Il ruolo di coordinamento del Prefetto tra storia e prospettive future (*) -



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Il ruolo di coordinamento del Prefetto tra storia e prospettive future (*) - Giuseppe ROMANO Ho accettato volentieri l'invito della Prof.ssa PEPE -Presidente del Corso di Laurea in Amministrazione, Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane -di inaugurare il primo semestre dell'anno accademico 2004-2005 con un intervento sul ruolo di coordinamento del Prefetto nello Stato contemporaneo. Vorrei articolare la mia riflessione secondo una scansione tematica che passo ad illustrare. Mi sembra utile iniziare con alcune informazioni sulle funzioni tradizionali, tipiche dell'istituto prefenizio e mi soffermerò poi sulle funzioni nuove, con particolare riferimento ai compiti di coordinamento, oggetto dell'incontro di oggi. Proverò infine a traguardare il futuro dell'istituzione prefettizia nell'ambito di un modello di organizzazione statale che, nonostante un processo di riforma che dura ormai da quasi quindici anni, non sembra avere trovato ancora un punto di arrivo definitivo. In via di estrema sintesi, le funzioni attribuite dall'ordinamento al corpo prefettorale, cioè all'insieme dei funzionari di professione che abbracciano questa carriera, si suddividono in due grandi blocchi. Il primo comprende le competenze specialistiche del Prefetto; l'altro, i compiti che egli svolge come rappresentante generale del Governo e dello Stato in periferia (quest'ultima funzione è attribuita ai Prefetti dei capoluoghi di regione). I M Intervento tenuto presso la facoltà di Scienze Politiche dell'università di Genova il 28 ottobre 2004. 841

INTERVENTI Incominciamo dal primo: il Prefetto svolge numerose e importanti. - attribuzioni in qualità di organo periferico del Ministero dell'interno. Per tradizione, sedimentazione storica e per effetto di vari interventi del legislatore succedutisi nel tempo, rientrano nella missione del Ministero dell'interno e quindi del Prefetto: l'ordine e la sicurezza pubblica, la cura e predisposizione delle consultazioni elettorali, la protezione e difesa civile,.gli affari dei culti, la statistica, i rapporti con gli enti locali, segnàtamente la finanza locale (intesa come cura dei trasferimenti erariali) e la vigilanza sugli organi (tant'è che se questi ultimi non funzionano il Prefetto è chiamato a nominare un Commissario prefettizio), la cittadinanza, la gestione dei problemi dell'immigrazione, le fondazioni, le materie depenalizzate. La vastità delle competenze specialistiche del Prefetto deriva direttamente dalla storia amministrativa del nostro Paese. Non va dimenticato infatti che dall'unità d'italia fino al 1947 il Presidente del Consiglio è stato anche Ministro dell'interno. Questa dualità di funzioni in capo alla stessa persona ha consolidato da un lato la centralità dell' Amministrazione dell'interno e dall'altro ha reso possibile al Prefetto l'esercizio di un controllo stringente su tutta l'amministrazione periferica dello Stato. Ricordo che anche quando, nel corso del Novecento, il Prefetto stava ormai perdendo parte del controllo sull'apparato periferico statale, dato che i vari Ministeri avevano -istituito proprie strutture periferiche sul territorio, direttamente dipendenti dalle rispettive Amministrazioni centrali e non più dal Prefetto, quest'ultimo mantenne molte delle sue competenze originali, in parte per ragioni di vischiosità burocratica, in parte perché la classe di governo del giovane Stato unitario riteneva che il Paese si potesse governa-, re soltanto dal centro e in modo uniforme con i Prefetti. Ciò perché soltanto i Prefetti fornivano la garanzia di saper controllare i particolarismi prestatali e antistatali e di essere agenti efficaci della modernizzazione del Paese. Nei fatti tutta la vita locale era controllata dai Prefetti. Da essi dipendeva infatti l'amministrazione statale periferica, mentre le autonomie locali erano tali più sulla carta che nella realtà, perché il Prefetto ne controllava non solo gli organi, ma tutti gli atti, anche nel merito. 842 I

GiUS9P~ ROMANO Notate che nella elencazione dei compiti che fanno capo al Prefetto mi - sono limitato alle attività finali, cioè a quelle di cura degli interessi pubblici che vanno a interferire con la vita dei cittadini. Da questo breve accenno ho volutamente escluso tutte le attività strumentali e serventi rispetto al funzionamento dell' Amministrazione, come per esempio la gestione del personale, gli uffici studi e l'attività contrattuale. Per darvi un ordine di grandezza quantitativo a proposito del numero delle attività di amministrazione specialistica di competenza prefettizia, vi dico che il Ministero dell'interno ha quantificato in quasi 200 i procedimenti amministrativi imputati al Prefetto, quale autorità interveniente nel procedimento o come organo investito di poteri decisori. Per poter assolvere le delicate e numerose competenze che vi ho in precedenza elencato, il Ministero dell'interno è stato strutturato proprio di recente in maniera organica con al vertice il Ministro quale organo politico (al quale è atrribuito il compito di realizzare alcune delle missioni che rientrano negli obietrivi del Governo) e quattro Dipartimenti che si pongono in posizione strumentale per la realizzazione di tali missioni. In periferia c'è il Prefetto e le Prefetrure, che sono, a loro volta, un complesso di uffici. Esse sono suddivise internamente in aree dirette da funzionari della carriera prefettizia. È comunque in fase avanzata di studio la reingegnerizzazione delle funzioni che saranno rivisitate per processi e sub processi, e ciò allo scopo di meglio analizzare ed ottimizzare la performance dell'organizzazione. Il Prefetto è quindi organo periferico del Ministero dell'interno e vertice di quell'ampio complesso di uffici che è appunto la Prefettura. Rispetro alle varie attribuzioni, alle quali finora ho fatto riferimento, il Prefetto è uno specialista. Essere specialisti di una materia significa trattarla in modo esclusivo, nel senso di avere riconosciuta per legge la prerogativa della titolarità delle funzioni. Tutravia il Prefetto non è soltanto uno specialista in alcune materie,. anzi la sua vocazione è quella di essere soprattutto un generalista, il che 843

.INTERVENTI significa che egli ha una competenza a carattere generale per la tutela del- - l'interesse pubblico e come tale è chiamato dalla legge a rappresentare non esclusivamente l'amministrazione dell'interno, ma lo Stato e il Governo nella sua interezza e unitarietà. Che cosa vuoi dire in concret(), che il Prefetto è un organo a vocazione generalista? Rispondere a tale quesito significa introdurre il secondo, gruppo di funzioni tipiche dell'istituto prefettizio. Per legge, il Prefetto è il rappresentante del Governo in ambito provinciale e dello Stato nei capoluoghi di regione. Ciò significa che mentre rispetto alle sue competenze specialistiche il Prefetto dipende dal Ministro dell'interno, in quanto generalista, il Prefetto dipende funzionalmente, da questo o da quel Ministro o dal Presidente del Consiglio dei Ministri, a seconda che la questione della quale deve occuparsi investa un ramo particolare dell'amministrazione statale ovvero il Governo nella sua unitarietà. Si tratta, per lo più, di una attività che non si estrinsecaattraverso l'instaurazione di rapporti giuridici di diritto pubblico né comporta l'esercizio di poteri amministrativi in senso stretto, culminanti nell'adozione di provvedimenti puntuali, produttivi di effetti nella sfera giuridica di terzi. Si è piuttosto in presenza di un'attività, che presuppone la çollaborazione e il consenso dei soggetti nei cui confronti essa avrà effetti, o di atti di indirizzo, che hanno la propria ragion d'esser~ nella cura degli interessi generali dello Stato e che fanno capo al Prefetto proprio nella sua veste di cinghia di trasmissione tra centro e periferia. Per esemplificare: se il Ministro della Salute o quello delle Infrastrutture dèvono disporre di elementi di valutazione per rispondere a una inter- ~ogazione parlamentare, essi fanno capo al Prefetto che è in condizione di implementare le notizie di carattere tecnico apprese dagli organi periferici (Aziende sanitarie o Ispettorati della Motorizzazione) con giudizi per cosl dire di ordine politico sull'evento o la questione oggetto dell'atto ispettivo. Per continuare ancora nell'esemplificazione, recentemente il Ministero dei Beni Culturali ha incaricato il Prefetto di Genova di curare il procedimento amministrativo di mobilità orizzontale dei dipendenti di tutte le 844

. Giuseppe ROMANO pubbliche amministrazioni in provincia, statali e no, interessati al distacco, - cioè a un trasferimento temporaneo, presso gli uffici in Liguria della Soprintendenza dei Beni Culturali, carenti di personale. Sarebbe stato molto più lungo e costoso l'iter procedimentale, se il Ministero dei Beni Culturali avesse dovuto interpellare, singolarmente e analiticarnente, tutte le amministrazioni interessate. In questo caso si è avvalso del Prefetto che rrella sua veste di Presidente della Conferenza permanente (della quale vi parlerò appresso) è in costante rapporto con gli enti locali e con gli apparati dell'amministrazione stàtale sul territorio. Per illustrare ancora meglio la nozione di funzionario dello Stato a vocazione generalista, preciso che si attivano detti poteri quando emerge una ne.cessità gestibile unicamente in modo integrato, attraverso il concorso di molteplici apparati amministrativi nello stesso contesto di spazio e di tempo. Si pensi, per esempio, a un' emergenza di difesa civile o protezione civile, a un grande incendio o ad altre calamità naturali {alluvione, terremoto ecc.) che interessino il territorio di più comuni. In casi come questi, è difficile che i Sindaci abbiano le risorse umane e strumentali necessarie per agire efficacemente da soli. In tali occasioni interviene il Prefetto, legittimato ad attivare tutte le componenti essenziali del sistema di Protezione civile: i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale dello Stato, le Forze dell'ordine, le strutture sanitarie, gli enti locali e i volontari (l'elenco ovviamente non è esaustivo). Se poi, come è accaduto di recente a Sestri Levante, l'incendio non si può domare da terra, il Prefetto richiede al Dipartimento della Protezione Civile (ecco la dipendenza funzionale del Prefetto dalla Presidenza del Consiglio, nel cui ambito insiste il Dipartimento di Protezione Civile) l'appoggio dei mezzi aerei e, se necessario, organizza d'intesa con gli enti locali, l'evacuazione delle popolazioni, impianta le infrastrutture di soccorso e coordina e compie tutte le attività che sono necessarie per il superamento della crisi e per il ripristino della normalità. Anche in questo caso è molto improbabile che il Prefetto ricorra a. 845

INTERVENTI.. poteri amministrativi in senso tecnico. - La necessità di agire in tempo reale e il mutare rapidissimo della situazione sul campo fanno si che l'operatività consista essenzialmente nel coordinamento dei soccorsi e nella elaborazione e comunicazione delle direttive alle forze impiegate, sulla base degli input che, di momento in momento, giungono al Prefetto e alla struttura di supporto che lo assiste. Ho scelto volutamentel'esempio della Protezione Civile perché mentre formalmente essa rientra nella competenza degli enti locali (Regioni, Province, Comuni), con una previsione di competenza residuale del Prefetto in caso di gravi calamità, è al Prefetto (che dispone, tra l'altro, come appresso vi dirò delle Forze di Polizia) che le istituzioni locali continuano a fare riferimento come all'organo meglio in grado di controllare quell'enorme massa di informazioni scaturenti da una situazione di crisi, di elaborarle e di trasformarle in indicazioni operative utili per il coordinato funzionamento della macchina dei soccorsi. Dunque il Prefetto coordina l'azione dei pubblici poteri, statali e no, ma non solo: sempre più spesso la sua azione si estende e incide sulla società civile e giunge a toccare l'attività di aggregazioni più o meno stabili di interessi e di orientamenti culturali espressi dal corpo sociale. Per esemplificare: contrariamente a quanto si pensa, il Ministero dell'interno non gestisce e non ha mai gestito i problemi dell'immigrazione in chiave puramente repressiva. Fa anche questo allorché gli immigrati entrano clandestinamente nel nostro Paese, tant'è che la nota legge Turco-Napolitano e poi la Bossi-Fini prevedono che in tali casi gli stranieri siano espulsi con provvedimento del Prefetto, eseguito dal Questore. Tuttavia da diversi anni presso la Prefettura opera un organismo collegiale, il Consiglio Territoriale per l'immigrazio-. ne, presieduto dal Prefetto e dotato di compiti conoscitivi e propositivi nei confronti dei pubblici poteri in materia di immigrazione. Di esso fanno parte non solo funzionari pubblici e dei servizi sociali, ma anche esponenti delle categorie economiche e imprenditoriali e delle comunità degli immigrati, che in questo modo partecipano alla formulazione, all'attuazione e al 846

Giuseppe ROMANO monito raggio delle politiche che li riguardano come destinatari finali. - Appare chiaro a questo punto che una delle funzioni principali del Prefetto consiste nel mettere in contatto e nel far lavorare insieme non solo centri di responsabilità, ma anche esponenti di interessi diversi quando addirittura non contrastanti. Per curare tali attività di rilievo generale, il Prefetto si avvale della sua struttura interna e di un' altra esterna, oltre che di un tipo particolare di figura organizzativa che va sotto la definizione di coordinamento. Della struttura interna ho già accennato. Segnatament essa si articola in cinque aree che curano le funzioni specialistiche e dell'ufficio di gabinetto che invece supporta il Prefetto nella sua funzione generalista. Quella esterna è una struttura molto ampia, definita Conferenza pro-. vinciale permanente, presieduta dal Prefetto che se ne avvale come supporto alla propria attività ed è composta da tutti i dirigenti degli uffici statali in provincia (o collocati all'interno della regione, nel caso dei capoluoghi di regione) nonché, da ultimo e se necessario, dagli organi di governo degli enti locali. Quest'ultima previsione, cioè il coinvolgimento degli amministr:}.tori locali nell'ambito della Conferenza Permanente è contenuta in una disposizione di legge del gennaio di quest'anno. Il Decreto Legislativo in questionè stabilisce che la Prefettura assume la denominazione di: "Prefettura Ufficio Territoriale del Governo". Appare quasi ovvio, dopo le cose dette, il motivo di questa dizione. L'art. 1 statuisce poi che la Prefettura assicura l'esercizio coordinato dell'attività amministrativa degli Uffici periferici dello Stato e sancisce il principio della leale collaborazione con gli enti locali. Il Prefetto -prosegue ancora il Decreto LegislativJ) -è coadiuvato in questo suo compito da una Conferenza Permanente della quale fanno parte i responsabili di tutte le strutture amministrative periferiche dello Stato nonché dai rappresentanti degli enti locali. Quest'organo collegiale ha una funzione di raccordo interamministrativo su base locale e si occupa prevalentemente dei problemi comuni a tutta la Pubblica Amministrazione, come per esempio le politiche di formazione 847

INTERVENTI del personale o la dotazione di tecnologie informatiche, nonché di funzio- - ni finali, riguardanti la generalità dei cittadini e non realizzabili se non con una visione di insieme, congiunta e intersettoriale. Oltre che strumento di conoscenza e mezzo di coordinamento, la Conferenza Permanente coadiuva il Prefetto nella funzione di sovrintendenza generale sul buon andamento delle Amministrazioni pubbliche, spe-.cialmente di quelle che erogano servizi e prestazioni al cittadino. Ora non c'è dubbio che la Confèrenza Permanente dispone di un potere di controllo forse non adeguato, ma in compenso molto ampio in estensione e tale da permettere al Prefetto di stabilire contatti, fissare indirizzi generali e verificare i risultati dell'azione di tutti gli apparati pubblici sul territorio. La Conferenza Permanente è quindi un organismo che realizza il coor-.dinamento attraverso la collegialità. Sarà il caso a questo punto di precisare che cos'è esattamente il coordinamento. La nozione giuridica di coordinamento è di recente elaborazione anche se la parola coordinamento ha fatto ingresso nel linguaggio tecnico giuridico della dottrina e della legislazione con significati non sempre omogenei e sui quali non vale la pena di dilungarsi. Occorre precisare che il coordinamento assume rilievo allorché ci si trova di fronte ad una pluralità di attività o di soggetti (cui l'ordinamento riconosce una propria autonomia) per i quali esiste l'esigenza di una loro armonizzazione per fini ben determinati. Sarò in condizione di illuminare meglio il concetto quando mi soffermerò più avanti sul ruolo del Prefetto come c90rdinatore delle Forze di Polizia in provincia. Nell'intento comunque di puntualizzare ulteriormente il suo significato, va detto che di coordinamento deve parlarsi più nei confronti delle attività che dei singoli atti posti in essere dai titolari di una potestà pubblica. È infatti il crescente rilievo che ha assunto l'attività amministrativa, una delle cause che ha posto l'esigenza di un coordinamento che andasse oltre 848

Gjusepp~ ROMANO quello realizzabileper singoli atti. - Le altre cause vanno individuate nella crescente specializzazione delle attività e quindi dell'organizzazione amministrativa, nella quale il modello gerarchico è recessivo in quanto in molti casi gli uffici si pongono tra loro non più in un rapporto di sovrapposizione gerarchica bensì in un rapporto tendenzialmente paritario. Ecco quindi che si è delineato accanto alla nozione di coordinamento come attività, la figura organizzatoria del coordinamento. In questo ultimo significato allora il coordinamento si pone accanto alla gerarchia e al controllo come uno dei tipici rapporti esistenti tra le diverse figure soggettive della pubblica amministrazione. Senza soffermarsi sulle altre figure organizzatorie, si può quindi sostanzialmente affermare che il coordinamento tende a garantire contemporaneamente l'autonomia dei singoli organizzati e insieme la possibilità di un loro indirizzo unitario a determinati fini. Si discute in dottrina se il coordinamento sia una figura di sovraordi,. nazione, sebbene non gerarchica, tra organi o sia invece una figura di equiordinazione. Storicamente si è registrat.a e si registra tuttora la resistenza degli uffici dotati di autonomia a lasciarsi coordinare da uffici estranei, talché il coordinamento si intende raggiunto non già attraverso l'imposizione di una volontà superiore quanto invece attraverso gli aggiustamenti e l'armonizzazione di diverse volontà che non si fondono tuttavia in una volontà comu-. ne, talché si avrebbe la figura della equiordinazione. Senonché da un punto di vista dogmatico, il coordinamento sembra doversi qualificare, almeno tendenzialmente, come figura di sovraordina- Zlone.. Quando cioè l'ordinamento sostituisce alle intese di fatto che possano essere richieste tra le varie Amministrazioni, una previsione organizzativa ben individuata e con una sua cogenza giuridica, allora è indubbio che viene a concretizzarsi una componente delle varie funzioni delle singole Amministrazioni capace di determinare un indirizzo che, pur non essendo \7 849

INTERVENTI obbligatorio, non è comunque giuridicamente irrilevante. - Per concludere, il coordinamento può definirsi come una figura organizzativa di sovraordinazione per la realizzazione dell'unità di indirizw di uffici dotati di autonomia. Ho fatto riferimento alla circostanza che avrei meglio illustrato i contenuti di quanto ora accei)nato, parlando della figura del Prefetto come, coordinatore delle Forze di Polizia...che Ebbene il riferimento normativo al riguardo è contenuto nella legge 121 dell'aprile 1981 la quale stabilisce che il Prefetto è autorità provinciale di Pubblica sicurezza con responsabilità generale dell'ordine e della sicurezza pubblica in provincia, sovnntende all'attuazione delle direttive emanate in materia, viene informato tempestivamente dal Questore e dai Comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di ogni questione che abbia attinenza con l'ordine e la sicurezza pubblica, assicura unità di indirizw dei compiti e delle attività degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza. Il Prefetto poi dispone della forza pubblica e delle altre forze messe a sua disposizione e ne còordina l'attività. L'art. 20 di detta legge stabilisce poi che presso la Prefettura è istituito il Comitato Provinciale per l'ordine e la Sicurezza Pubblica presieduto dal Prefetto e del quale fanno parte il Questore, il Comandante provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Una legge del '99 ha poi esteso la partecipazione nel capoluogo al Sindaco e al Presidente della provincia. Come ognuno di noi sa, la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica si pone come uno degli obiettivi principali della vita di relazione atteso da essa dipende l'ordinato svolgimento del vivere quotidiano e la possibilità che ognuno eserciti i diritti e goda delle libertà fondamentali riconosciute dalla nostra Carta costituzionale. Per tale tutela esiste un complesso ed articolato sistema composto da funzionari, ufficiali e agenti di pubblica sicurezza che operano sotto la direzione delle autorità centrali (Ministro -Capo della Polizia) e provinciali (Prefetto -Questore). 850

Giuseppe ROMANO Il modello organizzativo realizzato, che trova la sua fonte nella previ- - sione di legge, istituzionalizza un rapporto, ovviamente necessitato, tra i soggetti deputati a concorrere al mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica ed individua gli organismi titolari del potere di coordinamento, per il raggiungimento di un fine comune. Tralascio ogni valutazione sugli effetti perversi che si avrebbero in termìni di sovrapposizioni, duplicazioni, contrasti o addirittura elisione degli sforzi di ogni singola Forza di polizia ove non si fosse trovato uno strumento, il coordinamento appunto, quale momento unificante dell'opera delle Forze dell'ordine. Direi, per chiudere su questo potere attribuito al Prefetto, che l'attività di coordinamento non solo deve tendere ad eliminare gli effetti negativi accennati, ma deve costituire il valore aggiunto per un corretto e proficuo impiego delle forze di polizia. Una estensione della funzione di coordinamento del Prefetto consiste poi nella missione di composizione delle tensioni sociali. Detta funzione gli è attribuita in quanto rappresentante generale del Governo. Come quest'ultimo svolge un ruolo di mediazione tra le rivendicazioni delle parti sociali al centro, così in periferia il Prefetto è il principale interlocutore del mondo del lavoro organizzato, della parte pubblica e dell'imprenditoria privata. Va segnalato che mentre per i servizi pubblici essenziali è la legge che gli assegna tale funzione (la c.d. procedura di raffreddamento), in pratica l'azione di mediazione del Prefetto è molto più estesa, sicché di fatto qualsiasi vertenza di notevole importanza, anche se non riguardante i servizi pubblici essenziali, finisce con l'approdare al suo tavolo. In questi casi il suo apporto è negoziale e consiste nel trovare, in modo creativo e originale, una soluzione che sia, allo stesso tempo, accettabile per le parti e conforme alle esigenze dell'interesse generale della collettività o per lo meno il meno dissonante possibile rispetto ad esse. Anche qui un esempio chiarirà ciò che intendo dire. Durante l'estate il personale dell'agenzia delle Dogane del Porto è entrato in stato di agitazione e ha minacciato lo sciopero, se non fossero -j 851

INTERVENTI state accolte alcune rivendicazioni, nel merito legittime e ragionevoli. Come' - sapete, il Porto è una importante struttura economica e in economia le aspettative sono tutto. Accadde quindi che, non appena si seppe dello sciopero imminente, gli operatori portuali entrarono a loro volta in stato di fibrillazione e, nel giro di pochi giorni, la vertenza fu portata all'attenzione del mio ufficio. Dopo un esame della situazione e un primo contatto con le.parti, fu chiaro che il malcontento del personale derivava dalla mancanza di strutture adeguate per gli uffici e che questo problema avrebbe potuto essere risolto, con il coinvolgimento da:ii'autorità Portuale benché formalmente essa fosse estranea alla vicenda. Inoltre il problema non era puramente organizzativo, ma riguardava anche rivendicazioni di carattere economico che i dirigenti locali delle Dogane non erano in condizione di assicurare. Era quindi indispensabile attivare i dirigenti nazionali dell' Agenzia e investire del problema direttamente il Governo. I problemi organizzativi vennero affrontati attraverso la creazione di un apposito tavolo di lavoro tecnico, da me suggerito -ecco un esempio di coordinamento "creativo" e non formalizzato -a cui presero parte l'agenzia delle Dogane, l'autorità portuale e gli operatori economici del Porto. Il risultato immediato raggiunto dal,gruppo di lavoro fu la definizione di nuovi protocolli operativi tra Agenzia delle Dogane e operatori portuali per lo snellimento dei controlli sulle merci. I profili economici erano più delicati, perché il soddisfacimento delle istanze del personale presupponeva la concessione alle Dogane di Genova di risorse aggiuntive da parte del Governo. Mi feci carico di comunicare direttamente al Direttore nazionale dell'agenzia e al Sottosegretario al Ministero dell'economia con delega alle Dogane che la vicenda di Genova non era considerata dagli osservatori e dal mercato una questione di ordinaria amministrazione, bensì un test della capacità del Governo di concentrarsi su contesti strategici e di investire risorse là dove la redditività del capitale è più elevata. Gli ~forzi compiuti sono stati coronati dal successo in quanto sono state esaudite tutte le istanze degli utenti e degli addetti alle Dogane. È fin troppo ovvio che non vi ho riferito di questa vièenda per far 852

Giuseppe ROMANO apparire il Prefetto alla stregua di un "deus ex machinà'. Mi preme invece - sottolineare la tenuità dei suoi mezzi di intervento nei settori più complessi e nei momenti più delicati della vita sociale. In questa vertenza non sono stati usati poteri amministrativi né modelli organizzatori particolari o strumenti dell'attività amministrativa consensuale. In ultima analisi, la risorsa più importante e preziosa utilizzata dal Prefetto è stata la forza che gli deriva' dalla sua tradizione amministrativa, Se la mediazione si è conclusa positivamente, il merito non va attribuito alle mie particolari qualità di negoziatore né a poteri di supremazia speciale, che nel caso in questione non mi spettavano. Piuttosto mi sembra il caso di riflettere sul fatto che per essere utile, il Prefetto deve sapere esercitare un'influenza che non desti rifiuto negli altri, il che richiede capacità di autogoverno, buona per sè e tale da suscitare un atteggiamento analogo negli altri e.la piena consapevolezza della propria tradizione amministrativa. Credibilità, cultura della funzione pubblica, sensibilità per la propria identità storica: ecco sono questi gli ingredienti che qualificano e potranno qualificare in futuro l'istituto prefettizio anche in vista dei nuovi assetti istituzionali dello Stato. A quest'ultimo proposito, e mi avvio alla conclusione, voi sapete che dieci giorni fa la Camera dei Deputati ha approvato la riforma dello Stato in senso federale. Non spetta a me esprimere giudizi o fare previsioni sui tempi finali dell'iter, sicuramente complesso che comporta la revisione della Costituzione né se la stess avrà l'esito sperato dalle forze politiche che compongono l'attuale Governo o sarà contrastata dal referendum che è stato preannunciato dall' opposizione. Penso tuttavia che anche in uno Stato federale non dovrebbe essere messo in discussione il valore fondante dell'unitarietà dello Stato e della salvaguardia dell'interesse generale nei settori determinanti della vita civile e sociale. Su tali presupposti sono sicuro che il Prefetto, come ha dimostrato la sua storia bicentenaria, ancora una volta confermerà l'essenzialità di una istituzione capace di far da cerniera tra il centro e la periferia e sarà soprattutto in grado di ridurre la complessità amministrativa e assumere decisio- 853

INTERVEN11 ni di sintesi, sulla base di una visione integrata e non parcellizzata dell'in te- - resse pubblico che, lo sottolineo, non potrà essere diversamente valutato a seconda delle collocazioni geografiche, da questa o quella regione o, peggio ancora, da questa o quella forza di governo locale. Ringrazio per l'attenzione. ;è '... o. 854