FONDAMENTI PER UNA PSICOSOMATICA CLINICA Romeo Lucioni sono morto perché non ho il desiderio, non ho il desiderio perché credo di possedere, credo di possedere perché non cerco di dare. Cercando di dare si vede che non ho niente, vedendo che non si ha niente, si cerca di dare se stessi, cercando di dare se stessi, si vede che non si è niente, vedendo che non si è niente, si desidera divenire, desiderando divenire, si vive. René Daumal Lo studio della psicosomatica, che cerca di mettere in relazione i processi psichici con la funzionalità biologica, ha le sue basi non nelle dinamiche, per così dire, psicologiche, bensì su quelle psico-patologiche. In realtà quindi, bisognerebbe centrare l attenzione su una clinica e su una terapia psicosomatiche, che prendano in considerazione le influenze negative dei processi o dei traumi psichici sul funzionamento globale del corpo. Questa definizione vuole anche chiarire un problema fondamentale della psicosomatica. Sin dai suoi inizi, sulla base delle esperienze freudiane e charcosiane sulla malattia isterica, le influenze psichiche sul corpo venivano concepite come capaci di alterare la funzionalità di un organo o di un sistema organico. Tale concettualizzazione ha, a mio modo di vedere, impedito alla psicosomatica di comprendere appieno l intreccio corpo-mente, settorializzando le funzioni e facendo dei riferimenti che non hanno una giustificazione scientifica. Oggi parliamo di tetralità delle mente, sostenuta da una tetralità del cervello, facendo riferimento dunque ad una organizzazione che non agisce per settori, bensì in forma globale. Non possiamo dimenticare che la mente si costituisce come coscienza e questa è considerata rappresentativa di una coscienza vigile, ma anche di una coscienza onirica che è tanto più importante in quanto legata a quelle attività inconsce che rappresentano l area più ampia della mente stessa. Da queste considerazioni, dobbiamo dedurre che i processi psicosomatici non possono essere semplicisticamente riferito alla emozioni ( ed ai correlati neuro-funzionali che le determinano), ma ad un intreccio globale che può essere considerato come intreccio di personalità o espressione dell insieme funzionale delle emozioni, degli affetti, delle cognizioni e delle intuizioni. Quando queste quattro funzioni fondamentali della mente ( espressioni quindi delle capacità specifiche del soggetto) agiscono all unisono ed in forma armonica, è evidente che il funzionamento psicosomatico è altrettanto armonico e, quindi, diventa impossibile determinare le parti che lo compongono. Superando la metafora dell integrazione funzionale della mente, la psicosomatica fa riferimento ad un sistema funzionale deformato o inceppato, responsabile cioè della comparsa di disturbi riferiti ad un determinato organo. Una visione attuale su queste problematiche, partendo dalle dinamiche terapeutiche e dalla definizione di sanazione ( che supera quella della cura ), propone per la psicodinamica un intervento globale, vale a dire che il
recupero dello stato di salute e di benessere richiede un intervento globale sulla persona. Per comprendere meglio queste tematiche, possiamo far riferimento alla malattia isterica nella quale in disturbo psichico si manifesta sul corpo attraverso la conversione. Nei disturbi psico-somatici, al contrario, l intreccio dei meccanismi psichici porta ad alterazioni della struttura dell organo bersaglio in un processo che chiamiamo somatizzazione. La somatizzazione, quindi, è ben diversa dalla conversione e richiede una comprensione psicodinamica più puntuale. Lo sviluppo dei meccanismi della somatizzazione viene fatto riferire ad un atteggiamento psichico globale che può essere fatto riferimento alla pulsione di morte. Il paziente aggredisce il corpo per creare una specie di anticipazione della morte. Il processo può essere spiegato come una lenta e faticosa alchimia interna che trova la sua applicazione in una sorta di energia distruttiva che colpisce e deforma tutta l articolazione della mente, invade cioè tutte e quattro le funzioni psichiche di base (emozioni, affetti, intuizioni e cognizioni). Nella malattia psicosomatica troviamo una possibilità concreta di smarrirsi, di perdere cioè quelle forze psichiche, animiche e volitive, che inducono una coesione psico-mentale. Osserviamo dunque: a) una prevaricazione delle risposte emotive che, non controllate o modulate dagli affetti, invadono e condizionano tutto il funzionamento psico-mentale. L esperienza clinica dimostra come sia l iper-reattività emotiva a indurre, nei bambini affetti da sindrome dell X-fragile una perdita delle capacità psicomentali sino a determinare un quadro di deficienza mentale grave. Anche nei casi di Malattia di Alzheimer si è potuto evidenziare una incontinenza emotiva come primo segno della malattia, devastante per tutta l organizzazione psicoaffettiva e psico-cognitiva; b) una disorganizzazione del sistema affettivo è sempre presente nelle sindromi psicosomatiche. Si evidenzia facilmente una perdita del senso di Sé e della auto-stima che portano ad una diminuzione delle spinte volitive e ad un senso di inesorabilità della perdita e della pauperizzazione delle potenzialità vitali e dell iniziativa ; c) è spesso evidenziabile anche un declino cognitivo che si evidenzia come blocco delle funzioni mentali che accompagna d) una perdita dell immaginario e della creatività che sono per lo più legati ad un senso profondo di inesorabilità della malattia e dell impossibilità di invertire le sorti di un destino segnato. L insieme di questo quadro psico-patologico porta il soggetto a non trovare più valore nel senso della vita ed un sempre più forte senso di perdita delle aspettative. Il distacco e l abbandono portano ad un oblio del Sé e ad arrivare ad un sedere nella poltrona dell oblio e dell inanità. L esperienza clinica dimostra una sorta di lotta contro il proprio corpo che dilaga in un atteggiamento contro il proprio Sé che conduce all isolamento ed alla rinuncia che si rappresenta tragicamente come essere sepolti in una carcassa inutile che stimola la tendenza ad abbandonarla, che diventa la finalità ultima dell Ego.
Per sostenere con maggiore chiarezza queste osservazioni diventa importante considerare alcuni casi clinici paradigmatici. 1) Il caso di Ernesto si intreccia con quello di Ernesta (la moglie). Quando Ernesto scopre di essere portatore di un ca. prostatico, trasforma il suo senso di vita come dono da offrire senza compromessi alla moglie. In pochi mesi però, Ernesta si ammala di una leucemia fulminante e muore. Ernesto sembra entrare in uno stato depressivo che però è solamente una accentuazione della sua rinuncia totale e rifiuta le terapie ed ogni supporto psicologico anche quando poche sedute di psicoterapia hanno permesso di chiarire come il suo atteggiamento psichico è sempre stato quello della rinuncia di fronte a profondi sentimenti abbandonici sostenuti dall idea di essere stato tradito dal suo datore di lavoro dopo essere stato un impiegato modello e devoto per più di trenta anni. 2) Lucy è una donna di quasi sessanta anni che da tempo si sente veramente male. Gli esami di laboratorio mettono in evidenza una leucemia. La notizia la mette in stato di angoscia e non riesce ad accettare quello che è per lei l inesorabilità della morte. Inizia una psicoterapia e la storia raccontata mette in evidenza la sua povertà animica che si lega ad una dedizione totale alla cura della madre malata sin da quando lei aveva solo cinque anni. Scopre di non avere mai amato il suo corpo e di non essere mai stata capace di sviluppare un proprio piacere erotico e neppure di scoprire il piacere dell orgasmo. Domina la sua vita una anedonia che le fa ricordare tutte le occasioni a cui ha rinunciato, soprattutto nel piano relazionale, degli affetti, del piacere di stare insieme. In questo quadro emerge una specie di inesorabilità che le impedisce di vedere il futuro con ottimismo e rinuncia alle terapie che ridurrebbero la sua tensione emotiva ed una paura di non farcela. 3) Marcello ha quasi sessant anni e dimostra i segni di un grave disturbo di personalità ossessivo-compulsivo. Ha sempre vissuto un senso di superiorità come reazione alle debolezze di un padre violento, anaffettivo e ubriacone. Si sposa con molto entusiasmo, ma le cose non vanno troppo bene perché lui non è mai disponibile a prendersi un giorno di libertà per fare qualcosa insieme. Marcello sviluppa una forma di disfunzione metabolica che viene riferita al suo bere troppo anche se lui nega una simile abitudine. Questo porta ad una frattura profonda con la moglie e lui preferisce rompere ogni rapporto piuttosto di continuare una terapia psicologica più volte iniziata. 4) Virginia viene ricoverata per un disturbo poco chiaro, ma che la debilita profondamente. Le viene fatta diagnosi di morbo di Addison ma lei non riesce a convincersi di seguire una terapia psicologica anche dopo aver scoperto di essere affetta da una sindrome da blocco psico-mentale originato sin dalla giovane età. Queste difficoltà possono essere riferite alla disarmonicità del suo oggetto genitoriale ( padre molto passivo, senza iniziative ed oppositivo) che ha agito da trauma cronico per le liti frequenti che si generavano in casa. Risulta importante segnalare che oggi la psicoterapia dimostra molte difficoltà e continui acting-out che hanno il significato di un blocco del processo evolutivo e della crescita psicologico-volitiva. 5) Il caso di Nicola è paradigmatico per la sua complessità. Si è evidenziata una personalità narcisista che si caratterizza per un forte auto-riferimento. Alla età di trentacinque anni c è la prima relazione sessuale che va a sostituire una
abitudine onanista che ha avuto anche momenti compulsivi. In giovane età aveva sperimentato una forte opposizione alle problematiche relazionali di una famiglia allargata, piena di tensioni e di reciproche opposizioni. Questa famiglia è sempre stata caratterizzata da una povertà affettiva che ha condizionato anche la famiglia stretta di Nicola, nella quale il padre si mostrava dipendente da un fratello di poco maggiore che, in pratica, era il pivot per ogni decisione e per ogni iniziativa. La sua crescita psichica è stata dominata da un senso di inefficienza cognitiva, riferita ad una debolezza e ad una sensazione di obnubilamento psichico ( riferito ad un disturbo biologico indeterminato) per il quale cominciò a usare delle supposte in forma quotidiana sino a raggiungere la quantità di tre al giorno. L auto-erotismo è arrivato a dominare tutta la vita di Nicola: - nelle relazioni intime è esibizionista e onanista, anche se, dice, si premura per il godere della partner); - non si adegua alle scelte dei componenti del suo gruppo, perché le loro scelte non mi soddisfano pienamente ; - non riesce a mantenere una conversazione, perché mai si tocca l argomento che preferisco ; - riconosce le sue difficoltà relazionali, ma sceglie lui i farmaci da prendere perché si è informato in internet sulle qualità e sugli effetti ; - si ritiene inferiore, ma è estremamente pretenzioso ponendomi sempre nel ruolo di giudice e di critico. Per ogni frustrazione trova qualche scusa che giustifichino gli insuccessi; - tende a mentire per non far sapere le sue intenzioni o le sue scelte che potrebbero dare fastidio; - in seguito a numerosi indagini strumentali per disturbi dolorosi e di deficit motorio, gli è stata diagnosticata una malattia neurologica di origine genetica, alla quale fa riferimento per ogni problema di stanchezza, di dolenza, di difficoltà o di svogliatezza. In sostanza, Nicola rifiuta sistematicamente di affrontare le problematiche psichiche relazionate con il suo disturbo di personalità e che, sempre più, dimostrano una deriva di somatizzazione. I casi clinici presentati ( seppur riferiti in forma succinta) impongono domande importanti alle quali la psicodinamica deve dare risposte utili per la psicosomatica e, in questo modo, trovare il cammino della comprensione che è conoscenza ontologica sui bisogni, sulla necessità di poter raggiungere il senso di Sé, il senso della propria esistenza e della propria esistenza vitale come integrazione tra corpo e mente. Dobbiamo chiederci: 1) perché una persona non riesce ad affrontare e superare le difficoltà che inducono una rinuncia al cambiamento. In tutti i casi presentati le problematiche psicomentale che, con il tempo, portano a indurre disturbi somatici nel senso della somatizzazione, hanno inizio nell età giovanile. Sembra di poter cogliere un nesso con un particolare rapporto intrafamiliare e con la coppia genitoriale e con l organizzazione delle funzioni psichiche primarie. 2) Si potrebbe vedere che le problematiche pre-edipiche inducono un disordine profondo che induce un trasferimento sul corpo.
3) Il corpo diventa il luogo dove si compie il dramma che viene consumato non sul palcoscenico relazionale, ma nell intimità della relazione con la propria organizzazione bio-fisica. 4) Si potrebbe anche sospettare che quando l elemento traumatico impedisce una fase di rispecchiamento ( che dovrebbe fungere da organizzatore psichico), impone al soggetto una somatizzazione che si tradurrà in una via obbligata di scarica per la tensione emotiva. Da queste considerazioni possiamo dedurre che appresa in forma automatica la via adattiva della somatizzazione, questa arriverà a produrre delle lesioni di organo ( organo bersaglio). Sono i casi che definiamo genuinamente psico-somatici che fanno riferimento a: asma bronchiale, ulcera gastro-duodenale, ipertensione, colite ulcerosa, colon irritabile, insufficienza epato-biliare, alopecia, infarto del miocardio e forse anche il cancro. Potremmo pensare che la nullificazione dell Ego induce una reazione sul corpo. Sarebbe come cercare di supplire la mancanza di costruzione psichica con una reazione di Sé basata sulle sensazioni corporee e, quindi, ogni processo psichico produce una impressione corporea. Questo però succede solo se prendono il predominio le reazioni emotive che, quindi, possono intervenire annullando la costituzione del sistema affettivo. Psicosomatico equivarrebbe dunque a predominio del corpo su un deserto affettivo. La differenza tra conversione isterica e somatizzazione starebbe in: a) la conversione è sostenuta da un eccesso di immaginario che, quindi, riporta costantemente a far emergere il conflitto psichico e a risolverlo mediante un linguaggio, un parlare del corpo che è il sintomo isterico oggi maggiormente espresso come masochismo, cioè come gettare sull altro la propria sofferenza ; b) la somatizzazione (fondamento della psicosomatica) è sostenuta da una mancanza di immaginario proprio perché il trauma precoce ( e persistente) che induce difficoltà di identificazione (pauperizzazione del Sé), lascia aperta la sola via verso le dinamiche corporali. Il conflitto incitato nel corpo si ripete ad ogni presentazione o riferimento dello stimolo e porta ad una cronicizzazione della scossa corporea che si traduce nella malattia psicosomatica. A. Avila vede nel processo di somatizzazione un blocco psichico che si traduce in due sintomi fondamentali: 1) la alessitimia : è un vocabolo greco che significa incapacità di esprimere con parole le proprie emozioni. Il temine (utilizzato per la prima volta in psicosomatica da Sitnecos nel 1973) porta con sé la concezione per la quale le emozioni non espresse simbolicamente possono derivare in un simbolismo somatico ( il linguaggio del corpo). A. Avila riconosce nell alessitimia un valore predisponente per la malattia psico-somatica, ma anche un valore prognostico nel senso che sarebbe un indice negativo per una disorganizzazione della attività simbolica soggettiva. 2) il pensiero operativo : in questo, Marty e M Uzan (1963) hanno individuato uno stile di pensiero concreto, restrittivo, povero di fantasia e di simbolismo, caratteristico di una Personalità Psicosomatica. Questo modello di pensiero
sarebbe equivalente ad un processo difensivo che aiuta il soggetto di fronte a possibili derive psicotiche. Queste osservazioni servono a sottolineare l importanza di affrontare le problematiche psicosomatiche che, nella loro espressività biologico-funzionale, rappresentano una difficoltà globale del soggetto che resta a rischio di complicazioni gravi nell ordine fisico, ma anche e soprattutto psichico. Commento e conclusioni Le osservazioni insite nel presente lavoro, sottolineano l aspetto globale della psicogenesi della somatizzazione, ma, nello stesso tempo, attraverso la casistica riportata, vuole sottolineare come le espressioni somatiche non possono essere riferite ad una particolare struttura di personalità. È impossibile riconoscere una specifica personalità psicosomatica ( che dovrebbe fare riferimento anche a specifici meccanismi di difesa, a particolari organizzazioni psico-mentali, processi cognitivi, motivi ed affettivi, ecc.ecc. Per altro lato, la somatizzazione si presenta in tutti i modelli di personalità (narcisista, ossessivo-compulsiva, isterico-masochista, ecc.) e, di conseguenza, risulta ancora da scrivere un quadro completo della psicopatologia delle risposte psicosomatiche. Dalle nostre osservazioni, possiamo comunque riferire che: 1) nei quadri clinici che chiamiamo psicosomatici (per indicare la centralità e nuclearità della somatizzazione) si può sempre evidenziare una problematica psichica che, nell ordine traumatico, ha origine precocemente tanto da influire negativamente su tutta l impalcatura evolutiva della mente; 2) la primitività della psicogenesi fa sempre riferimento a difficoltà nella relazione del bambino con il proprio oggetto-genitoriale che si evidenzia come distorto, dismorfico, complessivamente traumatico; 3) la deriva psichica porta ad alterazioni dello sviluppo psico-mentale, nell ordine psico-cognitivo ma, soprattutto, in quello psico-affettivo; 4) le difficoltà per uno sviluppo armonico inducono una debolezza nello sviluppo simbolico-immaginario che si traduce in difficoltà a esprimere le proprie dinamiche di disagio, tendenza ad auto-colpevolizzarsi e a bloccare quella scioltezza espressiva che sostiene lo sviluppo del senso di sé, della autostima e dell auto-soddisfazione; 5) la pauperizzazione affettiva libera, per così dire, la reattività emotiva automatico-istintiva, che prende il predominio, determinando un blocco delle funzioni cognitivo-immaginarie; 6) la reattività emotiva libera ( intesa anche come emotività libera, diffusa e persistente ) è attivata anche da stimoli poco significativi che inducono però processi coatti che diventano fondamentali per una azione eccessiva degli ormoni; 7) questa tensione organica, sostenuta da un eccesso delle catecolammine adrenergiche (adrenalina e nor-adrenalina), induce una disorganizzazione del controllo armonico delle funzionalità organiche che prendono una deriva disfunzionale ed anche patologica; 8) i sistemi psico-mentali, bloccati dalla invadenza emotiva, non sono più in grado di svolgere una azione armonizzante di un funzionamento globale ed integrato;
9) una tale disorganizzazione psichica risente della prevaricazione emotivosomatica che induce una fissazione egocentrico-onnipotente che si organizza su due fronti: a) una ipersignificazione somatica la sintomatologia somatica acquista un valore preminente; b) una ipervalorizzazione narcisistico-egocentrica diventa caratteristica personologica che supporta un senso di prevaricazione del soggettivo, un senso di bisogno autoerotici che minimizza il valore dell altro e della interrelazione, una pauperizzazione dell iniziativa che porta all accusa di non ricevere un giusto e sacrosanto diritto alla propria diversità; 10) il funzionamento regressivo dell organizzazione psico-affettiva porta al predominio degli elementi libidici centrati sull egocentrismo e l onnipotenza che può essere intesa come rifiuto delle dinamiche edipiche centrate sulla castrazione e sulla valorizzazione totemica dell altro ; 11) il quadro del funzionamento psico-mentale così costituito può essere inteso come perdita del senso comune, sostituito da un pseudorazionalismo sostenuto prevalentemente da dinamiche pulsionali ; 12) la pulsionalità, liberata dai limiti imposti dalla verità del senso comune, non concede al soggetto una tranquillità ed una sicurezza soggettiva ( che potremmo anche chiamare resilienza ), ma neppure una energia psichica capace di sostenere scelte di solidarietà e di sussidiarietà; 13) si evidenzia una tensione intima e profonda incontrollabile che porta ad una deriva psichica dominata dalla pulsione di morte. Il quadro psicodinamico che sottende alla malattia psico-somatica è paradossalmente ben descritto da René Daumal nella frase che ci ha lasciato un anno prima della morte per tubercolosi. In questa, è ben evidente il senso della morte inevitabile che accompagna la siderazione del desiderio, la pauperizzazione del senso di sé, dell auto-valorizzazione, il senso drammatico del sacrificio per poter essere amati, lo svuotamento affettivo della vita e del vivere che si traduce nell aspettare la morte come liberazione di fronte ad una tensione interna, vorace e distruttiva, che si presenta inevitabile come il destino e svalorizzante nei confronti di ogni tentativo timologico per creare un senso esistenziale ed ontologico che porti a superare un semplice e mortificante vivere biologicamente.