Al Servizio del Paese

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Assemblea di mandato LEGACOOP SERVIZI 2014 Al Servizio del Paese Per una nuova centralità del lavoro, nella legalità e per il cambiamento. Le proposte per i servizi alle imprese, agli enti e alle comunità. Roma, 4 e 5 novembre 2014 DOCUMENTO PROGRAMMATICO FINALE Approvato dall Assemblea di mandato di Legacoop Servizi in data 5 novembre 2014 Dati aggiornati ad ottobre 2014

La discussione della Commissione per il documento finale del congresso è stata proficua e appassionata. La Commissione unanimemente fa proprio e chiede a questa Assemblea di approvare il documento programmatico "Al Servizio del paese" e la relazione del Presidente, Fabrizio Bolzoni; altresì fa proprio il contributo portato dall'intervento del Presidente Nazionale di Legacoop, Mauro Lusetti. In conseguenza anche degli altri validi interventi che si sono susseguiti durante l'assemblea di Mandato, la Commissione, intende sottolineare e chiedere di focalizzare l'attenzione su alcuni grandi temi: 1. Partecipazione: la Commissione richiama espressamente la centralità del socio lavoratore, l'importanza della sua partecipazione attiva e continua negli organi societari e nelle decisioni aziendali, e il presidio del carattere di sobrietà che deve permeare la vita delle nostre Cooperative e della nostra Associazione. 2. Futuro: la Commissione sottolinea il carattere di intergenerazionalità e di parità di genere, che sono e devono sempre più divenire il fondamento stesso della cooperazione. In tal senso va sostenuto il percorso che le cooperative di servizi faranno all'interno del proprio corpo sociale per rendere concreti e attuabili i citati principi di intergenerazionalità e di parità tra generi. 3. Innovazione: la Commissione rimarca l'importanza dell'integrazione tra i diversi settori e territori, ciò anche per contribuire alla qualità delle attività per le nuove progettazioni dei servizi che verranno offerti sul mercato dalle nostre associate. Inoltre si richiama l'esigenza che la formazione dei gruppi dirigenti e di tutto il personale delle nostre cooperative, e la promozione di nuova cooperazione, debbano essere uno strumento per rispondere ai nuovi bisogni diffusi del nostro Paese. 4. Territorio: la Commissione sottolinea l'importanza del carattere nazionale che l'associazione deve avere, raggiungendo quei territori che oggi sono ancora ai margini. In tal senso, la Commissione chiede di acquisire il documento delle regioni del Sud Italia come parte integrante del programma di lavoro dell'associazione, e ritiene altresì che Legacoop Servizi debba puntare sulla collaborazione tra territori ed associazioni sorelle perseguendo nei prossimi anni o un percorso di "distrettualizzazione" tra regioni vicine ed omogenee (così come accaduto tra Legacoop Veneto e Legacoop FVG), o rafforzando l'ipotesi dell' "Area Lavoro", così da creare delle modalità di lavoro integrate e in una ottica di efficienza della gestione delle risorse. Ultimo, ma primo per importanza, rimane il tema della legalità, che non è un punto di richiamo, ma deve essere il pre-requisito e il riferimento principale che raccoglie tutte le azioni di Legacoop Servizi e dei suoi associati. 2

L Italia, il nostro paese: uno sguardo al contesto generale Elementi e considerazioni sull evoluzione dell ultimo quadriennio 2010-2014 Il congresso di Ancst nel febbraio del 2010, che decretò anche il formale cambio di denominazione della nostra organizzazione in Legacoop Servizi, si svolse a distanza di circa due anni dall esplosione della crisi finanziaria internazionale, il cui inizio viene identificato generalmente tra il 2007 e il 2008. Il documento di allora, al primo capitolo, propose una analisi sulle criticità che avevano contraddistinto gli anni precedenti al 2010, identificandole in 10 punti: anche se ci fermiamo ai primi 3 o 4 (alto debito pubblico rispetto alla media dell area euro; crescita economica nettamente inferiore alla media europea; basso livello della produttività del lavoro, che è altro dal costo del lavoro) vediamo come la diagnosi corrisponda ai mali di fondo che ancora oggi e forse ancor più di ieri attanagliano il nostro paese. Vediamo alcuni indicatori. DEBITO PUBBLICO - CONFRONTO ITALIA E AREA EURO - % PIL Colonna1 2009 2010 2011 2012 2013 ITALIA 116,4% 119,3% 120,7% 127,0% 132,6% AREA EURO 80,0% 85,5% 87,4% 90,7% 92,6% Fonte: Eurostat PIL - PRODOTTO INTERO LORDO - CONFRONTO ITALIA E AREA EURO Variazione % rispetto all'anno precedente Colonna1 2009 2010 2011 2012 2013 ITALIA -5,5% 1,7% 0,4% -2,4% -1,9% AREA EURO -4,5% 1,9% 1,6% -0,7% -0,4% Fonte: Eurostat DISOCCUPAZIONE - CONFRONTO ITALIA E AREA EURO Colonna1 2009 2010 2011 2012 2013 ITALIA 7,8% 8,4% 8,4% 10,7% 12,2% AREA EURO 9,5% 10,1% 10,1% 11,3% 11,9% Fonte: Eurostat 3

Una situazione critica che, seppur in termini e misure diverse, assilla imprese, lavoratori e famiglie da ormai 5-6 anni; ovviamente, le nostre cooperative, i nostri soci e le loro famiglie non sono esenti. Una crisi, dunque, che a differenza di altre, oltre ad essere molto prolungata, non intravede un settore, un ambito che possa rappresentare l alternativa, nella quale riversarsi e riconvertirsi; così, per certi versi, accadde durante altri momenti di difficoltà di comparti manifatturieri negli anni 80, 90 e primi duemila: in quel caso il terziario e i servizi assorbirono investimenti e occupazione, rappresentarono l alternativa, grazie anche a massicci processi di esternalizzazione nel settore pubblico e privato. Molto di quel terziario, oltre alla decisa crescita dei servizi prettamente di welfare e di quelli di alcuni ambiti tecnologici, era rappresentato dalle attività che svolgono tante nostre cooperative: dalle pulizie alla logistica, dai trasporti alla ristorazione, ecc Come vedremo, in realtà il fenomeno si manifesta anche oggi, con connotati diversi e, soprattutto, con un risvolto di tipo occupazionale decisamente più contenuto. La crisi, come evidenziano anche dati relativi all andamento dell anno in corso, pesa su quasi tutti i paesi europei seppur in misura anche molto diversa e quindi non sarebbe corretto ritenere chi ci ha governato l unico ed esclusivo responsabile politico (e senza analizzare, in questa sede, il tema della responsabilità più ampia del gruppo dirigente italiano in senso lato). Inoltre, non possiamo dimenticare come cooperatori, responsabili di impresa e come cittadini gli scenari internazionali di crisi e di guerra, la devastazione e l insicurezza che ne deriva, che soprattutto negli ultimi anni ci toccano sempre più da vicino, su tutti i piani, e che contribuiscono non poco ad acuire le difficoltà sociali ed economiche. Tuttavia, non si può non evidenziare come, anche in questi ultimi quattro anni, la instabilità politica ed istituzionale italiana abbia rappresentato oggettivamente un enorme problema ed una zavorra pesantissima da sopportare per il paese. Ciò non ha impedito, però, l accentuarsi della polarizzazione della ricchezza disponibile: anche in questo caso non se ne può fare una colpa esclusiva al modello italiano, essendo un fenomeno generalizzato ad altri paesi occidentali. Certamente questo non aiuta in prospettiva la tenuta del quadro sociale ed economico, che invece trarrebbe beneficio da una più equa distribuzione dei redditi e dei patrimoni. Anche se i tempi della politica sembrano a volte lunghissimi, è stato solo nel corso dell ultimo mandato della nostra associazione (quattro anni) che, fermandoci agli accadimenti principali, sono successi fatti rilevantissimi: è andato in crisi il governo con una delle maggioranze parlamentari più ampie di sempre (Berlusconi nel 2011); si sono succeduti, dopo Berlusconi, tre leader (tecnici e politici) non corrispondenti a chi si è presentato alle elezioni e si sono alternate più maggioranze parlamentari a geometria variabile; più regioni italiane e importanti comuni sono andati ad elezioni anticipate, spesso a causa delle inchieste della magistratura (anche se con fattispecie tra loro molto diverse e livelli di gravità differenti che non sarebbe corretto non evidenziare). 4

La Presidenza della Repubblica, di fatto, ha costituito l unico presidio stabile e di riferimento per questi anni turbolenti. Non molto migliore sarebbe il quadro che potrebbe uscire dall analisi del precedente quadriennio, tra il 2006 e il 2010, ove si assistette al naufragio del Governo Prodi e alle elezioni anticipate nel 2008. Quanto sopra riportato è funzionale non alla definizione di un giudizio politico tendente ad individuare le maggiori o minori responsabilità degli schieramenti, quanto piuttosto ad evidenziare la precarietà del sistema istituzionale e il danno enorme che ne deriva al nostro paese. L assenza di un orizzonte, che sia almeno di medio termine, comporta la frammentarietà dell azione di governo, l incoerenza delle politiche, la non assunzione di responsabilità. Ovviamente le suddette valutazioni non vogliono eludere un giudizio di merito sui vari Governi e sui governanti, che la nostra associazione ha sempre cercato di esprimere nel corso del tempo con correttezza e senza pregiudizi politici. Riteniamo, in questo senso, che una serie di oggettive responsabilità siano riconducibili per l evolversi della situazione di questi ultimi anni al Governo di centro destra insediatosi nel 2008, soprattutto per la sottovalutazione e la non volontà di riconoscere la crisi che andava, invece, consolidandosi. Questo quadro di riferimento istituzionale lo stiamo denunciando non da adesso a cascata si riversa sulla produzione legislativa di settore e sulla normativa, determinando difficoltà operative e costi elevati per il sistema economico e la sua competitività. Con riferimento al mandato che si sta chiudendo, tenendo conto che alcune problematiche partono anche da molti anni prima, possiamo individuare in termini esemplificativi ma significativi - alcune tematiche che rappresentano esempi eclatanti per quanto sopra affermato, che hanno determinato e continuano a determinare grandi difficoltà a molte imprese e a tantissime nostre cooperative: I pagamenti della Pubblica Amministrazione Il problema dei ritardi di pagamento nella PA è presente da molti anni nel nostro paese e le iniziative di denuncia della nostra, insieme alle altre organizzazioni, sono state molteplici, fino a vere e proprie dimostrazioni di piazza del Taiis nel 2009. Nonostante le normative europee e nazionali siano da anni tassative per il rispetto delle scadenze, c è stata una colpevole insensibilità istituzionale e una sottovalutazione degli effetti sulle aziende e anche sulle persone. Per venire agli ultimi due anni, dove si è tentato pur in modo complicato di affrontare almeno parzialmente il tema, uscendo dalla tentazione continua di non volere riconoscere i debiti commerciali per non innalzare il debito pubblico, i miglioramenti conseguenti il DL 35/13 sono stati molto relativi. Il CNS, che rappresenta un punto di osservazione significativo e svolge una continua azione di monitoraggio sui tempi di pagamento, ha rilevato come si sia passati da ritardi medi di 171 gg. nel febbraio 2013 a 146 gg. nel giugno 2014. 5

I primi dati campione sui contratti 2014, per capire come il D.Lgs. 192 del 2012 di recepimento della Direttiva Europea pagamenti, la n 7 del 2011, stia dispiegando i suoi effetti, danno alcune indicazioni positive, anche se si è ancora lontani dai 30 e 60 gg. Nel corso di questi anni, pertanto, le aziende hanno dovuto sopportare pesanti oneri finanziari, sottraendo risorse allo sviluppo e spesso non vedendosi riconosciuti gli interessi di mora. La normativa in tema di appalti Questo argomento rappresenta un esempio clamoroso, per alcuni aspetti, della disorganicità normativa e dei guasti che derivano dallo schema di iter conseguente l emanazione dei Decreti Legge. Dal 2008 il D.Lgs. 163/06, il Codice dei contratti, ha subito 223 interventi di modifica! Soltanto in relazione alle cause di esclusione dalle gare, in tre anni sono state apportate 22 correzioni. Tutto ciò ha creato fortissime incertezze interpretative, determinando un altissimo livello di contenzioso, con ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. Altri temi potrebbero essere ulteriormente portati ad esempio: la continua variazione degli orientamenti e delle norme sui servizi pubblici locali; il balletto di articoli di legge che c è stato sulla questione della responsabilità solidale; la normativa quasi schizofrenica sui tributi ambientali, che si è scaricata spesso in tensioni finanziarie per le imprese fornitrici del ciclo dei rifiuti; il Sistri, che da quattro anni sta creando problemi e costi al sistema economico e che, forse, solo in questa ultima fase pare stia imboccando un percorso di uscita dal tunnel del surreale. Tali pesanti problematiche sono state accompagnate da un irrigidimento del sistema creditizio, in molti casi incomprensibile, che ha portato anche al fallimento di aziende sane. Si tratta di un tema complesso, che certamente contribuisce a fare emergere problemi come la scarsa patrimonializzazione delle imprese (comprese le nostre cooperative), ma evidenzia anche che qualcosa non ha funzionato in questi ultimi anni e che è estremamente urgente porvi rimedio. Dal settembre 2011 al dicembre 2013 i prestiti alle imprese sono calati dell 11% circa. Nella pratica quotidiana, le modalità di questo inasprimento si manifestano, per esempio, attraverso la riduzione dei tempi di giacenza delle fatture presso gli istituti (da sei a quattro mesi) e in caso di ritardi che vadano oltre con la PA non è certo un evento eccezionale si richiede il rientro dell importo anticipato. Inoltre, viene messo in atto il principio della non concentrazione, creando difficoltà a quelle imprese che hanno la maggior parte del fatturato su uno o pochi clienti. Anche le procedure di certificazione e i costi della commissione disponibilità fondi non agevolano certo la gestione finanziaria delle aziende. Nell insieme, quindi, il sistema bancario non ha assolto - in diverse situazioni il ruolo che gli compete a sostegno dell economia reale. Altro aspetto strutturale, il differenziale tra nord e sud del paese, permane come un macigno sulla strada dell uscita dalla crisi: la maggior parte degli indicatori fotografano ancora oggi un grande divario, peculiarità italiana che fino a quando non si inizierà a vedere una inversione di rotta rappresenterà il freno al dispiegarsi di un solido percorso di recupero, sociale ed economico. Gli elementi sopra descritti, senz altro parziali, sono collocati in un quadro economico che vede il nostro paese gravato da una economia del sommerso molto estesa, valutata in alcune centinaia di miliardi e con i conseguenti mancati introiti fiscali. 6

A ciò si aggiungono elementi di corruzione diffusa e di presenza radicata delle organizzazioni mafiose. Sommerso, corruzione e criminalità organizzata sono, spesso, elementi fortemente intrecciati. I settori di attività nei quali operano le nostre imprese rappresentano terreno fertile per lo sviluppo di meccanismi di evasione e di infiltrazione di pratiche illegali, anche sul fronte dello sfruttamento dei lavoratori. La forma cooperativa e la figura del socio lavoratore rappresentano troppo frequentemente il mezzo per fare impresa in modo spurio e causare dumping contrattuale. Questo ha determinato anche situazioni di forte critica, di contestazione indistinta di parte dei mezzi di comunicazione, di organizzazioni sociali e, a volte, anche del sindacato verso alcune nostre associate e la nostra organizzazione, evidenziando (concedendo la buona fede) una palese incapacità di distinguere tra cooperazione vera e cooperazione spuria: la cooperazione spuria (o falsa cooperazione) che, senza dubbio, rappresenta uno dei più grandi problemi che ci sono stati in questi anni e continua ad esserci. Anche in merito a tali questioni, abbiamo già detto più volte come associazione che non siamo esenti da pecche, ma possiamo affermare - senza timore di essere smentiti che il nostro sistema di imprese rappresenta, nel suo insieme, un punto di riferimento per il rispetto delle regole e per la salvaguardia dei diritti dei soci e dei dipendenti. Non si tratta di affermazioni generiche: dove gli Osservatori sulla cooperazione, funzionano, ad esempio, confermano questa realtà; una recente indagine della Fondazione DelMonte di Modena sulle cooperative di trasporto e logistica, in una provincia ad altissima densità cooperativa, rileva come quasi esclusivamente le associate Legacoop e quelle delle altre centrali dell Aci abbiano organismi interni di controllo e siano sottoposte alla periodica revisione. Le considerazioni e gli elementi sopra descritti non sono certamente esaustivi per un tentativo compiuto di analisi socioeconomica generale, comunque rappresentano ciò con cui le nostre cooperative e i nostri soci hanno impattato in questi anni e con cui hanno dovuto fare i conti, non di rado con cui hanno dovuto combattere e scontrarsi. Il quadro è lo stesso nel quale ha operato Legacoop Servizi, la nostra associazione, per la quale come per tutte le organizzazioni di rappresentanza in questi anni si è presentata una difficoltà ulteriore: l accelerazione di un processo di ridiscussione del ruolo e della funzione di tali organizzazioni, spesso in chiave critica, nel solco di una generalizzata contestazione agli strumenti e alle rappresentazioni della politica e delle istituzioni, intesa in senso lato e quindi ricomprendente le strutture sindacali di impresa e dei lavoratori. Tali contestazioni, depurate dalle derive populistiche diffuse, evidenziano problematiche reali, che nel corso di questi anni l associazione non ha eluso e ha cercato di affrontare anche in termini molto concreti. La riflessione su tali tematiche deve essere permanente a partire dal patto associativo che, insieme, cooperative e strutture di rappresentanza devono costantemente alimentare di contenuti. L assemblea di mandato deve rappresentare un momento importante in tal senso. 7

I servizi alle imprese e alle comunità. Il contesto e l attività di Legacoop Servizi Principali filoni e linee di attività seguite Gli indirizzi di fondo principali approvati dal congresso del 2010, sui quali basare l attività della nostra associazione, che traevano motivazione da una analisi della situazione di cui abbiamo già riportato all inizio una serie di elementi e che, riletta oggi, evidenzia una notevole dose di lucidità, erano i seguenti: Necessità di uno sforzo inedito di rafforzamento delle imprese cooperative di settore: ciò per affrontare meglio le difficoltà competitive ma anche per cogliere le possibili nuove opportunità. Indispensabilità di una logica pluriennale nelle istituzioni con la quale affrontare i problemi strutturali del paese, uscendo dal fare e disfare dei governi che si succedono. Puntare all innalzamento dei livelli di produttività, lavorando affinché anche con la riforma dei servizi pubblici locali importanti fette di mercato possano essere oggetto di confronto concorrenziale. Puntare ad una revisione critica degli aiuti alle PMI, lavorando per fare crescere le aziende in un paese - quale il nostro - ove la bassa produttività delle piccole aziende è data in gran parte dalla insufficienza o inadeguatezza della loro struttura organizzativa. Combattere il basso livello di rispetto delle regole, promuovere la razionalizzazione e il miglioramento dei controlli; impegnarsi per contrastare l elusione fiscale e contributiva, alimentata anche dalla crisi economica; sul versante della committenza pubblica, mettere al bando le gare al massimo ribasso e privilegiare il sistema dell offerta economicamente più vantaggiosa; fare funzionare al meglio la normativa sulla responsabilità solidale dei committenti. Impegnare la cooperazione, e in particolare la nostra che è ad alta intensità di lavoro, su un miglioramento del sistema di welfare, per provvedimenti a favore del lavoro. Sollecitare l attuazione di riforme strutturali quali il federalismo fiscale e la riforma delle autonomie, che sottendono tendenziali processi di aggregazione degli enti e perciò - inevitabilmente - dei processi di concentrazione della domanda. Perseguire tenacemente, di fronte alle istituzioni e alle forze politiche e sociali, la centralità - al pari di altri settori - del comparto dei servizi, che rappresenta il 70% del PIL; chiedere attenzione dal legislatore, perché i servizi svolti in modo innovativo possono essere una leva decisiva per lo sviluppo del paese. Lavorare per il superamento della frammentazione della rappresentanza della cooperazione e di quella nel settore dei servizi; dare continuità e rafforzare strumenti come il Taiis, momento di aggregazione fra numerose organizzazioni del terziario non distributivo; innovare e consolidare il rapporto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori. 8

La lettura delle azioni, delle iniziative, dei percorsi portati avanti nel quadriennio confermano che gli indirizzi approvati sono stati perseguiti: lo attestano le proiezioni pubbliche e i loro contenuti, quali le assemblee e i convegni che si sono succeduti; lo attesta il lavoro quotidiano nei rapporti con le altre associazioni; lo attesta il rapporto con i livelli istituzionali; lo confermano le iniziative dei vari ambiti settoriali. Questo significa che obiettivi e risultati siano stati pienamente raggiunti, così come auspicato e nella direzione indicata nel 2010? Ovviamente no: ci sono stati risultati parziali, con mete raggiunte e altre - le più importanti e impegnative - raggiunte solo in parte, alcune solo in piccola parte. Il contesto economico generale di crisi, di perdurante crisi, ha inevitabilmente messo sotto pressione le nostre imprese, sia quelle fornitrici della pubblica amministrazione che quelle che si confrontano prioritariamente con la committenza privata. Rispetto ad altri ambiti dobbiamo riconoscere al nostro sistema una capacità di tenuta, come si può verificare dai dati che seguono nelle prossime pagine. Venendo allo specifico degli indirizzi di attività sopra richiamati, su alcuni punti: Il livello di consapevolezza sull esigenza di un rafforzamento imprenditoriale è indubbiamente aumentato, dando luogo a processi di integrazione e collaborazione più stretti tra diverse realtà; tuttavia, complessivamente la risposta è a nostro avviso ancora insufficiente, alla luce soprattutto delle dinamiche di concentrazione della domanda che - anche in questi ultimi mesi - sembra andare verso una fortissima accelerazione. L analisi dei dati numerici delle nostre associate e la preponderanza della dimensione piccola e medio-piccola evidenzia quanto ancora possa e debba essere fatto. Occorre sottolineare il ruolo di grande rilevanza che il CNS, il nostro consorzio nazionale, ha continuato a svolgere in questi anni, consentendo a molte cooperative di potere usufruire di uno strumento che ha permesso di potere lavorare in segmenti di mercato autonomamente non raggiungibili. Il CNS, che nel 2013 ha raggiunto un fatturato di oltre 685 milioni di euro, rappresenta sicuramente una delle realtà e dei punti fermi più importanti per Legacoop Servizi e per tutto il sistema cooperativo di Legacoop. Nel confronto con le istituzioni, ai vari livelli, la sensibilità e la percezione delle problematiche che toccano i nostri ambiti di intervento scontano ancora un forte gap, culturale per alcuni aspetti e legato molto semplicemente ai rapporti di forza per altri. Due esempi: - La legislazione sugli appalti: oltre alla caotica gestione delle modifiche normative, richiamata inizialmente, è evidente come una cultura dei lavori pubblici abbia permeato e continui a influenzare il legislatore, generando seri problemi alle procedure inerenti gli appalti di servizi che, tra l altro, da alcuni anni sono maggioritari in termini di numero e risorse dedicate: se prendiamo il 2013, vediamo che: 9

gli appalti di lavori hanno rappresentato il 25% del totale, per un valore di 21,7 mld; gli appalti di forniture il 30,9% del totale, per un valore di 26,9 mld; gli appalti di servizi il 44,1% del totale, per un valore di 38,5 mld. Fonte: Elaborazione dati AVCP Questo orientamento ai lavori determina spesso gravi ripercussioni sul come viene trattato il fattore lavoro, scaricando in ultima istanza sui lavoratori le contraddizioni non risolte. Emblematica la vicenda che ruota attorno al famigerato art. 286 del regolamento appalti. - Gli interventi sulla revisione della spesa (spending review): i settori sui quali operano molte nostre associate pulizie, ristorazione, manutenzioni, ecc - nel corso di questi anni, in particolare nel 2012 e nel 2013, sono stati quelli sui quali si è ritenuto di scaricare buona parte dei tagli lineari della PA, senza una riflessione sul fatto che si andavano a tagliare soprattutto ore di lavoro. Forse in altri ambiti si sarebbe usata maggiore cautela (al netto degli opportuni interventi ove si sono manifestati sprechi evidenti): la crisi di una qualsiasi attività manifatturiera, anche di una piccola fabbrica, provoca una sensibilità e una attenzione sociale che le migliaia e migliaia di riduzioni di orario di lavoro o i licenziamenti nei cantieri diffusi dei servizi non causa allo stesso modo. Esempi che ci dicono che c è ancora molta strada da fare per superare ostacoli e una percezione che tende a sottovalutare l importanza e l impatto delle nostre attività. Rapportarsi con i livelli istituzionali comprende anche molte altre situazioni: ad esempio interloquire sul piano delle autonomie locali, terreno sul quale molte delle nostre articolazioni regionali hanno costruito solidi e proficui rapporti di collaborazione; sviluppare il confronto con strutture intermedie, se così possiamo definirle, come è stato con l Avcp, oggi assorbita dall Anac, e con Consip, la centrale di acquisti nazionale. Nell assemblea annuale dello scorso anno, nel dicembre 2013, abbiamo rivendicato la necessità che sul piano delle istituzioni governative venga creata una sede politica di riferimento per i servizi alle imprese e alle comunità, presso la Presidenza del Consiglio o presso il Ministero dello sviluppo 10

economico: se altri ambiti - come i lavori pubblici e l edilizia, l agricoltura, l industria - hanno dipartimenti o addirittura ministeri dedicati, perché non riconoscere dignità e peculiarità anche alle nostre tipologie di servizi? Questo obiettivo, da declinare rispetto al possibile, deve essere ribadito e rilanciato. Nello specifico del mercato dei servizi pubblici locali abbiamo sviluppato diverse iniziative, che abbiamo rivolto in particolare alla filiera rifiuti e che abbiamo tenuto per tutto il quadriennio alla fiera Ecomondo, a Rimini, nel contesto del padiglione cooperativo Cooperambiente: il cambio continuo di indirizzo politico, il referendum sui beni comuni, le sentenze della Corte Costituzionale non hanno consentito di dare ordine, fino ad oggi, e di aprire settori rilevanti al confronto concorrenziale, pur sotto un giusto controllo del potere pubblico. Proprio in ambito ambientale, nel ciclo dei rifiuti, ci sono state alcune interessanti eccezioni per alcune nostre cooperative nelle regioni del centro Italia, Toscana ed Umbria. Il livello dei rapporti e della collaborazione con le altre organizzazioni di rappresentanza dei servizi è stato, in questi anni, abbastanza positivo. Annoverando, la nostra associazione, una pluralità di segmenti di attività al proprio interno, anche la quantità di organizzazioni con cui intrattenere rapporti è particolarmente numerosa, con scambi e intensità degli stessi non tutti approfonditi allo stesso modo. Dobbiamo rilevare, invece, che il rafforzamento della rappresentanza interassociativa e il consolidamento del tavolo Taiis hanno, nel corso di questo quadriennio, perso vigore. Con alcune realtà del tavolo i rapporti si sono ulteriormente consolidati, ma in generale il legame e l attività si sono fortemente allentati. L obiettivo di una sinergia e di una collaborazione interassociativa permangono, a nostro avviso, validi e necessari; occorre riprendere il filo, probabilmente, e studiare un aggiornamento delle ragioni e degli strumenti dell operare insieme. Il rapporto e il confronto con i sindacati dei lavoratori, prioritariamente con Cgil-Cisl-Uil, come abbiamo affermato nel corso anche degli ultimi anni e per ultimo all assemblea dello scorso dicembre, ha rappresentato per noi un impegno costante e prioritario, senz altro continuerà ad esserlo. Non nascondiamo, però (e anche in questo senso abbiamo sollevato preoccupazioni anche nella più volte citata assemblea del 2013), l emergere di difficoltà serie nel trovare punti di incontro in alcuni settori, a partire dalla trattativa sul ccnl logistica. Se è evidente e comprensibile che la crisi economica rende più difficile fare accordi, perché le posizioni tendono ad allontanarsi, probabilmente occorre anche cercare di capire le ragioni più di fondo che (non in tutti i settori, per la verità) stanno determinando situazioni inedite. Se quelle sopra descritte sono valutazioni sulle linee generali e trasversali dell azione che è stata portata avanti dalla nostra associazione, di seguito entriamo maggiormente nel merito dei dati e dei numeri. 11

I dati I dati che seguono della nostra associazione dovrebbero, innanzitutto, potere trovare la possibilità di un confronto abbastanza omogeneo con un quadro di carattere generale e di scala nazionale. Si tratta di un operazione difficile e complicata, per la ampia articolazione degli ambiti di intervento e per la mancanza - a differenza di altri settori ove le statistiche sono più consolidate - di una serie storica attendibile. Un dato positivo, in questo senso, arriva dall Istat, che nel mese di giugno di quest anno ha iniziato a fornire ufficialmente dati sul Fatturato dei servizi. Per quanto affermato prima, anche la stessa Istat segnala la brevità delle serie storiche a disposizione, ma d ora in avanti questo strumento potrà essere sempre più utile e attendibile per confrontare gli andamenti generali dei nostri comparti. In questa sede, quindi, ci limitiamo a fornire un solo dato, che speriamo possa essere di buon auspicio: nel primo trimestre 2014 l indice generale del fatturato dei servizi ha registrato un aumento dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell anno precedente. 12

Nella tabella sottostante sono espressi i dati del valore della produzione al 31/12/2012 e al 31/12/2013 e la relativa variazione percentuale. SETTORI DI ATTIVITA' VALORE DELLA PRODUZIONE 2012 VALORE DELLA PRODUZIONE 2013 Var. % '12-'13 Igiene - servizi integrati - ecologia 2.986.614.520 3.072.629.000 2,9% Ristorazione collettiva 1.597.256.380 1.562.755.650-2,2% Trasporto merci 1.376.453.000 1.368.331.930-0,6% Movimentazione merci 924.972.590 905.270.670-2,1% Attività professionali 510.121.720 527.567.880 3,4% Altre attività 152.671.430 132.243.910-13,4% Logistica portuale 139.529.090 138.273.330-0,9% Trasporto persone 122.477.790 127.879.060 4,4% Servizi ai Beni culturali 82.412.200 82.090.800-0,4% Vigilanza privata 60.942.340 54.043.700-11,3% Gestione impianti sportivi 27.080.620 27.351.420 1,0% Totale 7.980.531.680 7.998.437.350 0,2% Fonte: elaborazioni Legacoop Servizi su dati Associazioni regionali Legacoop e su dati CRM Nella Tabella sottostante sono espressi i dati del numero di soci e addetti al 31/12/2012 e al 31/12/2013 e la relativa variazione percentuale. SETTORI DI ATTIVITA' N. SOCI 2012 N. SOCI 2013 Var. % '12-'13 N. ADDETTI 2012 N. ADDETTI 2013 Var. % '12-'13 Igiene - servizi integrati - ecologia 36.730 37.300 1,6% 71.820 68.690-4,4% Ristorazione collettiva 15.970 15.630-2,1% 28.370 28.260-0,4% Trasporto merci 10.370 10.280-0,9% 15.720 15.500-1,4% Movimentazione merci 23.900 23.760-0,6% 25.180 24.990-0,8% Attività professionali 11.520 11.600 0,7% 8.860 8.770-1,0% Altre attività 850 810-4,7% 1.740 1.690-2,9% Logistica portuale 2.220 2.210-0,5% 2.080 2.090 0,5% Trasporto persone 5.170 5.280 2,1% 6.440 6.860 6,5% Servizi ai Beni culturali 3.750 3.730-0,5% 3.930 3.910-0,5% Vigilanza privata 2.210 1.990-10,0% 2.880 2.810-2,4% Gestione impianti sportivi 1.090 1.080-0,9% 1.020 1.030 1,0% Totale 113.780 113.670-0,1% 168.040 164.600-2,0% Fonte: elaborazioni Legacoop Servizi su dati Associazioni regionali Legacoop e su dati CRM 13

Di seguito la ripartizione per settori di attività delle cooperative attive che hanno depositato il bilancio d esercizio al 31 dicembre 2013. In ragione della numerosità e della diversificazione di attività racchiuse nel settore attività professionali, si è provveduto ad una ulteriore ripartizione dello stesso. SUDDIVISIONE COOPERATIVE ADERENTI PER SETTORI DI ATTIVITA AL 31/12/2013 SETTORI D'ATTIVITA' N. COOP ATTIVITA' PROFESSIONALI N. COOP Attività professionali 618 Igiene, Servizi Integrati, Ecologia 351 Movimentazione merci e Logistica 238 Trasporto merci 216 Ristorazione collettiva 109 Servizi ai Beni culturali 84 Trasporto persone 71 Altre attività 68 Gestione impianti sportivi 59 Logistica portuale 52 Vigilanza privata e Servizi fiduciari 27 Consorzi nazionali 2 Totale 1895 Consulenza fiscale, amministrativa e gestionale 169 Informatica e attività connesse 158 Istruzione e formazione 127 Assistenza sanitaria 50 Ricerca e sviluppo 46 Consulenze tecniche 35 Pubblicità, ricerche di mercato, comunicazione 33 Totale 618 Fonte: elaborazioni Legacoop Servizi su data base anagrafico interno NUMERO DELLE COOPERATIVE ENTRATE E USCITE DAL 2008 AL 2013 265 269 151 122 115 105 211 118 126 166 104 191 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Entrate Uscite Fonte: elaborazioni Legacoop Servizi su data base anagrafico Legacoop 14