1 =rb 0 ii) nel periodo n (rispetto al periodo n-1) B 1 =(1+r)B 0 + G 1 -T 1 B 2 =(1+r)B 1 +G 2 -T 2 B n-1 =(1+r)B n-2 +G n-1 -T n-1 B n =(1+r)B n-1 +G n -T n B n = B n-1 (stabilizzazione) T n -G n =(1+r-1)B n-1 = rb n-1

In entrambi i casi avanzo=interesse sul debito del periodo preced. Ma qual è la differenza in termini assoluti? Ritorniamo al caso di stabilizzazione dopo n anni, ma per semplicità ipotizziamo n=3 B 1 =(1+r)B 0 + G 1 -T 1 B 2 =(1+r)B 1 +G 2 -T 2 B 2 =(1+r)[ (1+r)B 0 + G 1 -T 1 ]+ G 2 -T 2 B 2 =(1+r) 2 B 0 +(1+r)( G 1 -T 1 )+ G 2 -T 2 Stabilizzazione al terzo anno: B 3 =B 2 => T 3 -G 3 =(1+r-1)B 2 = rb 2 T 3 -G 3 =r[(1+r) 2 B 0 +(1+r)( G 1 -T 1 )+ G 2 -T 2 ] Stabilizzazione al primo anno T 1 -G 1 =rb 0 se G 3 =G 1, T 3 >T 1 : anche in questo caso la maggiore attesa comporta un maggior incremento futuro delle imposte.

10. 4 Rapporto debito/pil: derivazione Se un'economia cresce ha più senso considerare il rapporto debito/pil. Dalla nozione di debito: B t = (1+r)B t-1 +G t -T t passiamo alla nozione di debito/pil: B t /Y t = (1+r)B t-1 /Y t +(G t -T t )/Y t Abbreviamo il rapporto tra debito e PIL di uno stesso anno: B t /Y t =b t ; B t-1 /Y t-1 =b t-1 e il rapporto tra disavanzo e PIL di uno stesso anno: (G t -T t )/Y t =d t Riscriviamo il rapporto debito/pil B t /Y t = (1+r)B t-1 /Y t +(G t -T t )/Y t b t =(1+r)B t-1 /Y t + d t b t =(1+r)(Y t-1 /Y t ) (B t-1 /Y t-1 ) + d t b t =(1+r)(Y t-1 /Y t ) b t-1 + d t

Adesso definiamo g il tasso di crescita del PIL da un anno al successivo: Y t =(1+g) Y t-1 nella definizione di debito/pil si ha b t =(1+r)(Y t-1 /Y t ) b t-1 + d t b t =(1+r)[Y t-1 /Y t-1 (1+g)] b t-1 + d t b t =(1+r)[1/ (1+g)] b t-1 + d t Semplificazione Riscriviamo b t =[(1+r)/ (1+g)] b t-1 + d t [(1+r)/ (1+g)] 1+r-g o anche b t =(1+r-g) b t-1 + d t b t - b t-1 =(r-g) b t-1 + d t

10.5: La dinamica del rapporto debito/pil nel tempo In generale, poiché b t =(1+r-g) b t-1 + d t le variabili da cui dipende l'andamento del rapporto debito/pil sono: *la differenza r-g: maggiore è r rispetto a g, maggiore è il tasso di crescita del debito rispetto al tasso di crescita del PIL; *il disavanzo primario d t : maggiore è il disavanzo (eccesso delle spese sulle imposte) maggiore è il debito e quindi maggiore è il rapporto debito/pil Quindi in generale, il rapporto debito/pil tende a crescere da un anno all'altro: *al crescere di r; *al decrescere di g; *al crescere di G; *al decrescere di T, e viceversa. C'è una stretta correlazione tra la crescita economica al netto dei tassi di interesse e l'andamento del rapporto debito/pil. Questo è particolarmente vero per il caso italiano dove si osserva un peggioramento del rapporto debito/pil quando la crescita economica al netto dei tassi è bassa.

Per analizzare in modo più approfondito l'andamento nel tempo del rapporto debito/pil, si suppone che il disavanzo venga stabilizzato, cioè d t =d. A questo punto si distinguono 4 casi: a) (r-g)<0, cioè g>r, e d<0: il PIL cresce più degli interessi e ogni anno viene realizzato un avanzo primario. b) (r-g)>0 e d>0: il PIL cresce meno degli interessi e ogni anno si ha un disavanzo primario. c) (r-g)>0 ma d<0: il PIL cresce meno degli interessi ma ogni anno si ha un avanzo primario d) (r-g)<0, cioè g>r, ma d>0: il PIL cresce più degli interessi ma ogni anno si ha un disavanzo primario. L'analisi è semplificata se si considerano tre anni b 1 =(1+r-g) b 0 + d b 2 =(1+r-g) b 1 + d b 3 =(1+r-g) b 2 + d

a) (r-g)<0, cioè g>r, e d<0: : il PIL cresce più degli interessi e ogni anno viene realizzato un avanzo primario. E' facile constatare che il rapporto debito/pil si riduce anno dopo anno: (r-g)<0 => (1+r-g)<1, quindi (1+r-g) b 0 < b 0 poiché d<0 è evidente che b 1 =[(1+r-g) b 0 + d]< b 0. La stessa cosa accade negli anni successivi: b 2 =[(1+r-g) b 1 + d]< b 1 b 3 =[(1+r-g) b 2 + d]< b 2 Il rapporto debito/pil si riduce nel tempo, ma l'entità assoluta della riduzione è via via inferiore. Infatti la riduzione del rapporto debito/pil in ciascun anno è pari a: b t -b t-1 =[(r-g) b t-1 + d] Il rapporto debito/pubblico si stabilizza quindi ad un valore negativo (lo Stato è creditore in equilibrio).

b) (r-g)>0 e d>0: : il PIL cresce meno degli interessi e ogni anno viene realizzato un disavanzo primario. (r-g)>0 => (1+r-g)>1, quindi (1+r-g) b 0 > b 0 poiché d>0 è evidente che b 1 =[(1+r-g) b 0 + d]>b 0. La stessa cosa accade negli anni successivi: b 2 =[(1+r-g) b 1 + d]> b 1 b 3 =[(1+r-g) b 2 + d]> b 2 Il rapporto debito/pil aumenta nel tempo e l'entità dell'aumento è via via superiore. Infatti l'aumento del rapporto debito/pil in ciascun anno è pari a: b t -b t-1 =[(r-g) b t-1 + d] Il rapporto debito/pil continua ad aumentare (esplosione del debito).

c) (r-g)>0 ma d<0: il PIL cresce meno degli interessi ma ogni anno si ha un avanzo primario (r-g)<0 => (1+r-g)>1, quindi (1+r-g) b 0 >b 0 ma d<0 e quindi : *b 1 =[(1+r-g)b 0 + d]< b 0 se (r-g) b 0 <-d *b 1 =[(1+r-g)b 0 + d]> b 0 se (r-g) b 0 >-d dove -d è l'avanzo primario in valore assoluto. In questo caso si ha riduzione del rapporto debito/pil nel tempo solo se gli avanzi primari sono abbastanza elevati ("adeguati") da innescare la riduzione. Ad esempio, ipotizziamo che si verifichi (r-g) b 0 <-d ovvero che l'avanzo sia tale da ridurre il rapporto debito/pil nell'anno 1. Si ha quindi b 1 < b 0 Questo significa che si verifica anche la seguente disuguaglianza

e quindi che si ha (r-g) b 1 <(r-g) b 0 (r-g) b 1 <-d ma questo significa che il rapporto debito/pil si riduce anche nell'anno 2, cioè che b 2 < b 1 Ripetendo il ragionamento, la riduzione avverrà anche nell'anno 3 e così via. L'entità dell'avanzo primario è di fondamentale importanza in questo caso, è infatti possibile dimostrare (rovesciando il ragionamento appena fatto) che se l'avanzo primario non è sufficiente a generare una riduzione del rapporto debito/pil nell'anno 1, ovvero se si verifica che (r-g) b 0 >-d allora b 1 >b 0 ed anche (r-g)b 1 >-d. Quindi il rapporto debito/pil continuerà a crescere nel tempo, perché l'avanzo primario non è adeguato.

d) (r-g)<0 (g>r) e d>0: il PIL cresce più degli interessi, ma ogni anno viene realizzato un disavanzo primario. (r-g)<0 => (1+r-g)<1, quindi (1+r-g) b 0 < b 0 ma d>0 e quindi : *b 1 =[(1+r-g)b 0 + d]< b 0 se (g-r) b 0 >d il rapporto si riduce se il tasso di crescita netto è sufficientemente alto *b 1 =[(1+r-g)b 0 + d]> b 0 se (g-r) b 0 <d il rapporto aumenta se il tasso di crescita netto è troppo ridotto. La situazione si ripete per gli anni successivi e non è quindi chiaro cosa accada al rapporto debito/pil nel tempo. Tuttavia, è possibile dimostrare che il valore del rapporto debito/pil tende a stabilizzarsi nel tempo ad un valore positivo.

Riassumendo: *se ci sono avanzi primari e g>r il rapporto debito/pil decresce e tende a stabilizzarsi ad un valore negativo (Stato creditore); *se ci sono disavanzi primari continui e g<r il rapporto debito/pil cresce continuamente (esplosione del debito). In questo caso lo Stato rischia la crisi finanziaria, ossia rischia di non riuscire più a finanziare il suo debito; *se ci sono avanzi primari ma g<r, bisogna capire se gli avanzi primari sono adeguati, cioè consentono una riduzione del rapporto in un determinato anno, o no. Nel primo caso (avanzi adeguati) la riduzione continuerà nel tempo, fino a quando lo Stato deciderà di stabilizzare il rapporto (per esempio portando il bilancio in pareggio). Nel secondo caso (avanzi inadeguati) il rapporto tenderà a crescere continuamente nel tempo. *se ci sono disavanzi primari ma g>r il rapporto debito/pil tende a stabilizzarsi ad un valore positivo.

10.6: Il controllo del rapporto debito/pil Il controllo del debito pubblico richiede di evitare che l'esplosione del rapporto debito/pil determini una crisi finanziaria. Gli strumenti per il controllo, in astratto, sono il tasso di crescita g, il tasso d'interesse r e gli avanzi primari di bilancio. Si è visto che essi possono essere utilizzati insieme per generare una riduzione del rapporto debito/pil o una sua semplice stabilizzazione. La possibilità per il governo di influenzare il tasso di crescita dell'economia, attraverso ad esempio la spesa pubblica, è sostenuta dai keynesiani ed avversata dai monetaristi. La possibilità per il governo di determinare i tassi di interesse è limitata quando i capitali possono muoversi liberamente e quando esistono banche centrali indipendenti. In questo caso, infatti, è il mercato insieme con le banche centrali che determinano il livello dei tassi di interesse. Viene spesso ricordato che una crisi di fiducia verso un determinato Paese può portare (in teoria) all'aumento dei tassi di interesse sul debito e quindi alla crisi finanziaria. Se non si crede alla possibilità per lo Stato di generare crescita economica, e se non c'è garanzia che i tassi di interesse siano mantenuti al di sotto del tasso di crescita, allo Stato non rimane altro che realizzare avanzi primari, cioé diminuire la spesa e/o aumentare le imposte.

In teoria, esisterebbero altre due possibilità: 1) il finanziamento monetario del disavanzo 2) il ripudio o cancellazione del debito Per finanziamento monetario del disavanzo si intende una politica di incremento dell'offerta monetaria. Questa, come si è visto nella lezione 9, determina l'incremento dei prezzi e quindi genera inflazione. L'inflazione comporta un aumento solo nominale dei redditi (salari) e quindi un incremento del prelievo tributario (specie se il sistema è progressivo). Tuttavia, questa politica non è a lungo sostenibile. La politica monetaria espansiva comporta un incremento dei tassi di interesse che rende più costoso il debito futuro. Il ripudio o la cancellazione del debito crea dei problemi di fiducia nel futuro: come potrà lo Stato convincere qualcuno a prestargli dei soldi?