L ALLEVAMENTO DEI BOVINI DA CARNE NELL APPENNINO

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DOSSIER L ALLEVAMENTO DEI BOVINI DA CARNE NELL APPENNINO (Foto Arch. Crpa) A cura di PAOLO ROSSI e ALESSANDRO GASTALDO - Centro Ricerche Produzioni Animali, Reggio Emilia

STALLE IN ABBANDONO, UN PATRIMONIO DA RECUPERARE Le strutture d allevamento dismesse o sottoutilizzate presenti nell alto Appennino emiliano possono essere ancora una risorsa per il sistema zootecnico regionale, a patto che vengano rese efficienti sia dal punto di vista strutturale, sia da quello gestionale. Per capire quali sono le reali condizioni delle stalle localizzate nella realtà appenninica, il Crpa ha svolto un indagine conoscitiva nell ambito del progetto Verifica delle potenzialità dell allevamento bovino da carne nell alto Appennino emiliano, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, nell ottica di una loro riconversione alla produzione di vitelli da ristallo da inviare all ingrasso. Questo indirizzo produttivo è ritenuto, infatti, uno dei più adatti a produrre reddito in aree montane e svantaggiate. L indagine campionaria ha riguardato le strutture d allevamento esistenti nelle Comunità montane di 3 province emiliane (Parma, Reggio Emilia e Modena). La raccolta dei dati è stata condotta mediante questionario aziendale rivolto alla caratterizzazione strutturale dei ricoveri zootecnici esistenti, con particolare attenzione alla tipologia edilizia, ai materiali da costruzione, allo stato Graf. 1 - Distribuzione percentuale delle stalle per classe di superficie coperta. 25 % 34 % 41 % Fino a 100 mq Da 101 a 300 mq Da 301 a 600 mq di conservazione e alla presenza di strutture per lo stoccaggio dei reflui zootecnici. Complessivamente le stalle interessate dall indagine sono state 32, di cui 3 nella provincia di Parma, 14 in quella di Reggio Emilia e 15 nella provincia di Modena. L analisi dei dati raccolti ha permesso di fare il punto sulle tipologie di stalle presenti, sulle loro condizioni strutturali e su quelle relative alle dotazioni, in modo da individuare dei modelli di intervento adeguati per il riutilizzo zootecnico. In particolare, l attività svolta ha riguardato dapprima la messa a punto di schemi di riferimento per la situazione di fatto e, quindi, la redazione di progetti di ristrutturazione completi di tavole e di computo metrico estimativo analitico (vedi articolo a pag. 44). SUPERFICIE COPERTA, TIPOLOGIA EDILIZIA E MATERIALI DA COSTRUZIONE Dall indagine svolta è emerso che il 41% delle stalle del campione ha una superficie coperta compresa fra 101 e 300 m 2, mentre un altro 34% ha una superficie coperta compresa fra 301 e 600 m 2 (grafico 1). Per quanto riguarda il tipo di struttura portante delle stalle, si evidenzia una netta predominanza della struttura a muri portanti, presente nel 50% dei ricoveri: un risultato prevedibile, in considerazione del numero rilevante di vecchie stalle fisse di tipo tradizionale. Sufficientemente rappresentate sono anche le strutture a telaio in elementi prefabbricati di calcestruzzo armato o d acciaio, presenti rispettivamente nel 28% e nel 19% dei casi. Inoltre, prevale il tetto a due falde (81% dei casi), mentre si equivalgono le coperture realizzate con il solo manto (44% dei casi) e quelle realizzate con pacchetto di copertura comprensivo di isolamento termico e solaio di copertura (56% dei casi). Relativamente ai materiali da costruzione utilizzati, prevalgono le lastre di fibrocemento e il laterizio (coppi e tegole) nella copertura, rispettivamente con il 45 e il 48% dei casi (tabel- Tab. 1 - Distribuzione percentuale delle stalle per tipo di materiale utilizzato per la copertura e per provincia. TIPO DI PARMA REGGIO MODENA TOTALE MATERIALE (%) EMILIA (%) (%) (%) Laterizio 33,3 15,2 77,8 45 Fibrocemento 66,7 69,6 22,2 48 Lamiera metallica 0 15,2 0 7 Tab. 2 - Distribuzione percentuale delle stalle per tipo di muratura e per provincia. TIPO DI PARMA REGGIO MODENA TOTALE STRUTTURA (%) EMILIA (%) (%) (%) Mattoni pieni 0 0 6,0 3 Blocchi di laterizio 0 57,5 20,0 33 Blocchi tipo Leca 100 42,5 34,0 44 Pannelli prefabbricati 0 0 6,0 3 Pietra 0 0 34,0 17 42 DICEMBRE 2004

DOSSIER / L ALLEVAMENTO DEI BOVINI DA CARNE IN APPENNINO Distribuzione percentuale (%) 80 75 70 65 60 55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Graf. 2 - Distribuzione percentuale delle stalle per stato di conservazione della struttura portante, della copertura, della pavimentazione e dei serramenti. 78 16 66 28 6 6 7 23 17 Struttura Copertura Pavimentazione Serramenti portante ottimo sufficiente insufficiente 53 40 60 Distribuzione percentuale (%) 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Graf. 3 - Distribuzione percentuale delle stalle per stato di conservazione delle attrezzature e degli impianti. 31 69 Poste fisse 59 41 Cancelli e divisori interno stalla utilizzabili 97 3 Cancelli e divisori paddock 78 22 Recinzione pascolo non utilizzabili 16 84 Impianto idrico 38 62 Impianto di asportazione deiezioni la 1), mentre per i muri perimetrali sono impiegati soprattutto i blocchi di conglomerato cementizio tipo Leca e quelli di laterizio; molto utilizzata nel modenese la muratura di pietra, presente nelle vecchie stalle fisse tradizionali (tabella 2). La presenza del cupolino è un indice significativo, anche se non esaustivo, per valutare il ricambio dell aria in un ambiente ventilato naturalmente; la percentuale di stalle con cupolino è soltanto del 28%, ma su questo risultato incide il fatto che le stalle tradizionali hanno sempre il fienile soprastante e, quindi, sono ventilate esclusivamente tramite le finestre, spesso di limitate dimensioni e in numero ridotto. Un altro aspetto tecnico-costruttivo importante è la presenza di un area esterna di esercizio, meglio nota come paddock. Questa può essere in terra battuta, oppure completamente o parzialmente pavimentata. La maggioranza delle stalle (75% dei casi) non prevede un paddock. STATO DI CONSERVAZIONE Per valutare lo stato di conservazione dei ricoveri sono stati presi in considerazione i seguenti elementi costruttivi:! la struttura portante;! la copertura (manto e isolante);! la pavimentazione;! i serramenti. Il grafico 2 mostra come lo stato di conservazione generale delle stalle oggetto dell indagine sia decisamente buono; infatti, quelle che non si presentano in buone condizioni sono soltanto il 6-7% per quanto riguarda struttura portante, copertura e pavimentazione e il 17% per quanto riguarda i serramenti. Quasi nell 80% dei casi la struttura portante è giudicata ottima; mentre la copertura è ottima nel 66% delle stalle e per i serramenti la percentuale è di poco inferiore. Esempio di edificio zootecnico con attrezzature interne riutilizzabili. (Foto Arch. Crpa) ATTREZZATURE E IMPIANTI RIUTILIZZABILI Per valutare se attrezzature e impianti presenti sono riutilizzabili sono stati presi in considerazione i seguenti elementi: le poste o rastrelliere; i cancelli e i divisori presenti all interno della stalla; i cancelli e i divisori presenti nei paddock; le recinzioni per il pascolo; l impianto idrico; l impianto di asportazione delle deiezioni. Il grafico 3 mostra che nella maggior parte delle stalle la situazione all interno del ricovero è accettabile; infatti cancelli e divisori sono riutilizzabili nel 41% delle stalle, mentre le attrezzature per posta fissa lo sono nel 69% dei casi, anche se quest ultimo fatto non è di grande rilevanza per la successiva fase di computazione dei costi di ristrutturazione perché i modelli di adeguamento, come si vedrà, fanno riferimento alla stabulazione libera. All esterno dell edificio è importante il dato relativo alle recinzioni per il pascolo; infatti, dai dati raccolti risulta che soltanto nel 22% dei casi sono presenti recinzioni che possono essere riutilizzate. Infine, buone notizie per quanto riguarda gli impianti; infatti, sia l impianto idrico, sia quello di asportazione delle deiezioni sono recuperabili nella maggioranza delle stalle, rispettivamente nell 84 e nel 62% dei casi. STOCCAGGIO DELLE DEIEZIONI La parte finale del questionario era dedicata alle modalità di stoccaggio delle deiezioni. È noto, infatti, che i reflui zootecnici, DICEMBRE 2004 43

Tab. 3 - Modalità di stoccaggio delle deiezioni nelle aziende per classe di superficie coperta dalla stalla. MODALITÁ Fino Da 101 Da 301 TOTALE DI STOCCAGGIO a 100m 2 (%) a 300m 2 (%) a 600m 2 (%) (%) Concimaia a platea 25,0 76,9 81,8 66 Pozzettone 12,5 53,8 72,7 50 Vasca interrata 37,5 7,7 9,1 16 sia solidi sia liquidi, devono essere stoccati per un certo periodo, variabile in base alle normative di legge e alle specifiche esigenze di ogni singola azienda, in appositi contenitori impermeabili. In tabella 3 le stalle esaminate sono suddivise per tipologia di contenitore delle deiezioni. Considerando che la concimaia a platea è, di fatto, la tipica struttura per lo stoccaggio del letame paglioso delle stalle a stabulazione fissa, è normale che questa tipologia sia presente nella maggioranza delle stalle (66%). Inoltre, molte di queste aziende sono anche dotate del pozzettone sottoplatea per la raccolta dei liquami di colo della concimaia (50%). Scarsamente dotate di contenitori per letame e per liquame sono soprattutto le piccole stalle, con superficie coperta fino a 100 m 2. Infine, per quanto riguarda il liquame, le vasche interrate sono diffuse soltanto nel 16% dei casi, mentre nessuna azienda presenta quelle fuori terra o i lagoni in terra battuta. " IL COSTO DEGLI INTERVENTI DI RICONVERSIONE Sulla base dell elaborazione dei dati relativi all indagine campionaria svolta nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena (vedi articolo precedente), il Crpa ha svolto un analisi dei costi di ristrutturazione dei ricoveri zootecnici, partendo dall assunto che la situazione rilevata nel campione sia rappresentativa della situazione generale delle strutture zootecniche dismesse o sottoutilizzate presenti nell area appenninica delle tre province emiliane. È chiaro che i costi riportati hanno un semplice valore orientativo, in quanto i tipi d'intervento attuabili dipendono in misura rilevante dal reale assetto strutturale di ciascuna azienda; lo studio particolareggiato del progetto di ristrutturazione, infatti, può essere effettuato solamente in riferimento alle singole realtà aziendali, vale a dire caso per caso. TRE TIPOLOGIE Le stalle del campione sono state distinte nelle seguenti 3 categorie:! stalle T1 di tipo tradizionale, con poste fisse disposte contro le pareti laterali, corsia di foraggiamento e servizio posteriore, solaio piano con sovrastante fienile e superficie coperta media di 108 m 2 ;! stalle M1 di tipo moderno, con poste fisse testa a testa, corsia di foraggiamento anteriore e superficie coperta media di 216 m 2 ;! stalle M2 di tipo moderno, con poste fisse testa a testa, corsia di foraggiamento anteriore e superficie coperta media di 416 m 2. La tabella 1, relativa ai possibili interventi di ristrutturazione realizzabili sull involucro edilizio e all interno dell edificio, evidenzia la necessità di interventi più consistenti nelle stalle tradizionali e in quelle moderne di limitate dimensioni (M1), soprattutto per quanto riguarda i serramenti e gli impianti idrico ed elettrico. La struttura portante e la copertura delle stalle tradizionali risultano in discrete condizioni, e solo nel 30% circa delle stalle sarebbero necessari interventi di consolidamento o rifacimento; in tal caso, ovviamente, gli edifici si considerano non recuperabili ai fini zootecnici. Anche il 36% delle stalle M1 presenta problemi alla struttura e alla copertura, mentre nelle stalle M2 questa percentuale scende al 10%. Di seguito, per due delle 3 tipologie di stalla individuate (T1 e M2), vengono illustrati i modelli di partenza (situazione ante) e gli schemi di ristrutturazione individuati per la conversione alla produzione di vitelli da ristallo per la produzione di carne (situazione post) e si riportano i relativi costi calcolati analiticamente. STALLA TRADIZIONALE T1 Per la tipologia T1 è stato individuato lo schema di riferimento della situazione Tab. 1 - Possibili interventi di ristrutturazione espressi in percentuale sul totale delle stalle migliorabili. INTERVENTI TIPOLOGIA DI STALLA Tradizionale (T1) Moderna (M1) Moderna (M2) Struttura e copertura 30 36 10 Serramenti 80 44 5 Attrezzature 100 100 100 Impianto di asportazione 0 50 50 Impianto idrico 100 30 30 Impianto elettrico 100 10 10 44 DICEMBRE 2004

DOSSIER / L ALLEVAMENTO DEI BOVINI DA CARNE IN APPENNINO STATO DI FATTO STATO DI PROGETTO Tavola T1 - Progetto di ristrutturazione di stalla fissa tradizionale per vacche da latte in stalla per 13 vacche da carne, del tipo a corpi separati con zona di riposo a lettiera permanente e zona di alimentazione-foraggiamento esterna, con tettoia e pavimento di calcestruzzo. STATO DI FATTO STATO DI PROGETTO Tavola M2 - Progetto di ristrutturazione di stalla fissa moderna per vacche da latte in stalla per 28 vacche da carne, del tipo accorpato con zona di stabulazione totalmente a lettiera inclinata a pendenza posteriore e corsia di foraggiamento centrale, senza paddock esterni. ante (stato di fatto della tavola T1); si tratta di una stalla tradizionale con due file di poste groppa a groppa e corsia centrale di servizio-foraggiamento per 24 vacche da latte. L ipotesi di riconversione per la linea vacca-vitello prevede la ristrutturazione del ricovero in una stalla a corpi separati (stato di progetto della tavola T1) costituita da:! una zona di riposo a lettiera permanente, realizzata all interno del fabbricato esistente;! una zona di alimentazione-foraggiamento esterna, con pavimento di calcestruzzo. In questa ipotesi di ristrutturazione possono essere ospitate 13 fattrici con i relativi vitelli; in tal modo a ciascuna vacca è assicurata una superficie di 10,5 m 2, di cui 6 m 2 in zona di riposo. Nella porzione a lettiera destinata ai vitelli viene garantita una superficie pari a 1,75 m 2 /vitello. Il costo complessivo dell intervento ammonta a circa 1.534 /vaccaed è, ovviamente, il più alto fra quelli proposti, essendo le stalle T1 quelle più obsolete e con maggiori problemi alle finiture e agli impianti. Le voci di costo di maggiore entità riguardano la struttura portante e la copertura della tettoia di alimentazione (32% del costo totale), le pavimentazioni (15%) e l impianto elettrico (14%). STALLA MODERNA M1 Per la tipologia M1 di limitata capienza è stato individuato lo schema di riferimento; si tratta di una stalla di tipo moderno a due file di poste testa a testa e corsia centrale di foraggiamento, per 18 vacche da latte. L ipotesi di riconversione per la linea vacca-vitello (situazione post) prevede la ristrutturazione del ricovero in una stalla a corpi separati costituita da:! due box multipli a lettiera inclinata, con corsia centrale per la distribuzione della paglia;! una zona di alimentazione-foraggiamento esterna, posta ad una testata della stalla, con pavimento di calcestruzzo. In questa ipotesi di ristrutturazione possono essere ospitate 20 fattrici con i relativi vitelli; ciascuna vacca dispone di una superficie pari a 10,5 m 2, di cui 6 m 2 in zona di riposo. Nella porzione a lettiera destinata ai vitelli viene garantita una superficie di 1,9 m 2 /vitello. Il costo complessivo dell intervento ammonta a circa 1.064 /vacca. Le vo- DICEMBRE 2004 45

ci di costo più rilevanti riguardano le pavimentazioni e la sistemazione orizzontale (29% del costo totale), la struttura portante e la copertura della tettoia di alimentazione (28%) e le attrezzature di stalla (16%). STALLA MODERNA M2 Per la tipologia M2 di maggiore capienza è stato fissato il modello di riferimento riportato nello stato di fatto della tavola M2; si tratta di una stalla di tipo moderno a due file di poste testa a testa e corsia centrale di foraggiamento, per 38 vacche da latte. L ipotesi di riconversione per la linea vacca-vitello prevede la ristrutturazione del ricovero in una stalla priva di aree esterne, costituita da quattro box multipli a lettiera inclinata a pendenza posteriore con corsia di foraggiamento centrale (stato di progetto della tavola M2). Nella soluzione proposta ogni box può ospitare 7 fattrici con i relativi vitelli, in modo che a ciascuna vacca venga garantita una superficie a lettiera pari a 8,5 m 2. Nella porzione destinata ai vitelli viene assicurata una superficie pari a 1,8 m 2 /vitello. Il costo complessivo dell intervento ammonta a circa 579 /vacca. Le voci di costo più rilevanti riguardano le pavimentazioni e la sistemazione orizzontale (35% del costo totale) e le attrezzature di stalla (27%). Tab. 2 - Costi di investimento per la realizzazione delle strutture di stoccaggio dei reflui zootecnici. TIPO DI INTERVENTO CONCIMAIA ( ) (1) VASCA LIQUAMI ( ) (2) Stalla tradizionale T1 2.065 4.390 Stalla moderna M1 2.995 5.010 Stalla moderna M2 4.028 5.320 (1) Concimaia a platea con cordolo perimetrale (2) Vasca liquami interrata di calcestruzzo armato gettato in opera STRUTTURE DI STOCCAGGIO Siccome l indagine campionaria ha dimostrato che non tutte le stalle sono dotate di adeguate strutture per lo stoccaggio dei reflui, di seguito si riportano i costi relativi distinti per i 3 schemi di ristrutturazione descritti in precedenza. Bisogna precisare, innanzitutto, che i 3 allevamenti tipo rientrano nel procedimento semplificato stabilito dalla legge regionale n. 50/95, in quanto producono meno di 500 m 3 /anno di liquame; essi sono tenuti, quindi, ad avere strutture di stoccaggio del liquame della capienza pari alla produzione di 3 mesi, con riferimento alla potenzialità massima d allevamento. Per il letame valgono sempre i 3 mesi di stoccaggio minimo. Nella tipologia T1 si ha una potenzialità massima d allevamento di 7,8 tonnellate di peso vivo, con una produzione di liquame di 19 m 3 e una produzione di letame di 54 m 3 in 3 mesi. La superficie minima della concimaia è pari a 29 m 2, mentre il volume di liquame da stoccare, comprensivo dell acqua piovana raccolta dalla concimaia e dalla porzione di paddock scoperto, ammonta a 23,4 m 3, per un volume totale della vasca di 27 m 3. Nella tipologia M1 si ha una potenzialità massima d allevamento di 12 tonnellate di peso vivo, con una produzione di liquame di 21 m 3 e una produzione di letame di 102 m 3 in 3 mesi. La superficie minima della concimaia è pari a 54 m 2, mentre il volume di liquame da stoccare, comprensivo dell acqua piovana raccolta dalla concimaia e dalla porzione di paddock scoperto, ammonta a 32 m 3, per un volume totale della vasca di 36 m 3. Nella tipologia M2 si ha una potenzialità massima d allevamento di 16,8 tonnellate di peso vivo, con una produzione di liquame di 30 m 3 e una produzione di letame di 143 m 3 in 3 mesi. La superficie minima della concimaia è pari a 76 m 2, mentre il volume di liquame da stoccare, comprensivo dell acqua piovana raccolta dalla concimaia e dalla porzione di paddock scoperto, ammonta a 36,4 m 3, per un volume totale della vasca di 42 m 3. I costi d investimento per la realizzazione di nuove concimaie a platea con cordolo perimetrale e di nuove vasche liquami interrate di calcestruzzo armato gettato in opera delle capacità sopra riportate sono sintetizzate nella tabella 2. INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE La tabella 3 mostra alcuni possibili interventi di ristrutturazione attuabili nelle strutture zootecniche esistenti nel nostro Appennino e i relativi costi indicativi. La realizzazione di un nuovo paddock pavimentato, completo di divisori e cancelli in tubolare metallico, ha un costo che varia da 41 a 62 /m 2. Per quanto riguarda la sostituzione del manto di copertura, occorre considerare sia gli oneri di demolizione del manto esistente (circa 8-10 /m 2 ), sia la realizzazione della nuova copertura, il cui costo può variare, a seconda del materiale utilizzato, da 10 a 21 /m 2. Nel caso in cui risulti necessaria la sostituzione dell intero pacchetto di copertura (manto di copertura, isolante e soffittatura) i costi possono aumentare fino a 52 /m 2. Un altra possibilità è rappresentata dall isolamento termico di copertura esistente non coibentata, con costi pari a 21-34 /m 2. UNA SIMULAZIONE L analisi economica riferita all intero comprensorio dell alto Appennino si è fondata sul postulato secondo il quale la situazione rilevata nel campione di stalle è rappresentativa della stato generale delle strutture zootecniche dismesse o sottoutilizzate presenti nell area appenninica delle province emiliane; di fatto, nessun dato statistico è al momento disponibile per verificare in modo più dettagliato questo aspetto. Prendendo come base di partenza la differenza negativa fra il numero di aziende con strutture d allevamento presenti nell area d indagine nel 2000 e nel 1999, pari a circa 3.600 unità, e impostando una semplice procedura di calcolo basata su valori desunti dall indagine campionaria e su opportuni coefficienti cautelativi, si è giunti a stimare la potenzialità massima d alle- Tab. 3 - Possibili interventi di ristrutturazione e relativi costi indicativi. 36- TIPO DI INTERVENTO COSTI Realizzazione di paddock pavimentato ( /m 2 ) 41-62 Sostituzione del manto di copertura non coibentato ( /m 2 ) 18-31 Isolamento termico di copertura non coibentata 21-34 Realizzazione di nuova copertura coibentata su struttura portante esistente, compresa rimozione vecchia copertura ( /m 2 ) 52 Recinzione per pascolo, costituita da uno o più ordini di filo di acciaio zincato, picchetti e apparecchio elettrificatore ( /m) 1-2 Recinzione per pascolo in pali di castagno con 4-5 ordini di filo di acciaio elicoidale ( /m) 9-10 46 DICEMBRE 2004

DOSSIER / L ALLEVAMENTO DEI BOVINI DA CARNE IN APPENNINO vamento di bovini da carne nelle stalle ristrutturabili, che risulta pari a 51.670 vacche. Applicando gli oneri di base per gli interventi di ristrutturazione per le 3 tipologie impostate e aggiungendo i costi per la realizzazione delle strutture di stoccaggio dei reflui (concimaia e vasca liquami), per la quota di stalle che lo richiedono in base alle percentuali desunte dall indagine, si è giunti alla stima dell onere complessivo d investimento per l adeguamento delle strutture all allevamento da carne nel comprensorio, pari a circa 50,6 milioni di euro. Il costo medio d investimento per singola vacca fattrice risulta pari a circa 980.! NEL PIACENTINO PREVALE LA PICCOLA DIMENSIONE All interno del progetto Verifica delle potenzialità dell allevamento bovino da carne nell alto Appennino emiliano, e parallelamente alla ricerca sulle strutture dismesse o interessate alla riconversione svolta nelle province di Parma, Reggio e Modena (vedi articoli precedenti), il Crpa ha condotto anche un indagine conoscitiva negli allevamenti per bovini da carne presenti nelle Comunità montane della provincia di Piacenza. L obiettivo principale di questa indagine era l individuazione delle principali caratteristiche tecnico-gestionali delle stalle (tipologie stabulative tradizionali e innovative, condizioni strutturali e microclimatiche, dotazioni in fatto di attrezzature e impianti), allo scopo di avere un quadro rappresentativo della bovinicoltura da carne nell alto Appennino piacentino. Le stalle coinvolte nell indagine sono state complessivamente 17. La campagna di raccolta dei dati è stata condotta mediante questionario aziendale rivolto alla caratterizzazione strutturale dei ricoveri zootecnici esistenti, con particolare attenzione alla tipologia stabulativa, alla tipologia edilizia, ai materiali da costruzione, al controllo ambientale e alla presenza di strutture e impianti per la movimentazione e lo stoccaggio dei reflui zootecnici. In tutte le aziende viene praticato l allevamento della linea vacca-vitello e particolarmente diffusi risultano l allevamento a ciclo chiuso con produzione di vitelloni (40% dei casi) e quello misto che produce sia vitelli da ristallo sia vitelloni (40% dei casi). Per quanto riguarda la capienza, il 50% delle aziende presenta un numero di capi non superiore ai 40, mentre il rimanente 50% è compreso fra 41 e 200. La tabella 1 mostra la distribuzione percentuale delle stalle per classe di superficie coperta; il numero maggiore è compreso fra 101 e 600 m 2 di superficie coperta (70% del totale dei casi). TIPOLOGIE STABULATIVA ED EDILIZIA Un aspetto di diversificazione delle DICEMBRE 2004 47

DOSSIER / L ALLEVAMENTO DEI BOVINI DA CARNE IN APPENNINO stalle riguarda la disposizione della zona di riposo e della zona di alimentazione: quando queste sono adiacenti si ha la stalla "accorpata", particolarmente indicata per climi freddi e ventosi, mentre quando tra loro si interpone la zona di esercizio si parla di stalla "a corpi separati", adatta per climi temperati e caldi. Come era logico, considerando che l indagine è stata eseguita nelle zone di montagna, le stalle oggetto dell indagine sono nella maggior parte dei casi a ad un solo corpo (76%) e chiuse (100%). L allevamento in regime stallino utilizza ricoveri più o meno complessi per l allevamento dei bovini da carne; la tipologia maggiormente diffusa è rappresentata dalla lettiera permanente presente nel 76% dei casi monitorati, mentre totalmente assenti sono le soluzioni a lettiera inclinata, a cuccette e a feedlot. Per l allevamento delle vacche da carne è presente anche la stabulazione fissa (5 casi), mentre per quello dei vitelloni il box a pavimento fessurato (2 casi). Per quanto riguarda il tipo di struttura delle stalle, si evidenzia anche in questa indagine una netta predominanza della struttura a muri portanti, presente nel 59% delle stalle (tabella 2). Sufficientemente rappresentate sono anche le strutture intelaiate in elementi prefabbricati di calcestruzzo armato, presenti nel 29% dei casi. Per la copertura della stalla prevale il tetto a due falde (65% dei casi), realizzato con il solo manto (71% dei casi). Un altro aspetto tecnico-costruttivo importante è la presenza del paddock. Meno della metà delle stalle (41% dei casi) non lo prevede. Nel rimanente 59% dei casi il paddock pavimentato prevale nettamente su quello in terra battuta con 9 casi contro 1. Tab. 1 - Distribuzione percentuale delle stalle per classe di superficie coperta nell Appennino piacentino. CLASSE DI SUPERFICIE (m 2 ) STALLE (%) Fino a 100 18 Da 101 a 300 35 Da 301 a 600 35 Da 601 a 900 12 (Foto Arch. Crpa) CONTROLLO AMBIENTALE In tutte le stalle oggetto dell indagine viene adottata la ventilazione naturale. Inoltre, per quanto riguarda la presenza del cupolino, il 65% delle stalle ne è sprovvisto. Il questionario proponeva anche due domande a giudizio relative agli aspetti ventilazione e illuminazione che chiamavano in causa direttamente il rilevatore, che soggettivamente doveva esprimere un parere categorico (sì o no). La percentuale complessiva di stalle con una buona ventilazione è decisamente alta e pari a poco più dell 80% dei casi esaminati; lo stesso discorso vale per le condizioni di illuminazione. ASPORTAZIONE E STOCCAGGIO DELLE DEIEZIONI La parte finale del questionario era dedicata alle modalità di asportazione e stoccaggio delle deiezioni. Per quanto riguarda l asportazione e il trasferimento agli stoccaggi, essendo Tab. 2 - Distribuzione percentuale delle stalle per tipo di struttura portante nell Appennino piacentino. TIPO DI STRUTTURA STALLE (%) Muri portanti 59 Telaio in calcestruzzo armato 29 Telaio in acciaio 6 Altro 6 presenti numerose stalle a lettiera permanente, è logico che prevalgano nettamente i sistemi di asportazione mediante trattore con ruspetta o con lama raschiante. Infine, le aziende esaminate sono state suddivise in base alla modalità di stoccaggio delle deiezioni. Una discreta quota di allevamenti (60% dei casi) è dotata di una concimaia a platea. Quasi tutte queste aziende sono anche dotate del pozzettone sotto-platea per la raccolta dei liquami di colo della concimaia (50% sul totale delle aziende). Per quanto riguarda il liquame, le vasche interrate e i lagoni sono diffusi rispettivamente in 3 casi e 1 caso, mentre nessuna azienda presenta vasche fuori terra. IL QUADRO COMPLESSIVO In conclusione, nell alto Appennino della provincia di Piacenza è risultato particolarmente diffuso l allevamento della linea vacca-vitello e, in particolare, quello a ciclo chiuso, con produzione di vitelloni o misto con produzione sia di vitelli da ristallo, sia di vitelloni. Le dimensioni delle aziende sono decisamente contenute, con una capienza che nel 50% dei casi è al di sotto addirittura dei 40 capi. La tipologia stabulativa maggiormente utilizzata è quella in box multipli a lettiera permanente, anche se in alcuni casi (29%) è presente ancora la stabulazione fissa. Inoltre, più della metà delle stalle (53%) ha un area esterna di esercizio pavimentata. Le tipologie edilizie prevedono generalmente strutture a muri portanti (59%) o strutture prefabbricate di calcestruzzo armato (29%) con tetto a due falde. Infine, relativamente al controllo ambientale, nonostante indicazioni soggettive che lascerebbero pensare che la situazione sia buona, si ritiene necessaria una verifica attenta dell ambiente all interno del ricovero, in particolare per l assenza nella maggior parte delle stalle del cupolino di aerazione (65%) e di un isolamento della copertura (71%).! 48 DICEMBRE 2004