Documento di sintesi. Il ruolo della carne. in un alimentazione equilibrata e sostenibile



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Documento di sintesi Il ruolo della carne in un alimentazione equilibrata e sostenibile

Carne: un bene prezioso sin dalle origini dell umanità Almeno un milione e mezzo di anni fa, ovvero da quando l uomo ha integrato la propria dieta a base di vegetali con l assunzione di carne, si è verificata una grande svolta evolutiva per l umanità: lo sviluppo e la diffusione delle attività di caccia e la disponibilità dei nutrienti della carne hanno infatti promosso lo sviluppo cognitivo, fisiomorfologico e anatomico dell uomo rendendolo più adatto ai lunghi spostamenti e permettendogli, quindi, di esplorare e colonizzare nuove aree. Oltre 10.000 anni orsono, quindi, l uomo ha cominciato a sostituire la sua azione predatrice nei confronti dell ambiente con il sistematico allevamento del bestiame, e l attività di raccolta con la coltivazione del terreno, dando inizio alle prime forme di civiltà: le prime zone interessate all allevamento furono le stesse che videro la nascita dell agricoltura. Da millenni, gli animali rappresentano una risorsa alimentare ed energetica importantissima per l uomo: il pollo, ad esempio, fu probabilmente addomesticato circa 6000 anni fa nella piana dell Indo ed era sicuramente presente nell antico Egitto intorno al XIV secolo a.c. Probabilmente, i primati non avrebbero conosciuto l evoluzione in Homo Sapiens se non avessero cominciato a mangiare carne. Nella storia dell evoluzione umana, poi, la carne ha avuto un ruolo fondamentale anche dal punto di vista simbolico. È interessante notare, a proposito, come esistano molti più tabù sui cibi animali che non su quelli vegetali. Maria Rita Parsi, Psicoterapeuta e Presidente Fondazione Movimento Bambino Onlus Nelle regioni induiste, la sacralità dei bovini ha un fondamento di tipo economico: essi rappresentano, infatti, una forza lavoro inesauribile e a basso costo per le famiglie locali. Allo stesso modo, l allevamento dei suini è svantaggioso nelle aride regioni islamiche, dove risulta conveniente allevare i più resistenti bovini. Attraversando le principali epoche storiche, l alimento carne ha rivestito un ruolo da protagonista come aggregatore sociale, nucleo centrale di riti e simbologie religiose, prestigio, fino ad arrivare alla più recente Era del Benessere, quando si è trasformato da cibo dei nobili ad alimento per tutti. Dal secondo dopoguerra, con gli anni del boom economico, i prodotti alimentari di pregio, quali la carne, il latte e i formaggi sono diventati accessibili a tutti, con un notevole miglioramento dello stato nutrizionale e la scomparsa delle malattie da carenza, fino ad allora diffuse nel nostro paese al punto da essere endemiche. In Italia, conosciuta in tutto il mondo per la sua ricchezza enogastronomica, la carne (insieme ad altri alimenti derivanti dall allevamento) è potuta così diventare un alimento alla base della nostra cucina tradizionale, nonché ingrediente essenziale nei giorni di festa, per cui è protagonista dei momenti di convivialità e aggregazione. Caratterizzata dal suo sapore unico, che la rende alimento particolarmente gradito e versatile, la carne è anche alla base di numerosi prodotti tipici italiani a denominazione DOP e IGP. pag. 2

Partendo dall antipasto, con i salumi, la carne è anche protagonista di molti primi piatti della tradizione, asciutti, come lasagne e ragout per citarne alcuni, o in brodo, come tortellini e passatelli. Regina nei secondi piatti, la carne è valorizzata al meglio dai metodi di cottura, quali: grigliata con legno dolce o bollitura e arrostitura con basse temperature Davide Oldani, Cuoco FIGURA 1: MAPPA DEI PRODOTTI ITALIANI TUTELATI DOP E IGP A BASE DI CARNE E DERIVATI Lard d Arnad Valle d Aosta Bresaola della Valtellina Salame Brianza Salame Cremona Salame di Varzi Jambon de Bosses Coppa di Parma Valle d Aosta Culatello di Zibello Crudo di Cuneo Salame Piacentino Carni freche Lardo di Colonnata Salame d Oca di Mortara Coppa Piacentina Pancetta Piacentina Zampone di Modena Cinta Senese Abbacchio romano Porchetta di Ariccia Speck dell Alto Adige Prosciutto Veneto Berico-Euganeo Cotechino Modena Prosciutto di Parma Prosciutto toscano Prosciutto di Norcia Prosciutto S. Daniele Prosciutto di Parma Vitellone bianco dell appennino centrale Prosciutto di Sauris Mortadella Bologna Prosciutto di Carpegna Prosciutto Amatriciano Soppressata Vicentina Ciauscolo Salamini italiani alla cacciatora Agnello di Sardegna Salsiccia di Calabria Pancetta di Calabria Soppressata di Calabria Salame S. Angelo Capocollo di Calabria

Un alimento virtuoso per l economia e l ambiente! Nel nostro Paese, il peso della produzione zootecnica ha inciso per circa il 31% alla formazione del valore complessivo della produzione agricola totale del 2012, con un andamento positivo del 10% rispetto al 2011, e costituisce la prima voce tra le principali produzioni agricole italiane, con circa 509.271 aziende agricole attive nell allevamento di bestiame, di cui il 28% è impiegato nell allevamento di bovini, il 21% in quello dei suini e il 16% in quello degli avicoli. La FAO, l Organizzazione delle Nazioni Unite per l Alimentazione e l Agricoltura, riconosce il fondamentale valore socio-culturale della pratica dell allevamento, affermando che Il bestiame è fondamentale per il sostentamento di circa un miliardo di persone povere. Esso fornisce reddito, alimenti di alta qualità, carburante, energia, materiale da costruzione e fertilizzanti, contribuendo in tal modo alla sicurezza alimentare e alla nutrizione. Per molti piccoli agricoltori, il bestiame, infine, fornisce anche una rete di sicurezza in caso di bisogno. Basti pensare che, oltre a produrre carne per l alimentazione umana, l allevamento determina la produzione di coprodotti e sottoprodotti quali pelle e organi interni, utilizzati in settori produttivi ed economici diversi. Essi costituiscono una frazione significativa del capo macellato, variabile in funzione della specie. Nel caso dei bovini, ad esempio, circa il 33-35% del peso vivo dell animale è destinato alla produzione di carne. Tessuti valvolari Valvole cardiache per dispositivi medici Pelle Pellami e cuoio per borse, scarpe, cinture, sofà, ecc... Grasso Saponette, cosmetici, biocarburanti Contenuto ruminale Biogas Abomaso Caglio naturale Sangue Fertilizzanti per formaggi Parmigiano e Grana Padano Cartilagini Ossa per animali, bastoncini per la salute di cani e gatti, pet toys Ossa Gelatine animali, capsule per farmaci, farine proteiche e mangimi per pet foods pag. 4

Anche i liquami prodotti dagli animali durante l allevamento vengono utilizzati come fertilizzanti agricoli o come fonti di energia rinnovabile, determinando un notevole vantaggio ambientale rispetto alla situazione in cui fertilizzanti ed energia vengano prodotti per altre vie convenzionali, impiegando fonti non rinnovabili. Ed è proprio in termini di sostenibilità che oggi assistiamo ad una importante rivalutazione dell alimento carne all interno della dieta. Fino ad oggi, infatti, gli scienziati hanno adottato metodi di valutazione molto specifici per valutare l impatto ambientale degli alimenti, come ad esempio il water e carbon footprint, che restituiscono dati decontestualizzati rispetto al sistema sociale, alimentare e nutrizionale del territorio di riferimento; il risultato è che sembravano esistere alimenti buoni e cattivi per l ambiente. Prendiamo l esempio della carne: se confrontiamo l impatto produttivo di un chilo di carne con quelllo di un chilo di frutta, la frutta può sembrare un alimento buono e la carne un alimento cattivo. Ma se un chilo di frutta in Italia dovrebbe essere consumato in poco più di due giorni, un chilo di carne rossa dal punto di vista nutritivo è sufficiente per ben cinque settimane: quindi l impatto ambientale di questi due alimenti è praticamente equivalente nel nostro sistema alimentare. In generale, sistemi di valutazione quali water e carbon footprint sono in grado di fornire delle indicazioni ancora molto imprecise in relazione ad una filiera complessa come quella della carne: l impatto che oggi è attribuito alla bistecca, per citare un esempio, è da ridimensionare in funzione di tutta una serie di sottoprodotti Per favorire uno smaltimento verde di liquami, deiezioni, rifiuti organici, sterpaglie ed altri vegetali provenienti dalle attività di allevamento, alle aziende agricole è consentita la costruzione di piccoli impianti a biogas, i quali producono al tempo stesso energia pulita ed utile per l auto-alimentazione energetica, implementando la produzione di energie alternative e aiutando le aziende a gestire in modo ottimizzato la problematica dell inquinamento derivante dallo smaltimento dei rifiuti agro-zootecnici. Da questo impiego alternativo si ottiene, quindi, nuovo valore rappresentato dall uso dei derivati delle biomasse (biogas e digestato), nonché dalla loro produzione ecosostenibile. dell allevamento ad oggi non considerati, quali il pellame e il cibo per animali. Ma ancor più imprecisa e fuorviante è la comune lettura di questi dati su base astratta, attraverso il confronto per massa: non è possibile valutare la sostenibilità di un alimento al chilo, dal momento che diverse categorie di alimenti hanno caratteristiche e profili nutrizionali completamente differenti, che determinano l assunzione di porzioni diverse. Se, ad esempio, è possibile affermare che la produzione di frutta genera un impronta idrica di circa 1/20 rispetto alla produzione di carne bovina, è anche vero che il consumo di frutta consigliato su base settimanale è superiore di quasi 20 volte rispetto al consumo della stessa carne: perciò, il water footprint di un chilogrammo di frutta è il 5% di quello di un chilogrammo di carne bovina, ma diventa eccedente quando si fa riferimento alle porzioni settimanali consigliate (Figura 2-3).

Per rispettare l armonia del nostro ambiente dobbiamo semplicemente mangiar sano, nel rispetto della Dieta Mediterranea e delle nostre tradizioni. In pratica, se l alimentazione è equilibrata, anche l ambiente ringrazia. Ettore Capri, Docente di Chimica agraria e ambientale (Università Cattolica di Piacenza) Ed è poi in termini di riduzione degli sprechi (intesi come la somma degli scarti in fase di produzione food losses e dei rifiuti alimentari al consumo food waste), che la filiera della carne risulta persino la più virtuosa: la quantità di scarti generata dalla filiera produttiva (nelle fasi di produzione agricola, movimentazione e stoccaggio, macellazione e confezionamento), è infatti inferiore per la carne rispetto alle altre categorie di alimenti. La produzione e il consumo di carne generano una quantità di scarti e rifiuti più che dimezzata rispetto a frutta e verdura e pari a quasi la metà dei rifiuti della filiera dei cereali. Inoltre, è da notare che la produzione di scarti dovuti al consumo di carne è prevalentemente associata alla fase di consumo finale, cioè al comportamento del venditore e del fruitore del prodotto, sebbene per la carne lo spreco legato a questa fase sia comunque minimo rispetto alla maggior parte delle altre categorie di alimenti. L impatto ambientale di un alimento, quindi, non è imputabile soltanto alla produzione a monte, ma anche al comportamento del consumatore che, con l adozione di comportamenti virtuosi, può non solo godere appieno delle proprietà nutritive del cibo, ma anche valorizzare l impegno della filiera e le risorse impiegate per la sua produzione. pag. 6

Valore nutrizionale e consumi delle carni in Italia La carne è un alimento dall elevato valore nutritivo, poiché è una fonte primaria di alcuni nutrienti e micronutrienti solitamente assenti (come la vitamina B12), o scarsamente reperibili (ferro, zinco, selenio, niacina e riboflavina) nei prodotti di origine vegetale. In generale, l apporto calorico dei tagli di carne più consumati, può variare da meno di 100 a oltre 150 chilocalorie, con un valore medio di circa 120 chilocalorie per 100 g (valori più elevati si riscontrano in diverse frattaglie e nei salumi meno magri): ogni specie fornisce dei tagli magrissimi e altri più grassi. La sapiente selezione delle specie da parte degli allevatori e l attenzione alla qualità dell alimentazione animale hanno consentito negli ultimi anni una forte riduzione del contenuto in grassi della carne, che ne vede il contenuto talvolta persino dimezzato.

Per la sua composizione in nutrienti, la carne è una fonte alimentare di amminoacidi essenziali, vitamine e minerali, micronutrienti fondamentali in forma più facilmente assimilabile (come ferro e zinco), o esclusiva (vitamina B12) rispetto alle fonti vegetali. L uomo ha necessità di assumere tutti gli amminoacidi essenziali in quantità sufficienti al suo fabbisogno, poiché solo con un apporto corretto l organismo sarà in grado di sintetizzare tutte le proteine necessarie per il suo corretto funzionamento. A prescindere dal tipo di carne, le sue proteine nobili forniscono tutti gli amminoacidi essenziali prontamente assimilabili e nelle proporzioni adeguate ad una corretta sintesi proteica. Al contrario, le fonti vegetali, seppure alcune contenessero tutti gli amminoacidi essenziali, non avrebbero quel reciproco rapporto in grado di permettere una sintesi proteica efficiente a parità di quantità. Un opportuna miscela di diverse fonti vegetali permette generalmente di ottenere proteine migliori, ma comunque qualitativamente inferiori a quelle animali. Per ottenere la stessa capacità di sintesi proteica bisogna infatti consumare una quantità nettamente superiore di proteine vegetali, il che comporta tra l altro un maggiore introito di calorie. Andrea Ghiselli, Medico interno e Dirigente di ricerca (C.R.A.) Apporto di amminoacidi essenziali sufficiente per la sintesi proteica 70g di carne magra = 2 porzioni di pasta e fagioli 77 kcal OLTRE 700 kcal pag. 8

Diversi studi dimostrano come assumere la giusta quantità di carne nel contesto di una sana alimentazione può apportare benefici per la salute e per il benessere del corpo e della mente in ogni fase della vita, soprattutto per i ragazzi in crescita che hanno un maggior fabbisogno proteico. Secondo quanto indicato dalla Piramide Alimentare Italiana, è possibile scegliere di consumare carni bianche e rosse fino a 5 volte a settimana, dando preferenza ai tagli più magri, mentre le carni stagionate sono indicate fino a 3 volte a settimana, in porzione da 50 g, ciascuna corrispondente a circa 3 fette di prosciutto o 6 di bresaola e salami. degli italiani (adulti) è di circa 110 grammi pro capite al giorno (corrisponde quindi a poco più di 40 chilogrammi pro capite all anno) una quantità peraltro ridotta rispetto alla precedente rilevazione dei consumi alimentari degli italiani del 1994-1996 (INN-CA) e a quella del decennio precedente (INRAN, 1984), tanto che l Italia risulta il terzultimo Paese europeo per consumo di carne. Secondo l indagine INRAN-SCAI 2005-2006, il consumo medio di carne (inclusi derivati e frattaglie) da parte Ai fini di una corretta alimentazione, ogni settimana è possibile mangiare fino a 500 g di carne e fino a 150 g di salumi o altre carni conservate. La quantità di carne rossa consumata mediamente dagli italiani (intesa come carne fresca bovina, suina, ovina e caprina, peso a crudo), pari a circa 440 g a settimana, è in linea con le raccomandazioni del WCRF* che indicano, ai fini della prevenzione, un consumo settimanale di 425-710 g a settimana (peso crudo, corrispondenti a 300-500 g di prodotto cotto). È da evidenziare, inoltre, come gli studi che hanno maggiormente contribuito a tali raccomandazioni restrittive provengano principalmente da Paesi come USA e Australia, nei quali il consumo di carne e derivati è rappresentato da prodotti qualitativamente diversi da quelli italiani (basti pensare al bacon, che viene spesso consumato fritto, o agli hot dog). Più di recente, anche il panel sui consumi delle famiglie italiane (GFK Eurisko) ha rilevato un consumo domestico effettivo pari a 33,6 kg annui pro capite (il dato non include i consumi fuori casa che, si ipotizza, possano rappresentare circa il 30% del totale). * Il WCRF (World Cancer Research Fund, Fondo mondiale per la ricerca sul cancro) è l autorità scientifica che si occupa di promuovere la prevenzione primaria dei tumori attraverso la ricerca e la divulgazione della conoscenza sulle loro cause.

Sicurezza alimentare e benessere animale: priorità dal produttore al consumatore Per garantire la sicurezza degli alimenti ai consumatori e salvaguardare il settore agroalimentare da crisi ricorrenti, l Unione Europea ha adottato la strategia globale di intervento Sicurezza dai campi alla tavola, che racchiude lo spirito del programma normativo e di controllo degli ultimi anni: affrontare la sfida di garantire cibi sani e sicuri lungo tutta la filiera produttiva, predisporre un controllo integrato e abbandonare l approccio settoriale e verticale. La strategia si basa su una combinazione di requisiti elevati per i prodotti alimentari e per la salute e il benessere degli animali e delle piante, siano essi prodotti all interno dell UE o importati. L etichetta è lo strumento informativo per eccellenza, definibile come l identikit del prodotto, in cui sono riportate le informazioni che permettono la tracciabilità della filiera dei prodotti alimentari che consumiamo ed è garanzia di sicurezza alimentare e di trasparenza per il consumatore. È già attivo un sistema di identificazione, di registrazione e di etichettatura delle carni e dei prodotti a base di carni bovine, mentre sarà obbligatorio entro il 13 dicembre 2014 a livello europeo riportare la provenienza di tutti i tipi di carni suine, ovine, avicole e caprine. In Italia, il Ministero della Salute emana annualmente il Piano Nazionale per la Ricerca dei Residui (PNR) con l obiettivo di fornire un quadro generale delle attività di controllo effettuate, a livello nazionale, dalle Autorità deputate ad assicurare la conformità degli alimenti alle normative nazionali e comunitarie in materia di residui di sostanze chimiche negli animali vivi e nei prodotti da loro derivati. Anche l EFSA, l Autorità europea per la sicurezza alimentare, pubblica ogni anno una relazione in cui presenta una panoramica di residui di pesticidi negli alimenti rilevati in UE: nel 2011, oltre il 97% dei 70.000 campioni analizzati I risultati del più recente piano di monitoraggio (2012) evidenziano che il 99,81% dei campioni era conforme ai limiti previsti dai regolamenti europei. Anche nel 2011, come negli anni precedenti, inoltre, l Italia è risultata essere il primo paese membro nel numero di segnalazioni inviate alla Commissione Europea (RASFF), dimostrando un intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 553 notifiche (pari al 14,8%). In Europa, la messa al bando dell utilizzo di antibiotici e ormoni (se non per motivazioni terapeutiche) dal 2006, è rappresentativa dell approccio preventivo adottato dall Unione europea in materia di sicurezza degli alimenti di origine animale. risultava conforme ai rigidi limiti stabiliti per la sicurezza dei consumatori. Per dare un valore aggiunto al proprio prodotto, alcune aziende scelgono, inoltre, di dotarsi di certificazioni volontarie che prevedono un monitoraggio sistematico delle prestazioni aziendali in un ottica di continuo miglioramento, andando oltre i controlli obbligatori previsti dalla legge. Le carni prodotte da grandi aziende certificate garantiscono, quindi, un livello di sicurezza ancora maggiore rispetto a quanto previsto dalla normativa, poiché soggette a processi standardizzati e controlli più numerosi e rigorosi. Lo stato di salute dell animale influenza significativamente la qualità della carne e la sicurezza dell intera filiera alimentare. Tutelare il benessere animale è, quindi, una priorità sia per il produttore sia per il consumatore: il primo intende rispettare l animale e offrire un prodotto di qualità, apprezzato sul mercato, mentre chi acquista è interessato a reperire carni buone e sicure. L Europa, che sta investendo mediamente 70 milioni di euro all anno in azioni finalizzate alla tutela del benessere animale, vanta standard per il benessere animale tra i più elevati al mondo e questa tematica è considerata una priorità, affrontata con un approccio sempre all avanguardia. Negli ultimi 25 anni sono state introdotte diverse misure finalizzate a garantire un adeguato stato di benessere a tutte le categorie di animali. Per fare un esempio recente, su indicazione della Commissione europea, l Italia ha vietato l allevamento delle galline in batteria dal 1 gennaio 2012. Nell ottica di un continuo progresso in questo settore, la Commissione europea ha manifestato la volontà di incrementare ulteriormente il livello di benessere animale negli stati membri e, a tal proposito, ha formalizzato una strategia di azione per il triennio 2012-2015. pag. 10

CONCLUSIONI Protagonista di molte svolte evolutive umane, la carne ha un importanza ben impressa nell istinto umano, memoria incondizionata dell impegno e della dedizione che i nostri avi hanno investito e tuttora l intera filiera produttiva investe, con il dovuto rispetto e attenzione volti alla tutela del benessere animale per assicurarsi la disponibilità di un alimento talmente prezioso dal punto di vista nutrizionale da aver lasciato la sua impronta anche nella storia e nella cultura delle diverse società. Un ruolo che si reitera quotidianamente fin dal momento della nascita di ogni individuo, poiché i principali nutrienti della carne, difficilmente reperibili in altri alimenti in forma così concentrata e facilmente disponibile all organismo, sono i mattoni che costituiscono la struttura biologica umana e che favoriscono, nel contesto di una corretta alimentazione, una crescita armonica e una vita in salute. Al contrario, una dieta che esclude o privilegia in maniera eccessiva alcuni alimenti diventa squilibrata e quindi rischiosa per la salute, soprattutto per alcune fasce di popolazione. E se è vero che non è possibile etichettare in maniera univoca un alimento come buono o cattivo dal punto di vista nutrizionale, allo stesso modo non è condivisibile la definizione di alimento buono o cattivo per l ambiente. Gli attuali sistemi di valutazione dell impatto sugli ecosistemi, infatti, sono in grado di restituire delle indicazioni ancora piuttosto imprecise in relazione al sistema carne, i cui impatti sarebbero da riallocare in funzione di tutta una serie di sottoprodotti dell allevamento ad oggi non considerati, così come non è possibile valutare la sostenibilità di un alimento al chilo, su base astratta: come abbiamo dimostrato rivalutando il concetto di impatto ambientale alla luce delle quantità settimanali di alimenti indicate dalla Piramide Alimentare Italiana, possiamo tranquillamente affermare che un alimentazione equilibrata è anche sostenibile. Da non dimenticare, poi, il valore alimentare e gastronomico che i prodotti derivati dell allevamento sono in grado di offrirci: oltre un terzo del patrimonio di eccellenze DOP e IGP di cui può fregiarsi il Made in Italy. Tipica del nostro paese, infine, è anche una superiore attenzione alla sicurezza alimentare: il continuo impegno della filiera italiana e i numerosi controlli effettuati ogni giorno garantiscono, infatti, un elevato livello di tutela della salute del consumatore. Per questo il valore della carne, lungi dall essere riconducibile ad una mera, preziosa fonte di nutrimento, può essere esplorato e compreso pienamente solo attraverso la storia e con uno sguardo d insieme al pianeta, fino a ritrovare una compagna di sempre nel percorso evolutivo dell uomo che ha contribuito a delineare il suo aspetto, la sua cultura, la società. Si ringraziano: Andrea Ghiselli, medico interno e dirigente di ricerca (C.R.A.) Ettore Capri, professore dell Università Cattolica di Piacenza e direttore del Centro di Ricerca sullo Sviluppo Sostenibile in Agricoltura OPERA Maria Rita Parsi, docente, psicologa, psicoterapeuta, editorialista e scrittrice, presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus Davide Oldani, cuoco, ristorante D O

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