Low Carbon Policy Paper Italy

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Transcript:

Low Carbon Policy Paper Italy Voluntary tools in the implementation of the European lowcarbon strategy in Italy: the Covenant of Mayors and other instruments for public-private partnerships at local level Bolzano November 2014 Activity 6.2 of the LOCSEE project (Low Carbon South East Europe)

The document Low Carbon Policy Paper was compiled by the European Academy of Bozen/Bolzano (EURAC), Italy, as an output of Activity 6.2 of the project Low Carbon South East Europe (LOCSEE) (SEE/D/0166/2.4/X). LOCSEE is co-funded by the EU s South East Europe Transnational Cooperation Programme. The document was compiled by: Antonio Lumicisi, Senior Researcher, EURAC Ekaterina Domorenok, Senior Researcher, EURAC Adriano Bisello, Senior Researcher, EURAC Alyona Zubaryeva, Senior Researcher, EURAC Daniele Vettorato, Senior Researcher, EURAC Monica Pardo, Trainee, EURAC 2

Sommario Executive summary... 4 Acnowledgement... Error! Bookmark not defined. Introduzione... 8 La strategia europea low-carbon e le politiche energetiche in italia... 10 Le direttive europee e il loro recepimento in Italia... 10 Il post-2020: dal framework 2030 alla roadmap 2050... 11 Il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra... 13 La Strategia Energetica Nazionale e il Piano di Azione per l Efficienza Energetica. 14 Il ruolo delle politiche locali... 15 Il Patto dei Sindaci... 17 Origini ed evoluzione... 17 Stato dell arte a livello europeo e nazionale... 18 I Piani di Azione per l Energia Sostenibile (PAES): obiettivi ed attuazione in Europa e in Italia per la mitigazione e l adattamento ai cambiamenti climatici... 19 Il Patto dei Sindaci e la politica climatico-energetica in Italia... 22 Finanziamenti pubblici e meccanismi di incentivazione per programmi e progetti di efficienza energetica e fonti rinnovabili... 23 Il contesto nazionale: il Conto Termico e i Sistemi Efficienti di Utenza... 23 Il contesto regionale in relazione ai fondi strutturali nella nuova programmazione 2014-2020: il caso della Provincia Autonoma di Bolzano, della Regione Marche e della Regione Puglia... 25 Il Programma europeo per la Competitività e l Innovazione e il programma Life... 30 Il Piano d Azione Europeo per l Eco-Innovazione: il programma europeo e lo stato dell arte in Italia... 32 Il Programma nazionale per la valutazione dell impronta ambientale... 37 Casi di studio... 39 Patto dei Sindaci/PAES... 39 Programma nazionale per la valutazione dell impronta ambientale... 48 EcoAP... 54 Conclusioni: il Patto dei Sindaci e gli strumenti volontari per la riduzione delle emissioni climalteranti, un reale valore aggiunto per la politica climatico - energetica in Italia... 58 Raccomandazioni... 60 Bibliografia... 62 3

Executive summary The present policy paper addresses the implementation of the European strategy for a lowcarbon society in Italy, with particular attention to certain voluntary instruments aimed at reducing greenhouse gas (GHG) emissions adopted and implemented at local level by both the public and private sectors, the latter considered as the productive sector (companies). This paper aims to highlight the potential role of voluntary instruments in the fight against climate change, considering them as strategic elements for a national low-carbon policy. The three voluntary instruments used at national level, evaluated through case studies, are: the Covenant of Mayors; the European Eco-innovation Action Plan; and the Italian Environmental Footprint Programme. Under the Climate and Energy Package, the European Union (EU) made a commitment to achieve three targets by 2020: to reduce CO 2 emissions; to increase the share of renewable energy sources (RES); and to improve energy efficiency by 20 percent. In order to implement the 2020 targets on a national scale, Italy adopted a list of strategic documents. In particular, the national action plan to reduce GHG emissions in the period 2013 2020, which is the main policy document to address CO 2 emissions reductions in the non-ets sector; the National Energy Strategy to reach and go beyond the 2020 European energy targets; and the National Plan on Energy Efficiency, to address what is considered the first element of a national strategy towards the real decarbonisation of society. In all three of these documents, a top-down approach has been set out, with no direct involvement on the part of local governments. The thousands of local authorities that have joined the Covenant of Mayors in Italy (the country with the highest number of signatories) and that have begun to implement their sustainable energy action plans (SEAPs) were not taken into consideration, thus their potential in terms of the development of RES, the improvement of energy efficiency, and overall CO 2 emissions reductions has been underestimated. In general, the climate and energy policy pursued in Italy to date has not taken into account efforts made at local level and, above all, the enormous potential inherent at local level. This kind of policy, sometimes quite chaotic and uneven, has so far lacked a truly holistic and multilevel approach, where the different levels of governance can really be compared in order to optimise choices and improve decisions. Of course, there are positive exceptions on a regional scale, but it remains a struggle to replicate them throughout the country. What is still missing is a greater awareness of the need for a strong synergy between the binding targets assumed by the national government in the framework of the European 2020 targets and those of a voluntary nature, for example those that local governments are pursuing as part of the Covenant of Mayors. When this happens, Italy can be said to have all 4

it takes to maintain its leadership in Europe on this initiative, and in general on climate and energy policy. On October 23, 2014, the EU agreed on a domestic 2030 GHG reduction target of at least 40 percent compared to 1990 levels, together with other main building blocks of the 2030 policy framework for climate and energy. The 2030 policy framework aims to make the EU's economy and energy system more competitive, secure and sustainable, and also sets a target of at least 27 percent for the share of RES and energy savings by 2030. The legislative process to reach these targets at national level will start in the coming years. There are currently many different incentives and financing mechanisms for energy efficiency and RES in Italy, according to the specific area of interest, the type of individual user, the size of the operation and the location. These measures, which are typically subject to changes and modifications over time (sometimes planned, sometimes more spontaneous and unexpected), are important tools for the implementation of low-carbon policies, even in the eco-industrial sector. Analysis indicates that in many cases it is lack of coordination and internal capacity, rather than lack of economic and financial resources, that results in the failure of policies or the absence of development. Two specific national public instruments have been analysed: the Efficient System for Users (Sistemi Efficienti di Utenza, or SEU); and the incentive programme Conto Termico. In a regional context, the potential for sustainable energy development in Italian regions under the new European programming period 2014 2020 has been investigated through an analysis of the regional operational programmes presented by Marche and Apulia regions and the province of Bolzano/Bozen. Each territory has identified some priority areas of action for example reducing energy consumption in public buildings and facilities, including residential buildings; improving energy efficiency through the integration of RES and thermal energy (large urban regeneration projects on sustainable public lighting networks); and introducing energy-saving structures and production cycles, including process and product innovations and experimentation with sustainable mobility. Regarding the Covenant of Mayors, a voluntary European initiative involving local governments in reducing CO 2 emissions by at least 20 percent by 2020, four case studies are presented from the municipality of Bari (southern Italy); the municipality of Bologna (northern Italy); the municipality of Verona (northeast Italy); and the municipality of Cernusco sul Naviglio (northwest Italy). The analysis was carried out with reference to the role of the private sector in local energy planning that is, in order to understand how municipalities can engage the productive sector in local energy policy planning, specifically in the preparation of sustainable energy action plans (SEAPs). Despite the difficulties in involving the private sector, the case studies indicate that there are interesting approaches that give the private sector a central role in the implementation of local energy policy. In particular, the implementation of new contractual instruments (energy performance contracts) between the public and private sectors offers an opportunity both to relieve the municipal budget of the burden of further investments (blocked by the Stability Pact); and also for energy companies (ESCOs) to use their skills appropriately. Regarding the direct involvement of private companies in sustainable voluntary programmes, as well as potential synergies for local energy planning, two initiatives were analysed: the European Eco-innovation Action Plan; and the National Environmental Footprint Programme. 5

These initiatives aim to involve European and national companies in the fight against climate change by helping them to adopt technological innovations into their processes in order to optimise production while at the same time reducing their energy consumption and, as a result, their GHG emissions. Again, through an analysis of five case studies, the policy paper presents existing good practices in Italy as examples that are potentially replicable in other production contexts. The five case studies analysed were: - two initiatives under the Italian Environmental Footprint Programme: - the V.I.V.A. project of Tomaresca Sarl., related to sustainability in viticulture; and - a new container for beer developed by the Carlsberg Italy to reduce its total CO 2 emissions; and - three initiatives under the European Eco-innovation Action Plan: - the Eco-paper project, aimed at creating more economic and environmentally friendly packaging solutions for confectionary products using residues from the same products; - the RCR project, which uses a rotating heat exchanger to recover heat from the treatment of hot effluents while guaranteeing on average over 70 percent energy savings; and - the Thermovacuum project, which uses an innovative environmentally friendly thermo-vacuum production process to create new-generation thermally modified wood. The eco-innovation case studies are characterised by high-performance technologies and/or processes, aimed at markets all over the world but little known in the territories where they are born. A greater exchange between companies operating in the area and the municipalities within the territory, as well as greater use of existing business networks, would definitely be an added value. In conclusion, the present paper provides some ideas for strategies to improve the effectiveness of national policies for a low-carbon society, taking into account the potential synergies between the public and private sector on the one hand, and better coordination between the various levels of governance on the other. The ultimate goal is to offer practical recommendations and to share with all stakeholders. One initial proposal is to start thinking about a system of coordination between the different voluntary programmes and tools already in operation in Italy in relation to low-carbon policies. This would require, first of all, the formal recognition of such programmes where this has not already been done; and secondly, the emergence of synergies from coordination, hopefully as part of the next national climate and energy policy. This policy paper is one of the first attempts in Italy towards such a holistic proposal. This approach can reveal how the voluntary standards system can be seen as preparatory to binding commitments and can be increasingly ambitious. It can also facilitate the involvement of existing public networks, such as for the retrieval of data on GHG emissions, which has always been the weakest element in any process to measure the exact amount of energy consumption, while being necessary to activate specific mechanisms for gathering more timely and more locally specific data. 6

Acnowledgements The authors would like to thank all the speakers and participants at the three workshops organised within the LOCSEE project in Italy (in Bari, Verona and Rimini). In particular, Felice Alfieri (RINA Services Spa), Pasquale Capezzuto (Municipality of Bari), Luca Cetara (Italian Ministry for the Environment, Land and Sea), Giovanni Fini (Municipality of Bologna), Roberta Ianna (Italian Ministry for the Environment, Land and Sea), Laura Marchini (Carlsberg Italia Spa), Diego Mora (Municipality of Cernusco sul Naviglio-MI), Vito Palumbo (Tormaresca Sarl), Manuela Pavan (WDE Maspell srl), Alberto Pozzi (Pozzi Leopoldo srl), Riccardo Tardiani (Municipality of Verona), Maria Velardi (Enea) and Marco Zanetto (MR Energy Systems Srl). 7

Introduzione Oggetto di analisi di questo policy paper è l attuazione della strategia europea per una società a basso contenuto di carbonio in Italia, con particolare attenzione ad alcuni strumenti volontari finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti adottati a livello locale, sia da parte del settore pubblico che privato, quest ultimo inteso come il settore produttivo (aziende). Il paper, dopo aver illustrato lo stato di attuazione della normativa europea in materia, si focalizza su alcune esperienze di successo in Italia. Per quanto riguarda il settore pubblico, viene presentato lo stato dell arte del Patto dei Sindaci, l iniziativa comunitaria che coinvolge migliaia di Enti locali nella riduzione delle emissioni di CO 2 e che in Italia rappresenta un interessante buona pratica. L analisi dei casi di studio relativi ai Piani di Azione per l Energia Sostenibile (PAES) redatti da alcuni Comuni mette in evidenza le difficoltà che gli Enti locali hanno nel coinvolgere il settore produttivo nelle azioni da intraprendere sul territorio e, d altro canto, rileva le condizioni di successo, potenzialmente replicabili sul territorio nazionale. Per quanto riguarda il settore privato, oltre a presentare un caso di studio di azienda impegnata in tale contesto, che sarà l occasione per illustrare anche nuovi strumenti a disposizione degli Enti locali per affrontare meglio le tematiche della promozione dell energia rinnovabile e dell efficienza energetica all interno dei propri PAES, si analizzano due iniziative (il Piano di azione europeo per l eco-innovazione e il Programma nazionale sull impronta ambientale) che mirano a coinvolgere le aziende europee e nazionali nella lotta al cambiamento climatico attraverso azioni di innovazione tecnologica e/o di processo con il fine di ottimizzare le produzioni e al contempo ridurre i consumi energetici e, quindi, le emissioni di gas ad effetto serra. Anche qui, attraverso l analisi di alcuni casi di studio, il pape mira ad analizzare le buone pratiche esistenti in Italia quali esempi da poter replicare in altri contesti produttivi. 1 Il paper si conclude con alcune considerazioni sulle strategie da adottare allo scopo di migliorare l efficacia delle politiche nazionali per una società low-carbon, che tengano conto delle sinergie esistenti tra il settore pubblico e il settore privato, da un lato, e del coordinamento tra i vari livelli di governance dall altro. L obiettivo finale è quello di proporre alcune Raccomandazioni concrete in questo senso, da condividere e validare con gli stakeholders interessati. 1 A livello europeo, e quindi anche nazionale, vi sono ovviamente altri strumenti volontari in campo ambientale ed energetico che, in alcuni contesti e situazioni, sono poi diventati elementi strategici per una norma cogente. Tra i principali, si trovano lo schema di certificazione EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), che rappresenta il sistema comunitario di eco-gestione e audit; la certificazione dei Sistemi di Gestione Ambientale (SGA- UNI EN ISO 14001); la certificazione dei Sistemi di Gestione dell Energia (EGE UNI EN ISO 16001), poi aggiornata con la certificazione ISO 50001; lo schema EPD (Environmental Product Declaration UNI ISO 14025). Non è oggetto di questo policy paper analizzare tali schemi già ampiamente noti e diffusi e proprio per sottolineare l importanza di una visione olistica dei temi ambientali ed energetici si sono prese in considerazione le due nuove iniziative il Piano di azione europeo per l eco-innovazione e il Programma nazionale sull impronta ecologica che potrebbero svolgere un ruolo strategico nel prossimo futuro. 8

9

La strategia europea low-carbon e le politiche energetiche in italia Le direttive europee e il loro recepimento in Italia Le misure europee per combattere i cambiamenti climatici sono volte a modificare la struttura del consumo energetico degli Stati Membri contribuendo al rispetto degli obblighi assunti prima nell ambito del Protocollo di Kyoto (2008-2012), quale strumento internazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra e, successivamente, nell ambito della politica energetica interna. Il Pacchetto Clima ed energia del 2009 concretizza tale impegno, fissa gli obiettivi per il 2020 (i c.d. 20-20-20 targets ) e prescrive misure vincolanti per il loro raggiungimento. Esso si compone di sei nuovi strumenti legislativi che abbracciano diversi settori al fine di essere il più esaustivi possibile e di integrarsi fra loro in maniera coerente. I quattro principali sono: - la riforma del sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra all interno dell Unione (EU ETS) 2 ; - la regolamentazione dei settori non ETS (vale a dire quello agricolo, dei trasporti, rifiuti, residenziale e civile in generale) attraverso la Decisione Effort sharing 3 ; - l incremento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto ai consumi finali 4 ; e - la creazione di un meccanismo per lo stoccaggio geologico di biossido di carbonio 5. A questi si aggiungono la direttiva sulla qualità dei carburanti 6 e il regolamento CO 2 Auto 7. Inoltre, sono state adottate azioni finalizzate a promuovere l efficienza energetica 8, fondamentali per diminuire i consumi energetici sia nel pubblico sia nel privato (settore residenziale ed imprese). L Italia ha approntato una serie di interventi normativi per recepire le direttive facenti parte del Pacchetto 9, che si vanno ad aggiungere alle politiche e misure specifiche adottate in attuazione del Protocollo di Kyoto (meccanismi di flessibilità, Fondo rotativo per l erogazione di finanziamenti a tasso agevolato, ecc.). In particolare, il D.lgs. 30/2013 recepisce i punti fondamentali della direttiva 2009/29/CE definendo in maniera più precisa i soggetti obbligati a chiedere l autorizzazione per l emissione di gas a effetto serra (CO 2 e altri), prevedendo la possibilità di escludere gli impianti con emissioni annue al di sotto delle 25.000 t/co 2, definendo le modalità di assegnazione di quote tramite aste oppure a titolo gratuito per i 2 Direttiva 2009/29/CE inerente l Emissions Trade Scheme (ETS) che riguarda i settori industriali energivori (grandi consumatori di energia): termoelettrico, raffinazione, produzione di cemento, acciaio, carta, ceramica e vetro. 3 Decisione 406/2009/CE 4 Direttiva 2009/28/CE 5 Direttiva 2009/31/CE 6 Direttiva 2009/30/CE 7 Regolamento (CE) n. 443/2009 8 Direttiva 2012/27/UE 9 Oltre agli atti descritti nel testo, il D.lgs. 28/2011 recepisce la direttiva 2009/28/CE; e il D.lgs. n. 55 del 2011 recepisce la direttiva 2009/30/CE. 10

nuovi operatori così come il rilascio di quote per progetti che riducono le emissioni in settori non-ets. Il D.lgs. 162 del 2011 attua la direttiva 2009/31/CE profilando un quadro di misure per lo stoccaggio geologico permanente di biossido di carbonio (CO 2 ) in formazioni geologiche profonde e lasciando la definizione di aspetti specifici - come l individuazione delle aree idonee allo stoccaggio - a decreti attuativi interministeriali successivi (attività in corso). Inoltre, è stato recentemente approvato il Decreto di recepimento della Direttiva 2012/27/UE sull efficienza energetica che presenta novità significative: un programma di interventi di riqualificazione energetica degli edifici della pubblica amministrazione centrale e un forte vincolo per le stesse di acquistare prodotti e servizi ad alta efficienza energetica; l obbligo di diagnosi energetiche periodiche per imprese ad alta intensità energetica; l istituzione di un Fondo nazionale per l efficienza energetica ; interventi a favore dei consumatori per potenziare la consapevolezza dei consumi energetici nei cittadini e assicurare una fatturazione precisa e fondata sul consumo reale; e disposizioni per la diffusione delle informazioni e per la formazione di imprese, Pubbliche Amministrazioni, cittadini e studenti. Il nostro paese è in linea con gli obiettivi della strategia europea 2020 e ha aderito allo spirito del Pacchetto Clima-energia recependo le principali direttive europee in materia; tuttavia mancano alcuni atti implementativi che inficiano l incisività delle misure adottate. La legislazione relativa ai cambiamenti climatici è molto densa e complessa, perché abbraccia diversi settori ed è in continua evoluzione, ciò richiede rapidità nell adeguamento all evoluzione legislativa, capacità di coordinamento tra le diverse istituzioni interessate e coerenza del corpus normativo, doti che l Italia dovrebbe rafforzare a breve termine. Buoni risultati sono già stati raggiunti grazie alle nuove procedure di adeguamento al diritto europeo introdotte dalla legge n. 234/2012 che hanno dimezzato il c.d. compliance deficit italiano e ridotto i tempi necessari al recepimento di una direttiva a 4,4 mesi 10. Il post-2020: dal framework 2030 alla roadmap 2050 Gli obiettivi fissati per il 2020 possono considerarsi come soddisfacenti nell orizzonte temporale nel quale si inquadrano, anche se non in termini assoluti. Essi, infatti, non assicurano il raggiungimento di risultati definitivi che eliminano tout court gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Questa logica ha spinto l Unione Europea a estendere il proprio raggio di azione temporale fino al 2050, proponendo nuovi obiettivi al fine di creare un sistema economico ed energetico più competitivo, sicuro e sostenibile 11. Il framework 2030 12 parte proprio dal raggiungimento dei target 20-20-20 a livello europeo e dagli sviluppi a livello internazionale per definire gli obiettivi intermedi da raggiungere entro il 2030 ed avanzare verso un economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050. Elemento centrale è il nuovo target di riduzione delle emissioni di gas serra dell Unione Europea al 40% rispetto ai livelli del 1990, come proposto dalla Commissione Europea ed 10 http://ec.europa.eu/internal_market/scoreboard/performance_by_governance_tool/transposition/index_en.htm 11 http://ec.europa.eu/clima/policies/2030/index_en.htm 12 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni; Quadro per le politiche dell energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030. Accessibile online http://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/txt/pdf/?uri=celex:52014dc0015&from=en. Il Framework 2030 è stato preceduto da un Libro Verde adottato dalla Commissione nel marzo 2013 al fine di aprire una consultazione pubblica sul contenuto di tale documento. 11

accettato dal Consiglio dei Ministri dell UE lo scorso 24 ottobre 2014; tale sforzo andrà equamente condiviso tra settori ETS e non-ets che si vedranno impegnati con una riduzione settoriale delle emissioni rispettivamente del 43% e del 30% rispetto ai livelli del 2005. Questo primo obiettivo favorisce anche l aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili sui consumi totali, fissata almeno al 27% nel 2030 e vincolante per l UE, ma non per gli Stati Membri che sono liberi di definire i propri impegni in base alle proprie preferenze e circostanze, ma nell ottica di garantire il risultato comune. Per quanto riguarda l efficienza energetica, ovviamente un suo miglioramento faciliterebbe il raggiungimento dei suddetti obiettivi. Al momento si è definito un obiettivo di almeno il 27% al 2030 con l intenzione però di rivederlo nel 2020 (con i risultati consolidati dell attuazione dell attuale direttiva sull efficienza energetica) per eventualmente portarlo al 30% come era nella proposta iniziale presentata dalla Commissione Europea. Il framework 2030 individua quindi gli strumenti necessari per transitare verso un economia low-carbon: innanzi tutto, il sistema ETS migliorato da un meccanismo che assicuri la stabilità del mercato energetico; lo sviluppo di infrastrutture energetiche adeguate; e un mercato dell energia interno competitivo e integrato per un contenimento dei prezzi dell energia a beneficio di imprese e cittadini. È fondamentale accrescere la sicurezza energetica dell UE attraverso l utilizzo di fonti energetiche interne, una maggiore competizione sui mercati energetici, e l incremento del risparmio energetico in tutto il sistema economico. Gli Stati Membri svolgono un ruolo primario in questo contesto, dovendo sviluppare Piani nazionali di sviluppo energetico specifici - adatti alle proprie caratteristiche - e sfruttare le proprie potenzialità per il raggiungimento di obiettivi comunitari. Il framework 2030 sottolinea infine l importanza di interventi complementari in determinati settori quali i trasporti, l agricoltura, lo stoccaggio geologico di biossido di carbonio, la ricerca e l innovazione supportati da finanziamenti adeguati e si colloca all interno della Roadmap 2050 13, con la quale l UE mostra il proprio impegno nel trasformare l economia europea, ridurre maggiormente le emissioni di gas serra contribuendo all obiettivo globale di limitare l innalzamento delle temperature entro i 2 C e dando il buon esempio agli altri attori della scena internazionale. Secondo questa tabella di marcia, l UE dovrebbe ridurre le proprie emissioni di gas serra dell 80-95% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2050, previo raggiungimento di obiettivi intermedi attraverso l utilizzo di tecnologie economicamente vantaggiose e lo sviluppo di politiche settoriali specifiche ed effettive. Le misure ivi prospettate richiedono investimenti pubblici e privati considerevoli e contano su una produzione energetica interna da fonti rinnovabili al fine di ridurre la dipendenza da combustibili fossili provenienti da altri Paesi e i costi connessi al loro acquisto. L elettricità può giocare un ruolo fondamentale contribuendo alla decarbonizzazione dei trasporti e del settore inerente il riscaldamento/raffreddamento. La sostenibilità del settore dei trasporti si basa anche sul ricorso a fonti energetiche rinnovabili (biocarburanti) e all innovazione tecnologica (sistemi di propulsione). Il settore edilizio può registrare una riduzione di emissioni significativa grazie al rispetto di parametri di efficienza energetica negli edifici nuovi e in quelli in via di ristrutturazione, soprattutto nel caso di edifici di proprietà delle 13 Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions, A Roadmap for moving to a competitive low carbon economy in 2050. Accessibile online: http://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:5db26ecc-ba4e-4de2- ae08-dba649109d18.0002.03/doc_1&format=pdf 12

Pubbliche Amministrazioni. Il settore industriale deve essere oggetto di misure specifiche volte a migliorare i processi industriali rendendoli più sostenibili e utilizzando sistemi per lo stoccaggio geologico di biossido di carbonio. Anche nel settore agricolo e forestale la riduzione delle emissioni può arrivare al 42 47 % attuando pratiche sostenibili che garantiscano la sicurezza alimentare globale e accrescano la capacità del suolo e delle foreste di catturare e stoccare biossido di carbonio. I settori citati sono necessariamente connessi tra loro e i buoni risultati raggiunti in ognuno di essi, si ripercuotono positivamente sugli altri. Il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra Il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra consiste in un preciso atto programmatico con il quale l Italia intende perseguire gli obiettivi assunti in sede europea. Se le direttive europee scaturite dal pacchetto Clima ed Energia saranno attuate a livello nazionale con provvedimenti ad hoc (recepimento che normalmente avviene attraverso specifici decreti legislativi), l obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni avrà come documento programmatico di riferimento il Piano suddetto che necessariamente dovrà essere sinergico agli altri atti che il nostro Paese ha approvato per il raggiungimento degli obiettivi europei relativi alle fonti rinnovabili e all efficienza energetica. In particolare, il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra è lo strumento che attuerà quanto richiesto dalla decisione 406/2009 ( Effort Sharing ) che, nello specifico, riguarda le emissioni provenienti dai settori cosiddetti non-ets, cioè esclusi dal sistema di scambio delle quote di emissione (Emissions Trading Scheme). In sostanza, quei settori che impattano notevolmente su scala locale (residenziale, terziario, agricoltura, rifiuti, piccola e media impresa) e che quindi risultano prioritari per coloro che intendono agire sulla riduzione delle emissioni locali; ad esempio le Amministrazioni locali che su questi settori risultano avere una maggiore e diretta competenza. Dopo averne presentato una proposta nel maggio 2012 all interno di un apposita delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri (CIPE) che lo contiene, il Piano è stato approvato con la delibera CIPE dell 8 marzo 2013. Da allora non vi è stato alcun aggiornamento formale e il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), responsabile della sua attuazione, ha comunicato che attualmente il Piano è in corso di revisione e quindi in questo paper si fa riferimento all ultima versione attualmente disponibile. Nella proposta iniziale del Piano era stato inserito un preciso riferimento al Patto dei Sindaci - la principale iniziativa comunitaria che coinvolge i governi locali nella lotta al cambiamento climatico a cui è dedicato specificatamente il successivo capitolo 3 - che avrebbe formalmente riconosciuto, a livello politico nazionale, l importanza dei governi locali nella strategia di lotta ai cambiamenti climatici. Dalla delibera approvata l 8 marzo 2013 si evince invece che il riferimento al Patto dei Sindaci non è stato confermato nel testo del Piano nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra: un occasione persa per valorizzare il lavoro che migliaia di enti locali stanno portando avanti nella lotta ai cambiamenti climatici. L importanza di mantenere tale riferimento è evidenziata dal fatto che il Piano delineerà le azioni necessarie per ridurre le emissioni di gas serra di quei settori (non-ets) che in 13