Gestione acque di prima pioggia e di lavaggio da aree esterne Regione Emilia Romagna



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Gestione acque di prima pioggia e di lavaggio da aree esterne Regione Emilia Romagna Con la delibera 286 del 14 febbraio 2005 1 la regione Emilia Romagna disciplina le acque meteoriche e di dilavamento delle superfici impermeabili. La stessa è in attuazione delle deleghe previste dall'art. 39 del D.Lgs. 152/99, Testo unico sulla tutela delle acque. In base alla suddetta delega la regione ha il compito di: disciplinare le forme di controllo degli scarichi di queste acque, veicolate nei corpi idrici superficiali attraverso le reti fognarie (unitarie e separate), e contenenti sostanze pericolose per i corpi idrici ricettori; individuare i casi in cui queste acque possono essere sottoposte a particolari prescrizioni, compresa l'eventuale autorizzazione; individuare i casi in cui può essere richiesto che vengano convogliate e trattate in impianti di depurazione. Con le prescrizioni contenute in delibera vi è una previsione di diminuzione del carico inquinante del 25% entro il 2008 e del 50% entro il 2016 (percentuale maggiorata del 20% negli agglomerati a meno di 10 Km dalla linea di costa). La delibera regionale si pone anche l obiettivo di uniformare il comportamento delle province in materia di autorizzazioni, prescrizioni e controlli, anche se talvolta le differenze si giustificano per le diversità territoriali. DEFINIZIONE DELLE ACQUE METEORICHE Ai fini della disciplina in esame le acque sono suddivise in acque di prima e seconda pioggia: "Acque di prima pioggia": i primi 2,5-5 mm di acqua meteorica di dilavamento; per il calcolo delle relative portate si assume che tale valore si verifichi in un periodo di tempo di 15 minuti; Per la valutazione e quantificazione delle acque di prima pioggia si utilizzano i seguenti parametri tecnici: il volume di "acque di prima pioggia" da contenere e/o da assoggettare all'eventuale trattamento, di norma, è compreso nei valori di 25-50 m 3 per ettaro, da riferirsi alla parte di superficie che può contribuire in ogni punto di scarico a emettere acqua in fogna (ad esempio la superficie pavimentata soggetta a traffico veicolare). Il parametro più elevato di 50 m 3 per ettaro si applica, alle superfici comprese in aree a destinazione produttiva / commerciale. 1 Pubblicata sul BUR il 15/3/2005 41100 Modena - Via Malavolti, 5 tel. 059 418350/376 fax 059 418398 e-mail info@interpreta.it www.cnainterpreta.it cap. soc. 300.000 euro int. vers. cod. fisc. e p.iva 02430620365 reg. imp. di Modena 149789/97 REA 302324 Sede di Bruxelles B 1000 Bruxelles Rue du Commerce, 124 tel. +322 2307429 fax +322 2307219 e-mail bruxelles@cna.it Acque di prima pioggia - indicazioni Emilia Romagna.doc

"Acque di seconda pioggia": l'acqua meteorica di dilavamento derivante dalla superficie scolante servita dal sistema di drenaggio, avviata allo scarico nel corpo recettore in tempi successivi a quelli definiti per il calcolo delle acque di prima pioggia. La regolamentazione delle acque di prima e seconda pioggia, riguarda le superfici lastricate od impermeabilizzate, restano quindi escluse dal computo le superfici eventualmente coltivate. RETI FOGNARIE E RELATIVI SISTEMI DI GESTIONE I sistemi di gestione delle acque di prima pioggia sono differenziati anche in base alle condizioni delle reti fognarie che possono essere separate o unitarie. Rete fognaria di tipo separato La rete fognaria di tipo separato è costituita da due condotte distinte: rete bianca, a servizio delle sole acque meteoriche di dilavamento, eventualmente dotata di dispositivi di raccolta e separazione delle acque di prima pioggia rete nera, a servizio delle altre acque reflue unitamente alle eventuali acque di prima pioggia. Rete fognaria di tipo unitario La rete fognaria di tipo unitario è costituita da un unica condotta di collettamento, atta a convogliare sia le acque reflue sia le acque meteoriche. La rete fognaria unitaria può essere dotata dei seguenti dispositivi - vasche di raccolta e contenimento, dimensionate sulla base dei parametri tecnici di portata, (valutata, come già detto, in mc/ettaro). Queste vasche sono dotate di un sistema di alimentazione realizzato in modo da escluderle a riempimento avvenuto, per evitare la diluizione delle prime acque invasate; le acque di seconda pioggia eccedenti vengono sversate direttamente nei recapiti idrici. A fine pioggia le acque accumulate sono immesse in rete fognaria con modalità e tempi di svuotamento (48-72 ore successive all'ultima pioggia) tali da garantire una progressiva diluizione della rete e/o previo invio all'impianto di trattamento. - scolmatori o scaricatori di piena, ossia dei dispositivi in grado di deviare, durante la pioggia, verso i ricettori finali le portate d acqua piovana eccedenti le portate nere compatibili con l efficienza degli impianti di trattamento delle acque reflue; - sistemi di accumulo e trattamento delle acque di prima pioggia, ossia manufatti a tenuta adibiti sia alla raccolta ed al contenimento delle acque di prima pioggia, sia al trattamento delle stesse per consentirne lo scarico in corpo idrico superficiale o sul suolo. Questi sistemi sono di norma equipaggiati con dispositivi o apparecchiature per favorire l allontanamento dei solidi grossolani, la sedimentazione dei solidi sedimentabili e l eliminazione degli oli minerali (disoleatori). REGIME AUTORIZZATORIO La delibera introduce uno specifico sistema di autorizzazioni nei diversi casi: aree a destinazione produttiva o residenziale; insediamenti nuovi o esistenti con tempi di adeguamento; insediamenti sparsi e isolati; scarico in fognatura, in acque superficiali o nel suolo/sottosuolo; distanze dai corpi idrici ricettori e vulnerabilità degli stessi; ecc. OBBLIGHI A CARICO DEGLI ENTI GESTORI Molte disposizioni sono relative alla gestione delle acque provenienti dalle reti fognarie, scaricanti nel suolo o in acque superficiali, che quindi non sono di competenza delle imprese ma riguardano, in particolare, gli Enti Gestori. CRITERI DA ADOTTARE PER LE AREE ESTERNE AZIENDALI Acque di prima pioggia - indicazioni Emilia Romagna.doc - 2

INDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVITÀ SOGGETTE In linea generale le acque meteoriche e di dilavamento non sono considerate "scarico" ai sensi del D.lgs 152/99. Tuttavia qualora l'acqua meteorica vada a "lavare", anche in modo discontinuo, una determinata area scoperta, con superficie impermeabile, destinata ad attività commerciali o di produzione di beni nonché le relative pertinenze (piazzali, parcheggi ecc.) trasportando con sé i "residui", anche passivi, di tale attività, la stessa acqua perde la sua natura di acqua meteorica per caratterizzarsi come "acqua di scarico". In tal caso la stessa può essere assoggettata alla disciplina degli scarichi compresi l'eventuale regime autorizzativo, ed il convogliamento previo trattamento in impianti di depurazione. Queste prescrizioni ovviamente vengono introdotte se il dilavamento riguarda sostanze pericolose o pregiudicanti la qualità dei corpi idrici. Sulla base dell esperienza comune, i casi in cui il dilavamento delle superfici esterne da parte delle acque meteoriche può costituire un fattore di inquinamento, sono: a) inquinamento provocato dallo svolgimento delle fasi dell attività all'aperto, quali lo stoccaggio/accumulo o la movimentazione di materie prime, di scarti/rifiuti ovvero l'esecuzione di particolari lavorazioni che non possono essere svolte di norma in ambienti chiusi (ad esempio l'autodemolizione); b) presenza di sostanze pericolose derivanti dalle operazioni di spillamento, dagli sfiati e dalle condense di alcune installazioni o impianti che non possono essere raccolti puntualmente. c) acque inquinate che originano dal passaggio delle acque meteoriche su aree dedicate allo svolgimento di operazioni per loro natura tipicamente "sporcanti" ovvero su aree dedicate al deposito di materie prime o rifiuti. In presenza di queste situazioni la delibera prescrive il convogliamento ed eventuale trattamento. 2 Nella delibera sono elencate a titolo indicativo ma non esaustivo i seguenti settori: - Industria petrolifera; - Industrie /impianti chimici; - Impianti di produzione e trasformazione dei metalli (impianti di produzione di ghisa e acciaio/fonderie di metalli ferrosi); - Trattamento e rivestimento superficiale dei metalli; - Stazioni di distribuzione di carburante; - Depositi all'ingrosso di preparati/sostanze liquide e/o solide, anche pericolose; - Depositi di veicoli destinati alla rottamazione/attività di demolizione autoveicoli ai sensi del Dlgs 209/2003; - Depositi, centri di raccolta/stoccaggio/trasformazione di rifiuti. AREE ESTERNE DOTATE DI FOGNATURA PER LA RACCOLTA DELLE ACQUE DI DILAVAMENTO Recapito in rete fognaria unitaria Nel caso in cui le aree esterne siano dotate di proprie fognature di raccolta delle acque meteoriche di dilavamento o di lavaggio con recapito nella rete fognaria unitaria esterna agli insediamenti, valgono le norme e le prescrizioni regolamentari stabilite dal soggetto gestore titolare del servizio. Criteri di indirizzo per l ente gestore: garantire il convogliamento delle acque di prima pioggia nella rete fognaria unitaria; prescrivere se necessario l adozione di vasche di prima pioggia; prevedere eventualmente il recapito delle acque di seconda pioggia in corpi superficiali se presenti, al fine di evitare il sovraccarico idraulico della rete fognaria. 2 Art 39 co. 3; D.lgs. 152/99 Acque di prima pioggia - indicazioni Emilia Romagna.doc - 3

Recapito in rete fognaria separata Se le aree esterne sono dotate di proprie fognature di raccolta delle acque meteoriche di dilavamento e di lavaggio, con recapito nella rete bianca esterna all insediamento, le acque di prima pioggia dovranno essere convogliate in ogni caso nella fognatura nera aziendale, immediatamente o nelle 48-72 ore successive all evento piovoso, previo accumulo nelle vasche di prima pioggia. Le acque di seconda pioggia invece vanno scaricate direttamente nella rete bianca. Recapito in corpo idrico superficiale o sul suolo Per lo scarico in corpo idrico superficiale o sul suolo sono previsti adempimenti differenziati, sia in termini di realizzazioni strutturali sia in termini di autorizzazioni, a seconda che il dilavamento si esaurisca nei 15-20 minuti stimati per le acque di prima pioggia (es. presenza di bacini di contenimento, coperture, ecc.) oppure che si protragga per tutto l arco di tempo in cui si verifica l evento piovoso. In quest ultimo caso rientrano ad esempio le lavorazioni che non possono essere svolte normalmente in ambienti chiusi o per le quali non è fattibile realizzare interventi di protezione dalle acque di pioggia ovvero le operazioni per loro natura tipicamente "sporcanti" come nel caso degli autodemolitori. AREE ESTERNE SPROVVISTE DI FOGNATURA DI RACCOLTA DELLE ACQUE METEORICHE L assenza di fognatura di raccolta delle acque meteoriche è la situazione normale per gli insediamenti esistenti. In questa fattispecie si riscontra una superficie impermeabile scoperta non dotata di condotte di raccolta delle acque meteoriche o di lavaggio, nella quale vi è il rischio di dilavamento di sostanze pericolose legato a fasi di lavorazioni, accumulo, movimentazione, deposito/stoccaggio di materie prime, prodotti o scarti/rifiuti. Gli elementi di valutazione dovranno tenere conto sia dell attività svolta e della destinazione d uso delle aree esterne, sia della sussistenza di un pericolo per l ambiente determinato dalla dispersione incontrollata di tali acque nelle aree circostanti, attraverso infiltrazione/percolazione nel terreno o lisciviazione attraverso reti di scolo o corsi d acqua. Verificata l esistenza dei presupposti suddetti, l'autorità competente dispone i provvedimenti del caso, seguendo i seguenti criteri di indirizzo: - realizzazione di fognature per la raccolta delle acque meteoriche di dilavamento ed installazione di dispositivi per il convogliamento delle acque di prima pioggia e di lavaggio nella fognatura aziendale delle acque reflue, privilegiando la realizzazione di "sistemi frazionati" a servizio delle aree strettamente connesse alle lavorazioni pericolose; - prescrizioni di misure per prevenire il dilavamento delle superfici esterne in cui vengono eseguite le attività responsabili del rilascio delle sostanze pericolose (bacini di contenimento, coperture, ecc.); - adozione di sistemi di raccolta e trattamento dedicato delle acque di prima pioggia e di lavaggio, finalizzato allo scarico in corpo idrico superficiale o sul suolo, se possibile convogliandole all impianto di depurazione delle acque reflue industriali dello stesso insediamento, altrimenti se questo è impossibile adottando sistemi adeguati di trattamento, dimensionati in relazione ai volumi da smaltire. TEMPI / MODALITÀ / CRITERI DI ATTUAZIONE Nuovi insediamenti I nuovi stabilimenti/insediamenti con destinazione commerciale o di produzione di beni sono adeguati a quanto previsto dal presente provvedimento sin dalla loro attivazione. Tale disposizione Acque di prima pioggia - indicazioni Emilia Romagna.doc - 4

si applica anche agli insediamenti/stabilimenti esistenti soggetti a diversa destinazione ovvero a trasferimento, ristrutturazione o ampliamento per i quali ai sensi del decreto sia certificata la classificazione di nuovo scarico. Insediamenti esistenti I titolari degli insediamenti rientranti nella disciplina in oggetto già autorizzati per lo scarico di acque reflue devono presentare domanda di autorizzazione anche allo scarico delle acque meteoriche, allo scadere dell autorizzazione in essere e comunque non oltre due anni dall entrata in vigore della delibera regionale in esame (30 marzo 2007). Entro la stessa data del 30 marzo 2007, devono presentare domanda di autorizzazione i titolari degli stabilimenti per i quali l obbligo di autorizzazione è stato introdotto dalla presente disciplina. L autorità competente nell atto autorizzativo prescrive il tempo massimo entro il quale devono essere effettuati gli eventuali adeguamenti. Nel caso sia necessaria un autorizzazione specifica per lo scarico delle acque meteoriche o di dilavamento, disgiunta da quella per le altre acque reflue, la stessa avrà durata di quattro anni. Esclusioni Sono esenti dall obbligo di installazione di dispositivi di gestione delle acque di prima pioggia (vasche di prima pioggia, scolmatori, ecc.): le aree e superfici esterne scoperte degli stabilimenti - insediamenti adibite esclusivamente a parcheggio degli autoveicoli delle maestranze o dei clienti e al transito degli automezzi, anche pesanti, per le normali operazioni di carico e scarico; le aree e superfici esterne scoperte a servizio di alcuni esercizi commerciali (es. medie strutture di vendita, esercizi di vicinato di determinate dimensioni). Competenze / funzioni autorizzative Ai fini del rilascio delle autorizzazioni le funzioni sono così ripartite: Alla Provincia compete la verifica del rispetto delle prescrizioni per la gestione delle acque di pioggia e di lavaggio degli insediamenti/stabilimenti che scaricano le acque meteoriche di dilavamento in corpo idrico superficiale o sul suolo. O altre che possano avere valenza sovra comunale Al Comune compete la verifica del rispetto delle prescrizioni per la gestione delle acque di pioggia e di lavaggio degli insediamenti/stabilimenti che scaricano le acque meteoriche di dilavamento in rete fognaria separata. OSSERVAZIONI Da una prima lettura e da un primo confronto informale con amministratori locali e gestori, questa direttiva risulta difficile da interpretare e molto più difficile da applicare. Particolarmente gravosa per i comuni ma difficile da gestire anche per le imprese ha suscitato parecchie critiche: - meno gravosa la gestione della rete unitaria in una situazione che vedrebbe come ottimale addirittura l adozione di una terza rete (reflue- prima pioggia- tetti e superfici pulite), - le definizioni sono poco coerenti e imprecise, vengono confuse le vasche di prima pioggia con le vasche di equalizzazione; - il parere della regione, basato sull osservazione di esperienze di altri paesi europei, è che con vasche di volume modesto possono essere raggiunti notevoli miglioramenti nella qualità dei corpi idrici ricettori. In realtà dato che la capacità richiesta è di 50 mc /ettaro, questa misura se adottata dalle singole aziende diventerebbe sia economicamente sia logisticamente poco sostenibile. Ci sembra logico prevedere l adozione di soluzioni pluriaziendali sia per gli insediamenti nuovi che per gli esistenti. Acque di prima pioggia - indicazioni Emilia Romagna.doc - 5

- secondo alcuni gestori, alcune prescrizioni (come lo svuotamento e rilascio temporizzato) metterebbero in crisi il sistema di drenaggio territoriale. Acque di prima pioggia - indicazioni Emilia Romagna.doc - 6