CROCE ROSSA ITALIANA COMITATO PROVINCIALE DI ROMA Dialisi CROCE ROSSA ITALIANA - a cura del Capo Monitore V.d.S. Iannozzi Emanuela
Quando si instaura un'insufficienza renale si deve ricorrere alla DIALISI
DIALISI: Processo che consiste nel purificare il sangue almeno tre volte alla settimana attraverso un apposito macchinario: il RENE ARTIFICIALE
Ciascuna seduta dialisi ha una durata massima che va dalle quattro alle sei ore
Durante questo periodo il sangue, carico di scorie, subisce una depurazione attraverso un sistema di filtri e, in seguito, viene rimesso in circolazione
Ma che cos'è esattamente la dialisi?
Si definisce dialisi un processo di separazione di elementi in una soluzione
Tale processo avviene tramite diffusione attraverso una membrana semipermeabile
I metodi dialitici si differenziano proprio in base al tipo di membrana utilizzata per svolgere la funzione di depurazione del sangue
Nel caso dell'emodialisi questa membrana è artificiale (filtro di dialisi) mentre nella DIALISI PERITONEALE è naturale (membrana peritoneale)
EMODIALISI
Per effettuare l'emodialisi è necessario attuare una circolazione extracorporea
Questo perché il sangue insieme ad una soluzione dializzante (bagno di dialisi) devono passare attraverso il filtro di dialisi collocato al di fuori dell'organismo
Per la terapia occorre un accesso ad una vena e ad una arteria in genere del braccio che viene realizzato chirurgicamente (fistola arterovenosa)
La tecnica chirurgica consiste nel collegamento (anastomosi) di un vaso arterioso donatore e un vaso venoso adiacente e può essere condotto in varie modalità
Modalità LATERO-TERMINALE: TERMINALE: L'intervento prevede, previa anestesia locale, un'incisione cutanea a livello della superficie anteriore del polso, che può essere condotta trasversalmente o longitudinalmente
Una volta esposte l'arteria radiale e la vena cefalica si introduce un piccolo catetere nella vena per favorirne la dilatazione Quindi il vaso viene infuso con della soluzione fisiologica per favorire la circolazione
L'estremità terminale della vena viene quindi suturata alla parete laterale dell'arteria radiale
L'emodialisi richiede dalle tre alle quattro ore per due o più spesso tre volte la settimana e viene generalmente effettuata in ospedale
DIALISI PERITONEALE
La membrana di dialisi utilizzata in questo tipo di metodica è il peritoneo, una membrana che riveste tutti gli organi dell'addome, formando una cavità virtuale (cavità peritoneale)
All'interno di questa cavità viene introdotto il liquido di dialisi con cui vengono scambiate le sostanze, le scorie e l'acqua a partire dal sangue che irrora la membrana peritoneale
Molto importanti due metodiche di dialisi peritoneale automatizzata (CCPD e APD) praticabili a domicilio
Queste vengono svolte di notte e lasciano ai dializzati maggiori possibilità di lavorare e avere una vita sociale, azzerando così i costi sociali, che invece risultano pesanti per i trattamenti di emodialisi in ospedale e, soprattutto, a domicilio
In Italia circa 39 mila persone soffrono di malattie croniche del rene, con costi economici e sociali molto elevati, in particolare per le famiglie dei malati DATI AGGIORNATI AL MARZO 2005
In dieci anni, dal 1988 al 1998, i dializzati sono passati da 24.351 a 38.966, con un incremento percentuale di oltre il 60%, grazie anche alla maggiore diffusione ed efficacia della dialisi che ne assicura la sopravvivenza
Ogni anno si registrano oltre 8mila nuovi casi di malati costretti a ricorrere a trattamenti dialitici per sopravvivere
Il numero di nuovi casi per anno è passato dagli 86 milioni di abitanti dal 1988 ai 150 per milione di abitanti del 2000
Nonostante il trapianto rimanga il trattamento di elezione per la cura delle nefropatie croniche, la sopravvivenza della maggioranza di questi malati è oggi legata alla diffusione dei trattamenti sostitutivi della funzione renale
Un indagine del Censis sui costi e l'efficacia dei principali trattamenti dialitici rivela che il costo totale, come somma di costo economico e sociale, facente capo ai circa 39 mila pazienti presenti in Italia risulta pari a quasi 1 miliardo e 400 milioni di Euro
Di questi, circa 361 milioni rappresentano il costo sociale (pari a oltre un quarto del costo totale) in gran parte a esclusivo carico delle famiglie
Il 90% circa dei dializzati utilizza i trattamenti extracorporei, mentre il rimanente 10% ricorre alle diverse metodiche di dialisi peritoneale
Tuttavia si riscontra una distribuzione non omogenea delle tipologie di trattamento a livello territoriale
Prevalgono i trattamenti extracorporei soprattutto al sud e la diffusione della peritoneale soprattutto al nord del paese, dove i dializzati che utilizzano questa metodica sono il 15,3%
Questa distribuzione dei dializzati per metodica si spiega anche sulla base della diversa localizzazione dei centri pubblici e privati di dialisi
I dializzati in centri privati sono solo il 2% al nord, il 26% al centro e il 49% al sud
<<La pillola anti-dialisi non solo sembra in grado di allontanare il giorno in cui un malato renale dovrà dipendere da una macchina o da un trapianto per sopravvivere, ma addirittura apre la prospettiva di far regredire un male considerato fino ad oggi inesorabilmente progressivo >> DA Il Corriere della Sera 30 luglio 1999 Capo Monitore V.d.S. Iannozzi Emanuela
La dialisi ha circa una quarantina di anni, e ha costituito un progresso eccezionale sul piano della sopravvivenza di pazienti per i quali non vi era altra cura e anche sul piano filosofico, visto che per la prima volta una macchina andava a sostituire completamente le funzioni di un apparato
Dire filosofico non significa dire astratto ma entrare nel dettaglio di che cosa cambia in tutti i diversi aspetti della vita un fatto nuovo, e destabilizzante, come il dipendere per la propria sopravvivenza da una macchina
Come per la malattie gravi proprie del tessuto muscolare del cuore anche per l'insufficienza renale cronica la sola cura alternativa alla dialisi è il trapianto
Una strada complessa, non tanto per problemi di natura tecnica, quanto per gli aspetti sanitari e sociali, in particolare la disponibilità di organi
Trattandosi dunque di una risorsa limitata si è presentata anche la necessità di selezionare in qualche modo i candidati
Per ora i criteri di esclusione adottati sono pochi e ben definiti: Malattia cardiovascolare Infezioni Tumori Occlusione dei grandi vasi Altre controindicazioni
Malattia cardiovascolare: I pazienti che soffrono di disturbi coronarici o cardiomiopatia non sono candidabili al trapianto perché l'intervento potrebbe provocare o favorire l'infarto
In molti casi è possibile correggere la situazione ricorrendo al bypass o all'angioplastica se si tratta di coronaropatie
Infezioni: Inevitabilmente il trapianto è accompagnato terapie antirigetto che agiscono riducendo le difese immunitarie
In questa situazione, qualsiasi infezione virale o batterica non controllata può rappresentare un grave pericolo
L'unica parziale eccezione sono le infezioni virali croniche come l'epatite C e B, sempre che non siano in fase attiva o non abbiano già provocato cirrosi epatica
Tumori: Aver sofferto di un tumore, anche apparentemente guarito è una controindicazione al trapianto di rene
Come nel caso delle infezioni, il trattamento immunosoppressivo può favorire lo sviluppo dei tumori
Sole eccezioni sono i carcinomi in situ (cioè estremamente localizzati), i tumori cutanei superficiali e i casi in cui il tumore è stato curato, si è ottenuta la guarigione clinica e da dieci anni non ci sono segni di metastasi
Occlusione dei grandi vasi: E' impossibile procedere al trapianto quando vi è occlusione bilaterale dell'arteria iliaca o dell'aorta (prevalentemente dovuta ad aterosclerosi) e lo stesso vale per l'occlusione della vena iliaca e della vana cava
Questo impedisce di collegare i vasi del rene impiantato al resto del sistema vascolare, anche se in alcuni casi è possibile usare vasi artificiali in dacron e collegare l'organo all'arteria femorale
Altre controindicazioni: In questo capitolo rientrano la presenza di una malattia polmonare che renda impraticabile l'intervento chirurgico, l'incapacità del paziente di seguire uno schema terapeutico (cioè di assumere i farmaci necessari),, la tossicodipendenza
Si è molto parlato dell'età come di un fattore che potrebbe sconsigliare l'intervento Il presupposto è che comunque l'aspettativa di vita di un ultrasessantacinquenne è inferiore a quella dei più giovani ma che, d'altra parte, è più difficile nei pazienti anziani che il rene trapiantato vada perso per colpa del rigetto Capo Monitore V.d.S. Iannozzi Emanuela
Di conseguenza, non si potrebbe a rigore sostenere che l'età avanzata renda inutile, per così dire, il trapianto
Tuttavia alcuni studi anche recenti indicherebbero che non è vero che nei pazienti "over 65" la perdita del rene a causa del rigetto è meno frequente, ragion per cui, in situazioni di carenza di organi potrebbe essere opportuno privilegiare i più giovani
In ogni caso, a oggi un criterio di questo tipo non è ancora stato adottato ufficialmente da nessuno
Malgrado le inevitabili difficoltà di qualsiasi intervento chirurgico maggiore, il trapianto ha innegabili vantaggi rispetto alla dialisi
Dal punto di vista soggettivo, il paziente non accusa più disturbi invalidanti, come il continuo senso di spossatezza, ma soprattutto le funzioni fisiologiche sono garantite meglio di quanto possa fare la dialisi, soprattutto per quanto riguarda lo smaltimento dei fosfati
Purtroppo neppure il trapianto è una cura nel senso di un rimedio definitivo della situazione, in quanto il nuovo rene difficilmente può durare tutta la vita in un paziente relativamente giovane
Va invece ridimensionato il pericolo del rigetto a breve termine Dal 70 all'80% dei trapianti è ancora funzionale a un anno dall'intervento
In ogni caso, il rigetto acuto può essere fatto rientrare e una volta superata la crisi la situazione ritorna alla normalità
Uno studio pubblicato ha mostrato come le crisi di rigetto superate non costituiscano un fattore di rischio ai fini della sopravvivenza del rene impiantato Capo Monitore V.d.S. Iannozzi Emanuela
CROCE ROSSA ITALIANA Comitato Provinciale di Roma Supporto realizzato da: V.d.S. Iannozzi Emanuela Comitato Locale di Ciampino Non si insegna quel che si vuole; dirò addirittura che non si insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere: si insegna e si può insegnare solo quello che si è. Jean Jaurès