Progetto di sensibilizzazione/formazione diretto a studenti ed operatori dei media



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Transcript:

La violenza contro le donne nei media Progetto di sensibilizzazione/formazione diretto a studenti ed operatori dei media Premessa Nel gennaio del 2012, RashidaManjoo, Special rapporteur per le Nazioni Unite sulla Violenza contro le donne, ha compiuto una missione ufficiale in Italia. Le sue conclusioni sono che, nonostante gli sforzi di molte/i e alcuni cambiamenti positivi, soprattutto a livello legislativo, la violenza contro le donne nel nostro Paese resta elevata. Raccomanda quindi che i poteri pubblici si facciano carico con urgenza di rimuovere le cause culturali e strutturali di questa violenza, e in particolare le disuguaglianze e le discriminazioni nei confronti delle donne che la sottendono. In Italia, come negli altri Paesi, non sempre le istituzioni e gli operatori maggiormente coinvolti nel rispondere ai bisogni delle vittime hanno mostrato la competenza e la sensibilità necessaria nel dare risposte adeguate. Per questo motivo, negli ultimi anni, si è assistito a uno sforzo importante in termini di formazione e sono stati sviluppati in tutta Italia (così come all estero) corsi di informazione/formazione diretti ad operatori socio-sanitari, alle forze dell ordine, ad avvocati, ad insegnanti ed educatori e, sia pure con maggiore difficoltà, anche a magistrati. Nella sola Trieste, negli ultimi anni c è stato il progetto di formazione Integra (gestito dal Centro anti-violenza Goap) e vari interventi formativi diretti al personale sanitario (con un intera giornata rivolta ai Medici di medicina generale), alle forze dell ordine (Polizia di Stato e Polizia Locale) e ai magistrati. Queste formazioni sono gestite abitualmente dai Centri anti-violenza, a cui si riconosce competenza sul fenomeno e quotidiana pratica di lavoro, in collaborazione con altri servizi, con donne vittime di violenza, e da esperte/i accreditate sul tema. I media e la violenza contro le donne Scarsa attenzione tuttavia è stata dedicata finora al mondo ed agli operatori dei media, nonostante l importanza straordinaria che i messaggi mediatici hanno nell influenzare la cultura dominante e le opinioni dei cittadini. Il presente progetto è diretto in particolare agli operatori dell informazione (giornalisti e pubblicisti) e agli studenti che si stanno formando per diventare tali, con l obiettivo di proporre informazione e formazione sul tema della violenza alle donne. Si tratta di un compito particolarmente urgente. Osservazioni fatte in Italia così come in altri Paesi hanno rilevato delle distorsioni sistematiche nel modo in cui i media presentano i casi di violenza

contro le donne. In particolare, i casi di femminicidio (e particolarmente i casi di donne uccise da partner o ex-partner) sono presentati negli articoli dei giornali o nelle informazioni radiotelevisive caratterizzati dai seguenti fuorvianti elementi: Eufemizzazione: Si usano eufemismi (conflitti familiari, litigi ) invece di parlare di violenza domestica, o violenza contro la donna. Per esempio, un analisi di 493 casi di omicidi di donne da parte di uomini (quasi tutti partner o ex), pubblicati dal Corriere della Sera (1960-1, 1985-6, 2002-3) mostra che il termine maltrattamenti è usato raramente (nel 14% dei casi nel 60 e nel 17% nel 2000), mentre il termine violenza domestica non è MAI utilizzato. Colpevolizzazione della vittima: Si suggerisce che la vittima è almeno in parte responsabile (ha provocato, è masochista, l ha lasciato), e quindi che ci sia simmetria e parità tra aggressore e vittima. Si ignora che la violenza domestica ha preceduto quasi sempre l omicidio della donna da parte del partner. Si usano schemi prefissati (era una famiglia felice, una coppia perfetta), senza nessuna indagine sulla possibilità di violenza domestica precedente. Si cercano i motivi della violenza a livello individuale e psicologico, con un taglio sensazionalistico (troppo amore, raptus), che mette in secondo piano il ruolo del contesto (famiglie non supportive, istituzioni poco tutelanti, denunce reiterate ma inefficaci.). Si parla più dell aggressore che della vittima, con la conseguenza che l aggressore viene umanizzato, mentre la vittima viene disumanizzata, fino a sparire. Si sottolinea, già nel titolo e poi ripetutamente nel testo, quando l aggressore, la vittima o entrambi sono stranieri: questo crea nel pubblico la percezione che la violenza contro le donne sia soprattutto un problema che riguarda le comunità di immigrati. In sintesi, i casi di violenza contro le donne (stupri, aggressioni, femminicidi) vengono spesso presentati dai media in modo fuorviante. Come afferma RashidaManjoo nel rapporto su Violenza contro le donne: cause e conseguenze presentato presso le Nazioni Unite - Human RightsCouncil, ONU il 23 maggio 2012, benché i media forniscano un informazione importante e necessaria sui femminicidi, perpetuano tuttavia anche stereotipi e distorsioni, che è cruciale saper riconoscere e correggere. Se non corretti, questi messaggi diventano inevitabilmente delle chiavi di lettura e di interpretazione per il pubblico e possono ostacolare una corretta percezione e quindi prevenzione del fenomeno.

Il progetto Il progetto è articolato in una serie di interventi di sensibilizzazione, informazione e formazione sulla violenza contro le donne e su come il tema viene trattato dai media, diretti rispettivamente al pubblico, agli operatori dei media e a studenti o operatori in formazione. 1. Intervento diretto al grande pubblico Si tratta di un evento aperto al pubblico, da organizzarsi in una sala cittadina, con la presenza di una giornalista autorevole (come, per esempio, Concita De Gregorio, Lorella Zanardo, Natalia Aspesi, Lilli Gruber.). Si può anche presentare materiale audiovisivo. 2. Interventi diretti a professionisti: giornalisti/pubblicisti Questi interventi di informazione sul tema della violenza alle donne andranno organizzati in collaborazione con l Ordine Regionale dei Giornalisti e con l Assostampa. Idealmente andrebbero integrati nelle occasioni abituali di formazione dei professionisti. Sarebbe bene che i formatori fossero una o più esperte sul tema della violenza (operatrici del Goap, ricercatrici) in collaborazione con una/un giornalista già sensibilizzato sul tema, anche perché l intervento deve toccare anche la questione delle distorsioni abituali dei media in proposito. E necessario che a questi interventi informativi partecipino più professionisti possibili, e soprattutto i quadri direttivi dei giornali o della radio/televisione, per evitare di lavorare solo con poche persone, già sensibili al problema. Questi interventi rappresentano un primo livello, minimo, di informazione e riflessione. Se tra i professionisti si riscontrasse un interesse in proposito, si potrebbe costruire un progetto più articolato e impegnativo: la preparazione di un Manuale di buone pratiche, su come presentare i casi di violenza, che tenga presente sia le conoscenze sul fenomeno e l importanza di trattarlo correttamente, sia le caratteristiche del lavoro del giornalista (urgenza, spazi definiti ecc.). 3. Interventi rivolti a studentesse/i e future/i professioniste/i. Gli interventi rivolti a studentesse o future professioniste si articolano in tre filoni: a) Intervento diretto a studentesse della Facoltà di Scienze della Formazione (Università di Trieste). Sarebbe utile strutturare questo intervento su due livelli: Un intervento informativo, sulla violenza contro le donne, rivolto a un pubblico ampio di studentesse e studenti dei primi anni delle tre MacroAree: Comunicazione, Educazione/Scuola, Servizio sociale. Si potrebbe pensare di costruire un corso a scelta (2

CFU), organizzato con vari interventi di docenti universitari e operatori del settore (simile nella struttura a quello che esiste da quasi una decina d anni, con grandissimo seguito, presso la Facoltà di Medicina). Un seminario di approfondimento per studenti avanzati dell area Comunicazione, con lettura e analisi di materiali mediatici relativi a casi di violenza contro le donne. b) Intervento diretto alle studentesse/i frequentati il Master in Comunicazione della Scienza, che si tiene presso la Sissa (Trieste). L intervento potrebbe essere sviluppato come uno dei seminari tematici che vengono proposti ai frequentanti. Il vice-direttore del Master, dott. Nico Pitrelli, si è dichiarato più che disponibile. c) Una terza possibilità sarebbe di intervenire a livello di scuole superiori, per lavorare con gli studenti aiutandoli a decodificare gli stereotipi e la rappresentazione discriminatoria delle donne proposta da molti media (Media education), secondo la raccomandazione contenuta nel rapporto WOMEN AND MEDIA IN EUROPE, della Commissione Europea (2006). ALCUNI ESEMPI TRATTI DAI GIORNALI Una donna uccisa a coltellate per strada dall'ex marito,che ferisce gravemente anche il padre di lei. Lite familiare finisce in tragedia un morto e due feriti Uccide a coltellate l ex moglie per strada, ferisce gravemente il padre di lei e resta a sua volta ferito in maniera lieve. Il tutto al termine di una lite familiare scoppiata nella tarda serata di ieri a P. N. è stato arrestato dai carabinieri per omicidio e tentativo di omicidio. Il movente scatenante la tragedia familiare sarebbe stato il contenzioso aperto nella coppia, che era separata da circa due anni, per l'affidamento dei loro tre figli minorenni, che l'uomo aveva avuti in affidamento dal giudice. 4 ottobre 2007, La Repubblica Dopo lo stupro albanese rischia il linciaggio TREVISO (c.s.) - Non è bastato né il pullman della discoteca né il telefonino a salvare una quindicenne trevigiana dallo stupro di un immigrato ubriaco e armato di coltello. L'extracomunitario, probabilmente albanese, è invece stato salvato dal sicuro linciaggio di una trentina di cittadini solo dall' arrivo dei carabinieri, costretti a chiedere rinforzi per evitare il peggio. Repubblica, 18 gennaio 2000

Sequestro con rapina e stupro, immigrato in cella BRESCIA - La rapina, il sequestro e infine lo stupro. Ore di terrore per due ragazzi vittime di un marocchino di 24 anni. L'incubo comincia attorno alle 5 di domenica. Due amici - un ragazzo di 25 anni e una ragazza di 23 - stanno tornando a casa. Sono appena saliti sull'auto, quando uno straniero apre la portiera posteriore e, minacciandoli con un coltello, li costringe a partire. Il nordafricano si fa consegnare i portafogli, ma i due hanno poco denaro in contanti. Così l'immigrato decide di fare tappa a un paio di bancomat. Corriere della Sera, 4/12/2008