Le violazioni del diritto internazionale umanitario e i tentativi di giustizia transizionale nell Iraq di ieri e di oggi

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The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence Paper Difesa e Sicurezza Le violazioni del diritto internazionale umanitario e i tentativi di giustizia transizionale nell Iraq di ieri e di oggi Lucrezia Aresi Roma, Gennaio 2017

INDICE Diritto internazionale umanitario e giustizia transizionale Violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nella guerra in Iraq I tentativi di giustizia transizionale nell Iraq di ieri La ricostruzione fallita delle infrastrutture dell Iraq di ieri L intervento umanitario a Mosul Le sfide future della giustizia transizionale in Iraq

Le violazioni del diritto internazionale umanitario e i tentativi di giustizia transizionale nell Iraq di ieri e di oggi Lucrezia Aresi Diritto internazionale umanitario e giustizia transizionale A partire dalla seconda metà del secolo scorso, emersero sempre più frequentemente due concetti chiave, rispettivamente nel campo del diritto bellico e di quello postbellico: diritto internazionale umanitario e giustizia transizionale. Il diritto internazionale umanitario è l'insieme delle norme di diritto internazionale pubblico che pongono limiti all impiego di mezzi e metodi di combattimento, e che riguardano la protezione delle vittime di guerra o vittime dei conflitti armati, ossia di ogni persona estranea ai combattimenti o che ha cessato di prendere parte alle ostilità. Rientrano in questa categoria la popolazione civile, i feriti, i naufraghi, gli ammalati, i caduti ed i prigionieri di guerra. Nel corso del tempo, il concetto di vittima è stato esteso anche ai beni culturali e all ambiente. La base fondamentale del diritto umanitario è costituita dalla prima Convenzione di Ginevra per il miglioramento delle condizioni dei militari feriti in guerra del 22 agosto 1864 e dalle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949; i due Protocolli aggiuntivi dell'aja del 1977 ed il Protocollo del 2005 hanno dato ulteriore impulso alla materia 1. Con l espressione giustizia transizionale, si intendono quell insieme di strumenti giudiziali e misure stragiudiziali finalizzati alla riparazione delle conseguenze di violazioni di diritti umani su larga scala, in seguito a conflitti e/o guerre civili. Gli obiettivi della giustizia transizionale vanno oltre il processo e la punizione dei colpevoli di massacri, comprendendo riforme istituzionali, verifiche accurate, risarcimento alle vittime e ricerca della verità. Si tratta di un processo articolato, che mira a ristabilire la coesione sociale e a costruire un futuro più pacifico e stabile, attraverso l instaurazione o la restaurazione di un sistema di governo democratico. Esiste una stretta correlazione tra il modo in cui le parti agiscono durante un conflitto armato (rispettando oppure violando le norme di diritto internazionale umanitario) e la possibilità o meno di raggiungere una riconciliazione duratura e di ricreare uno stato di diritto una volta cessate le ostilità. In particolare, la relazione tra diritto internazionale umanitario e giustizia transizionale può essere presa in considerazione in due momenti distinti. Durante il periodo che precede lo scoppio del conflitto, entra in gioco il ruolo 1 Per approfondimenti, è possibile consultare Convenzioni e Protocolli sul sito internet del Comitato Internazionale della Croce Rossa, www.icrc.org The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence 4

preventivo del diritto umanitario internazionale: lo stato ha l obbligo di garantire l applicazione a livello nazionale di questo diritto, il quale contribuisce a prevenire serie violazioni delle sue disposizioni durante lo scontro armato, rendendo il processo di transizione post-bellico più facilmente attuabile. Dopo la fine del conflitto, durante la fase transitoria, l attenzione è focalizzata sulle misure punitive previste dal diritto internazionale umanitario, il quale stabilisce l obbligo di reprimere tutte le violazioni del diritto stesso e di ricercare e processare coloro i quali hanno commesso gravi infrazioni del diritto nei conflitti armati internazionali. L esecuzione corretta e puntuale di queste procedure è indispensabile per dare un impulso positivo alla ricostruzione di un paese. Violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nella guerra in Iraq La guerra in Iraq, iniziata il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti, terminò ufficialmente il 15 dicembre 2011, con il passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene da parte dell'esercito americano. Dopo la fine del conflitto, il paese cominciò a subire le ripercussioni della guerra civile in Siria e le conseguenze della creazione dello Stato islamico dell Iraq e del Levante (ISIS), fondato da Abū Bakr al-baghdādī che, nel corso del 2014, assunse il controllo della città di Falluja, di parte della provincia irachena di al-anbar e delle città di Tikrit e Mosul, spingendosi fino al Kurdistan. I costi umani di questa guerra, per quanto riguarda le perdite irachene, sono estremamente incerti, soprattutto nel momento in cui si cercano di separare le vittime civili dai combattenti 2. Sono invece certe le continue gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, compiute dalla coalizione internazionale, dalle forze di sicurezza irachene e dallo Stato Islamico. In un report del 2003, il Consiglio per i Diritti Umani della Nazioni Unite ha sostenuto che durante gli attacchi statunitensi a Falluja nell aprile e novembre 2004 sono stati commessi crimini di guerra, attacchi diretti contro la popolazione civile, uso di armi al fosforo bianco e divieto di accesso agli ospedali per i cittadini 3. L uso di armi tossiche in aree civili urbane, senza alcuna misura protettiva finalizzata a minimizzare il danno per la popolazione, ha causato un numero significativo di morti tra i civili e un impatto critico sulla salute umana dopo la guerra 4. In particolare, il rilascio di materiali tossici nell ambiente ha portato negli anni seguenti ad un altissimo tasso di nascituri con malformazioni e ad un aumento esponenziale dei casi di tumore. Inoltre, le forze armate statunitensi si sono rese colpevoli di trattamento inumano verso i detenuti iracheni, commettendo su questi atti umilianti, abusi fisici e torture. In un rapporto pubblicato nel 2005 dalla Missione delle Nazioni Unite di Assistenza in Iraq e dall Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, sono state 2 Per informazioni, consultare i siti internet Icasualties, Iraq body count e il sito della rivista medica The Lancet 3 UN Human Rights Council, Iraq: Grave Human Rights Violations during the War and Occupation in Iraq, 25 febbraio 2013 4 Human Rights Watch, U.S. Using Cluster Munitions In Iraq, 1 aprile 2003 The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence 5

denunciate le violazioni commesse dalle forze di sicurezza irachene e dallo Stato Islamico 5. Le prime avrebbero condotto alcune operazioni militari dirette verso civili ed infrastrutture ed altre operazioni senza adottare alcuna precauzione per proteggere la popolazione e i servizi pubblici. Inoltre, sarebbero colpevoli di restrizioni alla libertà di movimento verso aree sicure, abusi contro i civili, attacchi a comunità etniche e religiose, atti di violenza sessuale, sequestri e distruzione di proprietà private. Nelle zone sotto il controllo dello Stato Islamico, tra le violazioni rientrano rapimenti, torture, massacri di civili, violenza di genere e atti di violenza sessuale, attacchi a comunità e leader religiosi, forze di polizia e membri delle forze di sicurezza irachene, danneggiamento delle infrastrutture e reclutamento forzato e sfruttamento di minori. I tentativi di giustizia transizionale nell Iraq di ieri L Iraq, che sta vivendo un periodo di violenza, instabilità politica e settarismo, si trova ancora oggi a fare i conti con un eredità di gravi violazioni di diritti umani perpetrate dal precedente regime. Il partito Baʿth, di cui Saddam Hussein era leader, ha governato in modo violento per oltre 35 anni; torture, esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate erano all ordine del giorno e si contano all incirca 300.000 persone scomparse. Il governo di Hussein fu inoltre caratterizzato da campagne violente contro le comunità etniche e religiose irachene. La brutalità del regime, l eredità di un conflitto ripetuto e la continuità di violenza e abusi crearono una struttura estremamente complicata per i praticanti della giustizia transizionale. Dall invasione statunitense dell Iraq nel 2003, sono stati portati avanti diversi tentativi per stabilire delle responsabilità per i crimini passati, ma le iniziative di giustizia transizionale hanno sofferto a causa di una pianificazione ed implementazione inadeguate, di sfide alla credibilità, di mancanza di consultazione pubblica e di obiettivi contradditori. Le azioni penali contro Saddam Hussein e i membri più stretti del suo regime hanno fornito un opportunità per la giustizia, ma il processo è stato guastato da serie pecche. Sebbene l Iraq abbia ricevuto molte consultazioni e raccomandazioni dalle istituzioni internazionali, come il Centro Internazionale per la Giustizia Transizionale, non c è stata alcuna consultazione formale con le vittime e non si sono riusciti a raggiungere gli standard internazionali di un giusto processo 6. La politica di smantellamento del partito Ba th divenne aspramente controversa, con un impatto sociale e politico su vasta scala: membri del partito vennero rimossi dai loro incarichi governativi e venne negata loro l opportunità di assumere in futuro cariche pubbliche, con scarso riguardo verso un giusto processo e le conseguenze amministrative, politiche e di sicurezza che ne sarebbero derivate. Come effetto, numerose istituzioni statali divennero significativamente compromesse ed il processo venne percepito da molti iracheni come di matrice politica. 5 Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights, United Nations Assistance Mission for Iraq Human Rights Office, Report on the Protection of Civilians in the Armed Conflict in Iraq: 11 December 2014 30 April 2015, 13 luglio 2015 6 Per approfondimenti, consultare il sito internet del Centro Internazionale per la Giustizia Transizionale, www.ictj.org The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence 6

Inoltre, nell Iraq del dopoguerra, sopravvissero misure illegali ed arbitrarie che avevano segnato il precedente regime, creando di fatto un serio ostacolo alla giustizia transizionale: arresti di massa nelle località a maggioranza sunnita (persone detenute senza alcun processo, senza diritto di visita, e alcune rilasciate solo dietro il pagamento di grandi somme di denaro agli ufficiali attraverso le banche) e bombardamenti arbitrari da parte delle forze militari. Migliaia di famiglie irachene stanno ancora aspettando risarcimenti per le violazioni subite 7. La giustizia transizionale in Iraq non è stata considerata come un processo di passaggio da una dittatura ad un sistema democratico giusto ma, focalizzata solo su processi e punizioni, ha dimenticato altri aspetti basici, lasciando la porta aperta ad ulteriori crimini commessi in nome della giustizia. La responsabilità per gravi violazioni di diritti umani continua ad avere ripercussioni nella politica attuale e solo una legittima resa dei conti con il passato potrà stabilire un futuro stato iracheno, dove lo stato di diritto e i diritti umani siano rispettati. La ricostruzione fallita delle infrastrutture dell Iraq di ieri La ricostruzione dell Iraq è stata da molti paragonata, per ambizione e per quantità di fondi stanziati, al Piano Marshall per la ricostruzione dell'europa dopo la seconda guerra mondiale. I risultati, però, sono stati molto diversi. I tentativi di ricostruzione delle infrastrutture irachene cominciarono già nel 2003, attraverso sforzi internazionali congiunti, ma con un ruolo economico particolarmente forte da parte degli Stati Uniti. Gli obiettivi prefissi era molteplici: riforma economica, progetti internazionali per ricostruire gli impianti idrici e di fognatura, miglioramento della produzione elettrica, degli ospedali, delle scuole, delle abitazioni e del sistema dei trasporti. Al di là di alcuni successi iniziali, emersero però fin da subito i problemi: una mancanza di conoscenza approfondita del paese da parte della comunità internazionale che stava assistendo nella ricostruzione, un livello di sicurezza inadeguato, una corruzione pervasiva, fondi insufficienti, elargiti con ritardo e mal gestiti, ed una scarsa coordinazione tra le agenzie internazionali e le comunità locali. I diffusi attacchi ai siti in ricostruzione e ai lavoratori non fecero che peggiorare una situazione già compromessa dal principio. Nel 2005, si cominciò a parlare di reconstruction gap, per indicare la differenza tra ciò che era stato originariamente pianificato per la ricostruzione nei vari settori ed i risultati raggiunti fino a quel momento. L anno seguente, emersero le prime cifre ufficiali: solo il 36% dei progetti pianificati nel settore idrico sarebbero stati completati, così come solo il 70% nel settore elettrico, a causa di errori nella stima iniziale dei costi, mal gestione amministrativa, aumenti del costo dei materiali ed una riallocazione dei fondi da questi settori a quello della sicurezza 8. Anche per quanto riguarda il settore dell aiuto umanitario, i risultati non sono stati incoraggianti; secondo un report pubblicato nel maggio 2006 dal Programma Alimentare Mondiale e dal Fondo delle Nazioni Unite per l Infanzia, il 15% della 7 Mamouri Ali, Transitional justice fails in Iraq, al-monitor.com, 6 giugno 2014 8 Committee on Foreign Relations, Iraq Stabilization and Reconstruction, 8 febbraio 2006 The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence 7

popolazione irachena (poco più di 4 milioni di persone) soffriva di insicurezza alimentare, numero destinato a crescere di altri 8 milioni nel caso in cui il sistema di distribuzione pubblica non avesse fornito aiuti 9 ; in particolare, si evidenziò l alto tasso di malnutrizione tra i bambini dai 6 ai 12 anni. Nel 2008, il quotidiano americano New York Times, pubblicò un rapporto riservato, dal titolo Hard Lessons: The Iraq Reconstruction Experience, redatto dall Office of the Special Inspector General for Iraq Reconstruction, guidato dal 2004 al 2013 dall avvocato repubblicano Stuart Bowen Jr., e basato su oltre cinquecento interviste, ispezioni e indagine condotte dallo stesso Bowen in Iraq 10. Nel rapporto, veniva analizzata la ricostruzione irachena degli ultimi 5 anni, definita costosa ed infruttuosa. Nel marzo 2013, l Office of the Special Inspector General for Iraq Reconstruction pubblicò il report finale Learning from Iraq, che ribadiva quanto espresso precedentemente 11 ; l iniziativa umanitaria e gli sforzi per la ricostruzione dell Iraq, costati 60 bilioni di dollari, vennero definiti come la più grande operazione d aiuto ad un paese mai realizzata nella storia americana. Uno degli ostacoli più grandi fu il fatto che solo la metà di questi soldi venne investita per progetti di ricostruzione, mentre l altra metà per la sicurezza e per l addestramento della polizia irachena e dell esercito poiché, a causa dello scoppio della guerra civile tra il 2006 e il 2007, si richiese una strategia multilivello particolarmente complessa. Durante alcuni colloqui condotti da Bowen, emerse che gli Stati Uniti non avevano consultato la dirigenza irachena sui reali bisogni dell Iraq, perseguendo invece un programma elaborato senza una conoscenza approfondita della cultura, della politica e dell economia irachena, che prevedeva la costruzione di infrastrutture in zone particolarmente difficili, con i ritardi che poi ne sono derivati. Inoltre, personale governativo americano e diversi appaltatori, alcuni dei quali con precedenti denunce penali, sono stati riconosciuti colpevoli di aver commesso frodi in Iraq per quasi 300 milioni di dollari, a causa della mancanza di controlli nella zona. Per i motivi sopra elencanti, scopo del report finale Learning from Iraq non fu tanto quello di denunciare le manchevolezze commesse, bensì quello di fornire una lista di raccomandazioni puntuali per evitare di commettere tali errori in futuro. L intervento umanitario a Mosul Dal 17 ottobre 2016 è in corso un operazione condotta dalle forze irachene, dai Peshmerga curdi e da una coalizione internazionale per liberare Mosul, capitale del Califfato in Iraq e unica grande città di cui lo Stato Islamico manteneva totalmente il controllo. La resistenza da parte dei guerriglieri si è dimostrata ferocissima, violando apertamente le norme di diritto internazionale umanitario: uccisione di civili nei villaggi vicini a Mosul e di ex membri della polizia della città precedentemente fatti prigionieri, presa di ostaggi, rastrellamenti di intere famiglie utilizzate come scudi umani, profanazione e devastazione di chiese cristiane. Inoltre, lo Stato Islamico ha allestito trincee riempite di 9 Unicef, Food Insecurity in Iraq Persists: Children Suffer, Maggio 2006 10 È possibile leggere il rapporto completo sul sito online del New York Times 11 È possibile leggere il rapporto completo sul sito online del U.S. Government Publishing Office The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence 8

petrolio e disseminato la città di ordigni artigianali carichi di sostante chimiche nocive e di auto imbottite d esplosivo. Le forze di sicurezza irachene affermano di aver liberato più di 50 villaggi e di aver ripreso il controllo di altrettanti pozzi petroliferi, mentre continua il lavoro di disinnesco delle autobombe. Nel frattempo, cresce la preoccupazione per l aumento degli sfollati, che secondo l Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sarebbero più di 34.000. L operazione umanitaria in corso a Mosul è stata definita la più vasta e complessa del 2016 12. Nonostante il supporto di molte organizzazioni non governative, campi e strutture di accoglienza stanno raggiungendo il massimo delle loro capacità. L assistenza richiesta spazia da bisogni primari (acqua, cibo, rifugi d emergenza, assistenza medica) a cure più specializzate (supporto psicologico a donne vittime di violenza di genere e sessuale, a uomini ricercati, arrestati o reclutati, a famiglie separate e minori non accompagnati). Entro la fine dell anno, si stima che il numero di iracheni bisognosi di qualche forma di assistenza umanitaria saranno 12-13 milioni. Gli operatori umanitari stanno incontrando enormi ostacoli all operazione, che si sviluppa lungo diversi direttrici: supporto ai civili costretti ad attraversare le linee militari, trasporto di centinaia di famiglie per chilometri verso zone sicure, operazioni complesse in prossimità del confine con la Siria, supporto completo alle famiglie in centinaia dei campi, centri di transito e luoghi di accoglienza. Ognuna di queste direttrici richiede strutture coordinate con differenti strumenti civili, militari e di sicurezza. Sono richiesti centri operazionali separati e diverse modalità di trasporto e le procedure di risposta divergono a seconda del numero di servizi disponibili nel ricevere le comunità. I problemi di protezione variano considerevolmente a seconda delle forze militari e di sicurezza sul campo. L operazione a Mosul è pensata per svilupparsi in tre diverse fasi temporali: durante l attuale fase di emergenza, gli operatori umanitari si stanno concentrando sui bisogni più immediati di protezione e primo soccorso; ciò implica l identificazione di vie di fuga per la popolazione vulnerabile e stabilire come assicurare alle persone impossibilitate alla fuga di avere accesso all assistenza primaria, inclusi acqua e cibo. Nella seconda fase, gli operatori si concentreranno sulla fornitura di appropriati serviti di assistenza, in accordo con gli standard internazionali e, nell ultima fase, sull assicurare un efficiente ed effettivo sistema di consegna. I fondi richiesti per Mosul varieranno in base allo scopo, al tipo e alla durata della campagna militare. Gli operatori umanitari, lavorando a stretto contatto con le controparti governative, hanno ipotizzato diversi scenari, da un grado di distruzione ed evacuazione limitate per un periodo di tempo limitato ad una distruzione ed evacuazione di massa per un lungo periodo. Nel caso peggiore, si stima una richiesta di circa 1.8 bilioni di dollari. Dei fondi richiesti a gennaio 2016, solo il 40% di questi sono stati elargiti, portando alla chiusura di diversi programmi d assistenza. 12 United Nations Office for the Coordination of Humanitarian in collaboration with humanitarian partners in support of the Government of Iraq and the Kurdistan Regional Government Affairs, Mosul Flesh Appeal, 20 luglio 2016 The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence 9

Le sfide future della giustizia transizionale in Iraq Dopo trentacinque anni di regime dittatoriale, otto anni e mezzo di guerra e cinque anni di conflitto civile, l Iraq appare oggi un paese straziato. Mentre è in corso la lenta liberazione di Mosul, restano aperti molti interrogativi. La caduta del Califfato riaprirebbe il problema della successione politica del paese, amministrato dal 2005 da un Presidente della Repubblica curdo, un Primo Ministro scelto all interno della comunità sciita ed un Presidente del Parlamento sunnita; il pericolo concreto è il riaccendersi di scontri settari ed etnici, soprattutto di una rappresaglia sunnita, che metterebbe in crisi i già precari equilibri del paese. Altra variabile delicatissima è costituita dai curdi, che presto chiederanno di liquidare il credito accumulato combattendo contro lo Stato Islamico, e del rapporto conflittuale tra il Kurdistan e la Turchia. E ancora, la sorte dei combattenti dello Stato Islamico una volta liberata Mosul. Per evitare i tanti errori commessi in passato, le variabili da considerare durante il processo di giustizia transizionale saranno molteplici ed estremamente complesse. Oltre alle questioni chiave sopra citate, fondamentali per un processo di transizione positivo saranno gli sforzi dedicati a processare e punire i colpevoli dei massacri attraverso gli standard internazionale di un giusto processo. E ancora, una conoscenza approfondita del paese da parte della comunità internazionale che assisterà nella ricostruzione, garantire un livello di sicurezza adeguato, consultazioni con la dirigenza irachena circa i reali bisogni del paese, dialogo con le vittime, obiettivi chiari e concreti, risarcimenti per le violazioni subite, stanziamento puntuale di fondi adeguati all obiettivo e gestione trasparente di questi, attraverso controlli accurati sul territorio, una stretta coordinazione tra le agenzie internazionali e le comunità locali. Nel 2013, Bowen dichiarò: l Iraq è un paese pieno di sfide significative in questo momento, che richiede riconciliazione, consenso e l inclusione di un ampia varietà di gruppi che negli ultimi due anni si è teso ad escludere 13. Oggi più che mai questa riflessione resta valida e la scelta dei termini riconciliazione, consenso ed inclusione non sembra per nulla casuale. L applicazione pratica di questi concetti, tutti con valenza positiva, sembra essere l unica strada percorribile per ricreare uno stato di diritto, in grado di asssicurare la salvaguardia e il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali del suo popolo. 13 Londoño Ernesto, Report: Iraq reconstruction failed to result in lasting, positive changes, The Washington Post, 5 marzo 2013 The Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence 10