La Previdenza: conoscerla è un diritto di tutti



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Transcript:

Nascita della previdenza La Previdenza: conoscerla è un diritto di tutti Dott. Cristiano Fiumara Milano, 15 aprile 2013

Definizione: la previdenza sociale La previdenza sociale consiste in quel complesso di norme e di istituti predisposti o integrati dallo Stato al fine di garantire la tutela dei lavoratori al verificarsi di eventi, anche non collegati con lo svolgimento della prestazione, che facciano venir meno la capacità di lavoro o di guadagno, con conseguente perdita del reddito di lavoro. Capacità di lavoro: idoneità fisica a svolgere la prestazione lavorativa Capacità di guadagno: attitudine dell impresa singola o del sistema economico di dare lavoro alla popolazione attiva

I principali modelli di welfare Siamo nella seconda meta del 1800 Per far fronte in concreto ai gravi rischi sociali prodotti dall industrializzazione (essenzialmente, gli infortuni sul lavoro e le conseguenze sulla salute dei lavoratori delle lavorazioni nocive e dei ritmi intensi e prolungati del lavoro, propri dell epoca) fu individuato lo strumento dell assicurazione sociale. Favorirono tale scelta, in primo luogo, fattori di ordine tecnicoeconomico. Influì il perfezionamento raggiunto, con l introduzione del calcolo attuariale, dagli studi statistici dell epoca (specie in Inghilterra): divenne possibile calcolare, con sufficiente approssimazione e su precise basi tecniche, rischi e premi, riducendo sensibilmente, così, l alea strutturalmente insita nel contratto di assicurazione

Speranza di vita fine del 1800: Nel 1881 la vita media era pari a: 35,2 anni per gli uomini e 35,7 per le donne Speranza di vita nel 2011 79,1 anni M 84,3 anni F Fonte:Istat 150 di storia

I principali modelli di welfare La convinzione che assicurazioni a fini di tutela sociale avrebbero potuto essere gestite, con vantaggio, direttamente dallo Stato si fece spazio innanzitutto in Germania sul finire del 1800. I sostenitori della suddetta scuola di pensiero economico vennero denominati «socialisti di Stato» (o anche «socialisti della cattedra», in considerazione del fatto che molti di essi erano professori delle facoltà giuridiche ed economiche delle università tedesche) Nell esperienza italiana, l adesione alle posizioni della dottrina tedesca assunse caratteristiche differenti, perché da noi l intervento dello Stato venne, sì, riconosciuto necessario, ma solo quando si fosse manifestata l inefficacia delle iniziative di responsabilizzazione individuale e dei corpi intermedi: in una prospettiva, cioè, di sussidiarietà rispetto a quelle dell intervento pubblico stesso.

A determinare tale differenziazione contribuì sicuramente l esistenza in Italia di una preesistente esperienza di autoprotezione, quale quella rappresentata, da un lato, dalle società di mutuo soccorso, e,dall altro, dalle casse di risparmio. 1881. Legge n 3818 Disciplina l organizzazione e gestione delle società di mutuo soccorso: associazioni volontarie che, all interno del gruppo, gestivano e ripartivano rischi comuni. (malattia, infortuni, invalidità ecc.)

Le prime (diffusesi soprattutto intorno alla metà del 1800, e disciplinate poi con legge n. 3818 del 1886) erano associazioni volontarie di lavoratori, che, adottando lo schema assicurativo, ma con l esclusione dell intermediazione dell assicuratore, provvedevano a ripartire all interno della collettività degli associati i rischi comuni (malattia, infortunio, inabilità, ma anche disoccupazione, morte, incremento del carico familiare, ecc.): in una logica, dunque, di solidarietà redistributiva di mero stampo economico, e limitata al gruppo o alla categoria.

1881 Legge7aprilen 134 Laleggen.134,istituìlaCassadellepensioni per i dipendenti civili e militari dello Stato a carico dello Stato mentre il Monte pensioni per gli insegnanti elementari fu avviato con legge del7giugno1881 1893 In Italia falliscono le principali banche; nasce la Banca d Italia e la Banca Commerciale Italiana. 1898 Legge17luglion 350 Ma la prima vera tutela pensionistica si fa comunemente risalire alla legge 17 luglio 1898, n 350, con la quale venne istituita la Cassa Nazionale di Previdenza per l Invalidità e la Vecchiaia degli operai, (quella che diventerà successivamente l Inps) che aveva il compito di gestire forme facoltative di assicurazione per la vecchiaia e l invalidità.

1912 Si costituisce l INA, (Istituto Nazionale Assicurazioni) con attribuzione monopolio del ramo vita assicurativo. 1919 Legge 21 aprile n. 603 Dopo circa un ventennio di attività, la Cassa ha in attivo poco più di 700.000 iscritti e 20.000 pensionati. In quell'anno l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria e interessa 12 milioni di lavoratori. Requisiti minimi 65 anni e 240 marche versate, pari a 12 anni lavorativi.

1933 La CNAS assume la denominazione di Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma. Art. 38 Costituzione Repubblica Italiana Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera. 1952 superato il periodo postbellico, viene introdotta la legge che riordina la materia previdenziale: nasce il trattamento minimo di pensione.

I principali modelli di welfare Modello universalistico o di Lord Beveridge Modello assistenziale Modello di welfare state bismarkiano

Modello di welfare bismarkiano Si è affermato soprattutto in Germania ed in Italia, si identifica con la previdenza sociale. Il sistema, è promosso dallo Stato. Esso si caratterizza per le prestazioni non uniformi, differenziate in base al tenore di vita garantito dal reddito di lavoro del quale i lavoratori godevano prima del verificarsi dell evento previdenziale. La previdenza sociale non dovrebbe essere finanziata con la fiscalità generale a carico della collettività, ma con la contribuzione, che è espressione della solidarietà corporativa. Essa grava quindi sia sui soggetti protetti che sul datore di lavoro, in quanto beneficiario delle prestazioni lavorative.

Modello universalistico In questo modello la previdenza sociale viene assorbita nell assistenza sociale e nei servizi sociali. Si caratterizza per il fatto che lo Stato provvede ai bisogni fondamentali del cittadino con prestazioni uniformi per tutti, a prescindere dal reddito e dallo status professionale. Questo modello è stato attuato soprattutto nei paesi scandinavi e per un periodo (fino agli anni 60) anche in Gran Bretagna. Prevale lo Stato sul mercato. Vengono garantiti al massimo i diritti sociali compresi i diritti alle cure quotidiane specie a favore di anziani e minori - attenuando le disuguaglianze sostanziali con una politica di redistribuzione della ricchezza.

Modello assistenziale Si contrappone al modello universalistico. E attuato soprattutto negli Stati Uniti, il quale fa più affidamento al mercato che allo Stato o canali privati. L individuo deve essere in grado con il suo reddito di lavoro di liberarsi dai bisogni fondamentali ricorrendo ai servizi, compreso quello sanitario, che vengono forniti da imprese private. A ciò si aggiunge la possibilità di avvalersi dell aiuto dei familiari, in particolare per quello che riguarda le cure agli anziani e ai minori. Allo Stato resta il compito residuale di intervenire là dove il mercato e gli altri canali privati non siano sufficienti

Passaggi chiave del sistema pensionistico Riportiamo le principali tappe che hanno caratterizzato i vari passaggi del processo di riforma pensionistico. Società di Mutuo Soccorso Pensione Obbligatoria per Dipendenti INPS Approfondiamo Approfondiamo Riforma Brodolini Cassa Nazionale di Previdenza Riforma Rubinacci 1886 1898 1919 1933 1952 1969

La popolazione italiana 1861= 22.171.946 1901= 32.963.316 1921= 39.396.757 1931= 41.043.489 1971 = 54.136.547 2011= 60.626.442 Evoluzione della popolazione Fonte :Istat

Principali indicatori relativi agli enti di previdenza (anni 1921-1971 valori in euro) ANNI DEFICIT PREVIDENZIALE (a) TASSO COPERTURA PREVIDENZIALE (b) SPESA PRESTAZIONI SUL PIL (c) 1921 136 1.295,5-1931 117 142,7-1941 826 125,1 2,2 1945-1.308 90,1-1951 41.241 117,1-1961 143.608 112,9-1971 478.165 109,9 12,5 Fonte: Bilanci degli enti di previdenza; elaborazioni su dati amministrativi fornite dagli enti di previdenza (fino al 1995); Istat, I bilanci consuntivi degli enti previdenziali (dal 1996) (a) Differenza tra le entrate contributive e le uscite per prestazioni sociali. (b) Rapporto percentuale tra le entrate contributive e le spese per prestazioni sociali. (c) Rapporto percentuale tra le prestazioni sociali e il Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato.

Riforma Rubinacci 1952: Riforma Rubinacci Viene deciso il passaggio dal sistema a capitalizzazione a quello a ripartizione. Viene introdotto un sistema contributivo per il calcolo delle pensioni secondo cui l ammontare della pensione percepita è in diretto rapporto con l ammontare dei contributi versati. Milano - 2010

La previdenza obbligatoria Previdenza obbligatoria

La struttura del sistema Il funzionamento degli enti previdenziali può essere immaginato come un "sistema, suddiviso in tre fasi: contribuzione, gestione, erogazione.

La fase di contribuzione Lavoratore dipendente Lavoratore autonomo Fase di contribuzione 10,00% a carico del dipendente 16,50% a carico del datore di lavoro (anni 1990) Totalmente a suo carico circa 15.00 % (anni 90)

La fase di gestione Ripartizione Fase di gestione 1 2 L ammontare dei contributi L ammontare delle prestazioni

La fase di gestione Sistema a capitalizzazione La pensione corrisponde al rimborso rateale di un montante formatosi per somma dei contributi versati durante la vita attiva e dei rendimenti realizzati mediante l investimento degli stessi in attività finanziarie Sistema a ripartizione I contributi riscossi dai lavoratori attivi in un determinato periodo vengono trasferiti ai pensionati per pagare le prestazioni loro spettanti in quello stesso periodo

La pensione di vecchiaia Pensione di vecchiaia Età pensionabile + Anni di contribuzione minima L eta pensionabile e gli anni di contribuzione variano a seconda Della tipologia di lavoratore Della cassa previdenziale di appartenenza

Riforma Brodolini 1969: Legge n. 153 (Riforma Brodolini) Agganciamento ai salari Si passa dal sistema contributivo al sistema retributivo portando le prestazioni all'80% delle retribuzioni Istituzione della pensione di anzianità Istituzione della pensione sociale

Altre tappe 1982: Viene riformata l indennità di anzianità con l istituzione del trattamento di fine rapporto (TFR), calcolato come valore accumulato di quote annue ottenute dividendo per 13,5 la retribuzione dell anno e rivalutando ogni anno le quote passate con un tasso pari all 1,5% più il 75% del tasso di inflazione. Dal 1979 al 1992 molti furono i tentativi di riordino del sistema previdenziale andati a vuoto (Scotti, De Michelis, Donat-Cattin, Marini).

Passaggi chiave del sistema pensionistico Riportiamo le principali tappe che hanno caratterizzato i vari passaggi del processo di riforma pensionistico. Approfondiamo! Approfondiamo Approfondiamo Riforma Amato INPDAP Approfondiamo Riforma Dini Riforma Prodi Forme pensionistiche individuali Riforma Maroni Approfondiamo Riforma Previdenza Complementare Riforma Monti- Fornero 1993 1995 1997 2004 1994 2001 2005 2011

Principali indicatori relativi agli enti di previdenza (anni 1981-2010 valori in euro) ANNI DEFICIT PREVIDENZIALE (a) TASSO COPERTURA PREVIDENZIALE (b) SPESA PRESTAZIONI SUL PIL (c) 1981-1.025.683 96,3 11,4 1991-759.708 99,2 12,4 2001-47.981.534 75,9 16,0 2007-54.340.716 78,9 16,7 2008-54.115.382 80,1 17,4 2009-67.820.572 76,2 18,7 2010-76.302.448 74,0 18,9 Fonte: Bilanci degli enti di previdenza; elaborazioni su dati amministrativi fornite dagli enti di previdenza (fino al 1995); Istat, I bilanci consuntivi degli enti previdenziali (dal 1996) (a) Differenza tra le entrate contributive e le uscite per prestazioni sociali. (b) Rapporto percentuale tra le entrate contributive e le spese per prestazioni sociali. (c) Rapporto percentuale tra le prestazioni sociali e il Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato.

Riforma Amato 1993: Riforma Amato (Legge 421/92) Blocco per tutto il 93 delle pensioni di anzianità Aumento progressivo dell età pensionabile (fino a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne) Aumento del periodo di riferimento per il calcolo della retribuzione media pensionabile (portato agli ultimi quindici anni di lavoro) Eliminazione dell aggancio ai salari Aumento a 35 anni del requisito per pensioni di anzianità dei dipendenti pubblici con meno di 8 anni di contributi al 31/12/92

Riforma Amato Sempre Amato l anno successivo introduce i fondi pensione. I lavoratori possono affidare parte del loro salario differito a questi fondi pensione gestiti a capitalizzazione. I risparmi dei lavoratori dati ai fondi pensione vengono investiti da questi in attività finanziarie (titoli azionari, obbligazioni e titoli pubblici, ecc).

I due pilastri della previdenza In Italia la struttura previdenziale è costituita dai cosiddetti "DUE pilastri". Previdenza obbligatoria Previdenza complementare Forme ad adesione collettiva Forme ad adesione individuale

Riforma Dini 1995: Riforma Dini (Legge 335/95) «Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare» La Riforma Dini è divenuta un provvedimento di carattere strutturale basato su due principi: Il pensionamento flessibile in un'età compresa tra i 57 e 65 anni (uomini e donne). Il sistema contributivo, per il quale le pensioni sono calcolate sull'ammontare dei versamenti effettuati durante tutta la vita lavorativa.

Riforma Dini Gli obiettivi della Riforma: Rapportare la pensione alla contribuzione. Flessibilità di accesso alla Pensione. Dare impulso alla Previdenza Complementare. Stabilizzare la spesa previdenziale in rapporto all andamento economico (PIL). Istituire la Gestione separata.

I criteri di calcolo delle prestazioni pensionistiche Modalità di calcolo Metodo retributivo Sistema misto Metodo contributivo

Componenti del sistema contributivo Tasso di capitalizzazione del PIL Contributi accantonati Approfondiamo Coefficienti di trasformazione Disincentivi anagrafici Durata versamenti Massimale contributivo

Come si calcola la pensione contributiva? Riforma Dini Legge 335/1995 Età Coefficiente A 57 4,720 % Coefficienti 58 4,860 % di trasformazione 59 5,006 % dal 1996 60 5,163 % 61 5,334 % 62 5,514 % 63 5,706 % 64 5,911 % 65 6,136 %

Riforma Prodi 1997: Riforma Prodi (Legge 449/07) Ha modificato l'impianto della riforma Amato del 1992, adeguandolo con l'esigenza di riordinare i conti pubblici, al fine di garantire l'ingresso dell'italia nell'unione Europea. La riforma Prodi si caratterizza per: L'inasprimento dei requisiti d'età per l'ottenimento della pensione di anzianità. L'incremento dell'onere contributivo dei lavoratori autonomi, per l'equiparazione delle aliquote contributive dei fondi speciali di previdenza. L'eliminazione di alcune condizioni riconosciute ai lavoratori durante il periodo di transizione al sistema contributivo.

Riforma Maroni 2004: Riforma Maroni (Legge 243/04) Questa Riforma si è prefissata quattro obiettivi fondamentali: Penalizzare le pensioni di anzianità con l obiettivo di posticipare il pensionamento. Riordinare gli enti previdenziali e razionalizzare le posizioni previdenziali per semplificare le procedure garantendo compatibilità e trasparenza. Fornire incentivi all adesione alle forme complementari per favorire l effettivo decollo e responsabilizzare i lavoratori. Equiparare i fondi pensione alle polizze previdenziali.

Riforma Previdenza Complementare 2005: Riforma Previdenzia Complementare Questo Decreto Attuativo disciplina le Forme di previdenza per l erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio, introducendo il concetto di silenzio-assenso per la destinazione del TFR alle forme complementari. Riferimento: D.Lgs. n. 252/05

Come si effettua il calcolo? Tante variabili Quanto crescerà il nostro reddito? Quanto crescerà l inflazione? Quale sarà il cumulo dei contributi? Quanto crescerà il PIL? Quali saranno i coefficienti di conversione? Quanto costerà il riscatto della laurea? Che costo comporta la totalizzazione? E la ricongiunzione?