9 LA DIFFUSIONE DELLA CERAMICA ATTICA IN ETRURIA E RICEZIONE DEL TEMA DEL CORTEGGIAMENTO

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128 9 LA DIFFUSIONE DELLA CERAMICA ATTICA IN ETRURIA E RICEZIONE DEL TEMA DEL CORTEGGIAMENTO L'Etruria sembra aver costituito il territorio privilegiato di distribuzione della ceramica attica, sia per la potenzialità di commercio di materie prime, sia per la grande ricettività della classe dirigente etrusca verso gli status simbols della cultura greca: anche nel V secolo, quando i corredi si faranno più contenuti, si ha comunque la presenza di almeno un vaso attico, nella maggioranza dei casi la kylix. Si ritiene che nell'atene dell'età arcaica e degli inizi dell'epoca classica, cioè nei periodi più prolifici, la produzione annuale di vasi con decoro figurativo ammontasse a più di 50mila pezzi; questo dato si accorderebbe con il numero dei pittori (circa cento) e della percentuale stimata (1-3%) dei manufatti arrivati sono a noi 1. Intorno al 500 a.c. si stima che oltre la metà della produzione delle coppe a figure rosse fosse per il mercato etrusco 2, ma il dato potrebbe essere sovrastimato per il fatto che gran parte dei reperti in nostro possesso provenga da necropoli etrusche. Se la stima fosse esatta, ci si troverebbe di fronte ad una produzione con caratteristiche preindustriali, che punta su prodotti di pregio, ma che fornisce anche i primi segnali di un procedimento produttivo di routine: un riscontro viene anche dalla frequenza delle iscrizioni con marchi commerciali dei vasi ritrovati in Etruria e nel resto della penisola, mentre sono assenti o sporadiche in altri contesti; inoltre si assiste al graduale abbandono dell'uso della firma. Dopo il 480 a.c. l'intensità dei rapporti commerciali greco-etruschi diminuì gradualmente: la causa sarebbe nelle conseguenze della sconfitta di Cuma che fece perdere agli Etruschi il controllo del Tirreno. Si è molto discusso sulle conseguenze di un tale avvenimento, ma sta di fatto che nelle città dell'etruria meridionale la quantità dei rinvenimenti si riduce a circa la metà. La crisi del mercato tirrenico non sembra però influenzare la produzione delle officine ateniesi che aumentano le loro esportazioni verso le colonie greche dell'italia e aprono nuovi mercati nell'adriatico, come mostrano i ritrovamenti di Bologna, Adria e Spina. Anche se ridotte di quantità, continueranno ad arrivare in Etruria hydriai e coppe potorie, anche quando ormai ad Atene questi vasi erano poco usati 3. Successivamente alla guerra del Peloponneso le officine ceramiche attiche riescono a mantenere il loro livello artigianale e artistico; nel IV secolo diminuisce lo smercio nella Magna Grecia ed in Sicilia perchè quelle aree sviluppano una propria produzione di ceramica a figure rosse, alimentata dall'emigrazione di artigiani ateniesi, che progressivamente afferma un proprio stile, adattato dal gusto coloniale, da cui scaturisce la produzione apulo-campana dai grandi crateri. 1 BOARDMAN 2004, pp. 164 165. 2 SCHEIBLER 2004, p. 204. 3 Idem, pp. 203 204 e 207.

129 RENDELI 1989 ha condotto con metodo statistici una rilevazione sulla distribuzione in Etruria dei vasi attici da mensa nel periodo fra il secondo quarto del VI ed il terzo quarto del V secolo. Occorre premettere che l interpretazione dei dati sul ritrovamento di ceramica attica deve tener che: - molti vasi sono decontestualizzati a causa della mentalità antiquaria dei ricercatori dei secoli scorsi; - i vasi attici erano considerati oggetti di pregio anche dai violatori di tombe dei secoli antichi, mentre il bucchero non veniva neppure prelevato; - che la composizione del corredo è attendibile solo nei pochi casi in cui la tomba è stata trovata inviolata. La rilevazione è stata compiuta solo per alcune città dell Etruria, ma i cui dati da soli coprono circa il settanta per cento della produzione attica; purtroppo i dati pubblicati nel 1989 sono presentati in percentuale e non in cifra assoluta e questo limita la possibilità di nuove elaborazioni. Tab. 16 Distribuzione vasi attici per periodo e località. Periodo n. esemplari (% sul totale) Vulci (% nel periodo) Cerveteri (% nel periodo) Tarquinia (% nel periodo) Orvieto (% nel periodo) 575-550 93 (2,39) 41,93 22,58 3,23 6,45 550-525 443 (11,39) 51,69 6,55 7,68 12,64 525-500 1470 (37,81) 53,81 10,48 6,12 6,46 500-475 983 (25,28) 42,73 13,53 8,04 12,11 475-450 629 (16,18) 28,46 9,38 5,25 22,1 450--425 228 (5,86) 40,79 9,21 11,4 10,09 Totale 3887 (100) 45,23 10,8 6,87 11,47 Abbiamo comunque costruito una tabella nella quale sono sintetizzate efficacemente le caratteristiche e l evoluzione nel tempo delle importazioni di ceramiche attiche in Etruria. Il dato non è rilevante nel secondo quarto del VI e nel terzo del V sec. a.c., cioè all inizio ed alla fine del periodo a causa dell esiguità del numero di vasi ritrovati. Occorre ribadire che la rilevazione è stata effettuata sulla base delle località dichiarata di ritrovamento dei vasi oggi conosciuti. Le necropoli di Vulci hanno restituito circa la metà della produzione attica oggi conosciuta; seguono ben distanziate Orvieto, Cerveteri e Tarquinia, segno dell'importanza anche di un centro dell'interno che nella seconda metà del V secolo vedrà l'approvvigionamento di ceramiche pervenire non più da Vulci, ma dalla costa adriatica. Il dato di Tarquinia è disomogeneo rispetto agli altri centri, perché deriva dai ritrovamenti nel deposito votivo del santuario di Gravisca, in quanto scarso è stato l'apporto delle necropoli.

130 Il periodo di maggiore presenza di vasellame è l'ultimo quarto del VI secolo, mentre una contrazione avviene nel secondo quarto del V secolo; essa è attribuita alle conseguenze della sconfitta di Cuma e delle incursioni siracusane, ma la crisi sembra superata almeno a Vulci che torna a svolgere un ruolo di preminenza nel terzo quarto del V secolo. Il forte incremento nel numero totale dei vasi nel terzo quarto testimonia il risveglio politico e commerciale di Atene, riflesso delle costituzione soloniana e dell'avvento tirannico di Pisistrato. Interessante è l'analisi che Rendeli sviluppa sulla distribuzione della produzione del Pittore di Pentesilea, la cui bottega opera ad Atene nel secondo quarto del V secolo, cioè in un periodo di recessione delle città dell'etruria meridionale, che vede come direttrice privilegiata delle esportazioni di vasi l'area padana ed adriatica (27%), seguita dall'italia meridionale (20%), dall'etruria centrale interna (19%), mentre l'etruria meridionale tirrenica ne detiene solo il 6%. 4 Per quanto riguarda la distribuzione dei ritrovamenti delle diverse forme ceramiche, risulta evidente come Vulci abbia svolto il ruolo di polo preferenziale di larga parte della produzione proveniente dal Ceramico ateniese, legata al repertorio simposiale, mentre Cerveteri ha il monopolio delle anfore nicosteniche. La presenza di canali preferenziali tra città e singole botteghe, per la distribuzione di singole forme, è attestato anche dalle hydriai del Pittore di Antimenes destinate solo al mercato vulcente; le anfore del Pittore di Berlino vanno a Vulci, mentre i crateri da lui dipinti sono suddivisi tra Cerveteri e Tarquinia. In merito all ipotesi che esistessero diretti rapporti tra acquirenti etruschi e artigianato ateniese, riassumendo le ricerche svolte da altri studiosi, Rendeli rileva senz altro che questi dati dimostrano l esistenza di canali privilegiati, quasi esclusivi, per talune forme e per la produzione di determinati laboratori; appare altresì evidente una scarsa redistribuzione dei prodotti da parte delle città costiere, ad eccezione del flusso verso Orvieto. Questo dimostra la presenza di canali commerciali fortemente caratterizzati e consolidati che possono, almeno in parte, aver condizionato le scelte produttive. La ricerca di Rendeli affronta anche la distribuzione sul territorio etrusco della produzione dei principali ceramisti attici a figure rosse: purtroppo i dati (diffusi solo per mezzo di grafici: (Tavv. 35-36) sono condizionati dall alto numero di vasi conservati nei musei senza alcuna indicazione del contesto di ritrovamento. 4 RENDELI 1989, p. 562.

131 Tav. 35 PERIODO dei PIONIERI (520 500 a.c.) Tav. 36 - PERIODO TARDO ARCAICO (500 475 a.c.) Appare evidente dal grafico che la produzione dei ceramisti tardo-arcaici abbia avuto come destinazione finale prevalente Vulci, anche se rilevante è la quota dei vasi conservata nei musei senza l indicazione di provenienza certa; considerato che, come evidenziato da

132 LISSARRAGUE 1987, la produzione di Makron e Douris è in gran parte legata simposio, appare perciò evidente che questo era il tema che l acquirente richiedeva e per questo era disposto ad affrontare una spesa non indifferente. Nella selezione dei temi iconografici non sembra che l acquirente etrusco ricercasse particolari scene, quanto piuttosto il contesto simposiale in generale, apprezzando sicuramente lo stile dei ceramografi attici, ma soprattutto perché attestava la sicura originalità dell oggetto, destinato ad assumere forti valenze simboliche più che d uso. Questa considerazione è suffragata dai corredi delle tombe meno prestigiose del V secolo, dove compare obbligatoriamente almeno un vaso attico 5, quasi sempre una kylix, forse di uso personale in vita. A fronte di una tale situazione la scelta del tema specifico delle immagini non appare rilevante, né sembra che si ricerchi una precisa attinenza tematica dei vasi figurati alle pratiche sociali e cultuali etrusche. Del resto le immagini delle tombe di Tarquinia, nelle quali si presume forte il gradimento del committente, ci restituiscono un simposio che, almeno fino alla metà del V sec., aveva peculiarità tali da differenziarsi notevolmente da quello greco raffigurato sui vasi del corredo, come la presenza delle consorti e l assenza di particolari valenze omosessuali 6. Per quanto riguarda specificatamente il tema del corteggiamento nella produzione di Makron, non appare significativa la distribuzione territoriale dei 48 vasi schedati, che per il 41,60% non riporta la località di ritrovamento 7, per il 27% proviene da Vulci, mentre il rimanente 25,15% da altre località dell Etruria ed il 6,25% dalla Magna Grecia. Successivamente, come già evidenziato, il tema del corteggiamento si riduce fino a scomparire nella produzione attica con la fine del V sec. a.c. e non si ritrova neppure nella ceramica di produzione etrusca; compare un solo esempio di corteggiamento in una anfora a punta a figure rosse (380-360 a.c.) di provenienza sconosciuta e conservata a Londra al British Museum ( in inv. F. 482, Tav. 37) dove, sui due lati, sono rappresentati due dialoghi, il primo tra un uomo barbato ed una donna con tenia, il secondo tra due giovani. La decorazione, definita arcaizzante, si inquadra in una tendenza revivalistica che sarebbe ravvisata nella produzione del Pittore di Londra F. 484309 8. Più interessante ai fini della ricezione dei temi della cultura greca in ambito etrusco è l analisi del simposio e del komos nella pittura tombale di Tarquinia, già sviluppato nel cap. 5 di questa tesi. BIZZARRI 1966 BOARDMAN 2004 Bibliografia al capitolo 9 Bizzarri M., La necropoli di Crocifisso del Tufo, Olschki, Firenze 1966, p. 23. 9-5 Boardman J., Storia dei vasi greci, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Libreria dello Stato, Roma 2004, pp. 5 In proposto si riporta la testimonianza di BIZZARRI 1966 a cui si deve la documentazione dello scavo degli anni sessanta della Necropoli di Crocifisso del Tufo [ ] Nelle tombe monumentali da me scavate mi pare di rilevare che in un corredo di media ricchezza si tenesse ad avere una rappresentanza tipologica della ceramica di importazione limitata ad un solo esemplare [...] (p. 23). 6 Anche la presenza di una coppia di uomini sulla stessa kline può essere interpretata come rappresentazione del legame del defunto con i suoi predecessori (nel caso del simposio nell Ade) o con l erede destinato a succedere nel prestigio gentilizio. 7 Si tratta della decontestualizzazione mussale causata dalla trazione antiquaria del XVIII e XIX sec. 8 CRISTOFANI 1987.

133 164-165. 4 CRISTOFANI 1987 Cristofani M., La ceramica a figure rosse, in M. Martelli (a cura di) La ceramica etrusca, la pittura vascolare, De Agostani, Novara 1987, pp. 43-53 e 313 331. RENDELI 1989 SCHEIBLER 2004 Rendeli M., Vasi attici da mensa in Etruria, Mélanges de l Ecole Francaise de Rome. Antiquité, vol. 101 Numero 2, Roma 1989, pp. 545 579. 4 Scheibler I., Il vaso in Grecia Produzione, commercio e uso degli antichi vasi in terracotta, Longanesi, Milano 2004, pp. 204-207. 4 ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE ANGIOLILLO 2007 ABV ARV2 AUSTIN, VIDAL NAQUET 1982 Angiolillo S., Qui tu, cinta di bende, Ciprie, in coppe d oro, delicatamente versa il vino, nettare mescolato per le nostre feste, in AA.VV., Le perle e il filo, Osanna Edizioni, Venosa 2007, pp. 19-20. Bezley J. D., Attic Black-Figure Vase-Painters, Oxford 1956. Bezley J. D., Attic Red-Figure Vase-Painters, Oxford 1963. Austin M. Vidal Naquet P., Economie e società nella Grecia antica, Boringhieri, Torino 1982. BAGGIO 2003 Baggio M., I gesti della seduzione. Tracce di comunicazione non-verbale nella ceramica greca tra VI e IV sec. a.c., L Erma di Bretschneider, Roma 2003. BEARZOT 2009 Bearzot C., Il mercato nel mondo greco:teoria e prassi, in Rivista online Anno VI numero Aprile-Giugno 2009, Scuola Superiore dell'economia e delle finanze Università Cattolica del S.Cuore, Milano 2009. BEAZLEY 1947 Beazley, J. D., Some Attic Vases in the Cyprus Museum, Londra 1947. BERARD 1986 BÉRARD, DURAND 1986 BERTELLI CENTANNI 1995 Berard C., La condizione delle donne, in Città delle immagini. Religione e società nella Grecia antica, Panini Franco Cosimo, Modena 1986, pp. 79-81, 84-86. Bérard C., Durand J.-L., Entrare nel mondo delle immagini, in La città delle immagini. Religione e società nella Grecia antica, Modena 1986, pp. 19-31. Bertelli S., Centanni M., Il gesto nel rito e nel cerimoniale dal mondo antico ad oggi, Ponte alle Grazie, Firenze 1995. BERTOLLO 1999 Bertollo M., La comunicazione deduttiva come paradigma dell implicito, Tesi di specializzazione in Psicologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano 1999. BETTALLI 1985 Bettalli M., Case, botteghe, ergasteria: note sui luoghi di produzione e di vendita nell'atene classica, in Opus, IV, Roma 1985, pp. 29-42.

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