Africa subsahariana: verso un futuro di sviluppo?



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Transcript:

Africa subsahariana: verso un futuro di sviluppo? intende realizzare una serie di analisi per il provvedono alla strutturazione all andamento e alle prospettive Nel decennio tra il 1995 e il 2004, la produzione è cresciuta anni è diventata il principale mondo con una produzione totale pari a L Assicurato si obbliga espressamente verso SACE, seguita Per gli altri principali produttori, consumo mondiale di acciaio mantenuta e ripartita proporzionalmente su ciascun finanziatore partecipante al pool a pena di risoluzione dell Assicurazione. Guardando la tabella, si può notare come la è stata responsabile di circa il 60% della crescita Nella classifica dei principali paesi a ritmi sostenuti negli ultimi anni, per gli altri, determinato forti pressioni sui prezzi. Il Global Steel Prices volume degli scambi Le cause principali siderurgiche hanno così iniziato a rivolgersi con ultimi anni, nonostante la crescita della produzione novanta era uno dei maggiori esportatori, è bi mondiali di acciaio è il dumping, ossia la vendita di prodotti di praticare il dumping. In ogni caso dell Assicurazione. E consentita invece la Garanzia sulla Quota Non Assicurata che deve essere notificata a SACE. L Assicurato dell Assicurazione. Nel caso in COLLANA SACE OUTLOOK REGIONALI N. 1/2005

AFRICA SUB-SAHARIANA: VERSO UN FUTURO DI SVILUPPO? a cura di Manuela Marianera Per informazioni scrivere a: m.marianera@sace.it 2

L Africa Sub-Sahariana mostra forti segnali di ripresa dopo il declino degli anni 90 grazie all attuazione di progetti di sviluppo regionali e all influenza della congiuntura internazionale, tuttavia il reddito pro capite della regione risulta ancora essere il più basso al mondo. Si prevede un deciso miglioramento delle prospettive di crescita dell Africa nel mediolungo termine: in un recente studio effettuato da Goldman Sachs (GS) si stima una crescita annua media del PIL del 5% per i prossimi 10 anni, rispetto alla media del 3% degli ultimi 30 anni. Le previsioni GS sono più caute rispetto a quelle del NEPAD (New Partnership for Africa s Development) e della Commission for Africa che stimano una crescita annua media del 7% per il prossimo decennio. Goldman Sachs prevede inoltre che il contributo dell Africa sub-sahariana al PIL mondiale aumenti dall attuale 1,3% al 2% entro il 2015, migliorando ancora in seguito. La sviluppo economico insieme a una minore crescita della popolazione, potrebbe sostenere un aumento dell 80% del PIL pro capite portandolo a $1100 entro il 2015 e a $1800 entro il 2025. Tale dato risulta ancora più significativo se si considera che il PIL pro capite dell Africa è diminuito negli ultimi venti anni. Per raggiungere e sostenere tali prospettive di crescita bisognerà attuare politiche volte al miglioramento della produttività totale dei fattori e soprattutto rafforzare la governance, attuare riforme istituzionali e sviluppare le risorse umane. Il passato: la stagnazione degli ultimi 20 anni Dopo aver registrato tassi di crescita sostenuti negli anni 60 e 70, a partire dagli anni 80 si è assistito a un sostanziale deterioramento della situazione economica africana, che si è protratto per quasi 20 anni. Il declino nelle condizioni di vita della popolazione è stato ancora più evidente: l Africa è l unica regione al mondo che ha sperimentato complessivamente una crescita negativa del PIL pro capite negli anni 80 e 90. L instabilità politica, i disastri naturali e le guerre hanno contribuito a un marcato deterioramento della situazione macroeconomica. Inoltre, non è stata promossa la liberalizzazione del mercato e le economie sono rimaste chiuse e dipendenti dallo stato. Tutto ciò ha limitato la capacità di investire e ha causato una bassa crescita della produttività. Negli anni 80 è anche emerso il problema relativo alla trasmissione dell HIV/AIDS che, se da un lato costituisce un immane emergenza sociale, dall altro ha pesanti ripercussioni anche sull economia, in primo luogo sulla produttività del lavoro. Dalla fine degli anni 90 si è assistito a un graduale recupero, ma ancora non si registrano i tassi di crescita osservati negli anni 70. Il contributo della regione al PIL mondiale non è cresciuto nel tempo e rimane marginale, poco al di sopra dell 1%. Il presente e le prospettive future. L Africa mostra ora forti segnali di ripresa e le prospettive di sviluppo futuro della regione sono favorevoli. Le stime del Fondo Monetario Internazionale prevedono infatti una crescita aggregata del 5,2% nel 2005 e del 5,6% nel 2006. La stabilità macroeconomica e politica è migliorata in molti paesi e vi sono processi di riforma in atto per creare un clima più favorevole agli investimenti e garantire maggiore trasparenza nella gestione del governo. Di conseguenza, le attività d investimento e gli scambi commerciali sono in aumento, in particolare quelli intra-africa. Cresce anche l attenzione delle banche d investimento verso la regione. Un recente studio effettuato da Goldman Sachs sulle prospettive di crescita di lungo termine della regione stima una crescita annua media del 3

PIL del 5% per i prossimi 10 anni. Si prevede inoltre che il contributo dell Africa subsahariana al PIL mondiale aumenti dall attuale 1,3% al 2% entro il 2015, migliorando ancora in seguito. Lo sviluppo economico, insieme a una minore crescita della popolazione, potrebbe sostenere un aumento dell 80% del PIL pro capite portandolo a $1100 nel 2015 e a $1800 nel 2025. Tale dato risulta ancora più significativo se si considera che il PIL pro capite dell Africa è diminuito negli ultimi 20 anni. Per fare in modo che la crescita della regione sia sostenibile anche nel lungo periodo si rende però necessario un rafforzamento della governance, insieme all attuazione di politiche volte al miglioramento della produttività del lavoro e del capitale. L analisi di Goldman Sachs sulle prospettive di crescita dell Africa subsahariana Per valutare il potenziale di crescita dell Africa Sub-Sahariana si prendono in considerazione le componenti della crescita del PIL: l occupazione, lo stock di capitale e la produttività totale dei fattori per ciascun paese della regione. Goldman Sachs stima che il PIL crescerà in media nella regione del 4,9% all anno nei prossimi 10 anni (rispetto al 3,8% annuo degli ultimi anni). Tale crescita risulta superiore a quella stimata nello stesso periodo per il Brasile (4,1%) e la Russia (4,4%) ma inferiore a quella prevista per Cina (6,7%) e India (6%). Queste previsioni sono più caute rispetto a quelle effettuate dalla Commission for Africa che stima una crescita annua del 7% entro la fine del prossimo decennio e dal NEPAD che stima un 7% medio annuo per il prossimi 15 anni. Il contributo dell Africa Sub-Sahariana al PIL mondiale raggiungerà il 2% entro il 2015 (rispetto all 1,2% degli ultimi anni). Si prevede che nel 2025 tale valore sia pari al 2,4%. La crescita economica, insieme a una minore crescita della popolazione, porterà a un aumento del PIL pro capite del 78% fino a un valore di 1100 US$ nel 2015 e 1800 US$ nel 2025. In media però gli individui rimarranno più poveri di quelli dei BRIC (Brasile, Russia, India, Cina). Ancora una volta si osserveranno ampi divari nella regione: Botswana, Gabon, Mauritius, Namibia e Sud Africa dovrebbero avere redditi pro capite più elevati dei paesi BRIC. La domanda incrementale della regione crescerà pur continuando a rimanere bassa rispetto a quella dei BRIC. Si stima inoltre che circa 1/3 della crescita del PIL in US$ nell Africa sub-sahariana derivi dall apprezzamento delle monete locali mentre i restanti 2/3 dallo sviluppo reale delle economie. Le monete africane potrebbero apprezzarsi in media del 2,4% all anno nei prossimi 10 anni a seguito dell alta crescita della produttività. Dalle stime risulta che la capitalizzazione del mercato africano aumenti da una media dell 1% degli ultimi anni all 1,7% entro il 2015 e al 2,3% entro il 2025. Nella regione, su 50 paesi soltanto 14 hanno sviluppato un mercato dei capitali. Tra questi, il Sud Africa rimane di gran lunga il paese con il mercato più esteso. 4

BRICs e Africa sub-sahariana Le regioni del Mondo 7 6,4 Crescita% del PIL procapite 6 5 4 3 2 1 0 1,8 2,5 5,4 3,3 4,1 1,7 2,5 3,3 1991-2000 2006-2015 1,2 2,5-0,2 1,6-1 -2-1,8-3 Paesi ad alto reddito Asia Orientale e Pacifico Asia Meridionale America Latina e Caraibi Europa emergente e Asia Centrale Medio oriente e Nord Africa Africa sub sahariana Previsioni: World Bank e Economist Intelligence Unit 5

I dati aggregati mascherano importanti differenze tra i paesi della regione. I paesi che hanno avuto una più rilevante crescita del PIL sono stati il Botswana e Mauritius con un andamento simile a quello delle tigri asiatiche negli anni 80 e 90. Anche il Ghana e l Uganda hanno sperimentato tassi di crescita positivi, a seguire vengono il Sudafrica e la Nigeria la cui crescita si aggirava attorno al 2,4% annuo nel periodo 1992-2002. Invece i paesi con la performance economica peggiore sono stati La Repubblica Democratica del Congo, il cui PIL è calato in media del 4,2% annuo negli anni 90 e il Burundi con un calo dell 1,3% medio annuo nello stesso periodo. Negli ultimi anni la crescita è stata particolarmente sostenuta nei paesi produttori di petrolio nei quali la produzione è aumentata in quantità e in valore, come in Angola, Ciad e Guinea Equatoriale e nei paesi in cui l agricoltura si è ripresa dalla siccità degli anni passati come in Etiopia e in Ruanda. I conflitti e l instabilità politica continuano a incidere sull andamento di altri paesi come la costa d Avorio e lo Zimbawe. Vi sono inoltre paesi che stanno crescendo e attraggono sempre più investimenti grazie all attuazione di politiche economiche ortodosse e programmi di riduzione della povertà. Tra questi è da segnalare in primo luogo il Mozambico, seguito da Uganda, Tanzania, Capo Verde. Le attività d investimento crescono anche in Guinea Equatoriale e in Nigeria, anche se la situazione di sicurezza del paese è piuttosto incerta. 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 Crescita media del PIL reale Uganda Senegal Nigeria Botswana Kenya 1990-1994 1995-1999 2000-2004 2005-2009 2010-2014 Previsioni Oxford Economic Forecast 6

Focus: Il Mozambico Pur rimanendo un paese povero, negli ultimi anni ha fatto dei progressi sostanziali nel combattere la povertà e migliorare le condizioni di vita della popolazione. La percentuale di popolazione povera è diminuita dal 69% nel 1997 al 54% nel 2002. La scolarizzazione della popolazione è aumentata dal 49% nel 1997 al 62% nel 2001. La performance economica del paese è molto buona, il PIL dopo essere cresciuto a un tasso medio annuo del 6% dal 1995 al 2000, è cresciuto del 7,1% nel 2003 e del 7,8% nel 2004. Le politiche del governo stanno avendo successo nell attrarre investimenti esteri e si prevede che la crescita nel 2005 subisca un accelerazione grazie alla messa in opera del gasdotto appena costruito - che collegherà la provincia mozambicana di Inhambane al polo sudafricano di Seconda - e all espansione del settore dell alluminio. La crescita sarà spinta anche dal deciso aumento degli investimenti privati nei porti e nelle ferrovie. Tuttavia, gli ostacoli burocratici continuano a incidere sulla competitività delle imprese. I settori tradizionali (agricoltura e pesca) rimangono tecnologicamente arretrati e soggetti a elevata volatilità, impedendo la diminuzione del divario nella distribuzione del reddito (la popolazione rurale, più povera costituisce il 50% del totale). Previsioni 2005: Economi st Intelligence Unit Crescita media del PIL reale 7

Scambi Commerciali con l Italia Gli investimenti e le esportazioni dell Italia verso i paesi della regione sono diminuiti nel corso degli anni della crisi economica che ha attraversato l Africa. Tuttavia, questa tendenza è cambiata a partire dalla seconda metà degli anni 90 fino al 2003, anno in cui le esportazioni del nostro paese sono diminuite. Gli scambi commerciali verso la regione sono migliorati nel 2004, registrando un aumento del 5,35%, il valore totale delle nostre esportazioni è stato di circa 3,3 miliardi di euro. Le esportazioni italiane verso la regione rappresentano tuttavia una quota molto ridotta delle nostre esportazioni totali, circa l 1,17%. L Africa è un mercato molto selettivo, infatti le nostre esportazioni sono indirizzate principal- mente verso pochi paesi anche se la tendenza sta lentamente cambiando. I paesi in cui l Italia esporta maggiormente sono il Sudafrica e la Nigeria che da soli rappresentano più del 50% del nostro export verso la regione sub-sahariana. Le esportazioni si stanno dirigendo anche verso altri paesi quali Ghana, Sudan, Angola, Costa d avorio, Kenia, Senegal, Camerun e Tanzania. La prima voce delle esportazioni italiane nell Africa sub-sahariana riguarda il settore delle macchine ed apparecchi meccanici e degli elettrodomestici, seguiti principalmente dai settori dei prodotti elettrici e chimici. Imprese a partecipazione italiana nell Africa subsahariana nel 2003 Esportazioni 2004 in valore Numero Fatturato mln imprese (mln ) Nigeria 19 1.052 Sudafrica 1.147,48 Congo 5 1.020 Nigeria 597,32 Sudafrica 76 578 Ghana 123,08 Angola 7 211 Sudan 116,11 Costa d'avorio 11 124 Angola 99,15 Etiopia 4 114 Costa d Avorio 98,48 Tanzania 3 82 Kenia 94,03 Camerun 6 80 Senegal 79,38 Mozambico 6 34 Camerun 66,93 R. D. del Congo 1 26 Tanzania 44,07 Totale primi 10 paesi 138 3.321 2.466,03 Totale A.S.S 184 3.446 3.283,55 Totale mondo 14.104 267.017 280.691,60 Quota A.S.S. su export totale 1,30% 1,29% 1,17% 8

Esportazioni italiane in A.S.S nel 2004 Altri 36% Sudafrica 35% Angola 3% Sudan 4% Ghana 4% Nigeria 18% Conclusioni Se da un lato le prospettive di sviluppo dell area sub-sahariana sono migliori oggi di quanto si poteva prevedere negli anni passati, la regione rimane nondimeno caratterizzata da elevata povertà, presenza di conflitti territoriali ed etnici, carenze infrastrutturali e mancanza delle istituzioni formali e informali tipiche delle economie di mercato sviluppate. Questi paesi costituiscono mercati potenzialmente importanti per gli investitori esteri, ma le difficoltà operative in molti casi li rendono accessibili solo ad operatori specializzati e principalmente nei settori delle materie prime. SACE guarda con attenzione agli sviluppi politici ed economici della regione, consapevole che l interesse da parte degli esportatori italiani rimane elevato. Tuttavia, alla normale cautela posta nell analisi dei rischi si aggiunge anche la necessità di evitare che si ripropongano le condizioni che hanno portato all aggravamento dell onere debitorio di questi paesi. Di conseguenza, l operatività è in genere limitata (anche a causa dei frequenti divieti all indebitamento imposti dal FMI) e vengono in ogni caso preferite le operazioni che presentino validi elementi di mitigazione del rischio paese. 9