RASSEGNA STAMPA DELL'ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI SASSARI 2 GENNAIO 2014

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RASSEGNA STAMPA DELL'ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI SASSARI 2 GENNAIO 2014 DALLA SARDEGNA LA NUOVA SARDEGNA ALGHERO Camerada direttore di Riabilitazione Confermato l incarico nell unità operativa dell ospedale che comprende un reparto da 20 posti Silvano Camerada è stato confermato direttore dell unità operativa di Recupero e Riabilitazione Funzionale dell ospedale di Alghero. L'unità operativa di Recupero e Riabilitazione Funzionale dell ospedale marino è articolata con un reparto di degenza di 20 posti letto, un day-hospital riabilitativo di cinque posti letto e un Servizio ambulatoriale e di Terapia Fisica per pazienti esterni. «Nella nostra struttura ricorda Silvano Camerada si eseguono interventi sanitari di riabilitazione volti al recupero di disabilità importanti». L'equipe è composta da personale specificatamente dedicato. «Inoltre continua l abbiamo la fortuna di avere in organico dal 1991 una psicologa la cui preziosa e valida presenza quotidiana in un reparto con pazienti così fragili garantisce un supporto importante sia ai malati che ai loro familiari». «Il direttore dovrà migliorare ed ottimizzare l organizzazione dell'unità operativa per operare in modo efficace, efficiente e coerente con il mandato della riabilitazione» ha aggiunto il direttore generale dell Asl di Sassari, Marcelllo Giannico affidandogli l'incarico. Fra gli altri obiettivi Silvano Camerada dovrà confrontarsi con gli altri colleghi delle diverse unità operative per sviluppare dei percorsi diagnostici-terapeutici in comune, al fine di garantire la corretta gestione qualitativa del paziente. Inoltre, dovrà assicurare il giusto turn-over dei pazienti in modo da favorire un ottimale flusso dei ricoverati dalle strutture aziendali per acuti nonchè l integrazione tra ospedale e territorio per garantire la continuità assistenziale dei pazienti. OLBIA Cessione del San Raffaele, i tre commissari dicono no Non è mai stata un impresa facile quella del nuovo ospedale San Raffaele affacciato sul mare di Olbia. Tanti ostacoli da superare e imprevisti all ordine del giorno. L ultimo è cronaca di queste feste natalizie: i tre commissari che gestiscono il concordato fallimentare del colosso sanitario fondato da don Luigi Verzè hanno detto no al passaggio dalla vecchia gestione milanese alla nuova cordata formata dall Ospedale Bambin Gesù presieduto da Giuseppe Profiti e dalla Qatar foundation. Un operazione complessa e costosa, ma allo stesso tempo necessaria per far decollare una volta per tutte una struttura costata finora un centinaio di milioni di euro e non ancora ultimata. Insomma, la piu clamorosa delle incompiute che Olbia e la Gallura hanno mai conosciuto. La vicenda San Raffaele aveva registrato una brusca accelerata lo scorso 13 dicembre con la firma di un protocollo d intesa tra la Regione e i ricchi investitori arabi. Non si conosce il valore economico della partnership sardo-araba, ma i tre commissari nominati nel 2011 dal tribunale fallimentare di

Milano (si tratta di Salvatore Sanzo, Rolando Brambilla e Luigi Saporito)hanno già preso le distanze. Nessuno li ha contattati né coinvolti nella trattativa per la cessione. Eppure dovrebbero averne pieno titolo visto che la loro nomina scaturisce a seguito della procedura fallimentare del centro ospedaliero milanese e di tutte le attività collegate. Compreso anche il nuovo ospedale in costruzione a Olbia. Per i tre commissari c è un problema di debiti e di crediti da recuperare nella procedura fallimentare. Per quanto riguarda i debiti, libri contabili alla mano, quelli accumulati dal San Raffaele nella gestione di don Luigi Verzè ammontano a poco meno di un miliardo di euro. Per quanto riguarda i crediti, invece, fino a oggi il lavoro dei commissari ha garantito un risarcimento intorno al 40% agli oltre 3 mila creditori. Come nei giorni scorsi ha riferito Repubblica.it, nel corso dell'anno appena concluso, la procedura fallimentare ha registrato anche l'interesse per cedere l'ospedale in costruzione a Olbia. In pratica, si sarebbero fatti avanti due soggetti e per dare un senso e un corpo alla trattativa, i tre commissari avrebbero anche richiesto un incontro con il presidente della Regione, Ugo Cappellacci. Secondo indiscrezioni, alla richiesta di incontro non avrebbe fatto seguito alcun riscontro. Silenzio totale. Questo dimostrerebbe che per il pool di commissari l ospedale di Olbia sarebbe tutt altro che un vuoto a perdere. Sull'immobile, infatti, pende un mutuo ipotecario da 75 milioni di euro con un pool di banche. Come ricorda ancora Repubblica.it, «per la cessione i commissari avevano già fissato una base d'asta di 25 milioni da cui partire. Ogni cifra superiore incassata sarebbe stata spartita in percentuale maggiore con le banche per tentare di coprire l'intero debito. È evidente, invece, che con l'accordo sottoscritto dalla Regione con la cordata Bambin Gesù-Qatar foundation, nemmeno un euro rientrerebbe nelle tasche del concordato, ma soprattutto dei creditori che ancora aspettano di rifarsi di tutti i risarcimenti». In altre parole, a Milano tira aria di beffa e a farne le spese sarebbe proprio quella procedura fallimentare fortemente voluta per scongiurare il tracollo economico del colosso San Raffaele con tutti i suoi creditori. Tutto lascia pensare che la guerra, a questo punto, sia appena cominciata. DALL'ITALIA QUOTIDIANOSANITA'.IT Ciao 2013. Per la sanità un anno perso Nessuna delle grandi riforme previste è andata in porto. Nonostante fossero blindate da specifiche norme di legge (Decreto Balduzzi, e spending review di Monti, tra tutte). Anche il Patto per la Salute non ce l ha fatta. La sanità, come tutto il Paese, sembra avvitata su se stessa e non riesce a uscire dalla spirale perversa della sostenibilità Anche il 2013 se ne va. Dire che in sanità non è successo nulla sarebbe assurdo. Soprattutto da parte di chi, come noi, vive ogni giorno di notizie sanitarie. Tant è che fare un elenco

anche sommario dei fatti e delle discussioni dentro e fuori i Palazzi istituzionali sulle mille e una vicende connesse con la vita di quanti operano e di quanti usufruiscono del nostro sistema sanitario, obbligherebbe a una selezione pesantissima per far entrare il tutto nello spazio di un articolo di fine anno. Eppure, nonostante ciò, la sensazione che si avverte alla vigilia del nuovo anno è che per la sanità (come del resto per molti altri campi) questo 2013 sia stato un anno perso. Nessuna delle cose promesse e deliberate è stata attuata. Dalla riforma delle cure primarie (decreto Balduzzi) operativa da gennaio e con scadenze precise, tutte eluse. Al Patto per la Salute che, solo fino a poche settimane fa, si dava ancora per certo entro l anno e che invece naviga ancora in alto mare ormai appesantito da tante di quelle materie di accordo tra Governo e Regioni da essere diventato una sorta di nuovo e inedito Piano sanitario nazionale. Niente per la riorganizzazione della rete ospedaliera (prevista dalla spending review di Monti del 2012) il cui regolamento è rimasto al palo. Come al palo sono rimasti i nuovi Lea (decreto Balduzzi) e il nuovo sistema di remunerazione della filiera distributiva del farmaco (anch esso previsto dalla spending review di Monti del 2012) la cui entrata in vigore è stata ora progata al 2015. Da sottolineare, poi, che il nuovo sistema era anche un'occasione per dare sostanza e riconoscimento economico a quelle nuove prestazioni previste dalle neofarmacie dei servizi anch'esse, di fatto, rimaste solo sulla carta. Sono solo alcuni esempi, ma significativi, dell incapacità del sistema Paese di governare la sanità in chiave riformatrice. Anche il 2013 ha infatti confermato che l unica cosa che siamo in grado di fare (assolutamente da non sottovalutare, ben inteso) è quella di tenere a freno la spesa attraverso tagli lineari e progressivi che restano l unica traccia visibile e concreta delle politiche sanitarie degli ultimi anni. Almeno a partire dal 2011. Il risultato è un taglio senza precedenti al comparto valutabile, a secondo dei calcoli, tra i 25 e i 30 miliardi di euro e che ora potrebbe essere ancora elevato dalla nuova spending review del Governo Letta. In questa situazione, anche nel 2013, il sistema sanità si è continuato comunque ad avvitare attorno al tema della sostenibilità al quale il Parlamento ha dedicato gli sforzi di addirittura due Commissioni d inchiesta: una alla Camera e una al Senato. Quasi a riprova che anche il nostro Parlamento, piuttosto che interrogarsi sul perché le sue riforme non si attuano, viene travolto dalla spirale dei conti, dimenticando che una loro reale stabilizzazione si potrà ottenere solo a riforme compiute e tra queste quella delle cure primarie e della riconversione della rete ospedaliera sono certamente le più incisive anche sul piano della spesa. Non dobbiamo quindi stupirci della sensazione di avvitamento che ci avvolge. Da un lato siamo ormai consapevoli fino alla nausea delle cose da fare per raddrizzare la barca del Ssn (che il 23 dicembre scorso ha compiuto il suo 35 compleanno nell'indifferenza generale), dall altro vediamo scorrere i fogli mensili del calendario uno dopo l altro senza che nulla cambi. Colpa del Governo? Colpa del Parlamento? Colpa delle Regioni? Colpa delle lobby professionali e imprenditoriali e dei loro veti? Colpa di quest'anno politico, di fatto dimezzato dalla campagna elettorale e dal post elezioni senza vincitori? Ma dare colpe serve a poco. Quello che servirebbe è una sferzata di energia nuova che sappia riscoprire unità di intenti e vedute per dare un futuro stabile e coerente al Ssn. Ma a guardarsi in giro, va detto, tutta questa voglia non si vede.

In ogni caso, buon 2014 a tutti. Malasanità o Malaresponsabilità? Cgil Medici contro spot in Tv di "Obiettivo Risarcimento" Ricordando che sono 13 i mld persi per la medicina difensiva, il segretario Massimo Cozza ha contestato la pubblicità che invita le vittime della malasanità a rivolgersi entro 10 anni a uno staff di esperti. "Governo intervenga per approvare una normativa adeguata sulla responsabilità professionale". E' paradossale che la Rai, il servizio pubblico, trasmetta un inquietante e suggestivo spot pubblicitario sulla malasanità, con il rischio di un aumento del contenzioso medico-legale nella sanità pubblica in un sistema già inadeguato e dannoso sulla responsabilità professionale sanitaria, che potremmo definire di malaresponsabilità. Queste le parole di commento del segretario nazionale Fp-Cgil Medici Massimo Cozza riguardo alla trasmissione, ripresa in questi giorni, dello spot pubblicitario televisivo di "Obiettivo Risarcimento" sulla Rai, previsto anche su Mediaset e La7. Nello spot, già oggetto di polemiche in passato, si invitano le vittime della malasanità a rivolgersi entro dieci anni a uno staff di esperti, zero anticipi e zero rischi, per reclamare quello che ti spetta. Secondo l'agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) il numero delle denunce di sinistri per malasanità nelle sole strutture pubbliche è stato di oltre 12mila nel 2102, al netto di tre Regioni che non hanno fornito i dati. Tutto questo a fronte di oltre 9 milioni di ricoveri e circa 1 miliardo di prestazioni specialistiche. Ma ogni denuncia (63% per lesioni personali e 11% per decessi) può riguardare più medici, con un coinvolgimento di decine di migliaia di professionisti. In un recente sondaggio presentato al 1 Congresso Nazionale sulla RC professionale, su oltre 20mila medici intervistati il 99% si sente esposto a rischio denunce. I medici, anche se hanno agito in scienza e coscienza - ha affermato il segretario nazionale della Fp Cgil Medici Massimo Cozza - con l'attuale sistema di malaresponsabilità rischiano sempre di più la gogna mediatica, di essere comunque sottoposti a indagini giudiziarie, costretti ad avvalersi di avvocati e a passare anni come imputati nelle aule dei tribunali. Peraltro con polizze assicurative sempre più alte e con minori tutele anche da parte delle stesse aziende sanitarie. Così in modo cautelativo tendono a operare sempre di meno i casi più complessi, e i cittadini sono sottoposti a sempre maggiori esami diagnostici e interventi terapeutici. Oltre il 95% del contenzioso si risolve poi con l'assoluzione del professionista sanitario, a fronte di un costo della medicina difensiva stimato dal Cergas Università Bocconi in circa il 10% della spesa sanitaria complessiva (circa 13 miliardi l'anno) e con i cittadini diverse volte costretti a lunghi percorsi a ostacoli per avere il giusto risarcimento di un danno ingiusto. L'attuale sistema sulla responsabilità professionale sanitaria, in mancanza di norme giuridiche certe e appropriate, in presenza di una visione miracolistica della medicina e di campagne pubblicitarie di associazioni e studi legali - continua Cozza - è sbagliato e dannoso per la collettività, sta minando il fondamentale rapporto medico-paziente, con un costo sociale inestimabile.

È tempo che il Governo e in primo luogo la Ministra della Salute Beatrice Lorenzin intervengano per l'approvazione di una normativa appropriata sulla responsabilità professionale in sanità, partendo dai progetti di legge in discussione in Parlamento, promuovendo una campagna di comunicazione sociale da avviare proprio dalla Rai. Possibilmente conclude il segretario nazionale della Fp-Cgil Medici - senza farsi autogol. Mediadue Comunicazione Maria Antonietta Izza - m.izza@mediadue.it - 339 1816584