Si è partiti con il Piano regionale per le attività produttive, poi è stata creata la nuova rete che ora si strutturerà in maniera organica all'interno dei «Tecnopoli» Tecnopoli per rinnovare i distretti La strategia della Regione è di incentivare al massimo la ricerca creando una rete stabile di laboratori a sostegno del tessuto produttivo, valorizzando le caratteristiche delle singole province di Giorgio Costa Non lasciare che la propensione alla ricerca delle imprese venga frenata dalla crisi economica. Perché, se così fosse, al momento della ripresa il tessuto produttivo regionale non sarebbe in grado di reggere la sfida. Del resto, come dimostra il fatto che l'emilia-romagna perde export (-6,8 per cento nell'ultimo trimestre ma addirittura -22 per cento nel mese di gennaio 2009) ma non quote di mercato, si tratta di superare una crisi che è essenzialmente lega- ta alla scarsità della domanda e non certo alla bassa qualità della produzione nazionale. LABORATORI E IMPRESE La strategia della Regione, sostanzialmente condivisa dal mondo produttivo, è quella di incentivare al massimo la ricerca creando una rete stabile di laboratori a sostegno del tessuto produttivo, legando il più possibile i centri ai distretti produttivi. Così è nata l'idea dei «Tecnopoli» (in attuazione dell'attività 1.1 dell'asse 1 Ricerca industriale e trasferimento tecnologico del Por Fesr 2007-2013), un insieme di infrastrutture dedicate alla ricerca industriale, al trasferimento tecnologico e alla generazione di imprese di alta tecnologia. Di fatto si tratta di insediare nell'ambito di queste infrastrutture laboratori industriale e trasferimento tecnologico promossi da o con la partecipazione diretta di università ed enti, laboratori
Attraverso la collaborazione delle università e dei centri presenti in Emilia- Romagna, il progetto consentirà di realizzare programmi industriale e di trasferimento tecnologico LE SPECIALIZZAZIONI DEI TECNOPOLI Piacenza: robotica ed energia Parma: alimentare e farmaceutica Reggio Emilia: meccatronica ed edilizia sostenibile Modena: ingegneria meccanica, materiali avanzati, Ict per le imprese e medicina rigenerativa Ferrara: acqua e suolo, genetica e beni culturali Faenza: materiali avanzati Ravenna: nautica, energia e restauro Rimini: tecnologie per la moda e gestione dei rifiuti privati rivolti al mercato, incubatori di imprese di alta tecnologia e altri servizi legati alla finalità della ricerca industriale e dello sviluppo sperimentale. L'obiettivo è quello di realizzare programmi industriale, sviluppo sperimentale e trasferimento tecnologico attraverso i laboratori insediati nel tecnopolooaessoconnessi (anche prevedendo l'acquisizione e la collocazione di apparecchiature scientifiche accessibili a tutta la rete e alle imprese). ATTESA ELETTORALE Attualmente si sono concluse le manifestazioni di interesse da parte di enti locali e università ed è in corso un complesso lavoro di programmazione negoziata che porterà sostanzialmente alla nascita di un tecnopolo per provincia seguendo le vocazioni dell'area interessata. Secondo le proposte giunte, i laboratori della futura rete potrebbero essere 58, i ricercatori dedicati più di 1.400 con un investimento totale di 310 milioni di euro, di cui 120 da parte della Regione che pare intenzionata a chiudere entro l'estate la fase di negoziazione, con una inevitabile accelerazione dopo che saranno chiariti i livelli di governance con, ad esempio, l'elezione del nuovo rettore a Bologna e di molti vertici degli enti locali. Bologna, ma ne scriveremo dopo, intanto è già partita con quello che potremmo definire l'hub dei tecnopoli regionali. Leiniziativeeiprogrammisostenuti saranno rivolti a promuovere un significativo rafforzamento competitivo del sistema produttivo regionale attraverso: un più efficace svolgimento delle attività industriale, sviluppo sperimentale e trasferimento tecnologico verso le imprese; un più forte orientamento alla ricerca e all'innovazione dei settori e delle filiere di specializzazione della regione; l'organizzazione di una rete in grado di interessare la più ampia parte del sistema produttivo regionale, di impegnare risorse di conoscenza nelle discipline scientifiche trainanti dell'innovazione, di intercettare i flussi di innovazione su scala internazionale. In questa maniera i programmi industriale, sviluppo sperimentale e trasferimento tecnologico dei tecnopoli mettono in relazione sistemi di competenze tecnologiche con le principali filiere produttive e, insieme con i laboratori privati riconosciuti e operanti nella rete regionale, andranno a costituire le «piattaforme tec- La propensione alla ricerca delle imprese emiliane non deve essere frenata dalla recessione. Altrimenti, al momento della ripresa, il tessuto produttivo regionale non sarebbe in grado di reggere la sfida 32 OUTLOOK OUTLOOK 33
Il parere Stefani: «La ricerca è importante ma deve essere condivisa con le imprese» Segue la materia da 15 anni e «di partenze ne ho viste tante ma di arrivi assai pochi»: sarà la crisi che non molla la presa sul settore della ceramica, sarà un po' di sano realismo, sta di fatto che per Franco Stefani, titolare della System (gruppo di Fiorano modenese leader nell'automazione industriale) e componente della giunta di Confindustria Modena guarda al progetto dei tecnopoli, e in particolare all'ipotesi di un centro sulla ceramica, con molta prudenza. Ma anche con tanto interesse, perché è evidente che se la ceramica può avere un futuro sarà anche grazie agli usi innovativi, ai formati ora impensabili: alla ricerca, insomma, agli studi di nuovi materiali o applicazioni che possano allargare la gamma di utilizzo, specie ora che l'edilizia appare in una crisi difficilmente reversibile. Dottor Stefani, si aspetta molto dai tecnopoli che metterà in campo la Regione? «Se sono di supporto alla ricerca delle imprese, se faranno cose effettivamente utili per loro, ben vengano. Non bisogna, però, dimenticare che la fase di avvio normalmente è sostenuta dai finanziamenti, ma in seguito è necessario non dimenticarsi di queste strutture anche dal punto di vista economico». Soprattutto serve una ricerca vicino alle imprese. «Sì, in effetti del Centro ceramico con base a Bologna non abbiamo grande nostalgia. L'assistenza tecnologica, in tutto il mondo, si fa vicino alle imprese, non vicino ai centri burocratici del potere. In questo senso se un tecnopolo, o qualcosa di simile deve sorgere, io credo debba proprio essere a Sassuolo. Poi a Modena può servire sviluppare la ricerca nel settore biomedicale e credo che si possa fare un buon lavoro anche in quel settore». Franco Stefani, fondatore della System Attualmente c'è bisogno nel settore ceramico? «Come non mai. La crisi ha una tale dimensione e profondità che per sconfiggerla serve anche ricerca e innovazione. Si tratta di mettere in campo progetti a due, tre anni in grado di far svolgere alla ceramica anche applicazioni diverse da quelle attuali». In quali settori, ad esempio? «La ceramica è un materiale naturale dalle potenzialità enormi, sia come isolante sia come conduttore. Bisogna lavorarci sodo. Per esempio, noi abbiamo creato una lastra spessa solo tre millimetri con dimensioni di tre metri per uno, cosa impensabile solo qualche anno fa». Quanto conta la ricerca e quanto l'inventiva nel momento in cui si crea un prodotto o una applicazione nuova? «Io dico che per l'80 per cento di vuole lo "sbuzzo" e per il 20 per cento la ricerca. Insomma, il colpo di genio, la "trovata", restano di importanza fondamentale. Quindi la ricerca è importante ma deve essere una scelta condivisa con le imprese: farla così, perché si deve fare o perché qualcuno ci mette i soldi, non è una decisione vincente». Come sono i rapporti con l'università? «Oggi come oggi si limitano all'insegnamento di base. Quando c'è da fare ricerca chiedono a noi dove indirizzarsi. Io credo che potremmo ottenere di più, molto di più. Anche perché si tratta di non sprecare risorse in un momento in cui ce ne sono davvero poche». nologiche regionali» riferite ai diversi ambiti tematici. I tecnopoli, insieme ai laboratori privati, sono i luoghi in cui le diverse piattaforme andranno ad articolarsi materialmente sul territorio regionale. Il coordinamento e la governance della Rete saranno assicurate da una specifica Associazione dei tecnopoli e dei laboratori industriale che in essi o con essi operano, e che vedrà quindi la partecipazione, assieme alla Regione, di Aster, che già associa le università e gli enti operanti sul territorio regionale. «Di fatto», spiega l'assessore alle Attività produttive Duccio Campagnoli, «i laboratori si trasformeranno in imprese operanti sul mercato e, alla fine del processo di trasformazione, si sorreggeranno in quanto funzionali all'attività, sviluppo e innovazione delle aziende, visto che la loro operatività sarà strettamente legata a quella degli imprenditori, specialmente di piccole e medie società, che commissioneranno loro i lavori». INNOVAZIONE A TAPPE Si chiuderà così, con l'avvio dei tecnopoli, una serie di iniziative che hanno preso l'avvio con il Piano triennale per le attività produttive (2003-2005) e si sono poi implementate con la creazione di una nuova rete, che ora si strutturerà in maniera organica all'interno dei tecnopoli. Nella prima fase, il piano triennale 2003-2005 ha consentito la messa in campo di 529 progetti, 57 strutture dedicate alla ricerca industriale per una spesa di 367,5 milioni e un contributo regionale pari a 156,6 milioni. Progetti che hanno messo al lavoro 900 ricercatori e un complesso sistema di laboratori interni ed esterni alle imprese. È stata un iniezione di vitalità al mondo produttivo che ora Nascono le «piattaforme tecnologiche regionali» che riuniscono le filiere produttive e i laboratori pubblici e privati 34 OUTLOOK OUTLOOK 35
LE TAPPE PIANO TRIENNALE PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE (2003-2005) 529 progetti 57 strutture dedicate alla ricerca industriale 900 ricercatori 367,5 milioni di euro 156,6 milioni di contributo regionale RETE PER L ALTA TECNOLOGIA 27 laboratori e trasferimento tecnologico 42,2 milioni di euro il valore dei progetti 20,5 milioni di euro il finanziamento regionale 24 centri per l innovazione 17,4 milioni di euro il valore dei progetti 8,7 milioni di euro il finanziamento regionale 177 gruppi di università ed enti partecipanti ai laboratori 110 imprese direttamente partecipanti ai laboratori e ai centri 234 imprese sponsor o interessate 128 altri organismi sponsor o interessati LA RETE FUTURA 58 laboratori oltre 1.400 ricercatori di cui nuovi 610 310 milioni di euro di investimento di cui 120 da parte della Regione andrà valutata nei suoi effetti concreti che, comunque, sono già sintetizzabili in un incremento del 10 per cento degli addetti alla ricerca (che erano 8.900 prima dell'intervento regionale) e in una crescita del 27 per cento degli investimenti privati in ricerca (235 milioni che si vanno a sommare agli 855 calcolati dall'istat). Nella seconda fase si è inteso cambiare il volto della rete dei laboratori ad alta tecnologia dell'emilia- Romagna, nata nel 2004 (da una prima aggregazione di laboratori universitari, Cnr ed Enea) e poi fortemente implementata completando la trasformazione dei laboratori in imprese. Per questo è stata favorita, innanzitutto, un'ulteriore aggregazione che ha portato alla formazione di 14 laboratori che assumeranno 402 nuovi ricercatori a tempo pieno, cui si aggiungeranno i 676 già strutturati (assunti dalle università), che si dedicheranno all'attività industriale dei laboratori (in totale 1.078 ricercatori). I risultati del primo programma regionale 2004-2007, che ha fatto nascere 27 progetti di laboratori e 24 centri per l'innovazione, dimostrano come l'incontro tra scienza e imprese sia davvero partito. Laboratori e centri hanno prodotto finora 115 nuovi prototipi innovativi, 20 brevetti, oltre 500 studi e ricerche per nuovi prodotti o nuovi metodi e protocolli di lavorazione, e 239 contratti di collaborazione con imprese. All'investimento della Regione per 28 milioni di euro ha corrisposto e si è aggiunta la partecipazione dei laboratori a 267 progetti (77 europei) per un'attività di 20 milioni di euro e un'attività commerciale con le imprese per nove milioni. Con il secondo programma messo a punto dalla Regione con il supporto di Aster, i laboratori evolvono ancora integrandosi tra loro (da 27 diventano 14) per sviluppare una «massa critica» e un'offerta che risponda ancora di più alle domande di innovazione delle principali filiere del sistema produttivo regionale, cui contemporaneamente si rivolgono i programmi di sostegno ai progetti per l'innovazione delle imprese promossi anch'essi dalla Regione. Per l'alta tecnologia meccanica opereranno sei grandi laboratori: con centro a Bologna Aertech (Unibo) per l'automazione industriale, Matmec (Unibo, Enea, Cnr e Università di Parma) e Isml-Cermet per i nuovi materiali, Prominer (presso il Cnr) per micro e nano tecnologie; e poi Intermech, (Università di Modena e Reggio Emilia insieme a Ferrara) per la meccatronica; Musp (a Piacenza, promosso dal Politecnico di Milano) per le tecnologie delle macchine utensili. Per le tecnologie energetiche e ambientali opereranno Enviren, con centro ancora al Cnr, Lisea promosso da Enea, e Cisa; I laboratori dei tecnopoli diventeranno imprese. Saranno società operanti sul mercato a disposizione delle aziende, specie le piccole e medie, per sostenerle nell attività e innovazione 36 OUTLOOK OUTLOOK 37
Finora i laboratori e i centri regionali hanno prodotto 115 nuovi prototipi, 20 brevetti e 500 studi innovativi per le costruzioni il Centro Ceramico che opererà in stretta collaborazione con le imprese dell'industria ceramica, Larco Icos (tecnologie per l'edilizia) e Nerea (a Ravenna per le tecnologie del restauro); Biopharmanet è il nuovo grande laboratorio regionale che si costituisce con la partecipazione dei ricercatori delle Università di Ferrara, Bologna, Parma e Modena per le biotecnologie e la farmaceutica; Siteia e Citimap con i ricercatori e le esperienze di Parma, Bologna, Reggio Emilia e Piacenza sarà il laboratorio per il settore agroalimentare; Lasim, insieme ad Arces (ancora Università di Bologna) opererà nel campo della telematica. E poi ci sono i centri per l'innovazione Democenter (Università di Modena e Reggio Emilia), Citi (Università di Bologna), Cna Innovazione, il Design Center e il Centro per la multimedialità a Bologna. Nei laboratori e centri della Rete lavorano già e continueranno a lavorare 402 giovani ricercatori insieme a 600 docenti e ricercatori già presenti nelle università e negli enti, mentre nei centri per l'innovazione opereranno 140 unità. Aster opererà per il coordinamento della Rete dando vita all'associazione dei laboratori accreditati dalla Regione e per promuovere quindi in modo unitario il rapporto con le imprese. La Regione ha investito in questo secondo programma 15 milioni di euro per l'attività 2008-2009, e guarda già al prossimo obiettivo per consolidare e sviluppare ulteriormente la Rete per l'alta Tecnologia in Emilia- Romagna, che sarà rappresentato dalla nascita dei tecnopoli, cioè delle nuove aree che ospiteranno nelle diverse città i laboratori con ulteriori investimenti per le strutture scientifiche utilizzabili anche dalle imprese e un programma di attività dei ricercatori 2009-2013. La Regione ha investito finora nei laboratori 43 milioni di euro; nei prossimi anni, fino al 2013, verranno assegnati 100 milioni per i tecnopoli. DENTRO I TECNOPOLI I tecnopoli per la competitività sono infrastrutture dedicate a ospitare e organizzare attività, servizi e strutture per la ricerca industriale, lo sviluppo sperimentale e il trasferimento tecnologico, promosse dalla Regione con le università, gli enti e gli enti locali. Attualmente sta per chiudersi la fase propositiva e le proposte presentate fino ad ora tendono a creare una rete che va da Piacenza a Rimini con le seguenti caratteristiche: a Piacenza ci si occuperà di robotica ed energia; a Parma di alimentare e farmaceutica; a Reggio di meccatronica ed edilizia sostenibile; a Modena di ingegneria meccanica, materiali avanzati, Ict Gli interventi promossi dalla Regione sono stati un iniezione di vitalità per il mondo produttivo: è cresciuto del 10 per cento il numero degli addetti alla ricerca e del 27 per cento la quota degli investimenti privati in ricerca OUTLOOK 39
L Università Nuove chance per Modena Aldo Tomasi, rettore dell Ateneo di Modena e Reggio Emilia L Università di Modena e Reggio Emilia entrerà a pieno titolo nella partita dei Tecnopoli. E, in ballo, c è una cifra vicina ai 20 milioni di finanziamento oltre alla possibilità di attivare nuovi laboratori e strutture a Modena e a Reggio Emilia. «È stato un lavoro lungo», spiega il rettore Aldo Tomasi, «che abbiamo condotto grazie a una buona collaborazione con gli enti locali, Comune e Provincia di Modena in testa. Sarà un operazione molto importante per la città che avrà la possibilità di avviare nuove strutture o di riattivarne di ferme». In quali settori opereranno i futuri centri? «Si è tenuto delle specializzazioni territoriali, e così Modena concentrerà il suo interesse sul temi del biomedicale e dell energia mentre Reggio Emilia lavorerà soprattutto sulla meccatronica». Con quali tempi i progetti andranno in porto? «Credo si possa dire che ormai è tutto pronto e manca davvero poco alla firma del contratto, che a questo punto avverrà dopo il rinnovo delle cariche istituzionali a seguito delle elezioni. Poi, i primi finanziamenti arriveranno verso la fine del 2009 o l inizio del 2010 ma quel che conta era trovare una buona intesa e lo abbiamo fatto». E sul fronte della ceramica? «Il polo della ceramica è stato scorporato e sta andando avanti su un suo percorso che avrà tempi un poco più lunghi. Quel che è certo è che la ricerca sulla ceramica si concentrerà tutta a Sassuolo, e mi pare un risultato interessante e in linea con le esigenze manifestate dal settore stesso». Di fatto che cosa succederà nel sistema di ricerca modenese? «Succederà che si avvieranno nuovi laboratori ma se ne attiveranno anche altri accantonati. In particolare ci sono progetti a breve nei settori della ricerca biotecnologica». Il primo tecnopolo nascerà a Bologna e troverà sede nell ex Manifattura tabacchi, con un progetto di riconversione industriale tra i più importanti degli ultimi decenni per le imprese e medicina rigenerativa; a Ferrara di acqua e suolo, genetica e beni culturali; a Faenza di materiali avanzati; a Ravenna di nautica, energia e restauro; a Rimini di tecnologie per la moda e gestione dei rifiuti. Per quel che riguarda Bologna, la prima a partire, Tecnobo (così si chiamerà il tecnopolo bolognese) «sarà», spiega Campagnoli, «il centro più grande della Rete per l'alta Tecnologia che la Regione Emilia-Romagna è impegnata a realizzare come primo obiettivo del Programma per lo sviluppo economico regionale 2008-2013, già concordato con l'unione Europea e avviato dall'ottobre scorso». E a Bologna, ha ricordato ancora Campagnoli, il tecnopolo realizzerà un altro risultato esemplare: la riuscita di un progetto di riconversione industriale per affrontare una dismissione produttiva come quella della Manifattura tabacchi promosso con l'accordo raggiunto tra istituzioni (Regione, Comune e Provincia) la Bat e le organizzazioni sindacali per individuare una nuova soluzione di occupazione e di sviluppo. Così, al posto della produzione di sigarette sorgerà un grande polo di strutture per la ricerca industriale. Il primo a concludere un accordo con la Regione per la sua partecipazione al tecnopolo è stato l'istituto Rizzoli, che prevede l'insediamento di sei suoi laboratori dedicati alle applicazioni delle scienze della vita come la medicina rigenerativa per i tessuti ossei, bioinformatica e materiali protesici; l'università di Bologna ha previsto l'insediamento di sei centri interdipar- 40 OUTLOOK
L approfondimento timentali creati ex novo per la ricerca industriale nei campi dell automazione, delle tecnologie energetiche, dei nuovi materiali e di nuovo scienze della vita. Al tecnopolo si trasferirà anche il Parco dell'università per ospitare nuove imprese che nascono da attività, gestito ora al Caab dal Consorzio AlmaCube. Enea con una delibera del consiglio di amministrazione ha formalizzato l'avvio del confronto per la realizzazione della sua nuova sede bolognese al tecnopolo. Anche Unindustria Bologna ha presentato un progetto per la partecipazione al tecnopolo con l'insediamento e lo sviluppo del centro di trasferimento tecnologico T3Lab già creato con l'università e con il sostegno della Regione; Collegio Costruttori e Legacoop progettano la realizzazione di un centro dedicato alle nuove tecnologie delle costruzioni. Al tecnopolo si collocheranno poi Aster, la società avviata dalla Regione con le università e gli enti di ricerca che ha il compito di regia e coordinamento della Rete dei centri regionali, e Lepida, la società per la rete telematica che assicurerà al tecnopolo anche la dotazione delle connessioni telematiche più avanzate. A Bologna, assieme all'insediamento alla Manifattura tabacchi, sarà realizzato con il Programma regionale anche un «tecnopolo 2» con nuovi capannoni nell'area Cnr al Navile dedicata alla realizzazione delle attività industriale Cnr verso micro e nano tecnologie e tecnologie per il controllo ambientale. Con i progetti presentati si può già stimare una presenza di quasi 1.000 ricercatori. E quindi si dovrà forse pensare a un ulteriore sviluppo del tecnopolo che segna un ulteriore vocazione di tutto il quadrante. Il tecnopolo di Bologna potrà e dovrà essere davvero una nuova fabbrica dell'innovazione, un grande centro di Bologna città dell'industria innovativa e della nuova Manifattura e anche un hub proiettato verso l'europa e il mondo di tutta la grande Rete tecnologica regionale.