Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione della ricerca le proprie banche dati: in particolare il Prof. Arch. Maurizio Carta e l



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Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione della ricerca le proprie banche dati: in particolare il Prof. Arch. Maurizio Carta e l Ing. Ernesto Sferrazza, dirigente degli Uffici del Piano CED SIT della provincia di Agrigento. 1

Obiettivi della ricerca Costruzione del Sistema dei centri storici della Regione Siciliana come attuazione dell art. 1 della l. r. 70/76. Ambiti di riferimento: - la formazione del Ptur - il POR 2000-2006. Finalità: 1. Formazione di una graduatoria dei comuni siciliani su base provinciale e su base regionale, costruita con il metodo dell analisi multicriteria, in attuazione dell art. 1 della l. r. 70/76. 2. Individuazione di ambiti territoriali sovracomunali di pregio, connotati dalla presenza di risorse tematiche o integrate che abbiano come poli alcuni comuni ritenuti significativi in base alla collocazione nella graduatoria di cui sopra, sui quali si è applicata la SWOT analisis (analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza). Nella Convenzione, infatti, si era proposto di analizzare i singoli comuni siciliani in funzione dei seguenti temi che possono costituire altrettanti punti di forza e punti di debolezza: - la qualità dei centri storici (origine storica del centro, numero e qualità delle architetture censite nelle schede CSU o rilevabili da altre fonti); - la presenza di istituzioni e attività culturali, comprese feste e manifestazioni tradizionali; - l attività produttiva connessa all identità culturale (artigianato tradizionale, prodotti eno-gastronomici di qualità); - i trend demografici; - le risorse storico-culturali presenti nel contesto territoriale quali la quantità e la qualità dei beni isolati diffusi nel territorio; - il patrimonio archeologico presente nel contesto territoriale; - l esistenza di riserve naturali regionali, riserve naturali marine, siti di interesse comunitario e altre zone di interesse naturalistico e ambientale; - l inclusione all interno dei parchi regionali; - l esistenza e l estensione di vincoli paesistici (ex D.L. 490/1999), di vincoli di immodificabilità ai sensi dell art. 5 della l. r. 15/91, di piani paesistici; - il ruolo turistico attuale e potenziale (ricettività alberghiera, agriturismo e/o turismo rurale, campeggi); - il rischio sismico; - la qualità delle infrastrutture territoriali di collegamento. 2

Sistema operativo e sistema informativo territoriale (P. Galioto, M. Leone, G. Trombino) Il sistema operativo di riferimento per la produzione del lavoro è l ambiente Windows operante su piattaforme PC. La redazione dei supporti cartografici è stata realizzata attraverso l uso di differenti sistemi informatici. L ambiente operativo utilizzato per questo lavoro è il software Arcview GIS, sistema informativo territoriale ampiamente diffuso e pienamente compatibile con gli analoghi sistemi informativi già in uso presso l Amministrazione Regionale. Il sistema informativo consente di visualizzare informazioni e tematismi propri della cartografia attraverso il collegamento dinamico e l analisi di database esistenti e nuovi, strutturati nei formati propri dei software Excel e Acces, compatibili con il linguaggio Dbase IV pienamente compatibile con l ambiente Arcview. Coerentemente con la natura aperta dei sistemi informativi territoriali, la ricerca si deve considerare un sistema aperto e implementabile nel tempo attraverso l intersezione o l integrazione di altri database, convergenti verso la redazione del PTUR. 3

Database e rappresentazione cartografica I temi scelti per lo svolgimento della ricerca corrispondono ad altrettante tabelle Excel che contengono i dati analitici per ogni singolo comune. Ogni tabella ha generato una carta tematica della Sicilia, stampata in scala 1/250.000, che indica la situazione dei comuni in relazione al tema specifico. Poiché non si poteva indicare graficamente la situazione di ogni singolo comune in ordine a ogni tema, si è proceduto nel modo che segue: - Studio dell andamento dei dati di ogni singola tabella e individuazione di ranges significativi; - Formazione e rappresentazione cartografica di categorie omogenee di comuni in funzione dei ranges individuati. E evidente che la rappresentazione cartografica di cui sopra appiattisce e riduce le informazioni, ma allo stesso tempo consente una visione di sintesi e consente di operare rapidamente una serie di confronti di massima. Produce cioè una conoscenza imperfetta ma irrinunciabile nel campo delle discipline che ritengono indispensabile territorializzare i fenomeni, anche con qualche approssimazione. Per altri versi, la disponibilità di dati quantitativi analitici per ogni tema e per ogni singolo comune ha consentito di costruire il modello di valutazione multicriteriale in maniera molto precisa e su base matematica. 4

Metodologia e fasi di lavoro 1.Costruzione di un repertorio bibliografico articolato per argomenti (G. Abbate). 2. Regesto delle fonti. 3. Consultazione di siti internet (G. Abbate, N. Iannaggi). 4. Ricognizione generale sul tema dei centri storici tra indirizzi di tutela e strumenti urbanistici (T. Cannarozzo). 5. Riproduzione in forma cartacea e digitale delle schede CSU dei centri storici esistenti fornite dal Centro Regionale per l inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali e ambientali (P. Santino). 6. Schedatura in forma cartacea e digitale dei comuni e degli ambiti territoriali comunali secondo un modello di scheda concordata con il Centro Regionale per l inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali e ambientali (G. Abbate, N. Iannaggi, P. Santino). 7. Revisione della carta base della Sicilia con l introduzione dei confini provinciali, delle piccole isole e della tabella con le isole amministrative comunali, divise per province di appartenenza (P. Galioto). 8. Revisione e aggiornamento delle banche dati tematiche del Piano Territoriale Paesistico Regionale, riferite ai singoli comuni e costruzione delle relative carte tematiche. 9. Costruzione di nuove banche dati e redazione delle relative carte tematiche riferite ai singoli comuni in funzione dei temi selezionati. 10. Selezione e aggregazione dei temi ritenuti più significativi per la costruzione del modello di valutazione. 11. Costruzione di un modello di valutazione multicriteriale delle risorse presenti in ogni comune e formazione della graduatoria dei comuni su base provinciale e regionale, in attuazione dell art. 1 della l. r. 70/76 (G. Napoli). 12. Individuazione di ambiti territoriali di intervento prioritario sui quali attivare politiche di sviluppo locale. 13. Applicazione della SWOT analisis agli ambiti territoriali individuati. 5

4. Ricognizione generale sul tema dei centri storici tra indirizzi di tutela e strumenti urbanistici Con l elaborazione e l approvazione delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale (decreto assessoriale BB.CC.AA. del 21.05.1999) la Regione ha messo a fuoco con maggiore ampiezza e sistematicità il tema dell intervento di recupero dei Centri e nuclei storici consolidando e ampliando l orientamento culturale espresso succintamente nell art. 55 della L.R.71/78 e nelle leggi speciali. Il Ptpr, infatti individua quali centri e nuclei storici le strutture insediative aggregate storicamente consolidate delle quali occorre preservare e valorizzare le specificità storico-urbanistiche-architettoniche in stretto e inscindibile rapporto con quelle paesaggistico-ambientali. Tale ricognizione è contenuta nella Tavola 8 Carta dei centri e nuclei storici, che è corredata da una legenda che illustra l origine dei centri e una classificazioen degli insediamenti. L origine dei centri è articolata in: - centri storici di origine antica (A) - centri storici di origine medioevale (B) - centri storici di nuova fondazione (C) - centri storici della ricostruzione del Val di Noto post 1693(D) Gli insediamenti storici sono così classificati: - centri storici - nuclei storici (E) - nuclei storici generatori di sistemi complessi (F) - nuclei storici a funzionalità specifica (G) - centri storici abbandonati (H) Per essi il Ptpr indica: - criteri oggettivi di perimetrazione come zone A, ai sensi del D. I. n. 1444 del 2 aprile 1968 al fine di evitare metodologie prive di fondamento scientifico; - indirizzi per la pianificazione territoriale che deve tendere a consolidare e rivalutare i ruoli storici dei centri e dei nuclei nell'ambito dell intero sistema insediativo regionale; - indirizzi per l attività urbanistica all interno dei centri storici che deve essere basata sulla conservazione e valorizzazione dei caratteri spaziali, architettonici e tipologici esistenti, limitando le trasformazioni ad ambiti privi di valore storico-testimoniale o al miglioramento della qualità urbana e delle condizioni abitative. Questa nuova attenzione nei confronti del ruolo dei centri storici, espressa in maniera sistematica nel Ptpr, contribuisce a definire strategie regionali di assetto del territorio finalizzate alla conservazione e alla qualificazione del patrimonio d interesse storico, archeologico, artistico, culturale o documentario, che sono state inserite nel corpo dei Contributi per il Complemento di Programmazione della Direzione Regionale dell Urbanistica di questo Assessorato nell ambito del POR 2000-2006. Per raggiungere le finalità di cui sopra la DRU ha elaborato anche una valutazione di massima dei costi degli interventi, tra i quali è prevista una spesa per la redazione di piani di recupero dei centri storici e per interventi articolati di carattere strategico. Per altro, si sottolinea che i programmi di intervento contenuti nel programma Agenda 2000 relativi al recupero e alla riutilizzazione del patrimonio edilizio storico sono stati criticati in sede europea per la mancanza di quadri urbanistici di riferimento. Come si evince da quanto sopra, l intervento di recupero dei centri storici, viene finalmente promosso anche in Sicilia come obiettivo irrinunciabile e qualificante per conseguire un assetto del territorio regionale culturalmente ed economicamente aggiornato, per il quale si sollecita una adeguata attenzione da parte delle amministrazioni locali e si comincia ad assegnare risorse. 6

Per raggiungere pienamente l obbiettivo è necessario però aggiornare tecnicamente e culturalmente anche gli strumenti e cioè la natura e il contenuto dei piani urbanistici finalizzati al recupero dei centri storici, a partire dalla legislazione e dalla normativa esistente e in base ai nuovi indirizzi culturali espressi dalla Regione (Linee Guida del Ptpr e documenti successivi di implementazione delle stesse). E indispensabile che il contenuto culturale del Ptpr, espresso attualmente nelle forme delle Linee Guida in maniera programmatica e descrittiva, innervi e aggiorni il contenuto dei piani urbanistici generali e attuativi. Per conseguire questo risultato, anche in assenza di sostanziali modifiche legislative, l'assessorato regionale Territorio e Ambiente, ha emanato due circolari sulla pianificazione comunale e sul recupero dei centri storici, che, pur muovendosi nell ambito della normativa vigente, determineranno un nuovo modo di fare i piani regolatori, privilegiando finalmente la riqualificazione urbana e il riuso del patrimonio edilizio storico. I due provvedimenti hanno l'obiettivo di utilizzare al meglio anche il contributo della pianificazione locale, che è obbligatoria per legge e soggetta a rinnovamento decennale, per pervenire anche "dal basso" al riordino e alla riqualificazione del territorio regionale, facendo appello alle responsabilità ineludibili degli amministratori locali. Ambedue le circolari veicolano un messaggio di fondo: che le scelte progettuali devono scaturire da analisi approfondite dello stato di fatto, da percorsi conoscitivi appropriati e strutturati in funzione degli gli obiettivi da raggiungere. La circolare n.2/2000 - Indirizzi per la formazione degli strumenti urbanistici generali e attuativi - sottolinea gli elementi innovativi, culturali e tecnici che devono essere contenuti nella pianificazione locale; indica le modalità di definizione delle Direttive generali che devono guidare le scelte urbanistiche; precisa i contenuti degli studi preliminari costituenti lo Schema di massima e il ruolo di tali studi nel processo di formazione dei PRG. La circolare precisa che occorre preliminarmente effettuare la ricognizione delle risorse culturali, territoriali e ambientali esistenti e provvedere agli indirizzi di tutela e valorizzazione delle stesse, sia localizzando sulle carte tali risorse, sia individuando norme tecniche che contribuiscano a precisare la tutela e le trasformazioni ammissibili. Tra le risorse territoriali da conservare e da sottoporre a un regime di tutela particolare, la circolare individua i centri storici e i nuclei storici ricadenti al di fuori dei centri urbani. Per la prima volta viene suggerito un metodo scientifico per perimetrare e classificare tali beni come zone A ; metodo basato sull esame delle planimetrie catastali pre-unitarie e post-unitarie. Può sembrare una battaglia di retroguardia, e forse lo è, perché ancora oggi bisogna convincere sindaci e amministratori che è impossibile che esistano centri urbani privi di un nucleo storico d origine, e che l estensione del nucleo storico è ragionevolmente identificabile al di là delle manomissioni e trasformazioni dei singoli edifici. Sul versante tecnico la circolare affronta il nodo cruciale del dimensionamento, a partire dalla verifica della piena utilizzazione del patrimonio edilizio esistente e dall obbligo di assicurare preliminarmente il completamento delle aree parzialmente urbanizzate, con l obiettivo di ridurre al massimo il consumo ingiustificato del suolo agricolo. Il tema della previsione delle attrezzature e dei servizi di interesse locale e di interesse generale viene ancorato a una attenta analisi delle attrezzature già realizzate, all esistenza di sedi proprie e allo stato di conservazione. Anche relativamente al fabbisogno di aree per attività produttive la circolare suggerisce una ricognizione sulle aree già infrastrutturate a tale scopo, sull entità della domanda degli operatori economici e sulla opportunità di prevedere insediamenti consortili tra comuni confinanti. 7

La circolare n. 3/2000 Aggiornamento dei contenuti degli strumenti urbanistici generali e attuativi per il recupero dei centri storici affronta il tema del recupero dei centri storici attraverso la costruzione di un quadro di riferimento nazionale e regionale. Da tale quadro emerge che il tema, inaugurato con la nota esperienza bolognese della fine degli anni 60, ha subito significative evoluzioni con la sperimentazione avviata in occasione di alcune leggi speciali: quella per Venezia (798/94), quella per i Sassi di Matera (771/86), quella emanata per la ricostruzione dopo il terremoto del 1980 (219/81). Anche in Sicilia furono emanate due leggi speciali: una per il recupero dei centri storici di Siracusa e Agrigento (legge regionale 70 del 1976) e una per il recupero del centro storico di Ragusa (legge regionale 61 del 1981). In Sicilia, sia nella legislazione speciale che nelle scarne norme contenute nella legislazione ordinaria, il recupero dei centri storici prevede il ricorso al piano particolareggiato (circolare n. 4 del 1979), strumento urbanistico complesso e costoso, del tutto poco praticato. Basti pensare che solo Siracusa e Palermo sono dotate di piani particolareggiati che coprono l intera città storica. La circolare n. 3, in continuità con gli enunciati del PTPR, costituisce una vera e propria guida tecnica e culturale per strutturare i piani urbanistici finalizzati alla riqualificazione e al recupero. Essa individua come strumento urbanistico appropriato un piano generale comprendente la zona A, prevedendo l intervento diretto e limitando l utilizzazione dei piani particolareggiati ad aree campione o ad aree rappresentative di problematiche particolari. Data la difficoltà del tema e la poca sperimentazione effettuata, la circolare suggerisce in maniera didascalica il numero e la qualità degli elaborati da redigere, le scale di rappresentazione, le analisi da svolgere, le destinazioni d uso compatibili con la rivitalizzazione della città storica e degli edifici. Il patrimonio edilizio storico e gli spazi inedificati dovranno essere analizzati e classificati attraverso l analisi tipologica, che non deve essere basata sull uso di tipi aprioristicamente determinati, ma su studi e indagini dirette sul campo relazionate alla storia e alle tradizioni locali. Al fine di facilitare la comprensione degli argomenti trattati, è allegata alla circolare una nota che contiene la terminologia e l elenco delle destinazioni d uso. 5. Riproduzione in forma cartacea e digitale delle schede CSU dei centri storici esistenti fornite dal Centro Regionale per l inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali e ambientali 6. Schedatura in forma cartacea e digitale dei comuni e degli ambiti territoriali comunali secondo un modello di scheda concordata con il Centro Regionale per l inventario, la catalogazione e la documentazione dei beni culturali e ambientali. Per quanto riguarda i punti 5. e 6. si sottolinea che le Soprintendenze di Messina e di Catania non hanno redatto le schede CSU dei comuni di competenza. 8

PROVINCIA Censimento delle schede CSU esistenti digitalizzate N. COMUNI PER PROVINCIA N. SCHEDE C.S.U. ESISTENTI PER COMUNE N. SCHEDE C.S.U. MANCANTI NOTE * Le piccole isole non sempre coincidono con i comuni AGRIGENTO 43 41 3 Mancano: Agrigento, Porto Empedocle, Linosa* CALTANISSETTA 22 21 1 Manca: Caltanissetta CATANIA 58 58 ENNA 20 19 1 Manca: Enna MESSINA 108 108 PALERMO 82 81 1 Manca: Bagheria RAGUSA 12 11 1 Manca: Ragusa SIRACUSA 21 18 3 Mancano: Siracusa, Portopalo, Priolo Gargallo TRAPANI 24 22 2 Mancano: Trapani, Favignana, Marettimo*, Petrosino TOTALE 390 213 178 In anni più recenti le Soprintendenze di Messina e di Catania hanno proceduto alla schedatura di alcuni comuni con modelli di schede diversi dalle CSU, che non riportano informazioni simili a quelle contenute nelle schede CSU. In particolare, in provincia di Messina sono stati analizzati i comuni di Messina, Barcellona P., Basicò, Castelmola, Falcone, Furnari, Giardini Naxos, Taormina; in provincia di Catania, i comuni di Catania e Acicatena. Per quanto riguarda la provincia di Palermo, anche se manca la scheda CSU del comune di Bagheria, che è stato analizzato con un modello di scheda più recente e quella del comune di Alimena, che è incompleta, si è preferito inserire i dati relativi, anche se tratti dall Atlante dei Beni Culturali, al fine di avere il quadro completo della provincia di Palermo. Riguardo alla provincia di Agrigento, per motivi casuali, manca la scheda CSU del comune di Porto Empedocle. Anche in questo caso si è preferito inserire i dati relativi, traendoli dall Atlante dei Beni Culturali, per trattare in maniera completa la provincia. Inoltre nella Tav. n. 1 risultano privi di architetture censite i comuni di Salaparuta, Gibellina e Montevago, perché distrutti dal terremoto del 1968. Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, non dotati di schede CSU, per costruire la Tav. n. 1, i dati sulle architetture emergenti sono stati tratti dall Atlante dei Beni Culturali. 9

8. COSTRUZIONE DI NUOVE BANCHE DATI E REDAZIONE DELLE RELATIVE CARTE TEMATICHE RIFERITE AI SINGOLI COMUNI IN FUNZIONE DEGLI INDICATORI SELEZIONATI. 10

Tavola n. 1 Classificazione dei comuni in funzione del numero di architetture presenti nei centri storici. Per non lasciare scoperti i comuni delle province di Messina e di Catania, per i quali non sono state redatte le schede CSU, si è ricorso alla banca dati costituita dalla Carta del rischio (consistenza, distribuzione e pregio dei Beni architettonici ed archeologici della Sicilia) elaborata dal Centro Regionale per la progettazione e il restauro nel 1997, integrata dalla banca dati facente parte della Carta del rischio del patrimonio culturale redatta dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali- Istituto Centrale per il Restauro nel 1997, che ha messo a disposizione i dati per le province scoperte. I dati sulle due province sono stati integrati ulteriormente da informazioni in possesso, a vario titolo, del gruppo di ricerca (esperienze professionali, tesi di laurea, etc.) La legenda della Tavola riporta una classificazione dei comuni in funzione del numero delle architetture presenti nei centri storici. Il passo da una categoria all altra é stato stabilito ex-post in base ai dati quantitativi rilevati. La prima famiglia di comuni è stata individuata in base a un numero di architetture presenti nei centri storici compreso tra zero e 15; la seconda famiglia é stata individuata in base a un numero variabile da 16 a 30; la terza famiglia é stata individuata in base a un numero variabile da 31 a 45; la quarta famiglia é stata individuata in base a un numero variabile da 46 a 60. I dati rilevati hanno suggerito di caratterizzare la quinta famiglia in base a un numero variabile da 61 a 100; la sesta famiglia presenta un numero di architetture variabile da 101 a 200; la settima famiglia va oltre 200. I capoluoghi di provincia presentano le seguenti caratteristiche: Agrigento, con 182 architetture emergenti censite, rientra nella sesta famiglia. Caltanissetta, con 208 architetture censite, rientra nella settima famiglia. Enna, con 109 architetture censite, rientra nella sesta famiglia. Palermo presenta il maggior numero in assoluto: 1397 architetture censite e guida la settima famiglia. Ragusa, con 161 architetture censite, rientra nella sesta famiglia. Siracusa, con 222 architetture censite, rientra nella sesta famiglia. Trapani, con 193 architetture censite, rientra nella sesta famiglia. Fanno parte della sesta famiglia, con un numero di architetture variabile da 101 a 200, anche comuni non capoluoghi di provincia, come Corleone, in provincia di Palermo; Vittoria e Modica, in provincia di Ragusa; Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. Tra questi, è il caso di sottolineare il comune di Vittoria, che pur avendo un origine di fondazione e quindi più recente degli altri, presenta ben 135 architetture censite. Fanno parte della quinta famiglia, con un numero di architetture variabile da 61 a 100, i comuni di Erice e Castelvetrano, in provincia di Trapani; Monreale, Alcamo, Partinico, Termini Imerese, Caccamo, Cefalù e Nicosia, in provincia di Palermo; Sciacca, in provincia di Agrigento; Piazza Armerina in provincia di Enna; Chiaramonte Gulfi e Scicli, in provincia di Ragusa; Francofonte e Noto, in provincia di Siracusa: Come si può vedere dalle tabelle allegate, le città di fondazione, meno ricche di architetture rilevanti, fanno parte prevalentemente delle prime due famiglie. La tabella che segue (Tab. 1) riporta i seguenti dati: - il numero di architetture presenti nei centri storici. - l origine del centro urbano. Fonti: - numero delle architetture ricavato dalle schede CSU dei centri storici per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani; per le province di Catania e di Messina dati ricavati da Carta del rischio (consistenza, distribuzione e pregio dei Beni architettonici ed archeologici della Sicilia) - Centroo Regionale per la progettazione e il restauro, 1997 e da Carta del rischio del patrimonio culturale - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali- Istituto Centrale per il Restauro, 1997. (Dati elaborati dagli archh. Nada Iannaggi e Paola Santino) 11

Tavola n. 1.1 Classificazione dei comuni in funzione del numero di architetture presenti nei centri storici e dell origine dell insediamento. Nella tavola si mettono in relazione il numero delle architetture presenti nei centri storici e l origine dell insediamento. E evidente che la quantità delle architetture emergenti è strettamente correlata all origine del centro urbano e si rivela maggiore nei centri storici di origine medioevale: La concentrazione di architetture residenziali e specialistiche è anche indice di ricchezza economica e di un ruolo eminente svolto dal comune nel contesto territoriale. Fanno eccezione a questa regola alcuni centri della Val di Noto costruiti dopo il terremoto del 1693, nei quali la relativa modernità dei centri è compensata dal gran numero di architetture barocche realizzate con la ricostruzione. Riguardo all origine del centro urbano si è operata in molti casi una revisione dell attribuzione proposta nel Ptpr, sulla base dell esperienza sull argomento, come si può constatare nella legenda riportata nella tavola. L argomento non è semplice, né trattabile in maniera semplicistica. A parte le città di fondazione, caratterizzate da impianti urbani di modesta dimensione e a maglia regolare, facilmente riconoscibili e individuabili, per tutti gli altri, possono sorgere complicazioni interpretative. Si è intesa come origine del centro l epoca in cui si avvia la nascita e lo sviluppo della città, decodificabile dalla qualità del disegno urbano e dal rapporto tra edifici specialistici e tessuto residenziale. In molti casi si è mantenuta una doppia attribuzione; alcuni centri urbani hanno infatti contemporaneamente un origine antica su cui si stratifica lo sviluppo in epoca medioevale, come nel caso di Siracusa. Vi sono però anche altre doppie attribuzioni, come si può vedere nella legenda. E stata abolita la classificazione nucleo storico generatore di centri complessi perché ritenuta poco significativa. Infatti quasi tutti i centri storici sono leggibili come centri complessi, in quanto la morfologia urbana deriva o da profonde stratificazioni verticali del tessuto edilizio (città medioevali cinte da mura) o da addizioni o énclaves costruite in diverse epoche. Fonti: - numero delle architetture ricavato dalle schede CSU dei centri storici per le province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani; per le province di Catania e di Messina dati ricavati da Carta del rischio (consistenza, distribuzione e pregio dei Beni architettonici ed archeologici della Sicilia) - Centroo Regionale per la progettazione e il restauro, 1997 e da Carta del rischio del patrimonio culturale - Ministero per i Beni Culturali e Ambientali- Istituto Centrale per il Restauro, 1997. - origine degli insediamenti risultante dalla revisione delle attribuzioni proposte nel Ptpr. (Dati elaborati dagli archh. Nada Iannaggi e Paola Santino) 12

Tav. n. 9 Classificazione dei comuni in funzione della produzione artigianale tradizionale La tavola riporta la classificazione dei comuni in funzione della produzione artigianale tradizionale di qualità. I dati quantitativi raccolti sono stati raggruppati secondo intervalli così suddivisi: 1-2, 3-4, da 5-8. Sono stati, inoltre, individuati i comuni che non presentano alcuna produzione artigianale. Da questa analisi emerge che la produzione artigianale è maggiormente presente nella Sicilia occidentale e si caratterizza per la lavorazione del ferro battuto e per la produzione della ceramica La produzione artigianale è naturalmente legata alle risorse locali. Per esempio nel catanese si nota una prevalenza di prodotti derivanti dalla lavorazione della pietra lavica, in particolare a Giarre ; nel messinese, per la presenza delle cave, si producono manufatti in marmo, nel trapanese la ricchezza del corallo rosso si presta alla realizzazione di oggetti di grande bellezza associata alle tecniche orafe tradizionali. Diffusa è anche la produzione di manufatti tessili: a Erice nel trapanese si mantiene viva la tecnica della frazzata, usata per la realizzazione di tappeti lavorati su un telaio a mano, caratterizzati da una grande vivacità di colori e composti in modo tale da formare disegni geometrici. La stessa vivacità produttiva si mantiene ad Alia e nella zone delle Madonie, a Mascalucia nel catanese e in alcuni centri del messinese. Oltre alla produzione di tappeti si mantiene la tradizione dei ricami e dei merletti diffusa soprattutto nei paesi dell entroterra. L artigianato del ferro battuto è presente in tutta l isola e si caratterizza oltre che nella produzione di elementi ornamentali per gli edifici anche per la produzione di oggetti di arredamento. Santo Stefano di Camastra in provincia di Messina, Caltagirone nel catanese e Sciacca nell agrigentino, sono le città più importanti per la produzione di ceramiche e maioliche artistiche. La tradizione dei pupi e dei carretti siciliani si mantiene viva grazie all opera di artigiani che operano nel palermitano e nel catanese. Queste risorse, messe in rete con altre, presenti nel territorio, potrebbero creare delle sinergie interessanti e dare vita a nuovi processi di sviluppo locale. Fonti: - Dati originali provenienti dai testi citati nella bibliografia (Nota ed elaborazione dei dati: archh. Nada Iannaggi, Paola Santino) 13

Tavola n. 10 Classificazione dei comuni in funzione della produzione enogastronomica di qualità. La attuale produzione enogastronomica di qualità è sicuramente legata alle risorse e alle tradizioni locali, ma è stata anche recentemente incentivata da una nuova e più moderna imprenditoria. I dati raccolti hanno portato ad una classificazione dei comuni in funzione del numero di prodotti enogastronomici di qualità individuando sette categorie: i comuni che non presentano nessuna produzione enogastronomica di qualità fino a quelli in cui è stato riscontrato un numero di prodotti maggiore di cinque. I comuni che non presentano prodotti eno-gastronomici significativi, sono numerosi e ricadono nelle province di Caltanissetta, Catania, Enna e Messina. Nelle altre province i dati sono più articolati: nella provincia di Trapani e in quella di Agrigento prevale la produzione del vino; nel siracusano quella dolciaria e quella legata ai prodotti ittici quali tonno, acciughe e sgombro; nel ragusano, oltre ai dolci, si produce prevalentemente olio e formaggio. Nella provincia di Palermo si trova una ricca produzione di vino, olio, dolci, formaggio, pane, gelati. L unico centro urbano con un dato superiore a 5 è Palermo con i suoi dolci di ricotta e la frutta di pasta di mandorle, per ricordare solo i più rinomati. Anche in questo caso, sarebbe interessante mettere in rete la produzione enogastronomica, con altre risorse presenti nel territorio. Fonti: -Dati originali forniti dal giornalista specializzato Fabrizio Carrera, componente del gruppo di ricerca. (Nota ed elaborazione dei dati: archh. Nada Iannaggi, Paola Santino) 14

Tav. n. 11 Classificazione dei comuni in funzione del numero di feste e manifestazioni tradizionali. In Sicilia si svolgono numerose manifestazioni legate alla ricchezza del patrimonio culturale dell isola. Le tradizioni popolari rivivono in feste e rappresentazioni di vario genere. La tavola n. 11 riporta la classificazione dei comuni in base al numero di feste e manifestazioni tradizionali e il dato che emerge con chiarezza è che tutti i comuni hanno almeno una festa tradizionale locale. La tavola è stata strutturata in base ai dati quantitativi raccolti, definendo cinque intervalli e considerando come categorie principali le feste religiose, le sagre e le manifestazioni culturali. Il primo intervallo è stato individuato in base a un numero di manifestazioni variabile da 1 a 3; il secondo in base a un numero di manifestazioni variabile da 4 a 5; il terzo in base a un numero di manifestazioni variabile da 6 a 7; il quarto in base a un numero compreso tra 8 e 10 e l ultimo intervallo si caratterizza per un numero di manifestazioni superiore a 10. Di questo fanno parte Barcellona Pozzo di Gotto e Patti in provincia di Messina e Palazzo Adriano in provincia di Palermo. Da questa classificazione emerge che la maggior parte dei comuni presenta un numero di feste compreso nella prima categoria, della quale fanno anche parte i capoluoghi di provincia. Per questi ultimi sono state volutamente tralasciate le innumerevoli feste di quartiere legate, nella maggior parte dei casi, alla tradizione religiosa e popolare, prendendo in considerazione le manifestazioni più importanti quali le feste dei santi patroni, i riti della Settimana Santa o ancora gli eventi culturali come le rappresentazioni classiche al teatro antico di Siracusa. Il dato che emerge con maggiore forza è quello relativo alle manifestazioni a carattere religioso e popolare, a testimonianza del fatto che la ricchezza del patrimonio culturale siciliano e la consuetudine assai radicata di mantenere l eredità lasciata dalle varie dominazioni, si evidenzia soprattutto nella rappresentazione di eventi sacri legati a tradizioni di origine spagnola. Tra questi eventi si ricordano le spettacolari processioni del Venerdì Santo che si svolgono a Caltanissetta, Enna, Trapani, Avola e in altri comuni in provincia di Siracusa e Ragusa. Tra i riti della Settimana Santa, particolari sono quelli che si svolgono a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, a testimonianza dell identità di tale comunità, insediatasi fin dal XV secolo in questa e in altre località della Sicilia. Altre manifestazioni diffuse sono le rievocazioni di vicende storiche legate soprattutto alla presenza della dominazione normanna in Sicilia. Tra le più importanti si ricorda il palio dei Normanni che si svolge nel comune di Piazza Armerina in provincia di Enna e La battaglia delle Milizie di Scicli nel ragusano. Anche i riti legati al Carnevale vengono mantenuti in molti comuni dell isola, tra i tanti, Sciacca, Acireale e Termini Imerese sono i centri che offrono sfilate spettacolari di grande richiamo. Un altro dato che emerge è relativo alle manifestazioni che hanno come protagonisti i prodotti gastronomici. Le sagre, infatti, caratterizzano il periodo compreso tra la primavera e l autunno di molti comuni. Queste risorse, messe in rete con altre, presenti nel territorio, potrebbero creare delle sinergie interessanti e dare vita a nuovi processi di sviluppo. Fonti: - Dati originali provenienti dai testi citati nella bibliografia (Nota ed elaborazione dei dati: archh. Nada Iannaggi, Paola Santino) 15

Tavola n. 12.1 Classificazione dei comuni in funzione del numero dei posti letto nelle strutture alberghiere. Il tema della ricettività turistica viene affrontato organicamente dal gruppo di ricerca diretto dal Prof. Maurizio Carta. Ai nostri fini la ricettività turistica può costituire un punto di forza o un punto di debolezza e pertanto tale indicatore non può essere ignorato. La Tavola n. 12.1 propone pertanto una classificazione dei comuni in funzione del numero dei posti letto disponibili nelle strutture alberghiere, attraverso l individuazione di fasce di quantità significative, rilevate dai dati. La Tavola evidenzia un gran numero di comuni totalmente privi di posti letto in strutture alberghiere in tutte le province. Di contro l offerta di più di 5.500 posti letto si rileva solo a Palermo. Seguono per numeri di posti letto i comuni di Taormina e Giardini Naxos con una offerta compresa tra 3.000 e 5.500 posti letto. Dotati di un numero di posti letto compreso tra 1.500 e 3.000 sono solo i comuni di Cefalù e Terrasini, in provincia di Palermo; Agrigento e Sciacca in provincia di Agrigento; Lipari in provincia di Messina; Catania e Acireale in provincia di Catania; i capoluoghi di provincia Ragusa e Siracusa. Dotati di un numero di posti letto compreso tra 400 e 1.500 troviamo i comuni capoluogo Messina, Trapani, Caltanissetta, il comune madonita di Polizzi Generosa, e alcuni comuni costieri come Milazzo, Terme Vigliatore, Capo d Orlando, Campofelice di Roccella, Altavilla Milicia, Santa Flavia, Cinisi, S. Vito Lo Capo, Scicli, Ispica, Noto, Augusta, Aci Castello, S: Alessio Siculo, Letojanni che hanno sempre avuto un ruolo turistico. In linea di massima il numero di posti letto diminuisce man mano che ci si allontana dalla costa e dai comuni considerati tradizionalmente turistici. Anche le aree montane di maggiore interesse presentano un numero contenuto di posti letto. In sintesi l offerta di posti letto in strutture alberghiere è sicuramente bassa e concentrata su pochissime località e dovrebbe essere potenziata, ampliando il ruolo turistico che altri comuni potrebbero svolgere in funzione della presenza di risorse culturali e naturalistiche attualmente poco valorizzate. La disponibilità di posti letto farà attribuire a ogni singolo comune una valutazione espressa in termini quantitativi. Fonti: -Dati forniti dal Prof. Arch. Maurizio Carta (Elaborazione dei dati: archh. Nada Iannaggi, Paola Santino) 16

Tavola n. 12.2 Classificazione dei comuni in funzione del numero dei posti letto in residences, case, agriturismo. In relazione ai dati rilevati, i comuni sono stati distinti in categorie per numero di posti letto disponibili, secondo intervalli ritenuti significativi. Anche in questa tavola si nota che la maggiore offerta di posti letto è localizzata nei comuni che hanno sempre svolto un ruolo turistico. La maggiore novità consiste nella diffusione di strutture agrituristiche, sorte anche in comuni privi di tradizioni di ospitalità turistica come: Menfi, Montallegro, Montevago, Sambuca di Sicilia in provincia di Agrigento; Resuttano e Santa Caterina Villarmosa in provincia di Caltanissetta; Calatabiano, Giarre, Licodia Eubea, Mascali, Mascalucia, Milo, Piedimonte Etneo, Randazzo, Riposto, S. Giovanni La Punta, S. Michele di Ganzaria, S. Alfio, Trecastagni, Viagrande, Vizzini, Zafferana Etnea, in provincia di Catania; Aidone, Cerami, Nicosia, Nissoria, Piazza Armerina, Sperlinga, in provincia di Enna; Acquedolci, Caronia, Castel di Lucio, Castell Umberto, Cesarò, Ficarra, Galati Mamertino, Gioiosa Marea, Mistretta, Motta Camastra, Naso, Pettineo, Reitano, Rodì Milici, S. Filippo del Mela, S. Fratello, S. Salvatore di Fitalia, S. Angelo di Brolo, Sinagra, Tortorici e Tusa in provincia di Messina; Alia, Balestrate, Borgetto, Castelbuono, Castellana Sicula, Cinisi, Collesano, Gangi, Godrano, Partinico, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, S. Mauro Castelverde, Santa Cristina Gela, Scillato, Valledolmo, in provincia di Palermo; Acate, Chiaramonte Gulfi, Ispica, in provincia di Ragusa; Avola, Canicattini Bagni, Carlentini, Floridia, Pachino, Palazzolo Acreide, Porto Palo di Capo Passero, Priolo Gargallo, Rosolini, Sortino, in provincia di Siracusa; Castelvetrano, Marsala, Salemi, Santa Ninfa, in provincia di Trapani. Come si può constatare da questa ricognizione, la provincia di Messina presenta il maggior numero di comuni (21) dotati di strutture agrituristiche, ma tali impianti si ritrovano in tutte le province, anche in quelle ritenute di minore interesse turistico. La disponibilità di posti letto nelle strutture ricettive analizzate nella Tavola farà attribuire a ogni singolo comune una valutazione espressa in termini quantitativi. La diffusione dell agriturismo è un indicatore di grande interesse ed è una attività da incoraggiare perché nella gran parte dei casi le strutture agrituristiche sono ubicate in fabbricati storici di varia natura, opportunamente ristrutturati. Questi edifici ritrovano finalmente un nuovo ruolo, compatibile con la loro natura e contribuiscono a incrementare la produttività economica dei fondi agricoli. In secondo luogo, si è potuto constatare che le iniziative agrituristiche si sono messe spontaneamente in rete con le aree naturali protette, come parchi e riserve: Esse infatti spesso sono ubicate in comuni inseriti all interno dei Parchi Regionali o che comprendono riserve naturali. In ogni caso, anche se ancora siamo ben lontani dagli standard quantitativi e qualitativi della regione Toscana si tratta di attività da promuovere e diffondere, che possono contribuire ad accrescere lo sviluppo locale in termini di effettiva sostenibilita. Fonti: - Dati di base forniti dal Prof. Arch. Maurizio Carta, integrati attraverso la consultazione della letteratura specialistica citata nella bibliografia. (Aggiornamento ed elaborazione dei dati: arch. Nada Iannaggi) 17

Tavola n. 12.3 Classificazione dei comuni in funzione del numero dei posti letto in campeggi. La tavola propone una classificazione dei comuni in funzione del numero di posti letto disponibili nei campeggi, attraverso l individuazione di intervalli significativi derivanti dai dati. I campeggi sono ubicati quasi esclusivamente nei comuni costieri di tradizione turistica, salvo qualche eccezione come alcuni comuni dell Etna. La provincia di Enna ne risulta totalmente priva, mentre in quella di Caltanissetta, troviamo un campeggio solo nel comune di Butera. La disponibilità di posti letto nelle strutture ricettive analizzate nella Tavola farà attribuire a ogni singolo comune una valutazione espressa in termini quantitativi. In ogni caso si tratta di un segmento della ricettività turistica, destinato a un particolare target di utenti, da potenziare adeguatamente, mettendolo in rete con risorse culturali e naturalistiche presenti nel territorio, attualmente non sufficientemente valorizzate. Fonti: - Dati di base forniti dal Prof. Arch. Maurizio Carta, integrati attraverso la consultazione della letteratura specialistica citata nella bibliografia. (Aggiornamento ed elaborazione dei dati: archh. Nada Iannaggi, Paola Santino) 18

Tavola n. 13 Classificazione dei comuni in funzione del numero dei musei e delle biblioteche. La tavola n.13 mostra la situazione dei comuni dell isola in riferimento alla presenza di biblioteche e musei ed è stata strutturata in base ai dati quantitativi raccolti, definendo sette categorie di comuni in funzioni del numero di tali attrezzature presenti.. La prima categoria include un numero di biblioteche e musei pari a 0; la seconda un numero variabile da 1 a 2; la terza a un numero variabile da 3 a 6; la quarta un numero variabile da 7 a 15; la quinta un numero variabile da 16 a 25; la sesta un numero variabile da 26 a 50 e l ultima categoria si caratterizza per un numero di biblioteche e musei maggiore di 50. Le informazioni rappresentate nella tavola derivano dalla somma dei dati relativi alle biblioteche, sia pubbliche che di altri enti, e di quelli relativi ai musei, distinti in scientifici, naturalistici, archeologici, etnoantropologici e storico-artistici. Dall analisi quantitativa dei dati emerge che quasi la totalità dei comuni possiede almeno una biblioteca comunale. Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia il dato complessivo è determinato principalmente dal numero delle biblioteche di pertinenza di enti vari, quali Soprintendenze, Archivi di Stato, Università, etc. Per gli altri centri urbani il dato è maggiormente influenzato dalla presenza di biblioteche appartenenti a enti religiosi, quali le biblioteche parrocchiali. Fonti: - Dati originali provenienti dai testi citati nella bibliografia (Nota ed Elaborazione dei dati: archh. Nada Iannaggi, Paola Santino) 19

Tavola n. 14 Classificazione dei comuni in funzione del rischio sismico. La tavola non costituisce certamente una elaborazione originale in quanto ripropone le informazioni contenute in una carta ufficiale dell ARTA elaborata nel 1996. Il tema, tra l altro, rientra tra quelli oggetto della Convenzione di cui è responsabile scientifico il Prof. Riccardo Rasà. In ogni caso il rischio sismico è considerato un indicatore significativo e pertanto si è ritenuto opportuno includerlo nella strategie di valutazione di ogni singolo comune. La Tavola evidenzia i comuni con grado di sismicità S=12 (sismici di 1 categoria), i comuni con grado di sismicità S=9 (sismici di 2 categoria) e i comuni esenti da rischio sismico, che come è noto ricadono in parte nella provincia di Caltanissetta e in parte nella provincia di Agrigento. Fonti: - Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell Ambiente Direzione Urbanistica, Carta della classificazione sismica con indicazione dei comuni interessati da specifici provvedimenti legislativi a seguito di eventi sismici (dal 1967) - Regime vincolistico in relazione al rischio geologico, CEMSO, Palermo 1996. 20

Tavola n. 15 Classificazione dei comuni in funzione della popolazione. La tavola propone una classificazione dei comuni in funzione della popolazione residente al 1999. A partire dalla valutazione dei dati, sono state proposte 9 categorie di comuni, compresi tra un minimo di 1.500 abitanti e un massimo di oltre 100.000, per restituire nella maniera più efficace la varietà delle dimensioni dei comuni siciliani. Le categorie individuate comprendono: - comuni fino a 1.500 abitanti - comuni tra 1.500 e 3.000 - comuni tra 3.000 e 5.000 - comuni tra 5.000 e 10.000 - comuni tra 10.000 e 15.000 - comuni tra 15.000 e 30.000 - comuni tra 30.000 e 50.000 - comuni tra 50.000 e 100.000 - comuni oltre 100.000 abitanti. Relativamente ai capoluoghi di provincia, superano i 100.000 abitanti Palermo, Catania, Messina e Siracusa. Agrigento, Caltanissetta, Ragusa e Trapani si trovano nella fascia compresa tra 50.000 e 100.000. Alla medesima fascia appartengono i comuni di Gela, Bagheria, Modica, Vittoria, Marsala e Mazara del Vallo. Enna non raggiunge i 30.000 abitanti. Tra 30.000 e 50.000 abitanti si trovano i comuni di Favara, Licata, Sciacca in provincia di Agrigento; in provincia di Caltanissetta i comuni più consistenti sono Niscemi e S. Cataldo, che però non arrivano a 30.000 abitanti; in provincia di Catania superano i 30.000 abitanti Adrano, Caltagirone, Misterbianco, Paternò. Nella provincia di Enna non c è alcun comune sopra i 30.000 abitanti, in quanto il comune di Piazza Armerina, che è il più consistente conta poco più di 22.000 abitanti. Nella provincia di Messina, che presenta il maggior numero di comuni in assoluto (108), solo due, Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo risultano compresi tra 30.000 e 50.000 abitanti. In provincia di Palermo sono compresi nella fascia tra 15.000 e 30.000 i comuni di Misilmeri, Monreale, Partinico, Termini Imerese. In provincia di Siracusa Augusta e Avola risultano compresi nella fascia tra 30.000 e 50.000. alla medesima fascia appartengono i comuni di Alcamo, Castelvetrano ed Erice, in provincia di Trapani. Le fasce intermedie (da 1.500 a 15.000 abitanti sono distribuite sono distribuite in tutte le province, ma in percentuali non omogenee. Il maggior numero di comuni al di sotto di 1.500 abitanti si trova nella provincia di Messina. Il dato dimensionale, unitamente ad altre valutazioni riguardanti la presenza di risorse culturali e naturalistiche, può suggerire per i comuni di minore dimensione, l ipotesi di varare politiche di rete sovracomunali. Fonti: -Dati Istat. (Elaborazione dei dati: ing. Pietro Galioto) 21

Tavola n. 15.1 Classificazione dei comuni in funzione dell andamento della popolazione dal 1951 al 1999. Questa tavola descrive efficacemente il fenomeno di spopolamento dei comuni interni, collinari e montani, con picchi che arrivano a evidenziare oltre il dimezzamento della popolazione residente, nell arco temporale considerato, e di contro, l incremento demografico che interessa prevalentemente i comuni costieri, i comuni che hanno fatto da attrattori nei confronti di quelli confinanti e i comuni contigui ai capoluoghi di provincia. L andamento dei dati ha suggerito di proporre le seguenti categorie di comuni: - comuni caratterizzati da decremento demografico > 20% - comuni caratterizzati da decremento demografico < 20% - comuni caratterizzati da incremento demografico < 20% - comuni caratterizzati da incremento demografico compreso tra il 20% e il 50% - comuni caratterizzati da incremento demografico compreso tra il 50% e il 75% - comuni caratterizzati da incremento demografico compreso tra il 75% e il 100% - comuni caratterizzati da incremento demografico > 100%. I capoluoghi di provincia presentano un incremento demografico disomogeneo, tranne Trapani che presenta un decremento demografico del 5%, compensato però dall incremento del 19% di Erice. I comuni di maggiore dimensione, citati nella descrizione della tavola 15, presentano tutti un forte incremento demografico. Quelli più piccoli sono caratterizzati da alte percentuali di decremento. Nella provincia di Agrigento il comune di Cattolica Eraclea presenta la percentuale più alta di decremento: -54%. In quella di Caltanissetta, guida la lista del decremento il comune di Acquaviva Platani con una percentuale di 64%. Nella provincia di Catania prevale un notevole incremento demografico dei comuni gravitanti su Catania, con percentuali molto elevate che superano il 100%, ma non manca qualche piccolo comune come Castigilione di Sicilia e Licodia Eubea con percentuali di spopolamento rispettivamente di 55% e 47%. In provincia di Enna, l unica che non ha affaccio sul mare, tutti i comuni, tranne il capoluogo presentano un decremento demografico notevole con percentuali di 44% come nel caso dei comuni di Centuripe e Pietraperzia. Nella provincia di Messina crescono i comuni sulla costa e deperiscono inesorabilmente quelli collinari e montani dell interno con percentuali negative di oltre il 60% come nel caso di Castroreale, Fondachelli Fantina, Novara di Sicilia, Tripi. In provincia di Palermo presentano percentuali di decremento superiori al 50% i piccoli comuni di Alia, Alimena, Gratteri, Mezzojuso, S. Mauro Castelverde, Sclafani Bagni, ma il decremento, anche se con percentuali disomogenee, prevale nettamente, In provincia di Ragusa (12 comuni) solo tre presentano un consistente decremento demografico: Chiaramonte Gulfi, Giarratana e Monterosso Almo, con percentuali negative rispettivamente del 27%, del 19% e del 35%. Nella provincia di Siracusa la maggiore percentuale negativa si riscontra nel comune di Cassaro (-60%) ma un notevole decremento demografico si riscontra in comuni di grande interesse come Noto (-31%) e Palazzolo Acreide (-25%). Nella provincia di Trapani, tutti comuni colpiti dal terremoto del 1968 e ricostruiti più o meno integralmente presentano un calo demografico; così anche le isole di Favignana e Pantelleria con percentuali negative rispettivamente di 34% e 28%. Fonti: -Dati 1999 forniti dal gruppo di ricerca del Politecnico di Torino. - Dati 1951: Istat. (Elaborazione dei dati: ing. Pietro Galioto). 22